INDOVINA CHI VIENE A PRANZO TERRYANA D'ONOFRIO CAMPIONESSA DI KARATE 0

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  • Опубліковано 27 сер 2024
  • Ci troviamo in una location particolare, certamente insolita per la rubrica “Indovina chi viene a pranzo”, all’interno del parco Baden Powell di Potenza circondati, comunque, da una vetrina di prodotti tipici della nostra terra. Il contesto concettuale, inoltre, è cruciale: Coldiretti Basilicata si è unito infatti alla lotta contro la violenza sulle donne attraverso il progetto nazionale di beneficenza e sensibilizzazione “Coltiviamo il rispetto”. Per l’occasione dunque, presso il mercato di Campagna Amica all’interno del parco, si tiene un’iniziativa organizzata assieme a Coldiretti Donne Impresa e a Magazzini Sociali. Intervengono, oltre ai vertici regionali e provinciali dell’organizzazione agricola lucana, anche il comandante della polizia locale del capoluogo, Maria Santoro, la fondatrice di “Non sei sola Potenza” e la direttrice di Magazzini sociali, Valentina Loponte. Ospite della manifestazione, proprio Terryana D’Onofrio, campionessa europea di karate, vincitrice del bronzo individuale e dell’oro a squadra ai Campionati Mondiali di Karate. Originaria di Sant’Arcangelo, è un’atleta che si è fatta testimonial di un tipo di sport in cui è soprattutto il muscolo “mentale” quello che ne trae maggiore beneficio.
    d - Come giustifica la sua esistenza?
    r - Credo di essere una persona normalissima, anche se la Regione mi ritiene un’eccellenza in virtù del mio percorso sportivo, nonostante ciò continuo a conservare la mia umiltà.
    d - ...È difficile conservare l’umiltà quando si raggiungono determinati traguardi e si iniziano a conoscere personaggi importanti che gravitano nell’ambiente?
    r - Certamente, il rischio c’è, ma tutto dipende da come si è cresciuti. Io mi ritengo molto fortunata, anche perché sono nata in una famiglia che mi ha trasmesso specifici valori.
    d - Mi pare di aver letto in una delle sue interviste che lei ha appreso i rudimenti del Karate proprio tra le mura domestiche.
    r - Mio padre è anche il mio allenatore.
    d - Qual è stato il primo insegnamento di suo padre?
    r - Ero molto giovane, sì e no avevo due anni, diciamo che ho iniziato a gattonare in palestra. Certamente il primo valore che mi è stato trasmesso è il rispetto verso il Tatami e, soprattutto, nei riguardi dell’avversario. È chiaro, poi, che sulla base di tali dettami ci sia stata successivamente anche una evoluzione caratteriale.
    d - Quando si pensa alle arti marziali vengono subito in mente i requisiti fisici dell’atleta che le interpreta, ma è altrettanto vero che le stesse infondono molto al livello mentale
    r - Per chi non lo conosce bene, il Karate è un’arte davvero difficile da praticare. Emotivamente trasmette una gamma di emozioni che possono tornare utili nella vita reale, anche perché è uno sport di difesa e non di attacco. Per una donna, poi, saper gestire delle situazioni di difficoltà non è certo cosa da poco.
    d - Lei lavora con le forze dell’ordine. In che modo il Karate può essere utile per tutelare la donna in una realtà nella quale purtroppo si registrano sempre più casi di violenza?
    r - Purtroppo è un fenomeno con il quale ci confrontiamo quotidianamente e il Karate può rappresentare ed essere utilizzato come mezzo di contrasto. È vero, nessuno diventa una eroina con la pratica del Karate, io stesso non mi sento tale, ma ho sviluppato nel tempo un’abilità intellettiva, una maggiore sicurezza nella gestione di determinate situazioni.
    d - Serena Lamastra, altra campionessa di arti marziali, in una recente intervista a noi rilasciata sosteneva che le stesse arti marziali possono e devono insegnare anzitutto ad una donna a sottrarsi alla violenza, anche perché sussiste un divario fisico rispetto all’uomo, che rende davvero difficile pensare di poterlo sopraffare pienamente in caso di attacco. Lei è d’accordo?
    r - L’uomo è dotato fisiologicamente di maggiore forza fisica, ma non certo di maggiore forza mentale. Quindi, se di “sesso debole” si può parlare in questo caso, a mio modo di vedere, tale appellativo -da questo punto di vista- deve essere riferito agli uomini.
    d - Quando c’è un lucano che ce la fa, a prescindere dai settori, viene subito da chiedersi: è stato difficile partire dalla Basilicata?
    r - Direi proprio di sì. La Basilicata è ancora un passo indietro dal punto di vista dell’impiantistica sportiva, ma allo stesso tempo è ricca di talenti, e non solo in ambito sportivo.
    d - Da lucana che ormai vive fuori e rientra di tanto in tanto, cos’è che la fa più arrabbiare? Quali sono le cose che proprio non vanno?
    r - Non ho mai provato rancore verso la mia terra. Quando rientro cerco sempre di guardare il lato positivo.
    d - Il libro?
    r - S’intitola “Il ritorno del campione” e parla di come rialzarsi dopo una sconfitta.
    d - Canzone e film?
    r - Dipende un po’ dal periodo, non me la sento di citare un titolo specifico per l’uno e per l’altro, anche perché dietro c’è sempre una produzione artistica e un significato.
    di Walter De Stradis

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