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SEVERINO 🆚 VATTIMO: "In cammino verso il nulla" (1986)
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- Опубліковано 15 сер 2024
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Titolo di questa puntata della clessidra dei filosofi è 'IN CAMMINO VERSO IL NULLA' con ospite Emanuele Severino.
La clessidra (anche detto La clessidra dei filosofi) è stato un programma televisivo condotto da Gianni Vattimo, in onda su Raitre, per una decina di puntate a cadenza settimanale (con un'interruzione nei mesi estivi), dal 19 aprile al 17 maggio e dal 10 novembre al 15 dicembre 1986.
Il programma, ideato da Vattimo e da Sergio Valzania, prodotto dalla sede Rai di Torino (all'epoca era infatti previsto che i programmi del terzo canale Rai fossero per il 60% realizzati dalle filiali locali dell'azienda), andava inizialmente in onda alle 19:35 del sabato ed era costituito da una serie di dibattiti "alla pari" tra il conduttore e altri nomi di spicco della filosofia italiana, su un particolare tema di tale materia. Gli spazi per ciascuna replica erano contingentati a circa 2 minuti e mezzo a testa, scanditi da una clessidra (da cui il nome del programma) posta al centro della scenografia: all'occorrenza era possibile per uno dei filosofi rinunciare a una clessidra in modo tale da beneficiare di uno spazio raddoppiato quando ritenuto opportuno.
Un dialogo tra sordi, tra eternità e storicità dell'essere, ma cordiale e rispettoso.
Due grandi che hanno visioni opposte ma si rispettano. Si può essere in disaccordo e ragionare e dialogare pacatamente mentre i deficienti tifosi dell' uno o dell' altro litigano offendendosi
Bella discussione, Severino era su un' altro livello......un ragionamento limpido senza compromessi fino al punto di illuminare ma anche di spaventare. Grazie
lo vedo piú un sofista
Pensare che un tempo la televisione si occupava di filosofia. Oggi essenzialmente di spazzatura.
E manco passano a ritirarla
Discorsi da ascoltare per ore, giorni, anni. Discorsi per l'eternità.
Addio ad uno dei più grandi filosofi del 900 italiano
..e adesso che sei in viaggio.parlano.per Te i fiori del.cielo.e le stelle in fiore..ciao Gianni..salutami Emanuele ❤
Sarebbe possibile una televisione del genere oggi?
Ora mandano i Teletubbies...
Certamente, basterebbe spendere meglio i soldi del canone
No, perché manca il pubblico che ascoltando, capisca
Forse uno spazio lo trovi pure, ma chi metteresti a confrontarsi?
Sarebbe necessaria
Devo sentirlo più e più volte
Un'intelligente, pacata, ma anche qua e là ironica critica di uno dei castelli in aria filosofici più osannati in Italia... Invidio coloro che riescono ancora a credere in verità incontrovertibili... Certo però è che se il divenire fosse veramente una follia, il loro metabolismo ne soffrirebbe molto... Ciao Gianni! grazie di tutto!
Una verità è incontrovertibile se non ha bisogno dell'essere creduta. Io mi sto cimentando nella lettura della Struttura Originaria , per comprendere e non credere. Buona giornata
Severino è stato compreso da pochi. Resterà tale, temo.....
FANTASTICO, complimenti a tutte due
Mi mancano. Ora siamo veramente più soli. Comunque grazie.
rimane Carlo Sini.
R.I.P. Gianni! Fondamentale filosofo del Novecento!
RIP Emanuele. Ancora più fondamentale, non solo per il Novecento.
complimenti per il recupero di questo dialogo
Grandi entrambi, anche se Severino è veramente un gigante! Le sue parole coclusive chiariscono il tema dell'essere in modo mirabile... L'essere innanzitutto si manifesta alle nostre coscienze.... È in questo manifestarsi non puramente illusorio ma incontrovertibile che va cercata la prova dell'eternità di tutte le cose. Leggete i cosiddetti scritti di Severino...
Grazie per queste chicche del pensiero 🙏
dal minuto 24:50 al 27:00 Vattimo sviluppa la critica che trovo più convincente alla posizione di Severino: quella per cui la logica (sui cui principi si basa la fondazione dell'Essere di Severino) è inadeguata ad affrontare le fondamentali questioni metafisiche.
E' quella che avrebbe permesso fin dall'inizio di entarre nel vivo della tesi di Severino, ma Vasttimo ha gigioneggiato un po' con argomenti da bar filosofico, dopo finalmente è arrivato in medias res, ma era troppo tardi. La logica (il pensiero) è reale o irreale oppure in che misura è reale? E' un fenomeno della mente che fotografa stentatamente la realtà oppure ha in sè i caratteri con cui la realtà stessa è scritta?
Concordo pienamente
Una certa logica lo è. Non lo è la logica filosofica, che è ben altra dalla logica che si usa nella vita quotidiana o negli studi scientifici. Ma pochi riescono a capirla.
Dialettica tra pre-moderno e post-moderno. Grandiosi entrambi.
Certo che Vattimo e Severino nella stessa trasmissione.... che menti.
La chiamerei una "lotta tra titani" ma la verità è che QUELLO è il modo corretto di dialogare
Insomma una riedizione contemporanea del confronto fra Parmenide ed Eraclito…..nulla diviene, tutto è(contro) tutto diviene, nulla è. La realtà (l’essere) è qualcosa di molto più complesso delle nostre categorie, che altro non sono che rozze semplificazioni e generalizzazioni della esperienza concreta
Che la terra ti sia lieve
Che brutta fine ha fatto la tv di stato
Esiste un fondamento ultimo? A mio umile avviso si, ma la posizione relativa dell'uomo ne fa cogliere degli sprazzi. Il pensiero debole e il fondamento dell''Essere da una parte lottano in contraddizione ma in realtà riposano e si abbracciano nella loro complementarietà. Le due tesi si completano, la contraddizione è solo apparente.
Ci sono le cose che noi possiamo fare con i libri. Questo è più che evidente. Ma ce anche quello che il libro ha fatto in noi. Questo è meno frequentato.
Mi ha stupito che nessuno dei due abbia detto che il nichilismo è frutto di una pratica di vita. La pratica della scrittura. Precisamente scrittura alfabetica
A me verrebbe da dire che il nichilismo è la pagina bianca.
Visto che hanno citato Kant aggiungo che un filosofo non si deve occupare di conoscenze ma di modi di conoscere. Si deve occupare di quelle pratiche di vita che generano certe conoscenze.
chi da i presupposti per cui si dice quale sia la funzione della filosofia? Il nichilismo é radicale, vuole la libertá e la vuole anche dalle veritá ontologiche appunto e la vita inizia a chiedere senso proprio perché la veritá non é pensata e non é guida. I valori che si basavano sulla veritá ( anche quelli cristiani, tanto é vero che Gesú dice io sono la Veritá, o parla aprendo dicendo in Veritá vi dico) vengono distrutti dalla nullitá
Dove è deleuze quando serve
Severino riapre la questione dell'essere e del non essere, dà una sua , a nostro avviso "tesi', che annulla il divenire e il concetto di tempo come lo intendiamo, per Vattimo dobbiamo accontentarci del logos inteso come scambio di idee che non giungono a verità assolute, rimane peŕo aoerta la contraddizione che dal niente non si genera niente...
Lasciando per un attimo la speculazione filosofica intorno al senso dell'essere, la scienza attuale ci parla di una realtà fisica, il vuoto quantistico,che non è nulla, altrimenti, e qui torniamo a Parmenide non se ne potrebbe neanche parlare o pensare, ma è appunto una realtà fisica, che è eterna e che è origine, da sempre, attraverso trasformazione, di infiniti universi tra i quali anche il nostro. Quindi una entità eterna ma anche eternamente diveniente. Tutto è da sempre e per sempre,ma nel suo eterno divenire. Quasi un connubio tra Parmenide ed Eraclito. O anche l'Apeiron di Anassimandro o la filosofia atomistica di Democrito e poi di Lucrezio. E poi non dimentichiamo Giordano Bruno, anche se in lui c'è ormai un Dio.
Parmenide versus Eraclito
Non si può andare oltre le fedi perché non si può andare oltre il soggetto. Allo stesso modo non si può negare che il soggetto sia permeato dall'essere. Identificare l'essere nel linguaggio è solo una delle tante possibilità.
Vattimo accusa Severino di ipostatizzare regole logiche e cioè il principio di non contraddizione non può avere valore ontologico. Severino gli mostra invece il contrario in modo semplice e inconfutabile e lo inchioda. Vattimo concludendo risponde solo che non è d'accordo ma non dice perché.
Il modo in cui Severino avrebbe confutato Vattimo mi sembra tutt'altro che semplice e inconfutabile
@@messerlapodacastiglionchio7830Severino ha distrutto Vattimo a mani basse e con estrema semplicità e naturalezza. D'altronde non è difficile smontare un nichilista.
Lo dice il perché. Dice che l'esperienza attesta qualcosa di diverso: ammesso che siam eterni resta che siamo mortali. Ontologizzare in modo estremo, come fa Severino, il PNC significa scontrarsi con l'evidenza empirica. Altro che fede! Bontadini cercò di farglielo capire in tutti i modi. Ma non vi riuscì.
Molto più banalmente, è finito il tempo. Gli argomenti non mancavano e entrambi avrebbero potuto andare avanti all'infinito.
guarda che e' una vita che Severino si affanna a dimostrare il contrario. il principium firmissimo applicato al piano ontologico e' l'obiezione principe del sistema severiniano.
Severino un genio !
Chi dice televisione - e a maggior ragione quella di "qualità" - dice giocoforza linguaggio divulgativo ovvero un esercizio complesso e arduo, un'alchimia non sempre realizzabile. Richiede tempo, pazienza, una particolare attenzione che non sempre si puo' avere e il rischio di semplificare ed impoverire l'argomento è sempre dietro l'angolo.
Iniziare un dibattito di questa portata senza introdurre l'ascoltatore al concetto comune di nichilismo e senza contestualizzarlo nel complesso sviluppo del pensiero filosofico occidentale, ha come risultato un dialogo che non ingrana, che non afferra i concetti essenziali e tale da costringere entrambi gli interlocutori a una sorta di contorsione dei loro propositi dai quali, qui e là, emerge qualche frase netta e chiara, quella che dovrebbe essere rivolta al telespettatore.
la clessidra non si addice ...alla filosofia!
Non capisco bene il nome dopo Heidegger al minuto 9:06
Non è un nome, ma un modo di dire latino: "Si parva licet" (Vattimo dice "si licet parva"), che significa «se è lecito paragonare le cose piccole alle grandi». In questo caso Vattimo usa il motto per intendere se è lecito paragonarsi ad Heidegger.
Penso che il concetto di Essere cosi come quello di Verità non sia applicabile al mondo e alla storia, in una parola al divenire e ai fenomeni. Nell'esempio che Severino fa della legna e della cenere, non in questo contesto ma in altre occasioni, non penso che la legna che bruci diventando cenere sia niente. Oppure che la nostra esistenza, intesa come essere vivente venga dal nulla,poi sia e poi, morendo sia nulla. Semplicemente che sia materia che prima è stata altra materia e con la nostra morte è divenuta altra materia. Anzi è sempre stata diveniente, cosi come del resto ci dice la scienza, senza che per questo siamo nulla. Ma atomi o anche energia vista la corrispondenza detta da Einstein in un continuo, senza soluzioni di continuità, divenire. Questo anche perché sono ateo e materialista. Tuttavia non deriva dal mio ateismo. Penso che l'Essere, con le caratteristiche parmenidee, logicamente inoppugnabili e incotraddittorie siano applicabili, nella sua purezza, o più giustamente nella sua non contraddizione sia un concetto filosofico che non esiste nel mondo del divenire, dei fenomeni e della storia. Detto altrimenti l'ESSERE, la VERITÀ o anche volendo il Dio perfettessimo e assoluto sono concetti filosofici, ideali che non possono avere, in quanto tali e in modo incotraddittorio, alcun tipo di RELAZIONE con il cosidetto mondo di divenire,di fenomeni, di storicità e quindi di DOXA, di opinione e quindi non di Verità assoluta. Non hanno relazione con alcunché se non con se stessi. Se l'Essere, la Verità e Dio avessero una relazione col mondo non sarebbero ciò che sono, ma sarebbero enti e non Essere. Tutto ciò in base al principio inconfutabile di Non Contraddizione in cui viene nominato il tempo, per cui una cosa è quella cosa finché è quella cosa che è. Il tempo, nel quale siamo immersi e che ci trasforma incessantemente e dal quale non possiamo sfuggire. Essere, Verità e se vogliamo un possibile Dio sono perfetti, eterni, assoluti e privi di relazione con altro al di fuori di stessi. Discorso troppo lungo ma per concludere direi che possa esistere un doppio monismo Verità/ Doxa nel quale Verità e Doxa non hanno tra loro nessuna relazione.Ovviamente, il nostro mondo appartiene alla doxa, non c'è posto per altro. Ovviamente c'è il nostro pensare, la nostra ragione, coscienza, sensibilità, senso estetico alle quali dobbiamo continuamente affidarci, navigando a vista, senza mai abbassare la guardia, vista la nostra storia passata ma non valori assoluti, certezze assolute e fedi impossibili. Quindi condivido il pensiero di Vattimo e soprattutto di Sasso e non quello di Severino.
Eccezionale incontro.
Vattimo rappresenta proprio quel nichilismo assoluto che Severino ha cercato nelle sue opere di svelare.
Severino, d'altra parte, e' visto da Vattimo, come un sostenitore di quegli assoluti filosofici o religiosi lontani dal nostro quotidiano e storico vivere.
Ma Severino ha cercato di dimostrare che proprio quegli assoluti storici filosofici scientifici sono nati come reazione dell'uomo alla sua visione e fede nichilista nel divenire occidentale.
Severino afferma in realta' che ogni cosa che appare, nel suo apparire storico se vogliamo, e' invece proprio quel manifestarsi di un movimento necessario filosofico, biologico, fisico che caratterizza ogni cosa, tutto.
L'uomo quindi e" si mortale ma non di una piccola e senza senso mortalita' individuale o generazionale storica ma di una grande e assoluta manifestazione dell'essere in cui la singola morte la singola trasformazione e' racchiusa in un quadro piu' ampio ed eterno e soprattutto necessario e incontrovertibile in cui le contraddizioni sono superate.
La domanda grandiosa per noi ora e': siamo nella verita' nella conoscenza nella felicita' vivendo secondo Vattimo o secondo Severino ?
Eppure quando tu ti pensi, in quel momento tu "sei" in un modo che non ha alcuna relazione con nessun altra cosa del mondo: perché sei una "identità", sia pur infinitesima, aperto in te a te stesso, perché in quel infinitesimo "punto-attimo" in te pensare ed essere sono lo stesso, coincidono.
E questa identità (come dice Rosmini) è "in aeternitatem", aperta all'eternità: attenzione, non è essa eterna (perché noi siamo enti finiti), bensì è la via verso l'Eterno, l'Uno-Principio, nel quale e soltanto nel quale essere e pensare sono infinitamente il "Medesimo", e grazie al quale ogni "Io" - e attraverso l'Io di conseguenza ogni ente del mondo - è già da sempre "salvo" dal Nulla
(a mio modo di vedere dunque, letto in questa luce speculativo-spirituale, il concetto severiniano sull'eternità dell'Apparire diventa più comprensibile, ma ne va parecchio della sua originalità: Severino infatti ritiene di dire qualcosa di 'inaudito', mentre non fa che riproporre in termini nuovi l'antichissima sapienza parmenideo-platonica della metafisica).
Quando io o qualsiasi altra persona si pensa non lo fa in un attimo ma pur sempre nel tempo, seppur infinitesimale, ma nel nel tempo,lo fa in modo dianoetico e non noetico come il dio aristotelico che pensa se stesso e solo se stesso eternamente. Ecco io penso che l'Essere, o la Verità, o se vogliamo Dio, siano ovviamente la stessa cosa e siano cosi. Perfetto assoluto,Verità, Essere, Atto Puro ma per questo senza relazione con alcunché se non con se stesso. Noi siamo enti finiti, effimeri e divenienti. Solo la nostra materia/energia è eterna, non il nostro pensiero che è effimero, simile anche se più complesso a quello di un altro animale, e risultato di un processo biochimico. Come disse Sagan siamo " polvere di stelle che medita su se stessa". Il nostro mondo appartiene alla doxa e non alla Verità nella quale non c'e' niente altro che Verità. Anche se poi questa mia è solo doxa...
Grazie per questa mezz'oretta dal valore eterno, e ancbe per averla, ad agio del fruitore, indicizzata. 👍
Trovo da sempre assurdo parlare del Nulla...intanto non è concepibile in quanto concepito solo come assenza del "qualcosa" di cui abbiamo esperienza ....quindi è il nulla Umano e non il nulla Assoluto .Noi concepiamo il Nulla solo come assenza del Qualcosa (il nostro )..Come tutto purtroppo anche il Nulla è un concetto limitato e relativo (non nel senso nobile del relativismo ma in senso antropocentrico).