Questi video sono delizia per la mente e l'immaginazione, quasi come se fosse possibile trovare da qualche parte verso le campagne di Lanuvio simili ambienti e esperienze... Grazie molte per queste opere bellissime
Grazie per questa bella lettura che ci rende quasi familiare e presente la poesia latina. Un caro saluto da un insegnante di lettere classiche francese appassionato di poesia latina e classicità.
Grazie per il suo cortese messaggio e complimenti per il suo perfetto italiano. Mi fa veramente piacere poter raggiungere degli insegnanti in altre aree linguistiche. Piacere di conoscerla e benvenuto sul mio canale!
Grazie delle sue parole e dell'ospitalità che mi dà nel suo gruppo. Per me è importante, perché amo queste poesie e vorrei portare il mio piccolo contributo all'opera collettiva di tener aperto, anche grazie a UA-cam, l'accesso a questa letteratura e al contesto culturale che le faceva da sfondo.
Grazie del suo commento e benvenuto sul mio canale! Certo che continuerò. Ho terminato da poco il video n° 15 di questa serie. Lo pubblicherò tra pochi giorni e ho in programma di analizzare parecchie altre odi, pur con i miei tempi non rapidi.
Cari amiche e amici, non so veramente come ringraziarvi per i molti like, condivisioni e commenti su questi video, che non sono per tutti, perché piuttosto lunghi e su un argomento (come si usa dire) "di nicchia" ! 🙏 🙂 L'unico modo che mi è venuto in mente è stato quello di mettere giù, anche se in ritardo, la bibliografia che mi è servita per questa serie di video. Eccola: SERIE SULLE ODI DI ORAZIO, Bibliografia basilare: - Q. Orazio Flacco: “Le Opere Antologia”, introduzione e commento a cura di Antonio La Penna, La Nuova Italia Editrice, Firenze, (6° ristampa) 1975; - Q. Orazio Flacco: “Odi, Epodi”, con testo a fronte, introduzione, traduzione e note di Mario Ramous, Garzanti Libri S.p.a., Milano, 2000; - Q. Orazio Flacco: “Le Odi, il Carme Secolare, gli Epodi”, testo latino e versione poetica di Guido Vitali, Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1955; - Q. Orazio Flacco: “Odi e Epodi”, con testo a fronte, introduzione di Alfonso traina, traduzione e note di Enzo Mandruzzato, Rizzoli Editore., Milano, 1985; - Virginio Cremona: “La poesia civile di Orazio” (2a edizione riveduta e corretta), Vita e Pensiero, Milano, 1982; - Eduard Fraenkel: “Orazio”, edizione italiana a cura di Salvatore Lilla, premessa di Scevola Mariotti, Salerno Editrice S.r.l., Roma, 1993; - Antonio La Penna: “Orazio e l’ideologia del principato”, Giulio Einaudi editore S.p.a, Torino, 1963; - Antonio La Penna: “Fra teatro, poesia e politica romana”, Giulio Einaudi editore S.p.a, Torino, 1979; - Antonio La Penna: “Saggi e studi su Orazio”, G.C. Sansoni editore, Firenze, 1993; - Antonio La Penna: “La letteratura latina del primo periodo augusteo (42-15 a.C.)”, Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari, 2013-18; - Ettore Paratore: “La letteratura latina dell’età repubblicana e augustea”, nuova edizione aggiornata, G.C. Sansoni, Firenze e Edizioni Accademia, Milano, 1969; - Giovanni Pascoli: “Lyra (Catullo e Orazio)”, La Nuova Italia, Firenze, 1956; - Giorgio Pasquali: “Orazio Lirico. Studi”, ristampa xerografica con introduzione, indici ed appendice di aggiornamento bibliografico a cura di Antonio La Penna, Felice Le Monnier, Firenze, 1964; - Luciano Perelli: “Storia della letteratura latina”, Paravia, Torino, 1969; - Luciano Perelli: “Antologia della letteratura latina”, Paravia, Torino, 1971; - Massimo Lenchantin de Gubernatis: “Manuale di prosodia e metrica latina”, Casa Editrice Giuseppe Principato, Milano, (nuova ristampa) 2005; - Alfonso Traina - Giorgio Bernardi Perini: “Propedeutica al latino universitario”, 6a edizione riveduta e aggiornata, Pàtron Editore, Bologna, 2017..
Carlo Rolle Il piacere, le assicuro, è tutto mio. La sua attività, come scrive nei commenti, “militante” è ciò di cui abbiamo bisogno. Mi pare che siano sempre meno gli umanisti degni di tal nome, anche fra coloro che si occupano nello specifico delle discipline classiche - cosa che dico, a malincuore, per esperienza. Grazie al cielo, a suo tempo ho avuto in dono insegnanti che mi hanno fatto amare il mondo classico, latino e greco, e le discipline umanistiche, e forse anche per questo patisco della scarsità sempre più desolante di figure che un domani possano prendere degnamente il posto di coloro che ho conosciuto e alla cui cultura mi sono abbeverata. Lei, con questi interventi, contribuisce a confortare la mia nostalgia in questo senso: posso dire che riapre alla speranza. La ringrazio.
Grazie delle sue parole, che sono importanti per me. Questi video non potrebbero esistere senza la risposta di tante persone intelligenti e appassionate, che trovano il tempo per ascoltare lunghi video su argomenti lontani dall'attualità. I video sono uno strumento potente, ma ancora usato male, cioè usato di solito per trasmettere esternazioni proferite senza riflettere, della cui validità dubita persino l'autore stesso solo pochi giorni dopo. La sterilità di tali esercizi traspare anche dai commenti lunghi mezza riga, dalle affermazioni perentorie e senza traccia di ragionamenti. Non vi può essere rinascita culturale, se le persone intelligenti non interagiscono e non traggono beneficio le une dalle altre. Un'accademia auto-referenziale esiste in ogni paese, ma non basta a fecondare la società, né tanto meno a produrre una fioritura culturale, un Rinascimento. I numeri sono sconfortanti. Nella Roma di Augusto c'erano centinaia di intellettuali, decine di autori geniali, molti dei quali ancora letti oggi. La Firenze del Rinascimento come anche l'Atene di Pericle erano città di poche decine di migliaia di abitanti. Eppure espressero decine di geni creativi, in svariati campi. Anche l'Italia del dopoguerra espresse alcuni grandi talenti: pensiamo al suo cinema: De Sica, Monicelli, Visconti, Antonioni, Rossellini, Pasolini, Scola, Risi, Olmi, Bertolucci, Ferreri, ecc. Anche molti sceneggiatori erano degli intellettuali, e persino molti attori lo diventarono, come Vittorio Gassmann, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Gian Maria Volonté, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, ecc. Quali grandi intellettuali esprime l'Italia di oggi, con i suoi oltre 60 m. di abitanti? Li contiamo sulle dita di una mano; è molto difficile contarli su quelle di due mani. Bisogna necessariamente rimboccarsi le maniche, ricordarsi di chi siamo stati, prendere coscienza dei tesori che abbiamo in casa, ancora nostra disposizione, e cominciare umilmente a riappropriarcene parlandone agli altri, che magari li onoscono quanto noi. Nel fare questo, la grandezza dei grandi autori del passato ci contaminerà, ci eleverà dalla cronaca, dal gossip, dalle scemenze. Ci restituirà la nostra vita e la nostra identità. Grazie ancora dei suoi commenti e dei suoi like, che danno un aiuto concreto alla visibilità di questo canale.
Buongiorno, grazie per il suo commento. Questa serie è un po' inusuale per chi cerca video di storia, ma io spero che lentamente conquisti il suo spazio sul web. Essa consente infatti di esaminare alcune vicende storiche tenendosi costantemente "ancorati" ad un testo prodotto da un testimone oculare dei fatti stessi. Questo non sarebbe possibile in un semplice video di storia, in cui la narrazione (per accurata che sia) deriva soprattutto da quella di libri scritti negli ultimi due secoli, i quali a loro volta sono basati su libri ancora precedenti, dei quali solo una piccola parte (se pure c'è) sarà costituita da fonti primarie, cioè da scrittori contemporanei ai fatti narrati; e quelle fonti non sempre lette nella lingua originale. Analizzando queste poesie invece seguiremo passo passo le esperienze e le percezioni di un uomo del I secolo a.C.; per di più, un uomo molto ben informato (tra l'altro fu l'unico poeta latino che si trovò al comando di una legione), nonché una persona intelligente e riflessiva, che pesava ogni parola.
@@CarloRolle molto interessanti i rimandi alla poesia greca. Nonostante abbia fatto studi tecnici mi è sempre piaciuta la storia, l'episodio dello scudo lo conoscevo , sia nella versione greca che in quella romana , ma l'avevo completamente dimenticato, insomma sto facendo un bel ripasso grazie a lei.
Recepto dulce mihi furere est amico - È dolce delirare per aver ritrovato un amico Secondo me questa è la parte più significativa della poesia, che non a caso Orazio ha riservato alla fine.
Bravissimo, davvero! Che bei video, e che passione che riesci a trasmettere! Grazie dell'opportunità che ci dài per riscoprire queste bellezze che sembrano troppo spesso perdute, un saluto :)
Grazie per queste parole. Sono contento che questa serie trovi finalmente un po' di visibilità, perché la poesia antica era fatta per essere ascoltata, non che letta e quindi i video sono lo strumento ideale per farla conoscere. Ovviamente c'è un lavoro da fare, quello di chiarire i significati e i contesti storici e culturali, dato che così tante cose sono cambiate in oltre duemila anni. Per alcune odi di Orazio, capirle fino in fondo è come espugnare una piccola fortezza, ma è un processo anche stimolante: questa poesia è qui, da sempre sotto i nostri occhi eppure pochi la conoscono ormai. Sono poesie molto varie per temi, sentimenti e metri. Ho iniziato da poesie facili. Dal video n° 9 in poi sono poesie più impegnative, ma molto ricche di spunti. Intanto, benvenuto sul mio canale, a presto!
Spero di riuscir presto ad espugnare questa ed altre piccole fortezze di cui parla e che spesso racchiudono tesori piú grandi di qualsiasi tomba o sarcofago perduti! A presto :)
Grazie della esauriente e dotta risposta. Mi sono imbattuto per caso (ibam forte via sacra..., verrebbe fatto di dire) nei suoi files, ma non mancherò di seguirla fedelmente, per quanto l’invida aetas ( fugaces labuntur anni....) ancora mi consentirà.
Grazie , prezioso lavoro. . Il latino e la cultura classica dovrebbero ritornare ad avere sempre maggiore importanza nelle scuole (anche “ scientifiche” ): invece avviene il contrario Seguirò pian piano tutti i video. I miei anni di liceo classico sono lontani e allora da me frequentati con molta superficialità. Buon lavoro.
Grazie del suo messaggio, piacere di conoscerla! L'ignoranza dei nostri politici li porta a guardare il cervello umano come fosse il loro garage, per cui credono che, se vi trovano posto la storia o il latino allora non vi sarà posto per la scienza. E' vero il contrario, naturalmente: quanto più la mente umana è attiva ed esercitata alla complessità, quanto meglio comprenderà cose nuove, e affronterà meglio la vita. Comunque, a quello che si era visto o intravisto al liceo classico (e anch'io lo frequentai con superficialità) si può ritornare sempre, con grande piacere. In questa serie ho iniziato con qualche ode più nota, per passare poi ad altre meno conosciute e più complesse. Ne vorrei analizzare almeno una ventina, pur con i miei tempi lunghi, per dare un'idea della loro varietà e dell'epoca che le produsse. Grazie ancora e benvenuta sul mio canale!
Carlo Rolle Sono molto onorata della sua risposta. La seguirò con molto piacere. Mi farò un programma giornaliero dei miei un po’ fitti impegni , in cui inserirò i suoi preziosi video. Scrivo a mano in un’agenda le traduzioni delle poesie e cerco di rileggerle in latino , senza mi sarebbe difficile. Ho seguito le sue lezioni su Minoici e Micenei. E poi vedrò quelle di storia. Grazie ancora , ho sempre avuto il rimpianto di avere studiato male. .. Buonasera e buon lavoro
Aver studiato male è normale, ma non abbiamo fatto male a nessuno, se non forse a noi stessi. E ora pian piano cureremo le vecchie ferite, come sto facendo io stesso: alla fine non si vedrà più nessuna cicatrice! :-)
In effetti la pronuncia cd classica, cui la scuola non ci ha abituato, sembra dare espressione alla metrica, da noi al liceo intesa come un cantilenoso ritmo saltellante (pèntola pèntola pèntola bòlli...). Quindi dovremmo dire: tu ne kuaesieris, skire nephas, kuem michi, kuem tibi finem di dederint, Leukonoe....Ma un tempo non si usava invece, per il carattere V’ invece del suono u (ou francese) il suono v ( di vento): kvi, kve, kvod? Inoltre sarebbe interessante sentire da lei una dotta, come sempre, lezione sui criteri che hanno condotto a ricostruire questa pronuncia, indubbiamente musicale e accattivante.
Purtroppo anche su UA-cam si ritrova a volte una recitazione cantilenosa, come dice lei, e inespressiva, oltre che infedele, della poesia latina. Dopo essermi imbattuto in alcune mostruosità, ho deciso di proporre qualche poesia come forma di resistenza all'ignoranza che sta affossando completamente la cultura classica, uno dei più grandi asset del nostro paese. In tempi di crisi (che finisce poi sempre per essere anche crisi culturale) le discipline della memoria, quali la storia e la filologia, diventano paradossalmente attività militante, anzi addirittura dovere civile. L'introduzione del suono della lettera "v" come nella parola "vento" nel latino, è un fenomeno relativamente recente, medievale, forse dovuto all'influenza delle lingue germaniche (ancora oggi i tedeschi leggono la "w" come la "v" di vento). Invece il suono della "v" in latino era come quello del digamma greco (ancora utilizzato quando l'Iliade e l'Odissea venivano recitate a voce, e poi caduto in disuso nella lingua greca). Era una "u" breve usata in funzione semiconsonantica. Era una lettera presente in altre lingue antiche dell'area mediterranea e oggi ci è ritornata familiare grazie al "w" inglese. Sì, sarebbe bello fare una lezione dedicata a questi fenomeni linguistici molto interessanti e anche qualcun altro me lo ha chiesto. Grazie per l'interesse da lei espresso sull'argomento e per le gentili parole, ma i tempi non sono ancora maturi fare questa lezione sul mio canale, perché potrebbe risultare piuttosto arida per chi non avvertono un forte interesse per le strutture grammaticali. In questa fase iniziale, preferirei proporre a piccole dosi alcune nozioni di prosodia e metrica latina, e mostrare con esempi concreti che la poesia latina non era affatto composta di cantilene e tiritere, come la insegnano molte volte a scuola. E' una poesia che ci parla ancora, non meno della poesia per eseempio. di Giacomo Leopardi. Ed era una poesia di altissimo livello e molto varia per (1) i temi trattati, (2) per gli innumerevoli talenti che ad essa si dedicarono e (3) per la straordinaria varietà dei metri. Il solo Orazio ne impiegò almeno una ventina. Resti con me per favore in questo viaggio attraverso la poesia latina, che sarà anche un viaggio nell'universo mentale (conscio ed inconscio) degli uomini del mondo antico; e non mi faccia mancare, se possibile, i suoi interessanti commenti.
Non proprio. Il suono /w/ virava già verso /v/ nel I° DC. Per esempio ci sono già iscrizioni a Pompei che lo testimoniano, tipo un BENI per VENI, segno che nel latino di tutti i giorni la pronuncia era già simile alla B dello spagnolo moderno secondo alcuni scriventi. Stessa evoluzione che proprio negli stessi tempi si ebbe nel greco koiné. Comunque sia, la pronuncia "classica" ha il difetto di venir difesa come l'unica pronuncia accettabile per, appunto, la letteratura classica. Il che è un errore, perché non tutti a Roma (e figuriamoci nell'impero) pronunciavano il latino nello stesso modo. Basta pensare al tribuno Clodio che mutò il suo nome originale (Claudius) per sembrare più vicino al popolo. E siamo in piena età classica. Certo la grande letteratura era prodotta aveva come target principale gli uomini di cultura, e quindi sfruttava tutte le potenzialità della lingua colta. Però un certo feticismo per la pronuncia ricostruita si avverte oggi anche in ambiti non strettamente letterari (es: leggere un'iscrizione d'età imperiale con tale pronuncia). Sia come sia, due opere attualmente di riferimento per lo sviluppo diacronico del latino sono: - Michael Weiss, Outline of the Historical and Comparative Grammar of Latin. Ann Arbor: Beech Stave Press, 2009. Pp. xvii, 635. ISBN 9780974792750 - The Regional Diversification of Latin 200 BC -- AD 600 (Cambridge, 2007)
Indubbiamente il latino fu pronunciato sempre in modi diversi non solo nel corso del tempo ma anche durante una stessa epoca a seconda dell'estrazione sociale, oltre che dell'area geografica di appartenenza dei parlanti. Però la poesia latina dell'età augustea erano espressione di parlanti che usavano, per lo meno nell'espressione letteraria, una pronuncia molto vicina, per quel che ne possiamo sapere, a quella restituta. Di qui la mia scelta. La scelta del tribuno della plebe Clodio di evitare la dittongazione "au" nel suo nome gentilizio, fu un gesto politico plateale, che aveva valore proprio per il suo carattere di rottura, e che fu peraltro accompgnato dal passo formale della sua "transtio ad plebem", compresa la sua adozione da parte di una famiglia plebea. Certo la poesia del Basso Impero fu forse, in alcuni casi, letta un po' diversamente, ma non sarebbe facile mappare le varie fasi della transizione. Come dedurre, per esempio, quale fosse la pronuncia di Commodiano, appartenente ad un'altro tempo, ad un'altra regione e ad una cultura rivoluzionaria, che aveva in odio il ceto senatorio ed il suo tradizionalismo linguistico? Fortunatamente, non avrò questo problema, perché mi sono solo ripromesso di cercare, nel mio piccolo, di dare un'idea della poesia di alcuni grandi dell'età classica, come Orazio, Virgilio e Catullo, in ossequio alla massima di cercare di regalare una canna da pesca piuttosto che un pesce ogni giorno. Forse alcuni percorreranno poi, novelli emuli di Des Esseints, le vie che li porteranno magari alla poesia delle età più tarde, in cui il latino fu soggetto alla crescente intrusione del sermo plebeius. Sono vie che si snodano per molti secoli ovviamente, passando per l'inno "Roma nobilis" e per i Carmina Burana, per i quali forse la pronuncia ecclesiastica sarebbe più adeguata.
@@CarloRolle , che meraviglia ! Una richiesta , quella del Sig. Mario , estremamente pertinente ed opportuna che trova una risposta da vero linguista innamorato della classicità. Come un treno acchiappato al volo , anche' io mi aggiungo al viaggio . E non lo lascio . Grazie per la Bellezza ritrovata .
@@dariosardo4807 Grazie del suo gentile commento, prof. Sardo, lei finirà prima o poi per farmi ritornare a questa serie che ho molto amato, nonostante le molte cose da fare. Per coloro che desiderassero seguire l'evoluzione della lingua latina verso l'italiano esistono alcuni splendidi libri, che lei già conoscerà, prof. Sardo, ma dei quali è per me comunque un piacere scrivere qui titoli. Eccoli: - Leonard Palmer: “La lingua latina”, Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino, 1977 and 2002 (original edition: “The Latin Language”, Faber & Faber, London, 1954 and 1961); - Eric Auerbach: "Introduzione alla filologia romanza", Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino, 1963 (original edition: "Introduction aux études de philologie romane", Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main); - Giacomo Devoto: "Profilo di storia linguistica italiana", La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1964; - Bruno Migliorini: "Storia della lingua italiana", RCS Sansoni Editore S.p.a., Firenze, 1988.
Bravissimo il professore, che mostra una conoscenza ammirabile dei classici!
Grazie del suo gentile apprezzamento. Alla prossima!
Questi video sono delizia per la mente e l'immaginazione, quasi come se fosse possibile trovare da qualche parte verso le campagne di Lanuvio simili ambienti e esperienze... Grazie molte per queste opere bellissime
Grazie del suo interesse e del suo gentile commento. Molto piacere di conoscerla.
Grazie per questa bella lettura che ci rende quasi familiare e presente la poesia latina. Un caro saluto da un insegnante di lettere classiche francese appassionato di poesia latina e classicità.
Grazie per il suo cortese messaggio e complimenti per il suo perfetto italiano. Mi fa veramente piacere poter raggiungere degli insegnanti in altre aree linguistiche. Piacere di conoscerla e benvenuto sul mio canale!
Una lezione stupenda. Grazie Professore
Grazie delle sue parole e dell'ospitalità che mi dà nel suo gruppo.
Per me è importante, perché amo queste poesie e vorrei portare il mio piccolo contributo all'opera collettiva di tener aperto, anche grazie a UA-cam, l'accesso a questa letteratura e al contesto culturale che le faceva da sfondo.
Una lezione rigorosa e appassionante, grazie! Auspico che continui.
Grazie del suo commento e benvenuto sul mio canale! Certo che continuerò. Ho terminato da poco il video n° 15 di questa serie. Lo pubblicherò tra pochi giorni e ho in programma di analizzare parecchie altre odi, pur con i miei tempi non rapidi.
Cari amiche e amici, non so veramente come ringraziarvi per i molti like, condivisioni e commenti su questi video, che non sono per tutti, perché piuttosto lunghi e su un argomento (come si usa dire) "di nicchia" ! 🙏 🙂
L'unico modo che mi è venuto in mente è stato quello di mettere giù, anche se in ritardo, la bibliografia che mi è servita per questa serie di video. Eccola:
SERIE SULLE ODI DI ORAZIO, Bibliografia basilare:
- Q. Orazio Flacco: “Le Opere Antologia”, introduzione e commento a cura di Antonio La Penna, La Nuova Italia Editrice, Firenze, (6° ristampa) 1975;
- Q. Orazio Flacco: “Odi, Epodi”, con testo a fronte, introduzione, traduzione e note di Mario Ramous, Garzanti Libri S.p.a., Milano, 2000;
- Q. Orazio Flacco: “Le Odi, il Carme Secolare, gli Epodi”, testo latino e versione poetica di Guido Vitali, Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1955;
- Q. Orazio Flacco: “Odi e Epodi”, con testo a fronte, introduzione di Alfonso traina, traduzione e note di Enzo Mandruzzato, Rizzoli Editore., Milano, 1985;
- Virginio Cremona: “La poesia civile di Orazio” (2a edizione riveduta e corretta), Vita e Pensiero, Milano, 1982;
- Eduard Fraenkel: “Orazio”, edizione italiana a cura di Salvatore Lilla, premessa di Scevola Mariotti, Salerno Editrice S.r.l., Roma, 1993;
- Antonio La Penna: “Orazio e l’ideologia del principato”, Giulio Einaudi editore S.p.a, Torino, 1963;
- Antonio La Penna: “Fra teatro, poesia e politica romana”, Giulio Einaudi editore S.p.a, Torino, 1979;
- Antonio La Penna: “Saggi e studi su Orazio”, G.C. Sansoni editore, Firenze, 1993;
- Antonio La Penna: “La letteratura latina del primo periodo augusteo (42-15 a.C.)”, Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari, 2013-18;
- Ettore Paratore: “La letteratura latina dell’età repubblicana e augustea”, nuova edizione aggiornata, G.C. Sansoni, Firenze e Edizioni Accademia, Milano, 1969;
- Giovanni Pascoli: “Lyra (Catullo e Orazio)”, La Nuova Italia, Firenze, 1956;
- Giorgio Pasquali: “Orazio Lirico. Studi”, ristampa xerografica con introduzione, indici ed appendice di aggiornamento bibliografico a cura di Antonio La Penna, Felice Le Monnier, Firenze, 1964;
- Luciano Perelli: “Storia della letteratura latina”, Paravia, Torino, 1969;
- Luciano Perelli: “Antologia della letteratura latina”, Paravia, Torino, 1971;
- Massimo Lenchantin de Gubernatis: “Manuale di prosodia e metrica latina”, Casa Editrice Giuseppe Principato, Milano, (nuova ristampa) 2005;
- Alfonso Traina - Giorgio Bernardi Perini: “Propedeutica al latino universitario”, 6a edizione riveduta e aggiornata, Pàtron Editore, Bologna, 2017..
Carlo Rolle Meraviglioso. Preciso, accurato, colto, appassionato... Una perla, grazie 🙂
Grazie a lei, troppo buona! Piacere di conoscerla!
Carlo Rolle Il piacere, le assicuro, è tutto mio. La sua attività, come scrive nei commenti, “militante” è ciò di cui abbiamo bisogno. Mi pare che siano sempre meno gli umanisti degni di tal nome, anche fra coloro che si occupano nello specifico delle discipline classiche - cosa che dico, a malincuore, per esperienza. Grazie al cielo, a suo tempo ho avuto in dono insegnanti che mi hanno fatto amare il mondo classico, latino e greco, e le discipline umanistiche, e forse anche per questo patisco della scarsità sempre più desolante di figure che un domani possano prendere degnamente il posto di coloro che ho conosciuto e alla cui cultura mi sono abbeverata.
Lei, con questi interventi, contribuisce a confortare la mia nostalgia in questo senso: posso dire che riapre alla speranza.
La ringrazio.
Grazie delle sue parole, che sono importanti per me. Questi video non potrebbero esistere senza la risposta di tante persone intelligenti e appassionate, che trovano il tempo per ascoltare lunghi video su argomenti lontani dall'attualità. I video sono uno strumento potente, ma ancora usato male, cioè usato di solito per trasmettere esternazioni proferite senza riflettere, della cui validità dubita persino l'autore stesso solo pochi giorni dopo.
La sterilità di tali esercizi traspare anche dai commenti lunghi mezza riga, dalle affermazioni perentorie e senza traccia di ragionamenti.
Non vi può essere rinascita culturale, se le persone intelligenti non interagiscono e non traggono beneficio le une dalle altre. Un'accademia auto-referenziale esiste in ogni paese, ma non basta a fecondare la società, né tanto meno a produrre una fioritura culturale, un Rinascimento.
I numeri sono sconfortanti. Nella Roma di Augusto c'erano centinaia di intellettuali, decine di autori geniali, molti dei quali ancora letti oggi. La Firenze del Rinascimento come anche l'Atene di Pericle erano città di poche decine di migliaia di abitanti. Eppure espressero decine di geni creativi, in svariati campi.
Anche l'Italia del dopoguerra espresse alcuni grandi talenti: pensiamo al suo cinema: De Sica, Monicelli, Visconti, Antonioni, Rossellini, Pasolini, Scola, Risi, Olmi, Bertolucci, Ferreri, ecc. Anche molti sceneggiatori erano degli intellettuali, e persino molti attori lo diventarono, come Vittorio Gassmann, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Gian Maria Volonté, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, ecc.
Quali grandi intellettuali esprime l'Italia di oggi, con i suoi oltre 60 m. di abitanti? Li contiamo sulle dita di una mano; è molto difficile contarli su quelle di due mani.
Bisogna necessariamente rimboccarsi le maniche, ricordarsi di chi siamo stati, prendere coscienza dei tesori che abbiamo in casa, ancora nostra disposizione, e cominciare umilmente a riappropriarcene parlandone agli altri, che magari li onoscono quanto noi.
Nel fare questo, la grandezza dei grandi autori del passato ci contaminerà, ci eleverà dalla cronaca, dal gossip, dalle scemenze. Ci restituirà la nostra vita e la nostra identità.
Grazie ancora dei suoi commenti e dei suoi like, che danno un aiuto concreto alla visibilità di questo canale.
Carlo Rolle Ribadisco: grazie a lei! A presto 🙂
Tante grazie Carlo! Magnifico!
Un grande abbraccio a tutti gli amici in Argentina!
Bellissime lezioni, complimenti a Lei Professore!!
Grazie del suo commento, piacere di conoscerla e benvenuto sul mio canale.
Grazie al commento di questa poesia ho potuto fare pure un bel ripasso di storia.
Buongiorno, grazie per il suo commento. Questa serie è un po' inusuale per chi cerca video di storia, ma io spero che lentamente conquisti il suo spazio sul web. Essa consente infatti di esaminare alcune vicende storiche tenendosi costantemente "ancorati" ad un testo prodotto da un testimone oculare dei fatti stessi.
Questo non sarebbe possibile in un semplice video di storia, in cui la narrazione (per accurata che sia) deriva soprattutto da quella di libri scritti negli ultimi due secoli, i quali a loro volta sono basati su libri ancora precedenti, dei quali solo una piccola parte (se pure c'è) sarà costituita da fonti primarie, cioè da scrittori contemporanei ai fatti narrati; e quelle fonti non sempre lette nella lingua originale.
Analizzando queste poesie invece seguiremo passo passo le esperienze e le percezioni di un uomo del I secolo a.C.; per di più, un uomo molto ben informato (tra l'altro fu l'unico poeta latino che si trovò al comando di una legione), nonché una persona intelligente e riflessiva, che pesava ogni parola.
@@CarloRolle molto interessanti i rimandi alla poesia greca. Nonostante abbia fatto studi tecnici mi è sempre piaciuta la storia, l'episodio dello scudo lo conoscevo , sia nella versione greca che in quella romana , ma l'avevo completamente dimenticato, insomma sto facendo un bel ripasso grazie a lei.
Recepto dulce mihi furere est amico - È dolce delirare per aver ritrovato un amico
Secondo me questa è la parte più significativa della poesia, che non a caso Orazio ha riservato alla fine.
Bravissimo, davvero! Che bei video, e che passione che riesci a trasmettere! Grazie dell'opportunità che ci dài per riscoprire queste bellezze che sembrano troppo spesso perdute, un saluto :)
Grazie per queste parole. Sono contento che questa serie trovi finalmente un po' di visibilità, perché la poesia antica era fatta per essere ascoltata, non che letta e quindi i video sono lo strumento ideale per farla conoscere.
Ovviamente c'è un lavoro da fare, quello di chiarire i significati e i contesti storici e culturali, dato che così tante cose sono cambiate in oltre duemila anni. Per alcune odi di Orazio, capirle fino in fondo è come espugnare una piccola fortezza, ma è un processo anche stimolante: questa poesia è qui, da sempre sotto i nostri occhi eppure pochi la conoscono ormai.
Sono poesie molto varie per temi, sentimenti e metri. Ho iniziato da poesie facili. Dal video n° 9 in poi sono poesie più impegnative, ma molto ricche di spunti.
Intanto, benvenuto sul mio canale, a presto!
Spero di riuscir presto ad espugnare questa ed altre piccole fortezze di cui parla e che spesso racchiudono tesori piú grandi di qualsiasi tomba o sarcofago perduti! A presto :)
Grazie della esauriente e dotta risposta. Mi sono imbattuto per caso (ibam forte via sacra..., verrebbe fatto di dire) nei suoi files, ma non mancherò di seguirla fedelmente, per quanto l’invida aetas ( fugaces labuntur anni....) ancora mi consentirà.
capitato per caso....che bella idea!~
Piacere di conoscerla, benvenuto sul mio canale!
che bella lezione
Grazie del sui gentile commento; piacere di conoscerla.
una cosa bellissima
Grazie del suo commento! Benvenuto sul mio canale.
Grazie , prezioso lavoro. . Il latino e la cultura classica dovrebbero ritornare ad avere sempre maggiore importanza nelle scuole (anche “ scientifiche” ): invece avviene il contrario
Seguirò pian piano tutti i video. I miei anni di liceo classico sono lontani e allora da me frequentati con molta superficialità.
Buon lavoro.
Grazie del suo messaggio, piacere di conoscerla! L'ignoranza dei nostri politici li porta a guardare il cervello umano come fosse il loro garage, per cui credono che, se vi trovano posto la storia o il latino allora non vi sarà posto per la scienza.
E' vero il contrario, naturalmente: quanto più la mente umana è attiva ed esercitata alla complessità, quanto meglio comprenderà cose nuove, e affronterà meglio la vita.
Comunque, a quello che si era visto o intravisto al liceo classico (e anch'io lo frequentai con superficialità) si può ritornare sempre, con grande piacere. In questa serie ho iniziato con qualche ode più nota, per passare poi ad altre meno conosciute e più complesse. Ne vorrei analizzare almeno una ventina, pur con i miei tempi lunghi, per dare un'idea della loro varietà e dell'epoca che le produsse. Grazie ancora e benvenuta sul mio canale!
Carlo Rolle Sono molto onorata della sua risposta. La seguirò con molto piacere. Mi farò un programma giornaliero dei miei un po’ fitti impegni , in cui inserirò i suoi preziosi video. Scrivo a mano in un’agenda le traduzioni delle poesie e cerco di rileggerle in latino , senza mi sarebbe difficile. Ho seguito le sue lezioni su Minoici e Micenei. E poi vedrò quelle di storia. Grazie ancora , ho sempre avuto il rimpianto di avere studiato male. .. Buonasera e buon lavoro
Aver studiato male è normale, ma non abbiamo fatto male a nessuno, se non forse a noi stessi. E ora pian piano cureremo le vecchie ferite, come sto facendo io stesso: alla fine non si vedrà più nessuna cicatrice! :-)
Carlo Rolle Diciamo che io sono molto indietro. Comunque Grazie! Professore. Buonasera
In effetti la pronuncia cd classica, cui la scuola non ci ha abituato, sembra dare espressione alla metrica, da noi al liceo intesa come un cantilenoso ritmo saltellante (pèntola pèntola pèntola bòlli...). Quindi dovremmo dire: tu ne kuaesieris, skire nephas, kuem michi, kuem tibi finem di dederint, Leukonoe....Ma un tempo non si usava invece, per il carattere V’ invece del suono u (ou francese) il suono v ( di vento): kvi, kve, kvod? Inoltre sarebbe interessante sentire da lei una dotta, come sempre, lezione sui criteri che hanno condotto a ricostruire questa pronuncia, indubbiamente musicale e accattivante.
Purtroppo anche su UA-cam si ritrova a volte una recitazione cantilenosa, come dice lei, e inespressiva, oltre che infedele, della poesia latina. Dopo essermi imbattuto in alcune mostruosità, ho deciso di proporre qualche poesia come forma di resistenza all'ignoranza che sta affossando completamente la cultura classica, uno dei più grandi asset del nostro paese.
In tempi di crisi (che finisce poi sempre per essere anche crisi culturale) le discipline della memoria, quali la storia e la filologia, diventano paradossalmente attività militante, anzi addirittura dovere civile.
L'introduzione del suono della lettera "v" come nella parola "vento" nel latino, è un fenomeno relativamente recente, medievale, forse dovuto all'influenza delle lingue germaniche (ancora oggi i tedeschi leggono la "w" come la "v" di vento).
Invece il suono della "v" in latino era come quello del digamma greco (ancora utilizzato quando l'Iliade e l'Odissea venivano recitate a voce, e poi caduto in disuso nella lingua greca). Era una "u" breve usata in funzione semiconsonantica. Era una lettera presente in altre lingue antiche dell'area mediterranea e oggi ci è ritornata familiare grazie al "w" inglese.
Sì, sarebbe bello fare una lezione dedicata a questi fenomeni linguistici molto interessanti e anche qualcun altro me lo ha chiesto. Grazie per l'interesse da lei espresso sull'argomento e per le gentili parole, ma i tempi non sono ancora maturi fare questa lezione sul mio canale, perché potrebbe risultare piuttosto arida per chi non avvertono un forte interesse per le strutture grammaticali.
In questa fase iniziale, preferirei proporre a piccole dosi alcune nozioni di prosodia e metrica latina, e mostrare con esempi concreti che la poesia latina non era affatto composta di cantilene e tiritere, come la insegnano molte volte a scuola. E' una poesia che ci parla ancora, non meno della poesia per eseempio. di Giacomo Leopardi. Ed era una poesia di altissimo livello e molto varia per (1) i temi trattati, (2) per gli innumerevoli talenti che ad essa si dedicarono e (3) per la straordinaria varietà dei metri. Il solo Orazio ne impiegò almeno una ventina.
Resti con me per favore in questo viaggio attraverso la poesia latina, che sarà anche un viaggio nell'universo mentale (conscio ed inconscio) degli uomini del mondo antico; e non mi faccia mancare, se possibile, i suoi interessanti commenti.
Non proprio. Il suono /w/ virava già verso /v/ nel I° DC. Per esempio ci sono già iscrizioni a Pompei che lo testimoniano, tipo un BENI per VENI, segno che nel latino di tutti i giorni la pronuncia era già simile alla B dello spagnolo moderno secondo alcuni scriventi. Stessa evoluzione che proprio negli stessi tempi si ebbe nel greco koiné.
Comunque sia, la pronuncia "classica" ha il difetto di venir difesa come l'unica pronuncia accettabile per, appunto, la letteratura classica. Il che è un errore, perché non tutti a Roma (e figuriamoci nell'impero) pronunciavano il latino nello stesso modo. Basta pensare al tribuno Clodio che mutò il suo nome originale (Claudius) per sembrare più vicino al popolo. E siamo in piena età classica.
Certo la grande letteratura era prodotta aveva come target principale gli uomini di cultura, e quindi sfruttava tutte le potenzialità della lingua colta. Però un certo feticismo per la pronuncia ricostruita si avverte oggi anche in ambiti non strettamente letterari (es: leggere un'iscrizione d'età imperiale con tale pronuncia).
Sia come sia, due opere attualmente di riferimento per lo sviluppo diacronico del latino sono:
- Michael Weiss, Outline of the Historical and Comparative Grammar of Latin. Ann Arbor: Beech Stave Press, 2009. Pp. xvii, 635. ISBN 9780974792750
- The Regional Diversification of Latin 200 BC -- AD 600 (Cambridge, 2007)
Indubbiamente il latino fu pronunciato sempre in modi diversi non solo nel corso del tempo ma anche durante una stessa epoca a seconda dell'estrazione sociale, oltre che dell'area geografica di appartenenza dei parlanti. Però la poesia latina dell'età augustea erano espressione di parlanti che usavano, per lo meno nell'espressione letteraria, una pronuncia molto vicina, per quel che ne possiamo sapere, a quella restituta. Di qui la mia scelta.
La scelta del tribuno della plebe Clodio di evitare la dittongazione "au" nel suo nome gentilizio, fu un gesto politico plateale, che aveva valore proprio per il suo carattere di rottura, e che fu peraltro accompgnato dal passo formale della sua "transtio ad plebem", compresa la sua adozione da parte di una famiglia plebea.
Certo la poesia del Basso Impero fu forse, in alcuni casi, letta un po' diversamente, ma non sarebbe facile mappare le varie fasi della transizione. Come dedurre, per esempio, quale fosse la pronuncia di Commodiano, appartenente ad un'altro tempo, ad un'altra regione e ad una cultura rivoluzionaria, che aveva in odio il ceto senatorio ed il suo tradizionalismo linguistico?
Fortunatamente, non avrò questo problema, perché mi sono solo ripromesso di cercare, nel mio piccolo, di dare un'idea della poesia di alcuni grandi dell'età classica, come Orazio, Virgilio e Catullo, in ossequio alla massima di cercare di regalare una canna da pesca piuttosto che un pesce ogni giorno. Forse alcuni percorreranno poi, novelli emuli di Des Esseints, le vie che li porteranno magari alla poesia delle età più tarde, in cui il latino fu soggetto alla crescente intrusione del sermo plebeius. Sono vie che si snodano per molti secoli ovviamente, passando per l'inno "Roma nobilis" e per i Carmina Burana, per i quali forse la pronuncia ecclesiastica sarebbe più adeguata.
@@CarloRolle , che meraviglia ! Una richiesta , quella del Sig. Mario , estremamente pertinente ed opportuna che trova una risposta da vero linguista innamorato della classicità. Come un treno acchiappato al volo , anche' io mi aggiungo al viaggio . E non lo lascio . Grazie per la Bellezza ritrovata .
@@dariosardo4807 Grazie del suo gentile commento, prof. Sardo, lei finirà prima o poi per farmi ritornare a questa serie che ho molto amato, nonostante le molte cose da fare.
Per coloro che desiderassero seguire l'evoluzione della lingua latina verso l'italiano esistono alcuni splendidi libri, che lei già conoscerà, prof. Sardo, ma dei quali è per me comunque un piacere scrivere qui titoli. Eccoli:
- Leonard Palmer: “La lingua latina”, Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino, 1977 and 2002 (original edition: “The Latin Language”, Faber & Faber, London, 1954 and 1961);
- Eric Auerbach: "Introduzione alla filologia romanza", Giulio Einaudi Editore s.p.a., Torino, 1963 (original edition: "Introduction aux études de philologie romane", Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main);
- Giacomo Devoto: "Profilo di storia linguistica italiana", La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1964;
- Bruno Migliorini: "Storia della lingua italiana", RCS Sansoni Editore S.p.a., Firenze, 1988.
ma quanto sei bono
Benvenuta sul mio canale, qualunque siano le motivazioni :-)