Brava. Sentimento portale all’ immanenza. E L immanenza (mentre si crea, come la lingua che si fa) è la ragione. Il sentimento serve alla congiunzione di tutte le cose che saranno poi sintesi per L immanenza.
Una Yasmina Pani più vestita del solito, per parlare proprio del canto dei Lussuriosi. GENIA. GENIAH. Lo so, si direbbe "genio". Senza la solita scollatura nonostante sia giugno. Sacrificata immolata per omaggio alla Poesia. Grandissima Yasmina.
@@YasminaPani per discolparti e fare la modesta rispondi, ma non hai ancora risposto al mio commento sul terzo italiano consecutivo campione del mondo di poetry slam, sotto il video su Giovanni Verga.
Grande Yasmina! Sia per i contenuti che per l'edizione del testo che consigli (Bosco Reggio) mi ricordi la mia professoressa del liceo... correva l'anno 1989 quando iniziai la prima liceo dopo il ginnasio... Ammiro il tuo approccio filologico che sopravvive al tempo e alle mode. Anche il prof. Canfora sostiene che dalla filologia (classica) si possa imparare molto, soprattutto a sviluppare il pensiero critico. Grazie per la bellissima lezione. PS: ho letto alcuni divertenti commenti. Quello che mi è piaciuto di più riguarda il tuo abbigliamento "castigato" in contrapposizione all'argomento (girone dei lussuriosi). Ovviamente non sono d'accordo. Il tuo abbigliamento neoclassico è adeguato.
12:30 mi piace questo Cappellano: credo di potere affermare, quindi, senza tema di smentita, che la mia personale collezione di due di picche accumulata durante la mia vita, è frutto della mancata conoscenza dalla controparte, dei dettami di questo bravissimo e, mi sembra, sottovalutato poeta😀.....Grazie Yasmina per quest'altra bella lezione, ricordavo solo vagamente il canto, molto interessante, ciao.
Bravissima! Coincidenza, io che parlo quasi solo di Dante sul mio canale, nel parlare del canto V dell’Inferno anch’io ho tirato un paio di sani ceffoni a “Va’ dove ti porta il cuore” della Tamaro (anche se stavo parlando del canto XVIII del Purgatorio).
Ottima lettura! Verissimo, infatti Dante già dalla Vita Nuova cercava il superamento della visione amorosa di Cavalcanti, d'altra parte, quest'ultimo credendo nella mortalità dell'anima dava una spiegazione ed una finalità solo terrena al sentimento amoroso in sé. Per Dante, invece, lo scopo era vedere e contemplare Dio attraverso l'angelo Beatrice. Mentre è stata proprio la passione terrena dei due amanti che, legandoli indissolubilmente alla colpa, li ha portati alla morte.
Perchè in Dante come in ogni immenso poeta è il significante che conta più del significato. Dante resterebbe immenso anche se poetasse sull' imbottinatura dei cavoli. È come lo direbbe che fa la differenza.
L'unico ricordo bello che ho dei miei studi classici su Dante è di un professore che si divertiva a spiegare la Divina Commedia in dialetto (sono siciliano) facendoci dubitare fortemente sulle nostre capacità di comprendere il senso dell'opera adoperando l'idioma "nazionale"...Spassosissimo.
È un rompicapo. Dal canto V della divina commedia, vai a destra e sinistra, facendo interagire più di qualche poeta stilnovista per descrivere un mondo più razionale della poesia di quel periodo. Speriamo 🤞 ché quel rompicapo, ci faccia capire meglio Dante, a volte letto di fretta, innamoramenti, senza soffermarci in una analisi più incentrata e razionale, per capire le tante sfumature che il cantico V pone. Ben venga il rompicapo, se possiamo allargare i nostri orizzonti. 😊
Già dei tempi del liceo mi ricordo di aver pensato che quelle di Cappellano fossero cappellate… sono passati quasi 15 anni e la mia visione non è cambiata così tanto ahaha
Video interessante e avrei una domanda riguardo le virgole di cui hai parlato a fine video. Le mie professoresse al liceo ci dissero che nella Divina Commedia, così come in molte altre opere medievali in realtà, originariamente non c'erano virgole o altri segni di punteggiatura ma questi sono stati inseriti solo dopo dagli studiosi. È una cosa vera o è una baggianata ?
@@YasminaPani sarebbe iper interessante come tema per un video, almeno a me incuriosirebbe molto. Anche se la rubrica migliore rimane le recensioni stronze (ma giuste)
Io ho sempre inteso il talento del Canto in senso evangelico. Cioè come cosa in sé nè buona, e certo neanche malvagia. Ma esattamente alla lettera una moneta. E il bene consiste nel metterla a frutto, quindi secondo ragione; e il male nello sprecarla, "la ragion sottomettono al talento". Per dire che Dante da lungi non era puritano (ma neanche libertino ovviamente). Infatti nel corrispondente cerchio del Purgatorio, de i lussuriosi tra le fiamme, Virgilio fa un ammonimento sul senso del quale i commentatori concordano. Ovvero di non avvicinarsi incautamente alla fiamma, dunque venirne bruciati, ma tantomeno non sfuggirla, a pena di precipitare in un abisso. Similmente, e non accidentalmente, a come Gianciotto il marito omicida di Francesca e fratello di Paolo è destinato alla Caina. Ed esattamente in parallelo per la poesia. Casella, e chi è affascinato al suo ascolto, è rimproverato per la sua indulgenza. Eppure la poesia, oltre a tutte le dichiarazioni di poetica e rivendicazioni di onore e merito, è esattamente la missione di Dante al mondo, per la quale gli furono mostrati i tre Regni. In Aristotele, che è il filosofo di riferimento per Dante, è esplicita l'idea che il bene e il male riguardo a ciò che è naturale (sesso, cibo, averi... ma anche facoltà e capacità mentali, fisiche, di sensibilità... per esempio il talento letterario), non giacciono in esso stesso, ma nel buon uso o viceversa abuso che ne avvenga nella vita. E questa idea è la base dello Stoicismo, ed è al suo culmine, per Dante, formulata appunto nelle parole stesse di Gesù sui talenti. P.S. nel Purgatorio le lussurie omosessuale ed eterosessuale sono considerate esattamente alla pari. Il che all'indietro mi ha fatto fortemente dubitare circa i "violenti contro natura" dell'Inferno (scusa Yasmina per le virgolette ma non saprei come scriverlo). I quali peccatori sono comunemente detti 'Sodomiti', ma Dante non può essere così incoerente, la Commedia è un edificio integrale dal punto di vista filosofico e teologico. Dunque o si sarà riferito a pedofili, che non è certo la stessa cosa che omosessuali; oppure (idea mia) la loro violenza contro la natura fu ... il razionalismo, Brunetto Latini in primis. E Dante che certo diremmo erudito, non mi pare proprio questo grande fan (eufemismo) della conoscenza puramente formale, o nozionistica, e della fiducia nell'intelletto raziocinante (molto diverso dalla ragione).
Essendo Durante anche un conoscitore della mistica sufi amorosa, non è difficile vedere nella coppia " adultera" una connotazione tantrica, perché la beatitudine sessuale oltrepassa anche la morte, essendo i due uniti per l' eternità eternità ( questi che da me non fia diviso....)
una lancia spezzo per il tanto vituperato Benigni. egli leggi per il popolo, e spiega per la gente comune, umile, come me ed altri. in superficie vi è, comunque, qualcosa di bellissimo. gli studiosi, come la nostra prof, scavano, penetrano e trovano meraviglie. la grandezza (che sicuramente non son degno di sottolineare) di Dante , sta negli strati del suo sottotesto, nelle citazioni, nell'uso delle parole, nel metro, nell'armonia matematica, nella metafora, nell'allegoria eccetera eccetera. grazie professoressa Yasmina. sarebbe davvero bella qualche lezione su un canto, una poesia, o magari qualche monografia su Pasolini, Leopardi eccetera eccetera
Ciao Yasmina. Non ho potuto fare a meno di pensare che la mia prof in primo liceo fosse una filologa. Lei in tutte le ore che abbiamo dedicato alla lettura della Divina Commedia e che io ricordo molto poco non ha detto quello che tu hai spiegato in poco più di un quarto d'ora. Ho apprezzato molto;)
A me non piace proprio. Non ci sono note filologiche o comunque sono pochissime, riporta poche interpretazioni dei critici, insomma più che altro fa la parafrasi e spiega alcuni rimandi intertestuali.
@@YasminaPani È l'edizione su cui mi hanno fatto studiare Dante al liceo e che poi ho usato all'università per l'esame di critica dantesca, quindi ho finito per esserci inevitabilmente un po' legato, ma in effetti è piuttosto scarna sul piano filologico ed ecdotico.
La Chiavacci Leonardi ha scritto due commenti sulla Commedia, "rivolti sia ad un pubblico specialistico (I Meridiani Mondadori, 1991-97) che scolastico (Zanichelli, 1999-2001)". Voi vi state riferendo all'edizione Zanichelli o Mondadori? Perché io sto leggendo quest'ultima e mi sembra piuttosto ricca anche dal punto di vista filologico
@@hmm4214 Onestamente non sapevo nemmeno che ci fossero in circolazione due diversi commenti della Chiavacci Leonardi 😅Comunque non so Yasmina, ma io mi riferivo all'edizione scolastica della Zanichelli, che a questo punto immagino sia una versione "ristretta" del commento dei Meridiani.
"Come facciamo a sapere che il Canto V parla anche di altro? Beh innanzi tutto si parla di grande letteratura, non del ronanzetto della minchia" cit. 😂😂😂 Sempre molto molto chiara ❤
Una domanda che mi pongo spesso: il grado di parentela tra i protagonisti di questo canto potrebbe avere ispirato a Shakespeare la scrittura della scena del matrimonio tra Claudio e Gertrude nel suo "Amleto"?
@Antonio Senese Se posso, personalmente lo escluderei. Le ipotesi sulle origini dell'Amleto sono varie ma sono circoscritte ad alcuni miti nordici e, per quanto riguarda il rapporto di cui parli, si fa riferimento al testo di Saxus Grammaticus che a sua volta aveva probabilmente attinto da opere precedenti, una andata perduta, legate alla famosa Edda che fa parte dei miti norreni. Per farla breve, nella storia di questo Saxus, il re di Danimarca concesse il governatorato dello Yutland un tizio che aveva due figli. Uno sposó tale Gerutha, figlia del re di Danimarca ed ebbe un figlio, Amleth. L'altro figlio, geloso, uccise il fratello e indusse Geruth a sposarlo. Amleth temendo di fare la fine del padre, si finse pazzo e lo zio cercó di inventare dei tranelli per scoprirlo. Poi la storia prosegue: la grossa differenza è che Amleth non muore ma diventa re. In tutte le leggende dove si parla di una storia simile, c'è sempre uno che si finge pazzo. C'è una parola danese, simile ad Amleth, adesso non ricordo piu esattamente, che significa "Sciocco". Ai tempi era tutt'altro che raro il matrimonio tra consanguinei. Non solo, esisteva una legge ebraica, il " Levirato", per cui il cognato non solo poteva ma aveva anche il dovere di sposare la vedova del fratello se questa non poteva sostentarsi e non aveva figli. Ci sono stati anche due re inglesi che la applicarono. Non so se Shakespeare ne fosse a conoscenza però, questa è una cosa che mi sono chiesto. Infatti, nel bellissimo soliloquio di Amleto, nella scena seconda del I atto, dove si scaglia contro la madre (dove pronuncia la famosa frase: " frailty, thy name is woman!: "), lui sembra prendersela più per il breve tempo intercorso, che per il fatto che abbia sposato lo zio. A parte il fatto che dice che il padre era innamoratissimo. Però lui dice anche: "Ah fretta ignobile, correre con tanta impazienza a lenzuola incestuose". Mi rimane insomma qui il dubbio se il Bardo ne abbia tenuto conto o no, perché è vero che Getrude aveva un figlio, ma Amleto non sarebbe stato in grado di sostentarla, per cui, forse ci sarebbero stati tutti gli estremi perché si applicasse il levirato. E nel 1600, era ancora conosciuto, solo successivamente divenne sempre più raro fino a non essere più preso in considerazione. È probabile che Shakespeare ne sia venuto a conoscenza attraverso le Historique Tragiques di tale Belleforest. Attraverso questa via potrebbe essere venuto a conoscenza anche di una vecchia versione di una storia che aveva tutte le caratteristiche di Romeo e Giulietta, da parte di un italiano del 1200 o 1300 non ricordo. In questo caso l'italiano avrebbe forse preso il nome dei Capuleti proprio da Dante. In linea generale, comunque, da che ricordo, il Bardo ha attinto per le sus opere, quando non erano originali sue, dai miti e da testi di autori vari. Nel 1600 non esisteva il concetto di plagio come oggi e anzi nelle Grammar School inglesi, veniva premiato chi imitava meglio lo stile dei grandi del passato. Potrei benissimo sbagliarmi ma non ricordo testi di Shakespeare che si rifacciano a episodi di Dante.
È un canto così ricco di interpretazioni che credo i critici non riusciranno mai a trovare un accordo tra loro. Questa, ad esempio, la teoria di Giorgio Inglese: "Che l'amore non risparmi di amare a nessuno che sia amato è una regola fortemente dissonante con la situazione tipica della lirica siciliana, toscano-municipale e stilnovistica, situazione in cui il contraccambio è penosamente incerto per la duplice fisionomia, 'fiera' o 'benigna', della donna. [...] La citazione dal Cappellano è sviante, nella misura in cui porta a riannodare la dottrina di Francesca a una presunta 'regola' teorizzata in ambito cortese. La citazione è infatti estratta da un dibattito fra amante plebeo e amata nobile; e la 'regola' è formulata dalla donna (che nega il contraccambio amoroso) al solo scopo di essere respinta come assurda. La pseudo-regola appartiene insomma soltanto alla retorica della seduzione, mentre nella parte realmente trattatistica Andrea distingue fra amor singularis, non ricambiato, e amor utriusque perfectus. Non più aderenti al caso di Francesca sono le regulae tratta dalla serie che chiude il II libro del De amore, che da Contini in poi hanno cittadinanza in nota al v.103: "Amor nil posset amori denegari" (XXVI), da riferirsi a un rapporto amoroso in atto e non alla genesi del rapporto stesso, e "Amare nemo poteste nisi qui amoris suasione compellitur" (IX), amare è condizione necessaria per essere amato, ma non è certo condizione sufficiente. Ben più pregnante è il confronto fra il detto di Francesca e una pagina del predicatore Giordano da Pisa (4 ottobre 1304): "non è nullo che, sentendosi che sia amato da alcuno...ch'egli non sia tratto ad amar lui incontanente". Bisogna pensare che Giordano da Pisa e Dante riflettano un comune modello, che andrà cercato nella confluenza tra tradizione ciceroniana de amicitia (XIV 48) e discorsi mistico sull'amore fra uomo e Dio. In effetti l'amore divino, insieme fonte reale e archetipo ideale di ogni amore virtuoso, è un amore che vuole e causa il proprio contraccambio, da parte della creatura, se non altro perché Dio è la causa prima di ogni realizzazione del bene [...] Dio ama, e comanda all'amato di ricamare. Nel mistero della libertà e della grazia, questo comando è ineluttabile quando lo si accetta; non lo è, se lo si respinge (da Lucifero ad Adamo all'ultimo peccatore). Si direbbe perciò che Francesca interpreti teologicamente l'amore sensuale, come un dio che comanda di amare. Ma anche in questa scandalosa traslitterazione, in questo blasfemo (v.36 "bestemmian quivi la virtù divina") rovesciamento di parti fra bene e male, il comando del dio è ineluttabile sono in tanto in quanto gli si obbedisca, come Francesca ha ubbidito"
@@YasminaPani Indubbiamente, d'altronde i riferimenti a Guinizelli sono evidenti. Tuttavia, se davvero il v.103 non si riferisse ad Andrea Cappellano, l'interpretazione generale del canto andrebbe notevolmente modificata rispetto a quella tradizionale. Da parte mia preferisco essere tra gli ignavi che non prendono posizione: le discussioni tra i dantisti sono tra le più accese in assoluto in ambito accademico! :D
Ciao Yasmina, complimenti per la spiegazione! Credo sia uno dei video più interessanti e piacevoli mai visti :') Restando in tema, volevo chiederti di aiutarmi a cercare il canto in cui, secondo una mia professoressa, Dante si paragona a Cavalcanti e, con un pizzico di superbia, afferma di averlo ormai superato, utilizzando la metafora del nido. Sono consapevole di aver fatto una richiesta un po'' oscura, rispecchia i miei ricordi sbiaditi dal tempo.
Si, era quello dei superbi che portavano dei gran massi sulle spalle. Qui Dante mette a paragone se stesso con altri grandi poeti che lo hanno preceduto.
Io ho l'edizione Mondadori in quattro volumi (il quarto è un rimario) curato da Anna Maria Chiavacci Leonardi e anche la versione - che è chiaramente meno tecnica, ma piú agile ed esplicativa/esemplicativa - di Vittorio Sermonti; le ho lette entrambe. So che è 𝑖𝑛 𝑓𝑖𝑒𝑟𝑖 un'edizione mostruosa in varî volumi a cura di - se non erro - Enrico Malato.
Tendo a non amare niente che graviti attorno a quella persona, soprattutto perché ha la tendenza a esprimersi su cose di cui non sa niente; ma non ho mai sentito queste letture
@@YasminaPani ah ah è vero, è un tuttologo. Io lo seguivo anni fa saltuariamente quando parlava di economia, soprattutto quando se la prendeva con Borghi della Lega (anche se ci voleva poco) ma negli ultimi anni mette becco su tutto. Tra l'altro rimprovera la gente perché non porta dati poi quando fa le live con il Dufer o da solo su argomenti vari, fa per lo piu anedottica, tranne qualche raro caso. Una volta ha accusato Beniamino Placido di avere accusato di razzismo il premio Nobel Fogel, che aveva scritto un libro controverso volto a dimostrare che la schiavitu economicamente era efficiente. Placido è stato un intellettuale italiano che si è occupato per anni di televisione, ormai morto, non mi risulta da nessuna parte affermazioni del genere, gli chiesi di spiegarsi meglio e di provarlo ma non mi ha mai risposto.
Domanduccia: Dante usa "gentil" col significato moderno o è ancora il "gentilis" latino, sottintendendo che le qualità dell'animo appartengono alle persone di buona stirpe, come si usava nel XIII secolo?
Guarda Dante chiarisce questo argomento molto bene nel Convivio: la nobiltà di stirpe esiste ma è solo un aiuto in più nel conseguire la virtù ed è una responsabilità verso gli altri, la gentilezza è nobiltà d'animo, cioè forte capacità di "sentire", in senso aristotelico.
@@lorenzodesantis7548 grazie, qui ci vorrebbe un Barbero per capire se Dante descrive un sentire storicamente radicato nella società o solo un ideale a cui tendere ma poco praticato nella realtà.
Lo dici di sfuggita all'inizio del video, ma potresti approfondire 'sta cosa che per Dante Storia e Mitologia sono equivalenti? A me ha sempre fatto uscire di matto, Ulisse all' Inferno come se fosse realmente esistito, un povero personaggio letterario in balia delle bizze dell'autore 😅
@francesca zecchini però in realtà, anche ai latini stessi Ulisse non sembra stesse simpaticissimo. Nell'Eneide, Laocoonte si rivolge, ironicamente, ai troiani, facendo la famosa domanda: "Sic notus Ulixes?". Che non era esattamente un complimento. Poi arriva il falso Sinon dalla Grecia, per convincere i credulini troiani, denuncia la trama criminale architettata contro l’innocente Palamede morto invidia pellacis Ulixi (II, 90), per l’invidia del perfido Ulisse che definisce scelerum inventor (II, 164) ideatore di crimini. Poi, anche Enea, non scherza: quando incontra Didone, le racconta della fuga dei troiani: "Effugimus scopulos Itacae, Laërtia regna et terram altricem saevi exsecramur Ulixi (vv. 272-273), "evitiamo gli scogli di Itaca, regno di Laerte, e malediciamo la terra del crudele Ulisse". Ma anche in altre parti dell'Eneide, si sottolinea la doppiezza di Ulisse: ad un certo punto viene definito: "Fandi fictor", che usa una parlata ingannevole. Anche Seneca non sembrava digerirlo: nelle Troiane, Andromaca annuncia l’arrivo di Ulisse con queste parole: "Adest Ulixes, et quidem dubio gradu /vultuque: nectit pectore astus callido" (vv. 521-522), "Ecco qua Ulisse e certamente con un incedere e un’espressione equivoca: intreccia nel petto astuzie scaltre". Anche Ovidio: nella I delle Heroides, Penelope scrive al marito che anni dopo la vittoria non è ancora tornato, e per giunta non ha mandato notizie a casa: "victor abes nec scire mihi, quae causa morandi, aut in quo lateas, ferreus, orbe licet (vv. 57-58), "vittorioso rimani lontano e io non posso sapere qual è la causa del tuo ritardo o in quale contrada ti nascondi, crudele". Poi Dante aveva i suoi motivi sicuramente. DEvo ammettere, sommessamente, che anche io non ho mai nutrito una particolare simpatia per Ulisse. Anche io l'avrei messo all'Inferno, quindi capisco Dante...😃A proposito, Franz Kafka scrisse un bellissimo racconto: "Il silenzio delle sirene". Se non lo conosci, mi permetto di suggerirne la lettura, è molto breve.
Non è solo per Dante, era proprio la mentalità del Medioevo: non c'era differenza tra mitologia e storia. I testi classici venivano letti come se fossero contemporanei e portassero la parola di Dio ante litteram
@@francescazecchini3710 io credo di essere l'unico italiano che ha cominciato ad apprezzare Benigni quando si è messo a fare le cose serie e ha smesso di fare l'imbecille. A parte alcuni film carini, tipo Johnny Stecchino, Il piccolo diavolo, ecc. per il resto, l'ho sempre detestato, sempre volgarotto, sgraziato, compreso in quel film quando fingeva di bestemmiare. Per tacere della roba "cringe" di prendere in braccio la Carrà a metà anni '80 e continuare a fare battute sulla f....della stessa Carrà, roba che neanche Pio e Amedeo o la Littizzetto....Mi regalarono "Il figlio della Pantera rosa", con Benigni protagonista, sapendo che adoro Peter Sellers: quanto mai......come paragonare la famosa m...con la cioccolata.....Comunque per me è sempre stato abbastanza opportunista, quando andava di moda stare a sinistra, lui faceva il comunista, quando ha capito che il vento cambiava e che aveva oltrepassato "il mezzo del cammin di nostra vita", è diventato baciapile. D'altronde, come diceva Pitigrilli, si nasce incendiari e si muore pompieri (lui stesso, da mangiapreti, divenne cattolico).
è il canto di Francesca e Paolo: Paolo non viene nemmeno nominato. è Francesca la protagonista del canto; Dante la eleva a donna che porta l'amore terreno cioè il sessuale, in contrapposizione a Beatrice che dispensa amore spirituale. due archetipi fondamentali nella Divina Commedia. Molto più banalmente i commentatori contemporanei di Dante definiscono Francesca una meretrice. qui si nota la differenza
Una domanda: hai mai parlato del ciclo arturiano? Se no potrei, in tutta umiltà, chiederti di realizzare uno o più video in merito? Grazie per l'attenzione.
La tua analisi filologica è incontrovertibile, addirittura la vicenda di Paolo e Francesca è falsa anche storicamente poiché ci sono notizie di Paolo vivo dopo la morte di Giangiotto. Però vorrei obiettarti che lo puoi leggere benissimo anche come un romanzo rosa. E’ la grandezza di Dante, in ultima analisi. Non credi ?
@@YasminaPaniavoja ! 😊 Comunque secondo me il canto più bello e più famoso è il 26 , quello di Ulisse. E pure quello mi ha sempre fatto incazzare: metti all'inferno un genio del pensiero razionale? Uno che invece della forza bruta ci mette l'ingegno? Uno che come un vero uomo del Rinascimento non si accontenta delle verità di fede ma va a cercare la verità a rischio della vita? Bigotto da sagrestia sei caro Dante.
@@fabioderoseil pensiero razionale che desidera il controllo è destinato a fallire. L'unico pensiero che sopravvive alla morte è quello creativo, il che non significa che non sia razionale, specialmente per Dante che condivideva ancora le posizioni oraziane sull'arte come imitazione della natura. Essere accecati dal controllo per gli oggetti spinge ad essere ignoranti sui propri limiti, e fondare un desiderio infinito su un Io finito è superbia, e questo Dante lo sa bene. I desideri così come la conoscenza vanno "raddrizzati" alla luce di un Sé senza limiti, altrimenti mancano il segno e si riducono a follie egocentrate. Su questi argomenti è bene conoscere un po' di tomistica, base importante per il pensiero fideistico e religioso di Dante. Ricercare l'Infinito è tutt'altro che accontentarsi, la fede di Dante è tutt'altra da quella dei florilegi di citazioni bambinesche per il catechismo d'altri tempi (spero non si usino più)! Non tutto il pensiero fideistico è bigotto, e accusare Dante di bigottismo quando manda papi a culo all'aria sottoterra all'Inferno è follia. La sua fede profondamente poetica non si ferma davanti a niente e nessuno quando c'è da essere taglienti nella Commedia.
Riguardo a impagnatiello si stanno attaccando al cognome meridionale, il pregiudizio uomo bianco etero non bastava...un bel ritorno agli anni 60...lo faresti qui sul tubo un video dedicato all'argomento del uomo bianco killer che hai fatto su insta?... putroppo non tutti quelli che ti seguono qui ti seguono su isnta e vice versa...
✨🏹🔥 grazie; i tuoi video, soprattutto quelli letterari, sono uno dei miei piaceri per l'anima
Grazie!
Sublime Dante e sublime la tua lezione . Rimango ammaliato dalla tua grandissima passione per la nostra letteratura che ci trasmetti !
Che scoperta,sono preso dalle sue spiegazioni,😮a bocca aperta
Bellissimo video. Complimenti! 👏👏👏
Brava. Sentimento portale all’ immanenza. E L immanenza (mentre si crea, come la lingua che si fa) è la ragione. Il sentimento serve alla congiunzione di tutte le cose che saranno poi sintesi per L immanenza.
Una Yasmina Pani più vestita del solito, per parlare proprio del canto dei Lussuriosi. GENIA.
GENIAH.
Lo so, si direbbe "genio".
Senza la solita scollatura nonostante sia giugno. Sacrificata immolata per omaggio alla Poesia. Grandissima Yasmina.
Ahahahh in effetti non l'ho fatto apposta ma ci sta
@@YasminaPani per discolparti e fare la modesta rispondi, ma non hai ancora risposto al mio commento sul terzo italiano consecutivo campione del mondo di poetry slam, sotto il video su Giovanni Verga.
Donna Yasmina, persona schietta ❤❤❤❤❤❤❤❤😊😊😊😊😊
"Ovviamente io sono qui per rompere i coglioni" ahahahahahah! Grande Yasmina 😂
😅
grazie per la ottima disquisizione su Dante..grazie mille
Bellissima e acuta interpretazione filologica che mi era completamente sfuggita ai tempi. Grazie.
Non è mia, io l'ho solo studiata purtroppo 😁
@@YasminaPani e te pare gnente? La mia prof manco quello allora. Oppure non ero io in grado di capirla.
Queste analisi poetiche, brillanti e ironiche allo stesso tempo, sono un dono prezioso che ci fai. Grazie Yasmina
Una scena da gustarsi con gli occhi (oltre che ovviamente con le orecchie): parlare di Dante con collezione di King alle spalle. Fantastico video.
Grazie :)
gli occhi si illuminano di riflesso dello splendore della prof.
Mi piace il modo conciso con cui esponi i vari argomenti. Grazie per questa delucidazione sul cantoV.
Grazie 🙂
Grande Yasmina!
Sia per i contenuti che per l'edizione del testo che consigli (Bosco Reggio) mi ricordi la mia professoressa del liceo... correva l'anno 1989 quando iniziai la prima liceo dopo il ginnasio...
Ammiro il tuo approccio filologico che sopravvive al tempo e alle mode.
Anche il prof. Canfora sostiene che dalla filologia (classica) si possa imparare molto, soprattutto a sviluppare il pensiero critico.
Grazie per la bellissima lezione.
PS: ho letto alcuni divertenti commenti. Quello che mi è piaciuto di più riguarda il tuo abbigliamento "castigato" in contrapposizione all'argomento (girone dei lussuriosi).
Ovviamente non sono d'accordo.
Il tuo abbigliamento neoclassico è adeguato.
Bellissima spiegazione 👏👏👏
Chiara lezione. Grazie.
Grazie mille
Ho comprato la Divina Commedia di Bosco-Reggio :D Grazie per questo video, bellissima analisi.
Comprendere l'arte necessita studio e solo la passione può alleviare tale fatica..
Grazie per questo video.
12:30 mi piace questo Cappellano: credo di potere affermare, quindi, senza tema di smentita, che la mia personale collezione di due di picche accumulata durante la mia vita, è frutto della mancata conoscenza dalla controparte, dei dettami di questo bravissimo e, mi sembra, sottovalutato poeta😀.....Grazie Yasmina per quest'altra bella lezione, ricordavo solo vagamente il canto, molto interessante, ciao.
Grazie 😁
Bravissima! Coincidenza, io che parlo quasi solo di Dante sul mio canale, nel parlare del canto V dell’Inferno anch’io ho tirato un paio di sani ceffoni a “Va’ dove ti porta il cuore” della Tamaro (anche se stavo parlando del canto XVIII del Purgatorio).
Una presentazione molto chiara, ma anche ben definita. Ti seguo spesso, ...
Grazie mille
Stupenda
È la storia di Lancillotto e Ginevra
Ottima lettura! Verissimo, infatti Dante già dalla Vita Nuova cercava il superamento della visione amorosa di Cavalcanti, d'altra parte, quest'ultimo credendo nella mortalità dell'anima dava una spiegazione ed una finalità solo terrena al sentimento amoroso in sé. Per Dante, invece, lo scopo era vedere e contemplare Dio attraverso l'angelo Beatrice. Mentre è stata proprio la passione terrena dei due amanti che, legandoli indissolubilmente alla colpa, li ha portati alla morte.
Grazie
Duco solo che ci voleva un video del genere di lunedì.
Devo dire che nella Divina Commedia, anche solo il primo livello di lettura è affascinante e talvolta ti tiene incollato al testo manco un thriller.
Verissimo
Perchè in Dante come in ogni immenso poeta è il significante che conta più del significato.
Dante resterebbe immenso anche se poetasse sull' imbottinatura dei cavoli. È come lo direbbe che fa la differenza.
L'unico ricordo bello che ho dei miei studi classici su Dante è di un professore che si divertiva a spiegare la Divina Commedia in dialetto (sono siciliano) facendoci dubitare fortemente sulle nostre capacità di comprendere il senso dell'opera adoperando l'idioma "nazionale"...Spassosissimo.
Interessante!
È un rompicapo. Dal canto V della divina commedia, vai a destra e sinistra, facendo interagire più di qualche poeta stilnovista per descrivere un mondo più razionale della poesia di quel periodo. Speriamo 🤞 ché quel rompicapo, ci faccia capire meglio Dante, a volte letto di fretta, innamoramenti, senza soffermarci in una analisi più incentrata e razionale, per capire le tante sfumature che il cantico V pone. Ben venga il rompicapo, se possiamo allargare i nostri orizzonti. 😊
Già dei tempi del liceo mi ricordo di aver pensato che quelle di Cappellano fossero cappellate… sono passati quasi 15 anni e la mia visione non è cambiata così tanto ahaha
😂
Video interessante e avrei una domanda riguardo le virgole di cui hai parlato a fine video. Le mie professoresse al liceo ci dissero che nella Divina Commedia, così come in molte altre opere medievali in realtà, originariamente non c'erano virgole o altri segni di punteggiatura ma questi sono stati inseriti solo dopo dagli studiosi. È una cosa vera o è una baggianata ?
Sì, è vero! Infatti uno dei compiti del filologo è proprio questo.
@@YasminaPani sarebbe iper interessante come tema per un video, almeno a me incuriosirebbe molto. Anche se la rubrica migliore rimane le recensioni stronze (ma giuste)
Io ho sempre inteso il talento del Canto in senso evangelico. Cioè come cosa in sé nè buona, e certo neanche malvagia. Ma esattamente alla lettera una moneta. E il bene consiste nel metterla a frutto, quindi secondo ragione; e il male nello sprecarla, "la ragion sottomettono al talento". Per dire che Dante da lungi non era puritano (ma neanche libertino ovviamente). Infatti nel corrispondente cerchio del Purgatorio, de i lussuriosi tra le fiamme, Virgilio fa un ammonimento sul senso del quale i commentatori concordano. Ovvero di non avvicinarsi incautamente alla fiamma, dunque venirne bruciati, ma tantomeno non sfuggirla, a pena di precipitare in un abisso. Similmente, e non accidentalmente, a come Gianciotto il marito omicida di Francesca e fratello di Paolo è destinato alla Caina. Ed esattamente in parallelo per la poesia. Casella, e chi è affascinato al suo ascolto, è rimproverato per la sua indulgenza. Eppure la poesia, oltre a tutte le dichiarazioni di poetica e rivendicazioni di onore e merito, è esattamente la missione di Dante al mondo, per la quale gli furono mostrati i tre Regni.
In Aristotele, che è il filosofo di riferimento per Dante, è esplicita l'idea che il bene e il male riguardo a ciò che è naturale (sesso, cibo, averi... ma anche facoltà e capacità mentali, fisiche, di sensibilità... per esempio il talento letterario), non giacciono in esso stesso, ma nel buon uso o viceversa abuso che ne avvenga nella vita. E questa idea è la base dello Stoicismo, ed è al suo culmine, per Dante, formulata appunto nelle parole stesse di Gesù sui talenti.
P.S. nel Purgatorio le lussurie omosessuale ed eterosessuale sono considerate esattamente alla pari. Il che all'indietro mi ha fatto fortemente dubitare circa i "violenti contro natura" dell'Inferno (scusa Yasmina per le virgolette ma non saprei come scriverlo). I quali peccatori sono comunemente detti 'Sodomiti', ma Dante non può essere così incoerente, la Commedia è un edificio integrale dal punto di vista filosofico e teologico. Dunque o si sarà riferito a pedofili, che non è certo la stessa cosa che omosessuali; oppure (idea mia) la loro violenza contro la natura fu ... il razionalismo, Brunetto Latini in primis. E Dante che certo diremmo erudito, non mi pare proprio questo grande fan (eufemismo) della conoscenza puramente formale, o nozionistica, e della fiducia nell'intelletto raziocinante (molto diverso dalla ragione).
Analisi lucida,come sempre. Solo una piccola precisazione: il romanzo "galeotto" è quello di Lancillotto e Ginevra (ma cambia poco ;-)
Sì ho avuto un lapsus!
Sì, anch'io ricordavo Lancillotto e Ginevra, piccola svista o ci hai voluto mettere alla prova? 😁 temevi fossimo distratti!
Cosa ne pensi del commento di Sermonti? Tra i molti è quello che personalmente più apprezzo.
Essendo Durante anche un conoscitore della mistica sufi amorosa, non è difficile vedere nella coppia " adultera" una connotazione tantrica, perché la beatitudine sessuale oltrepassa anche la morte, essendo i due uniti per l' eternità eternità ( questi che da me non fia diviso....)
una lancia spezzo per il tanto vituperato Benigni.
egli leggi per il popolo, e spiega per la gente comune, umile, come me ed altri. in superficie vi è, comunque, qualcosa di bellissimo.
gli studiosi, come la nostra prof, scavano, penetrano e trovano meraviglie.
la grandezza (che sicuramente non son degno di sottolineare) di Dante , sta negli strati del suo sottotesto, nelle citazioni, nell'uso delle parole, nel metro, nell'armonia matematica, nella metafora, nell'allegoria eccetera eccetera.
grazie professoressa Yasmina.
sarebbe davvero bella qualche lezione su un canto, una poesia, o magari qualche monografia su Pasolini, Leopardi eccetera eccetera
Purtroppo Benigni non spiega un bel niente, banalizza e basta. Dal mio punto di vista questo è un danno, poi ovviamente ognuno la vede a modo proprio.
@@YasminaPani non profonda nel senso anagogico, ma si limita a quello letterale.
Sicuramente sbaglio io, non avendo le competenze.
@@YasminaPani finalmente qualcuno che critica Benigni ! ( ma Paolo e francesca non leggevano di Lancillotto e Ginevra? )
Ciao Yasmina. Non ho potuto fare a meno di pensare che la mia prof in primo liceo fosse una filologa. Lei in tutte le ore che abbiamo dedicato alla lettura della Divina Commedia e che io ricordo molto poco non ha detto quello che tu hai spiegato in poco più di un quarto d'ora. Ho apprezzato molto;)
Allora semmai non era una filologa!
@@YasminaPani Era laureata in filologia romanza e ne andava molto fiera;)
Bel video, complimenti! L’edizione con il commento della Chiavacci Leonardi invece come ti sembra (se hai avuto modo di approfondirlo)?
A me non piace proprio. Non ci sono note filologiche o comunque sono pochissime, riporta poche interpretazioni dei critici, insomma più che altro fa la parafrasi e spiega alcuni rimandi intertestuali.
@@YasminaPani È l'edizione su cui mi hanno fatto studiare Dante al liceo e che poi ho usato all'università per l'esame di critica dantesca, quindi ho finito per esserci inevitabilmente un po' legato, ma in effetti è piuttosto scarna sul piano filologico ed ecdotico.
La Chiavacci Leonardi ha scritto due commenti sulla Commedia, "rivolti sia ad un pubblico specialistico (I Meridiani Mondadori, 1991-97) che scolastico (Zanichelli, 1999-2001)". Voi vi state riferendo all'edizione Zanichelli o Mondadori? Perché io sto leggendo quest'ultima e mi sembra piuttosto ricca anche dal punto di vista filologico
@@hmm4214 Onestamente non sapevo nemmeno che ci fossero in circolazione due diversi commenti della Chiavacci Leonardi 😅Comunque non so Yasmina, ma io mi riferivo all'edizione scolastica della Zanichelli, che a questo punto immagino sia una versione "ristretta" del commento dei Meridiani.
Yasmina, non fai corsi di gruppo su temi di questo tipo? Penso che interesserebbero tanta gente, e non soltanto italiani.
È una bella idea
@@YasminaPani Sono convinto che potresti formare facilmente dei buoni gruppi. Il più difficile è la diffusione, ma tu già hai una buona piattaforma.
"Come facciamo a sapere che il Canto V parla anche di altro? Beh innanzi tutto si parla di grande letteratura, non del ronanzetto della minchia" cit. 😂😂😂
Sempre molto molto chiara ❤
♥️
Una domanda che mi pongo spesso: il grado di parentela tra i protagonisti di questo canto potrebbe avere ispirato a Shakespeare la scrittura della scena del matrimonio tra Claudio e Gertrude nel suo "Amleto"?
@Antonio Senese Se posso, personalmente lo escluderei. Le ipotesi sulle origini dell'Amleto sono varie ma sono circoscritte ad alcuni miti nordici e, per quanto riguarda il rapporto di cui parli, si fa riferimento al testo di Saxus Grammaticus che a sua volta aveva probabilmente attinto da opere precedenti, una andata perduta, legate alla famosa Edda che fa parte dei miti norreni. Per farla breve, nella storia di questo Saxus, il re di Danimarca concesse il governatorato dello Yutland un tizio che aveva due figli. Uno sposó tale Gerutha, figlia del re di Danimarca ed ebbe un figlio, Amleth. L'altro figlio, geloso, uccise il fratello e indusse Geruth a sposarlo. Amleth temendo di fare la fine del padre, si finse pazzo e lo zio cercó di inventare dei tranelli per scoprirlo. Poi la storia prosegue: la grossa differenza è che Amleth non muore ma diventa re. In tutte le leggende dove si parla di una storia simile, c'è sempre uno che si finge pazzo. C'è una parola danese, simile ad Amleth, adesso non ricordo piu esattamente, che significa "Sciocco". Ai tempi era tutt'altro che raro il matrimonio tra consanguinei. Non solo, esisteva una legge ebraica, il " Levirato", per cui il cognato non solo poteva ma aveva anche il dovere di sposare la vedova del fratello se questa non poteva sostentarsi e non aveva figli. Ci sono stati anche due re inglesi che la applicarono. Non so se Shakespeare ne fosse a conoscenza però, questa è una cosa che mi sono chiesto. Infatti, nel bellissimo soliloquio di Amleto, nella scena seconda del I atto, dove si scaglia contro la madre (dove pronuncia la famosa frase: " frailty, thy name is woman!: "), lui sembra prendersela più per il breve tempo intercorso, che per il fatto che abbia sposato lo zio. A parte il fatto che dice che il padre era innamoratissimo. Però lui dice anche: "Ah fretta ignobile, correre con tanta impazienza a lenzuola incestuose". Mi rimane insomma qui il dubbio se il Bardo ne abbia tenuto conto o no, perché è vero che Getrude aveva un figlio, ma Amleto non sarebbe stato in grado di sostentarla, per cui, forse ci sarebbero stati tutti gli estremi perché si applicasse il levirato. E nel 1600, era ancora conosciuto, solo successivamente divenne sempre più raro fino a non essere più preso in considerazione.
È probabile che Shakespeare ne sia venuto a conoscenza attraverso le Historique Tragiques di tale Belleforest. Attraverso questa via potrebbe essere venuto a conoscenza anche di una vecchia versione di una storia che aveva tutte le caratteristiche di Romeo e Giulietta, da parte di un italiano del 1200 o 1300 non ricordo. In questo caso l'italiano avrebbe forse preso il nome dei Capuleti proprio da Dante. In linea generale, comunque, da che ricordo, il Bardo ha attinto per le sus opere, quando non erano originali sue, dai miti e da testi di autori vari. Nel 1600 non esisteva il concetto di plagio come oggi e anzi nelle Grammar School inglesi, veniva premiato chi imitava meglio lo stile dei grandi del passato. Potrei benissimo sbagliarmi ma non ricordo testi di Shakespeare che si rifacciano a episodi di Dante.
Ringrazio Luca per il commento perché io proprio non avrei saputo cosa rispondere!
@@lucat5479 grazie di vero cuore : D
È un canto così ricco di interpretazioni che credo i critici non riusciranno mai a trovare un accordo tra loro. Questa, ad esempio, la teoria di Giorgio Inglese: "Che l'amore non risparmi di amare a nessuno che sia amato è una regola fortemente dissonante con la situazione tipica della lirica siciliana, toscano-municipale e stilnovistica, situazione in cui il contraccambio è penosamente incerto per la duplice fisionomia, 'fiera' o 'benigna', della donna. [...] La citazione dal Cappellano è sviante, nella misura in cui porta a riannodare la dottrina di Francesca a una presunta 'regola' teorizzata in ambito cortese. La citazione è infatti estratta da un dibattito fra amante plebeo e amata nobile; e la 'regola' è formulata dalla donna (che nega il contraccambio amoroso) al solo scopo di essere respinta come assurda. La pseudo-regola appartiene insomma soltanto alla retorica della seduzione, mentre nella parte realmente trattatistica Andrea distingue fra amor singularis, non ricambiato, e amor utriusque perfectus. Non più aderenti al caso di Francesca sono le regulae tratta dalla serie che chiude il II libro del De amore, che da Contini in poi hanno cittadinanza in nota al v.103: "Amor nil posset amori denegari" (XXVI), da riferirsi a un rapporto amoroso in atto e non alla genesi del rapporto stesso, e "Amare nemo poteste nisi qui amoris suasione compellitur" (IX), amare è condizione necessaria per essere amato, ma non è certo condizione sufficiente. Ben più pregnante è il confronto fra il detto di Francesca e una pagina del predicatore Giordano da Pisa (4 ottobre 1304): "non è nullo che, sentendosi che sia amato da alcuno...ch'egli non sia tratto ad amar lui incontanente". Bisogna pensare che Giordano da Pisa e Dante riflettano un comune modello, che andrà cercato nella confluenza tra tradizione ciceroniana de amicitia (XIV 48) e discorsi mistico sull'amore fra uomo e Dio. In effetti l'amore divino, insieme fonte reale e archetipo ideale di ogni amore virtuoso, è un amore che vuole e causa il proprio contraccambio, da parte della creatura, se non altro perché Dio è la causa prima di ogni realizzazione del bene [...] Dio ama, e comanda all'amato di ricamare. Nel mistero della libertà e della grazia, questo comando è ineluttabile quando lo si accetta; non lo è, se lo si respinge (da Lucifero ad Adamo all'ultimo peccatore). Si direbbe perciò che Francesca interpreti teologicamente l'amore sensuale, come un dio che comanda di amare. Ma anche in questa scandalosa traslitterazione, in questo blasfemo (v.36 "bestemmian quivi la virtù divina") rovesciamento di parti fra bene e male, il comando del dio è ineluttabile sono in tanto in quanto gli si obbedisca, come Francesca ha ubbidito"
Beh l'interpretazione generale del Canto però è la stessa, cioè sulla parziale palinodia dello Stil Novo non è che ci siano dubbi
@@YasminaPani Indubbiamente, d'altronde i riferimenti a Guinizelli sono evidenti. Tuttavia, se davvero il v.103 non si riferisse ad Andrea Cappellano, l'interpretazione generale del canto andrebbe notevolmente modificata rispetto a quella tradizionale. Da parte mia preferisco essere tra gli ignavi che non prendono posizione: le discussioni tra i dantisti sono tra le più accese in assoluto in ambito accademico! :D
Ciao Yasmina, complimenti per la spiegazione! Credo sia uno dei video più interessanti e piacevoli mai visti :') Restando in tema, volevo chiederti di aiutarmi a cercare il canto in cui, secondo una mia professoressa, Dante si paragona a Cavalcanti e, con un pizzico di superbia, afferma di averlo ormai superato, utilizzando la metafora del nido. Sono consapevole di aver fatto una richiesta un po'' oscura, rispecchia i miei ricordi sbiaditi dal tempo.
È il canto XI del Purgatorio!
Si, era quello dei superbi che portavano dei gran massi sulle spalle. Qui Dante mette a paragone se stesso con altri grandi poeti che lo hanno preceduto.
Anche per me il vecchio Bosco-Reggio è il top! Viene ancora ristampato per le scuole?
E' come se avessi rivelato a un bambino che Babbo Natale non esiste. Crudelia...
Ma non leggevano le gesta dell'Ancillotto?
Lancillotto, sì
Puro godimento.
Bisognerebbe ascoltare Maria Soresina parlarne, per innamorarsene davvero
Tristano e Isotta? Non erano Lancillotto e Ginevra?
Sì, ho sbagliato
"...gli uccelli nella tradizione tro(m)badorica...."
Ok
La smetto
Scusate
😂😂😂
Io ho l'edizione Mondadori in quattro volumi (il quarto è un rimario) curato da Anna Maria Chiavacci Leonardi e anche la versione - che è chiaramente meno tecnica, ma piú agile ed esplicativa/esemplicativa - di Vittorio Sermonti; le ho lette entrambe.
So che è 𝑖𝑛 𝑓𝑖𝑒𝑟𝑖 un'edizione mostruosa in varî volumi a cura di - se non erro - Enrico Malato.
Mi piace Malato, sarò molto interessata all'edizione
Molto divertenti le disamine di tanti commenti della Chiavacci fatte da Maria Soresina!
Cosa ne pensi delle letture dantesche di Michele Boldrin?
Tendo a non amare niente che graviti attorno a quella persona, soprattutto perché ha la tendenza a esprimersi su cose di cui non sa niente; ma non ho mai sentito queste letture
@@YasminaPani ah ah è vero, è un tuttologo. Io lo seguivo anni fa saltuariamente quando parlava di economia, soprattutto quando se la prendeva con Borghi della Lega (anche se ci voleva poco) ma negli ultimi anni mette becco su tutto. Tra l'altro rimprovera la gente perché non porta dati poi quando fa le live con il Dufer o da solo su argomenti vari, fa per lo piu anedottica, tranne qualche raro caso. Una volta ha accusato Beniamino Placido di avere accusato di razzismo il premio Nobel Fogel, che aveva scritto un libro controverso volto a dimostrare che la schiavitu economicamente era efficiente. Placido è stato un intellettuale italiano che si è occupato per anni di televisione, ormai morto, non mi risulta da nessuna parte affermazioni del genere, gli chiesi di spiegarsi meglio e di provarlo ma non mi ha mai risposto.
Domanduccia: Dante usa "gentil" col significato moderno o è ancora il "gentilis" latino, sottintendendo che le qualità dell'animo appartengono alle persone di buona stirpe, come si usava nel XIII secolo?
Significa "nobile", ma nell'accezione data da Guinizzelli, cioè nobile d'animo e non di schiatta
@@YasminaPani Grazie per il chiarimento, mi incuriosiva perché quel pensiero è ancora presente sotto forma di gossip.
Guarda Dante chiarisce questo argomento molto bene nel Convivio: la nobiltà di stirpe esiste ma è solo un aiuto in più nel conseguire la virtù ed è una responsabilità verso gli altri, la gentilezza è nobiltà d'animo, cioè forte capacità di "sentire", in senso aristotelico.
@@lorenzodesantis7548 grazie, qui ci vorrebbe un Barbero per capire se Dante descrive un sentire storicamente radicato nella società o solo un ideale a cui tendere ma poco praticato nella realtà.
Lo dici di sfuggita all'inizio del video, ma potresti approfondire 'sta cosa che per Dante Storia e Mitologia sono equivalenti? A me ha sempre fatto uscire di matto, Ulisse all' Inferno come se fosse realmente esistito, un povero personaggio letterario in balia delle bizze dell'autore 😅
@francesca zecchini però in realtà, anche ai latini stessi Ulisse non sembra stesse simpaticissimo. Nell'Eneide, Laocoonte si rivolge, ironicamente, ai troiani, facendo la famosa domanda: "Sic notus Ulixes?". Che non era esattamente un complimento. Poi arriva il falso Sinon dalla Grecia, per convincere i credulini troiani, denuncia la trama criminale architettata contro l’innocente Palamede morto invidia pellacis Ulixi (II, 90), per l’invidia del perfido Ulisse che definisce scelerum inventor (II, 164) ideatore di crimini. Poi, anche Enea, non scherza: quando incontra Didone, le racconta della fuga dei troiani: "Effugimus scopulos Itacae, Laërtia regna et terram altricem saevi exsecramur Ulixi (vv. 272-273), "evitiamo gli scogli di Itaca, regno di Laerte, e malediciamo la terra del crudele Ulisse". Ma anche in altre parti dell'Eneide, si sottolinea la doppiezza di Ulisse: ad un certo punto viene definito: "Fandi fictor", che usa una parlata ingannevole. Anche Seneca non sembrava digerirlo: nelle Troiane, Andromaca annuncia l’arrivo di Ulisse con queste parole: "Adest Ulixes, et quidem dubio gradu /vultuque: nectit pectore astus callido" (vv. 521-522), "Ecco qua Ulisse e certamente con un incedere e un’espressione equivoca: intreccia nel petto astuzie scaltre". Anche Ovidio: nella I delle Heroides, Penelope scrive al marito che anni dopo la vittoria non è ancora tornato, e per giunta non ha mandato notizie a casa: "victor abes nec scire mihi, quae causa morandi, aut in quo lateas, ferreus, orbe licet (vv. 57-58), "vittorioso rimani lontano e io non posso sapere qual è la causa del tuo ritardo o in quale contrada ti nascondi, crudele". Poi Dante aveva i suoi motivi sicuramente. DEvo ammettere, sommessamente, che anche io non ho mai nutrito una particolare simpatia per Ulisse. Anche io l'avrei messo all'Inferno, quindi capisco Dante...😃A proposito, Franz Kafka scrisse un bellissimo racconto: "Il silenzio delle sirene". Se non lo conosci, mi permetto di suggerirne la lettura, è molto breve.
Non è solo per Dante, era proprio la mentalità del Medioevo: non c'era differenza tra mitologia e storia. I testi classici venivano letti come se fossero contemporanei e portassero la parola di Dio ante litteram
Grazie del video e di avermi spiegato che gli spettacoli di Benigni sono una mezza cagata... ho capito male?
Quello era la base ahah
Quello di benigni è uno spettacolo teatrale, non è divulgazione 😅
@@francescazecchini3710 io credo di essere l'unico italiano che ha cominciato ad apprezzare Benigni quando si è messo a fare le cose serie e ha smesso di fare l'imbecille. A parte alcuni film carini, tipo Johnny Stecchino, Il piccolo diavolo, ecc. per il resto, l'ho sempre detestato, sempre volgarotto, sgraziato, compreso in quel film quando fingeva di bestemmiare. Per tacere della roba "cringe" di prendere in braccio la Carrà a metà anni '80 e continuare a fare battute sulla f....della stessa Carrà, roba che neanche Pio e Amedeo o la Littizzetto....Mi regalarono "Il figlio della Pantera rosa", con Benigni protagonista, sapendo che adoro Peter Sellers: quanto mai......come paragonare la famosa m...con la cioccolata.....Comunque per me è sempre stato abbastanza opportunista, quando andava di moda stare a sinistra, lui faceva il comunista, quando ha capito che il vento cambiava e che aveva oltrepassato "il mezzo del cammin di nostra vita", è diventato baciapile. D'altronde, come diceva Pitigrilli, si nasce incendiari e si muore pompieri (lui stesso, da mangiapreti, divenne cattolico).
Non era Lancillotto e Ginevra?🤔
Sì, ho sbagliato
è il canto di Francesca e Paolo: Paolo non viene nemmeno nominato. è Francesca la protagonista del canto; Dante la eleva a donna che porta l'amore terreno cioè il sessuale, in contrapposizione a Beatrice che dispensa amore spirituale. due archetipi fondamentali nella Divina Commedia. Molto più banalmente i commentatori contemporanei di Dante definiscono Francesca una meretrice. qui si nota la differenza
Magistrale, grazie. (fosse vero ch'amor a nullo amato amar perdoni)
Onestamente ti ascolterei spiegare la Divina Commedia per ore
Grazie :)
Un mio prof. asseriva che questo canto è fin troppo discusso - a discapito di tanti altri.
Una domanda: hai mai parlato del ciclo arturiano? Se no potrei, in tutta umiltà, chiederti di realizzare uno o più video in merito?
Grazie per l'attenzione.
Mah in realtà i filologi hanno discusso equamente di tutto, questo è solo il più famoso a livello popolare
@@YasminaPani grazie.
La solita lettura essoterica insegnata ai gonzi e puntualmente tramandata dalla nostra isolana.
?
La tua analisi filologica è incontrovertibile, addirittura la vicenda di Paolo e Francesca è falsa anche storicamente poiché ci sono notizie di Paolo vivo dopo la morte di Giangiotto. Però vorrei obiettarti che lo puoi leggere benissimo anche come un romanzo rosa. E’ la grandezza di Dante, in ultima analisi. Non credi ?
Beh volendo sì, ma perché farlo? 🤣
parli troppo veloce
È quello che mi ha più fatto odiare Dante a scuola. Perché li ha mandati all'inferno se sono delle vittime morte ammazzate? Un bigotto insopportabile.
Spero che tu non sia serio 🤣
@@YasminaPaniavoja ! 😊 Comunque secondo me il canto più bello e più famoso è il 26 , quello di Ulisse. E pure quello mi ha sempre fatto incazzare: metti all'inferno un genio del pensiero razionale? Uno che invece della forza bruta ci mette l'ingegno? Uno che come un vero uomo del Rinascimento non si accontenta delle verità di fede ma va a cercare la verità a rischio della vita? Bigotto da sagrestia sei caro Dante.
@@fabioderoseil pensiero razionale che desidera il controllo è destinato a fallire. L'unico pensiero che sopravvive alla morte è quello creativo, il che non significa che non sia razionale, specialmente per Dante che condivideva ancora le posizioni oraziane sull'arte come imitazione della natura.
Essere accecati dal controllo per gli oggetti spinge ad essere ignoranti sui propri limiti, e fondare un desiderio infinito su un Io finito è superbia, e questo Dante lo sa bene. I desideri così come la conoscenza vanno "raddrizzati" alla luce di un Sé senza limiti, altrimenti mancano il segno e si riducono a follie egocentrate. Su questi argomenti è bene conoscere un po' di tomistica, base importante per il pensiero fideistico e religioso di Dante. Ricercare l'Infinito è tutt'altro che accontentarsi, la fede di Dante è tutt'altra da quella dei florilegi di citazioni bambinesche per il catechismo d'altri tempi (spero non si usino più)!
Non tutto il pensiero fideistico è bigotto, e accusare Dante di bigottismo quando manda papi a culo all'aria sottoterra all'Inferno è follia.
La sua fede profondamente poetica non si ferma davanti a niente e nessuno quando c'è da essere taglienti nella Commedia.
@@lorenzodesantis7548 D'accordo ma allora qual' è la sua morale? Cos'è che è bene cos'è che è male?
Che pezzo di sorca❤
Citazione dantesca? 😂
Riguardo a impagnatiello si stanno attaccando al cognome meridionale, il pregiudizio uomo bianco etero non bastava...un bel ritorno agli anni 60...lo faresti qui sul tubo un video dedicato all'argomento del uomo bianco killer che hai fatto su insta?... putroppo non tutti quelli che ti seguono qui ti seguono su isnta e vice versa...
Non credo di voler fare anche un video