Ciao, ho visto il tuo video subito dopo quello di Broken Stories, e ho anche letto diversi commenti qui sotto e le tue risposte. Non parlerò di Urania perché dici che sta andando bene (e la cosa mi fa davvero tantissimo piacere, visto che la leggo da poco). In generale, dici che non è compito tuo o di Mondadori promuovere la fantascienza italiana, ma allo stesso tempo il problema è che non vende. A questo punto mi sorgono alcune domane: 1) Se non è compito tuo o di mondadori promuovere i romanzi di fantascienza italiana pubblicati da Mondadori, di chi è? Chi dovrebbe farlo? Se lo scoglio duro della fantascienza ignora i nomi italiani, non è detto che lo faccia il pubblico mainstream che mi sembra di capire vuoi raggiungere. Solo che quel pubblico che legge romance, gialli, fantasy, ecc, magari neanche sa che esistono romanzi di fantascienza scritti da italiani. Per cui la domanda successiva: 2) Quali sono questi romanzi di cui parli, escludendo la collana Urania? Io non li vedo, né in libreria, né sui canali social di Mondadori (o comunque del gruppo mondadori). Hai citato Dario Tonani, io aggiungo anche Andrea Viscusi, o Leonardo Patrignani (che però non è un esordiente). E poi? Io sono un lettore molto vorace, molto appassionato e ed estremamente presente sui social, ma non vedo tutte queste pubblicazioni di fantascienza di cui parli. Non sto mettendo in dubbio che ci siano, non credo che dici cose a vanvera (anzi!), dico solo che forse i canali di promozione non mi hanno raggiunto. E se non hanno raggiunto me, che me li vado a cercare, come possono raggiungere nuovi lettori? Spero che il mio messaggio non suoni come una polemica, non lo è. Sono solo un lettore (e aspirante scrittore) molto appassionato di fantastico che vorrebbe e sta cercando di fare qualcosa!
Non dico che non è compito di Urania promuovere i suoi autori italiani che pubblica, lo facciamo, e bandiamo dei premi letterari per cercare talenti, facciamo antologie per dare visibilità, pubblico regolarmente italiani in appendice ad autori stranieri importanti, ecc. Quindi facciamo anche più di quanto sarebbe consentito, viste le vendite, e lo facciamo solo perché io ci tengo, sia chiaro, perché io insisto, perché se fosse per i vertici guardando i numeri direbbero: ma perché perdere tempo e copie vendute con gli italiani se gli stranieri vendono di più? Il problema quindi è un altro: capire perché anche chi scrive SF, in Italia, legge pochi italiani. Se tutti quelli che scrivono fantascienza leggessero i loro connazionali che pubblicano su Urania o con le altre case editrici, il movimento sarebbe più vasto, più in salute e ci sarebbe più spazio per tutti. Invece vige questa mentalità: io leggo solo stranieri, però voglio essere pubblicato perché io di sicuro merito di essere letto. E chi ragiona così non solo non sostiene gli altri italiani che riescono a pubblicare, ma li dileggia, li snobba, li odia perché invidia il fatto che loro ce l'hanno fatta. E' questa mentalità che non si riesce a scardinare, e Urania purtroppo può fare ben poco.
Come non ci sono? Solo Delos Digital pubblica l'ira di Dio in ebook e cartaceo. In più ci sono moltissime collane di piccole e medie case editrici, basta cercare. Certo se ti fermi solo a librerie e al blig Mondadori è ovvio che non le trovi.
@@alfonsodama8899 infatti mi riferisco alle big, Mondadori in particolare visto che Franco Forte chiaramente si riferisce a quella casa lì. Le piccole e le medie che pubblicano fantastico (fantascienza in particolare visto che stiamo parlando di questa) le conosco molto bene, e alcune di queste vendono anche ben oltre le 100 copie a romanzo. Quello che non capisco è dove sono gli autori di fantascienza italiani pubblicati dalle big (considerato che è di questo che si parla), escludendo Urania. Urania fa il suo lavoro, d'accordo, li pubblica, e se segui Urania e sai dove cercare (non banalissimo per un lettore medio), li trovi e ci sono. Ma tutto il resto? Delos, Lumien, Zona42, Moscabianca, e tanti altri piccoli editori fanno un gran lavoro e sono il primo a supportarli. Però qui dal video mi sembra si stia parlando di voler raggiungere il pubblico generalista. Ma il pubblico generalista come fa a leggere italiani se la grande editoria non ne prevede, o se la grande editoria non raggiunge suddetto pubblico attraverso una promozione ad hoc?
Da scrittore di fantascienza che ricade (ahimé) nel caso che descrive in questo video (non sono certo di aver superato le 100 copia vendute), mi rattristo nell'ammettere che non ho consigli e non vedo soluzioni. Dopo quasi due anni passati nei forum e gruppi social di lettura e fantascienza, rivedo in questo video i problemi che già avevo avvertito. Da una parte ci sono legioni di appassionati di fantascienza che si limitano a comprare la quinta edizione di un libro di Dick vecchio di 50 anni che hanno già letto 12 volte, ma che allo stesso tempo non leggerebbero mai nulla di nuovo. Alcuni di questi lo ammettono candidamente: "per la SciFi si ferma al 1970". Dall'altra parte vedo il pubblico generalista, che se sente la parola "fantascienza" ha in mente un prodotto che di base non vuole leggere. Su quest'ultimo punto: credevo che l'uscita di grandi successi televisivi come la serie Black Mirror potesse smuovere qualcosa, ma mi sbagliavo.
Perbacco, proprio uno il cui cognome è tutto un programma. 😄 Ma ho LA soluzione: pubblica sotto pseudonimo. Con un nome come Luc Blacksmith (o Luke, se vuoi rimanere sul classico e meno esotico) venderai a bomba. 😁
Franco, innanzitutto grazie per questo video. Tu sei uno dei pochi che ogni tanto ci coinvolge e parla di noi. Allora: c'è una cosa nel tuo discorso che, secondo me, andrebbe approfondita. Tu dici che l'unica eccezione per quanto riguarda i grandi numeri è costituita dal premio Urania. Ed è una cosa che fa riflettere parecchio. Come mai tanti lettori si "svegliano" e corrono a comprare l'italianissimo vincitore dell'Urania, quando per tutto il resto dell'anno magari hanno snobbato quello stesso autore o altri simili? Io stesso ho toccato con mano: il mio sci-fi più letto e recensito è il finalista al premio Urania (se si eccettua il primo che però ha più anni di pubblicazione alle spalle). Al di là di tutto, pare che da noi un premio importante faccia superare la diffidenza nei lettori che poi ritorna subito dopo. Mentre l'autore straniero se lo scoprono e piace poi continuano a leggerlo. Tutto ciò è alquanto strano, non trovi?
In realtà la risposta mi pare semplice: in Italia ci sono un sacco di scrittori di fantascienza. Ma proprio tanti. Aspirano tutti a vincere il premio Urania e uscire sulla tanto bistratta collana Mondadori, così quando esce il vincitore dell'anno lo prendono per leggerlo e capire come potersi inserire in scia. Gli altri italiani, invece... che li leggono a fare? E' questo il vero porblema: tutti quelli che scrivono leggono straniero, e poi si lamentano se nessuno legge loro, quando pubblicano.
Ecco. Sospettavo una cosa del genere ma volevo che tu me la confermassi. Infatti molti dopo aver vinto l'Urania sono tornati nel "limbo". Grazie per la risposta.
Ciao Franco, come sai io sono un 'nazionalista' della letteratura di genere. Amo visceralmente le collane da edicola Mondadori in particolare le uscite italiane. Come blogger mi sono avvicinato così anche alla collana Urania che magari, fino a poco tempo fa era meno nelle mie corde e, per quanto riguarda proprio gli autori italiani, mi si è aperto un mondo... fatto di tanta qualità! Ho diversi amici loro sì molto forti come lettori sul fronte SF e quando ho proposto loro gli autori italiani mi hanno detto candidamente : "Ah ma non li conoscevo!!!". Anche io ho la sensazione che non si possa prescindere dalla comunicazione e dalla promozione... in questo momento la visibilità è praticamente pari a zero. A chi spetta la promozione?... Sì oggi i booktoker e i social sono molto importanti ma per raggiungere 'grandi numeri' è sufficiente? Forse anche gli editori ci devono mettere del loro... Se poi vogliamo parlare dei contenuti, noto che sempre più spesso il lettore vuole un personaggio forte a cui affezionarsi, la serialità va per la maggiore, magari anche in ambito SF bisognerebbe provare a cavalcare l'onda con personaggi oltre che con storie (in quelle per me gli scrittori italiani sono già fortissimi). Tonani e Cavallero già lo fanno alla grande ma rimane il problema della visibilità al grande pubblico... Il pubblico italiano snobba il made in Italy?... sarebbe interessante fare un esperimento tipo la Legione Italiana di Segretissimo... provare a scrivere sotto pseudonimo e vedere come risponde il pubblico... quando il romanzo vale e si decide di investirci, aggirare l'ostacolo 'made in italy', pubblicandolo con uno pseudonimo anglofono con tanto di Biografia fake ;)
Ciao, Franco. È emozionante scrivere a un professionista della tua caratura. Tutto sommato e sotto questo punto di vista, viviamo in tempi meravigliosi. Comunque, ti posso dare la mia opinione da lettore medio, che magari è proprio quello che ti serve. Leggo volentieri opere di fantascienza, il fantastico in generale è il mio genere preferito. Ho ereditato un bel po’ di Urania d’altri tempi, ho molta roba della Nord, tutti i numeri della Solaria, qualche antologia dei grandi classici di quelle fatte per vendere e che poi rimangono lì sulla mensola, (No, beh, dai, il ciclo di Rama di Clarke me lo sono riletto.) e anche roba recente di Patrick Ness, Hugh Owey, o Andy Weir. Al primo posto c’è “le stelle del cane”, di Peter Heller, che non è neanche uno scrittore di fantascienza. Insomma, mi hai inquadrato. Secondo me bisogna lavorare sulla confezione. Sull’immagine. Ogni tanto li vedo, in edicola, i libretti Urania, e leggo anche la sinossi, che spesso è accattivante, ma c’è qualcosa che mi spinge a rimetterli lì, e secondo me, guardandomi dentro, questa cosa è la grafica della copertina. Sa di vecchio, ha ancora il sapore degli anni settanta, di quella fantascienza lì, fatta di schede perforate. Anche le copertine dei due libri che hai sventolato poco fa hanno quel sapore lì. È forse il sapore di letteratura minore, di second’ordine, di nicchia, roba da nerd sfigati, e credo si debba uscire da questa cultura in modo anche subdolo, se vogliamo, arrivando a camuffare il libro di fantascienza da qualcos’altro. Basta con le astronavi in copertina, con le illustrazioni in stile retrò, magari fatte con il 3D, Basta con la fascia, con l’illustrazione inscritta nel cerchio, che ok, è un marchio di fabbrica, ma tutto evolve. Copertine fresche, ci vogliono. (Vaporteppa di Acheronbooks sta facendo un buon lavoro, in questo senso, mi pare) Una nuova veste grafica, una nuova impaginazione. E forse anche l’uso di pseudonimi dal sapore anglosassone. Il nome Italiano allontana, lo so perché io per primo lo evito istintivamente, come molta gente che conosco, e questa è una cosa che arriva dal cinema. Il cinema italiano è spesso associato ai polpettoni inascoltabili, perché non doppiati e recitati con l’accento del sud. E la letteratura, in particolare quella fantascientifica, viene associata al cinema. Un sillogismo che non sta in piedi, ma tant’è. Almeno, questa è la mia personalissima sensazione, e la sensazione delle persone che conosco.
Ciao e grazie del commento. Però anche tu, come la maggior parte di chi mi sta scrivendo, sbagli obiettivo, non hai capito quello che volevo dire. Il problema non è Urania, non mi lamento di Urania o del fatto che Urania non venda, anzi, Urania va benissimo, le vendite aumentano, ci stiamo espandendo con il marchio anche in libreria. Il problema quindi non è Urania, per quanto possa essere percepita da qualcuno come dici. Il problema è quando Urania PUBBLICA AUTORI ITALIANI. O magari autori internazionali con nome italiano, come John Scalzi. I lettori non si fidano, e le vendite degli italiani calano. È questo il problema di cui parlo, non di Urania in generale. Del perché continui a esserci così tanta diffidenza nei confronti dei nostri autori, che a mio avviso invece sono molto bravi e meritano almeno di essere letti, non di essere evitati per partito preso. Comunque grazie per il parere, ne terrò conto.
@@SCUOLADISCRITTURA Nella parte finale del mio commento (che era lungo, ammetto, ma l'argomento è complesso e io sono verboso di natura 😀) parlo anche della (mia, ma che trovo condivisa) diffidenza ***specifica*** nei confronti degli autori italiani. Per riassumere: è necessario avviare una transizione che abbia l'obiettivo di far comprendere al lettore italiano che anche i suoi connazionali spaccano tanto quanto gli altri. Per farlo si può usare la tecnica della nonna: quando non ti piace una cosa da mangiare per un pregiudizio infantile, lei te la rifila con un altro nome e poi, dopo che l'hai gradita, ti dice che cos'era. Con gli autori italiani lo si può fare con gli pseudonimi dal sapore esotico.🙂 Però, Franco... Le copertine. Dai. 😆 Ah, e la promozione, mi raccomando. Urania ha una bella inerzia, ma... E la comunicazione sui social, che prima mi sono dimenticato di menzionare. Ci sono piccoli editori che sui social spaccano di brutto. Figurati Urania cosa non potrebbe fare. Un caro saluto, grazie della tua risposta e in bocca al lupo per tutto.
Intanto grazie, Franco, per questo bilancio appassionato e competente. Se posso, non me la prenderei troppo con gli editori, nel senso che il problema della promozione è più ampio e riguarda la letteratura tout court. Certo che esse esce un romanzo di Claudio Bisio, si promuove da solo, ma per gli altri - per TUTTI gli altri, con rarissime eccezioni - la promozione è scarsissima perchè pochissime sono le figure professionali acquisite dalle case editrici per farla. Il punto secondo me è più ampio e culturale (dunque parecchio complesso). Già non siamo mai stati forti lettori. L'epoca di messaggi telegrafati e informazioni inattendibili considerate però veritieri ha peggiorato le cose. Semplificando molto (ma sarebbe bello riprendere il discorso) direi questo: credo che questo sia - per ragioni epocali - un momento magico per la fantascienza e una fase in cui il genere sta filtrando osmoticamente anche nel mainstream. Perciò al netto dei problemi dell'editoria, cerchiamo di capire il fenomeno e di diventarne parte. E magari di rendere utile la disponibilità di editori che, come dice franco, sono disponibili ad accogliere scritti (belli) e consigli. My 5c.
Si può solo perseverare. Se si crede nella causa, si può solo insistere, a prescindere dei risultati nel breve e medio termine. Prima o poi il messaggio passerà e i risultati arriveranno a beneficio di tutti, autori, editori e soprattutto lettori.
Franco, hai mai pensato di coinvolgere delle booktoker selezionate? Magari inizialmente si potrebbe provare con dei libri al femminile, come quelli di Francesca Cavallero, Franci Conforti, Elena di Fazio, etc. Pensa che bello sarebbe mandare dei box fatti con cura, con storie più fresche e moderne, adatte a un pubblico ampio. Se le booktoker si appassionassero e spargessero il verbo con l'entusiasmo tipico dei loro canali, una nuova generazione di lettori e lettrici potrebbe scoprire Urania e sarebbe un win/win!
Ma non ragionavo sulle vendite di Urania, bensì sulla SF italiana in generale. Non credo sia compito mio o di Mondadori investire soldi e lavoro per promuovere autori italiani di SF...
perché non provare aprendo dei canali social - i classici usati dalla comunità di lettori, tiktok e instagram - ad Urania? Ho capito il senso del video, ma per attrarre nuovi lettori e spargere la voce della fantascienza, facendo anche passare il messaggio che non siano solo astronavi e alieni, dei canali social in cui illustrare le nuove uscite e le infinità di sfumature esistenti mi sembra il minimo!
Come ho già scritto ad altri, non devo promuovere Urania, che va benissimo, e non devo essere io, né Urania, a promuovere a tutti i costi gli italiani. Perché dovrei farlo? Non spetta a me o a Urania questa responsabilità. Io mi limito a dare loro lo spazio che riservo agli autori internazionali, e per questi ultimi le cose vanno benissimo
Perché se dici che lo zoccolo duro della fantascienza è reticente a leggere gli italiani, e se dici che vorresti attirare una grande massa di pubblico come quello che legge più "mainstream", allora tanto vale provare ad attirare lettori nuovi. E non capisco proprio a chi, più che a te e a Urania, dovrebbe interessare spingere non solo la fantascienza in generale, ma anche la fantascienza italiana dato che è quella che più ti dispiace non venga letta. L'esperimento più semplice da fare è aprirsi e comunicare la propria esistenza e il proprio valore :)
Signor Forte, lei dice di promuovere, ma come? Con un blog? Il problema più grande secondo me è proprio questo. Perché non si apre si social ? Non basta un suo video sfogo sul suo canale, dove per altro mette in bella mostra il suo romanzo storico. Perché non chiede aiuto a qualche youtuber? Perché non pubblicizzare su Instagram? Su facebook? Sembra che Urania si nasconda dietro il suo altisonante passato, e per una pubblicazione che dovrebbe proporre fantascienza non è un bene vivere nel passato. Secondo problema: le edicole, aimé sono in via di estinzione, e se in alcuni paesi, un potenziale lettore deve sbattersi per trovare il suo Urania, non va affatto bene.
E secondo te io non vorrei qualcosa di più di un semplice blog? Credi che sia io a non volerlo? Sul serio? Be', non è così, io mi arrovello anche più di te su questo, mi batto ogni giorno, ma non c'è niente da fare, l'editore ha altre priorità e si disinteressa. Se tu sai come fare a convincerli dimmelo, perché ancora non ci sono riuscito. Per quanto riguarda le edicole... vuoi che distribuiamo solo in libreria? Tanti ce lo chiedono. Be', le librerie sono poco più di 7000, le edicole ancora 30.000. Se finiamo in libreria voglio vedere che succede. Meglio restare in edicola. Dopodiché ce ne sono ancora troppe per poterle coprire tutte (mica possiamo fare tirature da 100.000 copie!), la distribuzione fa il possibile in base a un sistema calibrato per avere la minore resa possibile, ma so bene che questo non significa risolvere i problemi. D'altra parte, fare arrivare Urania in tutti i punti vendita è impossibile, per cui se in futuro le edicole diminuiranno, forse sarà meglio per tutti.
@@SCUOLADISCRITTURA scusami allora mi arrendo, non c'è soluzione, non accetti consigli e dici che non puoi fare niente. Allora non capisco io il motivo di questo video sfogo.
Okay, scusa per la risposta scortese, hai ragione. Però il consiglio non può essere chiedermi di fare l'ovvio. Se non riesco a farlo ci sarà un motivo, no? Altrimenti sarei solo un cretino.
@@ciroiuliano1903 nel video non chiedevo come fare a migliorare Urania, che va benissimo. Mi chiedevo perché i lettori italiani sono così diffidenti nei confronti della fantascienza italiana. Il problema è questo, e paradossalmente, togliendo gli italiani da Urania, questa potrà solo andare ancora meglio, perché si venderà di più. È questa follia che mi infastidisce, ma a quanto pare si può fare ben poco.
Ciao Franco, hai assolutamente ragione! Valerio Evangelisti aveva quell'originalità che gli permetteva di uscire dalla nicchia e proporre un romanzo di fantascienza che si rivolge a un pubblico di lettori che apprezza, non un genere, ma il Romanzo con la "R" maiuscola. Secondo il mio modesto parere, si dovrebbe individuare un romanzo che abbia seguito sia la strada della contaminazione che quella dell'essere Romanzo (con la "R" maiuscola) prima ancora che fantascienza, come "Nicolas Eymerich, inquisitore", e investire sulla sua diffusione per avvicinare i Lettori (con la "L" maiuscola) alla fantascienza e fargli scoprire che può produrre romanzi a tutto tondo. Io, nel mio piccolo, mi sto dando da fare per partecipare al Premio Urania con un romanzo che soddisfi queste caratteristiche😅. Un saluto.
Siamo sempre alla ricerca di romanzi così, di nuovi Evangelisti da lanciare. Purtroppo ancora non ne abbiamo trovati. Ma di certo stiamo con gli occhi aperti...
Nell' immaginario dei lettori italiani la fantascienza Italiana si può dire che non è mai esistita, ci saranno anche bravi scrittori italiani di fantascienza, ma se non vengono pibblicizzati chi se li va a leggere? È come nel calcio se devo comprare un giocatore tra un brasiliano ed un kazako prenderò sempre il brasiliano.
Buoni numeri, credo, li faccia la fantascienza in chiave distopica, anche al di fuori delle piccole case editrici. Tuttavia, credo che al momento sia passata un po’ di moda, anche se argomenti come l’IA, il Cybercrime, lo sfruttamento commerciale dello spazio e i cambiamenti climatici (tanto per fare qualche esempio) trovano quotidianamente ampio spazio nei media mainstream.
Be', sì, alla fine molte delle cose pubblicate dagli italiani parlano proprio di questo, basti pensare a "IL trentunesimo giorno" di Tonani. Ma a quanto pare non basta
ciao franco, non so se c’entra col tuo discorso a dire il vero.. certamente non è la ragione principale, ma ci tenevo a sottolineare come la correzione delle bozze sia tendenzialmente peggiore nei romanzi italiani pubblicati su urania, ultimo esempio il numero di settembre dove il romanzo principale scorreva bene mentre nel bel racconto della Conforti avrò trovato una quindicina di refusi… si potrebbe cominciare (anche) da lì.
Be', questo i sembra strano, perché ti assicuro che non c'è nessuna differenza fra il modo con cui la redazione procede a revisione e correzione di bozze fra gli autori, che siano italiani o internazionali. Farò una verifica su questo, e me ne dispiaccio, anche perché quel racconto lungo di Franci Conforti avrebbe meritato di uscire da solo
Grazie a te per il video denso di considerazioni concrete e di prima mano. Ovviamente, non essendo del mestiere, non posso dare consigli illuminanti. Però da ingenuo mi chiedo: se gli unici italiani che sembrano fare grandi numeri su Urania sono i vincitori del Premio Urania... perché non fare DUE Premi Urania? Certo, è un po' una boutade - e le risposte intelligenti sarebbero molte, da "ma hai idea di quanto sia faticoso organizzarne uno" a "se i premi diventano due il prestigio di dimezza, legge di scarsità". Quindi, mi rispondo da solo :) Ma la boutade nasconde un nucleo di senso, ovvero: c'è una questione di marchio, nel senso markettaro del brand, che guida l'acquisto del lettore medio; lo stesso che apparentemente fa vendere di più i romanzi di fantascienza quando non li si "marchia" come tali (sempre che sia vero, o che non sia anche questa una leggenda!). E la stessa questione di marchio/brand sembra guidare l'acquisto degli italiani da parte dei lettori di Urania. Altra proposta-boutade: ma nessun autore anglofono che pubblicate è disposto a dire in un blurb sensazionalistico che il tal autore italiano è "fantastico, il mio erede letterario" :D?
Grazie del commento, però come tu stesso dici il Premio Urania ha valore proprio perché è unico, un solo libro all'anno, farne di più non avrebbe senso. Però è vero che il "marchio" (in questo caso il bollo del vincitore) spinge all'acquisto anche i più diffidenti. Dovremo ragionare su questo, magari pubblicando anche un paio di finalisti al premio con il bollo "Finalista al Premio Urania". Potrebbe essere un'idea.
Dopo averti ascoltato su "Navigando Parole" mi ero rattristato... con questo video mi hai (quasi) fatto abbassare le orecchie. Lo stato della fantascienza italiana, la fantascienza italiana letta... è parecchio triste. Consigli da dare a Franco Forte? Anche la sola idea mi imbarazza. I cancelli culturali hanno serrature difficili da scardinare. Immagino che l'unica leva possibile sia quella di proporsi ad un pubblico giovane, quello di tik tok, agli instagrammers e favorire una lettura d'evasione che non sia quella del romance o del fantasy YA. Con momenti di comunione che non siano solo quelli di Stranimondi.
Sì, certo, qualcosa stiamo facendo, però se ci fosse più sostegno dalla comunità di SF, che anziché parlare solo di sé e pretendere di essere letta senza leggere gli altri italiani dovrebbe cercare di fare causa comune e sfruttare il detto per cui l'unione fa la forza.
Camilleri deve il successo di Montalbano, alla omonima serie televisiva, senza la quale dubito avrebbe avuto il seguito di vendite poi ottenuto. Domanda : c'è un autore italiano di fantascienza che ha ideato una serie di romanzi ed un personaggio credibile capace di reggere una trasposizione televisiva ? Se a vostro pare esiste, proponetelo, non si sa mai Netflix potrebbe trovare interessante l'idea.
In realtà Montalbano aveva già raggiunto un successo enorme in Italia prima della serie TV, però è chiaro che quella ha contribuito moltissimo alla sua consacrazione. Per la SF è molto più complicato, anche se non bisogna mai disperare. Urania ha fatto la sua parte, eccome: sia "Aquarius" di Claudio Vastano sia "Sezione Piegreco Quadro" di Giovanni De Matteo sono stati opzionati da due case di produzxione per serie Tv Netflix. Non so se mai le faranno, ma è una cosa che non era mai accaduta prima. Speriamo bene...
In attesa di un Camilleri per la SF italiana si potrebbe incentivare l’acquisto inserendo in appendice un romanzo a puntate facendo in modo che la conclusione sia nel fascicolo di autore italiano. Oppure sostituire il bianco predominante nella copertina con un altro colore (azzurro? Come la nazionale) solo per i numeri di autore italiano. Potrebbe rivelarsi un boomerang ma anche una chicca per i collezionisti. Ignoro i costi di una simile operazione. Oppure fare uscire un’antologia tutta italiana col titolo “Antologia scolastica n. 4” come ideale proseguimento di tre numeri famosi usciti quando ero bambino. Spero di non aver scritto un mucchio di sciocchezze.
@@SCUOLADISCRITTURA Sì, hai ragione. Un'altra idea che mi è venuta è di confezionare un'antologia di racconti sulla falsariga di Zoo- Fantascienza edita da Dall'Oglio nel 1973 che affiancava a una sezione di racconti americanti curati da Silverberg una sezione di racconti italiani curati da I. Cremaschi. Il solar punk potrebbe essere il tema di questa antologia.
Carissimo Franco, mi piacerebbe tantissimo cogliere il bandolo della matassa e suggerirti il modo migliore per sostenere l'impegno che ci stai mettendo. Spero che Mondadori ti sostenga ancora in merito. L'unica idea a cui penso è riuscire a ritagliare uno spazio televisivo, ovvero il modo obbligato per raggiungere un pubblico di un certo spessore numerico, affidato ad un volto già noto, con uno speciale dedicato sia alle firme del passato (un nome lo hai fatto tu Evangelisti) che alle firme attuali ed emergenti: Tonani, Cavallero, Del Popolo Riolo, Vastano etc. Un evento simile avrebbe poi ricadute sui social. Non ho idea però tutto questo cosa comporti in termini di costi.
Guarda, pochi forse lo sanno, ma come Urania abbiamo venduto due romanzi pubblicati in collana a due produzioni televisive, per possibili serie TV. Uno di Claudio Vastano e uno di Giovanni De Matteo. Quindi passi in quella direzione li stiamo facendo. Speriamo servano...
@@SCUOLADISCRITTURAho appena seguito la risposta che ti ha dato Flavio Troisi a questo video sul suo canale Broken Stories: ua-cam.com/video/IpyrWnYVg5Q/v-deo.htmlfeature=shared e te lo propongo perché sono d'accordo con lui su un aspetto, ovvero che la comunicazione di Urania si limita al blog ufficiale, che si risolve nel semplice elenco delle uscite, e che in questo modo raggiunge solo i suoi lettori abituali precludendosi la possibilità di allargare la sua platea. Insomma si tratta di fare un marketing più spinto e deciso. Anni fa scrissi a Lippi per chiedere come mai lo stand Mondadori al Salone di Torino non sfruttasse questo spazio per promuovere Urania, Giallo e Segretissimo, ma la risposta è stata che si trattava di due gestioni completamente diverse. Un marketing più spinto comporta maggiori costi che non so quantificare da profano, ma che Urania e il suo editor stanno scovando nuovi talenti nella fantascienza probabilmente andrebbe sbandierato a voce più alta. Un carissimo saluto. Arrivederci a Stranimondi
@@SCUOLADISCRITTURA Un'altra idea non potrebbe essere replicare l'esperienza fatta da 'Urania 70 anni di futuro' allegando nuovamente le uscite ai quotidiani ma riservandole ai migliori autori italiani?
@@archetipo70 ma io non parlo di crisi di Urania, che anzi va benissimo. Non devo promuovere Urania, e non devo essere io, né Urania, a promuovere a tutti i costi gli italiani. Perché dovrei farlo? Non spetta a me o a Urania questa responsabilità
Dalla mia esperienza di autore esordiente che ha superato gli scogli numerici di cui parla Forte, io un modesto suggerimento lo avrei. Nel nostro paese c'è una crescente popolazione di giovani informatici e informatiche. È una popolazione naturalmente incline a leggere libri in cui lo stile non basta. Vogliono testi con un certo carico di idee interessanti - idee più complesse di quelle che la letteratura mainstream ritiene digeribili dal lettore - e vogliono una letteratura che ha un'idea di futuro. È il campo dove la fantascienza eccelle. Credo che le iniziative pubblicitarie delle case editrici che si occupano di fantascienza dovrebbero non trascurare questo pubblico: potrebbe essere il catalizzatore di un allargamento della platea dei lettori. Perché ciò dovrebbe aiutare a vincere la disaffezione per i nomi italiani? Perché quella riguarda il pubblico storico della sci-fi. Quel pubblico non lo rimodelli più (anche per ragioni anagrafiche), pertanto ne serve uno nuovo.
Un video triste, un gancio in pieno viso nel tuo stile schietto. Mentre ti ascoltavo pensavo alla ginnastica artistica, probabilmente un volo pindarico, e alla conoscenza che ne hanno gli italiani, ovvero non se la caga nessuno. Poi arrivano le olimpiadi, un'atleta incredibile, un'allenatrice che diventata virale per un gesto normale, e molti si appassionano (fermo poi vedere quanto durerà). E se la fantascienza italiana avesse, anche lei, bisogno di un big bang, come intuito da te stesso? Un film o serie su piattaforme popolari che possano fare scoppiare la scintilla? Evidenzio che anche nei gruppi in cui si parla di romanzi di questo genere la quasi totalità (non proprio tutte, grazie a Dio) di recensioni e commenti riguarda autori stranieri e classici. Per questo mi viene da rivolgerti una domanda usando la tua esperienza. Ma tra la scrittura di un italiano e uno straniero tu non noti differenze stilistiche, piuttosto che di contenuti? Ovvero solo la nazionalità sarebbe l'unica discriminante tra i due? Potremmo pubblicare l'italiano con uno pseudonimo straniero (cosa che, per altri motivi, faccio anche io) e vendere quanto lo straniero? Sarei tanto curioso di sentire come la pensi. Grazie 😊
Come ho avuto già modo di scrivere in un altro commento, come Urania abbiamo venduto due romanzi pubblicati in collana a due produzioni televisive, per possibili serie TV. Uno di Claudio Vastano e uno di Giovanni De Matteo. Quindi passi in quella direzione li stiamo facendo. Speriamo servano...
Beh, ammetto di non essere un gran lettore di fantascienza italiana. Quando ci ho provato anni fa non ho avuto buone impressioni... Ho qualcosa in coda da leggere di nuovi autori italiani e vedrò se l'impressione di allora cambierà. Ad ogni modo, immagino che il lettore di narrativa di genere, che in fondo cerca evasione e divertimento, non sia molto disposto a spostarsi da quel che conosce e sia più suscettibile al pregiudizio perché, molto edonisticamente, non è disposto al rischio di rinunciare al proprio piacere, a perdere tempo... Su queste basi mi chiedo: perché antologie di soli autori italiani? hanno il gusto della categoria protetta e non fanno altro che rinforzare lo stereotipo per cui i connazionali sono autori di serie B, che non reggerebbero il confronto diretto con le controparti anglosassoni. Fate Antologie più aperte, in cui a livello internazionale si cercano i migliori racconti relativi a un determinato tema e, se ci sono, inseritevi anche qualche autore italiano degno di starvi; con tutti gli altri, affinché il lettore non soffra del pregiudizio prima dell'acquisto (e sia invogliato dal vedere nomi che già conosce e apprezza) e possa poi farsi un'idea reale, che nasce da un confronto diretto e immediato tra autori di diverse nazionalità...
Grazie per il suggerimento costruttivo. In realtà operazioni "miste" sono già state fatte, ma i risultati sono stati comunque pessimi. La maggior parte dei lettori ci scriveva dicendo: ma perché avete sprecato pagine per inserire racconti di italiani? Era meglio solo stranieri. Ovviamente senza aver nemmeno letto quei racconti di italiani... Se non altro, le antologie italiane hanno un valore a se stante e funzionano, almeno quelle in Urania, anche se poi gli autori inseriti non sembrano riscuotere altrettanto successo quando escono, magari, con un proprio romanzo.
Ciao Franco, come esordiente nel SF il tuo discorso un po' mi incupisce, ma non accettare la realtà forse sarebbe peggio! :) credo il bandolo della matassa sia l'aspetto culturale. Il lettore anglosassone legge SF perché é incredibilmente rilevante in quel contesto. Penso a miliardari, imprenditori innovatori che sono tutti fan del genere. Noi seguiamo a ruota quegli autori rilevanti all'estero per mero mimetismo, almeno in termini di grandi numeri. È un'idea forse un po' machiavellica e me ne dispiaccio, ma se allo stesso modo riuscissimo ad avere degli ambasciatori del SF italiano ai piani alti con gente di potere, credo le cose prenderebbero tutta un altra direzione! Basti pensare all'endorsment della destra italiana a tutto il filone Tolkien/Ende...
Be', sì, certo, se ci fossero degli Elon Musk anche in Italia, super appassionati di SF che ne parlano e "fanno" cose da SF, forse sarebbe meglio. Ma dipende dalle persone, non certo da chi fa editoria, fare in modo che la SF piaccia ad alti livelli
Da appassionato di sf e del fantastico di lunghissima data, noto che molti lettori vedono gli autori italiani come "abusivi", non riconoscono alla sf italiana di avere una propria, ricca e lunga storia. Una collana storica, di autori e romanzi degli anni 60, 70 e 80 aiuterebbe a vedere gli autori italiani, del passato e attuali, sotto una luce diversa e più giusta.
Credo che una collana così resisterebbe per un paio di numeri e poi chiuderebbe. Comunque sto provando a fare qualcosa del genere: a dicembre uscirà il numero 100 del Millemondi e sarà dedicato interamente a Lino Aldani, autore che tutti dovrebbero leggere e conoscere. Vedremo cosa succederà
Direi che il problema non è circoscritto solo agli autori italiani. Uno dei problemi è che per un nuovo lettore di fantascienza è molto difficile reperire i classici del genere. In libreria, fatta eccezione per pochissimi nomi come Asimov o Dick, i classici della fantascienza non ci sono occorre reperirli sulle bancarelle dell'usato. Mondadori ha fatto qualcosa attraverso gli Oscar Draghi, ma puoi immaginarti di fare un Drago per un autore italiano? Forse solo per Evangelisti...
@@marcopassarello7662 in realtà sto facendo i Miti Urania che hanno riportato il marchio in libreria, e i titoli che sto facendo lì funzionano bene, dai grandi classici alle novità. E poi stiamo facendo negli Oscar tutto Dick, tutto Lem, tutta la LeGuin, oltre ad Asimov e a diverse novità, fra cui anche italiani (Tonani, Patrignani, ecc). Direi che a parte Mondadori non ci sia nessun altro che pubblica SF ad alto livello, e Urania in edicola resta un polmone a vasta tiratura ancora fondamentale.
Purtroppo non ho consigli , ma colgo l'occasione per ringraziarla per il gran lavoro che fa con Urania ( e continuo a sperare nel secondo Drago della Cultura di Banks). Forse il problema è solamente culturale, troppa voglia di cose semplici o immediate o poco profonde ed ecco lo Young adult stravince non solo sulla fantascienza ma anche su tutti gli altri generi. Che sia da puntare un po piu sul Cyberpunk? O fare piu premi urania durante l anno? O creare una linea a fumetti originale targati urania bimestrale ( ormai in edicola di genere c è solo nathan never..) ? Penso che con alle spalle mondadori si possa aver la forza di farlo.
Grazie ma si continua a mal interpretare quello che ho detto. Urania non deve promuovere a tutti i costi gli italiani. Perché dovrebbe farlo? Non spetta a me o a Urania questa responsabilità. Io gli italiani li pubblico come gli stranieri, se vanno male non è compito mio investire soldi, tempo e risorse per promuovere gli italiani, a quale scopo?
Allora scusami non ho effettivamente capito nulla del video. Soprattutto non mi è chiara la richiesta finale di idee e consigli. Cosa vuol dire non ê compito mio ? E di chi deve essere allora ampliare le vendite di urania scritto da italiani ? Io compro urania tutto i mesi più di così non posso fare altro.
@@teogriff866 idee consigli non solo a me, al mondo della SF italiana, che deve imparare a essere più coeso, a sostenersi, a fare squadra. Solo così potrà esserci un futuro più ampio, altrimenti... la SF italiana resterà relegata nelle nicchie invisibili in cui si autoincensa
@@SCUOLADISCRITTURA Lo scopo sarebbe il dare più visibilità alla fantascienza italiana, agli autori che pubblicate , non capisco questa reticenze, se addirittura hai voluto parlarne sul tuo canale, che di fantascienza nemmeno parla.
Caro Franco, dal profondo della mia stima per un longevo lettore di Urania e di fantascienza in generale, mi prendo la libertà di dire una cosa impopolare sul discorso che poni in questo video. Premetto che davvero lo faccio con il massimo rispetto verso di te e verso il tuo lavoro. Lo ripeto, io gli Urania li compro, li leggo e li amo. Ma sono un editore, e cerco di analizzare alcune cose con occhio critico. Il punto è che... Gli autori italiani sembrano vecchi, esausti, promossi in modo vecchio. Gli Urania sembrano vecchi a vedersi. Amo il lavoro di Brambilla, ma i libri che confeziona sono belli per noi che siamo romantici e siamo affezionati al progetto, ma i lettori - il 99% della gente che legge, non noi addetti ai lavori - quella roba la trova vecchia, obsoleta. Vedo la cover del libro in cui c'è pure Paolo Di Orazio, e sembra una cosa di trent'anni fa. Insomma, Urania dovrebbe guardare al futuro, epperò sembra un prodotto del passato... Sicuramente questa non è l'unica causa, ma credo che influenzi parecchio! Altro punto: i canali di comunicazione di Urania&Co. sono involuti in loro stessi, e non riescono a intercettare nuovi lettori. Come fare? Di risposte ne avrei molte, ma non vi è "una soluzione", ma un sistema di varie soluzioni. Il punto è che ci vorrebbe una piccola rivoluzione 🙂 I libri sono bellissimi, sarebbe da restaurare il resto.
Mi spiace ma anche tu interpreti male il problema e le mie parole. Che c'entra Urania con il fatto che i lettori italiani non leggono autori italiani? Urania non ha problemi, va bene, cresce, abbiamo allargato le linee portando il marchio in libreria, con i Miti Uranie e i Draghi Urania. Non si può imputare a Urania il problema dell'esterofilia dei lettori italiani, che riguarda tutto il mondo editoriale. Se a te Urania sembra vecchia pazienza, ma se non vendesse per questo motivo allora non venderebbe tutto quello che pubblica, non solo gli italiani, Invece, come detto, Urania è in salute. E se smettessi di pubblicare italiani nel computo annuale andrebbe ancora meglio. Per cui il problema non è Urania, e io in questo video non parlo di Urania, non chiedo aiuto per risolvere i problemi di Urania, che sono di ben altro tipo. Ma grazie lo stesso
Concordo con te, e infatti come Urania abbiamo da poco venduto due opere di nostri autori, Vastano e De Matteo, a due importanti case di produzione per delle serie TV. Le faranno? Questo non posso saperlo, ma mi auguro davvero di sì
Eh, questo è un altro problema di ben altro tipo. Purtroppo le edicole sono ancora troppe, anche se tutti si lamentano perché stanno scomparendo. In realtà sono così tante che coprirle tutte è impossibile, perché vorrebbe dire fare tirature da decine di migliaia di copie, cosa che oggi è impensabile
Secondo me è una forma di snobismo essere allineati alla corrente principale e preferire autori stranieri a quelli italiani. Mi sono approcciato recentemente a due romanzi esterofili (non faccio i nomi per non alimentare inutili polemiche), ma non mi hanno preso per niente, mentre ho trovato le storie degli scrittori italiani più fresche e interessanti. Va bene farsi una cultura dei classici, ma la fantascienza contemporanea italiana non ha nulla da invidiare a quella straniera. Purtroppo, non ho la soluzione.
Eh, pensa che io sono convinto di una cosa: spesso siamo costretti a pubblicare cose mediocri straniere piuttosto che cose ottime di italiani, perché comunque John Smith, qualsiasi cosa scriva, venderà sempre più di Giovanni Rossi... qualsiasi cosa scriva.
Innanzitutto apprezzo il suo sforzo per dare una migliore ribalta agli autori italiani. Perché accade quanto da lei evidenziato? A mio parere questo problema è ben comprensibile. Il mondo della cultura italiano è stato per tantissimi decenni egemonizzato dalla Sinistra per la quale in ogni contesto, e ovviamente anche in quello letterario, qualsiasi cosa che veniva pubblicato lo poteva essere se era veicolo di un messaggio politico (di colore definito, il suo). La sf in Italia, perciò, è stata relegata a essere un genere letterario di serie C poiché non adatta a essere quel veicolo di propaganda che i "manovratori" del mondo culturale italiano volevano che fosse. E ancora oggi ê così; basti osservare come non viene permesso ai personaggi scomodi di potersi esprimere, anche artisticamente! E ancora oggi la parte politica che fa questo è, per lo più, quella di un tempo. Sicché , direi, chi è, o è stato, fonte del proprio male pianga sé stesso. Magari, possiamo ravvisare in Italia anche un certo provincialismo, forse quello che portò un noto Curatore di ambito sf italiano a dire "A Lucca mai". In tale contesto, rileva anche quanto una nazione abbia saputo o sappia proiettarsi (geopoliticamente) verso l'esterno. L'incapacità di fare ciò diventa una "piega" culturale che si fa cronica ed influisce in una certa buona misura anche su un genere letterario come quello sf. Conta molto la capacità di un popolo di sentirsi tale, e quindi depositario di una cultura, di una storia, di una grandezza, del sapersi collocare con pieno diritto tra gli altri popoli. Anche su questo ha soffiato molto la tipica e storica anti-italianitá di cui è stata (e ovviamente è ancora) permeata la socio-politica "de sinistra". Ahinoi, come ci hanno ridotti...!!! Attualmente non saprei valutare quale possa essere stato l'influsso della presenza Vaticana in Italia e del modo in cui ha intriso di sé la cultura italiana tradizionale. Cosa fare? Mi spiace, ma la vedo difficile. Con gli italiani sempre più provinciali ed esterofili (tipico dei sudditi di un impero), con nessun tipo di identità patria (eccetto quando gioca la Nazionale di calcio), con un sistema editoriale assai sclerotizzato e con un evidente spostamento sociale verso divertimenti più immediati e consumistici, la vedo dura. È un peccato. È necessario un cambio di paradigma culturale. Ci vuole tempo e ci vogliono le teste giuste. Non quelle di oggi. Però, aiuterebbe che questi autori (auspicabilmente non politicizzati, ma stante il persistente monopolio culturale sinistro la vedo dura) fossero oggetto di interesse da parte di TV, riviste popolari e magari spettacolo (come il cinema, ... altro contesto , però, colonizzato dalla politica, si pensi ai finanziamenti al cinema italiano, che seguono la stessa logica propagandistica col risultato che la stragrande maggioranza dei film prodotti nemmeno rientra dei costi al botteghino). In effetti il problema che ha esposto ha fatto emergere un più vasto problema, endemico e grave che riguarda la nostra nazione PS A proposito, proprio per i trascorsi di cui ho parlato, trovo ridicola, anzi patetica, la "lotta di appropriazione" riguardante Tolkien. Un contesto letterario, quello del fantasy, in passato mai o scarso oggetto dei desideri della macchina propagandistica della Sinistra. Un po' come il bue che dice cornuto all'asino.
Canali social, per prima cosa. Al momento Urania si trova più facilmente sui banchi dell'usato che in edicola, l'idea che ne hanno tutti è quella di cinque-dieci-quarant'anni fa. Quindi occorre portare avanti l'immagine attuale slegandola dalla carta. Apertura al weird e all'horror come era quando avete pubblicato Serling, Koontz, Bachman, per dire. Non ripudiate il corso storico di grande apertura ai generi, ma ricordate il flop del fantasy. Rimanete riconoscibili, insomma, ma non smettete di crescere. IMHO, eh.
Ma perché parlate solo di Urania? Che c'entra Urania con il problema dei lettori italiani che non leggono SF? Urania non ha bisogno di strategie per crescere, perché lo sta già facendo. Io parlavo d'altro!
@@SCUOLADISCRITTURA eh, sopportami, quando fai mostri antologie urania e parli di premi italiani, io penso che tu ti riferisca soprattutto a quello. Comunque, quello era italiani->Urania Cominciamo da Italiani-> SF italiana Che i lettori italiani IN GENERALE siano esterofili, con l'apprezzabile eccezione del giallo -ne parlo dopo-, non è una novità. La fantascienza è una bestiaccia ancora peggiore, perché all'estero ha dei numeri che non si possono non ripercuotere su quello che "va" in Italia, soprattutto se ripreso da cinema a TV. Plasma dei gusti che noi italiani, come scrittori e come lettori, non condividiamo appineoo. La fantascienza italiana piace poco (troppo poco, IMHO) anche al pubblico italiano perché, seppur ottima, è lontana da quello a cui il pubblico è stato abituato da decenni di Hollywood. Italiani->fantascianza In generale, è un discorso terribile: è dagli anni '80 che veniamo "giocati alla meno". La fantascienza richiede uno sforzo superiore da parte del lettore per essere compresa rispetto, che so, al fantasy, al romance o al giallo, che si basano su istinti e concetti più immediati ("magia!", l'amore, la violenza) . La fantascienza cinematografica si appoggia su tanta visuale che in diversi casi può colmare questo fossato, come per Interstellar; infatti, The Arrival, che ha una storia superba, non è stato apprezzato abbastanza. Sempre IMHO. Non possiamo pretendere, dopo cinquant'anni di blockbuster italiani con le puzzette e trenta di "non cielo dicono, la scenza è falza", che un romanzo che parla di filtri percettivi e universi quantistici venga accolto con gli stessi numeri di "Amore e malessere: il santo carabiniere contro la mafia" o uno qualsiasi dei cento soft-porn che occupano le classifiche Amazon "fantascienza" e "fantascienza tecnologica". A questo soluzioni non ne ho, purtroppo, se non una macchina del tempo e la revisione dei palinsesti televisivi dell'ultimo secolo.
@@SCUOLADISCRITTURA Ho purtroppo cancellato una risposta più articolata. Riassumo, perdonami. Sii paziente, quando hai mostrato le tue antologie ho focalizzato il mio pensiero su Urania. Quello comunque era italiani -> Urania Italiani -> Fantascienza italiana Siamo stati plasmati da decenni di mainstream americano, anche per la sola forza dei numeri. I gusti sono plasmati anche da quello. Il pubblico si fa "la bocca" con Interstellar, dove una enorme parte visuale bilancia le difficoltà concettuali, non gradisce più una fantascienza fatta di sfumature e tematiche come quella in cui mi sembra che siano più che eccellenti e versati gli autori italiani. Anche se mi impegno non mi viene in mente una fantascienza italiana di successo che non sia contaminata da altri generi. C'è anche il discorso, banale e triste, di "è piaciuto a un milione di americani" contro "è piaciuto a cento italiani", la SF anglosassone ha una storia e dei numeri consolidati dal non aver considerato il genere "roba da ragazzini" almeno fino agli anni '70. Poi, beh, dopo le "storie di fantascienza" sulla rai (con autori quasi tutti anglosassoni), Spazio 1999, UFO e A come Andromeda, non abbiamo cercato di farci un mainstream nostro, per quanto contaminato e collaborato. Rimedi? Occorrerebbe che chi questo mainstream aiuta a metterlo su negli altri media credesse negli autori italiani. Di nuovo, è più sicuro e facile acquistare cose già pronte e rodate- Italiani -> Fantascienza. E questo è il discorso terribile: dopo cinquant'anni di blockbuster a base di puzzette, trenta di "noncielodicono, la scenza è falza", siamo passati da "la SF è roba per ragazzini" a non aver proprio voglia di impegnarsi un minimo per seguire una narrazione appena più "aliena" dal quotidiano, anche se è una metafora per temi attuali. Fantasy, romance e giallo si basano su concetti semplici ("megia!", amore, violenza), un racconto di fantascienza obbliga a un po' di ragionamento e impegno. Non lo vogliamo fare, di impegnarci, meglio "Amore e malessere, il medico-prete contro la mafia" di una serie che parla di universo quantistico e filtri percettivi (cit.). Anzi, sì, lo vogliamo fare, noi che siamo qui a discuterne, ma non siamo poi tanti. Per questo l'unico rimedio che mi viene in mente è una macchina del tempo e la riforma di cinquant'anni di palinsensti. (non ho riassunto proprio niente, alla fine, anzi. Scusa)
Allora meglio pubblicare gli stranieri veri e basta, no? Mica devo obbligatoriamente pubblicare italiani. Se devo farlo usando pseudonimi che senso ha? Pubblico gli stranieri e basta
@@SCUOLADISCRITTURA non è obbligatorio ma sarebbe un modo per dare visibilità agli autori italiani. In caso di buoni risultati potresti svelare l'"inganno"
Questo significherebbe regredire di cinquant'anni! E poi perché? Mica devo pubblicare per forza gli italiani. Che senso ha inventarsi pseudonimi se ci sono veri autori anglosassoni dietro ogni angolo? No, gli italiani devono crescere con le loro gambe e firmarsi con il proprio nome
@@SCUOLADISCRITTURA io se fossi bravo a scrivere ma nessuno comprasse i miei libri solo per pregiudizio il nome d'arte lo userei. Il problema va aggirato in qualche modo, ammesso che il prodotto sia davvero di qualita'.
Ecco appunto, ricordando il compianto Evangelisti, aprirsi il più possibile..forse sarebbe una soluzione..forse. Poi ci sono già una valanga di scrittori anglosassoni e di altri paesi.Troppi scrittori e pochi lettori. In italia lei sta descrivendo una conventicola di aspiranti..a cosa? All' imperitura gloria? A vivere scrivendo di fantascienza? E sopra ogni cosa, Urania quanto vendeva 30/35 anni fa ed adesso? Cordiali saluti
Ciao, ho visto il tuo video subito dopo quello di Broken Stories, e ho anche letto diversi commenti qui sotto e le tue risposte. Non parlerò di Urania perché dici che sta andando bene (e la cosa mi fa davvero tantissimo piacere, visto che la leggo da poco). In generale, dici che non è compito tuo o di Mondadori promuovere la fantascienza italiana, ma allo stesso tempo il problema è che non vende. A questo punto mi sorgono alcune domane:
1) Se non è compito tuo o di mondadori promuovere i romanzi di fantascienza italiana pubblicati da Mondadori, di chi è? Chi dovrebbe farlo? Se lo scoglio duro della fantascienza ignora i nomi italiani, non è detto che lo faccia il pubblico mainstream che mi sembra di capire vuoi raggiungere. Solo che quel pubblico che legge romance, gialli, fantasy, ecc, magari neanche sa che esistono romanzi di fantascienza scritti da italiani. Per cui la domanda successiva:
2) Quali sono questi romanzi di cui parli, escludendo la collana Urania? Io non li vedo, né in libreria, né sui canali social di Mondadori (o comunque del gruppo mondadori). Hai citato Dario Tonani, io aggiungo anche Andrea Viscusi, o Leonardo Patrignani (che però non è un esordiente). E poi? Io sono un lettore molto vorace, molto appassionato e ed estremamente presente sui social, ma non vedo tutte queste pubblicazioni di fantascienza di cui parli. Non sto mettendo in dubbio che ci siano, non credo che dici cose a vanvera (anzi!), dico solo che forse i canali di promozione non mi hanno raggiunto. E se non hanno raggiunto me, che me li vado a cercare, come possono raggiungere nuovi lettori?
Spero che il mio messaggio non suoni come una polemica, non lo è. Sono solo un lettore (e aspirante scrittore) molto appassionato di fantastico che vorrebbe e sta cercando di fare qualcosa!
Non dico che non è compito di Urania promuovere i suoi autori italiani che pubblica, lo facciamo, e bandiamo dei premi letterari per cercare talenti, facciamo antologie per dare visibilità, pubblico regolarmente italiani in appendice ad autori stranieri importanti, ecc. Quindi facciamo anche più di quanto sarebbe consentito, viste le vendite, e lo facciamo solo perché io ci tengo, sia chiaro, perché io insisto, perché se fosse per i vertici guardando i numeri direbbero: ma perché perdere tempo e copie vendute con gli italiani se gli stranieri vendono di più? Il problema quindi è un altro: capire perché anche chi scrive SF, in Italia, legge pochi italiani. Se tutti quelli che scrivono fantascienza leggessero i loro connazionali che pubblicano su Urania o con le altre case editrici, il movimento sarebbe più vasto, più in salute e ci sarebbe più spazio per tutti. Invece vige questa mentalità: io leggo solo stranieri, però voglio essere pubblicato perché io di sicuro merito di essere letto. E chi ragiona così non solo non sostiene gli altri italiani che riescono a pubblicare, ma li dileggia, li snobba, li odia perché invidia il fatto che loro ce l'hanno fatta. E' questa mentalità che non si riesce a scardinare, e Urania purtroppo può fare ben poco.
Come non ci sono? Solo Delos Digital pubblica l'ira di Dio in ebook e cartaceo. In più ci sono moltissime collane di piccole e medie case editrici, basta cercare. Certo se ti fermi solo a librerie e al blig Mondadori è ovvio che non le trovi.
@@alfonsodama8899 infatti mi riferisco alle big, Mondadori in particolare visto che Franco Forte chiaramente si riferisce a quella casa lì. Le piccole e le medie che pubblicano fantastico (fantascienza in particolare visto che stiamo parlando di questa) le conosco molto bene, e alcune di queste vendono anche ben oltre le 100 copie a romanzo. Quello che non capisco è dove sono gli autori di fantascienza italiani pubblicati dalle big (considerato che è di questo che si parla), escludendo Urania. Urania fa il suo lavoro, d'accordo, li pubblica, e se segui Urania e sai dove cercare (non banalissimo per un lettore medio), li trovi e ci sono. Ma tutto il resto? Delos, Lumien, Zona42, Moscabianca, e tanti altri piccoli editori fanno un gran lavoro e sono il primo a supportarli. Però qui dal video mi sembra si stia parlando di voler raggiungere il pubblico generalista. Ma il pubblico generalista come fa a leggere italiani se la grande editoria non ne prevede, o se la grande editoria non raggiunge suddetto pubblico attraverso una promozione ad hoc?
Da scrittore di fantascienza che ricade (ahimé) nel caso che descrive in questo video (non sono certo di aver superato le 100 copia vendute), mi rattristo nell'ammettere che non ho consigli e non vedo soluzioni.
Dopo quasi due anni passati nei forum e gruppi social di lettura e fantascienza, rivedo in questo video i problemi che già avevo avvertito.
Da una parte ci sono legioni di appassionati di fantascienza che si limitano a comprare la quinta edizione di un libro di Dick vecchio di 50 anni che hanno già letto 12 volte, ma che allo stesso tempo non leggerebbero mai nulla di nuovo. Alcuni di questi lo ammettono candidamente: "per la SciFi si ferma al 1970".
Dall'altra parte vedo il pubblico generalista, che se sente la parola "fantascienza" ha in mente un prodotto che di base non vuole leggere. Su quest'ultimo punto: credevo che l'uscita di grandi successi televisivi come la serie Black Mirror potesse smuovere qualcosa, ma mi sbagliavo.
Purtroppo credo tu abbia ragione...
Perbacco, proprio uno il cui cognome è tutto un programma. 😄 Ma ho LA soluzione: pubblica sotto pseudonimo. Con un nome come Luc Blacksmith (o Luke, se vuoi rimanere sul classico e meno esotico) venderai a bomba. 😁
Franco, innanzitutto grazie per questo video. Tu sei uno dei pochi che ogni tanto ci coinvolge e parla di noi. Allora: c'è una cosa nel tuo discorso che, secondo me, andrebbe approfondita. Tu dici che l'unica eccezione per quanto riguarda i grandi numeri è costituita dal premio Urania. Ed è una cosa che fa riflettere parecchio. Come mai tanti lettori si "svegliano" e corrono a comprare l'italianissimo vincitore dell'Urania, quando per tutto il resto dell'anno magari hanno snobbato quello stesso autore o altri simili? Io stesso ho toccato con mano: il mio sci-fi più letto e recensito è il finalista al premio Urania (se si eccettua il primo che però ha più anni di pubblicazione alle spalle). Al di là di tutto, pare che da noi un premio importante faccia superare la diffidenza nei lettori che poi ritorna subito dopo. Mentre l'autore straniero se lo scoprono e piace poi continuano a leggerlo. Tutto ciò è alquanto strano, non trovi?
In realtà la risposta mi pare semplice: in Italia ci sono un sacco di scrittori di fantascienza. Ma proprio tanti. Aspirano tutti a vincere il premio Urania e uscire sulla tanto bistratta collana Mondadori, così quando esce il vincitore dell'anno lo prendono per leggerlo e capire come potersi inserire in scia. Gli altri italiani, invece... che li leggono a fare? E' questo il vero porblema: tutti quelli che scrivono leggono straniero, e poi si lamentano se nessuno legge loro, quando pubblicano.
Ecco. Sospettavo una cosa del genere ma volevo che tu me la confermassi. Infatti molti dopo aver vinto l'Urania sono tornati nel "limbo". Grazie per la risposta.
Ciao Franco, come sai io sono un 'nazionalista' della letteratura di genere. Amo visceralmente le collane da edicola Mondadori in particolare le uscite italiane. Come blogger mi sono avvicinato così anche alla collana Urania che magari, fino a poco tempo fa era meno nelle mie corde e, per quanto riguarda proprio gli autori italiani, mi si è aperto un mondo... fatto di tanta qualità! Ho diversi amici loro sì molto forti come lettori sul fronte SF e quando ho proposto loro gli autori italiani mi hanno detto candidamente : "Ah ma non li conoscevo!!!". Anche io ho la sensazione che non si possa prescindere dalla comunicazione e dalla promozione... in questo momento la visibilità è praticamente pari a zero. A chi spetta la promozione?... Sì oggi i booktoker e i social sono molto importanti ma per raggiungere 'grandi numeri' è sufficiente? Forse anche gli editori ci devono mettere del loro...
Se poi vogliamo parlare dei contenuti, noto che sempre più spesso il lettore vuole un personaggio forte a cui affezionarsi, la serialità va per la maggiore, magari anche in ambito SF bisognerebbe provare a cavalcare l'onda con personaggi oltre che con storie (in quelle per me gli scrittori italiani sono già fortissimi). Tonani e Cavallero già lo fanno alla grande ma rimane il problema della visibilità al grande pubblico...
Il pubblico italiano snobba il made in Italy?... sarebbe interessante fare un esperimento tipo la Legione Italiana di Segretissimo... provare a scrivere sotto pseudonimo e vedere come risponde il pubblico... quando il romanzo vale e si decide di investirci, aggirare l'ostacolo 'made in italy', pubblicandolo con uno pseudonimo anglofono con tanto di Biografia fake ;)
Concordo su tutto, compreso l'ultimo suggerimento.
Concordo, specialmente sull'ultima parte. Ancora prima di leggere il to commento ho scritto quasi le stesse cose, qui sopra. 😀
Ciao, Franco. È emozionante scrivere a un professionista della tua caratura. Tutto sommato e sotto questo punto di vista, viviamo in tempi meravigliosi.
Comunque, ti posso dare la mia opinione da lettore medio, che magari è proprio quello che ti serve.
Leggo volentieri opere di fantascienza, il fantastico in generale è il mio genere preferito. Ho ereditato un bel po’ di Urania d’altri tempi, ho molta roba della Nord, tutti i numeri della Solaria, qualche antologia dei grandi classici di quelle fatte per vendere e che poi rimangono lì sulla mensola, (No, beh, dai, il ciclo di Rama di Clarke me lo sono riletto.) e anche roba recente di Patrick Ness, Hugh Owey, o Andy Weir. Al primo posto c’è “le stelle del cane”, di Peter Heller, che non è neanche uno scrittore di fantascienza. Insomma, mi hai inquadrato.
Secondo me bisogna lavorare sulla confezione. Sull’immagine. Ogni tanto li vedo, in edicola, i libretti Urania, e leggo anche la sinossi, che spesso è accattivante, ma c’è qualcosa che mi spinge a rimetterli lì, e secondo me, guardandomi dentro, questa cosa è la grafica della copertina. Sa di vecchio, ha ancora il sapore degli anni settanta, di quella fantascienza lì, fatta di schede perforate.
Anche le copertine dei due libri che hai sventolato poco fa hanno quel sapore lì. È forse il sapore di letteratura minore, di second’ordine, di nicchia, roba da nerd sfigati, e credo si debba uscire da questa cultura in modo anche subdolo, se vogliamo, arrivando a camuffare il libro di fantascienza da qualcos’altro. Basta con le astronavi in copertina, con le illustrazioni in stile retrò, magari fatte con il 3D, Basta con la fascia, con l’illustrazione inscritta nel cerchio, che ok, è un marchio di fabbrica, ma tutto evolve.
Copertine fresche, ci vogliono. (Vaporteppa di Acheronbooks sta facendo un buon lavoro, in questo senso, mi pare) Una nuova veste grafica, una nuova impaginazione. E forse anche l’uso di pseudonimi dal sapore anglosassone. Il nome Italiano allontana, lo so perché io per primo lo evito istintivamente, come molta gente che conosco, e questa è una cosa che arriva dal cinema. Il cinema italiano è spesso associato ai polpettoni inascoltabili, perché non doppiati e recitati con l’accento del sud. E la letteratura, in particolare quella fantascientifica, viene associata al cinema. Un sillogismo che non sta in piedi, ma tant’è. Almeno, questa è la mia personalissima sensazione, e la sensazione delle persone che conosco.
Ciao e grazie del commento. Però anche tu, come la maggior parte di chi mi sta scrivendo, sbagli obiettivo, non hai capito quello che volevo dire. Il problema non è Urania, non mi lamento di Urania o del fatto che Urania non venda, anzi, Urania va benissimo, le vendite aumentano, ci stiamo espandendo con il marchio anche in libreria. Il problema quindi non è Urania, per quanto possa essere percepita da qualcuno come dici. Il problema è quando Urania PUBBLICA AUTORI ITALIANI. O magari autori internazionali con nome italiano, come John Scalzi. I lettori non si fidano, e le vendite degli italiani calano. È questo il problema di cui parlo, non di Urania in generale. Del perché continui a esserci così tanta diffidenza nei confronti dei nostri autori, che a mio avviso invece sono molto bravi e meritano almeno di essere letti, non di essere evitati per partito preso. Comunque grazie per il parere, ne terrò conto.
@@SCUOLADISCRITTURA Nella parte finale del mio commento (che era lungo, ammetto, ma l'argomento è complesso e io sono verboso di natura 😀) parlo anche della (mia, ma che trovo condivisa) diffidenza ***specifica*** nei confronti degli autori italiani.
Per riassumere: è necessario avviare una transizione che abbia l'obiettivo di far comprendere al lettore italiano che anche i suoi connazionali spaccano tanto quanto gli altri. Per farlo si può usare la tecnica della nonna: quando non ti piace una cosa da mangiare per un pregiudizio infantile, lei te la rifila con un altro nome e poi, dopo che l'hai gradita, ti dice che cos'era. Con gli autori italiani lo si può fare con gli pseudonimi dal sapore esotico.🙂
Però, Franco... Le copertine. Dai. 😆
Ah, e la promozione, mi raccomando. Urania ha una bella inerzia, ma...
E la comunicazione sui social, che prima mi sono dimenticato di menzionare. Ci sono piccoli editori che sui social spaccano di brutto. Figurati Urania cosa non potrebbe fare.
Un caro saluto, grazie della tua risposta e in bocca al lupo per tutto.
Intanto grazie, Franco, per questo bilancio appassionato e competente. Se posso, non me la prenderei troppo con gli editori, nel senso che il problema della promozione è più ampio e riguarda la letteratura tout court. Certo che esse esce un romanzo di Claudio Bisio, si promuove da solo, ma per gli altri - per TUTTI gli altri, con rarissime eccezioni - la promozione è scarsissima perchè pochissime sono le figure professionali acquisite dalle case editrici per farla. Il punto secondo me è più ampio e culturale (dunque parecchio complesso). Già non siamo mai stati forti lettori. L'epoca di messaggi telegrafati e informazioni inattendibili considerate però veritieri ha peggiorato le cose. Semplificando molto (ma sarebbe bello riprendere il discorso) direi questo: credo che questo sia - per ragioni epocali - un momento magico per la fantascienza e una fase in cui il genere sta filtrando osmoticamente anche nel mainstream. Perciò al netto dei problemi dell'editoria, cerchiamo di capire il fenomeno e di diventarne parte. E magari di rendere utile la disponibilità di editori che, come dice franco, sono disponibili ad accogliere scritti (belli) e consigli. My 5c.
Sì, concordo abbastanza con quello che dici. Grazie per i tuoi 5c.
Si può solo perseverare. Se si crede nella causa, si può solo insistere, a prescindere dei risultati nel breve e medio termine. Prima o poi il messaggio passerà e i risultati arriveranno a beneficio di tutti, autori, editori e soprattutto lettori.
Ormai, lo confesso, ci credo poco...
Franco, hai mai pensato di coinvolgere delle booktoker selezionate? Magari inizialmente si potrebbe provare con dei libri al femminile, come quelli di Francesca Cavallero, Franci Conforti, Elena di Fazio, etc. Pensa che bello sarebbe mandare dei box fatti con cura, con storie più fresche e moderne, adatte a un pubblico ampio. Se le booktoker si appassionassero e spargessero il verbo con l'entusiasmo tipico dei loro canali, una nuova generazione di lettori e lettrici potrebbe scoprire Urania e sarebbe un win/win!
Ma non ragionavo sulle vendite di Urania, bensì sulla SF italiana in generale. Non credo sia compito mio o di Mondadori investire soldi e lavoro per promuovere autori italiani di SF...
perché non provare aprendo dei canali social - i classici usati dalla comunità di lettori, tiktok e instagram - ad Urania? Ho capito il senso del video, ma per attrarre nuovi lettori e spargere la voce della fantascienza, facendo anche passare il messaggio che non siano solo astronavi e alieni, dei canali social in cui illustrare le nuove uscite e le infinità di sfumature esistenti mi sembra il minimo!
Come ho già scritto ad altri, non devo promuovere Urania, che va benissimo, e non devo essere io, né Urania, a promuovere a tutti i costi gli italiani. Perché dovrei farlo? Non spetta a me o a Urania questa responsabilità. Io mi limito a dare loro lo spazio che riservo agli autori internazionali, e per questi ultimi le cose vanno benissimo
Perché se dici che lo zoccolo duro della fantascienza è reticente a leggere gli italiani, e se dici che vorresti attirare una grande massa di pubblico come quello che legge più "mainstream", allora tanto vale provare ad attirare lettori nuovi. E non capisco proprio a chi, più che a te e a Urania, dovrebbe interessare spingere non solo la fantascienza in generale, ma anche la fantascienza italiana dato che è quella che più ti dispiace non venga letta. L'esperimento più semplice da fare è aprirsi e comunicare la propria esistenza e il proprio valore :)
Signor Forte, lei dice di promuovere, ma come? Con un blog? Il problema più grande secondo me è proprio questo. Perché non si apre si social ? Non basta un suo video sfogo sul suo canale, dove per altro mette in bella mostra il suo romanzo storico. Perché non chiede aiuto a qualche youtuber? Perché non pubblicizzare su Instagram? Su facebook? Sembra che Urania si nasconda dietro il suo altisonante passato, e per una pubblicazione che dovrebbe proporre fantascienza non è un bene vivere nel passato. Secondo problema: le edicole, aimé sono in via di estinzione, e se in alcuni paesi, un potenziale lettore deve sbattersi per trovare il suo Urania, non va affatto bene.
E secondo te io non vorrei qualcosa di più di un semplice blog? Credi che sia io a non volerlo? Sul serio? Be', non è così, io mi arrovello anche più di te su questo, mi batto ogni giorno, ma non c'è niente da fare, l'editore ha altre priorità e si disinteressa. Se tu sai come fare a convincerli dimmelo, perché ancora non ci sono riuscito. Per quanto riguarda le edicole... vuoi che distribuiamo solo in libreria? Tanti ce lo chiedono. Be', le librerie sono poco più di 7000, le edicole ancora 30.000. Se finiamo in libreria voglio vedere che succede. Meglio restare in edicola. Dopodiché ce ne sono ancora troppe per poterle coprire tutte (mica possiamo fare tirature da 100.000 copie!), la distribuzione fa il possibile in base a un sistema calibrato per avere la minore resa possibile, ma so bene che questo non significa risolvere i problemi. D'altra parte, fare arrivare Urania in tutti i punti vendita è impossibile, per cui se in futuro le edicole diminuiranno, forse sarà meglio per tutti.
@@SCUOLADISCRITTURA scusami allora mi arrendo, non c'è soluzione, non accetti consigli e dici che non puoi fare niente. Allora non capisco io il motivo di questo video sfogo.
Okay, scusa per la risposta scortese, hai ragione. Però il consiglio non può essere chiedermi di fare l'ovvio. Se non riesco a farlo ci sarà un motivo, no? Altrimenti sarei solo un cretino.
@@SCUOLADISCRITTURA ma lei non si deve scusare di nulla, è probabilmente che non ho capito cosa intendeva comunicare con questo video.
@@ciroiuliano1903 nel video non chiedevo come fare a migliorare Urania, che va benissimo. Mi chiedevo perché i lettori italiani sono così diffidenti nei confronti della fantascienza italiana. Il problema è questo, e paradossalmente, togliendo gli italiani da Urania, questa potrà solo andare ancora meglio, perché si venderà di più. È questa follia che mi infastidisce, ma a quanto pare si può fare ben poco.
Ciao Franco,
hai assolutamente ragione!
Valerio Evangelisti aveva quell'originalità che gli permetteva di uscire dalla nicchia e proporre un romanzo di fantascienza che si rivolge a un pubblico di lettori che apprezza, non un genere, ma il Romanzo con la "R" maiuscola.
Secondo il mio modesto parere, si dovrebbe individuare un romanzo che abbia seguito sia la strada della contaminazione che quella dell'essere Romanzo (con la "R" maiuscola) prima ancora che fantascienza, come "Nicolas Eymerich, inquisitore", e investire sulla sua diffusione per avvicinare i Lettori (con la "L" maiuscola) alla fantascienza e fargli scoprire che può produrre romanzi a tutto tondo.
Io, nel mio piccolo, mi sto dando da fare per partecipare al Premio Urania con un romanzo che soddisfi queste caratteristiche😅.
Un saluto.
Siamo sempre alla ricerca di romanzi così, di nuovi Evangelisti da lanciare. Purtroppo ancora non ne abbiamo trovati. Ma di certo stiamo con gli occhi aperti...
Nell' immaginario dei lettori italiani la fantascienza Italiana si può dire che non è mai esistita, ci saranno anche bravi scrittori italiani di fantascienza, ma se non vengono pibblicizzati chi se li va a leggere? È come nel calcio se devo comprare un giocatore tra un brasiliano ed un kazako prenderò sempre il brasiliano.
Buoni numeri, credo, li faccia la fantascienza in chiave distopica, anche al di fuori delle piccole case editrici. Tuttavia, credo che al momento sia passata un po’ di moda, anche se argomenti come l’IA, il Cybercrime, lo sfruttamento commerciale dello spazio e i cambiamenti climatici (tanto per fare qualche esempio) trovano quotidianamente ampio spazio nei media mainstream.
Be', sì, alla fine molte delle cose pubblicate dagli italiani parlano proprio di questo, basti pensare a "IL trentunesimo giorno" di Tonani. Ma a quanto pare non basta
ciao franco, non so se c’entra col tuo discorso a dire il vero.. certamente non è la ragione principale, ma ci tenevo a sottolineare come la correzione delle bozze sia tendenzialmente peggiore nei romanzi italiani pubblicati su urania, ultimo esempio il numero di settembre dove il romanzo principale scorreva bene mentre nel bel racconto della Conforti avrò trovato una quindicina di refusi… si potrebbe cominciare (anche) da lì.
Be', questo i sembra strano, perché ti assicuro che non c'è nessuna differenza fra il modo con cui la redazione procede a revisione e correzione di bozze fra gli autori, che siano italiani o internazionali. Farò una verifica su questo, e me ne dispiaccio, anche perché quel racconto lungo di Franci Conforti avrebbe meritato di uscire da solo
Posso scriverti in privato?
Grazie a te per il video denso di considerazioni concrete e di prima mano.
Ovviamente, non essendo del mestiere, non posso dare consigli illuminanti. Però da ingenuo mi chiedo: se gli unici italiani che sembrano fare grandi numeri su Urania sono i vincitori del Premio Urania... perché non fare DUE Premi Urania?
Certo, è un po' una boutade - e le risposte intelligenti sarebbero molte, da "ma hai idea di quanto sia faticoso organizzarne uno" a "se i premi diventano due il prestigio di dimezza, legge di scarsità". Quindi, mi rispondo da solo :)
Ma la boutade nasconde un nucleo di senso, ovvero: c'è una questione di marchio, nel senso markettaro del brand, che guida l'acquisto del lettore medio; lo stesso che apparentemente fa vendere di più i romanzi di fantascienza quando non li si "marchia" come tali (sempre che sia vero, o che non sia anche questa una leggenda!). E la stessa questione di marchio/brand sembra guidare l'acquisto degli italiani da parte dei lettori di Urania.
Altra proposta-boutade: ma nessun autore anglofono che pubblicate è disposto a dire in un blurb sensazionalistico che il tal autore italiano è "fantastico, il mio erede letterario" :D?
Grazie del commento, però come tu stesso dici il Premio Urania ha valore proprio perché è unico, un solo libro all'anno, farne di più non avrebbe senso. Però è vero che il "marchio" (in questo caso il bollo del vincitore) spinge all'acquisto anche i più diffidenti. Dovremo ragionare su questo, magari pubblicando anche un paio di finalisti al premio con il bollo "Finalista al Premio Urania". Potrebbe essere un'idea.
Dopo averti ascoltato su "Navigando Parole" mi ero rattristato... con questo video mi hai (quasi) fatto abbassare le orecchie. Lo stato della fantascienza italiana, la fantascienza italiana letta... è parecchio triste. Consigli da dare a Franco Forte? Anche la sola idea mi imbarazza. I cancelli culturali hanno serrature difficili da scardinare. Immagino che l'unica leva possibile sia quella di proporsi ad un pubblico giovane, quello di tik tok, agli instagrammers e favorire una lettura d'evasione che non sia quella del romance o del fantasy YA. Con momenti di comunione che non siano solo quelli di Stranimondi.
Sì, certo, qualcosa stiamo facendo, però se ci fosse più sostegno dalla comunità di SF, che anziché parlare solo di sé e pretendere di essere letta senza leggere gli altri italiani dovrebbe cercare di fare causa comune e sfruttare il detto per cui l'unione fa la forza.
nel mio piccolo, ultimamente ho recensito due Italiani sci-fi (uno pubblicato su Urania ed un altro da Delos). Continuerò.
Camilleri deve il successo di Montalbano, alla omonima serie televisiva, senza la quale dubito avrebbe avuto il seguito di vendite poi ottenuto. Domanda : c'è un autore italiano di fantascienza che ha ideato una serie di romanzi ed un personaggio credibile capace di reggere una trasposizione televisiva ? Se a vostro pare esiste, proponetelo, non si sa mai Netflix potrebbe trovare interessante l'idea.
In realtà Montalbano aveva già raggiunto un successo enorme in Italia prima della serie TV, però è chiaro che quella ha contribuito moltissimo alla sua consacrazione. Per la SF è molto più complicato, anche se non bisogna mai disperare. Urania ha fatto la sua parte, eccome: sia "Aquarius" di Claudio Vastano sia "Sezione Piegreco Quadro" di Giovanni De Matteo sono stati opzionati da due case di produzxione per serie Tv Netflix. Non so se mai le faranno, ma è una cosa che non era mai accaduta prima. Speriamo bene...
In attesa di un Camilleri per la SF italiana si potrebbe incentivare l’acquisto inserendo in appendice un romanzo a puntate facendo in modo che la conclusione sia nel fascicolo di autore italiano. Oppure sostituire il bianco predominante nella copertina con un altro colore (azzurro? Come la nazionale) solo per i numeri di autore italiano. Potrebbe rivelarsi un boomerang ma anche una chicca per i collezionisti. Ignoro i costi di una simile operazione.
Oppure fare uscire un’antologia tutta italiana col titolo “Antologia scolastica n. 4” come ideale proseguimento di tre numeri famosi usciti quando ero bambino.
Spero di non aver scritto un mucchio di sciocchezze.
Ma sai, io non devo per forza adattare Urania agli autori italiani sperando di venderli. Non avrebbe senso.
@@SCUOLADISCRITTURA Sì, hai ragione. Un'altra idea che mi è venuta è di confezionare un'antologia di racconti sulla falsariga di Zoo- Fantascienza edita da Dall'Oglio nel 1973 che affiancava a una sezione di racconti americanti curati da Silverberg una sezione di racconti italiani curati da I. Cremaschi. Il solar punk potrebbe essere il tema di questa antologia.
❤
Carissimo Franco, mi piacerebbe tantissimo cogliere il bandolo della matassa e suggerirti il modo migliore per sostenere l'impegno che ci stai mettendo. Spero che Mondadori ti sostenga ancora in merito. L'unica idea a cui penso è riuscire a ritagliare uno spazio televisivo, ovvero il modo obbligato per raggiungere un pubblico di un certo spessore numerico, affidato ad un volto già noto, con uno speciale dedicato sia alle firme del passato (un nome lo hai fatto tu Evangelisti) che alle firme attuali ed emergenti: Tonani, Cavallero, Del Popolo Riolo, Vastano etc. Un evento simile avrebbe poi ricadute sui social. Non ho idea però tutto questo cosa comporti in termini di costi.
Guarda, pochi forse lo sanno, ma come Urania abbiamo venduto due romanzi pubblicati in collana a due produzioni televisive, per possibili serie TV. Uno di Claudio Vastano e uno di Giovanni De Matteo. Quindi passi in quella direzione li stiamo facendo. Speriamo servano...
@@SCUOLADISCRITTURAho appena seguito la risposta che ti ha dato Flavio Troisi a questo video sul suo canale Broken Stories: ua-cam.com/video/IpyrWnYVg5Q/v-deo.htmlfeature=shared
e te lo propongo perché sono d'accordo con lui su un aspetto, ovvero che la comunicazione di Urania si limita al blog ufficiale, che si risolve nel semplice elenco delle uscite, e che in questo modo raggiunge solo i suoi lettori abituali precludendosi la possibilità di allargare la sua platea. Insomma si tratta di fare un marketing più spinto e deciso. Anni fa scrissi a Lippi per chiedere come mai lo stand Mondadori al Salone di Torino non sfruttasse questo spazio per promuovere Urania, Giallo e Segretissimo, ma la risposta è stata che si trattava di due gestioni completamente diverse. Un marketing più spinto comporta maggiori costi che non so quantificare da profano, ma che Urania e il suo editor stanno scovando nuovi talenti nella fantascienza probabilmente andrebbe sbandierato a voce più alta. Un carissimo saluto. Arrivederci a Stranimondi
@@SCUOLADISCRITTURA Un'altra idea non potrebbe essere replicare l'esperienza fatta da 'Urania 70 anni di futuro' allegando nuovamente le uscite ai quotidiani ma riservandole ai migliori autori italiani?
@@archetipo70 ma io non parlo di crisi di Urania, che anzi va benissimo. Non devo promuovere Urania, e non devo essere io, né Urania, a promuovere a tutti i costi gli italiani. Perché dovrei farlo? Non spetta a me o a Urania questa responsabilità
@@SCUOLADISCRITTURA sono assolutamente d'accordo, ma tra Urania e Delos per quanto ne so di fatto lo stai facendo e con un impegno più che meritorio
Dalla mia esperienza di autore esordiente che ha superato gli scogli numerici di cui parla Forte, io un modesto suggerimento lo avrei. Nel nostro paese c'è una crescente popolazione di giovani informatici e informatiche. È una popolazione naturalmente incline a leggere libri in cui lo stile non basta. Vogliono testi con un certo carico di idee interessanti - idee più complesse di quelle che la letteratura mainstream ritiene digeribili dal lettore - e vogliono una letteratura che ha un'idea di futuro. È il campo dove la fantascienza eccelle. Credo che le iniziative pubblicitarie delle case editrici che si occupano di fantascienza dovrebbero non trascurare questo pubblico: potrebbe essere il catalizzatore di un allargamento della platea dei lettori. Perché ciò dovrebbe aiutare a vincere la disaffezione per i nomi italiani? Perché quella riguarda il pubblico storico della sci-fi. Quel pubblico non lo rimodelli più (anche per ragioni anagrafiche), pertanto ne serve uno nuovo.
Sì, questa è una consapevolezza che ho anch'io, e molte delle cose che ho pubblicato vanno in questa direzione.
Un video triste, un gancio in pieno viso nel tuo stile schietto. Mentre ti ascoltavo pensavo alla ginnastica artistica, probabilmente un volo pindarico, e alla conoscenza che ne hanno gli italiani, ovvero non se la caga nessuno. Poi arrivano le olimpiadi, un'atleta incredibile, un'allenatrice che diventata virale per un gesto normale, e molti si appassionano (fermo poi vedere quanto durerà). E se la fantascienza italiana avesse, anche lei, bisogno di un big bang, come intuito da te stesso? Un film o serie su piattaforme popolari che possano fare scoppiare la scintilla? Evidenzio che anche nei gruppi in cui si parla di romanzi di questo genere la quasi totalità (non proprio tutte, grazie a Dio) di recensioni e commenti riguarda autori stranieri e classici. Per questo mi viene da rivolgerti una domanda usando la tua esperienza. Ma tra la scrittura di un italiano e uno straniero tu non noti differenze stilistiche, piuttosto che di contenuti? Ovvero solo la nazionalità sarebbe l'unica discriminante tra i due? Potremmo pubblicare l'italiano con uno pseudonimo straniero (cosa che, per altri motivi, faccio anche io) e vendere quanto lo straniero? Sarei tanto curioso di sentire come la pensi. Grazie 😊
Come ho avuto già modo di scrivere in un altro commento, come Urania abbiamo venduto due romanzi pubblicati in collana a due produzioni televisive, per possibili serie TV. Uno di Claudio Vastano e uno di Giovanni De Matteo. Quindi passi in quella direzione li stiamo facendo. Speriamo servano...
@@SCUOLADISCRITTURAlo spero con tutto il cuore!
Beh, ammetto di non essere un gran lettore di fantascienza italiana. Quando ci ho provato anni fa non ho avuto buone impressioni... Ho qualcosa in coda da leggere di nuovi autori italiani e vedrò se l'impressione di allora cambierà.
Ad ogni modo, immagino che il lettore di narrativa di genere, che in fondo cerca evasione e divertimento, non sia molto disposto a spostarsi da quel che conosce e sia più suscettibile al pregiudizio perché, molto edonisticamente, non è disposto al rischio di rinunciare al proprio piacere, a perdere tempo...
Su queste basi mi chiedo: perché antologie di soli autori italiani? hanno il gusto della categoria protetta e non fanno altro che rinforzare lo stereotipo per cui i connazionali sono autori di serie B, che non reggerebbero il confronto diretto con le controparti anglosassoni. Fate Antologie più aperte, in cui a livello internazionale si cercano i migliori racconti relativi a un determinato tema e, se ci sono, inseritevi anche qualche autore italiano degno di starvi; con tutti gli altri, affinché il lettore non soffra del pregiudizio prima dell'acquisto (e sia invogliato dal vedere nomi che già conosce e apprezza) e possa poi farsi un'idea reale, che nasce da un confronto diretto e immediato tra autori di diverse nazionalità...
Grazie per il suggerimento costruttivo. In realtà operazioni "miste" sono già state fatte, ma i risultati sono stati comunque pessimi. La maggior parte dei lettori ci scriveva dicendo: ma perché avete sprecato pagine per inserire racconti di italiani? Era meglio solo stranieri. Ovviamente senza aver nemmeno letto quei racconti di italiani... Se non altro, le antologie italiane hanno un valore a se stante e funzionano, almeno quelle in Urania, anche se poi gli autori inseriti non sembrano riscuotere altrettanto successo quando escono, magari, con un proprio romanzo.
Ciao Franco, come esordiente nel SF il tuo discorso un po' mi incupisce, ma non accettare la realtà forse sarebbe peggio! :) credo il bandolo della matassa sia l'aspetto culturale. Il lettore anglosassone legge SF perché é incredibilmente rilevante in quel contesto. Penso a miliardari, imprenditori innovatori che sono tutti fan del genere. Noi seguiamo a ruota quegli autori rilevanti all'estero per mero mimetismo, almeno in termini di grandi numeri. È un'idea forse un po' machiavellica e me ne dispiaccio, ma se allo stesso modo riuscissimo ad avere degli ambasciatori del SF italiano ai piani alti con gente di potere, credo le cose prenderebbero tutta un altra direzione! Basti pensare all'endorsment della destra italiana a tutto il filone Tolkien/Ende...
Be', sì, certo, se ci fossero degli Elon Musk anche in Italia, super appassionati di SF che ne parlano e "fanno" cose da SF, forse sarebbe meglio. Ma dipende dalle persone, non certo da chi fa editoria, fare in modo che la SF piaccia ad alti livelli
Da appassionato di sf e del fantastico di lunghissima data, noto che molti lettori vedono gli autori italiani come "abusivi", non riconoscono alla sf italiana di avere una propria, ricca e lunga storia. Una collana storica, di autori e romanzi degli anni 60, 70 e 80 aiuterebbe a vedere gli autori italiani, del passato e attuali, sotto una luce diversa e più giusta.
Credo che una collana così resisterebbe per un paio di numeri e poi chiuderebbe. Comunque sto provando a fare qualcosa del genere: a dicembre uscirà il numero 100 del Millemondi e sarà dedicato interamente a Lino Aldani, autore che tutti dovrebbero leggere e conoscere. Vedremo cosa succederà
Direi che il problema non è circoscritto solo agli autori italiani. Uno dei problemi è che per un nuovo lettore di fantascienza è molto difficile reperire i classici del genere. In libreria, fatta eccezione per pochissimi nomi come Asimov o Dick, i classici della fantascienza non ci sono occorre reperirli sulle bancarelle dell'usato. Mondadori ha fatto qualcosa attraverso gli Oscar Draghi, ma puoi immaginarti di fare un Drago per un autore italiano? Forse solo per Evangelisti...
@@marcopassarello7662 in realtà sto facendo i Miti Urania che hanno riportato il marchio in libreria, e i titoli che sto facendo lì funzionano bene, dai grandi classici alle novità. E poi stiamo facendo negli Oscar tutto Dick, tutto Lem, tutta la LeGuin, oltre ad Asimov e a diverse novità, fra cui anche italiani (Tonani, Patrignani, ecc). Direi che a parte Mondadori non ci sia nessun altro che pubblica SF ad alto livello, e Urania in edicola resta un polmone a vasta tiratura ancora fondamentale.
Purtroppo non ho consigli , ma colgo l'occasione per ringraziarla per il gran lavoro che fa con Urania ( e continuo a sperare nel secondo Drago della Cultura di Banks).
Forse il problema è solamente culturale, troppa voglia di cose semplici o immediate o poco profonde ed ecco lo Young adult stravince non solo sulla fantascienza ma anche su tutti gli altri generi. Che sia da puntare un po piu sul Cyberpunk? O fare piu premi urania durante l anno? O creare una linea a fumetti originale targati urania bimestrale ( ormai in edicola di genere c è solo nathan never..) ? Penso che con alle spalle mondadori si possa aver la forza di farlo.
Grazie ma si continua a mal interpretare quello che ho detto. Urania non deve promuovere a tutti i costi gli italiani. Perché dovrebbe farlo? Non spetta a me o a Urania questa responsabilità. Io gli italiani li pubblico come gli stranieri, se vanno male non è compito mio investire soldi, tempo e risorse per promuovere gli italiani, a quale scopo?
Allora scusami non ho effettivamente capito nulla del video. Soprattutto non mi è chiara la richiesta finale di idee e consigli. Cosa vuol dire non ê compito mio ? E di chi deve essere allora ampliare le vendite di urania scritto da italiani ? Io compro urania tutto i mesi più di così non posso fare altro.
@@teogriff866 idee consigli non solo a me, al mondo della SF italiana, che deve imparare a essere più coeso, a sostenersi, a fare squadra. Solo così potrà esserci un futuro più ampio, altrimenti... la SF italiana resterà relegata nelle nicchie invisibili in cui si autoincensa
@@SCUOLADISCRITTURA Lo scopo sarebbe il dare più visibilità alla fantascienza italiana, agli autori che pubblicate , non capisco questa reticenze, se addirittura hai voluto parlarne sul tuo canale, che di fantascienza nemmeno parla.
Caro Franco, dal profondo della mia stima per un longevo lettore di Urania e di fantascienza in generale, mi prendo la libertà di dire una cosa impopolare sul discorso che poni in questo video. Premetto che davvero lo faccio con il massimo rispetto verso di te e verso il tuo lavoro. Lo ripeto, io gli Urania li compro, li leggo e li amo. Ma sono un editore, e cerco di analizzare alcune cose con occhio critico. Il punto è che... Gli autori italiani sembrano vecchi, esausti, promossi in modo vecchio. Gli Urania sembrano vecchi a vedersi. Amo il lavoro di Brambilla, ma i libri che confeziona sono belli per noi che siamo romantici e siamo affezionati al progetto, ma i lettori - il 99% della gente che legge, non noi addetti ai lavori - quella roba la trova vecchia, obsoleta. Vedo la cover del libro in cui c'è pure Paolo Di Orazio, e sembra una cosa di trent'anni fa. Insomma, Urania dovrebbe guardare al futuro, epperò sembra un prodotto del passato... Sicuramente questa non è l'unica causa, ma credo che influenzi parecchio!
Altro punto: i canali di comunicazione di Urania&Co. sono involuti in loro stessi, e non riescono a intercettare nuovi lettori. Come fare? Di risposte ne avrei molte, ma non vi è "una soluzione", ma un sistema di varie soluzioni. Il punto è che ci vorrebbe una piccola rivoluzione 🙂
I libri sono bellissimi, sarebbe da restaurare il resto.
Mi spiace ma anche tu interpreti male il problema e le mie parole. Che c'entra Urania con il fatto che i lettori italiani non leggono autori italiani? Urania non ha problemi, va bene, cresce, abbiamo allargato le linee portando il marchio in libreria, con i Miti Uranie e i Draghi Urania. Non si può imputare a Urania il problema dell'esterofilia dei lettori italiani, che riguarda tutto il mondo editoriale. Se a te Urania sembra vecchia pazienza, ma se non vendesse per questo motivo allora non venderebbe tutto quello che pubblica, non solo gli italiani, Invece, come detto, Urania è in salute. E se smettessi di pubblicare italiani nel computo annuale andrebbe ancora meglio. Per cui il problema non è Urania, e io in questo video non parlo di Urania, non chiedo aiuto per risolvere i problemi di Urania, che sono di ben altro tipo. Ma grazie lo stesso
@@SCUOLADISCRITTURA la premessa è che a me Urania piace e la leggo ;-)
@@EmmanueleJonathanPilia sì ho capito e ti ringrazio di questo. Ma il problema non è Urania... ;-)
Io sto leggendo Spine proprio in questo momento. Per andare di "moda" la SF dovrebbe passare in tv ...
Concordo con te, e infatti come Urania abbiamo da poco venduto due opere di nostri autori, Vastano e De Matteo, a due importanti case di produzione per delle serie TV. Le faranno? Questo non posso saperlo, ma mi auguro davvero di sì
Dai una sistemata anche Urania. A Vicenza tosto da trovare e sono più di 25 anni che li compro tutti.
Eh, questo è un altro problema di ben altro tipo. Purtroppo le edicole sono ancora troppe, anche se tutti si lamentano perché stanno scomparendo. In realtà sono così tante che coprirle tutte è impossibile, perché vorrebbe dire fare tirature da decine di migliaia di copie, cosa che oggi è impensabile
@@SCUOLADISCRITTURA eh lo so. Io la butto la….
Secondo me è una forma di snobismo essere allineati alla corrente principale e preferire autori stranieri a quelli italiani. Mi sono approcciato recentemente a due romanzi esterofili (non faccio i nomi per non alimentare inutili polemiche), ma non mi hanno preso per niente, mentre ho trovato le storie degli scrittori italiani più fresche e interessanti. Va bene farsi una cultura dei classici, ma la fantascienza contemporanea italiana non ha nulla da invidiare a quella straniera. Purtroppo, non ho la soluzione.
Eh, pensa che io sono convinto di una cosa: spesso siamo costretti a pubblicare cose mediocri straniere piuttosto che cose ottime di italiani, perché comunque John Smith, qualsiasi cosa scriva, venderà sempre più di Giovanni Rossi... qualsiasi cosa scriva.
Innanzitutto apprezzo il suo sforzo per dare una migliore ribalta agli autori italiani.
Perché accade quanto da lei evidenziato?
A mio parere questo problema è ben comprensibile. Il mondo della cultura italiano è stato per tantissimi decenni egemonizzato dalla Sinistra per la quale in ogni contesto, e ovviamente anche in quello letterario, qualsiasi cosa che veniva pubblicato lo poteva essere se era veicolo di un messaggio politico (di colore definito, il suo). La sf in Italia, perciò, è stata relegata a essere un genere letterario di serie C poiché non adatta a essere quel veicolo di propaganda che i "manovratori" del mondo culturale italiano volevano che fosse. E ancora oggi ê così; basti osservare come non viene permesso ai personaggi scomodi di potersi esprimere, anche artisticamente! E ancora oggi la parte politica che fa questo è, per lo più, quella di un tempo. Sicché , direi, chi è, o è stato, fonte del proprio male pianga sé stesso.
Magari, possiamo ravvisare in Italia anche un certo provincialismo, forse quello che portò un noto Curatore di ambito sf italiano a dire "A Lucca mai".
In tale contesto, rileva anche quanto una nazione abbia saputo o sappia proiettarsi (geopoliticamente) verso l'esterno. L'incapacità di fare ciò diventa una "piega" culturale che si fa cronica ed influisce in una certa buona misura anche su un genere letterario come quello sf.
Conta molto la capacità di un popolo di sentirsi tale, e quindi depositario di una cultura, di una storia, di una grandezza, del sapersi collocare con pieno diritto tra gli altri popoli. Anche su questo ha soffiato molto la tipica e storica anti-italianitá di cui è stata (e ovviamente è ancora) permeata la socio-politica "de sinistra". Ahinoi, come ci hanno ridotti...!!!
Attualmente non saprei valutare quale possa essere stato l'influsso della presenza Vaticana in Italia e del modo in cui ha intriso di sé la cultura italiana tradizionale.
Cosa fare? Mi spiace, ma la vedo difficile.
Con gli italiani sempre più provinciali ed esterofili (tipico dei sudditi di un impero), con nessun tipo di identità patria (eccetto quando gioca la Nazionale di calcio), con un sistema editoriale assai sclerotizzato e con un evidente spostamento sociale verso divertimenti più immediati e consumistici, la vedo dura. È un peccato.
È necessario un cambio di paradigma culturale. Ci vuole tempo e ci vogliono le teste giuste. Non quelle di oggi.
Però, aiuterebbe che questi autori (auspicabilmente non politicizzati, ma stante il persistente monopolio culturale sinistro la vedo dura) fossero oggetto di interesse da parte di TV, riviste popolari e magari spettacolo (come il cinema, ... altro contesto , però, colonizzato dalla politica, si pensi ai finanziamenti al cinema italiano, che seguono la stessa logica propagandistica col risultato che la stragrande maggioranza dei film prodotti nemmeno rientra dei costi al botteghino).
In effetti il problema che ha esposto ha fatto emergere un più vasto problema, endemico e grave che riguarda la nostra nazione
PS A proposito, proprio per i trascorsi di cui ho parlato, trovo ridicola, anzi patetica, la "lotta di appropriazione" riguardante Tolkien. Un contesto letterario, quello del fantasy, in passato mai o scarso oggetto dei desideri della macchina propagandistica della Sinistra. Un po' come il bue che dice cornuto all'asino.
Canali social, per prima cosa. Al momento Urania si trova più facilmente sui banchi dell'usato che in edicola, l'idea che ne hanno tutti è quella di cinque-dieci-quarant'anni fa. Quindi occorre portare avanti l'immagine attuale slegandola dalla carta.
Apertura al weird e all'horror come era quando avete pubblicato Serling, Koontz, Bachman, per dire.
Non ripudiate il corso storico di grande apertura ai generi, ma ricordate il flop del fantasy.
Rimanete riconoscibili, insomma, ma non smettete di crescere.
IMHO, eh.
Ma perché parlate solo di Urania? Che c'entra Urania con il problema dei lettori italiani che non leggono SF? Urania non ha bisogno di strategie per crescere, perché lo sta già facendo. Io parlavo d'altro!
@@SCUOLADISCRITTURA eh, sopportami, quando fai mostri antologie urania e parli di premi italiani, io penso che tu ti riferisca soprattutto a quello.
Comunque, quello era italiani->Urania
Cominciamo da Italiani-> SF italiana
Che i lettori italiani IN GENERALE siano esterofili, con l'apprezzabile eccezione del giallo -ne parlo dopo-, non è una novità. La fantascienza è una bestiaccia ancora peggiore, perché all'estero ha dei numeri che non si possono non ripercuotere su quello che "va" in Italia, soprattutto se ripreso da cinema a TV. Plasma dei gusti che noi italiani, come scrittori e come lettori, non condividiamo appineoo. La fantascienza italiana piace poco (troppo poco, IMHO) anche al pubblico italiano perché, seppur ottima, è lontana da quello a cui il pubblico è stato abituato da decenni di Hollywood.
Italiani->fantascianza
In generale, è un discorso terribile: è dagli anni '80 che veniamo "giocati alla meno". La fantascienza richiede uno sforzo superiore da parte del lettore per essere compresa rispetto, che so, al fantasy, al romance o al giallo, che si basano su istinti e concetti più immediati ("magia!", l'amore, la violenza) . La fantascienza cinematografica si appoggia su tanta visuale che in diversi casi può colmare questo fossato, come per Interstellar; infatti, The Arrival, che ha una storia superba, non è stato apprezzato abbastanza. Sempre IMHO.
Non possiamo pretendere, dopo cinquant'anni di blockbuster italiani con le puzzette e trenta di "non cielo dicono, la scenza è falza", che un romanzo che parla di filtri percettivi e universi quantistici venga accolto con gli stessi numeri di "Amore e malessere: il santo carabiniere contro la mafia" o uno qualsiasi dei cento soft-porn che occupano le classifiche Amazon "fantascienza" e "fantascienza tecnologica".
A questo soluzioni non ne ho, purtroppo, se non una macchina del tempo e la revisione dei palinsesti televisivi dell'ultimo secolo.
@@SCUOLADISCRITTURA
Ho purtroppo cancellato una risposta più articolata. Riassumo, perdonami.
Sii paziente, quando hai mostrato le tue antologie ho focalizzato il mio pensiero su Urania.
Quello comunque era italiani -> Urania
Italiani -> Fantascienza italiana
Siamo stati plasmati da decenni di mainstream americano, anche per la sola forza dei numeri. I gusti sono plasmati anche da quello.
Il pubblico si fa "la bocca" con Interstellar, dove una enorme parte visuale bilancia le difficoltà concettuali, non gradisce più una fantascienza fatta di sfumature e tematiche come quella in cui mi sembra che siano più che eccellenti e versati gli autori italiani.
Anche se mi impegno non mi viene in mente una fantascienza italiana di successo che non sia contaminata da altri generi.
C'è anche il discorso, banale e triste, di "è piaciuto a un milione di americani" contro "è piaciuto a cento italiani", la SF anglosassone ha una storia e dei numeri consolidati dal non aver considerato il genere "roba da ragazzini" almeno fino agli anni '70.
Poi, beh, dopo le "storie di fantascienza" sulla rai (con autori quasi tutti anglosassoni), Spazio 1999, UFO e A come Andromeda, non abbiamo cercato di farci un mainstream nostro, per quanto contaminato e collaborato.
Rimedi? Occorrerebbe che chi questo mainstream aiuta a metterlo su negli altri media credesse negli autori italiani. Di nuovo, è più sicuro e facile acquistare cose già pronte e rodate-
Italiani -> Fantascienza.
E questo è il discorso terribile: dopo cinquant'anni di blockbuster a base di puzzette, trenta di "noncielodicono, la scenza è falza", siamo passati da "la SF è roba per ragazzini" a non aver proprio voglia di impegnarsi un minimo per seguire una narrazione appena più "aliena" dal quotidiano, anche se è una metafora per temi attuali.
Fantasy, romance e giallo si basano su concetti semplici ("megia!", amore, violenza), un racconto di fantascienza obbliga a un po' di ragionamento e impegno.
Non lo vogliamo fare, di impegnarci, meglio "Amore e malessere, il medico-prete contro la mafia" di una serie che parla di universo quantistico e filtri percettivi (cit.).
Anzi, sì, lo vogliamo fare, noi che siamo qui a discuterne, ma non siamo poi tanti.
Per questo l'unico rimedio che mi viene in mente è una macchina del tempo e la riforma di cinquant'anni di palinsensti.
(non ho riassunto proprio niente, alla fine, anzi. Scusa)
P-S-E-U-D-O-N-I-M-I anglofoni.
(alla Den Arrow, ahahah)
E io che credevo che il genere messo peggio in Italia fosse il fantasy scritto da italiani...
Direi proprio di no...
Purtroppo è un problema che c'era e c'è anche nel cinema, tanto che c'era l'abitudine degli pseudonimi stranieri
Vero
Ti cerco a stranimondi
La frantascienza
li pubblichi con pseudonimo straniero, adattando nomi dei personaggi e ambientazione
Allora meglio pubblicare gli stranieri veri e basta, no? Mica devo obbligatoriamente pubblicare italiani. Se devo farlo usando pseudonimi che senso ha? Pubblico gli stranieri e basta
@@SCUOLADISCRITTURA non è obbligatorio ma sarebbe un modo per dare visibilità agli autori italiani. In caso di buoni risultati potresti svelare l'"inganno"
Se il problema e' davvero solo il pregiudizio fai uscire gli autori Italiani con dei "nomi d'arte" stranieri.
Questo significherebbe regredire di cinquant'anni! E poi perché? Mica devo pubblicare per forza gli italiani. Che senso ha inventarsi pseudonimi se ci sono veri autori anglosassoni dietro ogni angolo? No, gli italiani devono crescere con le loro gambe e firmarsi con il proprio nome
@@SCUOLADISCRITTURA io se fossi bravo a scrivere ma nessuno comprasse i miei libri solo per pregiudizio il nome d'arte lo userei.
Il problema va aggirato in qualche modo, ammesso che il prodotto sia davvero di qualita'.
Ecco appunto, ricordando il compianto Evangelisti, aprirsi il più possibile..forse sarebbe una soluzione..forse. Poi ci sono già una valanga di scrittori anglosassoni e di altri paesi.Troppi scrittori e pochi lettori. In italia lei sta descrivendo una conventicola di aspiranti..a cosa? All' imperitura gloria? A vivere scrivendo di fantascienza? E sopra ogni cosa, Urania quanto vendeva 30/35 anni fa ed adesso? Cordiali saluti