Sono d'accordo con te che siamo alla fine della storia. Tuttavia, alcuni altre direbbero che siamo vicini alla fine di un'era, la forza di quale (i suoi sentimenti fondamentale, e anche i suoi modi di pensare) lascerà via, ed una nuova la sostituirà. Questo, In maniera simile a come il Christianesimo, anche se formulato da ideè precedenti, veramente significava una maniera fondamentalmente diversa di agire e di pensare dal Paganesimo. Quel cambio ovviamente non è repentino, e non manca dei misceli/miscugli.
Ciao Tommaso (posso darti del tu vero?) Concordo con la tua recensione di pensare altrimenti; anche se secondo me non siamo proprio nell'epoca del capitalismo multipolare; perché il capitalismo multipolare difficilmente verrà realizzato fin quando ci sarà un egemonia ad imperialismo americano ed in parte europeo. La Cina; la vedo secondo la mia ottica come un socialismo di mercato, che per adattarsi al crollo del socialismo in est Europa ed ad impedire l'instaurarsi di élites ideologiche come in URSS ha deciso di trarre i "tratti positivi " del capitalismo per resistere e sviluppare una forza come superpotenza; lo stesso fondatore dell'attuale Repubblica popolare cinese, Mao Tse Tung, disse "che la Cina non sopravviverà se non si apre all'esterno". Per la Russia è già diverso perché le dinamiche interne sono liberiste, anche se il capitalismo russo è più indipendente e la Russia ha un approccio più sano rispetto agli USA nei rapporti internazionali per citarti un esempio. I paesi islamici del medioriente sono molto diversi fra loro, difficile farne di tutta una erba un fascio. Ma in ogni caso mi è piaciuta la tua spiegazione! E concordo su tutto! Naturalmente si può eccome mettere in discussione ciò che Fusaro dice; ma è sbagliato parlare di Fusaro con pregiudizi contro di egli.
In un'epoca "democratica", la più bassa maniera di pensare regna, e quindi non c'è spazio per la filosofia nella politica o nell'ambito sociale. La democrazia demanda un discorso per "the greatest common denominator". Inoltre, possiamo pensare che il nostro tempo ha fermato la decadenza naturale de questa civilizzazione, ma forse la democrazia è soltanto una indicazione dell'ultima fase di distruzione dell' Ovest, come già vivevano Roma è anche primo, Grecia. Secondo me, una maniera di regnare più filosofica, e anche realistica, demanda una elite. Ma la sostenibilità presenta un altro problema. Penso di Platone nella sua discussione della Republica, come una "blueprint" corretta del problema e la sua soluzione, espressa in maniera molto "archetipale".
Tecnicamente parlando la democrazia rappresentativa è uno strumento di selezione delle élites frutto (anche) del razionalismo moderno. Nei regimi del passato si riteneva che il principio di ereditarietà della carica fosse un buon criterio di selezione delle élites, mentre col passare del tempo si è ritenuto (giustamente, credo) che un modo più razionale per ottenere lo stesso risultato fosse il voto. Dunque non credo che i sistemi democratici contraddicano alla radice l’esigenza, da te posta, di un governo delle élites.
@@tommasodibrango6174 , tecnicamente parlando, si. Ma una "elite" puo essere costituita, costruita, in molti modi diversi. Se la base di selezione è "democratica", siamo ancora parlando dello "least common denominator", della necessaria riduzione alla demagogia -veramente non credo che nessuna selezione democratica può essere diversa alla demagogia. La raggione per cui parlo di Platone e la sua proposta di una elite come "guardiani", una classe sociale separata, come casta funzionale, anche che ha, un tipo di equilibrio e "interdependencia". Parlando dei guardiani della Republica di Platone, tutte le persone dimenticano i dettagli, e sembrano ignorare che la sua proposta non è ne una tirania-dittadura ne una oligarchia -infine non è una "forma di oppressione". E anche spesso dimenticato sono le regole proposte per Platone per preservare l'integrità della organizazione sociale bassata sul concetto dei guardiani. Penso che non sia meno razionale, ma richiede fede nella spinta verso l'eccellenza. Di conseguenza, le caste sociali funzionali ma liquide, costituite in conformità con l'attitudine individuale. Non credo che la democrazia sia veramente razionale, ma piuttosto paranoica e mediocre.
Darg Sairut Che la democrazia confini sempre con (e sconfini spesso nella) demagogia è vero. Il problema, però, è che anche le altre forme di governo hanno analoghi confini e sconfinamenti. Pensiamo all’aristocrazia: facilmente degenera in oligarchia. E questo Platone lo sapeva, tant’è vero che nella Lettera VII esprime disincanto nei confronti del suo progetto politico.
Chiunque abbia una minima infarinatura di pensiero filosofico - critico sa benissimo che l'attività veritativa non coincide esclusivamente col 'pensare altrimenti' o col dissenso fine a se stesso. Ridurre il marxismo a questo, come fa Fusaro, ci mette di fronte a due possibilità: o Fusaro non ha capito nulla del marxismo come vera e propria pratica di interpretazione scientifica non solo del dissenso ma anche dell'egemonia, oppure Fusaro riduce, taglia e usa 2700 anni di storia del pensiero per giustificare e legittimare una sua visione del mondo ecclesiale e conservativa (da 'baciapile' come forse avrebbe detto Nietzsche).
Riccardo Verni Come dico nel video, non sono un filosofo né uno storico della filosofia. Ciononostante esprimo una garbata e prudente presa di distanze quando dico che il dissenso è “perlomeno una delle categorie fondamentali” del pensare filosofico. Come a dire: non sono esperto (e dove non sono esperto non mi metto a sparare sentenze), ma, pur sapendo che il dissenso è parte decisiva del discorso filosofico, ho l’impressione che i filosofi non siano semplicemente dei bastian contrari.
@@tommasodibrango6174 grazie della tempestiva risposta. Io sono laureato in Filosofia ma non mi ritengo né mi riterrò mai un esperto o un mestierante in tal materia. Credo che essere filosofi nel 2019 sia più che altro una questione di sensibilità nel vedere le cose o, quantomeno, che stia nel non arrendersi alla semplificazione delle parole, delle soluzioni semplici a questioni assolutamente complesse; soprattutto, essere filosofi nel 2019 non può che essere ormai un percorso di indebolimento ideologico e, parallelamente, di rafforzamento etico-umanistico. Come vedi, niente di più distante da Fusaro. L'atteggiamento ecclesiale di quest'ultimo non considerarla solo una mia invettiva: Fusaro, come un predicatore, utilizza in maniera evangelica dei passi per es. hegeliani, decontestualizzandoli e piegandoli a vaghi discorsi massimalistici. Sia chiaro, tanto di cappello alla sua indefessa attività di comunicatore ecc., ma la Filosofia è altra cosa.
Riccardo Verni Di nulla, figurati. Io sono un non-filosofo, nel senso che mi interesso di filosofia ma non posso dire di essere un esperto. Quanto a Fusaro penso, essenzialmente, due cose. 1) l’opinionista televisivo non mi piace. È un ottimo comunicatore, ma mi sembra più interessato a inseguire un consenso un po’ facile che a disturbare l’opinione corrente (in barba alle sue tesi sul dissenso come categoria fondativa del discorso filosofico). In questo video, però, non ho voluto parlare di lui ma delle sue tesi. Parlare di lui lo agevola (può sempre dirti: “sei un servo sciocco del capitale: per questo mi attacchi”); 2) il pensatore mi sembra non un buon filosofo, ma un bravo storico della filosofia. Non condivido molto le sue tesi sul Marx idealista - messo così non mi sembra tanto Marx, ma uno Hegel col giramento di coglioni -, ma credo si tratti comunque di una lettura legittima e motivata.
@@tommasodibrango6174 come ha ribadito recentemente Cacciari, il valore logico di un'affermazione lo si capisce portando le sue conseguenze all'ennesima potenza - in questo senso la logica va di pari passo con la responsabilità e con l'etica. In fin dei conti il problema non sta nel valutare Fusaro come storico della filosofia, come filosofo o come showman...francamente non mi interessa. Quello che conta, quello che in un certo senso mi spaventa, è il suo costante rispolvero di quel linguaggio che tra Otto/Novecento ha preparato le basi ideologiche per tutto ciò che sappiamo. Elite sradicata, plutocrazia, interesse nazionale/istico non sono e non devono essere rispolverate dopo quello che è successo, o meglio, non lo devono essere nella forma volgarizzata e mantrica di Fusaro. Questa è un'epoca di retroguardia e grave crisi sociale e, per ritornare a Cacciari, vellicare le masse con categorie desuete e facili alla logica del 'capro espiatorio' non è solo illogico ma anche da irresponsabili.
Riccardo Verni Sono d’accordo con te. Il punto, per me, non sta però nel dire che Fusaro è un irresponsabile (tanto lo è e continuerà a esserlo e continuerà ad avere seguito anche dopo che l’avremo detto). Il punto, semmai, è costruire un’alternativa culturalmente forte al suo discorso. Sennò stiamo lì a fare, nel campo della cultura, quello che il Pd fa coi giallo-verdi: diciamo che non va bene quello che fa ma non sappiamo dire quello che bisogna fare. Ovviamente non pretendo di costruire una simile alternativa con una misera mini-recensione su UA-cam (ma soprattutto: non pretendo di essere io, dalla piccola Aquino, a costruirla). Credo, però, che chi, con più competenza e capacità di me, vuol contrapporsi a Fusaro, deve farlo mostrando i limiti del suo discorso e costruendo un’alternativa.
Sono d'accordo con te che siamo alla fine della storia. Tuttavia, alcuni altre direbbero che siamo vicini alla fine di un'era, la forza di quale (i suoi sentimenti fondamentale, e anche i suoi modi di pensare) lascerà via, ed una nuova la sostituirà. Questo, In maniera simile a come il Christianesimo, anche se formulato da ideè precedenti, veramente significava una maniera fondamentalmente diversa di agire e di pensare dal Paganesimo. Quel cambio ovviamente non è repentino, e non manca dei misceli/miscugli.
Ciao Tommaso (posso darti del tu vero?) Concordo con la tua recensione di pensare altrimenti; anche se secondo me non siamo proprio nell'epoca del capitalismo multipolare; perché il capitalismo multipolare difficilmente verrà realizzato fin quando ci sarà un egemonia ad imperialismo americano ed in parte europeo.
La Cina; la vedo secondo la mia ottica come un socialismo di mercato, che per adattarsi al crollo del socialismo in est Europa ed ad impedire l'instaurarsi di élites ideologiche come in URSS ha deciso di trarre i "tratti positivi " del capitalismo per resistere e sviluppare una forza come superpotenza; lo stesso fondatore dell'attuale Repubblica popolare cinese, Mao Tse Tung, disse "che la Cina non sopravviverà se non si apre all'esterno".
Per la Russia è già diverso perché le dinamiche interne sono liberiste, anche se il capitalismo russo è più indipendente e la Russia ha un approccio più sano rispetto agli USA nei rapporti internazionali per citarti un esempio. I paesi islamici del medioriente sono molto diversi fra loro, difficile farne di tutta una erba un fascio.
Ma in ogni caso mi è piaciuta la tua spiegazione! E concordo su tutto! Naturalmente si può eccome mettere in discussione ciò che Fusaro dice; ma è sbagliato parlare di Fusaro con pregiudizi contro di egli.
In un'epoca "democratica", la più bassa maniera di pensare regna, e quindi non c'è spazio per la filosofia nella politica o nell'ambito sociale. La democrazia demanda un discorso per "the greatest common denominator". Inoltre, possiamo pensare che il nostro tempo ha fermato la decadenza naturale de questa civilizzazione, ma forse la democrazia è soltanto una indicazione dell'ultima fase di distruzione dell' Ovest, come già vivevano Roma è anche primo, Grecia. Secondo me, una maniera di regnare più filosofica, e anche realistica, demanda una elite. Ma la sostenibilità presenta un altro problema. Penso di Platone nella sua discussione della Republica, come una "blueprint" corretta del problema e la sua soluzione, espressa in maniera molto "archetipale".
Tecnicamente parlando la democrazia rappresentativa è uno strumento di selezione delle élites frutto (anche) del razionalismo moderno. Nei regimi del passato si riteneva che il principio di ereditarietà della carica fosse un buon criterio di selezione delle élites, mentre col passare del tempo si è ritenuto (giustamente, credo) che un modo più razionale per ottenere lo stesso risultato fosse il voto. Dunque non credo che i sistemi democratici contraddicano alla radice l’esigenza, da te posta, di un governo delle élites.
@@tommasodibrango6174 , tecnicamente parlando, si. Ma una "elite" puo essere costituita, costruita, in molti modi diversi. Se la base di selezione è "democratica", siamo ancora parlando dello "least common denominator", della necessaria riduzione alla demagogia -veramente non credo che nessuna selezione democratica può essere diversa alla demagogia. La raggione per cui parlo di Platone e la sua proposta di una elite come "guardiani", una classe sociale separata, come casta funzionale, anche che ha, un tipo di equilibrio e "interdependencia". Parlando dei guardiani della Republica di Platone, tutte le persone dimenticano i dettagli, e sembrano ignorare che la sua proposta non è ne una tirania-dittadura ne una oligarchia -infine non è una "forma di oppressione". E anche spesso dimenticato sono le regole proposte per Platone per preservare l'integrità della organizazione sociale bassata sul concetto dei guardiani. Penso che non sia meno razionale, ma richiede fede nella spinta verso l'eccellenza. Di conseguenza, le caste sociali funzionali ma liquide, costituite in conformità con l'attitudine individuale. Non credo che la democrazia sia veramente razionale, ma piuttosto paranoica e mediocre.
Darg Sairut Che la democrazia confini sempre con (e sconfini spesso nella) demagogia è vero. Il problema, però, è che anche le altre forme di governo hanno analoghi confini e sconfinamenti. Pensiamo all’aristocrazia: facilmente degenera in oligarchia. E questo Platone lo sapeva, tant’è vero che nella Lettera VII esprime disincanto nei confronti del suo progetto politico.
Chiunque abbia una minima infarinatura di pensiero filosofico - critico sa benissimo che l'attività veritativa non coincide esclusivamente col 'pensare altrimenti' o col dissenso fine a se stesso. Ridurre il marxismo a questo, come fa Fusaro, ci mette di fronte a due possibilità: o Fusaro non ha capito nulla del marxismo come vera e propria pratica di interpretazione scientifica non solo del dissenso ma anche dell'egemonia, oppure Fusaro riduce, taglia e usa 2700 anni di storia del pensiero per giustificare e legittimare una sua visione del mondo ecclesiale e conservativa (da 'baciapile' come forse avrebbe detto Nietzsche).
Riccardo Verni Come dico nel video, non sono un filosofo né uno storico della filosofia. Ciononostante esprimo una garbata e prudente presa di distanze quando dico che il dissenso è “perlomeno una delle categorie fondamentali” del pensare filosofico. Come a dire: non sono esperto (e dove non sono esperto non mi metto a sparare sentenze), ma, pur sapendo che il dissenso è parte decisiva del discorso filosofico, ho l’impressione che i filosofi non siano semplicemente dei bastian contrari.
@@tommasodibrango6174 grazie della tempestiva risposta. Io sono laureato in Filosofia ma non mi ritengo né mi riterrò mai un esperto o un mestierante in tal materia. Credo che essere filosofi nel 2019 sia più che altro una questione di sensibilità nel vedere le cose o, quantomeno, che stia nel non arrendersi alla semplificazione delle parole, delle soluzioni semplici a questioni assolutamente complesse; soprattutto, essere filosofi nel 2019 non può che essere ormai un percorso di indebolimento ideologico e, parallelamente, di rafforzamento etico-umanistico. Come vedi, niente di più distante da Fusaro. L'atteggiamento ecclesiale di quest'ultimo non considerarla solo una mia invettiva: Fusaro, come un predicatore, utilizza in maniera evangelica dei passi per es. hegeliani, decontestualizzandoli e piegandoli a vaghi discorsi massimalistici. Sia chiaro, tanto di cappello alla sua indefessa attività di comunicatore ecc., ma la Filosofia è altra cosa.
Riccardo Verni Di nulla, figurati. Io sono un non-filosofo, nel senso che mi interesso di filosofia ma non posso dire di essere un esperto. Quanto a Fusaro penso, essenzialmente, due cose.
1) l’opinionista televisivo non mi piace. È un ottimo comunicatore, ma mi sembra più interessato a inseguire un consenso un po’ facile che a disturbare l’opinione corrente (in barba alle sue tesi sul dissenso come categoria fondativa del discorso filosofico). In questo video, però, non ho voluto parlare di lui ma delle sue tesi. Parlare di lui lo agevola (può sempre dirti: “sei un servo sciocco del capitale: per questo mi attacchi”);
2) il pensatore mi sembra non un buon filosofo, ma un bravo storico della filosofia. Non condivido molto le sue tesi sul Marx idealista - messo così non mi sembra tanto Marx, ma uno Hegel col giramento di coglioni -, ma credo si tratti comunque di una lettura legittima e motivata.
@@tommasodibrango6174 come ha ribadito recentemente Cacciari, il valore logico di un'affermazione lo si capisce portando le sue conseguenze all'ennesima potenza - in questo senso la logica va di pari passo con la responsabilità e con l'etica. In fin dei conti il problema non sta nel valutare Fusaro come storico della filosofia, come filosofo o come showman...francamente non mi interessa. Quello che conta, quello che in un certo senso mi spaventa, è il suo costante rispolvero di quel linguaggio che tra Otto/Novecento ha preparato le basi ideologiche per tutto ciò che sappiamo. Elite sradicata, plutocrazia, interesse nazionale/istico non sono e non devono essere rispolverate dopo quello che è successo, o meglio, non lo devono essere nella forma volgarizzata e mantrica di Fusaro. Questa è un'epoca di retroguardia e grave crisi sociale e, per ritornare a Cacciari, vellicare le masse con categorie desuete e facili alla logica del 'capro espiatorio' non è solo illogico ma anche da irresponsabili.
Riccardo Verni Sono d’accordo con te. Il punto, per me, non sta però nel dire che Fusaro è un irresponsabile (tanto lo è e continuerà a esserlo e continuerà ad avere seguito anche dopo che l’avremo detto). Il punto, semmai, è costruire un’alternativa culturalmente forte al suo discorso. Sennò stiamo lì a fare, nel campo della cultura, quello che il Pd fa coi giallo-verdi: diciamo che non va bene quello che fa ma non sappiamo dire quello che bisogna fare. Ovviamente non pretendo di costruire una simile alternativa con una misera mini-recensione su UA-cam (ma soprattutto: non pretendo di essere io, dalla piccola Aquino, a costruirla). Credo, però, che chi, con più competenza e capacità di me, vuol contrapporsi a Fusaro, deve farlo mostrando i limiti del suo discorso e costruendo un’alternativa.
Bene, bravo! Sottoscrivo...
Grazie 😊