Non lo posso sapere. Metti che il giapponese ne abbia comprata una cinese, oppure metti che fai l'affare della vita.....non ho la sfera di cristallo. In generale tendo a fidarmi dei giapponesi, ma anche loro hanno la yakuza
Quella D45, non è una Martin, le D45 non hanno etichetta interna ma sono marchiare a fuoco sul rinforzo centrale del fondo, ed hanno ponte e tastiera in ebano, mentre questa ha il ponte che sembra di palissandro, inoltre il top in laminato sottolinea la non autenticità della chitarra, anche la rosetta ha dei diametri che non rientrano nelle specifiche martin
Mi pareva di averlo specificato abbastanza bene che è una cinesata, no? Comunque il top è massello, fondo e fasce compensato e per quello che costa (al netto del marchio improprio) mi sembra un buon affare. Sulla marchiatura: c'è anche se non l'ho fatto vedere nel video.
@@giorgiomenon il mio commento serviva a rafforzare il concetto espresso nel tuo video, mentre non son d'accordo per quanto riguarda "l'affare", sarebbe stato tale, se fosse stata una copia della Martin, ad esempio la Aria qualche anno fa produsse la serie AD, tipo la AD80, tutta in massello che imitava le forme delle Martin, ma senza appropriarsi del loro nome, anche se il font alla paletta era simile, per questo hanno subito una denuncia da parte di Martin che li ha costretti a cambiare quei particolari che rendevano dei cloni le loro chitarre, queste cinesate invece usano addirittura il marchio, e sono ancora in produzione
@@bernablues Possiamo essere abbastanza d'accordo. Il vero problema rimane: come distinguere la copia dall'originale? Il mio video ha l'unico scopo di allertare chi volesse acquistare una D45 (o qualsiasi altra sigla Martin). L'altra cosa mi preme sottolineare è che oggi non esistono vincoli per limitare questa immissione di cloni sul mercato. Un conto erano le Fernandez, Burny, oltri cloni di cui era possibile ricostruire la catena di produzione. Oggi, dopo che poer decenni abbiamo istruito le maestranze cinesi a lavorare per noi, una volta che si sono messi in proprio, di cosa vogliamo accusarli? Non sono certamente dalla parte dei falsari, ma resta il problema di fondo: pensavamo che i cinesi fossero così stupidi da abbandonare le loro conoscenze per favorire le nostre economie?
@@giorgiomenon se è arrivata in Italia, vuol dire che qualcuno l'ha importata, ma anche se fosse stata acquistata online, ci sarebbe il modo di effettuare controlli, il problema è che molti cercano l'affare, che non troveranno mai, oppure ci sono quelli che invece di badare la qualità, cercano in un marchio la propria realizzazione, e se non hanno la possibilità economica, si affidano al tarocco, pur di sfoggiare un brand, per cui la colpa di tutto ciò è sopratutto la nostra
@@bernablues Ripeto: siamo d'accordo. Personalmente non acquisterei mai un clone per sfoggiare il brand, ma viviamo nella "Societé di Spectacle" di Guy Debord (1966) e la mia interpretazione è molto sottostimata. Ciò che conta oggi è l'ostentazione. Nel video (ripeto) volevo solo mettere in guardia chi pensa di fare l'affare del secolo, anche se lo strumento per quello che viene pagato ha una sua dignità.
@@LuigiFalconio85 incauto acquisto, se vuoi. Se sei un professionista del settore dovresti (ma non è obbligatorio) conoscere abbastanza i dettagli per distinguere la copia dal clone. Ma se sei un principiante, e ti affidi a ciò che vedi trascurando i dettagli, in quale reato puoi incorrere? Certo la questione è complessa e, ribadisco, nel video ho solo voluto mettere in allerta chi si dovesse far allettare da offerte strepitose su produzioni costosissime (credimi, 12000€ per una chitarra sono davvero troppi, comunque la si voglia vedere). Non fidatevi, questo è il messaggio in nuce. Molto meglio, opinione personale, una onesta Harley Benton con dichiarata produzione e senza blasone ma con caratteristiche timbriche di tutto rilievo. Adesso lancio una provocazione: ma perchè un popolo estremamente conservatore e amante della griffe dovrebbe preferire una Harley Benton da 300€ piuttosto che una finta Martin D45 da 300€? Che razza di cultura aleggia tra i chitarristi?
@@LuigiFalconio85 purtroppo la Harley Benton non appare, non "buca lo schermo", non fa bella mostra di sè e non appaga i sentimenti di ostentazione che attanaglia (purtroppo) il popolo ultraconservatore dei chitarristi che preferiscono una Fender di pessima produzione ad una ottima Squire che costa una frazione e suona una moltiplicazione. Se fosse diffusa la cultura della qualità non ci saremmo trovati con marchi blasonati irricevibili e costosissimi e con cloni (ci metto anche le Squire) economiche e poco stimate...salvo le Squire primi anni '80 che iniziano ad avere il mercato che simeritano. Siamo alla battaglia finale degli originali contro i cloni, esattamente come nelle società umane che vedono gli etero contro gli "altri". Scusa se ho allargato il campo visivo.
Cosa ne pensa delle Martin D45 " usate " proposte a prezzi interessanti su Ebay provenienti dal Giappone ?
Sono dei tarocche anche quelle ?
Non lo posso sapere. Metti che il giapponese ne abbia comprata una cinese, oppure metti che fai l'affare della vita.....non ho la sfera di cristallo. In generale tendo a fidarmi dei giapponesi, ma anche loro hanno la yakuza
Quella D45, non è una Martin, le D45 non hanno etichetta interna ma sono marchiare a fuoco sul rinforzo centrale del fondo, ed hanno ponte e tastiera in ebano, mentre questa ha il ponte che sembra di palissandro, inoltre il top in laminato sottolinea la non autenticità della chitarra, anche la rosetta ha dei diametri che non rientrano nelle specifiche martin
Mi pareva di averlo specificato abbastanza bene che è una cinesata, no? Comunque il top è massello, fondo e fasce compensato e per quello che costa (al netto del marchio improprio) mi sembra un buon affare. Sulla marchiatura: c'è anche se non l'ho fatto vedere nel video.
@@giorgiomenon il mio commento serviva a rafforzare il concetto espresso nel tuo video, mentre non son d'accordo per quanto riguarda "l'affare", sarebbe stato tale, se fosse stata una copia della Martin, ad esempio la Aria qualche anno fa produsse la serie AD, tipo la AD80, tutta in massello che imitava le forme delle Martin, ma senza appropriarsi del loro nome, anche se il font alla paletta era simile, per questo hanno subito una denuncia da parte di Martin che li ha costretti a cambiare quei particolari che rendevano dei cloni le loro chitarre, queste cinesate invece usano addirittura il marchio, e sono ancora in produzione
@@bernablues Possiamo essere abbastanza d'accordo. Il vero problema rimane: come distinguere la copia dall'originale? Il mio video ha l'unico scopo di allertare chi volesse acquistare una D45 (o qualsiasi altra sigla Martin). L'altra cosa mi preme sottolineare è che oggi non esistono vincoli per limitare questa immissione di cloni sul mercato. Un conto erano le Fernandez, Burny, oltri cloni di cui era possibile ricostruire la catena di produzione. Oggi, dopo che poer decenni abbiamo istruito le maestranze cinesi a lavorare per noi, una volta che si sono messi in proprio, di cosa vogliamo accusarli? Non sono certamente dalla parte dei falsari, ma resta il problema di fondo: pensavamo che i cinesi fossero così stupidi da abbandonare le loro conoscenze per favorire le nostre economie?
@@giorgiomenon se è arrivata in Italia, vuol dire che qualcuno l'ha importata, ma anche se fosse stata acquistata online, ci sarebbe il modo di effettuare controlli, il problema è che molti cercano l'affare, che non troveranno mai, oppure ci sono quelli che invece di badare la qualità, cercano in un marchio la propria realizzazione, e se non hanno la possibilità economica, si affidano al tarocco, pur di sfoggiare un brand, per cui la colpa di tutto ciò è sopratutto la nostra
@@bernablues Ripeto: siamo d'accordo. Personalmente non acquisterei mai un clone per sfoggiare il brand, ma viviamo nella "Societé di Spectacle" di Guy Debord (1966) e la mia interpretazione è molto sottostimata. Ciò che conta oggi è l'ostentazione. Nel video (ripeto) volevo solo mettere in guardia chi pensa di fare l'affare del secolo, anche se lo strumento per quello che viene pagato ha una sua dignità.
Secondo me non ha senso spendere 300 euro per una finta Martin...con 300 euro escono delle ottime Yamaha, Ibanez e Harley Benton 😊😊😊😊
posso essere d'accordo anche se i livelli di finiture sono decisamente meno imponenti.
@@giorgiomenon il punto è che credo sia anche reato 🤣🤣🤣🤣🤣
@@LuigiFalconio85 incauto acquisto, se vuoi. Se sei un professionista del settore dovresti (ma non è obbligatorio) conoscere abbastanza i dettagli per distinguere la copia dal clone. Ma se sei un principiante, e ti affidi a ciò che vedi trascurando i dettagli, in quale reato puoi incorrere? Certo la questione è complessa e, ribadisco, nel video ho solo voluto mettere in allerta chi si dovesse far allettare da offerte strepitose su produzioni costosissime (credimi, 12000€ per una chitarra sono davvero troppi, comunque la si voglia vedere). Non fidatevi, questo è il messaggio in nuce. Molto meglio, opinione personale, una onesta Harley Benton con dichiarata produzione e senza blasone ma con caratteristiche timbriche di tutto rilievo. Adesso lancio una provocazione: ma perchè un popolo estremamente conservatore e amante della griffe dovrebbe preferire una Harley Benton da 300€ piuttosto che una finta Martin D45 da 300€? Che razza di cultura aleggia tra i chitarristi?
@@giorgiomenon perché almeno non é una chitarra con marchio finto 😅😅😅
@@LuigiFalconio85 purtroppo la Harley Benton non appare, non "buca lo schermo", non fa bella mostra di sè e non appaga i sentimenti di ostentazione che attanaglia (purtroppo) il popolo ultraconservatore dei chitarristi che preferiscono una Fender di pessima produzione ad una ottima Squire che costa una frazione e suona una moltiplicazione. Se fosse diffusa la cultura della qualità non ci saremmo trovati con marchi blasonati irricevibili e costosissimi e con cloni (ci metto anche le Squire) economiche e poco stimate...salvo le Squire primi anni '80 che iniziano ad avere il mercato che simeritano. Siamo alla battaglia finale degli originali contro i cloni, esattamente come nelle società umane che vedono gli etero contro gli "altri". Scusa se ho allargato il campo visivo.