Grazie a te, Stefano. Per l’ascolto attento e le belle parole. Se vuoi quando hai tempo puoi dare un ascolto all'ultima puntata con Riccardo Perugini e Leonardo De Santis: anche lì parliamo di musica e magari puoi trovarci altri spunti interessanti
@@antonio.belfiore visto (ho tempi lunghi🤣🤣). Ci tengo a dirti al volo che mi ha fatto piacere ascoltare con attenzione, se no finisce che non te lo dico più. Se ti fa piacere qualche dettaglio in più....ecco.... dammi tempo, che per strutturare un po' di più una risposta mi ci vuole tempo. Però prezioso anche quel video, seppure piuttosto differente rispetto alla chiacchierata con @contempored
@@stefano_guarnieri_composer Haha tranquillo per i tempi, il video è lungo e avrai i tuoi impegni. Sono contento ti sia piaciuto anche quello e che lo trovi prezioso. Sono d'accordo, è una conversazione molto diversa da questa con Contempored! Certo, mi farebbe piacere avere qualche parere e dettaglio in più. Quando riesci sai come trovarmi!
Grazie, bella discussione. Sono già tra gli iscritti al canale di Leonardo e sono tra quelli che aspettano con ansia il prossimo video... Tra l'altro se parti dalle ultime opere di Beethoven davvero non vedo l'ora di ascoltarti!! Stavo pensando che un po' la chiave (di violino?) di tutto il discorso è la questione della Comfort Zone. Ossia: perché a volte pensiamo alla musica contemporanea come qualcosa di necessariamente difficile? Probabilmente perché ci fa uscire alla nostra comfort zone. Ma non solo ci fa uscire, ma ci fa anche restare fuori per un tempo non breve. Voglio dire: tutta la musica tonale gioca sul rapporto tensione / risoluzione, quindi tu esci dalla comfort zone per poi subito rientrarci, ed a questo siamo abituati. La domanda è: per quanto siamo disposti a stare fuori dalla nostra comfort zone? Soprattutto di questi tempi in cui un'intelligenza artificiale (siamo su youtube!) registra continuamente ciò che è nelle tue corde per proporti e riproporti in loop quello che ti assomiglia, ed incollarti allo schermo del cellulare. Per questo, forse, la sfida del proporre la musica contemporanea adesso è: quanto sei disposto a farti scomodare con qualcosa che non hai mai sentito o a cui non sei abituato? E questo è abbastanza vitale oggi, perché qualcosa ci dovrà pur salvare dal rincoglionimento collettivo!
Grazie per il commento. Sì, sicuramente la facilità di fruizione è una ragione: se si lavora tutto il giorno e si è assuefatti a dosi flash di dopamine è normale non si abbiano le forze fisiche/mentali né si vede il motivo per cui aprirsi a qualcosa di nuovo e inaspettato. Dunque, non solo diventa impossibile ascoltarsi Bruno Maderna, Christophe Bertrand etc., ma anche veramente difficile mettersi a cercare qualcosa in generale (più o meno tonale) al di fuori delle pappette pronte.
Concordo, la vera musica contemporanea legittima la propria divergenze dalle norme attraverso la sua qualità. Mi sorge però ora un dubbio: è necessario per la musica contemporanea avere una norma da dover rompere oppure può semplicemente e disinteressatamente autolegittimarsi nei propri percorsi?
@@alwhitaker1925 ti ringrazio molto per i commenti. La carne al fuoco è tanta e mentirei se ti dicessi che sono d'accordo su tutto (ad esempio su Severino, sulla tecnica e altro), però comunque gli spunti sono molti. Con Leonardo (ContempoRed) si pensava di fare prima o poi una specie di agorà in cui discutere tra 3/4/5 persone di simili argomenti. Nel caso possiamo includerti
👍
Grazie mille, ragazzi. Grazie a @contempored e al padrone di casa. Interessante, chiaro, utile.
Grazie a te, Stefano. Per l’ascolto attento e le belle parole.
Se vuoi quando hai tempo puoi dare un ascolto all'ultima puntata con Riccardo Perugini e Leonardo De Santis: anche lì parliamo di musica e magari puoi trovarci altri spunti interessanti
@@antonio.belfiore molto volentieri. Spesso quando faccio lavoretti (non quelli musicali, ovviamente 😅) ascolto spesso video di cultura qui su UA-cam.
@@stefano_guarnieri_composer grande, poi mi dirai se ti è piaciuto
@@antonio.belfiore visto (ho tempi lunghi🤣🤣). Ci tengo a dirti al volo che mi ha fatto piacere ascoltare con attenzione, se no finisce che non te lo dico più. Se ti fa piacere qualche dettaglio in più....ecco.... dammi tempo, che per strutturare un po' di più una risposta mi ci vuole tempo. Però prezioso anche quel video, seppure piuttosto differente rispetto alla chiacchierata con @contempored
@@stefano_guarnieri_composer Haha tranquillo per i tempi, il video è lungo e avrai i tuoi impegni. Sono contento ti sia piaciuto anche quello e che lo trovi prezioso. Sono d'accordo, è una conversazione molto diversa da questa con Contempored! Certo, mi farebbe piacere avere qualche parere e dettaglio in più. Quando riesci sai come trovarmi!
Grazie, bella discussione. Sono già tra gli iscritti al canale di Leonardo e sono tra quelli che aspettano con ansia il prossimo video... Tra l'altro se parti dalle ultime opere di Beethoven davvero non vedo l'ora di ascoltarti!! Stavo pensando che un po' la chiave (di violino?) di tutto il discorso è la questione della Comfort Zone. Ossia: perché a volte pensiamo alla musica contemporanea come qualcosa di necessariamente difficile? Probabilmente perché ci fa uscire alla nostra comfort zone. Ma non solo ci fa uscire, ma ci fa anche restare fuori per un tempo non breve. Voglio dire: tutta la musica tonale gioca sul rapporto tensione / risoluzione, quindi tu esci dalla comfort zone per poi subito rientrarci, ed a questo siamo abituati. La domanda è: per quanto siamo disposti a stare fuori dalla nostra comfort zone? Soprattutto di questi tempi in cui un'intelligenza artificiale (siamo su youtube!) registra continuamente ciò che è nelle tue corde per proporti e riproporti in loop quello che ti assomiglia, ed incollarti allo schermo del cellulare.
Per questo, forse, la sfida del proporre la musica contemporanea adesso è: quanto sei disposto a farti scomodare con qualcosa che non hai mai sentito o a cui non sei abituato? E questo è abbastanza vitale oggi, perché qualcosa ci dovrà pur salvare dal rincoglionimento collettivo!
Grazie per il commento. Sì, sicuramente la facilità di fruizione è una ragione: se si lavora tutto il giorno e si è assuefatti a dosi flash di dopamine è normale non si abbiano le forze fisiche/mentali né si vede il motivo per cui aprirsi a qualcosa di nuovo e inaspettato. Dunque, non solo diventa impossibile ascoltarsi Bruno Maderna, Christophe Bertrand etc., ma anche veramente difficile mettersi a cercare qualcosa in generale (più o meno tonale) al di fuori delle pappette pronte.
Comunque a proposito di titoli, il migliore è sempre stato Zappa... Come non citare: "Questi cazzi di piccione"! 😂
Conosceva poche parole in italiano, certamente quelle giuste.
Musica contemporanea = musica che nega la tonalità e ricerca e dimostra le ragioni di questa negazione
Concordo, la vera musica contemporanea legittima la propria divergenze dalle norme attraverso la sua qualità. Mi sorge però ora un dubbio: è necessario per la musica contemporanea avere una norma da dover rompere oppure può semplicemente e disinteressatamente autolegittimarsi nei propri percorsi?
@@antonio.belfiore questa è più o meno la domanda che si è posta anche la filosofia degli ultimi 150 anni.
@@alwhitaker1925 ti ringrazio molto per i commenti.
La carne al fuoco è tanta e mentirei se ti dicessi che sono d'accordo su tutto (ad esempio su Severino, sulla tecnica e altro), però comunque gli spunti sono molti.
Con Leonardo (ContempoRed) si pensava di fare prima o poi una specie di agorà in cui discutere tra 3/4/5 persone di simili argomenti. Nel caso possiamo includerti
@@antonio.belfiore mi piacerebbe sentire le vostre idee in merito di sicuro !
@@alwhitaker1925 Ottimo, allora ci teniamo in contatto. Prima o poi la faremo davvero!