La mia solidarietà ai produttori come voi e agli artisti come i vostri. Credo che l'unica via di uscita sia quella che sta facendo lei anche con i suoi video, puntare e diffondere la cultura musicale, innestare la curiosità nelle menti per capire quello che ha valore, l'artigianalità della musica e di chi la registra e produce. Valorizzare il genio delle persone coinvolte nella catena artistica. Vale per la musica, per l'arte in generale, per qualsiasi cosa realizzata artigianalmente. Bisogna puntare sui fruitori. Se chi spende lo fa con consapevolezza allora cambia tutto, ha piacere che i suoi soldi vadano a chi ha lavorato e non alla "catena" che sfrutta le persone. Ci sarebbe da scrivere e parlarne a lungo ma qui mi fermo. Lo streaming, come l'AI sono strumenti che avrebbero un gran potenziale se usati bene
Passato il mezzosecolo un moto reazionario prevale nel mio animo ed ho riscoperto la musica materiale e ne sono pienamente soddisfatto, soprattutto con le grandiose produzioni Velut Luna! GRAZIE!
Buongiorno Marco, condivido la tua analisi sull'enorme squilibrio che si è creato tra i ricavi dei canali di streaming e quelli degli artisti/autori/produttori della nostra amata musica. Il lavoro di questi ultimi rischia veramente di non essere più valorizzato abbastanza, con il risultato che, alla fine, resteranno solo quelle proposte che avranno maggior appoggio dagli sponsor, indipendentemente dalla qualità delle proposte stesse. Da parte mia, come ho già avuto modo di scriverti, utilizzo lo streaming come "anteprima" degli album che poi decido di acquistare, generalmente su CD, in particolare per le proposte di VELUT LUNA, approfittando dei vari eventi come Roma Hi-Fidelity (adesso ascolterò con attenzione il disco proposto alla fine di questo video). Una nota di colore: per vedere i video di VELUT LUNA ci vuole veramente molta pazienza e si deve essere proprio intenzionati ad andare fino in fondo, per non desistere prima, a causa delle numerose interruzioni pubblicitarie. Questo fatto, però, mi porta a concludere che se ci sono molti avvisi pubblicitari, vuol dire che il canale è molto seguito e, quindi, anche gli introiti da UA-cam dovrebbero crescere, il che mi fa sicuramente piacere per la tua attività. Un saluto
Grazie! Bravo maestro Lincetto. Mi permetto di estendere il suo discorso e proporre umilmente qualche idea avendo una prospettiva diversa (per età diversa e diversa figura professionale seppur nello stesso settore). Piccola premessa; sono un polistrumentista e arrangiatore di 32 anni. Ho studiato musica dall'infanzia focalizzandomi su classica e jazz ma essendo figlio di un riparatore di tecnologia hifi e modernariato valvolare mi è stato impossibile rimanere indifferente a tutta la musica popolare del 1900 e primi 2000. Quindi diciamo che io e lei condividiamo se non un background quantomeno un certo tipo di gusto. Mi sono trovato qualche anno fa a lavorare (come didatta e produttore) in una startup che tra le altre cose era focalizzata su "infomarketing per musicisti". Come è ovvio io sono stato cilindrato ad un certo punto non essendo d'accordo con la forma e sostanza di certi prodotti di "didattica del marketing per musicisti" che altri dubbi soggetti, non io, propinavano ai miei clienti a cui io invece consigliavo spese nel mondo della didattica musicale e produzione audio (non necessariamente con me). Qui la prima estensione al suo discorso: la direzione del mercato sta diventando tirar fuori i soldi dai musicisti che vogliono diventare professionisti. Facendo leva un po' sulla loro vanità, un po' sull'idea che gli strumenti (social e balle varie) siano un miracolo alla portata di tutti e permettano di bypassare istruzione prima e gavetta dopo. Ho visto volare cifre idiote così: il rapporto è 10% investito in formazione musicale e produzione, 90% investito in promozione e didattica del marketing. Lei cosa ne pensa a proposito? Ha notato gli stessi meccanismi agire tra i suoi colleghi e nel suo indotto oppure è una patologia di cui solo i giovani soffrono? Altra estensione: dopo anni che nell'ambiente girano declinazioni più o meno intense della sua (e mia) opinione qualche anno fa mi venne un'idea banale a dir poco. In breve: lo streaming domina, seppur io sia un appassionato di vinile e cd, trovo luddista focalizzare tutto l'investimento lì. Ma nello stesso tempo a me non piace avere una multinazionale sopra la testa quindi.. Perché non fare il salto tutti insieme? Cioè, avendo io avuto in quella startup un centinaio di clienti che mediamente avevano speso dai 5 ai 7 mila euro in promozione su social e affini ( e a mala pena qualche centinaio nei miei corsi di armonia e arrangiamento), mi chiedo perché quei soldi invece di buttarli nel sifone delle multinazionali social non li ragioniamo insieme come cooperativa o altre forme di cooperazione editoriale. UA-cam, spootify e tutta la banda bassotti dello streaming negli occhi dei giovani ormai sono un pantheon politeista, eterno, necessario e immutabile. Ma se invece di assoggettarci a quella religione ne sviluppassimo una da zero. Il Sacro Server. Cioè piccoli autori, piccoli editori, musicisti e produttori indipendenti invece che bruciare soldi su soldi in promozione se si associassero e si facessero la loro piattaforma? Cosa succederebbe? E se la proprietà e i costi di questa piattaforma fossero distribuiti tra i partecipanti attivi (cioè tutti quelli che attivamente partecipano alla creazione dei contenuti) e invece di avere un asset piramidale quotato in borsa (come tutti i social) fosse un sistema più simile alla cooperativa biologica km zero? Quindi da creatore a user senza intermediari se non la piattaforma stessa autogestita che i creatori potrebbe far funzionare in modo democratico a loro piacimento. Quello che vedo è che lo strumento del web non viene usato per disintermediare e tagliare i passaggi commerciali tra creativo e user. Anzi il settore distributivo che è quello per natura più polarizzato e dominante ha saputo ergersi a demiurgo del successo...quando invece avremmo potuto ucciderlo definitivamente togliendogli la terra da sotto i piedi. Questa idea da anni la propongo a tutti i colleghi. 100 persone mettono 1000 euro, io il primo, e vediamo cosa si può fare. Non sono un tecnico e nonostante abbia provato ad informarmi non mi è chiaro quanto costerebbe la creazione e gestione di una piccola piattaforma la cui proprietà e controllo sia condivisa tra i creativi. Sicuramente ci vogliono un avvocato, uno o più informatici ecc ecc molte persone mi hanno indicato criticità che io, sarò matto, sono ancora convinto che si possano risolvere col denaro (più partecipanti, più denaro). Al netto dei dettagli tecnici di cui non so rendere conto e non essendo il mio lascio ad altri l'avventurarsi in quel sentiero, posso indicare con certezza alcune forme di guadagno diretto che questa disintermediazione potrebbe garantire ai creatori. Ricavo pubblicitario (ora tutto youtube ad esempio, anche il suo video, subisce pubblicità ma al creatore non arriva nulla...), ricavo e autogestione diritti e royalties, varie possibili forme di abbonamento e fidelizzazione dell'user/cliente, gestione disintermediata del merchandising (compresa la vendita di eventuali servizi da parte del creatore). Purtroppo devo ammettere che questa idea non scatena nessun entusiasmo tra i colleghi (io sono di Torino, non so se altrove lo spirito sia diverso) ma anzi scetticismo. Capisco che le difficoltà siano toste, ma qual è l'alternativa? Il problema è il rischio imprenditoriale... E qui veniamo all'ennesima estensione... Perché i musicisti continuano a partecipare a questo gioco d'azzardo con le multinazionali social sapendo che il gioco è truccato e il banco vince sempre? Perché si può pubblicare senza rischio imprenditoriale. La mia teoria è che nemmeno noi musicisti crediamo più in noi stessi e nel nostro mercato, motivo per cui non vogliamo investire in modo indipendente e preferiamo cedere al "pizzo" delle multinazionali. La vanità in tutto questo ha una parte non indiffirente...siamo convinti che il numero di visualizzazioni (schizofrenicamente paragonato al numero di dischi venduti di altre epoche) sia un motore economico indiretto. Cioè io ho visto molti musicisti colleghi e miei clienti/allievi desiderare di esser pinzati da una multinazionale per fare un marchettone pubblicitario come disgustosi esempi che hanno visto nel mainstream italiano (piuttosto che mangiare un panino di mc donald davanti ad una telecamera anche fosse per valigie di soldi mi taglio un testicolo...per certe cose non esiste cifra). Cioè si crede che il successo di per sé diventi un motore economico, ma non se ne comprende il prezzo esistenziale. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa anche riguardo questo argomento. Grazie ancora e scusi il romanzo breve ma sono argomenti complessi e articolati.
parli da zecca dario... è già tanto che la musica te la lasciamo fare. Se fosse per me ci sarebbero solo cori e marcie nazionali. La vostra arte deforme indebolisce il nostro spirito italico. Solo cadenze perfette in 4/4, con sintetizzatori approvati esclusivament dal Partito. Basta con questa multitudine di idee artistiche, solo un idea è quella corretta: VIVA L'ITALIA! VIVA IL PIANO ROLL! IL METRONOMO! E IL LIMITER!
La mia risposta è unica e cumulativa: UTOPIA. Quello che lei propone è irrealizzabuile sia tecnicamente, sia economicamente, ma soprattutto MORALMENTE. Questo è un mondo fatto di INDIVIDUALITA' , il che non è necessariamente un male, MA impedisce in via assoluta la creazione della armoniosa cordata che lei propone. Fra artisti l'unica società possibile è quella formata da non più di due persone e che porti un numero dispari... lasci perdere: bello, ma eviti di farsi MOLTO male. La via d'uscita può esserci, ma passa attraverso un processo molto più lento e complesso, di presa di coscienza collettiva, ancorchè partendo ciascuno da se stesso. Discorso lungo, forse un giorno lo farò...
L'iniziativa imprenditoriale di pochi mi sembra molto meno utopistica di una presa di coscienza collettiva. Come dire...lo dice la storia non lo dico io. Se lei spera in una presa di coscienza collettiva, fosse anche tra un millennio, mi spiace è lei l'utopista. Mi aspettavo onestamente motivazioni un po' più profonde e meno superficiali di "un numero dispari ecc ecc"...ma fa niente, continuiamo ad usare i social mainstream come asset indiretto di marketing e portiamo a casa la pagnotta usando i musicisti e l'indotto che ci sta intorno come clienti (nessuna vergogna lo faccio anch'io) però poi non indigniamoci per la miseria culturale e non facciamo i revanscisti di tempi andati in cui l'iniziativa imprenditoriale era legata alla vendita di beni di consumo e non al valore dell'arte. Ci sono persone che, seppur goffamente e in maniera rude, tentano di pensare e proporre soluzioni, altre che restano legate al mondo per com'era e com'è e pensano l'attuale come definitivo. Io sono nato negli anni '90 quando il mezzo di comunicazione era il telefono fisso...non le sembra utopico adesso aver il suo personale canale televisivo e discorrere con migliaia di persone? Il mondo è fatto di individui, e proprio per questo non credo che la sua presa di coscienza possa esser praticabile perché economicamente stiamo parlando di "monete all'artista di strada", non di reali asset commerciali autonomi. E proprio perché il mondo è fatto di individui e probabile che alcuni individui cambino l'equilibrio del mercato. UA-cam, fb, amazon ecc non sono forse nati negli scantinati tra l'incredulita' dei maggiori player di mercato?
L' eccezionale potenza comunicativa delle piattaforme digitali, ha messo in mano a pochi soggetti la possibilità di poter fare il "bello ed il cattivo tempo", favorendo altresì la creazione di vere e proprie lobby, che si guardano bene dal farsi concorrenza. Il risultato porta al totale svilimento delle capacità dell' artista, il cui cammino è castrato dalla necessità di massimizzare gli ascolti a scapito di qualità e creatività. In questo contesto, neppure le major discografiche hanno l' interesse a scoprire nuovi talenti, tanto è la somma della quantità dei "mediocri" a generare guadagni stratosferici. Di tutto questo siamo pure noi in parte colpevoli, che sacrifichiamo la qualità in funzione di una "passiva comodità", fatta di ascolti distratti e sonorità banali e stucchevoli. In casa mia, è più facile che entrino i ladri piuttosto che uno streamer...
Lo streaming non mi ha mai attirato, certamente non sarò alla moda, ma preferisco il supporto fisico (CD e vinile) anche per il piacere di appoggiare la puntina sul disco o inserire il cd nel lettore.
Bel discorso! La vera rivincita potrebbe essere continuare ad insegnare filosofia nelle scuole, anche dalla secondaria di prima grado, per abituare le persone a ragionare; la “musica autentica” contiene delle idee e, secondo me, sono proprio queste che fanno la differenza tra musica prodotta dall’A.I. O comunque prodotta ad hoc per fini commerciali( anche spesso in maniera magistrale). Riconoscere le idee artistiche dietro ad un brano, smascherare la banalità celata dai suoni!
Premetto, non sarebbe necessario ma purtroppo il fraintendimento è sempre in agguato, massima stima e rispetto. Ciononostante, faccio fatica a capire il messaggio, o meglio se esiste una volontà di confronto o dibattito sull'argomento (ahime terreno spinoso ogniqualvolta c'è di mezzo la musica liquida o lo streaming). Trovo sinceramente troppo bias di conferma nel discorso: lo streaming è male perchè sì. A questo punto inutile commentare se non approvando il messaggio, immagino. Io credo che "o tempora, o mores" sia un discorso molto vecchio. A mio parere viviamo, per i fruitori della musica, un periodo fantastico. I contenuti sono fruibili con differenti supporti e media di qualità, ed altrettanto lo sono i device. E' finita l'epoca dell'mp3 o delle prime cuffiette per cellulare, grazie a dio. Tante funzionalità delle piattaforme, i cosiddetti "algoritmi", non hanno nulla di stregonesco. Mostrano semplicemente la musica che piace a quelli a cui piace la stessa musica che piace a me. Finire nelle playlist create dall'influencer ics non è così diverso che finire nelle grazie del talent scout ipsilon, soprattutto a livello di merito. La democratizzazione della produzione è un dato di fatto; si può registrare e produrre contenuti di qualità "tecnica" notevolissima con mezzi e disponibilità una volta ritenute amatoriali, e questo è solamente un bene. Le porcate delle multinazionali e delle lobby sono ahimè ben più vecchie dello streaming, se mai i mostri assumono volti differenti. Una volta un talento poteva essere disperso in un pub di provincia, oggi è disperso nel mare di upload sulle piattaforme. I fenomeni sono creati dall'alto, oggi come ieri, per ogni maneskin c'è una spice girl, ma tantissimi dignitosissimi artisti (anche youtuber, guarda un po) arrivano al mondo grazie alle possibilità della tecnologia di oggi, e faccio fatica a vederlo come il male assoluto. Anche le stesse metriche di valutazione e monetizzazione, che riportano al centro la fruizione del contenuto e non il supporto su cui è disponibile (assurdità) non possono a mio giudizio essere viste come il demonio. Quello che personalmente ritengo essere un male, ma andiamo ben oltre la musica, è l'esaltazione del numero di visualizzazioni come unica kpi da inseguire. Questo inevitabilmente genera alcuni mostri, ma il sistema in qualche modo sopravvive e si autoregola sempre. Un caro saluto.
Credo di aver argomentato, qui e da due anni a questa parte. Se non capisce, purtroppo non sono ingradio di fare il disegnino... Le sue argomentazione prescindono dal contesto generale in cui ci si muove, prescindono dalla VALUTAZIONE OGGETTIVA del livello artistico, piombato a livelli di fastidio puro, prescindono dalle cause della degenerazione del livello artistico... etc.etc. etc.
@@VelutLunaMusic Ho cercato, nella mia risposta, di rimanere più sul tema legato alle piattaforme piuttosto che a quello sui contenuti, cercando di seguire il focus del titolo del video. Definire oggettiva la caduta del livello artistico è a mio parere improprio; il parere di un esperto, pur andando naturalmente pesato in maniera diversa dal parere dell'uomo della strada, sempre soggettivo inevitabilmente resta. Scendendo nei particolari, partendo da un qualsiasi punto di partenza nell'universo sterminato di generi e artisti, faccio fatica a trovare questa evidenza. Parto a caso, da quello che sto ascoltando adesso. Sto ascoltando gli Snarky Puppy e mi è veramente difficile pensare alla decadenza della musica davanti a tutto questo talento. Sento Larnell Lewis e mi sembra difficile dire con oggettività che non sia nel filone dei Krupa, dei Bohnam, dei Copeland, dei Cobham... sento Cory Henry e mi è arduo ritenere che anche il pianoforte goda di ottima salute, eccetera così all'infinito, che fossimo partiti da Cory Wong o da John Batiste o da Derek Trucks insomma quanti nel filone dei più grandi. Anche per Magic Johnson è valso "o tempora o more" perchè non era Bill Russel, ma poi c'è stato Michael Jordan, poi c'è stato Lebron James ed è veramente complicato oggettivare che invece no, ad un certo punto l'evoluzione si ferma e c'è solo spazio per il peggio. Certo la storia è piena di periodi di oscurantismo, più o meno lunghi e più o meno evidenti. Abbiamo avuto il punk tanto quanto ora abbiamo la trap. Quanti pensavano che la musica fosse morta il giorno che è nata MTV e quindi il contenuto visuale ha spesso superato quello musicale nell'interesse comune, coi pessimi risultati musicali che ci hanno lasciato "certi" anni 80 coi loro neon fluo. Sulle piatteforme inevitable aggiungere che la centralità del contenuto è sempre stato il vero grande valore; che l'industria discografica sia riuscita in un periodo storico a far diventare centrale invece la vendita di supporti faccio fatica a percepirlo oggettivamente come un valore. Su come va il mondo e sul potere oramai sterminato delle multinazionali c'è di certo molto da dire e molto da temere, ma questa è comunque un'altra storia. Un caro saluto.
I prezzi dei concerti sono più che decuplicati. Nel ‘72 vidi i Jethro Tull al Palasport di Roma per 1500 lire, qualche mese fa Cesare Cremonini per 75€
Buongiorno. Fin da adolescente acquisto dischi, prima vinili, poi cd, ora entrambi. Essendo appassionato di tecnologia sono in grado di riprodurre discretamente anche i formati digitali. Ho un abbonamento a Spotify che utilizzo sia come accompagnamento nei momenti in cui la musica ė solo sottofondo ma soprattutto come ricerca o approfondimento di artisti, nuovi e vecchi. Francamente mi sarebbe difficile rinunciarvi. Non vedo soluzioni più economiche: supportati fisici a volte in troppo costosi ( non tutti sono come Velvet), concerti da trasfusione. L’economia delle major e lo sfruttamento degli artisti è vecchia storia. Sto leggendo “Lady sing the blues” di Billie Holiday” e lo ritengo uno tra i molti esempi. Francamente non vedo soluzioni. Ritengo comunque che lo streaming non sia la causa, ma un ulteriore manifestazione del problema. Se non ci fosse lo streaming la situazione migliorerebbe?
Parto dalla fine. Dopo aver ascoltato il brano, ci rende conto di quanto importante quello che è stato detto prima. Proseguo poi, che come evidenziato, si tratta di una strada senza uscita, certo. Speriamo di trovare una traversa prima della fine a favore degli artisti prima di tutto e dell'industria collegata a seguire. PS. Forse Caparezza nel 2011 aveva già intravisto qualcosa nel brano "Tutti Dormano"?
Recentemente sul Giornale di Brescia il direttore aveva risposto ad un lettore asserendo che Radio Classica Bresciana (dello stesso gruppo editoriale) si può ascoltare anche fuori zona, in streaming: sarebbe "sufficiente un telefonino con connessione Internet". Ho replicato che la musica classica si può ascoltare bene anche tramite uno smartphone, purchè si inseriscano prima i files musicali HD direttamente nella memoria del telefono e poi si utilizzi un DAC esterno di alta qualità: ascoltarla in streaming, magari con cuffie Bluetooth, è un vero obbrobrio!
Buongiorno Dottor Lincetto. Grazie di questo prosieguo di illuminazione che lei continua a darmi. Ho una domanda: intorno al minuto 19 lei parla di “Compilation fake…” posso chiederle di spiegare a cosa si riferisce? Ringrazio la sua gentilezza e seguiterò ad ascoltarla con interesse. Maurizio Rufini
Ho fatto partire il video, poi vado a leggere la descrizione e niente, al prestigiosa testata giornalistica sono rotolato a terra ridendo come un pazzo
Mi sono sempre chiesto perché il gruppo musicale dal miglior talento/tecnica musicale presente in Italia, nello specifico gli “Elio e le Storie Tese”, non abbia mai inciso un disco dove “non si nascondono” dietro all’ironia/parodia spinta… venderebbero di meno?
@@VelutLunaMusic ,ma che risposta e'? Alcuni giorni fa ne ho comprati 5 e sa che ho speso quasi 150 euro? Perfino il negoziante mi ha detto: "non so come faccio ancora a venderne".
C'è chi, sbagliando, da la colpa dell'enorme discrepanza tra i guadagni dei canali streaming e gli artisti, autori e produttori musicali proprio al libero mercato (ma che libero non è affatto) da lei elogiato nel video. Ecco che allora spuntano i fans del comodo (per chi ne beneficia o ne aspira ai benefici) intervento pubblico, in tutti i campi. Mentre guadavo il video è partita una breve pubblicità di youtube music. Chissa cosa mi riserverà l'algoritmo nel futuro prossimo venturo.
@@VelutLunaMusic Concordo, e proprio quello che intendo dire anche io, non è libero e quindi non esiste più. Sono i detrattori del libero mercato che gli addossano problemi e colpe che non può avere, non essendoci più.
Un piacere ascoltarti. Questo è parlare in modo intelligente.
grazie per la tua immensa cultura musicale
La mia solidarietà ai produttori come voi e agli artisti come i vostri. Credo che l'unica via di uscita sia quella che sta facendo lei anche con i suoi video, puntare e diffondere la cultura musicale, innestare la curiosità nelle menti per capire quello che ha valore, l'artigianalità della musica e di chi la registra e produce. Valorizzare il genio delle persone coinvolte nella catena artistica. Vale per la musica, per l'arte in generale, per qualsiasi cosa realizzata artigianalmente. Bisogna puntare sui fruitori. Se chi spende lo fa con consapevolezza allora cambia tutto, ha piacere che i suoi soldi vadano a chi ha lavorato e non alla "catena" che sfrutta le persone. Ci sarebbe da scrivere e parlarne a lungo ma qui mi fermo. Lo streaming, come l'AI sono strumenti che avrebbero un gran potenziale se usati bene
..grazie per questo interessantissimo video..
Passato il mezzosecolo un moto reazionario prevale nel mio animo ed ho riscoperto la musica materiale e ne sono pienamente soddisfatto, soprattutto con le grandiose produzioni Velut Luna! GRAZIE!
Buongiorno Marco, condivido la tua analisi sull'enorme squilibrio che si è creato tra i ricavi dei canali di streaming e quelli degli artisti/autori/produttori della nostra amata musica. Il lavoro di questi ultimi rischia veramente di non essere più valorizzato abbastanza, con il risultato che, alla fine, resteranno solo quelle proposte che avranno maggior appoggio dagli sponsor, indipendentemente dalla qualità delle proposte stesse. Da parte mia, come ho già avuto modo di scriverti, utilizzo lo streaming come "anteprima" degli album che poi decido di acquistare, generalmente su CD, in particolare per le proposte di VELUT LUNA, approfittando dei vari eventi come Roma Hi-Fidelity (adesso ascolterò con attenzione il disco proposto alla fine di questo video). Una nota di colore: per vedere i video di VELUT LUNA ci vuole veramente molta pazienza e si deve essere proprio intenzionati ad andare fino in fondo, per non desistere prima, a causa delle numerose interruzioni pubblicitarie. Questo fatto, però, mi porta a concludere che se ci sono molti avvisi pubblicitari, vuol dire che il canale è molto seguito e, quindi, anche gli introiti da UA-cam dovrebbero crescere, il che mi fa sicuramente piacere per la tua attività. Un saluto
Grazie! Bravo maestro Lincetto.
Mi permetto di estendere il suo discorso e proporre umilmente qualche idea avendo una prospettiva diversa (per età diversa e diversa figura professionale seppur nello stesso settore). Piccola premessa; sono un polistrumentista e arrangiatore di 32 anni. Ho studiato musica dall'infanzia focalizzandomi su classica e jazz ma essendo figlio di un riparatore di tecnologia hifi e modernariato valvolare mi è stato impossibile rimanere indifferente a tutta la musica popolare del 1900 e primi 2000. Quindi diciamo che io e lei condividiamo se non un background quantomeno un certo tipo di gusto. Mi sono trovato qualche anno fa a lavorare (come didatta e produttore) in una startup che tra le altre cose era focalizzata su "infomarketing per musicisti". Come è ovvio io sono stato cilindrato ad un certo punto non essendo d'accordo con la forma e sostanza di certi prodotti di "didattica del marketing per musicisti" che altri dubbi soggetti, non io, propinavano ai miei clienti a cui io invece consigliavo spese nel mondo della didattica musicale e produzione audio (non necessariamente con me). Qui la prima estensione al suo discorso: la direzione del mercato sta diventando tirar fuori i soldi dai musicisti che vogliono diventare professionisti. Facendo leva un po' sulla loro vanità, un po' sull'idea che gli strumenti (social e balle varie) siano un miracolo alla portata di tutti e permettano di bypassare istruzione prima e gavetta dopo. Ho visto volare cifre idiote così: il rapporto è 10% investito in formazione musicale e produzione, 90% investito in promozione e didattica del marketing. Lei cosa ne pensa a proposito? Ha notato gli stessi meccanismi agire tra i suoi colleghi e nel suo indotto oppure è una patologia di cui solo i giovani soffrono?
Altra estensione: dopo anni che nell'ambiente girano declinazioni più o meno intense della sua (e mia) opinione qualche anno fa mi venne un'idea banale a dir poco. In breve: lo streaming domina, seppur io sia un appassionato di vinile e cd, trovo luddista focalizzare tutto l'investimento lì. Ma nello stesso tempo a me non piace avere una multinazionale sopra la testa quindi..
Perché non fare il salto tutti insieme?
Cioè, avendo io avuto in quella startup un centinaio di clienti che mediamente avevano speso dai 5 ai 7 mila euro in promozione su social e affini ( e a mala pena qualche centinaio nei miei corsi di armonia e arrangiamento), mi chiedo perché quei soldi invece di buttarli nel sifone delle multinazionali social non li ragioniamo insieme come cooperativa o altre forme di cooperazione editoriale.
UA-cam, spootify e tutta la banda bassotti dello streaming negli occhi dei giovani ormai sono un pantheon politeista, eterno, necessario e immutabile. Ma se invece di assoggettarci a quella religione ne sviluppassimo una da zero. Il Sacro Server.
Cioè piccoli autori, piccoli editori, musicisti e produttori indipendenti invece che bruciare soldi su soldi in promozione se si associassero e si facessero la loro piattaforma? Cosa succederebbe? E se la proprietà e i costi di questa piattaforma fossero distribuiti tra i partecipanti attivi (cioè tutti quelli che attivamente partecipano alla creazione dei contenuti) e invece di avere un asset piramidale quotato in borsa (come tutti i social) fosse un sistema più simile alla cooperativa biologica km zero? Quindi da creatore a user senza intermediari se non la piattaforma stessa autogestita che i creatori potrebbe far funzionare in modo democratico a loro piacimento.
Quello che vedo è che lo strumento del web non viene usato per disintermediare e tagliare i passaggi commerciali tra creativo e user. Anzi il settore distributivo che è quello per natura più polarizzato e dominante ha saputo ergersi a demiurgo del successo...quando invece avremmo potuto ucciderlo definitivamente togliendogli la terra da sotto i piedi. Questa idea da anni la propongo a tutti i colleghi. 100 persone mettono 1000 euro, io il primo, e vediamo cosa si può fare. Non sono un tecnico e nonostante abbia provato ad informarmi non mi è chiaro quanto costerebbe la creazione e gestione di una piccola piattaforma la cui proprietà e controllo sia condivisa tra i creativi. Sicuramente ci vogliono un avvocato, uno o più informatici ecc ecc molte persone mi hanno indicato criticità che io, sarò matto, sono ancora convinto che si possano risolvere col denaro (più partecipanti, più denaro). Al netto dei dettagli tecnici di cui non so rendere conto e non essendo il mio lascio ad altri l'avventurarsi in quel sentiero, posso indicare con certezza alcune forme di guadagno diretto che questa disintermediazione potrebbe garantire ai creatori. Ricavo pubblicitario (ora tutto youtube ad esempio, anche il suo video, subisce pubblicità ma al creatore non arriva nulla...), ricavo e autogestione diritti e royalties, varie possibili forme di abbonamento e fidelizzazione dell'user/cliente, gestione disintermediata del merchandising (compresa la vendita di eventuali servizi da parte del creatore).
Purtroppo devo ammettere che questa idea non scatena nessun entusiasmo tra i colleghi (io sono di Torino, non so se altrove lo spirito sia diverso) ma anzi scetticismo. Capisco che le difficoltà siano toste, ma qual è l'alternativa? Il problema è il rischio imprenditoriale...
E qui veniamo all'ennesima estensione...
Perché i musicisti continuano a partecipare a questo gioco d'azzardo con le multinazionali social sapendo che il gioco è truccato e il banco vince sempre?
Perché si può pubblicare senza rischio imprenditoriale. La mia teoria è che nemmeno noi musicisti crediamo più in noi stessi e nel nostro mercato, motivo per cui non vogliamo investire in modo indipendente e preferiamo cedere al "pizzo" delle multinazionali. La vanità in tutto questo ha una parte non indiffirente...siamo convinti che il numero di visualizzazioni (schizofrenicamente paragonato al numero di dischi venduti di altre epoche) sia un motore economico indiretto.
Cioè io ho visto molti musicisti colleghi e miei clienti/allievi desiderare di esser pinzati da una multinazionale per fare un marchettone pubblicitario come disgustosi esempi che hanno visto nel mainstream italiano (piuttosto che mangiare un panino di mc donald davanti ad una telecamera anche fosse per valigie di soldi mi taglio un testicolo...per certe cose non esiste cifra). Cioè si crede che il successo di per sé diventi un motore economico, ma non se ne comprende il prezzo esistenziale. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa anche riguardo questo argomento.
Grazie ancora e scusi il romanzo breve ma sono argomenti complessi e articolati.
parli da zecca dario... è già tanto che la musica te la lasciamo fare. Se fosse per me ci sarebbero solo cori e marcie nazionali. La vostra arte deforme indebolisce il nostro spirito italico. Solo cadenze perfette in 4/4, con sintetizzatori approvati esclusivament dal Partito. Basta con questa multitudine di idee artistiche, solo un idea è quella corretta: VIVA L'ITALIA! VIVA IL PIANO ROLL! IL METRONOMO! E IL LIMITER!
La mia risposta è unica e cumulativa: UTOPIA. Quello che lei propone è irrealizzabuile sia tecnicamente, sia economicamente, ma soprattutto MORALMENTE. Questo è un mondo fatto di INDIVIDUALITA' , il che non è necessariamente un male, MA impedisce in via assoluta la creazione della armoniosa cordata che lei propone.
Fra artisti l'unica società possibile è quella formata da non più di due persone e che porti un numero dispari... lasci perdere: bello, ma eviti di farsi MOLTO male.
La via d'uscita può esserci, ma passa attraverso un processo molto più lento e complesso, di presa di coscienza collettiva, ancorchè partendo ciascuno da se stesso. Discorso lungo, forse un giorno lo farò...
L'iniziativa imprenditoriale di pochi mi sembra molto meno utopistica di una presa di coscienza collettiva. Come dire...lo dice la storia non lo dico io. Se lei spera in una presa di coscienza collettiva, fosse anche tra un millennio, mi spiace è lei l'utopista.
Mi aspettavo onestamente motivazioni un po' più profonde e meno superficiali di "un numero dispari ecc ecc"...ma fa niente, continuiamo ad usare i social mainstream come asset indiretto di marketing e portiamo a casa la pagnotta usando i musicisti e l'indotto che ci sta intorno come clienti (nessuna vergogna lo faccio anch'io) però poi non indigniamoci per la miseria culturale e non facciamo i revanscisti di tempi andati in cui l'iniziativa imprenditoriale era legata alla vendita di beni di consumo e non al valore dell'arte.
Ci sono persone che, seppur goffamente e in maniera rude, tentano di pensare e proporre soluzioni, altre che restano legate al mondo per com'era e com'è e pensano l'attuale come definitivo.
Io sono nato negli anni '90 quando il mezzo di comunicazione era il telefono fisso...non le sembra utopico adesso aver il suo personale canale televisivo e discorrere con migliaia di persone?
Il mondo è fatto di individui, e proprio per questo non credo che la sua presa di coscienza possa esser praticabile perché economicamente stiamo parlando di "monete all'artista di strada", non di reali asset commerciali autonomi. E proprio perché il mondo è fatto di individui e probabile che alcuni individui cambino l'equilibrio del mercato. UA-cam, fb, amazon ecc non sono forse nati negli scantinati tra l'incredulita' dei maggiori player di mercato?
Mai nemmeno pensato di iscrivermi ad un canale di streaming. Compro i CD, me li copio in Flac e li ascolto da HD mantenendo la mia collezione di CD.
L' eccezionale potenza comunicativa delle piattaforme digitali, ha messo in mano a pochi soggetti la possibilità di poter fare il "bello ed il cattivo tempo", favorendo altresì la creazione di vere e proprie lobby, che si guardano bene dal farsi concorrenza. Il risultato porta al totale svilimento delle capacità dell' artista, il cui cammino è castrato dalla necessità di massimizzare gli ascolti a scapito di qualità e creatività. In questo contesto, neppure le major discografiche hanno l' interesse a scoprire nuovi talenti, tanto è la somma della quantità dei "mediocri" a generare guadagni stratosferici. Di tutto questo siamo pure noi in parte colpevoli, che sacrifichiamo la qualità in funzione di una "passiva comodità", fatta di ascolti distratti e sonorità banali e stucchevoli. In casa mia, è più facile che entrino i ladri piuttosto che uno streamer...
Buonasera Marco, mi piacciono molto i Blitz che l'altro canale fa in questo.. 👌
completamente d'accordo sulla questione....
Lo streaming non mi ha mai attirato, certamente non sarò alla moda, ma preferisco il supporto fisico (CD e vinile) anche per il piacere di appoggiare la puntina sul disco o inserire il cd nel lettore.
@@fabio3448 sono stato un po' sintetico,ma condivido il suo parere e ovviamente quello di Lincetto.
Ottimo video..per il nuovo prog italiano, penso siano già un successo le 100 copie vendute.. purtroppo
Bel discorso! La vera rivincita potrebbe essere continuare ad insegnare filosofia nelle scuole, anche dalla secondaria di prima grado, per abituare le persone a ragionare; la “musica autentica” contiene delle idee e, secondo me, sono proprio queste che fanno la differenza tra musica prodotta dall’A.I. O comunque prodotta ad hoc per fini commerciali( anche spesso in maniera magistrale). Riconoscere le idee artistiche dietro ad un brano, smascherare la banalità celata dai suoni!
Premetto, non sarebbe necessario ma purtroppo il fraintendimento è sempre in agguato, massima stima e rispetto. Ciononostante, faccio fatica a capire il messaggio, o meglio se esiste una volontà di confronto o dibattito sull'argomento (ahime terreno spinoso ogniqualvolta c'è di mezzo la musica liquida o lo streaming). Trovo sinceramente troppo bias di conferma nel discorso: lo streaming è male perchè sì. A questo punto inutile commentare se non approvando il messaggio, immagino. Io credo che "o tempora, o mores" sia un discorso molto vecchio. A mio parere viviamo, per i fruitori della musica, un periodo fantastico. I contenuti sono fruibili con differenti supporti e media di qualità, ed altrettanto lo sono i device. E' finita l'epoca dell'mp3 o delle prime cuffiette per cellulare, grazie a dio. Tante funzionalità delle piattaforme, i cosiddetti "algoritmi", non hanno nulla di stregonesco. Mostrano semplicemente la musica che piace a quelli a cui piace la stessa musica che piace a me. Finire nelle playlist create dall'influencer ics non è così diverso che finire nelle grazie del talent scout ipsilon, soprattutto a livello di merito. La democratizzazione della produzione è un dato di fatto; si può registrare e produrre contenuti di qualità "tecnica" notevolissima con mezzi e disponibilità una volta ritenute amatoriali, e questo è solamente un bene. Le porcate delle multinazionali e delle lobby sono ahimè ben più vecchie dello streaming, se mai i mostri assumono volti differenti. Una volta un talento poteva essere disperso in un pub di provincia, oggi è disperso nel mare di upload sulle piattaforme. I fenomeni sono creati dall'alto, oggi come ieri, per ogni maneskin c'è una spice girl, ma tantissimi dignitosissimi artisti (anche youtuber, guarda un po) arrivano al mondo grazie alle possibilità della tecnologia di oggi, e faccio fatica a vederlo come il male assoluto. Anche le stesse metriche di valutazione e monetizzazione, che riportano al centro la fruizione del contenuto e non il supporto su cui è disponibile (assurdità) non possono a mio giudizio essere viste come il demonio. Quello che personalmente ritengo essere un male, ma andiamo ben oltre la musica, è l'esaltazione del numero di visualizzazioni come unica kpi da inseguire. Questo inevitabilmente genera alcuni mostri, ma il sistema in qualche modo sopravvive e si autoregola sempre. Un caro saluto.
Credo di aver argomentato, qui e da due anni a questa parte. Se non capisce, purtroppo non sono ingradio di fare il disegnino... Le sue argomentazione prescindono dal contesto generale in cui ci si muove, prescindono dalla VALUTAZIONE OGGETTIVA del livello artistico, piombato a livelli di fastidio puro, prescindono dalle cause della degenerazione del livello artistico... etc.etc. etc.
@@VelutLunaMusic Ho cercato, nella mia risposta, di rimanere più sul tema legato alle piattaforme piuttosto che a quello sui contenuti, cercando di seguire il focus del titolo del video. Definire oggettiva la caduta del livello artistico è a mio parere improprio; il parere di un esperto, pur andando naturalmente pesato in maniera diversa dal parere dell'uomo della strada, sempre soggettivo inevitabilmente resta. Scendendo nei particolari, partendo da un qualsiasi punto di partenza nell'universo sterminato di generi e artisti, faccio fatica a trovare questa evidenza. Parto a caso, da quello che sto ascoltando adesso. Sto ascoltando gli Snarky Puppy e mi è veramente difficile pensare alla decadenza della musica davanti a tutto questo talento. Sento Larnell Lewis e mi sembra difficile dire con oggettività che non sia nel filone dei Krupa, dei Bohnam, dei Copeland, dei Cobham... sento Cory Henry e mi è arduo ritenere che anche il pianoforte goda di ottima salute, eccetera così all'infinito, che fossimo partiti da Cory Wong o da John Batiste o da Derek Trucks insomma quanti nel filone dei più grandi. Anche per Magic Johnson è valso "o tempora o more" perchè non era Bill Russel, ma poi c'è stato Michael Jordan, poi c'è stato Lebron James ed è veramente complicato oggettivare che invece no, ad un certo punto l'evoluzione si ferma e c'è solo spazio per il peggio. Certo la storia è piena di periodi di oscurantismo, più o meno lunghi e più o meno evidenti. Abbiamo avuto il punk tanto quanto ora abbiamo la trap. Quanti pensavano che la musica fosse morta il giorno che è nata MTV e quindi il contenuto visuale ha spesso superato quello musicale nell'interesse comune, coi pessimi risultati musicali che ci hanno lasciato "certi" anni 80 coi loro neon fluo. Sulle piatteforme inevitable aggiungere che la centralità del contenuto è sempre stato il vero grande valore; che l'industria discografica sia riuscita in un periodo storico a far diventare centrale invece la vendita di supporti faccio fatica a percepirlo oggettivamente come un valore. Su come va il mondo e sul potere oramai sterminato delle multinazionali c'è di certo molto da dire e molto da temere, ma questa è comunque un'altra storia. Un caro saluto.
I prezzi dei concerti sono più che decuplicati. Nel ‘72 vidi i Jethro Tull al Palasport di Roma per 1500 lire, qualche mese fa Cesare Cremonini per 75€
Buongiorno. Fin da adolescente acquisto dischi, prima vinili, poi cd, ora entrambi. Essendo appassionato di tecnologia sono in grado di riprodurre discretamente anche i formati digitali. Ho un abbonamento a Spotify che utilizzo sia come accompagnamento nei momenti in cui la musica ė solo sottofondo ma soprattutto come ricerca o approfondimento di artisti, nuovi e vecchi. Francamente mi sarebbe difficile rinunciarvi. Non vedo soluzioni più economiche: supportati fisici a volte in troppo costosi ( non tutti sono come Velvet), concerti da trasfusione.
L’economia delle major e lo sfruttamento degli artisti è vecchia storia. Sto leggendo “Lady sing the blues” di Billie Holiday” e lo ritengo uno tra i molti esempi. Francamente non vedo soluzioni. Ritengo comunque che lo streaming non sia la causa, ma un ulteriore manifestazione del problema. Se non ci fosse lo streaming la situazione migliorerebbe?
Questo è l'uso corretto
Buonasera
Parto dalla fine. Dopo aver ascoltato il brano, ci rende conto di quanto importante quello che è stato detto prima. Proseguo poi, che come evidenziato, si tratta di una strada senza uscita, certo. Speriamo di trovare una traversa prima della fine a favore degli artisti prima di tutto e dell'industria collegata a seguire. PS. Forse Caparezza nel 2011 aveva già intravisto qualcosa nel brano "Tutti Dormano"?
Recentemente sul Giornale di Brescia il direttore aveva risposto ad un lettore asserendo che Radio Classica Bresciana (dello stesso gruppo editoriale) si può ascoltare anche fuori zona, in streaming: sarebbe "sufficiente un telefonino con connessione Internet". Ho replicato che la musica classica si può ascoltare bene anche tramite uno smartphone, purchè si inseriscano prima i files musicali HD direttamente nella memoria del telefono e poi si utilizzi un DAC esterno di alta qualità: ascoltarla in streaming, magari con cuffie Bluetooth, è un vero obbrobrio!
Buongiorno Dottor Lincetto. Grazie di questo prosieguo di illuminazione che lei continua a darmi. Ho una domanda: intorno al minuto 19 lei parla di “Compilation fake…” posso chiederle di spiegare a cosa si riferisce? Ringrazio la sua gentilezza e seguiterò ad ascoltarla con interesse. Maurizio Rufini
francamente non l'ho capito neppure io: fa parte del testo dell'articolo che stavo leggendo, pari, pari...
10.000 like !!!
Più che democratizzazione delle musiche e la svalutazione della musica . La musica è vista come una saponetta la usi e la butti.
Marco Lincetto è possibile Grazie al Buddismo del Sole di NAM MYOHO RENGE KYO 🙏
Ho fatto partire il video, poi vado a leggere la descrizione e niente, al prestigiosa testata giornalistica sono rotolato a terra ridendo come un pazzo
Lei non sa leggere fra le righe...
@@VelutLunaMusic al contrario, mi creda
Mi sono sempre chiesto perché il gruppo musicale dal miglior talento/tecnica musicale presente in Italia, nello specifico gli “Elio e le Storie Tese”, non abbia mai inciso un disco dove “non si nascondono” dietro all’ironia/parodia spinta… venderebbero di meno?
Costano pochissimo i vinili nuovi!
...provi a produrli lei, poi ne riparliamo...
@@VelutLunaMusic ,ma che risposta e'? Alcuni giorni fa ne ho comprati 5 e sa che ho speso quasi 150 euro? Perfino il negoziante mi ha detto: "non so come faccio ancora a venderne".
I Maneskin artisti? Musicisti? Personalmente li ritengo generatori di fastidiosissimi rumori che nulla hanno a che fare con la musica...
Sono d'accordo
Sono quattro paraculi con un buon manager alle spalle.
Ma artisticamente non valgono nulla
Mah. Quanta spocchiosità
Non certamente artisti ma furbi approfittatori
Avete mai ascoltato The Weeknd, e in particolare Blinding Lights? Parere personale mio assolutamente modesto! Assolutamente modesto…boh?
"Segui i maneskin, troverai la..." 😇😋
C'è chi, sbagliando, da la colpa dell'enorme discrepanza tra i guadagni dei canali streaming e gli artisti, autori e produttori musicali proprio al libero mercato (ma che libero non è affatto) da lei elogiato nel video. Ecco che allora spuntano i fans del comodo (per chi ne beneficia o ne aspira ai benefici) intervento pubblico, in tutti i campi. Mentre guadavo il video è partita una breve pubblicità di youtube music. Chissa cosa mi riserverà l'algoritmo nel futuro prossimo venturo.
I libero mercato che elogio io NON ESISTE PIU' DA TEMPO! E sono anni che lo dico. Si informi e poi ci rivediamo a settembre.
@@VelutLunaMusic Concordo, e proprio quello che intendo dire anche io, non è libero e quindi non esiste più. Sono i detrattori del libero mercato che gli addossano problemi e colpe che non può avere, non essendoci più.
non posso che concordare su tutto.