Vittorio Gassman legge Giacomo Leopardi _ A Silvia

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  • Опубліковано 13 гру 2024

КОМЕНТАРІ • 1

  • @xaviervirdem6831
    @xaviervirdem6831  2 роки тому

    Da poeta a poeta: "Leopardi" di Marino Moretti (1885-1979)
    Fuori dell'aula oggi mi sei davanti
    come se in cuore tutti mi cantassero
    i tre canti scolastici, i tre canti
    d'antologia: "Sabato del villaggio",
    "Quiete dopo la tempesta", "Passero
    solitario"... (oh natio borgo selvaggio!)
    Forse li leggo, e il terzo canto è mozzo.
    Hanno messo una riga di puntini
    invece di quel tuo lungo singhiozzo.
    T'hanno lasciato quasi a mezza via,
    non han voluto apprendere ai bambini
    lo strazio della tua filosofia.
    Io non capivo. Amavo la figura
    più del racconto: più del tuo sconforto
    il tuo cognome faceva paura.
    Ma vedrai, bimbo, se la carta sudi,
    tu mi dicevi e non t'udivo e accorto
    veniva il tempo di più dotti studi;
    così che dopo i facili commenti
    scesero giorni assai più duri, quelli
    dei confronti, dei nuovi documenti,
    delle domande: è Silvia oppur Nerina,
    la Fattorini o la Belardinelli,
    i tempi dell'ingenua dottrina.
    O Leopardi, io non ti amai. Lontano
    eri, lontano sei, ma ti ravviso
    e tu m'accenni con la stanca mano.
    Mi dici piano con la voce pia,
    il cuor pacato e un tacito sorriso,
    i più bei canti dell'antologia,
    ma neppur tu finisci il terzo: chini
    la fronte, celi il tuo selvaggio lutto,
    accetti la pietà di quei puntini.
    Ahimè che un bimbo io più non sono ed uso
    leggerti intero. Ahimè che tutto, tutto
    vedo e sento di te come in confuso:
    Nerina, Silvia, Paolina, Aspasia,
    la cara luna, il cuor tetro e randagio,
    il Vesuvio, il pastor ch'erra nell'Asia,
    e l'infinito, il mar del tuo naufragio.