INDOVINA CHI VIENE A PRANZO GIANLUIGI BARBATO PADOVANI ARCHITETTO

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  • Опубліковано 27 сер 2024
  • Fra le diverse cose, il noto architetto potentino Gianluigi Barbato Padovani ha anche progettato gli interni del ristorante in cui di solito si consumano, oltre ai pasti, anche le nostre interviste “a pranzo” («con Domenico e Francesco, nel lontano 2005, pensammo subito a un locale contemporaneo, che potesse durare nel tempo»).
    Dotato di aplomb all’inglese e di piacevole erre “arrotondata”, Barbato Padovani è quel che si dice una “mente”, da cui sono scaturite (e come si leggerà, scaturiscono tuttora) diverse idee e proposte di progettualità interessanti per la città capoluogo di regione...per salvarlo dalla linea “piatta” a cui sembrerebbe man mano abbandonarsi.
    d - Al di là di ciò che è scritto nelle carte della professione, cos’è per lei un architetto? Esiste una “mission”?
    r - All’inizio pensavo che l’architettura fosse legata solo alla realizzazione degli spazi. Nel tempo, con l’esperienza, ho capito che prima di tutto, forse, è la progettazione dei comportamenti.
    d - Degli spazi con dei “contenuti”, quindi.
    r - Sì, perché noi progettiamo per l’Uomo; di conseguenza, in qualche modo, è lo Spazio che deve relazionarsi con l’Individuo.
    d - Proprio l’altro giorno leggevo di un vecchio studio americano, dal quale si evinceva che nei quartieri meno degradati esteticamente, e cioè più “belli”, si registra minore delinquenza.
    r - E’ assolutamente vero. La funzione del Bello, dell’Architettura, fa sì che gli spazi, con la loro qualità estetica, inducano al rispetto di quei luoghi stessi.
    d - E veniamo alle dolenti, o magari piacenti, note della città Capoluogo (ci dirà lei). Spesso si leggono scritti, se non addirittura classifiche, sulla “bruttezza”, vera o presunta, della nostra Città. Ma poi viene un regista, Simone Aleandri, a girarci un film con Ambra Angiolini, e a noi di Controsenso dice che Potenza lo affascina perchè, con i suoi palazzoni, sembra una città “noir”.
    r - Potenza è una città che ha un suo “nucleo”, molto importante e direi anche molto apprezzato. Quando invito gente da fuori, questi ospiti guardano al centro storico come a un elemento di grande gratificazione. E’ vero, forse nel tempo la periferia è stata costruita con caratteristiche che non hanno rafforzato il centro storico, creando una dicotomia tra le due aree della città; insomma, non c’è stato un “continuum”, ma quasi una rivalità. Tant’è vero che, negli ultimi decenni, abbiamo notato che il centro storico è stato abbandonato. E quindi, ciò che normalmente accade in tante altre città, anche italiane, e cioè un nucleo forte che traina la crescita di un’intera città, non si è verificato.
    d - Si è badato solo a riempire degli spazi e non alla progettazione dei comportamenti, come dicevamo prima?
    r - Parliamo di un maggiore senso sociale: bisogna guardare a chi abita la città, ma anche creare delle opportunità. Il centro storico, in qualche modo, è stato depauperato del suo ruolo come punto di aggregazione. Quando sono in Centro, io stesso non ritrovo quella frequentazione che ricordavo da bambino.
    d - Ci ritrova, però, i “pali” dell'archistar Gae Aulenti in piazza Prefettura, che hanno suscitato tante polemiche.
    r - Beh...
    d -...però, anche in questo caso, viene a Potenza una scrittrice di fuori, autrice di una biografia sulla Aulenti (Annarita Briganti - ndr), e dice che quei pali sono una ricchezza, per la città.
    r - C’è però sempre un problema, legato ai progetti che vengono calati dall’alto. .
    d - Dunque, le occasioni CI SONO state.
    r - Io penso proprio di sì. Credo anche che alcuni interventi fatti non siano stati gestiti in maniera adeguata.
    d - Eppure si sono succedute varie amministrazioni, e di diverso colore, anche. Ma il “problema Centro” è sempre lì.
    r - E’ visibile a tutti: oggi il centro storico arranca.
    d - Un vero e proprio indotto.
    r - Con centinaia di milioni che vengono spesi soltanto nell’ambito di tre regioni: Campania, Basilicata e Puglia.
    d - Quindi lei dice che il nostro centro storico si prestava particolarmente a questa vocazione?
    r - Assolutamente sì. Sia perché è uno spazio pedonale, sia perché ha tutta una serie di contenitori che potevano essere utilizzati.
    d - Alcuni dei suoi vicoli sono in effetti romantici.
    r - Certo. L’idea è quella di un luogo attrattivo, ove le persone interessate trovano lo stilista, il sarto, l’artigiano delle scarpe, quello delle borse, il “food” ove scegliere, gli spazi per le manifestazioni legate ai matrimoni.
    d - Senta, immaginiamo che un domani a Potenza venga istituito un Assessorato al “Bello”...e che venga dato a lei l’incarico.
    r - …la prima pratica sarebbe sempre legata al centro storico.
    d - A proposito di film “possibili” da girare a Potenza, lei che genere di lungometraggio farebbe e dove?
    r - Potenza ha una serie di prospettive interessanti.
    d - Potenza deve essere più funambolica.
    Bisogna osare di più.
    DI WALTER DE STRADIS

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