Le sue riflessioni sono ciò che in Italia ormai fanno in pochi: mettere a fuoco i veri problemi del paese e dare il via ad una discussione seria (e tecnica) per trovare possibili soluzioni. Chi la insulta o l’accusa di essere anti-italiano non comprende a fondo quanto questo paese abbia bisogno, per il suo stesso bene, di guardare in faccia la realtà. Grazie!
Da lavoratore qualificato del sud non posso far altro che concordare con Michele. Ho lavorato per qualche mese in una piccolissima azienda nella mia regione e per fare il salto di qualità ho dovuto emigrare al nord per lavorare in un azienda molto grande che mi ha permesso di crescere molto sia professionalmente che dal punto di vista salariale. Se continuiamo a proteggere realtà che non dovrebbero rimanere in piedi, per i giovani del sud con la voglia di fare ci sono solo due possibilità: o emigrare ( al nord o all'estero) o accettare di condurre una vita mediocre vicino casa. La retorica campanilista impedisce al Sud di progredire e dare opportunità serie a tantissimi giovani che hanno voglia di migliorare la propria situazione attraverso lo studio ed il lavoro.
Michele diceva che non se la era presa, penso che invece se la fosse presa, ma meglio così: quando lo fanno incazzare tira fuori il meglio di se. Grande prof! Ti vogliamo bene così.
Esattamente il mio percorso professionale. Da pico impresa a una multinazionale. È talmente ovvio che è quasi avvilente dover sottolineare la correttezza delle sue affermazioni. Posso anche testimoniare, dall’interno di una multinazionale, quanto sia evidente la maggior produttività delle sedi italiane rispetto a quelle tedesche, francesi, spagnole; per evitare di parlare di quelle in America Latina. Per fortuna ci sono persone come lei che non si fanno intimidire dal becerume che, purtroppo, ha diritto di voto e di parola. Glielo dico da ex sostenitore di Fare.
Boldrin io capisco perfettamente il suo discorso, mi rendo conto che ha ragione...però le confesso che, essendo io in procinto di aprire un'attività di street food (ho 25 anni) a conduzione singola, questo video mi fa quasi sentire colpevole di non so bene nemmeno io cosa, ma di qualcosa. Io vorrei solo fare quello che mi piace, ma non sono Elon Musk
Bell'intervento è quello sostengo da tempo relativamente agli studi di ingegneria e architettura. Studietti che lavorano al ribasso per poter sopravvivere e sottopagano i dipendenti (chiamiamoli così), dove si lavora come 50 anni fa e dove il progresso informatico viene visto come il "babau", luoghi in cui l'inefficienza è al massimo livello.
mi sono permessa di rigirarlo su fb ...ottima dissertazione,.... mali antichi grazie Prof . non è il mio campo , ma sto assorbendo come una spugna. Quello che mi dispiace è che , mio figlio e suoi amici , tutti plurilaureati in materie scientifiche, sono completamente ignoranti su questo... no non va bene , hanno una visione ottusa Prof. grazie
Da non esperto volevo approfondire la questione "produttività" che non sono mai riuscito a comprendere completamente. Dal grafico mostrato vedo che in Italia e Spagna e marginalmente in Germania la dimensione dell'impresa conta, in UK per niente e molto meno in Francia. Probabilmente questo dipende dalla tipologia aziendale, Italia e Germania (Spagna?) sono sicuramente più manifatturieri e questo mi fa pensare. Il dubbio che ho è su come è calcolata la produttività nelle aziende manifatturiere; prendiamo ad esempio una grande azienda manifatturiera, una delle tante dell'automotive come l'Audi, sicuramente questa sarà molto produttiva ma di fatto è un assemblatore di manufatti (stringe i bulloni) oltre a fare ricerca e sviluppo (forse anche in outsourcing). Si lo farà con robot altamente tecnologici ma in sostanza serra bulloni. Mi verrebbe da pensare che la produttività oraria in questo caso è alta perché un'AUDI costa tanto, per stringere bulloni usa robot e pochi operai con camice bianco ma usa semilavorati (tanti e diversi) assemblati da medie imprese che saranno brave e mediamente tecnologiche ma a sua volta useranno componentistiche (ancora le più differenti) fatte da aziende mini e micro. Siamo sicuri che nella catena la produttività sia distribuita equamente? I più piccoli sicuramente sono più ricattabili e mi aspetto che lo scontino sul prezzo delle componenti per cui alle grandi imprese conviene avere fornitori medie e alle medie fornitori piccoli.
Questa disquisizione ignora molti altri aspetti che esulano dal fattore prettamente finanziario. Chi avvia un' attività autonoma è anche per non dover dipendere da nessuno, per essere "libero", per gestirsi come meglio crede. E poi perchè nel mercato del lavoro non avrebbe accesso ( per questioni di età o altro ). Facile dire: tabula rasa. Ma gli esseri umani non possono essere semplicemente "spazzati via" perchè si realizzino macrodisegni dettati dall' alto. Che poi la piccola impresa italiana dovrebbe aggiornarsi e perfezionarsi questo è indubbio. Ultima considerazione: prima della globalizzazione e dell' immigrazione selvaggia, l'economia italiana era in perfetta salute anche perchè difficilmente i datori di lavoro assumevano schiavi moderni ultrasfruttati e sottopagati. Sia chiaro la mia non è un' analisi da esperto della finanza. E' semplicemente quello che osservo.
la vera domanda è perchè c'è questo enorme gap di produttività delle micro e piccole imprese italiane (anche spagnole) rispetto alle omologhe europee, mentre le altre classi dimensionali (medio/grandi) registrano performance migliori rispetto ai concorrenti europei. Una delucidazione sarebbe utile per capire le cause di questo fenomeno.
Questi sono anche gli effetti dell’ignoranza scientifica del paese, per il quale non conoscere l’autore dei promessi sposi è una vergogna atroce, mentre non avere la minima idea di cosa sia una derivata è un motivo di vanto. Molti dei suoi commentatori non hanno le capacità di comprensione minima per poter parlare di statistica.
In realtà, i professori ne hanno azzeccate parecchie e la situazione descritta in questo video (come in quello seguente) è chiaramente percepibile da chiunque non viva su marte, senza bisogno di particolari conoscenze, ma solo con un po' di obiettività e spirito d'osservazione. Il problema è che tu pensi che i professori siano quelli che si vedono in TV e che i politici abbiano fatto quello che predicavano i professori.
quello che è preoccupante è che un imprnditore non sia in grado di comprendere cosa significa una rappresentazione statistica di una data situazione. Mi domando come faccia ad analizzare il suo mercato di riferimento. Forse chi si lamenta e si ritene offso forse è prprio quello meno efficiente.
Una considerazione professore (o forse anche una domanda), e premetto la mia ignoranza in materia. Ammettiamo di favorire le grandi imprese, le quali hanno il vantaggio che per unità di lavoro riescono a raggiungere una maggiore produttività grazie alla tecnologia (es: maggior numero di scarpe prodotte per dipendente all'ora), ed ipotizzando inoltre che l'unico bene di cui abbia bisogno la popolazione siano le scarpe e che la domanda di tale bene rimanga costante. Come affrontare il rischio, se presente, di una progressiva sostituzione dell'uomo con la 'macchina tecnologica iper efficiente' e quindi dell'associata disoccupazione?
Video esemplare che mi intristisce profondamente, visto che quello descritto come paese di invasati incapaci di capire anche un discorso semplicissimo è pur sempre il mio. Lei prof. è un chirurgo dai modi spicci che va a dire ad uno con una gamba in cancrena avanzata 'qui bisogna amputare subito'. Il problema è che di fronte a lei c'è un paziente che preferisce un omeopata che spruzzi un po' di essenza di violetta per coprire il tanfo della decomposizione. Ed il DRAMMA e' che di omeopati ce ne sono a bizzeffe.
La produttività vuole perseguita,migliorata per aumentare la competitività,ma quale limite ci imponiamo? Decimare o meglio selezionare,è una pratica che funziona indubbiamente,è stata applicata alle piante e agli animali da allevamento e funzionerebbe anche sull'uomo e sulle sue attività.
Professore, lo so che c'entra poco con l'argomento in discussione, ma sarebbe interessante capire perchè nello UK la produttività riesce a rimanere pressochè costante in tutti i cluster, mentre la tendenza di una produttività maggiore al crescere delle dimensioni dell'impresa, sembra essere uguale per tutti gli altri Paesi. Cosa può giustificare nello UK questo andamento?
a intuito: 1. nello UK, a differenze degli altri paesi, una vasta percentuale delle imprese piccole è o digitale o altamente digitalizzata, 2. è molto più semplice e rapido fondare e poi gestire un'impresa, nonché trovare capitale dato il grosso giro di investimenti, quindi chi ha una buona idea solitamente lo fa, e ciò aumenta la competizione, 3. causa mercato più deregolamentato e meno protetto, le imprese non competitive spariscono rapidamente
la terza causa l'avevo pensata anche io. Probabilmente, visto l'ambiente ostile in Italia, con un mercato molto meno protetto, quelle poche piccole(micro)imprese che sopravviverebbero, farebbero schizzare la media verso il firmamento. Questa è esattamente la risposta che darei per spiegare la maggiore produttività delle grandi imprese italiane, rispetto ai suoi partner europei: 1- un ambiente che non favorisce lo sviluppo dimensionale, fa sì che, chi ce la fa, sia altamente competitivo e innovativo. 2-se è vera la prima, nel cluster italiano, non possiamo che trovare solo imprese di altissimo livello che alzano di molto la media, negli altri, inevitabilmente, troveremo quelle molto produttive, mediamente produttive e scarsamente produttive. In realtà sarebbe stato più semplice trovarsi il paper da cui è tratto il grafico per capire, ma ho girato l'internet per settimane, con scarsi risultati e alla fine mi sono arreso!
Semplice, perché gli italiani non sanno fare un cazzo. La estrema maggioranza delle micro/piccole e anche medie imprese sono fatte di piazzaioli, ristoranti, panettieri ecc.. Poi si lamentano del perchè oggi i giovani non vogliono fare più i lavori di una volta e pure sottopagati.
@@semeyazailchaos1305 Per aprire le attività che hai nominato bastano nella maggior parte dei casi due braccia e due gambe, per costruire aziende innovative e tecnologiche invece è necessario studiare e farsi il culo anni sui libri o all'università. Sarebbe interessante trovare uno studio che metta in correlazione titolo di studio e produttività delle aziende.
Professore il problema, ahimè, non è la tesi (corretta peraltro). Il problema è l'audience. Una parte della società italiana non vuole sentirsi dire cose brutte seppur vere. Non vuole sentirsi dire che avere uno stabilimento produttivo senza un piano di manutenzione è una vaccata colossale etc etc. Possiamo star li a spiegare il perchè ed il per come per settimane. Saremo sempre rifiutati da questa parte di società. L'aggiunta dei tempi moderni è che se ad esporre la tesi X c'è un economista, allora è ancora più corretto rifiutare aprioristicamente ogni cosa che dice, perchè "non c'hanno capito nulla della crisi, cosa vuoi che capiscano del mio stabilimento". Da tempo sostengo che l'unico modo per uscirne è cambiare radicalmente i piani di studio della scuola dell'obbligo, inserendo più statistica, più gestione aziendale, più veda un po' lei. O trasferiamo ai giovani più equilibrio e strumenti di analisi dei fatti oppure dovremo arrenderci al cospetto di una società che crederà sempre più a chi semplifica e butta in caciara, in barba all'analisi ed ai fatti. Grazie per i suoi video. Buona giornata.
ma sei fuori di senno? L'Italia si regge sulle piccole e medie imprese! I grandi se ne stanno dove ci sono i paradisi fiscali! E questo individuo maleodorante è a favore? Ma pensa a che livello di ignoranza si riesce ad arrivare!
@@Ottoross52 Non è vero. L'Italia si regge su circa 10000 imprese medie e grandi che fanno export. Le altre sono tutte alla canna del gas e costrette ad evadere per sopravvivere. Il fatto che la maggior parte delle imprese in Italia siano piccole non significa che vada bene così: il lavoro sicuro ce l'ha chi è assunto da aziende grandi e stabili...eccetto quelle che scappano all'estero per le troppe tasse e la troppa burocrazia...ma è proprio quello il punto: bisogna incentivare i piccoli a crescere o fare altro ed i grandi a restare qui.
@@pietrowideshutfurfaro9900 E quindi? Deve chiudere? E conseguentemente ingrossare le fila dei disoccupati? E sull'evasione presunta, non ho nulla da dire. Spegni la TV e prova a stare imn piedi dietro il bancone di un bar per 12 ore filate. Poi se ne riparla.
Ricordo un dibattito su Micromega tra lei e Brancaccio in cui quest'ultimo indicava proprio nelle dimensioni delle imprese italiane un limite e non un pregio. Non sembrava averla convinta sul punto
Mi perdoni, ma uno che apre la p.IVA per provare a entrare nel mondo imprenditoriale perché magari non ha a disposizione subito un capitale consistente, come può pensare di crescere e passare da piccola a media se ha una tassazione pesantissima? Io sono una p.IVA a regime forfettario e fino a due anni fa avevo un tetto di fatturato di 30k euro al netto di una tassazione di più del 30% sul 78% del reddito. A conti fatti si è tradotto in meno di 2000€ netti al mese. Decisamente pochi per poter fare investimenti in formazione, asset, collaboratori e crescere velocemente, non crede? Ora lo hanno alzato a circa 65k, ma la situazione non cambia molto se poi un singolo dipendente mi arriva a costare quasi 35k per metterlo in regola, non le pare?
Prof. Boldrin, sarebbe possibile avere una precisazione sul dato che indica che è il settore dei servizi ad essere altamente improduttivo e non quello della manifattura (ovviamente a livello di micro impresa)? Durante tutto il suo intervento ho avuto in mente esattamente la manifattura come esempio centrale di microimpresa italiana. È possibile avere anche qualche riferimento magari a qualche studio specifico? (Io mi occupo di relazioni internazionali ma questo tema lo sento molto vicino). Grazie.
Restoration Addicted oddio spero proprio che non mi debba dare dell’idiota 😂 a dire il vero nel video che ha pubblicato successivamente è presente una risposta al mio quesito.
In Italia il problema sono le tasse, le imprese sono in perdita per pressione fiscale assurda. Il commercialista giustamente direbbe al 90% delle pmi di chiudere, ma poi come campa il commercialista? E i dipendenti? Meglio un sistema imperfetto che multinazionali alla arcelor mittal
La sua soluzione è interessante visto che la micro impresa è poco produttiva, è meglio sostituirla con la media e grande impresa. Vorrei capire come mai pensa che sia impossibile fare in modo che si arrivi a livello Uk? Alla fine si potrebbe arrivare a un 80% di produttività anche con le micro imprese, come dimostra il grafico. Non basterebbe capire cosa in Uk permette di arrivare ad in alta produttività e replicarlo in Spagna e Italia?
Forse piu che le piccole imprese è notevole ed eccessivo il proliferare di partiteiva spesso di tipo individuale, magari ci fossero imprese da 20 dipendenti
Io se devo andare a Roma vado in un albergo vicino a Termini. Non e' il meno caro e non e' tutto perfetto, ma mi piace l'atmosfera e mi trovo bene col gestore. Andare in un altro albergo mi dispiacerebbe. E' efficiente? Non ne ho idea, ma non mi stupirebbe se non lo fosse. Ma allora l'efficienza non dovrebbe essere l'unico criterio per decidere chi deve sopravvivere e chi no.
Il senso del discorso è chiaro ed evidente, mi chiedo solo che senso abbia auspicare che il 10% di queste imprese si trasformi in una sacca di nuovi disoccupati da aggiungere al 10% di disoccupazione giâ esistente..
Ma non sarebbero disoccupati... sarebbero assorbiti dalle imprese più grandi, in alcuni casi, forse anche con redditi superiori. Almeno questo è quello che capisco e la cosa ha innegabilmente senso.
ritenere che un imprenditore 40-55 enne possa riciclarsi ( e un imprenditore non ha necessariamente skill attrattivo) è quantomeno ottimistico. L'unica cosa che non torna del ragionamento è che la microimpresa va decimata al fine di pagare maggiori imposte.
Non mi metto io a risponderti al posto del Prof. o di altri economisti, ma sei totalmente fuori strada. Non funziona come pensi. Utilizzi il modello superfisso (fai una ricerca su google) che è semplicemente un'assurdità. Senza contare che il tuo appunto è anche viziato da una contraddizione intrinseca, perchè - rimandendo nel solco del ragionamento - non sarebbero nuovi posti di lavoro, ma persone che si trasformano da autonomi a dipendenti.
La ringrazio per lo sforzo. Purtroppo alcune persone non vogliono comprendere, vogliono solo polemizzare ed insultare. C'e' rabbia nel paese e chiunque cerchi di far capire che con la rabbia si risolve nulla viene aggredito. Violenti, ignoranti e facinorosi ovunque, anche qui.
Ciao! Video interessante. Cosa ne pensi della scuola pubblica? Mi chiedo, se la scuola o educazione, per la maggior parte di persone è un investimento, perché allora viene trattata da spesa? Se si osserva una scuola di 50 anni fa, ed una di oggi, si noteranno poche differenze. Quindi non dovrebbe essere la scuola un impresa privata?
tutto condivisibile, ma io non confonderei evasione ed elusione, l'evasione é la scelta più o meno deliberata ma volontaria di non dare a Cesare quel che è di Cesare ed è reato, mentre l'elusione è un sistema legale volto a versare il meno possibile nelle tasche du Cesare 😏
Michele Boldrin ah un tizio che aveva un blog e si firmava Uriel Fanelli, scriveva tra il 2002 e 2006 sul fatto che il negozietto il bar il bagno sul mare erano tutti lavori che non portavano nessun valore e permettevano unicamente a chi li aveva di proclamarsi libero rimanendo comunque misero, il blog lo ha chiuso c'è qualche backup in giro su internet, dopo lo cerco.
Probabilmente le microimorese risultano inefficienti, non sarà però colpa anche del sistema burocratico/fiscale, che evidentemente opprime le piccole realtà?
Ovviamente no, perche' altrimenti non ve ne sarebbero cosi' tante. Provi a pensarci? L'inefficienza e' intrinseca all'impresa. Se il sistema esterno le opprime, come dice lei, dovremmo aspettarci che ne sopravivessero poche e solo le migliori, le piu' efficienti. Quando l'ambiente esterno e' ostile ad una specie animale questa non prospera ma tende a sparire e solo gli elementi piu' efficienti di quella specie sopravvivono. Il contrario di quel che accade in Italia dove abbiamo un numero ed una % di micro e piccole imprese piu' grande che in qualsiasi paese avanzato e dove sopravvivono, appunto, anche le piu' inefficienti. Il sistema italiano e' disegnato per favorire le piccole imprese, non per opprimerle. Per questo ce ne sono cosi' tante per questo anche imbranati totali, incompetenti e scansafatiche si spacciano per imprenditori, confondendo le acque.
@@MicheleBoldrin ovviamente il mio punto di vista non può essere al livello delle sue altissime competenze, tuttavia mi permetto di considerare che le microimprese resistono, nonostante le avversità, anche perchè il personale è più disosto a sopportarne i maggiori oneri, vuoi per passione, vuoi perchè mancano le alternative...
@@fabriziomorelli8160 Ovvero, in assenza di alternative lavorano di più e vengono pagati di meno, ovvero son sfruttati? Condivido. È esattamente il significato di impresa inefficiente ed improduttiva: sfrutta i dipendenti e produce poco. Faccia anche una cosa, oltre a riflettere, eviti ironia da bar dei tonti. Non è luogo.
Di fatto ahimè stiamo andando verso quella direzione, mi vengono in mente i negozi, ormai i negozi fuori da franchising sono rimasti in pochi e perlopiù nelle zone centrali. Di solito vanno avanti quelle attività che hanno il locale di proprietà, perchè stare in affitto è impensabile. Comunque una attività non può crescere all'infinito o fallire. Stiamo andando verso un futuro da dipendenti. Mi viene in mente la signora sotto casa giù in Sicilia, che nel negozietto di 15mq vende qualche detersivo, scatoletta di tonno o pacco di pasta e le va bene così, si vede la tv o ricama al telaio, secondo questo modo di pensare dovrebbe andare a fare l'operaia, ma magari le va bene quel poco che fattura. Con questo tipo di economia finirà per esistere un'unica immensa multinazionale o comunque volendo essere realistici, poche multinazionali assorbiranno tutte le restanti aziende coprendo così tutti i settori.
È più felice un dipendente subordinato, efficientato fino ai suoi limiti, che persegue obbiettivi dettategli dall'apparato di una multinazionale OPPURE un piccolo ristoratore con un'azienda familiare che lavora quanto gli basta e che trova il restante piacere della sua vita nelle relazioni con gli altri ? Chiedetevi: gli obbiettivi DEL MERCATO sono anche I MIEI obbiettivi ?
@@achilleconte4385 ma non c'entra assolutamente nulla il welfare e gli USA, tra parentesi io sono favorevole ad un welfare efficiente ma non c'entra nulla con la produttività . Il mio commento era molto più terra terra. Cioè, se vuoi avere il piccolo ristorantino, la micro officina, la piccola azienda agricola ben venga. Ma non puoi chiedere che la tua piccola azienda venga tenuta in piedi dai contribuenti se inefficiente. Questo non c'entra nulla con la solidarietà o con la maggiore o minore concorrenza. Al limite si dovrebbe creare un sistema che aiuti a trovare lavori utili alla collettività qualcuno che non è più in grado di stare sul mercato. Questa sarebbe solidarietà, non tenere in vita attività improduttive per decenni
. Peccato che negli altri paesi non ci siano gli eccessi fiscali che abbiamo noi qui. Percio', ignorata questa variabile importante - io direi decisiva - che valore hanno queste statistiche? Certificano un malessere, ma non la causa. .
E in che modo la tassazione elevata dovrebbe influenzare (direttamente) la produttività? Ricordo che la income tax americana negli anni settanta aveva un'aliquota marginale del 70%. Non mi sembravano scarsamente produttivi gli USA in quel periodo.
Neoliberista uno che vuole il welfare, la sanità pubblica, il sussidio di disoccupazione universale, lo spezzettamento di google. Era favorevole ad umentare le tasse in spagna durante i governi Rajoy. Non è di certo un socialista, ma vorrei capire cosa intendi per neoliberista c..
Probabilmente il tweet era un po troppo banale. Intanto il termine decimare ricorda il 'prendere a caso' e poi chi dovrebbe eseguire questa fantomatica decimazione? lo stato, il mercato? altri meccanismi? Diciamo che da un personaggio dello spessore di boldrin ci si aspettava un analisi più approfondita. Piuttosto, perchè la produttività delle imprese italiane è così bassa rispetto a quelle medie? sono troppe? gli italiani hanno qualche tara genetica? (in questo caso sto scherzando) la burocrazia per le piccole imprese è esagerata? qualcosa nel sistema non funziona e ostacola crescita e aggregazioni aziendali? ci sono meccanismi nazionali che preservano piccole imprese che normalmente scomparirebbero? Diciamo che l'affermazione è stata un po troppo salomonica per non scatenare risposte (talvolta) scomposte.
Supponendo che la tesi di blodrin sia tecnicamente corretta, il punto vero è solamente riguardante la libertà di impresa ed il fatto se queste microimprese siano comunque in attivo o passivo, se sono in attivo saranno affari degli imprenditori come stanno gestendo i loro soldi e le loro vite, ricordiamo al prof che spesso la produttività è nemica del vivere in un sistema imperfetto come quello italiano, ad esempio durante la crisi queste microimprese hanno svolto il ruolo di ammortizzatore sociale, sostenendo dipendenti e famiglie, tenendo in piedi aziende anche quando il profitto era basso o nullo. Chissà se nei modelli di questi economisti da strapazzo queste cose vengono considerate. Visto che parlano tanto di fatti mi chiedo perché con questi loro bei modelli poi non ci azzecchino mai sulle previsioni, basta guardare un video di boldrin di qualche tempo fa e farsi due risate sulle previsioni che faceva
@@ilMoro88 "ammesso che abbiano le skill richieste" molti che hanno un negozio in propio non penso che abbiano le skill richieste,a seconda del settore dove sono impiegati e non verrebbero ricollocati lavorativamente. Di fatto perderebbero il lavoro.
"le persone tra 1 e 15 anni in media sono meno produttive di quelle sopra i 20, e oltretutto non pagano le tasse. penso che dovremmo decimarle tutte per aumentare la produttività del paese"... Forse il ragionamento è un po' fallace? Forse è un po' semplicistico? Oltretutto decimare nel linguaggio comune vuol dire "Ridurre notevolmente di numero provocando la morte di molti" e non ridurre del 10% (titolo clickbait, e poi ci si stupisce della reazione...)
Questo manco si rende conto che tutte le grandi aziende avevano i marchi di proprieta'di societa' lussemburghesi costituite prima del 1927 in lussemburgo che pagavano l'1% d'imposta sull'utile.E naturalmente sifonavano gli utili per l'uso del marchio. Aggiungiamo le multinazionali che hanno sede in Irlanda e gli schemi con le societa' in zona franca. Approccio ideologico ,se i fatti non corrispondono a realta' eliminiamo i fatti o sostituiamoli con i dati statistici .Non mi stupisce , per uno che era comunista quando ti portavano in risaia e con le statistiche dell'urss che mostravano un alto livello di vita quando non si riusciva a trovare nemmeno la carta igienica .L'economia e' una cosa troppo seria per lasciarla fare agli economisti.Per non parlare della politica.
Ma cosa diavolo c'entra? Hai mai provato a lavorare in un'azienda italiana e in una estera? Hai idea della differenza dei processi assurdi, tecnologicamente un decennio indietro delle pmi italiane? Che c'entra se pagano meno tasse all'estero? Le tasse le paghi sui profitti, se i profitti non li fai quanto sei tassato è indifferente.
Mi tocca rispondere nuovamente perché questa mentalità mi fa incazzare ed è questo il problema italiano, aziende che pretendono di competere all'estero senza ottimizzare mezzo processo e tecnologicamente preistoriche con manager che non fanno management che neanche sanno l'inglese, zero valorizzazione delle risorse e crescita solo in base alla seniority. Mi spiace ma chi vuole mantenere lo status quo e poi lamentarsi e basta è sostanzialmente un fallito, se un'azienda è competitiva apre filiali anche all'estero, se invece non è competitiva lavora solo per il mercato interno e il fisco italiano incide molto di più sui suoi profitti. In Italia non sono soltanto i talenti a volersene andare ma chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, io sulla carta sono uno scappato di casa eppure ogni giorno vivo la frustrazione nel proporre applicativi che farebbero risparmiare tempo e lavorare meglio oltre ad avere un costo inferiore di quelli attualmente utilizzati nella mia azienda. Mi sono pure sentito dire che gli serve tempo per decidere perché la pagina web è in inglese!! E come me decine di migliaia di persone che beccano uno stipendio da fame e hanno a che fare con manager che non sanno leggere i report, altro che la delocalizzazione è questo che rende le aziende italiane inefficienti con tutto il loro bagaglio di piccoli manager che quelli capaci li isolano per non essere messi in ombra e appena possono se ne sbarazzano.
Le sue riflessioni sono ciò che in Italia ormai fanno in pochi: mettere a fuoco i veri problemi del paese e dare il via ad una discussione seria (e tecnica) per trovare possibili soluzioni. Chi la insulta o l’accusa di essere anti-italiano non comprende a fondo quanto questo paese abbia bisogno, per il suo stesso bene, di guardare in faccia la realtà. Grazie!
Da lavoratore qualificato del sud non posso far altro che concordare con Michele. Ho lavorato per qualche mese in una piccolissima azienda nella mia regione e per fare il salto di qualità ho dovuto emigrare al nord per lavorare in un azienda molto grande che mi ha permesso di crescere molto sia professionalmente che dal punto di vista salariale. Se continuiamo a proteggere realtà che non dovrebbero rimanere in piedi, per i giovani del sud con la voglia di fare ci sono solo due possibilità: o emigrare ( al nord o all'estero) o accettare di condurre una vita mediocre vicino casa.
La retorica campanilista impedisce al Sud di progredire e dare opportunità serie a tantissimi giovani che hanno voglia di migliorare la propria situazione attraverso lo studio ed il lavoro.
Quando figuri il Sud però non fermarti solo all'asse Molise-Campania, l'asticella va portata più in alto purtroppo.
2024:
Niente è cambiato
Michele diceva che non se la era presa, penso che invece se la fosse presa, ma meglio così: quando lo fanno incazzare tira fuori il meglio di se. Grande prof! Ti vogliamo bene così.
Esattamente il mio percorso professionale. Da pico impresa a una multinazionale. È talmente ovvio che è quasi avvilente dover sottolineare la correttezza delle sue affermazioni. Posso anche testimoniare, dall’interno di una multinazionale, quanto sia evidente la maggior produttività delle sedi italiane rispetto a quelle tedesche, francesi, spagnole; per evitare di parlare di quelle in America Latina. Per fortuna ci sono persone come lei che non si fanno intimidire dal becerume che, purtroppo, ha diritto di voto e di parola. Glielo dico da ex sostenitore di Fare.
Boldrin io capisco perfettamente il suo discorso, mi rendo conto che ha ragione...però le confesso che, essendo io in procinto di aprire un'attività di street food (ho 25 anni) a conduzione singola, questo video mi fa quasi sentire colpevole di non so bene nemmeno io cosa, ma di qualcosa.
Io vorrei solo fare quello che mi piace, ma non sono Elon Musk
Alleluia... Finalmente un approfondimento del tweet :) Grande prof!
Interessantissima lezione, Grazie professore.
Bell'intervento è quello sostengo da tempo relativamente agli studi di ingegneria e architettura. Studietti che lavorano al ribasso per poter sopravvivere e sottopagano i dipendenti (chiamiamoli così), dove si lavora come 50 anni fa e dove il progresso informatico viene visto come il "babau", luoghi in cui l'inefficienza è al massimo livello.
Bravissimo Professore, sempre interessanti e corrispondenti alla realtà i suoi approfondimenti
mi sono permessa di rigirarlo su fb ...ottima dissertazione,.... mali antichi grazie Prof . non è il mio campo , ma sto assorbendo come una spugna. Quello che mi dispiace è che , mio figlio e suoi amici , tutti plurilaureati in materie scientifiche, sono completamente ignoranti su questo... no non va bene , hanno una visione ottusa Prof. grazie
Complimenti prof per la chiarezza e semplicità divulgativa
Meravigliosa osservazione,grazie Prof.
Da non esperto volevo approfondire la questione "produttività" che non sono mai riuscito a comprendere completamente. Dal grafico mostrato vedo che in Italia e Spagna e marginalmente in Germania la dimensione dell'impresa conta, in UK per niente e molto meno in Francia. Probabilmente questo dipende dalla tipologia aziendale, Italia e Germania (Spagna?) sono sicuramente più manifatturieri e questo mi fa pensare. Il dubbio che ho è su come è calcolata la produttività nelle aziende manifatturiere; prendiamo ad esempio una grande azienda manifatturiera, una delle tante dell'automotive come l'Audi, sicuramente questa sarà molto produttiva ma di fatto è un assemblatore di manufatti (stringe i bulloni) oltre a fare ricerca e sviluppo (forse anche in outsourcing). Si lo farà con robot altamente tecnologici ma in sostanza serra bulloni. Mi verrebbe da pensare che la produttività oraria in questo caso è alta perché un'AUDI costa tanto, per stringere bulloni usa robot e pochi operai con camice bianco ma usa semilavorati (tanti e diversi) assemblati da medie imprese che saranno brave e mediamente tecnologiche ma a sua volta useranno componentistiche (ancora le più differenti) fatte da aziende mini e micro. Siamo sicuri che nella catena la produttività sia distribuita equamente? I più piccoli sicuramente sono più ricattabili e mi aspetto che lo scontino sul prezzo delle componenti per cui alle grandi imprese conviene avere fornitori medie e alle medie fornitori piccoli.
Questa disquisizione ignora molti altri aspetti che esulano dal fattore prettamente finanziario. Chi avvia un' attività autonoma è anche per non dover dipendere da nessuno, per essere "libero", per gestirsi come meglio crede. E poi perchè nel mercato del lavoro non avrebbe accesso ( per questioni di età o altro ). Facile dire: tabula rasa. Ma gli esseri umani non possono essere semplicemente "spazzati via" perchè si realizzino macrodisegni dettati dall' alto. Che poi la piccola impresa italiana dovrebbe aggiornarsi e perfezionarsi questo è indubbio. Ultima considerazione: prima della globalizzazione e dell' immigrazione selvaggia, l'economia italiana era in perfetta salute anche perchè difficilmente i datori di lavoro assumevano schiavi moderni ultrasfruttati e sottopagati. Sia chiaro la mia non è un' analisi da esperto della finanza. E' semplicemente quello che osservo.
la vera domanda è perchè c'è questo enorme gap di produttività delle micro e piccole imprese italiane (anche spagnole) rispetto alle omologhe europee, mentre le altre classi dimensionali (medio/grandi) registrano performance migliori rispetto ai concorrenti europei. Una delucidazione sarebbe utile per capire le cause di questo fenomeno.
Questi sono anche gli effetti dell’ignoranza scientifica del paese, per il quale non conoscere l’autore dei promessi sposi è una vergogna atroce, mentre non avere la minima idea di cosa sia una derivata è un motivo di vanto. Molti dei suoi commentatori non hanno le capacità di comprensione minima per poter parlare di statistica.
Luca Verna Ritengo il tuo atteggiamento qualunquista, la principale piaga sociale del nostro tempo.
In realtà, i professori ne hanno azzeccate parecchie e la situazione descritta in questo video (come in quello seguente) è chiaramente percepibile da chiunque non viva su marte, senza bisogno di particolari conoscenze, ma solo con un po' di obiettività e spirito d'osservazione.
Il problema è che tu pensi che i professori siano quelli che si vedono in TV e che i politici abbiano fatto quello che predicavano i professori.
Luca Verna come puoi essere preso sul serio se non sai nemmeno usare la punteggiatura?
Molto chiaro. Grazie Professore
Grazie Prof.
quello che è preoccupante è che un imprnditore non sia in grado di comprendere cosa significa una rappresentazione statistica di una data situazione. Mi domando come faccia ad analizzare il suo mercato di riferimento. Forse chi si lamenta e si ritene offso forse è prprio quello meno efficiente.
Una considerazione professore (o forse anche una domanda), e premetto la mia ignoranza in materia. Ammettiamo di favorire le grandi imprese, le quali hanno il vantaggio che per unità di lavoro riescono a raggiungere una maggiore produttività grazie alla tecnologia (es: maggior numero di scarpe prodotte per dipendente all'ora), ed ipotizzando inoltre che l'unico bene di cui abbia bisogno la popolazione siano le scarpe e che la domanda di tale bene rimanga costante. Come affrontare il rischio, se presente, di una progressiva sostituzione dell'uomo con la 'macchina tecnologica iper efficiente' e quindi dell'associata disoccupazione?
Video esemplare che mi intristisce profondamente, visto che quello descritto come paese di invasati incapaci di capire anche un discorso semplicissimo è pur sempre il mio. Lei prof. è un chirurgo dai modi spicci che va a dire ad uno con una gamba in cancrena avanzata 'qui bisogna amputare subito'. Il problema è che di fronte a lei c'è un paziente che preferisce un omeopata che spruzzi un po' di essenza di violetta per coprire il tanfo della decomposizione. Ed il DRAMMA e' che di omeopati ce ne sono a bizzeffe.
Il problema e' del malato, non del chirurgo. Se il malato si sceglie l'omeopata, poi non si lamenti se sta peggio.
La produttività vuole perseguita,migliorata per aumentare la competitività,ma quale limite ci imponiamo?
Decimare o meglio selezionare,è una pratica che funziona indubbiamente,è stata applicata alle piante e agli animali da allevamento e funzionerebbe anche sull'uomo e sulle sue attività.
Professore, lo so che c'entra poco con l'argomento in discussione, ma sarebbe interessante capire perchè nello UK la produttività riesce a rimanere pressochè costante in tutti i cluster, mentre la tendenza di una produttività maggiore al crescere delle dimensioni dell'impresa, sembra essere uguale per tutti gli altri Paesi. Cosa può giustificare nello UK questo andamento?
a intuito: 1. nello UK, a differenze degli altri paesi, una vasta percentuale delle imprese piccole è o digitale o altamente digitalizzata, 2. è molto più semplice e rapido fondare e poi gestire un'impresa, nonché trovare capitale dato il grosso giro di investimenti, quindi chi ha una buona idea solitamente lo fa, e ciò aumenta la competizione, 3. causa mercato più deregolamentato e meno protetto, le imprese non competitive spariscono rapidamente
la terza causa l'avevo pensata anche io. Probabilmente, visto l'ambiente ostile in Italia, con un mercato molto meno protetto, quelle poche piccole(micro)imprese che sopravviverebbero, farebbero schizzare la media verso il firmamento. Questa è esattamente la risposta che darei per spiegare la maggiore produttività delle grandi imprese italiane, rispetto ai suoi partner europei:
1- un ambiente che non favorisce lo sviluppo dimensionale, fa sì che, chi ce la fa, sia altamente competitivo e innovativo.
2-se è vera la prima, nel cluster italiano, non possiamo che trovare solo imprese di altissimo livello che alzano di molto la media, negli altri, inevitabilmente, troveremo quelle molto produttive, mediamente produttive e scarsamente produttive.
In realtà sarebbe stato più semplice trovarsi il paper da cui è tratto il grafico per capire, ma ho girato l'internet per settimane, con scarsi risultati e alla fine mi sono arreso!
Semplice, perché gli italiani non sanno fare un cazzo. La estrema maggioranza delle micro/piccole e anche medie imprese sono fatte di piazzaioli, ristoranti, panettieri ecc..
Poi si lamentano del perchè oggi i giovani non vogliono fare più i lavori di una volta e pure sottopagati.
@@semeyazailchaos1305
Per aprire le attività che hai nominato bastano nella maggior parte dei casi due braccia e due gambe, per costruire aziende innovative e tecnologiche invece è necessario studiare e farsi il culo anni sui libri o all'università. Sarebbe interessante trovare uno studio che metta in correlazione titolo di studio e produttività delle aziende.
.ichele Boldrin grazie di esistere e fare video educativi. Grazie la seguo molto
Professore il problema, ahimè, non è la tesi (corretta peraltro). Il problema è l'audience. Una parte della società italiana non vuole sentirsi dire cose brutte seppur vere. Non vuole sentirsi dire che avere uno stabilimento produttivo senza un piano di manutenzione è una vaccata colossale etc etc. Possiamo star li a spiegare il perchè ed il per come per settimane. Saremo sempre rifiutati da questa parte di società. L'aggiunta dei tempi moderni è che se ad esporre la tesi X c'è un economista, allora è ancora più corretto rifiutare aprioristicamente ogni cosa che dice, perchè "non c'hanno capito nulla della crisi, cosa vuoi che capiscano del mio stabilimento". Da tempo sostengo che l'unico modo per uscirne è cambiare radicalmente i piani di studio della scuola dell'obbligo, inserendo più statistica, più gestione aziendale, più veda un po' lei. O trasferiamo ai giovani più equilibrio e strumenti di analisi dei fatti oppure dovremo arrenderci al cospetto di una società che crederà sempre più a chi semplifica e butta in caciara, in barba all'analisi ed ai fatti. Grazie per i suoi video. Buona giornata.
ma sei fuori di senno? L'Italia si regge sulle piccole e medie imprese! I grandi se ne stanno dove ci sono i paradisi fiscali! E questo individuo maleodorante è a favore? Ma pensa a che livello di ignoranza si riesce ad arrivare!
Cvd
@@Ottoross52 Non è vero. L'Italia si regge su circa 10000 imprese medie e grandi che fanno export. Le altre sono tutte alla canna del gas e costrette ad evadere per sopravvivere. Il fatto che la maggior parte delle imprese in Italia siano piccole non significa che vada bene così: il lavoro sicuro ce l'ha chi è assunto da aziende grandi e stabili...eccetto quelle che scappano all'estero per le troppe tasse e la troppa burocrazia...ma è proprio quello il punto: bisogna incentivare i piccoli a crescere o fare altro ed i grandi a restare qui.
@@Ottoross52 la piccola impresa paga poco, evade tanto, produce poco, serve sì e no a chi la ha.
@@pietrowideshutfurfaro9900 E quindi? Deve chiudere? E conseguentemente ingrossare le fila dei disoccupati? E sull'evasione presunta, non ho nulla da dire. Spegni la TV e prova a stare imn piedi dietro il bancone di un bar per 12 ore filate. Poi se ne riparla.
Ricordo un dibattito su Micromega tra lei e Brancaccio in cui quest'ultimo indicava proprio nelle dimensioni delle imprese italiane un limite e non un pregio. Non sembrava averla convinta sul punto
c0ndor11 Se ricordo quello che non mi convinceva era la soluzione da lui proposta. Il dibattito era su Fiat. Ha il testo? Sarei curioso.
www.emilianobrancaccio.it/wp-content/uploads/2011/02/boldrin-brancaccio-finale.pdf
Mi perdoni, ma uno che apre la p.IVA per provare a entrare nel mondo imprenditoriale perché magari non ha a disposizione subito un capitale consistente, come può pensare di crescere e passare da piccola a media se ha una tassazione pesantissima?
Io sono una p.IVA a regime forfettario e fino a due anni fa avevo un tetto di fatturato di 30k euro al netto di una tassazione di più del 30% sul 78% del reddito.
A conti fatti si è tradotto in meno di 2000€ netti al mese. Decisamente pochi per poter fare investimenti in formazione, asset, collaboratori e crescere velocemente, non crede?
Ora lo hanno alzato a circa 65k, ma la situazione non cambia molto se poi un singolo dipendente mi arriva a costare quasi 35k per metterlo in regola, non le pare?
penso che non puoi fare senza soldi tuoi.
Prof. Boldrin, sarebbe possibile avere una precisazione sul dato che indica che è il settore dei servizi ad essere altamente improduttivo e non quello della manifattura (ovviamente a livello di micro impresa)? Durante tutto il suo intervento ho avuto in mente esattamente la manifattura come esempio centrale di microimpresa italiana. È possibile avere anche qualche riferimento magari a qualche studio specifico? (Io mi occupo di relazioni internazionali ma questo tema lo sento molto vicino). Grazie.
mattia mitrano, mi sa che non risponde. A meno che non ti debba dare dell'idiota.
Restoration Addicted oddio spero proprio che non mi debba dare dell’idiota 😂 a dire il vero nel video che ha pubblicato successivamente è presente una risposta al mio quesito.
Per decimare, intede accorparle o proprio sfavorire la formazione di micro imprese?
parlate con un qualsiasi commercialista e vi dira le stesse cose
In Italia il problema sono le tasse, le imprese sono in perdita per pressione fiscale assurda. Il commercialista giustamente direbbe al 90% delle pmi di chiudere, ma poi come campa il commercialista? E i dipendenti? Meglio un sistema imperfetto che multinazionali alla arcelor mittal
La sua soluzione è interessante visto che la micro impresa è poco produttiva, è meglio sostituirla con la media e grande impresa.
Vorrei capire come mai pensa che sia impossibile fare in modo che si arrivi a livello Uk? Alla fine si potrebbe arrivare a un 80% di produttività anche con le micro imprese, come dimostra il grafico.
Non basterebbe capire cosa in Uk permette di arrivare ad in alta produttività e replicarlo in Spagna e Italia?
Interventi sempre ottimi. Ma è sangria quella nel bicchiere? :-)
roberto iannucci Ahahahah. No, un amaro
Forse piu che le piccole imprese è notevole ed eccessivo il proliferare di partiteiva spesso di tipo individuale, magari ci fossero imprese da 20 dipendenti
Io se devo andare a Roma vado in un albergo vicino a Termini. Non e' il meno caro e non e' tutto perfetto, ma mi piace l'atmosfera e mi trovo bene col gestore. Andare in un altro albergo mi dispiacerebbe. E' efficiente? Non ne ho idea, ma non mi stupirebbe se non lo fosse. Ma allora l'efficienza non dovrebbe essere l'unico criterio per decidere chi deve sopravvivere e chi no.
Si tratta di bar, pizzerie, idraulici, tapparellisti e imbianchini, coltivatori diretti. non parliamo per niente.
Molto interessante questa analisi
Grazie
Il senso del discorso è chiaro ed evidente, mi chiedo solo che senso abbia auspicare che il 10% di queste imprese si trasformi in una sacca di nuovi disoccupati da aggiungere al 10% di disoccupazione giâ esistente..
Ma non sarebbero disoccupati... sarebbero assorbiti dalle imprese più grandi, in alcuni casi, forse anche con redditi superiori. Almeno questo è quello che capisco e la cosa ha innegabilmente senso.
ritenere che un imprenditore 40-55 enne possa riciclarsi ( e un imprenditore non ha necessariamente skill attrattivo) è quantomeno ottimistico. L'unica cosa che non torna del ragionamento è che la microimpresa va decimata al fine di pagare maggiori imposte.
Magari fosse vero, purtroppo la disoccupazione è già al 10 %, se vi fosse bisogno di impiegare più lavoro non sarebbe quello il tasso
Non mi metto io a risponderti al posto del Prof. o di altri economisti, ma sei totalmente fuori strada. Non funziona come pensi. Utilizzi il modello superfisso (fai una ricerca su google) che è semplicemente un'assurdità.
Senza contare che il tuo appunto è anche viziato da una contraddizione intrinseca, perchè - rimandendo nel solco del ragionamento - non sarebbero nuovi posti di lavoro, ma persone che si trasformano da autonomi a dipendenti.
La ringrazio per lo sforzo. Purtroppo alcune persone non vogliono comprendere, vogliono solo polemizzare ed insultare. C'e' rabbia nel paese e chiunque cerchi di far capire che con la rabbia si risolve nulla viene aggredito. Violenti, ignoranti e facinorosi ovunque, anche qui.
Grazie prof.
Ciao! Video interessante. Cosa ne pensi della scuola pubblica? Mi chiedo, se la scuola o educazione, per la maggior parte di persone è un investimento, perché allora viene trattata da spesa?
Se si osserva una scuola di 50 anni fa, ed una di oggi, si noteranno poche differenze.
Quindi non dovrebbe essere la scuola un impresa privata?
tutto condivisibile, ma io non confonderei evasione ed elusione, l'evasione é la scelta più o meno deliberata ma volontaria di non dare a Cesare quel che è di Cesare ed è reato, mentre l'elusione è un sistema legale volto a versare il meno possibile nelle tasche du Cesare 😏
Luca Verna temo non abbia colto il senso del mio commento e tantomeno quello del professor Boldrin
Lo diceva anche Uriel 15 anni fa
Marco Bazzani Uriel chi?
Michele Boldrin ah un tizio che aveva un blog e si firmava Uriel Fanelli, scriveva tra il 2002 e 2006 sul fatto che il negozietto il bar il bagno sul mare erano tutti lavori che non portavano nessun valore e permettevano unicamente a chi li aveva di proclamarsi libero rimanendo comunque misero, il blog lo ha chiuso c'è qualche backup in giro su internet, dopo lo cerco.
mi correggo era il 2010, comunque qui il backup nientestronzate.wordpress.com/2011/01/03/negozietti/ il blog fu cancellato
Si, lo ricordo pure io.
Probabilmente le microimorese risultano inefficienti, non sarà però colpa anche del sistema burocratico/fiscale, che evidentemente opprime le piccole realtà?
Ovviamente no, perche' altrimenti non ve ne sarebbero cosi' tante. Provi a pensarci?
L'inefficienza e' intrinseca all'impresa. Se il sistema esterno le opprime, come dice lei, dovremmo aspettarci che ne sopravivessero poche e solo le migliori, le piu' efficienti.
Quando l'ambiente esterno e' ostile ad una specie animale questa non prospera ma tende a sparire e solo gli elementi piu' efficienti di quella specie sopravvivono.
Il contrario di quel che accade in Italia dove abbiamo un numero ed una % di micro e piccole imprese piu' grande che in qualsiasi paese avanzato e dove sopravvivono, appunto, anche le piu' inefficienti.
Il sistema italiano e' disegnato per favorire le piccole imprese, non per opprimerle. Per questo ce ne sono cosi' tante per questo anche imbranati totali, incompetenti e scansafatiche si spacciano per imprenditori, confondendo le acque.
@@MicheleBoldrin ovviamente il mio punto di vista non può essere al livello delle sue altissime competenze, tuttavia mi permetto di considerare che le microimprese resistono, nonostante le avversità, anche perchè il personale è più disosto a sopportarne i maggiori oneri, vuoi per passione, vuoi perchè mancano le alternative...
@@fabriziomorelli8160 Ovvero, in assenza di alternative lavorano di più e vengono pagati di meno, ovvero son sfruttati? Condivido. È esattamente il significato di impresa inefficiente ed improduttiva: sfrutta i dipendenti e produce poco.
Faccia anche una cosa, oltre a riflettere, eviti ironia da bar dei tonti. Non è luogo.
I ristoranti sono considerate piccole imprese?
Dipende da quanti dipendenti
Di fatto ahimè stiamo andando verso quella direzione, mi vengono in mente i negozi, ormai i negozi fuori da franchising sono rimasti in pochi e perlopiù nelle zone centrali. Di solito vanno avanti quelle attività che hanno il locale di proprietà, perchè stare in affitto è impensabile. Comunque una attività non può crescere all'infinito o fallire. Stiamo andando verso un futuro da dipendenti. Mi viene in mente la signora sotto casa giù in Sicilia, che nel negozietto di 15mq vende qualche detersivo, scatoletta di tonno o pacco di pasta e le va bene così, si vede la tv o ricama al telaio, secondo questo modo di pensare dovrebbe andare a fare l'operaia, ma magari le va bene quel poco che fattura. Con questo tipo di economia finirà per esistere un'unica immensa multinazionale o comunque volendo essere realistici, poche multinazionali assorbiranno tutte le restanti aziende coprendo così tutti i settori.
ma con tutte quelle schede aperte quanta ram deve avere il pc per non esplodere?
È più felice un dipendente subordinato, efficientato fino ai suoi limiti, che persegue obbiettivi dettategli dall'apparato di una multinazionale
OPPURE
un piccolo ristoratore con un'azienda familiare che lavora quanto gli basta e che trova il restante piacere della sua vita nelle relazioni con gli altri ?
Chiedetevi: gli obbiettivi DEL MERCATO sono anche I MIEI obbiettivi ?
Concordo al cento per cento, ma forse boldrin preferisce un economie efficiente da multinazionali stile arcelor mittal eheeheh
👎
Basta solo che non chiedi alla collettività di finanziare il tuo stile di vita
@@achilleconte4385 ma non c'entra assolutamente nulla il welfare e gli USA, tra parentesi io sono favorevole ad un welfare efficiente ma non c'entra nulla con la produttività . Il mio commento era molto più terra terra. Cioè, se vuoi avere il piccolo ristorantino, la micro officina, la piccola azienda agricola ben venga. Ma non puoi chiedere che la tua piccola azienda venga tenuta in piedi dai contribuenti se inefficiente. Questo non c'entra nulla con la solidarietà o con la maggiore o minore concorrenza. Al limite si dovrebbe creare un sistema che aiuti a trovare lavori utili alla collettività qualcuno che non è più in grado di stare sul mercato. Questa sarebbe solidarietà, non tenere in vita attività improduttive per decenni
Top
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Peccato che negli altri paesi non ci siano gli eccessi fiscali che abbiamo noi qui.
Percio', ignorata questa variabile importante - io direi decisiva - che valore hanno queste statistiche?
Certificano un malessere, ma non la causa.
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E in che modo la tassazione elevata dovrebbe influenzare (direttamente) la produttività?
Ricordo che la income tax americana negli anni settanta aveva un'aliquota marginale del 70%. Non mi sembravano scarsamente produttivi gli USA in quel periodo.
@@christiancristof491 Cosa c'entra quello che scrivi col mio commento? Spiegati meglio.
@@ilMoro88 Col tuo nulla, parlavo all'altro.
Bello questo video: i miei hanno una microimpresa, si sono resi conto anche loro che li resta poco da vivere, meglio che io continui a studiare😂😂
Boldrin sei un grande.
Neo neoliberismo: Dalla mano invisibile di Smith alla mano armata di Boldrin
Neoliberista uno che vuole il welfare, la sanità pubblica, il sussidio di disoccupazione universale, lo spezzettamento di google. Era favorevole ad umentare le tasse in spagna durante i governi Rajoy. Non è di certo un socialista, ma vorrei capire cosa intendi per neoliberista c..
Probabilmente il tweet era un po troppo banale.
Intanto il termine decimare ricorda il 'prendere a caso' e poi chi dovrebbe eseguire questa fantomatica decimazione? lo stato, il mercato? altri meccanismi?
Diciamo che da un personaggio dello spessore di boldrin ci si aspettava un analisi più approfondita.
Piuttosto, perchè la produttività delle imprese italiane è così bassa rispetto a quelle medie?
sono troppe?
gli italiani hanno qualche tara genetica? (in questo caso sto scherzando)
la burocrazia per le piccole imprese è esagerata?
qualcosa nel sistema non funziona e ostacola crescita e aggregazioni aziendali?
ci sono meccanismi nazionali che preservano piccole imprese che normalmente scomparirebbero?
Diciamo che l'affermazione è stata un po troppo salomonica per non scatenare risposte (talvolta) scomposte.
Supponendo che la tesi di blodrin sia tecnicamente corretta, il punto vero è solamente riguardante la libertà di impresa ed il fatto se queste microimprese siano comunque in attivo o passivo, se sono in attivo saranno affari degli imprenditori come stanno gestendo i loro soldi e le loro vite, ricordiamo al prof che spesso la produttività è nemica del vivere in un sistema imperfetto come quello italiano, ad esempio durante la crisi queste microimprese hanno svolto il ruolo di ammortizzatore sociale, sostenendo dipendenti e famiglie, tenendo in piedi aziende anche quando il profitto era basso o nullo.
Chissà se nei modelli di questi economisti da strapazzo queste cose vengono considerate.
Visto che parlano tanto di fatti mi chiedo perché con questi loro bei modelli poi non ci azzecchino mai sulle previsioni, basta guardare un video di boldrin di qualche tempo fa e farsi due risate sulle previsioni che faceva
Stalin docet...
In pratica significa che vendere l`Iri é stato un errore madornale
Chiudono le piccole imprese dove va a lavorare la gente
Nelle grandi, retribuita. Senza un guappo che ti paghi in nero con 3 mesi di ritardo. :)
Dove merita di lavorare. Ammesso che si abbiano le skils richieste.
@@ilMoro88 "ammesso che abbiano le skill richieste" molti che hanno un negozio in propio non penso che abbiano le skill richieste,a seconda del settore dove sono impiegati e non verrebbero ricollocati lavorativamente.
Di fatto perderebbero il lavoro.
"le persone tra 1 e 15 anni in media sono meno produttive di quelle sopra i 20, e oltretutto non pagano le tasse. penso che dovremmo decimarle tutte per aumentare la produttività del paese"... Forse il ragionamento è un po' fallace? Forse è un po' semplicistico?
Oltretutto decimare nel linguaggio comune vuol dire "Ridurre notevolmente di numero provocando la morte di molti" e non ridurre del 10% (titolo clickbait, e poi ci si stupisce della reazione...)
Questo manco si rende conto che tutte le grandi aziende avevano i marchi di proprieta'di societa' lussemburghesi costituite prima del 1927 in lussemburgo che pagavano l'1% d'imposta sull'utile.E naturalmente sifonavano gli utili per l'uso del marchio.
Aggiungiamo le multinazionali che hanno sede in Irlanda e gli schemi con le societa' in zona franca.
Approccio ideologico ,se i fatti non corrispondono a realta' eliminiamo i fatti o sostituiamoli con i dati statistici .Non mi stupisce ,
per uno che era comunista quando ti portavano in risaia e con le statistiche dell'urss che mostravano un alto livello di vita quando non si riusciva a trovare nemmeno la carta igienica .L'economia e' una cosa troppo seria per lasciarla fare agli economisti.Per non parlare della politica.
Ma cosa diavolo c'entra? Hai mai provato a lavorare in un'azienda italiana e in una estera? Hai idea della differenza dei processi assurdi, tecnologicamente un decennio indietro delle pmi italiane? Che c'entra se pagano meno tasse all'estero? Le tasse le paghi sui profitti, se i profitti non li fai quanto sei tassato è indifferente.
Stronzate. cosi' scemo da sbagliare le date e non accorgersene. Mentitore farlocco.
Mi tocca rispondere nuovamente perché questa mentalità mi fa incazzare ed è questo il problema italiano, aziende che pretendono di competere all'estero senza ottimizzare mezzo processo e tecnologicamente preistoriche con manager che non fanno management che neanche sanno l'inglese, zero valorizzazione delle risorse e crescita solo in base alla seniority.
Mi spiace ma chi vuole mantenere lo status quo e poi lamentarsi e basta è sostanzialmente un fallito, se un'azienda è competitiva apre filiali anche all'estero, se invece non è competitiva lavora solo per il mercato interno e il fisco italiano incide molto di più sui suoi profitti.
In Italia non sono soltanto i talenti a volersene andare ma chiunque abbia voglia di mettersi in gioco, io sulla carta sono uno scappato di casa eppure ogni giorno vivo la frustrazione nel proporre applicativi che farebbero risparmiare tempo e lavorare meglio oltre ad avere un costo inferiore di quelli attualmente utilizzati nella mia azienda. Mi sono pure sentito dire che gli serve tempo per decidere perché la pagina web è in inglese!! E come me decine di migliaia di persone che beccano uno stipendio da fame e hanno a che fare con manager che non sanno leggere i report, altro che la delocalizzazione è questo che rende le aziende italiane inefficienti con tutto il loro bagaglio di piccoli manager che quelli capaci li isolano per non essere messi in ombra e appena possono se ne sbarazzano.