Mio nonno è nato a East Harlem nel 1907 ma è tornato in Italia (Marche) con i suoi genitori quando aveva solo pochi mesi. Tornò poi negli Stati Uniti quando era adolescente e lavorò nelle miniere di carbone della Pennsylvania. Nonostante la sua mancanza di istruzione formale era molto saggio. La famiglia di mia nonna era Calabrese ma lei non parlava italiano (probabilmente questo è il motivo per cui mio padre non ha mai imparato a parlare la lingua). Gli Italo-Americani sono incredibilmente orgogliosi della nostra eredità e dei nostri antenati italiani e ho studiato attraverso il tuo canale e altri canali italiani su YT. Molte grazie e continuate così con ottimi contenuti!
Mi abuela arrivo a Cuba en 1914 y ella hablaba Napolitano e italiano ,and she stop spiking Napolitano only why she did that ,because, she wanted their kids to learn italian not a dialect sorry ,non sono Bono, scribere italiano scuseme per favore poso capire ,parlo ,italiano,si,si per me la prima cosa e que poso comunicare con tuti mio amici italiano altra cosa sono cubano analfaveta en 3 lingua Español ,Inglish e Italiano ma poso comunicare
Bellissimo video, Davide. Sono italoamericano, ma non ho imparato l’italiano a casa-a parte qualche parola gastronomica o termini di parentela. A 18 anni ho iniziato a studiare l’italiano all’università (era la mia seconda lingua straniera dopo il francese). Ero tanto felice di tornare a casa per scambiare quattro chiacchiere con i miei nonni. E come sorridevano quando mi hanno sentito parlare. Poi quando mi hanno risposto in calabrese, ero rimasto stupito perché non capivo proprio nulla. Questi erano i genitori di mia madre. Gli altri nonni (paterni) erano della provincia di Salerno ed erano anche più colti. Riuscivo a capirli molto meglio, ma anche loro mescolavano l’italiano con l’inglese. Avete changiato u letto? Tu, la ragazza, non l’hai ancora meetata. Mia bisnonna che venne in America (NY) a un’età avanzata, non ha mai imparato a parlare bene l’inglese. Ha detto qualcosa quasi mitica che venne ripetuta spesso perché era così buffa: Ma ‘sti americani so’ pazzi: le strade tanto so’ larghe e le chiamano street, A chiesa chiamano ciuccia, E a faccia chiamano fessa. 😆😆 Ma
Adoro questo! É essatamente cosí per la mia famiglia. Tutti i bisnonni sono arrivati á NY al inizio del 1900. Anche se i genitori di tutti loro non parlanavo inglese mai, i miei nonni non parlavano italiano bene, sopratutto più tardi nella vita. É stato solo quando comminciavo a imparare italiano che mi sono reso conte che le poche parole e phrase che mi hanno insegnato non erano italiano, ma sicuramente un dialetto napoletano. É spiegato finalmente tutti le parole che non posso dire, ni in America, ni in italia, per che sembrano strane a tutti. Posso solo dire “mozzarella,” “calamari” e “ricotta” nel sicurezza e nel conforto del quartiere della mia infanzia! 😂
Ciao Davide. Sono nato in Puglia e a quattro anni mi hanno portato a New York circa 1954 dopo guerra. Parlo bene l’italiano perché a casa i miei usavano solo l’italiano. Il dialetto barese era usato fra i noni e i miei genitori ma non spesso. In fatti, quando non volevano i bambini di capire cose provate. Ho studiato l’italiano al high school e poi all’università fine la letteratura. Oggi la generazione dei miei sono morti. La mia generazione principalmente i miei fratelli usiamo l’inglese sfortunatamente. Vengo spesso in Italia e mi sento sempre di aver ritornato a casa e mi rifaccio italiano. Mi sento la mancanza. E’ un amore perduto. Capisco molti dialetti perché della diversità italiana in America a New York. Non so parlare neanche’ una. Parlare il dialetto era considerato una cosa male. Volevano figli educati. Grazie per il tuo lavoro per noi tutti nel mondo italiano.😂
Grazie mille, Davide ! Questo video è molto informativo. Da giovane, i miei genitori dicevano, “non vogliamo insegnarti Italiano, Giuseppe. Perché se ti insegniamo italiano, imparerai i nostri dialetti. Vogliamo che impari la lingua vera (cioè l’italiano standard).” Ma purtroppo non ho mai imparato né dialetto né l’italiano standard. Ora da adulto, imparo piano piano italiano, ma trovo un po’ difficile. Mi sarebbe piaciuto parlare fluentemente da bambino, ma capisco ora che i miei genitori non avevano le abilità d’insegnarmi la lingua standard, perché anche loro non la parlavano facilmente.
Sinceramente a me sembra una scusa quella dei genitori di non farti imparare l'italiano perché poi potevi essere vittima di "razzismo". E lo dico questo perché in Italia sta succedendo questo stesso "problema " con i Albanesi che ormai mettono solo nomi Italiani ai figli nati in Italia addirittura cercano di far cambiare i cognomi per " vergogna" e per non essere sgammati .😂
Thanks, Davide, for this well-researched and fascinating video. My paternal grandparents emigrated from Sicily (Catania), my maternal grandparents from Abruzzo, and all spoke in dialect as well as heavily accented English. I can remember my Nonnu addressing me as “bedda” and “picciridda” (the “d” had a very particular pronunciation that differs from English); and when I heard someone speaking in dialect to a child on my first trip to Sicily, a wave of emotion came over me. I find the Italian-American stereotypes degrading and infuriating, but they are so entrenched. This was terrifically informative and a great listening exercise. Grazie ancora!
@ Il Gatto Nero: My story is similar: paternal grandparents from Catania, maternal from elsewhere in S. Italy. As a little boy I heard beddu and figghiu as well.
Oh yes, , that 'd' is typically Sicilian: to recreate that, put the the tip of your tongue against your front teeth and then pronounce a 'd' like in 'day' :D
My mother was a war bride from Ancona. She spoke standard Italian and also knew English quite well. My father was hopeless at languages so Italian was never spoken in the home. When I was ten we moved to Ancona for about a year and lived with my grandparents. A wonderful experience. We kids were sent to an Italian public school, where we learned Italian very quickly, through immersion. No one at school knew any English--not even the teacher. Despite the teacher slapping the kids around and yelling at them, there was constant mischief going on. It was almost exactly like the classroom scene in Fellini's Amarcord.
Una curiosità, i Trentini (che sono probabilmente meno noti) sono emigrati secoli fa in particolare in Brasile, ancor oggi si parla il dialetto Trentino in molte località (o detto anche Talian, ma non è proprio come il Veneto) . La comunità più incredibile è a Stivor (hanno fatto anche dei libri) dove nel 17° secolo i Trentini sono emigrati per trovare fortuna. Negli anni 90 durante la guerra nei Balcani, la provincia di Trento ha fatto ritornare moltissimi di quella comunità. Impressionante sentirli a distanza di secoli parlare ancora un antichissimo dialetto. Ho trovato alcuni video in cui parlano ancor oggi l'antico dialetto all'estero, ma non c'è molto materiale. Ad ogni modo sarebbe bello un breve video a riguardo. Grazie mille per il bellissimo video. Ciao dal Trentino
Ciao, sono un costaricano e mio nonno era calabrese. Decenni fa, gli italiani ed i loro discendenti in Costa Rica eravamo chiamati "tútiles" (singolare: "tútile"). Quando ero bambino, mio padre mi diceva "Tútile mangiate la gallina verde". Questa frase è una mistura di spagnolo ed italiano che significa "Ragazzo, hai mangiato il pappagallo?" ovvero "Parli molto!" (o almeno mio nonno diceva questo).
Sono nato a New York nel 1959, e parlavo in dialetto Calabrese con i miei nonni, ma con parole inglesi come hai detto: U garage, u sidawalk, u storu (store), u carru (car), a ghelafrenda (girlfriend), u amboigu (hamburger), etc. Sounds funny now, but boy do I miss those days!
Anche Io sono nato a New York (Brookolino) nel 1959. Io sentivo piutostosto "U Sicilianu" cu tante parole di Brooklinese. Tutta la generazione dei miei nonni parlavano solamente in un dialetto ---come diceva Lei, c'erano anche "cristiani" di Napoli e della Calabria pero a me pare che tutti pui o meno si capivano... I wished I had a time machine to return there for a day
Io ho degli amici di famiglia che vivono in California dagli anni 50 e parlando con loro mi è capitato di sentire parole come “a bega” (bag) e “a napichina” (napkin) che tra l’altro ricorda tantissimo “a mappina”, cioè lo strofinaccio in dialetto siciliano.
Io sono nato in California di famiglia emigrata Siciliana. In casa nostra si parlava il dialetto Palermitano. Piu' tardi sono andato alla scuola dell'italiano. Qualche parole si mescolava con l'inglese Americano ma per noi non tanto come fa vedere qui. Poi qui si usano parole che ormai in Sicilia non si usano piu'. Parole rimaste dall'antica lingua Siciliana di una volta.
Ghelafraenda! Ma anche i miei nonni dicevano questa parola! “Giuseppe, hai una ghelafrenda a scuola?” 😂 Dicevano anche “bebesutto” (bathing suit) “sanguiccie” (sandwich), e “bollascitta” (bullsh*t 😂)
Ciao Davide, grazie per il video! Mia nonna viene da Napoli e stava qui a New Jersey da 1955 . Lei trasferita quando teneva 22 anni. Ancora sta bene e la vedo ogni paio di giorni . Insomma, quando parla inglese , si parla così nel Pidgin 1. Basement = A- Baj - u 'cell ( baj sotto in Napolitano e la parola Cellar ( basement in inglese ) 2. Boss = la bossa (il cappo ) 3. Person = Pirsan ( persona ) A casa parla dialetto stretto e , ho imparato così . Quando ritorno in Italia tutti i miei cugini chi sono rimasto la mi dicono che mi sembra una persona antico quando parlo con loro in italiano / Napolitano 😂 ma é meglio di niente! Parole che dico spesso = " Trassé "invece di entrare. Petrosino invece di prezzemolo. Essa / isso invece di lei e lui . On-trassat' invece di improvviso . O mantessino invece di grembiule, uso il Voi invece del Lei spessoecc Grazie di nuovo
I was born in Italy and never emigrated. I grew up in Milan and still live in Lombardy, but in my family a lot of relatives left to go abroad, to France (my mother was born there), Switzerland, Argentina and Australia, but no one to the U.S. that I know of. I am reading your comments and childhood memories and you are moving me. As a child, I listened to the stories of my uncles who emigrated to France, or were even born there, talking about homesickness and adjusting to the community in which they lived and worked, fatigue, and estrangement, and I listened with amusement to the language they used with their children, a mixture of Italian, regional dialect, and French.
Bellissimo! Io, italiano arrivato in Argentina a due anni, ho vissuto la stessa storia. Quanto racconti dell'evoluzione della lingua inglese in America è identica con lo spagnolo dell'America Latina, e stesso rapporto tra genitori che parlavano italiano(prevalentemente dialetto) e figli que parlavano la lingua del posto con gli amichetti e compagni di scuola, e fra fratelli. Nel mio caso particolare, parlavo friulano a casa e spagnolo fuori casa, fra fratelli ci parlavamo in spagnolo. Salutoni affettuosi e un mare di complimenti!!!
Bravo! Great video. I am now 68 born in NY (Staten Island) and had the good fortune of having my Sicilian great-grandmother, her 4 sisters, my grandmother (also born in Messina, but arrived in NY at age 7) and my grandfather (Bari). My great-grandmother lived to be 104 and my grandmother to 99 so I had the benefit of being immersed in their linguistic world for the first part of my life. I was not encouraged to speak their "dialect" (I hate that word) and was always told it wasn't "real" Italian. BUT, I was expected to understand everything they said in that dialect. So, the result was always a conversation half in one and half in the other. Nonna- "unne to frade?" Me- "he's in the bedroom". "Discilu che scine pe manciare". "Ok." And so on. The sad part is that they are all gone now, but I still have this language hardwired in my head and no one to speak it to me. I can do alright in "real" Italian, but it's not the same for me.
Tantissime Grazie! Io sono nata in Argentina. I miei genitori erano di Benevento. Non ho parlato mai il dialetto, ma non ho voluto perdere l'italiano, allora lo ho sudiato per molto anni bella Dante Alighieri della città di Buenos Aires. Addesso che i miei genitori non ci sono più, sonó felicissima di averlo imparato. Complimenti! Per più post come questo.
Very interesting and informataive. Grazie mille. I miei bisnonni erano dal il nord Liguria e molti anni fa. Arrivarono negli USA nel 1870 da giovani. Non li no conosciuti. Ma adesso viviamo in Italia.
Altre parole italo-americane che si sentivano parlare, almeno qui nella California settentrionale? Ce ne sono tante! La fensa, o sia the fence (la recinzione). La cheicca (the cake) invece di torta. O meglio ancora, la "boldei cheicca". Epi boldei, infatti ci dicevano invece di auguri. Il picchoppe o the pick-up (truck). Certo draivare in tutte le coniugazioni "quando draivavi tu...". Una parola che usiamo ancora oggi che ha inventato mio nonno è "uno stench" per dire extension cord, o prolunga in italiano, che tra l'altro vuole dire puzzo in inglese. "Oh, Jeffe, qui ci vorrà uno stench. Aspetta ne ho tanti". A proposito, qui gli immigranti italiani erano per la maggior parte o toscani (lucchesi infatti), o liguri ("genovesi" anche se non erano proprio di Genova), con qualche siciliano qua e là. Spesso questi gruppi non si capivano tra di loro, se qualcuno non sapeva parlare italiano standard. Quindi, anche se erano tutti "italiani", si parlavano in una specie di code-switching italo-inglese. Molto creativo e spesso divertentissimo. Per esempio, "Abbiamo draivato allo storo per comprare un nuovo macramè oven (microwave! oven)". Un gioventù un po' particolare, di sicuro.
Ciao Davide. Vivo vicino a Filadelfia. I miei bisnonni sono venuti agli Stati Uniti da Calabria circa 105 anni fa. Mio nonno e stata la prima persona nella mia famiglia nata in America nel 1920. Per qualche ragione, e non so perché, gli italiani-americani amano macellare la lingua italiana. Sento spesso i vocali tagliato dalle parole, per esempio “spaghett” o “calamar.” Oppure chiamano il sugo “gravy” e pensano di parlare come un italiano DOC, anche se non hanno mai sentito una vera parola italiana. Detto questo, in realtà, Filadelfia ha dei quartieri italiani molto interessante. Purtroppo ma a questo punto,
(Non so cos’è successo), ma stavo dicendo a questo punto la maggior parte di queste famiglie sono state in America per due o tre generazioni. Mi piacerebbe aver più italiani veri con cui esercitare il mio italiano parlato. Grazie per il tuo lavoro!
Grazie Davide. My Calabrian grandma called me "fighiu miu" - I am third generation ItalianAmerican. 76 years old. My paternal grandparents came from Calabria and my maternal grandparents from Abruzzi and Puglia. They settled in Connecticut which is nothing like New York City! My parents were told NOT to speak Italian because of discrimination against Italian immigrants in the 1900s. They did understand when their elders spoke in Italian or dialect. Of course they used Italian words when food was involved. Whenever I make soup I remember my mother used the word "schiuma" when removing the foam from the soup! And grandma would answer "Che se dice?" with "il pesce mangia l'aliche!" I spent a year at an American university in Rome in 1968-1969 but I am not fluent in Italian. I just want to add that the stereotypical Italian-American in the video is so New York-New Jersey. Very “Hollywood” character. Definitely not my family or any of my relatives. I currently live in New Mexico and belong to an Italian cultural group led by a wonderful woman from Trieste! Ciao.
Proprio come l'italoamericano almeno nella terza o quarta generazione la lingua non è stata insegnata ai miei predecessori, ovviamente perché erano in un nuovo paese e i loro genitori non la parlavano bene ovviamente (ovviamente l'inglese). Tuttavia, il mio caso è diverso perché vengo da una famiglia mista e in quel momento di razzismo l'immigrazione era difficile sostenere i rapporti interrazziali. La mia bisnonna era sposata con un uomo di carnagione scura e i suoi genitori non erano molto favorevoli a questo. Quindi le hanno praticamente dato un ultimatum, hanno lasciato la tua famiglia o sono con noi. Naturalmente si può indovinare quale scelta ha scelto, ma anche allora la connessione è stata interrotta e il modo in cui i miei nonni e grandi zii sono stati sollevati era completamente diverso dallo standard. Nella mia famiglia sappiamo tutti di avere un patrimonio italiano ed è ancora presente fisicamente oggi, ma ci lascia con un senso di trovare dove apparteniamo nel grande schema delle cose. Anche la mia famiglia si è trasferita nel Midwest invece che sulla East Coast, quindi c'è questa differenza. Per quanto riguarda il linguaggio, sono il pioniere di renderlo qualcosa da trasmettere alle generazioni future. Questa è la mia piccola storia, ma spero che vi piaccia vederla da un'altra prospettiva.
Ciao Davide! I miei antenati erano da Campania. Sono immigrati intorno 1900. Le parole che mi ricordo: 1. Moppina - asciuga piatti 2. A fanabula - non ne sono sicura forse tipo managgia 3. A voiglia - penso che sia una espressione di esasperazione o tipo “magari” Un altra espressione che mi piace molto di mia nonna era “solo la cucchiaia save che volt”
Fanabula mi fa venire in mente fangul (fanculo) che si, potrebbe anche voler dire mannaggia in alcune circostanze. Nel senso che se è un'imprecazione non è offensiva ma se è rivolta ad una persona lo può essere. L'etimologia non è tra le più eleganti ma se ti interessa: it.m.wiktionary.org/wiki/vaffanculo#:~:text=Etimologia%20%2F%20Derivazione,interlocutore%20con%20l'omosessualit%C3%A0%20maschile.
Davide tu sei un Genio. Mica scherzo. Questo tuo "Podcast" hyper sapiente, la tua eloquenza sone come una perla, un diamante perfetto di una certa cultura nel bel mezzo di un buio di ignoranze. Dunque grazie mille.
Io sono un “mutt” (ibrido) italoamericano con antenati di Abruzzo, Puglia e Genova. Sono della terza generazione di essere nata in America 🇺🇸. Parlavo l’italiano con mio nonno e sua sorella, mia zia. Parlavamo l’italiano standard ma con parole particolari come gallina= pollo, subway=metropolitana, bassa città=centro etc. Anche usavo e continuo usare espressioni come “Madonn’!” E insulti come “butan” e “fangule”. Ho quasi 50 anni e abito lontano da casa adesso ma chiamo a mia madre ogni giorno e lei continua a dirmi quando le dico che vado ad un luogo elegante “Don’t be a gavone!”
Pensa che nel 2019 andai a Toronto due settimane e stetti da un mio prozio emigrato lì alla fine degli anni '50. Lui e sua moglie parlavano un misto tra dialetto calabrese, italiano e inglese con i figli, in casa. I figli, miei cugini di secondo grado, che parlavano comunque inglese benissimo essendo di seconda generazione, volevano parlare in italiano con me per recuperarlo. Ricordo che dicevano spesso "mi piace meglio", traducendo letteralmente "I like it better". Mia prozia, invece, diceva: "e teca di bega", oppure "la bega", riferendosi alla borsa. È stata un'esperienza davvero bizzarra e bellissima andare a trovarli 😊
Questo video è davvero un capolavoro …ti ringrazio per spiegare tutto in un modo bravissimo! 👍🏻 👍🏻👍🏻! Sono americano però ho vissuto a Toscana per la prima e la terza elementare. L’italiano conosciuto in America durante la mia infanzia era questa cosa misto dai emigrati del Novecento. Per un ragazzino era un’esperienza strano perché l’Italia che avrei conosciuto a Toscana non era la stessa cultura. Anche il cibo di questo periodo è stata una cosa di confusione. La Cucina Toscana, non era “Italian food” la pasta morbida 😉
Caro Davide: io non sono italiano e mai sono stato in Italia. Sono nato in Argentina. I miei genitori erano pure argentini. Ma miei nonni erano, dalla parte dal mio padre, italiani. Il nonno era nato nel Piemonte in un popolino chiamato Villa Stellone e la nonna era lombarda, da Pavia. Loro erano entrambe venuti in Argentina di giovane e si erano conosciuti e maritato alla città di Rosario, dove io sono nato in 1942. I miei nonni dalla parte della mia madre erano spagnoli. "El abuelo" era vasco da San Sebastian e "la abuela" era nata in Alhabia, Almeria, Andalusia. Da piccolino ho amato le due lingue. Dai nonni italiani io sentivo una mischia d'italiano (piemontese e lombardo) con lo spagnolo. La nonna non poteva dire "jugar" con il suono arabo aspro della "J" spagnola, e diceva "fugare", per dire giocare. Ho sentito canzoni come: "Il mazzolin' dei fiori, che vien' dalla montagna". "E la Violetta la va, la va". "Io songo americano, songo nato a broccolin'", e così via. Trenta e cinque anni fa sono venuto in Canadà. Il primo lavoro che ho avuto era in una carpenteria di calabresi. Una volta il padrone mi domandò: "e tu come ti chiami. Le ho risposto: Domingo (il mio secondo nome). Ma che Domingo--mi ha risposto- tu sei Domenico! Qua siamo in Canada! Dopo sono andato a lavorare in una panetteria, pure di calabresi, che parlavano il suo dialetto fra loro, ma con me parlavano in italiano. Quello è stato un buon modo d'imparare a parlare l'italiano. Sebbene ll loro italiano era un po' storto, io mi potevo fare capire. Cinque anni fa, ho deciso imparare il vero italiano dal Internet. Così guardo video e faccio esercizi ogni giorno. Ti ringrazio assai per il lavoro che fai come insegnate d'italiano per stranieri.
I always knew something was off with New York and Chicago Italians, the way they talk and sound had very little resemblance to how Italians from Italy sound today. I should have known dialects were responsible, Italy is rich with dialects. There might also be a "time capsule" factor where the Neapolitan dialect known in America is different than Naples today because it got frozen in time when they left while the one in Napoli kept evolving. Great video.
No no tranquillo il napoletano è conservato e se ne parlano due varianti: quello per far capire pure noi resto degli italiani ( anche se noi al sud lo capiamo di più) e quello stretto, che è da noi incomprensibile. diceva il grande Pino Daniele, parlando di Massimo Troisi, che parlava così stretto che non lo capiva neanche lui certe volte.
My mother's parents had 6th grade educations in Italy so they had some standard Italian. They were from Basilicata but met in the US. Grandpa was already doing pretty well and had non-Italian clients so when he and Grandma got married, they said "only English!" They spoke very well and didn't use any of these pidgin words. Italian was Italian and English was English. My mom and her brother claimed to not know any Italian meaning dialect but that's ridiculous because there were a couple of aunts who did not speak English well and they had to speak the dialect to them. Mom learned standard Italian when she went to La Sapienza, but uncle never did. My father's parents were educated and met, married and started their family in Italy. At home, they spoke Napoletano but knew the standard form. Sometimes my father would use the pidgin words for things. Mom would not let me learn Italian at home but my high school in NJ taught it so she let me take it after I had two years of French. My father's family is from Provincia di Salerno and I noticed when I was there last year, even tho I learned the language in school, I have a Salernitano accent because I heard it in my nonno's house. The very thing my Roman taught mother feared. Haha, gotcha Mom!
Wonderful video. Brings back memories. I grew up in a small town in New England with a huge population of Italians. (We didn't call them Italisn-Americans, but "Italians.") In fact the majority were from Naples and Sicily. It would be years before I would come to know standard Italian. There was lots of discrimination - they were called "guineas" and "wops." I picked up enough Italian to be able to talk with the grandparents of my best friend - his household included his father's father and his mother's mother. I loved the open affection they showed each other, in contrast to the comparatively cold relationships in my own family. My father would refer to them not as guineas or wop - he understood those terms to be ugly - but as "pasta fazout!" for reasons I never figured out until just now. When the Godfather came along - and later Tony Soprano - there was a great sense of familiarity.
Mia nonna non parla l’italiano, ma si ricorda una frase che sua madre usava spessissimo: “State zit!” Sua madre (voglio dire, la madre di mia nonna) sapeva poco della lingua, ma sapeva dire alla famiglia di star zitti. XD
ciao Davide, sono italiana, nata e cresciuta in Italia e proprio ieri mi sono accorta di una cosa che spesso si dimentica: ancora oggi ci sono parole che si pensano italiane ma che invece sono parole dialettali italianizzate. E' il caso ad esempio di "invornito" (in dialetto invurnid) parola che in Romagna significa "scemo" e che io pensavo fosse italiana ma invece una mia amica modenese non conosceva affatto. Quindi, tornando al tema del tuo video, comprendo come i nostri immigrati abbiano cercato di italianizzare parole per loro poco comprensibili. inoltre ritengo che anche tra immigrati non sia stato facile capirsi: siciliano e veneto, napoletano e ligure non si assomigliano affatto. E l'italiano veniva parlato da pochi.
Io sono italoamericano e i miei genitori sono venuti negli anni sessanta. Una cosa interessante che ho notato è il modo in cui un caratteristico della lingua locale (il dialetto) viene passato all’accento inglese. Cioè, mio padre è di Sannicandro di Bari, e il padre della mamma di mia famiglia viene da Mola di Bari. Allora, quando dicono “Brooklyn”, un accento del loro dialetto è apparente: quelli di sannicandro dicono “Bruculoin” mentre quelli di Mola dicono “Bruculein” … mi affascinano questi fenomeni
Gli immigrati dell'Italia non sapevano l'italiano perché questa è una lingua imposta nelle scuole italiane a partire dall'Unità. Insomma nello stesso paese di origine si usava il dialetto della zona, così a maggior ragione negli emigrati nelle americhe, questo spiega perchè l'italo americano è una lingua assurda, ridicola a volte; la stessa cosa è capitata con la cucina, che gli emigrati non conoscevano se non quella locale da cui venivano, è stata invece la forza propria della cucina dell'Italia, nel dopoguerra, che si è imposto al mondo, tanto che moltissimi immigrati chiedono di sapere sulla cucina italiana originaria non conoscendola affatto.
Ciao Davide Sono argentina In Argentina conocí italianos que cuando hablaban mezclaban los artículos determinados cuando decían una palabra que comenzaba con vocal en vez de decir el decían l' y en vez de pronunciar la "j" decían "c"
I've been looking for videos about la Sardegna and their accent or even just including Sardegna in the comparative videos on the channel here, but can't find any ? 🤔
La mia famiglia arrivò a inizio del 1900 negli Stati Uniti in pianta stabile ( precedentemente il mio trisavolo viaggiò ma tornò indietro ). Parlavano Italiano ma insegnarono ai figli entrambe le lingue, ad oggi in famiglia, parliamo entrambe le lingue
Salve Davide. Grazie per i tuoi video. Ne guardo uno o due tutti i giorni e sempre imparo qualcosa di nuovo. Miei nonni sono emigrati dall’Italia con mio padre che aveva sei mesi in 1912. Avevano vissuto a Bojano (provincia di Campobasso, regione di Molise). Miei nonni maternali sono venuti con sua figlia di sei anni, mia madre, diversi anni più tardi. Quando sono nato io, mia nonna paternale, già vedova, viveva con la mia familia. Solo poteva dire qualche parola in inglese. Di solito, parlava italiano e il suo dialetto che, logicamente siccome era di Molise, era una forma de napoletano. Quando avevo io tredici anni, ho cominciato a studiare il francese a scuola (l’italiano non era una lingua molto insegnata nelle scuole degli Stati Uniti. È proprio per questo che ho devuto imparare lo spagnolo e il francese per diventare professore di lingue). Ho trovato il francese piuttosto naturale perchè si assomigliava a la lingua che parlava mia nonna. Studiare il francese mi ha aiutato a capire meglio la lingua de mia nonna. Due anni dopo quando ho cominciato a studiare lo spagnolo, ho scoperto che assomigliava ancora di più a la sua lingua e perciò sono stato molto motivato per imparare anche questa lingua. (Sarebbe stato molto bello avere potuto studiare italiano quando viveva mia nonna; così avrei potuto constatare per me stesso quanto italiano standard parlava e anche avrei potuto parlare con lei della sua storia linguistica--cosa che non abbiamo fatto mai.). Così sono diventato profesore di francese e di spagnolo. Adesso che sono in pensione (dopo 38 anni come professore di lingue staniere), ritorno alle mie radici e studio l’italiano (standard). Condivido completamente la tua filosofía in quanto all’apprendimento naturale delle lingue. È interessante che le lingue che l’italiano (o perlomeno la versione mescolata con il dialetto de mia nonna) mi aiutava a imparare adesso mi aiutano ad imparare l’italiano, così si è completato il cerchio. Adesso che studio italiano mi sono reso conto che mia nonna parlava, inoltre il suo dialetto, almeno un po’ d’italiano standard. Le parole che mi aveva insegnato erano della lingua standard: un bicchiere, un francobollo, le forbici, un uomo, un pipistrelo, la macchina, ecc. A Natale, cantava sempre “Tu scendi dalle stelle”-in italiano. Certo, inoltre, usava delle parole dialettali (guaglione, una mappina) e qualche parola in inglese per parlare delle cose che non c’erano durante la sua gioventù quando viveva in Italia. Ogni settimana, leggeva un giornale in italiano (standard) pubblicato a New York (il settimanale “Il Progresso”) e anche leggeva dei romanzi in italiano standard (Ho avuto l’onore de poter leggere tre dei suoi libri che sono rimasti nella casa dei miei: La sepolta viva di Francesco Mastriani, Occhio per occhio di Vahé Katcha (la traduzione in italiano) e, naturalemente, Pinocchio di Carlo Collodi). Poter leggere questi romanzi de mia nonna è stato un piaccere enorme. Quanto avrei voluto potere studiare l’italiano a scuolo per potere parlare con mia nonna e capire megliio quanto capiva del italiano standard. È restato come un puzzle che ogni giorno cerco di poter risolvere. Però sono molto contento di poter imparare questa lingua perchè so che è la lingua che avrei parlato se i miei antenati fossero restati in Italia. Grazie mille per il tuo lavoro che mi aiuta molto a imparare questa lingua bellissima. Michael Tabegna
Tanti immigranti italiani venivano nel sud degli stati uniti tramite il porto di New Orleans, inclusa quasi tutta la mia famiglia. Si trasferivano nel nord della Louisiana e nel Mississippi con tante altre famiglie italiane, sopratutto della sicilia. Sono nato e cresciuto nel Mississippi ed alcune parole dette nella mia famiglia sono: testa dura, funcia (una parola siciliana che referisce alla faccia imbronciata di un bambino), signuti (invece di signore), ecc.
Ciao, Signore Davide. Grazie mille per questo video molto interessante e istruttivo! Sono italo-americano della terza generazione e riconosco la mia esperienza in tutto quello che sta dicendo. Volevo menzionare un’altra parola in italiano pidgin americano che forse conosce: il verbo “to scheeve.” Come in italiano diciamo “Mi schifa,” quando ero giovane dicevamo “I scheeve it.” Infatti, pensavo che “to scheeve” fosse un verbo inglese. LOL.
IO sono meridionale e conosco bene il dialetto campano. Ma, secondo me, una componente molto importante che ha reso ancor più difficoltosa l'acquisizione della lingua inglese agli immigrati italiani ,specialmente di prima generazione, era la quasi totale mancanza di istruzione. Non dimentichiamo che in Italia, negli anni cinquanta, si contava circa il 15% di analfabeti con punte del 30% in alcune regioni del sud. Se pensiamo che gli immigrati di prima generazione sono partiti per gli USA dopo l'avvento del regno d'Italia allora possiamo ben immaginare quale fosse il loro grado di istruzione. Comunque, complimenti per il video. Molto Istruttivo.
My Parents are Italian they emigrated in the 1960s. I become very emotional after watching this episode. We live in Australia, the experience is very similar however some of words/pronunciation are different mainly because of our Australian accent and some American English words we don't use here.
This video describes almost exactly the story of Italians in South Australia. But for us, the immigrants are mostly still alive as they arrived in the sixties. Many of us speak Cababrese, Italian and English.
I miei nonni sono emigrati negli Stati Uniti con le sorelle e i fratelli (prima generazione). Poi i miei nonni poi sono tornati in Italia, mentre i fratelli sono rimasti. Con i cugini di mia mamma (seconda generazione) spesso ci sentivamo per telefono perche vivevano negli USA, loro erano convinti di saper parlare in italiano, ma nella realtà era un dialetto napoletano molto vecchio che non ha nulla a che fare con il napoletano di oggi.
I read a book of oral histories of Italian immigrants to the US. Many of those interviewed had worked in the mines in Colorado. They all assumed they would be going back to Italy (after making a lot of money), and did little to learn the language. They relied on the Swedish miners to translate for them, since the Swedes considered themselves permanent residents and learned English quickly. Practically all these Italian miners in Colorado ended up moving to urban Illinois, where they worked as servants--which was much safer than mining. Apparently, in Colorado the sheriff came and shot anyone who was talking about forming a mining union.
i miei parenti negli USA hanno una parlata molto particolare con molti termini tipo quelli che hai detto (ad esempio mio nonno e i suoi fratelli dicevano cose tipo iarda per giardino, o neppichino per tovagliolo ecc.) quello, però, che ci colpisce è il persistere, nella loro parlata italiana, di alcuni termini o espressioni che sono antiquati e che ormai non si usano più nel dialetto del luogo: come se la lingua si fosse fermata a quando i genitori sono emigrati ... ed è molto interessante
A Checca (cake), A Ticketta (theTicket), Uednesdai (Wednesday). A maile (the Mail), A Renta (The Rent), one Ponda (One Pound), U Birfdai (The Birthday) e molti altri
Ciao Davide! Sono terza generazione italoamericano (i miei bisnonni venivano da Sicilia). Miei Nonni parlavano solamente in dialetto quando loro non volevano i bambini sanno cosa stanno parlando. Mio nonno ha combattuto nel la seconda guerra mondiale è voleva che mio padre sembrava più americano in rispetto d’italiano. Ecco perché mio papà non parla siciliano.
Mio nonno mia nonna all' inizio frase non necessita l' articolo, ma " i miei nonni" vuole sempre l' articolo sia all' inizio frase sia nel mezzo. Non chiedermi perché,non so il perché 😅
my family is brazilian of italian origin, and it’s funny to see these stories from americans. Also here was really common to see i nonni speaking in their dialect (usually veneto here, because our immigrants came mainly from the north) when they didnt want the kids to understand the conversation 🇧🇷❤️🇮🇹💚🇺🇸
@@lucianorosarelli-xr5lr non parlo il dialetto, solo studio l’italiano standard. Ma sì, sono della Serra Gaúcha, Rio Grande do Sul. I miei nonni erano lombardi, veneti e trentini
Ciao Davide, Durante la prima emigrazione degli italoamericani, si vergognarono di imparare l'inglese, ma i neri furono costretti a parlare inglese sotto il dolore della morte o della punizione fisica, ma proibirono l'educazione di una scuola formale, in seguito chiamata selvaggi ignorati. Anche con le leggi che vietano neri americani a parlare la loro lingua madre, ci sono molte parole in inglese americano che ha basato le lingue dei neri americani, soprattutto nella lingua creola meridionale.
@@telperion3 Ho trascorso tre anni in Italia nell'esercito 1982-1985 e ho anche studiato un anno di italiano all'università e durante la pandemia ho iniziato a studiare italiano su youtube. Ho 69 anni e sono in pensione, quindi ho tempo.
Ciao complimenti parli molto bene italiano.sono italiano nato a Milano da genitori immigrati dal Sud Italia.quando ero bambino ho avuto una esperienza simile a quella da te descritta sopra.Parlare il dialetto del sud era una vergogna per la famiglia i miei non hanno mai voluto che parlassimo il dialetto.Ora che sono un uomo adulto li capisco anche se penso che abbiano sbagliato.Un saluto da Milano ciao americano 🇺🇲🇮🇹
@@simonepiscedda2119 i am 69 years old and i understand your feeling, ho vissuto una base militare a Vicenza dal 1983 al 1986 e viaggio da Roma e Napoli con la mia amica italiana e mi ha raccontato la differenza tra nord e sud. Libri italiani: terroni e polentoni di Pino Aprile e Lorenzo Del Boca, mostrano un po' il contrasto tra sud e nord Italia.
Sono stato ad Arthur Avenue, la Little Italy del Bronx, e ho ascoltato varie persone parlare inglese con un fortissimo accento napoletano, tipo quello stereotipato. È stato bello, sembrava di stare in un film, e devo dire che mi sentivo a casa. 😅 Parlandoci poi ho visto che effettivamente erano delle mie parti, un cliente era di Monte di Procida, la negoziante di Sarno (anche se si presentava come della Amalfi Coast 😅). Bella esperienza davvero!
Molto interessante. Alla fine è un percorso comune a tutte le generazioni di immigrati poco (o non) istruiti. Io in Svizzera incontro spesso degli italiani di seconda generazione (persone dai 40 ai 60 anni), nate e cresciute qui, che l'italiano lo hanno imparato seguendo delle lezioni nel doposcuola (spesso fatte da associazioni italiane), perché a casa i genitori parlavano solo dialetto, o comunque un italiano fortemente storpiato. È anche interessante notare come, benché nati in una famiglia italiana (anche se non propriamente italofona), non abbiano sviluppato un accento italiano, bensì quello della lingua locale. In sostanza, il loro accento è paragonabile a quello di uno straniero che ha vissuto in Italia per decenni, che quindi conosce parecchio bene (anche se non in maniera perfetta) la lingua ma che conserva l'accento straniero.
In Messico, c'è un paese vicino alla città di Puebla, - Chipilo de Francisco Javier Mina- fundata per i migranti del veneto, a più di 140 anni dalla sua fondazione, la gente di Chipilo si vanta con orgoglio di aver preservato quasi intatte la propria tradizione e la propria parlata.🙂
Io ho diversi parenti a New York, posso confermare la perdita dell'italiano alla terza generazione, però può perdersi anche alla seconda se i genitori non sono entrambi italiani. Il fratello di mio padre è emigrato a fine anni '50 ed ha sposato un' italo-americana, i figli quindi sono cresciuti con quello slang e non hanno mai saputo comunicare con noi cugini italiani se non con l'aiuto dell'inglese. Al contrario i miei cugini di Montreal, figli della sorella di mio padre che lì ha sposato un uomo di Pordenone, sono cresciuti parlando correttamente italiano, inglese e francese, dato che il Quebec è regione francese, e chiaramente hanno imparato anche espressioni in napoletano (noi siamo vesuviani) ed in friulano, dove hanno i parenti paterni. Ad ogni modo agli amici Newyorchesi voglio indicare un mio cugino, Gerry Aliperti, che ha una salumeria (Emily's Pork) a Brooklin. Se andate a farvi un panino portate i miei saluti :-D
My Barese grandfather used to say, Ma Sciuss (Mah Shooss) meaning but sure, combining the Italian word for but, "ma" with the English word, "sure." I'm familiar with much of what you recounted in this video. My mother's father was Barese, but my father's family came from Palermo. Both dialects were unintelligible to each other, so I ended up studying Italian in College. As a third generation Italian-American, I am unique in my family as none of my siblings can speak any Italian.
Sono italoamericana figlia di immigrati dalla Sicilia.A casa parlavamo in siciliano e certo quando andavo in Italia ho imparato l’italiano. Ti giuro non ne capivo niente della lingua parlata delle persone di seconda terza eccetera generazione italoamericani e anche adesso incontro gente che mi dicono che parlano in italiano e mi dicono qualcosa e ho difficoltà a capire ciò che mi stanno dicendo.
If you're gonna mention New York, then you must talk about the Italians that went to New Jersey. Many went from Ellis Island to Hoboken Newark, Paterson, etc.
Ciao Davide i tuoi video sono veraete interssantissii, io h avuto un un barlume sul termine "lunfardo" pensando che sia la storpiatura della parola "lombardo". Che ne pensi?
Non sono italoamericano, ma mio padre ha origini italiane. Durante la mia infanzia, ogni volta che sbagliavo, lui rispondeva sempre con "Ma che cazzo!". Oggi, usa raramente quell'insulto, ma è un bel ricordo della mia infanzia. Bel video, arrivederci!
I’m 4th generation italoamerican. Growing up, my grandmother said “ma-donne” all the time. When I did something wrong, my dad would correct me in English, then say “capisch?”, which I know now meant “capischi”.
My parents moved us to the states in the early 70’s. We spoke proper Italian in which the majority of the Italians who lived in New Jersey found it strange in view of the fact most of them only spoke dialect. I was a very young and speaking Italian back then was looked as “inferior” viewed as low class immigrants 😂 Anyway … Today people pay big dollars on classes to learn Italian. As time went by my Italian became my second language and English my first. Edit: this video depicts how the Italian Americans or better yet the uneducated folks spoke English and still do. It’s a form of slang just as Latinos speak Spanglish It’s very funny, it’s a Jersey and. New York thing 😂 Awesome video 🎉
Sono un tuo grande amministratore e nella montagna di video tuoi che ho visto, quella che ti segnalo mi sembra l'unica "svista" che abbia mai sentito, se non sbaglio. Complimenti davvero per 😢il grande spessore dei tuoi contenuti. Al punto 17:46 Avendo iniziato imparare loro l'italiano standard
Questo un video buonissime Davide. Mio papà è nato in Italia di Sicilia, ma mia mamma è nato in Stati Uniti. Mi mamma è primo generazione di Italo-americano perché le sue genitori immigrano da Basilicata. Lui si parlano Siciliano e lei parlano Napoletano. So when growing up they wouldn’t understand each other regional language so instead they spoke just Italian. So for being a 1st slash 2nd generation Italo-American I’ve always have had this cultural dysphoria about speaking a regional language. I would also say inglese di Italo-americani is just a slang. It doesn’t really hold the same ambiguity as to Jamaican patois to Jamaica or Haitian Creole to Haiti. Also the slang is viewed as being cringe because it doesn’t hold the importance and history of a dialect. As to such America dialect of African American Vernacular English.
Growing up in a 'little Italy' area of Chicago my Italian mother would always send me to the local grocer to buy "bilordo" - a type of sweet sausage, but no one in New York City or even Italians I've spoken to from Italy seem to have heard of it. It was, though, very popular amongst my immediate family and relatives. Has anyone else ever heard of it or eaten it?
DAVIDE HOLA!!! para tu proximo video para tu serie, puedes hablar de la lengua italiana hablada por los italo-mexicanos, esta aún se habla en mexico en el estado de puebla, "el chipileño" una variante linguistica de los idiomas de italia del norte.
Ha de ser muy similar al talian, otro dialecto del idioma veneto hablado en América (específicamente, en Brasil), del cual habló Davide en un video anterior. Y sí, como italoestadounidense residente en México, coincido en que sería fascinante que platicara sobre el chipileño en otro video.
@@joshvaudrin-mclean7227 no es lo mismo ma se parece mucissimo estan variante des los idioma chi se abla in Veneto . desculpame por la scriptura porache jo l'aprendia si escuela de mi mismo
Nel 1981, mio primo viaggio in USA, notai questa pubblicità su un bus di New York, per un ristorante italiano: "A lotta mangia for not a lotta lira..."
Si, è vero quello che dici, ma secondo me hai omesso un fenomeno molto importante: internet. L' avvento popolare di internet alla fine degli anni 90, secondo me, ha influito drasticamente sull' uso della lingua italiana. Infatti, internet ha aperto un vasto varco circa la possibilità per noi emigranti (io ho vissuto negli Stati Uniti durante gli utimi 30 anni) di tenerci al corrente sulll' evoluzione della lingua e gli avvenimenti quotidiani che avvengono in Italia. Vorrei anche dire che l' emigrazione 2.0 (nuove generazioni di giovani italiani laureati che vengono qui in America per le ottime possibilità di crescita professionale, che si può paragonare a un' emigrazione "d' elite" piuttosto che di massa) ha senza dubbio ridotto, se non soppiantato del tutto il linguaggio fonetico di cui tu fai esempio, che al giorno d' oggi rimane in uso alle generazioni approdate su queste coste fino agli anni 70.
I had a good friend who had lived in New York City all her life but insisted she spoke Italian because she lived with her Italian (immigrant) grandmother. The first time she went to Rome she was deeply offended because she said everyone pretended they didn't understand a word she said! I realized that not only do 2nd & 3rd generations likely speak a (corrupted) dialect but also the vocabulary they do know is pretty limited. In any language, if we're not stretching, interacting, reading, striving, our linguistic abilities shrink.
Io mi sono avvicinato all' italo-americano con il podcast "growing up Italian" e mi sorprende abbastanza.... Dopo aver imparato l'inglese americano sono passato al British, poi l'inglese dei neri Americani, quello degli indiani, ora gli italiani, prima o poi troverò il coraggio di capire cosa dicono a Liverpool o gli scozzesi
Due parole mi rimasero impresse dal viaggio in america di 30 anni fa: o'biseness (business, vabbè era facile) e i cuchìss (cookies ma con l'accento sulla i...). Ah no aggiungo anche "forget about it" che, pronunciato, suonava qualcosa come "fregghete-bare"
Io nel '95 sono andata a Austin Texas a trovare dei parenti i cui genitori erano emigrati a New York. I figli poi si erano trasferiti in Texas per via del clima più favorevole e c' era anche la nonna. Mi ricordo che il loro lunguaggio era un miscuglio tra il dialetto siciliano e l'americano, io morta dal ridere, una cosa spassosissima
molti anni fa, in aereo (verso italia da N.Y. ) conosco un signore molto in la' con l'eta', siciliano di origine, che mi dice: credo che questa e' l'ultima volta che salgo su un aereo: almeno muoio nella mia Sisily! e, poi, aggiunge: l'aereo e' sempre pulito, e anche i portaceneri sono sempre tutti "clinati" (da = to clean, pulire!..) Che ricordi meravigliosi! ma ora ho un dubbio: ...mica si poteva fumare a bordo... avro' capito male io di quali portacenere stesse parlando??... daniela (roma)
Il mio prozio, cioè il fratello di mio Nonno, emigrò negli USA nel 1914, aveva 24 anni, fu collocato in Connecticut, dove tuttora vivono due suoi nipoti, i miei cugini di 3 grado, i nipoti mi han sempre raccontato che in casa parlavano italiano, (Toscano in particolare)😊 questi cugini di terza generazione, tutti nati negli anni 50 parlano molto bene Toscano, ma non Italiano, la cugina che vive a Manhattan, parla con più difficoltà l'italiano.
A basciu u sellu (basement,pian terreno) a stecca (steak,bistecca) u guardaroba (wardrobe,armadio)alevera (elevator,ascensore) u strittu (street,strada)u shumeka(shoomaker,calzolaio) yu rari (are you ready,sei pronto)appruvera (operator,centralinista)
A couple words used by Italian immigrants in Cleveland Ohio. Bathroom = Bacausa They were probably trying to say back house or out house. Downstairs/Basement = Basciuzello Im not sure where that came from.
Mio nonno è nato a East Harlem nel 1907 ma è tornato in Italia (Marche) con i suoi genitori quando aveva solo pochi mesi. Tornò poi negli Stati Uniti quando era adolescente e lavorò nelle miniere di carbone della Pennsylvania. Nonostante la sua mancanza di istruzione formale era molto saggio. La famiglia di mia nonna era Calabrese ma lei non parlava italiano (probabilmente questo è il motivo per cui mio padre non ha mai imparato a parlare la lingua). Gli Italo-Americani sono incredibilmente orgogliosi della nostra eredità e dei nostri antenati italiani e ho studiato attraverso il tuo canale e altri canali italiani su YT. Molte grazie e continuate così con ottimi contenuti!
Anche mio nonno originario della prov. ascoli piceno in quei tempi ha lavorato nelle miniere di carbone in Pennsylvania.
Mi abuela arrivo a Cuba en 1914 y ella hablaba Napolitano e italiano ,and she stop spiking Napolitano only why she did that ,because, she wanted their kids to learn italian not a dialect sorry ,non sono Bono, scribere italiano scuseme per favore poso capire ,parlo ,italiano,si,si per me la prima cosa e que poso comunicare con tuti mio amici italiano altra cosa sono cubano analfaveta en 3 lingua Español ,Inglish e Italiano ma poso comunicare
Bellissimo video, Davide.
Sono italoamericano, ma non ho imparato l’italiano a casa-a parte qualche parola gastronomica o termini di parentela.
A 18 anni ho iniziato a studiare l’italiano all’università (era la mia seconda lingua straniera dopo il francese). Ero tanto felice di tornare a casa per scambiare quattro chiacchiere con i miei nonni. E come sorridevano quando mi hanno sentito parlare. Poi quando mi hanno risposto in calabrese, ero rimasto stupito perché non capivo proprio nulla. Questi erano i genitori di mia madre. Gli altri nonni (paterni) erano della provincia di Salerno ed erano anche più colti. Riuscivo a capirli molto meglio, ma anche loro mescolavano l’italiano con l’inglese.
Avete changiato u letto?
Tu, la ragazza, non l’hai ancora meetata.
Mia bisnonna che venne in America (NY) a un’età avanzata, non ha mai imparato a parlare bene l’inglese. Ha detto qualcosa quasi mitica che venne ripetuta spesso perché era così buffa:
Ma ‘sti americani so’ pazzi: le strade tanto so’ larghe e le chiamano street,
A chiesa chiamano ciuccia,
E a faccia chiamano fessa.
😆😆
Ma
😂
😂
🤣🤣🤣
😂😂😂
Adorabile 😂
Adoro questo! É essatamente cosí per la mia famiglia. Tutti i bisnonni sono arrivati á NY al inizio del 1900. Anche se i genitori di tutti loro non parlanavo inglese mai, i miei nonni non parlavano italiano bene, sopratutto più tardi nella vita. É stato solo quando comminciavo a imparare italiano che mi sono reso conte che le poche parole e phrase che mi hanno insegnato non erano italiano, ma sicuramente un dialetto napoletano. É spiegato finalmente tutti le parole che non posso dire, ni in America, ni in italia, per che sembrano strane a tutti. Posso solo dire “mozzarella,” “calamari” e “ricotta” nel sicurezza e nel conforto del quartiere della mia infanzia! 😂
Ciao Davide. Sono nato in Puglia e a quattro anni mi hanno portato a New York circa 1954 dopo guerra. Parlo bene l’italiano perché a casa i miei usavano solo l’italiano. Il dialetto barese era usato fra i noni e i miei genitori ma non spesso. In fatti, quando non volevano i bambini di capire cose provate.
Ho studiato l’italiano al high school e poi all’università fine la letteratura.
Oggi la generazione dei miei sono morti. La mia generazione principalmente i miei fratelli usiamo l’inglese sfortunatamente. Vengo spesso in Italia e mi sento sempre di aver ritornato a casa e mi rifaccio italiano. Mi sento la mancanza. E’ un amore perduto.
Capisco molti dialetti perché della diversità italiana in America a New York. Non so parlare neanche’ una. Parlare il dialetto era considerato una cosa male. Volevano figli educati.
Grazie per il tuo lavoro per noi tutti nel mondo italiano.😂
Grazie mille, Davide ! Questo video è molto informativo. Da giovane, i miei genitori dicevano, “non vogliamo insegnarti Italiano, Giuseppe. Perché se ti insegniamo italiano, imparerai i nostri dialetti. Vogliamo che impari la lingua vera (cioè l’italiano standard).” Ma purtroppo non ho mai imparato né dialetto né l’italiano standard. Ora da adulto, imparo piano piano italiano, ma trovo un po’ difficile. Mi sarebbe piaciuto parlare fluentemente da bambino, ma capisco ora che i miei genitori non avevano le abilità d’insegnarmi la lingua standard, perché anche loro non la parlavano facilmente.
Lo parli già molto bene, sei a livello 8/10, bravo!
😊
Sinceramente a me sembra una scusa quella dei genitori di non farti imparare l'italiano perché poi potevi essere vittima di "razzismo". E lo dico questo perché in Italia sta succedendo questo stesso "problema " con i Albanesi che ormai mettono solo nomi Italiani ai figli nati in Italia addirittura cercano di far cambiare i cognomi per " vergogna" e per non essere sgammati .😂
Anche quelo che chiamiamo dialetto è une lingua e fa parte della nostra cultura 🫶
Povera mamma che tenerezza mi da è verissimo in casa si parlava itañol me adapte fácilmente me gusta más italia
Thanks, Davide, for this well-researched and fascinating video. My paternal grandparents emigrated from Sicily (Catania), my maternal grandparents from Abruzzo, and all spoke in dialect as well as heavily accented English. I can remember my Nonnu addressing me as “bedda” and “picciridda” (the “d” had a very particular pronunciation that differs from English); and when I heard someone speaking in dialect to a child on my first trip to Sicily, a wave of emotion came over me.
I find the Italian-American stereotypes degrading and infuriating, but they are so entrenched.
This was terrifically informative and a great listening exercise. Grazie ancora!
@ Il Gatto Nero: My story is similar: paternal grandparents from Catania, maternal from elsewhere in S. Italy. As a little boy I heard beddu and figghiu as well.
about as interesting as watching paint dry
Oh yes, , that 'd' is typically Sicilian: to recreate that, put the the tip of your tongue against your front teeth and then pronounce a 'd' like in 'day' :D
@@ihatekillerclownsclown
Che bello vedere altri catanese-americani. Siamo un gruppo speciale.
My mother was a war bride from Ancona. She spoke standard Italian and also knew English quite well. My father was hopeless at languages so Italian was never spoken in the home. When I was ten we moved to Ancona for about a year and lived with my grandparents. A wonderful experience. We kids were sent to an Italian public school, where we learned Italian very quickly, through immersion. No one at school knew any English--not even the teacher. Despite the teacher slapping the kids around and yelling at them, there was constant mischief going on. It was almost exactly like the classroom scene in Fellini's Amarcord.
Una curiosità, i Trentini (che sono probabilmente meno noti) sono emigrati secoli fa in particolare in Brasile, ancor oggi si parla il dialetto Trentino in molte località (o detto anche Talian, ma non è proprio come il Veneto) .
La comunità più incredibile è a Stivor (hanno fatto anche dei libri) dove nel 17° secolo i Trentini sono emigrati per trovare fortuna. Negli anni 90 durante la guerra nei Balcani, la provincia di Trento ha fatto ritornare moltissimi di quella comunità. Impressionante sentirli a distanza di secoli parlare ancora un antichissimo dialetto.
Ho trovato alcuni video in cui parlano ancor oggi l'antico dialetto all'estero, ma non c'è molto materiale. Ad ogni modo sarebbe bello un breve video a riguardo.
Grazie mille per il bellissimo video. Ciao dal Trentino
Ciao, sono un costaricano e mio nonno era calabrese. Decenni fa, gli italiani ed i loro discendenti in Costa Rica eravamo chiamati "tútiles" (singolare: "tútile"). Quando ero bambino, mio padre mi diceva "Tútile mangiate la gallina verde". Questa frase è una mistura di spagnolo ed italiano che significa "Ragazzo, hai mangiato il pappagallo?" ovvero "Parli molto!" (o almeno mio nonno diceva questo).
Molto interessante :)
Sono nato a New York nel 1959, e parlavo in dialetto Calabrese con i miei nonni, ma con parole inglesi come hai detto: U garage, u sidawalk, u storu (store), u carru (car), a ghelafrenda (girlfriend), u amboigu (hamburger), etc. Sounds funny now, but boy do I miss those days!
Anche Io sono nato a New York (Brookolino) nel 1959. Io sentivo piutostosto "U Sicilianu" cu tante parole di Brooklinese. Tutta la generazione dei miei nonni parlavano solamente in un dialetto ---come diceva Lei, c'erano anche "cristiani" di Napoli e della Calabria pero a me pare che tutti pui o meno si capivano... I wished I had a time machine to return there for a day
@@johnperniciaro785 Me too....I would give up every electronic convenience and modern gadget to go back to those days, believe me.
Io ho degli amici di famiglia che vivono in California dagli anni 50 e parlando con loro mi è capitato di sentire parole come “a bega” (bag) e “a napichina” (napkin) che tra l’altro ricorda tantissimo “a mappina”, cioè lo strofinaccio in dialetto siciliano.
Io sono nato in California di famiglia emigrata Siciliana. In casa nostra si parlava il dialetto Palermitano. Piu' tardi sono andato alla scuola dell'italiano. Qualche parole si mescolava con l'inglese Americano ma per noi non tanto come fa vedere qui. Poi qui si usano parole che ormai in Sicilia non si usano piu'. Parole rimaste dall'antica lingua Siciliana di una volta.
Ghelafraenda! Ma anche i miei nonni dicevano questa parola! “Giuseppe, hai una ghelafrenda a scuola?” 😂 Dicevano anche “bebesutto” (bathing suit) “sanguiccie” (sandwich), e “bollascitta” (bullsh*t 😂)
Ciao Davide, grazie per il video! Mia nonna viene da Napoli e stava qui a New Jersey da 1955 . Lei trasferita quando teneva 22 anni. Ancora sta bene e la vedo ogni paio di giorni .
Insomma, quando parla inglese , si parla così nel Pidgin
1. Basement = A- Baj - u 'cell ( baj sotto in Napolitano e la parola Cellar ( basement in inglese )
2. Boss = la bossa (il cappo )
3. Person = Pirsan ( persona )
A casa parla dialetto stretto e , ho imparato così . Quando ritorno in Italia tutti i miei cugini chi sono rimasto la mi dicono che mi sembra una persona antico quando parlo con loro in italiano / Napolitano 😂 ma é meglio di niente!
Parole che dico spesso = " Trassé "invece di entrare. Petrosino invece di prezzemolo. Essa / isso invece di lei e lui . On-trassat' invece di improvviso . O mantessino invece di grembiule, uso il Voi invece del Lei spessoecc
Grazie di nuovo
I was born in Italy and never emigrated. I grew up in Milan and still live in Lombardy, but in my family a lot of relatives left to go abroad, to France (my mother was born there), Switzerland, Argentina and Australia, but no one to the U.S. that I know of.
I am reading your comments and childhood memories and you are moving me. As a child, I listened to the stories of my uncles who emigrated to France, or were even born there, talking about homesickness and adjusting to the community in which they lived and worked, fatigue, and estrangement, and I listened with amusement to the language they used with their children, a mixture of Italian, regional dialect, and French.
Bellissimo! Io, italiano arrivato in Argentina a due anni, ho vissuto la stessa storia. Quanto racconti dell'evoluzione della lingua inglese in America è identica con lo spagnolo dell'America Latina, e stesso rapporto tra genitori che parlavano italiano(prevalentemente dialetto) e figli que parlavano la lingua del posto con gli amichetti e compagni di scuola, e fra fratelli. Nel mio caso particolare, parlavo friulano a casa e spagnolo fuori casa, fra fratelli ci parlavamo in spagnolo. Salutoni affettuosi e un mare di complimenti!!!
Un abbraccio dal Friuli!
mandi da vigniesie . no dismentiati il furlan mi raccomandi e bussa i frus
Bravo! Great video. I am now 68 born in NY (Staten Island) and had the good fortune of having my Sicilian great-grandmother, her 4 sisters, my grandmother (also born in Messina, but arrived in NY at age 7) and my grandfather (Bari). My great-grandmother lived to be 104 and my grandmother to 99 so I had the benefit of being immersed in their linguistic world for the first part of my life. I was not encouraged to speak their "dialect" (I hate that word) and was always told it wasn't "real" Italian. BUT, I was expected to understand everything they said in that dialect. So, the result was always a conversation half in one and half in the other. Nonna- "unne to frade?" Me- "he's in the bedroom". "Discilu che scine pe manciare". "Ok." And so on. The sad part is that they are all gone now, but I still have this language hardwired in my head and no one to speak it to me. I can do alright in "real" Italian, but it's not the same for me.
You could write down all these expressions and record them in audio files.. so that your descendants won't forget
Tantissime Grazie! Io sono nata in Argentina. I miei genitori erano di Benevento. Non ho parlato mai il dialetto, ma non ho voluto perdere l'italiano, allora lo ho sudiato per molto anni bella Dante Alighieri della città di Buenos Aires. Addesso che i miei genitori non ci sono più, sonó felicissima di averlo imparato.
Complimenti! Per più post come questo.
Very interesting and informataive. Grazie mille. I miei bisnonni erano dal il nord Liguria e molti anni fa. Arrivarono negli USA nel 1870 da giovani. Non li no conosciuti. Ma adesso viviamo in Italia.
Altre parole italo-americane che si sentivano parlare, almeno qui nella California settentrionale? Ce ne sono tante! La fensa, o sia the fence (la recinzione). La cheicca (the cake) invece di torta. O meglio ancora, la "boldei cheicca". Epi boldei, infatti ci dicevano invece di auguri. Il picchoppe o the pick-up (truck). Certo draivare in tutte le coniugazioni "quando draivavi tu...". Una parola che usiamo ancora oggi che ha inventato mio nonno è "uno stench" per dire extension cord, o prolunga in italiano, che tra l'altro vuole dire puzzo in inglese. "Oh, Jeffe, qui ci vorrà uno stench. Aspetta ne ho tanti". A proposito, qui gli immigranti italiani erano per la maggior parte o toscani (lucchesi infatti), o liguri ("genovesi" anche se non erano proprio di Genova), con qualche siciliano qua e là. Spesso questi gruppi non si capivano tra di loro, se qualcuno non sapeva parlare italiano standard. Quindi, anche se erano tutti "italiani", si parlavano in una specie di code-switching italo-inglese. Molto creativo e spesso divertentissimo. Per esempio, "Abbiamo draivato allo storo per comprare un nuovo macramè oven (microwave! oven)". Un gioventù un po' particolare, di sicuro.
Ciao Davide. Vivo vicino a Filadelfia. I miei bisnonni sono venuti agli Stati Uniti da Calabria circa 105 anni fa. Mio nonno e stata la prima persona nella mia famiglia nata in America nel 1920. Per qualche ragione, e non so perché, gli italiani-americani amano macellare la lingua italiana. Sento spesso i vocali tagliato dalle parole, per esempio “spaghett” o “calamar.” Oppure chiamano il sugo “gravy” e pensano di parlare come un italiano DOC, anche se non hanno mai sentito una vera parola italiana. Detto questo, in realtà, Filadelfia ha dei quartieri italiani molto interessante. Purtroppo ma a questo punto,
(Non so cos’è successo), ma stavo dicendo a questo punto la maggior parte di queste famiglie sono state in America per due o tre generazioni. Mi piacerebbe aver più italiani veri con cui esercitare il mio italiano parlato. Grazie per il tuo lavoro!
Grazie Davide. My Calabrian grandma called me "fighiu miu" - I am third generation ItalianAmerican. 76 years old. My paternal grandparents came from Calabria and my maternal grandparents from Abruzzi and Puglia. They settled in Connecticut which is nothing like New York City! My parents were told NOT to speak Italian because of discrimination against Italian immigrants in the 1900s. They did understand when their elders spoke in Italian or dialect. Of course they used Italian words when food was involved. Whenever I make soup I remember my mother used the word "schiuma" when removing the foam from the soup! And grandma would answer "Che se dice?" with "il pesce mangia l'aliche!"
I spent a year at an American university in Rome in 1968-1969 but I am not fluent in Italian.
I just want to add that the stereotypical Italian-American in the video is so New York-New Jersey. Very “Hollywood” character. Definitely not my family or any of my relatives. I currently live in New Mexico and belong to an Italian cultural group led by a wonderful woman from Trieste! Ciao.
Proprio come l'italoamericano almeno nella terza o quarta generazione la lingua non è stata insegnata ai miei predecessori, ovviamente perché erano in un nuovo paese e i loro genitori non la parlavano bene ovviamente (ovviamente l'inglese). Tuttavia, il mio caso è diverso perché vengo da una famiglia mista e in quel momento di razzismo l'immigrazione era difficile sostenere i rapporti interrazziali. La mia bisnonna era sposata con un uomo di carnagione scura e i suoi genitori non erano molto favorevoli a questo. Quindi le hanno praticamente dato un ultimatum, hanno lasciato la tua famiglia o sono con noi. Naturalmente si può indovinare quale scelta ha scelto, ma anche allora la connessione è stata interrotta e il modo in cui i miei nonni e grandi zii sono stati sollevati era completamente diverso dallo standard. Nella mia famiglia sappiamo tutti di avere un patrimonio italiano ed è ancora presente fisicamente oggi, ma ci lascia con un senso di trovare dove apparteniamo nel grande schema delle cose. Anche la mia famiglia si è trasferita nel Midwest invece che sulla East Coast, quindi c'è questa differenza. Per quanto riguarda il linguaggio, sono il pioniere di renderlo qualcosa da trasmettere alle generazioni future. Questa è la mia piccola storia, ma spero che vi piaccia vederla da un'altra prospettiva.
Mi ha sempre affascinato tutto quello che riguarda l'italo-americano.
Ciao Davide!
I miei antenati erano da Campania.
Sono immigrati intorno 1900.
Le parole che mi ricordo:
1. Moppina - asciuga piatti
2. A fanabula - non ne sono sicura forse tipo managgia
3. A voiglia - penso che sia una espressione di esasperazione o tipo “magari”
Un altra espressione che mi piace molto di mia nonna era “solo la cucchiaia save che volt”
Campania
Fanabula mi fa venire in mente fangul (fanculo) che si, potrebbe anche voler dire mannaggia in alcune circostanze.
Nel senso che se è un'imprecazione non è offensiva ma se è rivolta ad una persona lo può essere.
L'etimologia non è tra le più eleganti ma se ti interessa:
it.m.wiktionary.org/wiki/vaffanculo#:~:text=Etimologia%20%2F%20Derivazione,interlocutore%20con%20l'omosessualit%C3%A0%20maschile.
Forse i tuoi antenati erano della Campania 😅
Davide tu sei un Genio. Mica scherzo. Questo tuo "Podcast" hyper sapiente, la tua eloquenza sone come una perla, un diamante perfetto di una certa cultura nel bel mezzo di un buio di ignoranze. Dunque grazie mille.
Mi ricordo da mia nonna -- "Bonazeda!" invece di 'buona sera!" Grazie per l'episodio intrigante e illuminante, Davide!
Io sono un “mutt” (ibrido) italoamericano con antenati di Abruzzo, Puglia e Genova. Sono della terza generazione di essere nata in America 🇺🇸. Parlavo l’italiano con mio nonno e sua sorella, mia zia. Parlavamo l’italiano standard ma con parole particolari come gallina= pollo, subway=metropolitana, bassa città=centro etc. Anche usavo e continuo usare espressioni come “Madonn’!” E insulti come “butan” e “fangule”. Ho quasi 50 anni e abito lontano da casa adesso ma chiamo a mia madre ogni giorno e lei continua a dirmi quando le dico che vado ad un luogo elegante “Don’t be a gavone!”
Pensa che nel 2019 andai a Toronto due settimane e stetti da un mio prozio emigrato lì alla fine degli anni '50. Lui e sua moglie parlavano un misto tra dialetto calabrese, italiano e inglese con i figli, in casa.
I figli, miei cugini di secondo grado, che parlavano comunque inglese benissimo essendo di seconda generazione, volevano parlare in italiano con me per recuperarlo.
Ricordo che dicevano spesso "mi piace meglio", traducendo letteralmente "I like it better".
Mia prozia, invece, diceva: "e teca di bega", oppure "la bega", riferendosi alla borsa.
È stata un'esperienza davvero bizzarra e bellissima andare a trovarli 😊
Questo video è davvero un capolavoro …ti ringrazio per spiegare tutto in un modo bravissimo! 👍🏻 👍🏻👍🏻!
Sono americano però ho vissuto a Toscana per la prima e la terza elementare. L’italiano conosciuto in America durante la mia infanzia era questa cosa misto dai emigrati del Novecento. Per un ragazzino era un’esperienza strano perché l’Italia che avrei conosciuto a Toscana non era la stessa cultura. Anche il cibo di questo periodo è stata una cosa di confusione. La Cucina Toscana, non era “Italian food” la pasta morbida 😉
Fantastico Davide!!❤
Caro Davide: io non sono italiano e mai sono stato in Italia. Sono nato in Argentina. I miei genitori erano pure argentini. Ma miei nonni erano, dalla parte dal mio padre, italiani. Il nonno era nato nel Piemonte in un popolino chiamato Villa Stellone e la nonna era lombarda, da Pavia. Loro erano entrambe venuti in Argentina di giovane e si erano conosciuti e maritato alla città di Rosario, dove io sono nato in 1942.
I miei nonni dalla parte della mia madre erano spagnoli. "El abuelo" era vasco da San Sebastian e "la abuela" era nata in Alhabia, Almeria, Andalusia.
Da piccolino ho amato le due lingue. Dai nonni italiani io sentivo una mischia d'italiano (piemontese e lombardo) con lo spagnolo. La nonna non poteva dire "jugar" con il suono arabo aspro della "J" spagnola, e diceva "fugare", per dire giocare. Ho sentito canzoni come: "Il mazzolin' dei fiori, che vien' dalla montagna". "E la Violetta la va, la va". "Io songo americano, songo nato a broccolin'", e così via.
Trenta e cinque anni fa sono venuto in Canadà. Il primo lavoro che ho avuto era in una carpenteria di calabresi. Una volta il padrone mi domandò: "e tu come ti chiami. Le ho risposto: Domingo (il mio secondo nome). Ma che Domingo--mi ha risposto- tu sei Domenico! Qua siamo in Canada!
Dopo sono andato a lavorare in una panetteria, pure di calabresi, che parlavano il suo dialetto fra loro, ma con me parlavano in italiano. Quello è stato un buon modo d'imparare a parlare l'italiano. Sebbene ll loro italiano era un po' storto, io mi potevo fare capire. Cinque anni fa, ho deciso imparare il vero italiano dal Internet. Così guardo video e faccio esercizi ogni giorno. Ti ringrazio assai per il lavoro che fai come insegnate d'italiano per stranieri.
Bravo , parli bene l'italiano, ti fai capire bene
👍
I always knew something was off with New York and Chicago Italians, the way they talk and sound had very little resemblance to how Italians from Italy sound today. I should have known dialects were responsible, Italy is rich with dialects. There might also be a "time capsule" factor where the Neapolitan dialect known in America is different than Naples today because it got frozen in time when they left while the one in Napoli kept evolving. Great video.
No no tranquillo il napoletano è conservato e se ne parlano due varianti: quello per far capire pure noi resto degli italiani ( anche se noi al sud lo capiamo di più) e quello stretto, che è da noi incomprensibile. diceva il grande Pino Daniele, parlando di Massimo Troisi, che parlava così stretto che non lo capiva neanche lui certe volte.
My mother's parents had 6th grade educations in Italy so they had some standard Italian. They were from Basilicata but met in the US. Grandpa was already doing pretty well and had non-Italian clients so when he and Grandma got married, they said "only English!" They spoke very well and didn't use any of these pidgin words. Italian was Italian and English was English. My mom and her brother claimed to not know any Italian meaning dialect but that's ridiculous because there were a couple of aunts who did not speak English well and they had to speak the dialect to them. Mom learned standard Italian when she went to La Sapienza, but uncle never did. My father's parents were educated and met, married and started their family in Italy. At home, they spoke Napoletano but knew the standard form. Sometimes my father would use the pidgin words for things. Mom would not let me learn Italian at home but my high school in NJ taught it so she let me take it after I had two years of French. My father's family is from Provincia di Salerno and I noticed when I was there last year, even tho I learned the language in school, I have a Salernitano accent because I heard it in my nonno's house. The very thing my Roman taught mother feared. Haha, gotcha Mom!
Wonderful video. Brings back memories. I grew up in a small town in New England with a huge population of Italians. (We didn't call them Italisn-Americans, but "Italians.") In fact the majority were from Naples and Sicily. It would be years before I would come to know standard Italian. There was lots of discrimination - they were called "guineas" and "wops." I picked up enough Italian to be able to talk with the grandparents of my best friend - his household included his father's father and his mother's mother. I loved the open affection they showed each other, in contrast to the comparatively cold relationships in my own family. My father would refer to them not as guineas or wop - he understood those terms to be ugly - but as "pasta fazout!" for reasons I never figured out until just now. When the Godfather came along - and later Tony Soprano - there was a great sense of familiarity.
Mia nonna non parla l’italiano, ma si ricorda una frase che sua madre usava spessissimo: “State zit!”
Sua madre (voglio dire, la madre di mia nonna) sapeva poco della lingua, ma sapeva dire alla famiglia di star zitti. XD
Credo che la parola propria è bisnonna lol
ciao Davide, sono italiana, nata e cresciuta in Italia e proprio ieri mi sono accorta di una cosa che spesso si dimentica: ancora oggi ci sono parole che si pensano italiane ma che invece sono parole dialettali italianizzate. E' il caso ad esempio di "invornito" (in dialetto invurnid) parola che in Romagna significa "scemo" e che io pensavo fosse italiana ma invece una mia amica modenese non conosceva affatto. Quindi, tornando al tema del tuo video, comprendo come i nostri immigrati abbiano cercato di italianizzare parole per loro poco comprensibili. inoltre ritengo che anche tra immigrati non sia stato facile capirsi: siciliano e veneto, napoletano e ligure non si assomigliano affatto. E l'italiano veniva parlato da pochi.
Io sono italoamericano e i miei genitori sono venuti negli anni sessanta. Una cosa interessante che ho notato è il modo in cui un caratteristico della lingua locale (il dialetto) viene passato all’accento inglese. Cioè, mio padre è di Sannicandro di Bari, e il padre della mamma di mia famiglia viene da Mola di Bari. Allora, quando dicono “Brooklyn”, un accento del loro dialetto è apparente: quelli di sannicandro dicono “Bruculoin” mentre quelli di Mola dicono “Bruculein” … mi affascinano questi fenomeni
Gli immigrati dell'Italia non sapevano l'italiano perché questa è una lingua imposta nelle scuole italiane a partire dall'Unità. Insomma nello stesso paese di origine si usava il dialetto della zona, così a maggior ragione negli emigrati nelle americhe, questo spiega perchè l'italo americano è una lingua assurda, ridicola a volte; la stessa cosa è capitata con la cucina, che gli emigrati non conoscevano se non quella locale da cui venivano, è stata invece la forza propria della cucina dell'Italia, nel dopoguerra, che si è imposto al mondo, tanto che moltissimi immigrati chiedono di sapere sulla cucina italiana originaria non conoscendola affatto.
Ciao Davide
Sono argentina
In Argentina conocí italianos que cuando hablaban mezclaban los artículos determinados cuando decían una palabra que comenzaba con vocal en vez de decir el decían l' y en vez de pronunciar la "j" decían "c"
Grazie. Video ben fatto! 👍
Da americano con origini italiane, non vedo l’ora di guardare sto video stasera ahah
I've been looking for videos about la Sardegna and their accent or even just including Sardegna in the comparative videos on the channel here, but can't find any ? 🤔
Давиде, спасибо за интересную экскурсию в мир италоамериканцев!
удивился увидев русский коммент)
La mia famiglia arrivò a inizio del 1900 negli Stati Uniti in pianta stabile ( precedentemente il mio trisavolo viaggiò ma tornò indietro ). Parlavano Italiano ma insegnarono ai figli entrambe le lingue, ad oggi in famiglia, parliamo entrambe le lingue
Salve Davide. Grazie per i tuoi video. Ne guardo uno o due tutti i giorni e sempre imparo qualcosa di nuovo.
Miei nonni sono emigrati dall’Italia con mio padre che aveva sei mesi in 1912. Avevano vissuto a Bojano (provincia di Campobasso, regione di Molise). Miei nonni maternali sono venuti con sua figlia di sei anni, mia madre, diversi anni più tardi. Quando sono nato io, mia nonna paternale, già vedova, viveva con la mia familia. Solo poteva dire qualche parola in inglese. Di solito, parlava italiano e il suo dialetto che, logicamente siccome era di Molise, era una forma de napoletano.
Quando avevo io tredici anni, ho cominciato a studiare il francese a scuola (l’italiano non era una lingua molto insegnata nelle scuole degli Stati Uniti. È proprio per questo che ho devuto imparare lo spagnolo e il francese per diventare professore di lingue). Ho trovato il francese piuttosto naturale perchè si assomigliava a la lingua che parlava mia nonna. Studiare il francese mi ha aiutato a capire meglio la lingua de mia nonna. Due anni dopo quando ho cominciato a studiare lo spagnolo, ho scoperto che assomigliava ancora di più a la sua lingua e perciò sono stato molto motivato per imparare anche questa lingua. (Sarebbe stato molto bello avere potuto studiare italiano quando viveva mia nonna; così avrei potuto constatare per me stesso quanto italiano standard parlava e anche avrei potuto parlare con lei della sua storia linguistica--cosa che non abbiamo fatto mai.).
Così sono diventato profesore di francese e di spagnolo. Adesso che sono in pensione (dopo 38 anni come professore di lingue staniere), ritorno alle mie radici e studio l’italiano (standard). Condivido completamente la tua filosofía in quanto all’apprendimento naturale delle lingue. È interessante che le lingue che l’italiano (o perlomeno la versione mescolata con il dialetto de mia nonna) mi aiutava a imparare adesso mi aiutano ad imparare l’italiano, così si è completato il cerchio.
Adesso che studio italiano mi sono reso conto che mia nonna parlava, inoltre il suo dialetto, almeno un po’ d’italiano standard. Le parole che mi aveva insegnato erano della lingua standard: un bicchiere, un francobollo, le forbici, un uomo, un pipistrelo, la macchina, ecc. A Natale, cantava sempre “Tu scendi dalle stelle”-in italiano. Certo, inoltre, usava delle parole dialettali (guaglione, una mappina) e qualche parola in inglese per parlare delle cose che non c’erano durante la sua gioventù quando viveva in Italia. Ogni settimana, leggeva un giornale in italiano (standard) pubblicato a New York (il settimanale “Il Progresso”) e anche leggeva dei romanzi in italiano standard (Ho avuto l’onore de poter leggere tre dei suoi libri che sono rimasti nella casa dei miei: La sepolta viva di Francesco Mastriani, Occhio per occhio di Vahé Katcha (la traduzione in italiano) e, naturalemente, Pinocchio di Carlo Collodi). Poter leggere questi romanzi de mia nonna è stato un piaccere enorme.
Quanto avrei voluto potere studiare l’italiano a scuolo per potere parlare con mia nonna e capire megliio quanto capiva del italiano standard. È restato come un puzzle che ogni giorno cerco di poter risolvere. Però sono molto contento di poter imparare questa lingua perchè so che è la lingua che avrei parlato se i miei antenati fossero restati in Italia. Grazie mille per il tuo lavoro che mi aiuta molto a imparare questa lingua bellissima.
Michael Tabegna
Tanti immigranti italiani venivano nel sud degli stati uniti tramite il porto di New Orleans, inclusa quasi tutta la mia famiglia. Si trasferivano nel nord della Louisiana e nel Mississippi con tante altre famiglie italiane, sopratutto della sicilia. Sono nato e cresciuto nel Mississippi ed alcune parole dette nella mia famiglia sono: testa dura, funcia (una parola siciliana che referisce alla faccia imbronciata di un bambino), signuti (invece di signore), ecc.
Bravo! Interessantissimo!
Davide, grazie, interessantissimo!!!!!!
Bellissimo video molto interessante e molto tecnico.
Bravo
Interessantissimo video, grazie 🙏
Ciao, Signore Davide. Grazie mille per questo video molto interessante e istruttivo! Sono italo-americano della terza generazione e riconosco la mia esperienza in tutto quello che sta dicendo. Volevo menzionare un’altra parola in italiano pidgin americano che forse conosce: il verbo “to scheeve.” Come in italiano diciamo “Mi schifa,” quando ero giovane dicevamo “I scheeve it.” Infatti, pensavo che “to scheeve” fosse un verbo inglese. LOL.
Molto interessante bravissimo
Bellissimo canale, l'elevato interesse scaturitomi dai commenti mi ha lasciato pieno di ammirazione.
Molto interesante, queste trasformazioni della lingua !
IO sono meridionale e conosco bene il dialetto campano. Ma, secondo me, una componente molto importante che ha reso ancor più difficoltosa l'acquisizione della lingua inglese agli immigrati italiani ,specialmente di prima generazione, era la quasi totale mancanza di istruzione. Non dimentichiamo che in Italia, negli anni cinquanta, si contava circa il 15% di analfabeti con punte del 30% in alcune regioni del sud. Se pensiamo che gli immigrati di prima generazione sono partiti per gli USA dopo l'avvento del regno d'Italia allora possiamo ben immaginare quale fosse il loro grado di istruzione.
Comunque, complimenti per il video. Molto Istruttivo.
My Parents are Italian they emigrated in the 1960s. I become very emotional after watching this episode. We live in Australia, the experience is very similar however some of words/pronunciation are different mainly because of our Australian accent and some American English words we don't use here.
Same here!
This video describes almost exactly the story of Italians in South Australia. But for us, the immigrants are mostly still alive as they arrived in the sixties. Many of us speak Cababrese, Italian and English.
I miei nonni sono emigrati negli Stati Uniti con le sorelle e i fratelli (prima generazione). Poi i miei nonni poi sono tornati in Italia, mentre i fratelli sono rimasti. Con i cugini di mia mamma (seconda generazione) spesso ci sentivamo per telefono perche vivevano negli USA, loro erano convinti di saper parlare in italiano, ma nella realtà era un dialetto napoletano molto vecchio che non ha nulla a che fare con il napoletano di oggi.
I read a book of oral histories of Italian immigrants to the US. Many of those interviewed had worked in the mines in Colorado. They all assumed they would be going back to Italy (after making a lot of money), and did little to learn the language. They relied on the Swedish miners to translate for them, since the Swedes considered themselves permanent residents and learned English quickly. Practically all these Italian miners in Colorado ended up moving to urban Illinois, where they worked as servants--which was much safer than mining. Apparently, in Colorado the sheriff came and shot anyone who was talking about forming a mining union.
Molto interessante!
Noi, nella comunità italo-americano di New York, parlavamo la lingua che ho sentito chiamato, “Broccolino”. 😁
Grazie mille per il tuo lavoro
i miei parenti negli USA hanno una parlata molto particolare con molti termini tipo quelli che hai detto (ad esempio mio nonno e i suoi fratelli dicevano cose tipo iarda per giardino, o neppichino per tovagliolo ecc.)
quello, però, che ci colpisce è il persistere, nella loro parlata italiana, di alcuni termini o espressioni che sono antiquati e che ormai non si usano più nel dialetto del luogo: come se la lingua si fosse fermata a quando i genitori sono emigrati ... ed è molto interessante
A Checca (cake), A Ticketta (theTicket), Uednesdai (Wednesday). A maile (the Mail), A Renta (The Rent), one Ponda (One Pound), U Birfdai (The Birthday) e molti altri
Bravissimo 👏🏼
La tua bravura mi stupisce sempre più, sei una specie di genio delle lingue... salute from Massafra Taranto ❤
Ciao Davide! Sono terza generazione italoamericano (i miei bisnonni venivano da Sicilia). Miei Nonni parlavano solamente in dialetto quando loro non volevano i bambini sanno cosa stanno parlando. Mio nonno ha combattuto nel la seconda guerra mondiale è voleva che mio padre sembrava più americano in rispetto d’italiano. Ecco perché mio papà non parla siciliano.
Mio nonno mia nonna all' inizio frase non necessita l' articolo, ma " i miei nonni" vuole sempre l' articolo sia all' inizio frase sia nel mezzo. Non chiedermi perché,non so il perché 😅
my family is brazilian of italian origin, and it’s funny to see these stories from americans. Also here was really common to see i nonni speaking in their dialect (usually veneto here, because our immigrants came mainly from the north) when they didnt want the kids to understand the conversation 🇧🇷❤️🇮🇹💚🇺🇸
@@Settin31 i parla talian . grand rio do sud?
@@lucianorosarelli-xr5lr non parlo il dialetto, solo studio l’italiano standard. Ma sì, sono della Serra Gaúcha, Rio Grande do Sul. I miei nonni erano lombardi, veneti e trentini
Ciao Davide, Durante la prima emigrazione degli italoamericani, si vergognarono di imparare l'inglese, ma i neri furono costretti a parlare inglese sotto il dolore della morte o della punizione fisica, ma proibirono l'educazione di una scuola formale, in seguito chiamata selvaggi ignorati. Anche con le leggi che vietano neri americani a parlare la loro lingua madre, ci sono molte parole in inglese americano che ha basato le lingue dei neri americani, soprattutto nella lingua creola meridionale.
Ciao. Qual è La tua storia? Parli bene in italiano, come lo hai imparato?
@@telperion3 Ho trascorso tre anni in Italia nell'esercito 1982-1985 e ho anche studiato un anno di italiano all'università e durante la pandemia ho iniziato a studiare italiano su youtube. Ho 69 anni e sono in pensione, quindi ho tempo.
Ciao complimenti parli molto bene italiano.sono italiano nato a Milano da genitori immigrati dal Sud Italia.quando ero bambino ho avuto una esperienza simile a quella da te descritta sopra.Parlare il dialetto del sud era una vergogna per la famiglia i miei non hanno mai voluto che parlassimo il dialetto.Ora che sono un uomo adulto li capisco anche se penso che abbiano sbagliato.Un saluto da Milano ciao americano 🇺🇲🇮🇹
@@simonepiscedda2119 i am 69 years old and i understand your feeling, ho vissuto una base militare a Vicenza dal 1983 al 1986 e viaggio da Roma e Napoli con la mia amica italiana e mi ha raccontato la differenza tra nord e sud. Libri italiani: terroni e polentoni
di Pino Aprile e Lorenzo Del Boca,
mostrano un po' il contrasto tra sud e nord Italia.
Sono stato ad Arthur Avenue, la Little Italy del Bronx, e ho ascoltato varie persone parlare inglese con un fortissimo accento napoletano, tipo quello stereotipato. È stato bello, sembrava di stare in un film, e devo dire che mi sentivo a casa. 😅 Parlandoci poi ho visto che effettivamente erano delle mie parti, un cliente era di Monte di Procida, la negoziante di Sarno (anche se si presentava come della Amalfi Coast 😅). Bella esperienza davvero!
Molto interessante.
Alla fine è un percorso comune a tutte le generazioni di immigrati poco (o non) istruiti. Io in Svizzera incontro spesso degli italiani di seconda generazione (persone dai 40 ai 60 anni), nate e cresciute qui, che l'italiano lo hanno imparato seguendo delle lezioni nel doposcuola (spesso fatte da associazioni italiane), perché a casa i genitori parlavano solo dialetto, o comunque un italiano fortemente storpiato.
È anche interessante notare come, benché nati in una famiglia italiana (anche se non propriamente italofona), non abbiano sviluppato un accento italiano, bensì quello della lingua locale. In sostanza, il loro accento è paragonabile a quello di uno straniero che ha vissuto in Italia per decenni, che quindi conosce parecchio bene (anche se non in maniera perfetta) la lingua ma che conserva l'accento straniero.
In Messico, c'è un paese vicino alla città di Puebla, - Chipilo de Francisco Javier Mina- fundata per i migranti del veneto, a più di 140 anni dalla sua fondazione, la gente di Chipilo si vanta con orgoglio di aver preservato quasi intatte la propria tradizione e la propria parlata.🙂
Io ho diversi parenti a New York, posso confermare la perdita dell'italiano alla terza generazione, però può perdersi anche alla seconda se i genitori non sono entrambi italiani. Il fratello di mio padre è emigrato a fine anni '50 ed ha sposato un' italo-americana, i figli quindi sono cresciuti con quello slang e non hanno mai saputo comunicare con noi cugini italiani se non con l'aiuto dell'inglese. Al contrario i miei cugini di Montreal, figli della sorella di mio padre che lì ha sposato un uomo di Pordenone, sono cresciuti parlando correttamente italiano, inglese e francese, dato che il Quebec è regione francese, e chiaramente hanno imparato anche espressioni in napoletano (noi siamo vesuviani) ed in friulano, dove hanno i parenti paterni.
Ad ogni modo agli amici Newyorchesi voglio indicare un mio cugino, Gerry Aliperti, che ha una salumeria (Emily's Pork) a Brooklin. Se andate a farvi un panino portate i miei saluti :-D
My Barese grandfather used to say, Ma Sciuss (Mah Shooss) meaning but sure, combining the Italian word for but, "ma" with the English word, "sure." I'm familiar with much of what you recounted in this video. My mother's father was Barese, but my father's family came from Palermo. Both dialects were unintelligible to each other, so I ended up studying Italian in College. As a third generation Italian-American, I am unique in my family as none of my siblings can speak any Italian.
Sono italoamericana figlia di immigrati dalla Sicilia.A casa parlavamo in siciliano e certo quando andavo in Italia ho imparato l’italiano. Ti giuro non ne capivo niente della lingua parlata delle persone di seconda terza eccetera generazione italoamericani e anche adesso incontro gente che mi dicono che parlano in italiano e mi dicono qualcosa e ho difficoltà a capire ciò che mi stanno dicendo.
Complimenti! Sei proprio bravo!
If you're gonna mention New York, then you must talk about the Italians that went to New Jersey. Many went from Ellis Island to Hoboken Newark, Paterson, etc.
Beautiful Italian accent ❤ and apparently a great sense of American English
Qualche esempio: mucin ~ dishcloth, percatatu - small change purse, scolamacaroon - colander, buckhaus - outhouse
Ciao Davide i tuoi video sono veraete interssantissii, io h avuto un un barlume sul termine "lunfardo" pensando che sia la storpiatura della parola "lombardo". Che ne pensi?
Non sono italoamericano, ma mio padre ha origini italiane. Durante la mia infanzia, ogni volta che sbagliavo, lui rispondeva sempre con "Ma che cazzo!". Oggi, usa raramente quell'insulto, ma è un bel ricordo della mia infanzia. Bel video, arrivederci!
In realtà è un'espressione un po' forte, ma non è assolutamente un insulto.
I’m 4th generation italoamerican. Growing up, my grandmother said “ma-donne” all the time. When I did something wrong, my dad would correct me in English, then say “capisch?”, which I know now meant “capischi”.
My parents moved us to the states in the early 70’s. We spoke proper Italian in which the majority of the Italians who lived in New Jersey found it strange in view of the fact most of them only spoke dialect.
I was a very young and speaking Italian back then was looked as “inferior” viewed as low class immigrants 😂
Anyway …
Today people pay big dollars on classes to learn Italian.
As time went by my Italian became my second language and English my first.
Edit: this video depicts how the Italian Americans or better yet the uneducated folks spoke English and still do.
It’s a form of slang just as
Latinos speak Spanglish
It’s very funny, it’s a Jersey and. New York thing 😂
Awesome video 🎉
7:09 titolo del romanzo?
Sono un tuo grande amministratore e nella montagna di video tuoi che ho visto, quella che ti segnalo mi sembra l'unica "svista" che abbia mai sentito, se non sbaglio.
Complimenti davvero per 😢il grande spessore dei tuoi contenuti.
Al punto 17:46
Avendo iniziato imparare loro l'italiano standard
Questo un video buonissime Davide. Mio papà è nato in Italia di Sicilia, ma mia mamma è nato in Stati Uniti. Mi mamma è primo generazione di Italo-americano perché le sue genitori immigrano da Basilicata. Lui si parlano Siciliano e lei parlano Napoletano. So when growing up they wouldn’t understand each other regional language so instead they spoke just Italian. So for being a 1st slash 2nd generation Italo-American I’ve always have had this cultural dysphoria about speaking a regional language. I would also say inglese di Italo-americani is just a slang. It doesn’t really hold the same ambiguity as to Jamaican patois to Jamaica or Haitian Creole to Haiti. Also the slang is viewed as being cringe because it doesn’t hold the importance and history of a dialect. As to such America dialect of African American Vernacular English.
Growing up in a 'little Italy' area of Chicago my Italian mother would always send me to the local grocer to buy "bilordo" - a type of sweet sausage, but no one in New York City or even Italians I've spoken to from Italy seem to have heard of it. It was, though, very popular amongst my immediate family and relatives. Has anyone else ever heard of it or eaten it?
DAVIDE HOLA!!! para tu proximo video para tu serie, puedes hablar de la lengua italiana hablada por los italo-mexicanos, esta aún se habla en mexico en el estado de puebla, "el chipileño" una variante linguistica de los idiomas de italia del norte.
Ha de ser muy similar al talian, otro dialecto del idioma veneto hablado en América (específicamente, en Brasil), del cual habló Davide en un video anterior. Y sí, como italoestadounidense residente en México, coincido en que sería fascinante que platicara sobre el chipileño en otro video.
@@joshvaudrin-mclean7227 si ya ví el video de davide, es algo que desconocia del gran brasil.
@@joshvaudrin-mclean7227 no es lo mismo ma se parece mucissimo estan variante des los idioma chi se abla in Veneto . desculpame por la scriptura porache jo l'aprendia si escuela de mi mismo
Buon lavoro! This video is very informative. See you in Turin.
Nel 1981, mio primo viaggio in USA, notai questa pubblicità su un bus di New York, per un ristorante italiano: "A lotta mangia for not a lotta lira..."
Si, è vero quello che dici, ma secondo me hai omesso un fenomeno molto importante: internet.
L' avvento popolare di internet alla fine degli anni 90, secondo me, ha influito drasticamente sull' uso della lingua italiana. Infatti, internet ha aperto un vasto varco circa la possibilità per noi emigranti (io ho vissuto negli Stati Uniti durante gli utimi 30 anni) di tenerci al corrente sulll' evoluzione della lingua e gli avvenimenti quotidiani che avvengono in Italia. Vorrei anche dire che l' emigrazione 2.0 (nuove generazioni di giovani italiani laureati che vengono qui in America per le ottime possibilità di crescita professionale, che si può paragonare a un' emigrazione "d' elite" piuttosto che di massa) ha senza dubbio ridotto, se non soppiantato del tutto il linguaggio fonetico di cui tu fai esempio, che al giorno d' oggi rimane in uso alle generazioni approdate su queste coste fino agli anni 70.
I had a good friend who had lived in New York City all her life but insisted she spoke Italian because she lived with her Italian (immigrant) grandmother. The first time she went to Rome she was deeply offended because she said everyone pretended they didn't understand a word she said! I realized that not only do 2nd & 3rd generations likely speak a (corrupted) dialect but also the vocabulary they do know is pretty limited. In any language, if we're not stretching, interacting, reading, striving, our linguistic abilities shrink.
Io mi sono avvicinato all' italo-americano con il podcast "growing up Italian" e mi sorprende abbastanza.... Dopo aver imparato l'inglese americano sono passato al British, poi l'inglese dei neri Americani, quello degli indiani, ora gli italiani, prima o poi troverò il coraggio di capire cosa dicono a Liverpool o gli scozzesi
Ma che belo lavoro, richissimo detalho de la linguistica del italo-americano.
Due parole mi rimasero impresse dal viaggio in america di 30 anni fa: o'biseness (business, vabbè era facile) e i cuchìss (cookies ma con l'accento sulla i...).
Ah no aggiungo anche "forget about it" che, pronunciato, suonava qualcosa come "fregghete-bare"
Io nel '95 sono andata a Austin Texas a trovare dei parenti i cui genitori erano emigrati a New York. I figli poi si erano trasferiti in Texas per via del clima più favorevole e c' era anche la nonna. Mi ricordo che il loro lunguaggio era un miscuglio tra il dialetto siciliano e l'americano, io morta dal ridere, una cosa spassosissima
Interesting topic. I was wondering why the views were low--Is this video meant to be unlisted still?
Nope! Forgot to publish. Thanks for the heads up!
you see on top it's been posted less than an hour! only reason I am sure - it's great!
Amazing!
molti anni fa, in aereo (verso italia da N.Y. ) conosco un signore molto in la' con l'eta', siciliano di origine, che mi dice: credo che questa e' l'ultima volta che salgo su un aereo: almeno muoio nella mia Sisily! e, poi, aggiunge: l'aereo e' sempre pulito, e anche i portaceneri sono sempre tutti "clinati" (da = to clean, pulire!..)
Che ricordi meravigliosi!
ma ora ho un dubbio: ...mica si poteva fumare a bordo...
avro' capito male io di quali portacenere stesse parlando??...
daniela (roma)
Il mio prozio, cioè il fratello di mio Nonno, emigrò negli USA nel 1914, aveva 24 anni, fu collocato in Connecticut, dove tuttora vivono due suoi nipoti, i miei cugini di 3 grado, i nipoti mi han sempre raccontato che in casa parlavano italiano, (Toscano in particolare)😊 questi cugini di terza generazione, tutti nati negli anni 50 parlano molto bene Toscano, ma non Italiano, la cugina che vive a Manhattan, parla con più difficoltà l'italiano.
A basciu u sellu (basement,pian terreno) a stecca (steak,bistecca) u guardaroba (wardrobe,armadio)alevera (elevator,ascensore) u strittu (street,strada)u shumeka(shoomaker,calzolaio) yu rari (are you ready,sei pronto)appruvera (operator,centralinista)
Molto interessante
A couple words used by Italian immigrants in Cleveland Ohio.
Bathroom = Bacausa
They were probably trying to say back house or out house.
Downstairs/Basement = Basciuzello
Im not sure where that came from.