Grande Claudio, ottimo video!!! Proprio ieri e stamani riflettevo sulle idee di Masscult e Midcult di Dwight McDonald e Apocalittici e Integrati di Umberto Eco, con riferimento proprio all'argomento di queste tue riflessioni. In estrema e riduttiva sintesi, McDonald divide la letteratura in tre fasce, diciamo così, aulica riserva agli "eletti" colti, di fascia media e bassa o di massa. Il giudizio della fascia intermedia, che viene rivalutata, invece, da Eco, è negativa, perché, secondo il critico letterario americano, gli scrittori di fascia media si renderebbero colpevoli di mascherare prodotti di fascia bassa con una veste aulica. Io credo che il panorama letterario attuale sia molto più variegato di così. Certamente c'è una letteratura "di consumo" dedicato alla massa e, di contro, senza dubbio c'è una certa parte dell'ambiente letterario, autoreferenziale e barricato nelle proprie torri d'avorio che stenta a seguire le veloci trasformazioni del mondo moderno. La fascia media è, invece, secondo me quella più ricca di opportunità e in continuo fermento, sia per noi scrittori che per i lettori. Pensiamo ai social, al fenomeno Tik Tok, al boom del romance, all'AI. Lo scambio e l'arricchimento non è mai unidirezionale, essendo la letteratura in senso lato figlia dei suoi tempi e la società influenzata da media (social, TV, cinema, teatro, carta stampata) e letteratura. In questo interscambio sono senza dubbio maggiormente coinvolti fascia bassa e media, costituzionalmente e inevitabilmente più strettamente connesse con la linfa vitale della società... e il discorso potrebbe certamente continuare. Un caro saluto
Sposo totalmente il tuo punto di vista e quello di Eco. McDonald lo dovrei proprio leggere. Tra l'altro, il fatto che storicamente la letteratura fosse solo alta, era in gran parte legato all'accesso allo studio e alla cultura in senso stretto, al costo dei materiali (pubblicare un libro costava un occhio, quindi possederli era una cosa da ricchi) e a fare cultura o letteratura erano le élite. Oggi, con la massificazione dello studio e il maggiore accesso alla cultura (in senso lato), è possibile per un numero infinitamente più grande di persone confrontarsi con l'idea di scrivere e pubblicare qualcosa. A parte tutto questo poi, credo che sia sintomatico il fatto che Eco e Barbero si siano cimentati con una forma di romanzo popolare come il gialli (Eco col Nome della rosa e Barbero con Brick for stone). Oggi usare un veicolo popolare, un contenitore che è il genere, è un vantaggio per chiunque faccia arte, nel senso che si può fare un trattato di letteratura e filosofia medievale infilandolo dentro un giallo (Il nome della rosa). E sono d'accordissimo con te quando dici che scambio e arricchimento sono bidirezionali. L'autoreferenzialità di un certo mondo culturale, chiuso nella propria torre d'avorio, è da sempre un male e di questo un certo gruppo di intellettuali si sono resi conto da tempo, e hanno fatto il loro per cercare di scardinare questo malcostume, come i vari Piero Angela o lo stesso Barbero, divenuti divulgatori. Le figure illuminate sono purtroppo poche, e ancora si fa fatica in certi ambienti ad accettare - per dire - che un fumetto sia arte o letteratura. Insomma, è un discorso lungo, ma sono del tutto d'accordo col tuo punto di vista! Grazie per questo tuo bel commento. Ora cercherò il testo di McDonald perché mi ha incuriosito :-)
È un discorso molto interessante che meriterebbe più tempo per essere approfondito. Secondo me solo il tempo può stabilire cosa diventerá letteratura: Raymond Chandler veniva considerato un autore di genere, di letteratura di consumo, e solo più avanti è stato rivalutato. Lo stesso è accaduto per i b movie da te citati: Mario Bava, Lucio Fulci, Umberto Lenzi e registi simili sono stati riscoperti e rivalutati, anche dalla critica italiana, solo dagi anni 90 in poi, quando Tarantino e Burton li citarono come influenze fondamentali delle loro opere. Horror oggi considerati capolavori (L'esorcista, Shining, la cosa) quando uscirono furono in parte stroncati dalla critica. Col tempo poi sono stati rivalutati dalla critica cinematografica come capolavori. Può darsi quindi che romanzi oggi considerati di mero intrattenimento ed evasione (in senso dispregiativo), fra anni verranno rivalutati. P.s: Micheal Bay ha studiato in una Accdemia di cinema, ha avuto come insegnante una delle più importanti storiche del cinema in America, ha sempre citato fra le sue influenze West side Story e Salvate il soldato Ryan, quindi dubito che non sappia nulla di cinema.
C'è del vero in quello che scrivi, ma io penso che le cose stiano in modo leggermente diverso. Nel 1944 Chandler scrisse La semplice arte del delitto, e in quel testo c'è consapevolezza della propria arte e del proprio pensiero. Quello che "vedono" i critici conta pochissimo. Registi come Bava, Fulci e Lenzi nel loro ambiente erano conosciuti e osannati ben prima che lo facesse Tarantino. Voglio dire che una cosa sono i giudizi degli addetti ai lavoro, altra cosa sono le voci dei critici. Che certe cose siano arte o letteratura o cinema (tutti con la maiuscola) si può capire anche nel loro tempo. D'altra parte, rivalutare è una cosa molto pericolosa: oggi si rivalutano i cinepanettoni. Sicuramente, alcune opere e alcuni artisti vengono storicizzati e contestualizzati dopo molto tempo dalla loro comparsa, questo è innegabile, ma voglio dire che in certi casi le cose sono lampanti, con buona pace di chi non le vede. Shining (e gli altri) è da sempre un capolavoro, mentre la critica è spesso miope :-)
@@Librarsi Oggi noi possiamo affermare, a posteriori, che film come Blade Runner, La cosa, Shining sono dei capolavori, ma all'epoca in cui uscirono furono degli insuccessi di pubblico e di critica. Solo dopo c'è stata una rivalutazione sia da parte del pubblico (anche questo talvolta è miope) sia da parte della critica la quale, pur con tutti i suoi limiti, alla fine è l'unica capace di analizzare scientificamente un'opera cinematografica, anche a posteriori se necessario. Quindi secondo me la rivalutazione non è pericolosa, semplicemente richiede metodo e un cospicuo bagaglio di studi alle proprie spalle. Io faccio sempre questo esempio : se tornassi indietro nel tempo nel 1982, all'uscita di Blade Runner, come potrei spiegare ad un critico professionista che Blade Runner è un capolavoro e non una ciofeca senza senso? Probabilmente non ci riuscirei. Inoltre, non necessariamente una rivalutazione comporta ridefinire un film come capolavoro (bisognerebbe poi stabilire cosa si intende per capolavoro). I cinepanettoni possono essere rivalutati, o meglio rianalizzati, senza che questo comporti porli sullo stesso piano di Quarto Potere. Semplicemente, come diceva anche Eco, bisogna affrontare l'argomento con serietà e metodo, come d'altronde lo stesso Eco ha fatto con la cultura popolare. Io non ci vedo nulla di pericoloso in questo, anzi è un processo molto stimolante. Ovviamente questo discorso vale anche per la letteratura. Infine, c'è un altro aspetto da considerare: i testi accademici/scolastici, sia per la letteratura che per il cinema, non sono scritti dal pubblico, ma dagli studiosi di quelle materie: alle medie, sui testi di narrativa, ho studiato anche la narrativa di genere e ho letto e analizzato brani tratti da Poe, Conan Doyle, Agatha Christie, Stanley Ellin, Bradbury e simili. Per cui, all'epoca, avrei potuto pensare che la Christie fosse una delle più importanti autrici del Novecento, e forse può darsi che qualche critico la pensi così. Tutto ciò che si può fare è mantenere la mente aperta alle nuove interpretazioni. P.S: quando Burton nel 1999 venne a Roma per promuovere un suo film, gli chiesero quale regista lo avesse influenzato, e quando lui citò Mario Bava la critica fece scena muta perché non aveva la più pallida di chi fosse Bava.
Hai mai pensato al fatto che il nome di Norman Bates in Psyco è in realtà un gioco di parole? Bates e Baits sono omofoni, quindi lui è in realtà un’esca, che serve ad attirare vittime nel suo motel. Tu sei un'esca (di solito un verme, ma si può usare anche la pastura). King è lì perché è l'autore commerciale per eccellenza. Hemingway perché è letterario e leggibilissimo al tempo stesso. 😘
Grande Claudio, ottimo video!!! Proprio ieri e stamani riflettevo sulle idee di Masscult e Midcult di Dwight McDonald e Apocalittici e Integrati di Umberto Eco, con riferimento proprio all'argomento di queste tue riflessioni. In estrema e riduttiva sintesi, McDonald divide la letteratura in tre fasce, diciamo così, aulica riserva agli "eletti" colti, di fascia media e bassa o di massa. Il giudizio della fascia intermedia, che viene rivalutata, invece, da Eco, è negativa, perché, secondo il critico letterario americano, gli scrittori di fascia media si renderebbero colpevoli di mascherare prodotti di fascia bassa con una veste aulica. Io credo che il panorama letterario attuale sia molto più variegato di così. Certamente c'è una letteratura "di consumo" dedicato alla massa e, di contro, senza dubbio c'è una certa parte dell'ambiente letterario, autoreferenziale e barricato nelle proprie torri d'avorio che stenta a seguire le veloci trasformazioni del mondo moderno. La fascia media è, invece, secondo me quella più ricca di opportunità e in continuo fermento, sia per noi scrittori che per i lettori. Pensiamo ai social, al fenomeno Tik Tok, al boom del romance, all'AI. Lo scambio e l'arricchimento non è mai unidirezionale, essendo la letteratura in senso lato figlia dei suoi tempi e la società influenzata da media (social, TV, cinema, teatro, carta stampata) e letteratura. In questo interscambio sono senza dubbio maggiormente coinvolti fascia bassa e media, costituzionalmente e inevitabilmente più strettamente connesse con la linfa vitale della società... e il discorso potrebbe certamente continuare. Un caro saluto
Sposo totalmente il tuo punto di vista e quello di Eco. McDonald lo dovrei proprio leggere. Tra l'altro, il fatto che storicamente la letteratura fosse solo alta, era in gran parte legato all'accesso allo studio e alla cultura in senso stretto, al costo dei materiali (pubblicare un libro costava un occhio, quindi possederli era una cosa da ricchi) e a fare cultura o letteratura erano le élite. Oggi, con la massificazione dello studio e il maggiore accesso alla cultura (in senso lato), è possibile per un numero infinitamente più grande di persone confrontarsi con l'idea di scrivere e pubblicare qualcosa.
A parte tutto questo poi, credo che sia sintomatico il fatto che Eco e Barbero si siano cimentati con una forma di romanzo popolare come il gialli (Eco col Nome della rosa e Barbero con Brick for stone).
Oggi usare un veicolo popolare, un contenitore che è il genere, è un vantaggio per chiunque faccia arte, nel senso che si può fare un trattato di letteratura e filosofia medievale infilandolo dentro un giallo (Il nome della rosa).
E sono d'accordissimo con te quando dici che scambio e arricchimento sono bidirezionali.
L'autoreferenzialità di un certo mondo culturale, chiuso nella propria torre d'avorio, è da sempre un male e di questo un certo gruppo di intellettuali si sono resi conto da tempo, e hanno fatto il loro per cercare di scardinare questo malcostume, come i vari Piero Angela o lo stesso Barbero, divenuti divulgatori. Le figure illuminate sono purtroppo poche, e ancora si fa fatica in certi ambienti ad accettare - per dire - che un fumetto sia arte o letteratura.
Insomma, è un discorso lungo, ma sono del tutto d'accordo col tuo punto di vista!
Grazie per questo tuo bel commento. Ora cercherò il testo di McDonald perché mi ha incuriosito :-)
È un discorso molto interessante che meriterebbe più tempo per essere approfondito. Secondo me solo il tempo può stabilire cosa diventerá letteratura: Raymond Chandler veniva considerato un autore di genere, di letteratura di consumo, e solo più avanti è stato rivalutato. Lo stesso è accaduto per i b movie da te citati: Mario Bava, Lucio Fulci, Umberto Lenzi e registi simili sono stati riscoperti e rivalutati, anche dalla critica italiana, solo dagi anni 90 in poi, quando Tarantino e Burton li citarono come influenze fondamentali delle loro opere. Horror oggi considerati capolavori (L'esorcista, Shining, la cosa) quando uscirono furono in parte stroncati dalla critica. Col tempo poi sono stati rivalutati dalla critica cinematografica come capolavori. Può darsi quindi che romanzi oggi considerati di mero intrattenimento ed evasione (in senso dispregiativo), fra anni verranno rivalutati.
P.s: Micheal Bay ha studiato in una Accdemia di cinema, ha avuto come insegnante una delle più importanti storiche del cinema in America, ha sempre citato fra le sue influenze West side Story e Salvate il soldato Ryan, quindi dubito che non sappia nulla di cinema.
C'è del vero in quello che scrivi, ma io penso che le cose stiano in modo leggermente diverso. Nel 1944 Chandler scrisse La semplice arte del delitto, e in quel testo c'è consapevolezza della propria arte e del proprio pensiero. Quello che "vedono" i critici conta pochissimo. Registi come Bava, Fulci e Lenzi nel loro ambiente erano conosciuti e osannati ben prima che lo facesse Tarantino. Voglio dire che una cosa sono i giudizi degli addetti ai lavoro, altra cosa sono le voci dei critici. Che certe cose siano arte o letteratura o cinema (tutti con la maiuscola) si può capire anche nel loro tempo. D'altra parte, rivalutare è una cosa molto pericolosa: oggi si rivalutano i cinepanettoni.
Sicuramente, alcune opere e alcuni artisti vengono storicizzati e contestualizzati dopo molto tempo dalla loro comparsa, questo è innegabile, ma voglio dire che in certi casi le cose sono lampanti, con buona pace di chi non le vede. Shining (e gli altri) è da sempre un capolavoro, mentre la critica è spesso miope :-)
@@Librarsi Oggi noi possiamo affermare, a posteriori, che film come Blade Runner, La cosa, Shining sono dei capolavori, ma all'epoca in cui uscirono furono degli insuccessi di pubblico e di critica. Solo dopo c'è stata una rivalutazione sia da parte del pubblico (anche questo talvolta è miope) sia da parte della critica la quale, pur con tutti i suoi limiti, alla fine è l'unica capace di analizzare scientificamente un'opera cinematografica, anche a posteriori se necessario. Quindi secondo me la rivalutazione non è pericolosa, semplicemente richiede metodo e un cospicuo bagaglio di studi alle proprie spalle. Io faccio sempre questo esempio : se tornassi indietro nel tempo nel 1982, all'uscita di Blade Runner, come potrei spiegare ad un critico professionista che Blade Runner è un capolavoro e non una ciofeca senza senso? Probabilmente non ci riuscirei. Inoltre, non necessariamente una rivalutazione comporta ridefinire un film come capolavoro (bisognerebbe poi stabilire cosa si intende per capolavoro). I cinepanettoni possono essere rivalutati, o meglio rianalizzati, senza che questo comporti porli sullo stesso piano di Quarto Potere. Semplicemente, come diceva anche Eco, bisogna affrontare l'argomento con serietà e metodo, come d'altronde lo stesso Eco ha fatto con la cultura popolare. Io non ci vedo nulla di pericoloso in questo, anzi è un processo molto stimolante. Ovviamente questo discorso vale anche per la letteratura. Infine, c'è un altro aspetto da considerare: i testi accademici/scolastici, sia per la letteratura che per il cinema, non sono scritti dal pubblico, ma dagli studiosi di quelle materie: alle medie, sui testi di narrativa, ho studiato anche la narrativa di genere e ho letto e analizzato brani tratti da Poe, Conan Doyle, Agatha Christie, Stanley Ellin, Bradbury e simili. Per cui, all'epoca, avrei potuto pensare che la Christie fosse una delle più importanti autrici del Novecento, e forse può darsi che qualche critico la pensi così. Tutto ciò che si può fare è mantenere la mente aperta alle nuove interpretazioni.
P.S: quando Burton nel 1999 venne a Roma per promuovere un suo film, gli chiesero quale regista lo avesse influenzato, e quando lui citò Mario Bava la critica fece scena muta perché non aveva la più pallida di chi fosse Bava.
Affermazioni sconclusionate, banalità, e Stephen King in copertina che fa sempre clickbait
Hai mai pensato al fatto che il nome di Norman Bates in Psyco è in realtà un gioco di parole? Bates e Baits sono omofoni, quindi lui è in realtà un’esca, che serve ad attirare vittime nel suo motel.
Tu sei un'esca (di solito un verme, ma si può usare anche la pastura).
King è lì perché è l'autore commerciale per eccellenza.
Hemingway perché è letterario e leggibilissimo al tempo stesso.
😘