Conversazioni di Filosofia 30 - Eutanasia

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  • Опубліковано 11 вер 2024
  • La creatività esige il superamento di qualsiasi limitazione esterna all'opera d'arte. Ogni censura alla vita umana è uccisione dell'artista che la sta curando. A meno che quella sia creta, che solo il cretino pretende umana. In nessun caso, quindi, "eu".
    Prof. Alberto Bassi - Castellanza (Va), novembre 2013
    Per partecipare al dialogo con commenti, suggerimenti o domande scrivere a filosofialiberata@gmail.com

КОМЕНТАРІ • 26

  • @sergiomassa896
    @sergiomassa896 2 роки тому

    Ho trovato stupenda la sua affermazione della dignita umana della vita come espressione di pensiero, amore, che hanno contenuti potenzialmente infiniti. Io credo che la vita umana abbia tale carattwre se io riesco a determinarmi attimo per attimo tramite un di coscienza libero e non condizionato che realizzia la mia volonta etica di essere felice. Pero quando questa liberta di scelta nn e' libera e determina solo la schiavitu delle realonsabilita derivanti dalle scelte allora non vedo piu un senso, una dignita, neanche una vita umana. Da pento penso di porre fine ponendomi sopra tutto e tutti. Penso che questo sia il mio piu bell giudizio di coscienza libero e disinteressato mi fa ricorfare per l ultima volta che sono esistito. Grazie davvero

  • @giovannironda9384
    @giovannironda9384 10 років тому

    Ho ascoltato alcune sue lezioni, di cui ho ammirato chiarezza e passione. Tuttavia: 1) Nella lezione "Libertà", lei dice di poter abbandonare liberamente la stanza coi suoi allievi, poichè essi, non essendo tutto il bene solo il bene ecc,, non la incatenano come la luce fa con la falena. Non mi sembra sufficiente per definirsi libero. Lei, invero, mi pare, sia determinato a rimanere nella stanza dalla sua generosità, dal fascino dei suoi allievi, forse dalla somma di tutte queste cose assieme e da moltissime altre cose ancora che non conosce. Per cui è determinato. Determinato a restare. 2) Sull'eutanasia: il fatto che il fine dell'uomo non coincida con la sua fine, mi pare solo una ragione in più, e non una in meno, per darmi il diritto di decidere quando darmi questa fine, che, appunto, non potrà ostacolare in nulla un fine infinito, che permane, supera, ed è appunto più grande, di quel porre fine alla mia vita.

    • @FilosofiaLiberata
      @FilosofiaLiberata  10 років тому +1

      Caro Giovanni,1) la libertà è corollario negativo del teorema della dignità. Non appare da un esempio. Se i miei studenti fossero stati il bene assoluto, io non sarei potuto uscire dalla stanza, perché il mio intelletto pratico non avrebbe potuto fornire alla mia volontà rationes mali per potere abbandonare la stanza. 2) Il fine è ontologicamente superiore alla fine che ti dài, ma per diventare enTELechia deve essere voluto. Se cambi il fine voluto (es., veleno), quello voluto diventa il tuo fine, benché innaturale. C'è squilibrio tra il dovuto e il voluto. Inoltre, filosoficamente, non si riesce a dimostrare che il fine ultimo ti si sia donato. Solo il cristiano può affermarlo: "a quanti l'hanno accolto ha DATO IL POTERE DI DIVENTARE FIGLI di Dio" (Gv 1, 13). Il treno è diretto a Napoli, ma se scendi a Roma, modifichi la tua intenzione originaria, e il treno prosegue, ma senza di te. Se invece "muori" sul treno, a Napoli ci arrivi. Filosoficamente non puoi dire che la visiterai; il cristiano sì: "lo vedremo così come egli è" (1 Gv 3, 2). Cordialità, Bassi

    • @giovannironda9384
      @giovannironda9384 10 років тому

      Grazie, rifletterò. Sulla seconda risposta riesco a comprenderla abbastanza, anche se, collegandomi alla sua conversazione su "Aborti", aggiungerei che, se è vero quello che dice su eutanasia, allora l' "accanimento terapeutico" è addirittura abortire il fine. Sarei morto, ma sono ancora in vita grazie a questa macchina. Non c'è squilibrio anche qui tra il dovuto e il voluto? Il medico che mi tiene in vita deve spiegare perchè mi tiene in vita, come colui che non mangia o rinuncia ad una vita sessuale, mi pare. Sulla prima risposta poi faccio ancor più fatica. Il libero arbitrio a me appare come una conquista delle cause. Se non conosco il nesso infinito di cause che mi hanno portato fin qui, non posso essere libero. Ma devo ascoltare la sua lezione su "Causalità", che forse mi chiarirà un po'. Comunque grazie.

    • @FilosofiaLiberata
      @FilosofiaLiberata  10 років тому +1

      Caro Giovanni, su "libertà metafisica" non ci intendiamo proprio. La conoscenza delle cause in campo che mi hanno portato fino qui è tributo al determinismo meccanicistico, che però crolla se tu rifletti che sei determinato solo da ciò che ha potere determinante: vale a dire dall'oggetto che ha solo rationes boni ( = pregi) senza rationes mali ( = difetti). Se solo quello può determinarti (necessitarti, catalizzarti, accaparrarti,...), ogni altra situazione non ti determinerà: ti lascerà libero, e dovrai decidere tu se volere o rifiutare quell'oggetto-situazione-persona. Che t'importa l'elenco delle situazioni pregresse che ti hanno portato al balcone di Giulietta? Giulietta non ha il potere di determinarti, perché non è tutto-solo-sempre bene- né tutto il bene. Se decidi di baciarla, è perché tu hai costretto la tua volontà a segnalarti una ratio boni. Se Giulietta fosse stata l'assoluto, tu necessariamente ti saresti catapultato su di lei, dopo averla giudicata liberamente in sé per l'ultima volta. Nota che il volere l'assoluto reale è voluto liberamente, ma dopo l'atto di adesione libero in sua presenza c'è un amore voluto, ma voluto non più liberamente. Per fortuna cessa l'angoscia della libertà metafisica ("inquietum est cor nostrum donec requiescat in te"). Amerai Giulietta ( = assoluto) liberamente solo per l'ultimo giudizio di coscienza, poi continuerai ad amarla ( = l'assoluto) necessariamente. L'amore-desiderio sarà diventato amore-gaudio.
      L'accanimento terapeutico o è fatto su una persona umana, o è fatta su un agglomerato di cellule che nulla hanno a che vedere con la persona umana. Quindi bisogna decidere cosa intendiamo per "umano". Per ora sembra che la mutazione sostanziale risieda nella irreversibilità della coscienza. La vita biologica non coincide con la vita umana, anche se la vita umana non ha necessariamente fenomenologia biologica da Homo sapiens. Lo zigote umano non è facilmente distinguibile da uno caprino, ma non è interscambiabile. Nel gig bang c'era vita umana, ma non era linneanamente classificabile come tale.
      Di nuovo,
      Alberto Bassi

    • @giovannironda9384
      @giovannironda9384 10 років тому

      Grazie per gli approfondimenti, continuerò a meditarli. Giovanni

  • @Kawatappo1
    @Kawatappo1 10 років тому +1

    Grazie infinite per questa conversazione

  • @salvatorecirillo374
    @salvatorecirillo374 10 років тому

    grazie ancora maestro,non ho una grande dialettica e cultura,spero di riuscirmi ad esprimere a parole mie.un saluto e grazie ancora

  • @lucagiambelli1954
    @lucagiambelli1954 10 років тому

    Professore la seguo ormai da un po' ma scrivo per la prima volta, quindi innanzitutto le voglio manifestare tutta la mia gratitudine e stima per quello che fa, per la sua Autorità (proprio nel senso che da Lei ho appreso). Azzardo una proposta: che ne dice di una conversazione, magari tra quelle di teologia liberata, in cui prende come interlocutore Kierkegaard? Potremmo considerare l'Angoscia da lui descritta come un riflesso della libertà metafisica di cui ci ha parlato Lei, e ancora la sua Disperazione come lo sgomento dell'uomo davanti alla sua impossibilità di finire, così mirabilmente descritta in questo video?

    • @FilosofiaLiberata
      @FilosofiaLiberata  10 років тому

      Caro Luca,
      sai che preferisco filosofia fondativa, ma comprendo la Vostra curiosità circa gli autori della cosiddetta Filosofia. Confrontarsi con il gigantesco danese significa mettersi in gioco a livello esistenziale. Dovremmo girare l'incontro insieme a quanti ci stanno a mettersi in crisi.
      Alberto Bassi

  • @albialbi2274
    @albialbi2274 2 роки тому

    visto per ora fino al 6 minuto, commento da profano che ti ha trovato per caso oggi: sei un mito e ti chiami come me! :)

  • @giovannamarateo6838
    @giovannamarateo6838 Рік тому

    Io sono infermiera ....e posso garantire che oggi con la terapia del dolore puoi farti sedare fino a non mangiare più e bere e in 3 giorni si muore serenamente ...

  • @eagledareable
    @eagledareable 10 років тому

    Caro professore,
    la conversazione può convergere anche verso la condizione labilmente umana in cui si trova l'essere sottoposto a respirazione e alimentazione artificiale?
    L'accanimento terapeutico o presunto tale, non è una forma di violenza alla coscienza?

    • @FilosofiaLiberata
      @FilosofiaLiberata  10 років тому

      Caro Belisarius,
      l'ente Homo sapiens si caratterizza per avere un'attività razionale non riducibile al biologico. Scomparso per sempre quell'elemento distintivo, ciò che hai davanti è un ente non-Homo sapiens, quindi un oggetto e non un soggetto, e ne puoi fare quello che vuoi.
      Cordialità,
      Alberto Bassi

    • @eagledareable
      @eagledareable 10 років тому

      Filosofia Liberata Mi trovo d'accordo,grazie della risposta.

  • @salvatorecirillo374
    @salvatorecirillo374 10 років тому

    salve sono un artista come posso cotattare il professore?oltre che immenso piacere vorrei dirgl alcue cose che credo solo lui puo' capire...grazie un saluto,ho le notifiche qualora avrei risposta a questo commento.un saluto

  • @TheFilosofo37
    @TheFilosofo37 10 років тому

    Caro professore non riesco proprio a comprendere perché un essere umano ha un fine illimitato (e bisognerebbe chiarire meglio cosa intende con questo perché a me risulta poco chiaro) e la formica che passeggia nel mio giardino non ha questo fine da lei decantato. Inoltre sul fatto che la vita umana sia sempre degna di essere vissuta ho infiniti (appunto) dubbi.

    • @nessunaccount5442
      @nessunaccount5442 10 років тому +2

      Caro TheFilosofo37,
      l'essere umano ha un fine illimitato perché pensa in modo illimitato. Il fine è ciò che termina il divenire. Il divenire è l'attività iniziata da ciò che manca alla volontà desiderante, e cessa quando il desiderato è posseduto e introiettato (è diventato entelechìa). L'UNICO oggetto del desiderio umano non è un oggetto finito (questa mela), bensì un oggetto che sia senza limiti (una mela che sia tutto mela, e non torsolo e picciolo, che danno fastidio; solo mela e non anche il suo costo; sempre mela e non solo per quei due minuti passati a mangiarla; questa mela non è la mela; poi io non desidero solo la mela, ma anche l'ananas, la fragola; non solo frutta, ma anche carne di bufalo, vongole, astice e cinghiale; non male anche il digiuno, che però cozza con il piacere delle cozze,...). Insomma, il desiderio umano si placherebbe solo di fronte a un bene che sia tutto, solo, sempre bene e tutto il bene. L'ampiezza del desiderio ha i confini del pensato. Il fine è il desiderato pensato.
      La formica non ha manifestato insofferenza e divenire extra dato: questo cibo si altera, ma io penso a un cibo che duri anche per la prossima stagione, quindi invento il frigo, poi il freezer. Questo formicaio è troppo conservatore: mi fa fare l'operaia, mentre io sono creativa: vado un po' con le cicale, mi registro i canti, e semmai rientro nel formicaio e lavoro con le cuffie. La formica fa solo la formica. Non travalica il finito che trova, e se lo dilata, lo fa solo nell'ambito del finito successivo. Non si vede fenomenologicamente qualcosa che dica: anche la formica desidera un fine che va oltre il finito che le è concesso sperimentare, immaginare, ricordare. Però un domani,... Però quel giorno chiameremo la formica con un aggettivo. Come abbiamo chiamato l'uomo " essere vivente razionale", dovremo chiamare quella formica "formica razionale", che vuol dire "altro" dalla formica, "non formica", "persona", cui dovremo chiedere il permesso per prelevarle l'acido formico, eccetera.
      La vita umana è degna di essere vissuta fin quando è degna di questo nome, ma non mi dica che è indegna di essere vissuta una vita umana con le rughe, senza conto in banca, o in presenza di dolori. Quando una vita umana cessi di dirsi tale è un problema grosso. Dire che la vita non è più umana se non c'è più vita intellettiva mi sembra prudente e accettabile.
      Cordialità,
      Alberto Bassi

    • @TheFilosofo37
      @TheFilosofo37 10 років тому

      Sicuramente non le dico che la vita umana è indegna di essere vissuta perché ci sono le rughe o cose simili; occorrono condizioni estreme perché essa perda dignità: per esempio una sofferenza continua o uno stato di profonda prostrazione fisica e morale. Il desiderio dell'uomo è infinito, quello della formica forse no...francamente ciò è forse più una condanna che un privilegio, almeno dal mio punto di vista. Grazie delle preziose riflessioni

    • @nessunaccount5442
      @nessunaccount5442 10 років тому

      Caro TheFilosofo37,
      certamente l'essere detentori di un desiderio per un bene che sia tutto, solo, sempre bene e tutto il bene è un triste privilegio, perché ci trova insoddisfatti di fronte a qualunque valore che non abbia quelle caratteristiche. Se anche ci offrissero in un botto solo tutto il mondo, saremmo lì col ditino in bocca a dire: "Tutto qui?". Il grande Leopardi ci metterebbe con l'"uomo-ginestra" (adulto) e non con il "garzoncello scherzoso" o con "Silvia" (ingenui).
      La dignità dell'uomo consiste nel fatto che se l'uomo è necessitato solo da quel bene, ogni altro lo lascia libero e signore. Niente e nessuno può determinarlo, terminarlo. Lo può finire solo quella roba là, che poi non è un finire, ma un andare avanti standovi dentro: un'entelechìa un po' strana; tant'è che i medievali l'hanno chiamata con un nome altrettanto strano: "lumen gloriae".
      Cordialità,
      A. Bassi

  • @fnfsong40
    @fnfsong40 3 роки тому

    Dal punto 33:20 in poi.... e' cio' che Galimberti NON SA!