INDOVINA CHI VIENE A PRANZO CARMELA SUMMA CALCIATRICE ALLENATRICE 1

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  • Опубліковано 27 сер 2024
  • E' alta, si muove e si esprime con garbo e l'assenza di inflessioni tradisce gli anni trascorsi altrove, in diverse città d'Italia. Nativa di Baragiano (Pz), ove è tornata a vivere da una decina d'anni, Carmela “Carmen” Summa è stata una calciatrice di successo ieri, mentre oggi, con altrettanto profitto, è CT della rappresentativa regionale della Lega Nazionale Dilettanti, nonché tecnico del settore giovanile del Marmo Platano, nel ruolo di preparatore atletico e collaboratrice del mister.
    D - Oggi si parla molto di “stereotipi di genere”, ma non mi è difficile immaginare la situazione di una ragazzina lucana che negli anni Settanta si decide a entrare nel mondo del Calcio.
    R - Sicuramente ho dovuto affrontare tutta una serie di stereotipi che possono esserci in un percorso di vita. Sono nata a Baragiano, un paese piccolissimo dal quale sono andata via nel 1976, e ho iniziato a giocare a pallone con i ragazzini. Allora le scuole calcio erano per strada. Ricordo le partitelle nelle piazze del mio paese, ho imparato molto da quei bambini. E così, una mia professoressa delle medie, che mi vedeva molto intraprendente e determinata, un giorno mi propose di andare a giocare nel Potenza femminile. Avevo undici anni e mezzo. Di lì è iniziato tutto: ho giocato nella Salernitana in serie A, poi sono stata a Catania (dove vincemmo quattro scudetti), Lecce, Verona, Modena; ho militato nel Milan, un anno a Napoli, e undici alla Reggiana. Ho giocato 520 partite in serie A e vinto sei scudetti.
    D - Lei ha parlato di stereotipi e difficoltà...per esempio, come accolsero in casa sua la volontà di fare la calciatrice professionista?
    R - Io sono stata molto etichettata, perché, come figura femminile, c'erano naturalmente dei “canoni” prestabiliti da seguire.
    D - A pochi chilometri di distanza, a Salerno, era già così diversa la mentalità?
    R - Certo, molto diversa, parliamo del 1976/77. Oltretutto ebbi la fortuna di finire in una società sportiva già abbastanza organizzata, con delle figure che ci seguivano. Di mio, poi, ero una giocatrice molto forte...
    D - Lei giocava in difesa.
    R - Esterno basso, e all'occorrenza esterno alto.
    D - Voi giocatrici di successo, di calcio femminile, che facevate sacrifici quanto e più degli uomini, avvertivate mai la sensazione di essere bistrattate, in fatto di media, rispetto ai più famosi colleghi maschili?
    R - Certo che c'era un po' di frustrazione, ma più che altro perché le persone che circondavano l'ambiente del calcio femminile non erano mentalmente e culturalmente aperte.
    D - In Basilicata c'è una realtà viva di calcio femminile? Ci sono molte ragazze che vi si avvicinano, o c'è ancora qualche tipo di remora?
    R - Da qualche anno in Basilicata è cambiato l'approccio verso il calcio femminile: c'è il Potenza femminile (che si chiama Seventeen), ma anche lo stesso Avigliano, così come il Viggiano, parliamo di società che hanno una struttura.
    D - Una domanda da vero ignorante in materia: un'allenatrice può guidare una squadra di calcio maschile?
    R - Certamente. Io ho il patentino “Uefa C” e ho allenato il Baragiano Calcio maschile in prima categoria e ho seguito il settore giovanile a Picerno.
    D -...e un giocatore di sesso maschile, gli ordini da una donna, li prende meno volentieri?
    R - Le faccio un esempio molto recente. Io collaboro col Marmo Platano, il cui mister è Donato Troiano; i primi tempi, da questi ragazzini di quattordici/quindici anni, mi sentivo...come dire...osservata.
    D - Cioè quando capiscono che lei se ne intende per davvero.
    R - Certo. Pero è chiaro che, specialmente all'inizio, c'è un discorso di preclusione e diffidenza nei confronti di una donna. Ma poi, come dicevo, cambiano idea. Parlo per me, almeno.
    D - Spostiamoci allora proprio sul calcio maschile e sui “dolori” del Potenza. Cos'è andato storto secondo lei?
    R - Se posso permettermi di esprimere un giudizio, beh,...il presidente Macchia è sicuramente un tifoso del Potenza... ma quello del calcio spesse volte è un mondo “attrattivo”, e bisogna avere la competenza di sapersi scegliere delle figure che abbiano anch'esse delle competenze. A volte invece si fanno delle valutazioni diverse, , ma che tuttavia si ripercuotono su quella mentalità che dovrebbe essere vincente, e che poi non è in grado di costruire qualcosa di valido. Lo stesso Potenza quest'anno ha cambiato quattro allenatori; avrà avuto i suoi buoni motivi, per carità, ma io-presidente mi porrei il problema del perché. Forse una campagna acquisti sbagliata, lo spogliatoio...quel che è certo è che la città capoluogo meriterebbe tranquillamente di fare calcio ad alti livelli.
    D - Le posso chiedere un pronostico? Il Potenza si salverà?
    R - A mio avviso il Potenza si è messo in una situazione molto particolare, e beh, trattandosi di partite secche, tutto può succedere. Molto dipende da come uno affronta certe situazioni, certo è che tre mesi fa tutto pensavo tranne che il Potenza avrebbe fatto i play out.

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