Grazie per gli spunti di riflessione, sempre interessanti, anche se il film non mi ha coinvolto e convinto del tutto. Mentre mi è piaciuta molto l'idea di fondo e l'impostazione della prima parte, fino alla scena di Elizabeth vestita di rosso nel bagno che alla fine si strucca e decide di non uscire; sono rimasta un po' delusa dello svolgimento successivo e dal finale perché trovo che il film giri sempre e solo su un'unica idea che ripete continuamente e i personaggi siano troppo monocorde. Non c'è un minimo di presa di coscienza o messa in discussione, da nessuna delle due parti, c'è solo l'ossessione. Altri personaggi, come il vecchio amico di scuola o l'uomo che le dà la sostanza e che riappare nel bar sono buttati lì e solo accennati, ma non hanno un vero ruolo. Anche il pubblico nella scena finale non ha nessun ruolo e nessuna consapevolezza. Le figure maschili e tutto il mondo esterno sono solo caricature. Come spettatore, più il film si è fatto grottesco ed esagerato, più mi sono sentita distante dalla storia e la conclusione non mi ha lasciato con una riflessione sulla società o dato spazio ad una riflessione più ampia. Anche l'espediente dell'incidente l'ho trovato semplicistico. Forse non l'ho capito io, ma ho avuto come la sensazione che il film fosse partito da una buona domanda, ma non sapesse trovare una conclusione.
@lauravisinoni2450 grazie per il passaggio. Come per ogni punto di vista, anche il tuo ci sta eccome. Hai nominato una parola magica nel cinema: ossessione. Se ci pensi, la chiave di tutto Hitchcock. E se ci pensi, l'ossessione è esattamente ciò che non muta, dal quale non si riesce a uscire, che ci chiude nelle medesime cose ripetute come in una vertigine. Qualcuno infatti cita Shining su questo film. Quindi vedi che le cose tornano. Il che non significa che debbano anche piacere. Ci mancherebbe pure.
@@IlCinemaDentroDiTe lasciamo stare Hitchcock, non scherziamo su queste cose. lasciamo perdere, è meglio. qui a metà film sono finite le idee e ne è venuto fuori un aborto.
@ea-js5cr grazie per il tuo passaggio. Come per tutti, anche il tuo punto di vista ha il suo senso. Chi lo ha premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura evidentemente ha visto cose diverse. Ma anche la giuria di Cannes esprime solo un punto di vista, come tutti noi. Su Hitchcock, non so se sono riuscito a spiegarmi. Centinaia di musicisti hanno fatto riferimento a Bach senza essere Bach. Succede ogni giorno.
Per me The substance è una rilettura moderna di romanzi come Il ritratto di Dorian Gray e Lo strano caso del dr. Jekyll e Mr. Hyde. Come in questi due romanzi, anche in questo film al centro c'è il doppio, solo che mentre nei due romanzi vittoriani ciò che si voleva nascondere è la parte peccaminosa di sè, qui è l'essere anziana che è considerato disdicevole e deve perciò essere nascosto (la gigantografia di Elisabeth che viene tolta è emblematica, oltre a essere un chiaro rimando a Il ritratto di Dorian Gray). Ho apprezzato la recitazione di Demi Moore che ha saputo esprimere in modo anche toccante, come nella scena dell'appuntamento mancato con l'ex- compagno di liceo, la condizione della donna un tempo apprezzata e ammirata, e ora messa da parte. Grazie per i Suoi video. Marta
14:20 mi è venuto in mente The Fountain di Aronofsky - il protagonista in tutti e tre i mondi persegue la sua volontà di salvare la moglie, ma lo fa solo per se stesso, molto spesso a discapito di lei. Non riesce mai a comprendere che dal suo desiderio mal gestito non nascerà salvezza per nessuno, ma solo catastrofiche sconfitte. Chissà perché mi è balenato in mente.
@_Avec grazie per il messaggio. Forse per l'interdipendenza che si sviluppa tra i personaggi? Per quel legame obbligatorio che scambiano per amore? Può essere.
Buongiorno, ho trovato il film davvero incredibile. Mi è piaciuto come la regista unisca un'estetica cosi pop a un messaggio cosi importante e sfaccettato (cosi come ha fatto nel suo primo film). Un'opera davvero potente che mi ha lasciato frastornato, e appena uscito dalla sala ho dovuto prendermi del tempo per elaborarla. Ho visto un collegamento sia tecnico che di tematiche con The Neon Demon (uno dei miei film preferiti) e insieme vanno a creare un dittico molto interessante. Grandissima analisi come sempre, grazie mille per i preziosi spunti di riflessione. Un saluto! 😊
@Unragazzocheparladicinema ciao, grazie per le tue parole. Ti confesso che The Neon Demon non l'ho visto. È una lacuna che devo colmare mi sa. Non è bellissimo quando usciamo dalla sala e siamo come storditi, in attesa che la storia si depositi dentro di noi? È un silenzio magnifico...
@ Assolutamente una sensazione meravigliosa quella da te descritta, il senso di “vuoto” e smarrimento che con il passare del tempo si razionalizza, è una delle emozioni più belle che a mio parere si può avere guardando un film. The Neon Demon è davvero un’opera pazzesca in cui per certi versi si affrontano tematiche simili a The Substance, affiancate a uno splendido discorso sulla bellezza pura. Consiglio assolutamente di recuperarlo e mi piacerebbe moltissimo sapere la tua in un video a riguardo. Io dopo la prima visione rimasi immobile a fissare lo schermo, esattamente la sensazione di cui parlavamo prima.
Bella recensione ma perché prima del video mi è apparsa la pubblicità del nuovo film di Bisio?... è da trent'anni che il cinema italiano va' avanti con i vari De Luigi, Bisio,Albanese, possibile che siano questi i film italiani più visti? comunque in un altro video ho sentito che questa registra è acerba, si forse come numero di film non certo come età visto che ha quasi cinquant'anni
@mr.humbert3411 grazie per il tuo messaggio. Non so cosa faccia l'algoritmo di UA-cam, suppongo che metta pubblicità riguardanti il cinema dove si parla di cinema. Sulla regista acerba per me è legittimo qualunque parere, ma la cosa utile quando lo si esprime è motivarlo e approfondirlo.
@ginopino3626 da una parte condivido. Ma dall'altra mi dico: il troppo fa parte della natura profonda di questa narrazione. Deve essere troppa. Deve essere volontà di Impero e conseguenti tragedie umane. Tra qualche anno rivedendolo può essere che la risposta ci apparirà evidente. Grazie per il tuo passaggio.
Ciao Giovanni, ho visto il film ieri sera. La terza parte l'avrei evitata volentieri...la cosa interessante è il modo in cui vengono amplificati i primi piani e i rumori corporei, tutto è fuori, tutto esce. Alla fine mi ha lasciato la sensazione di vuoto.
@ss-jf9ne grazie per il tuo passaggio. Sì capisco la sensazione. Una dimensione spettacolare così spinta poi va verificata a film finito, quando torna il silenzio.
Sono appena uscita da Partenope… Aspetto che mi giri ancora un po’ dentro ..per ascoltare cosa mi muove ..un paio di scene mi hanno molto disturbato …e mi sono chiesta veramente …perché ??? Magari illuminatemi voi …..
La miglior recensione che ho letto. Vero. Però a livello formale, la regista ha un tantino esagerato. Poi è un continuo citare altri capolavori e registi. Mio modesto parere, ho preferito di gran lunga un' altro film capolavoro x me, MEN💗
@gastonepaperetto6832 Grazie per il tuo messaggio. Il linguaggio qui è davvero un elemento pervasivo. Al mio occhio ha dato fastidio il terzo atto, ma non ha tolto la lucidità di cogliere la bellezza del tutto, come per te.
Ho dovuto sorbirmi le peggiori e superficiali banalità da parte di UA-camrs/influencers impegnati più a promuovere sé stessi piuttosto che i temi interessanti che the substance suggerisce. Finalmente, dopo giorni di ricerca, una recensione degna di questo nome! 😅 Bravo e grazie per le riflessioni!
@barone_ASHURA grazie, ma ci sono bellissime riflessioni su questo film in giro. Magari bisogna spigolare anche dove non ci sono grandi numeri, però ti ringrazio di cuore.
@@IlCinemaDentroDiTesul discorso dei numeri hai perfettamente ragione. In giro solo lunghi elenchi delle citazioni (e vabbè), interpretazioni inutili e contorte del 503, "la voce al telefono è maschile", "il bagno degli uomini è più bello del bagno delle donne", "è troppo poco femminista" (cit. La Repubblica)... Direi che il film si presta a pensieri più profondi: oltre a ciò che hai evidenziato tu, la completa solitudine di Elisabeth per esempio, l'ossessione e la dipendenza di Elisabeth a rimanere aggrappata ad ogni costo a un mondo che anche lei ritiene disgustoso. L'illusione dell'eterna giovinezza e la vanagloria, che la trascinano a sperimentare (sono in due a sottoporsi alla sostanza, 207 e 503) su di sè cio che si rivelerà da subito irreversibile, fino all'autodistruzione.
@barone_ASHURA ecco questo è un aspetto bellissimo che in realtà non ho considerato nel video: "la dipendenza di Elisabeth a rimanere aggrappata a ogni costo a un mondo che anche lei ritiene disgustoso". Questa la trovo una cosa così vera e così umana ben al di là dell'appartenenza di genere... Grazie.
Visto il film qualche settimana fa e se a primo acchito mi era piaciuto molto (con qualche riserva sul finale), ripensandoci molte cose mi infastidiscono. Le continue citazioni (il 60% delle quali a Kubrick) sono un po' pacchiane e in alcuni punti davvero esagerate: secondo me la moquette di Shining e la musica di 2001 poteva risparmiarsele. Spesso è anche davvero ripetitivo nella messa in scena. Quando Demi Moore vede l'altro vecchietto che ha aderito al progetto ci sono almeno 4 insuadrature in cui mostrano diversi elementi che riconducono all'utilizzo della sostanza, quando era tutto chiarissimo dopo la prima. Alla fine c'è anche un foashback per ricordarci la frase delle "tette al posto del naso", l'ho trovato superfluo. Che ne pensi?
@samueleprevitali9722 grazie per il messaggio. Il citazionismo è tipico di questo momento e spesso ricorrente nei momenti di smarrimento e di decadenza. Come un aggrapparsi a qualcosa che si sente solido. È anche un modo per risolvere situazioni narrative che non sappiamo risolvere altrimenti. Ho visto anche io le citazioni di cui ti lamenti e nemmeno a me sono piaciute perché semplicemente mi portano fuori dal film. Ma il problema che sta dietro a The substance, che tuttavia non è un film stupido, secondo me è ancora un altro. Magari penso a un video su questo.
@IlCinemaDentroDiTe no, non è per nulla stupido, però tra questo, l'eccessivo didascalismo di alcune scelte e la cattiva scrittura di alcuni personaggi (bilanciata però da un'eccellente scrittura di altri) l'iniziale entusiasmo sta scemando. Ora sono curioso, mi piacerebbe molto vedere un tuo video a riguardo.
Questo film è la dimostrazione dell'equivoco più grande dei nostri tempi: quantità non è qualità o meglio, non necessariamente. Al netto dell'estetica e della fotografia che è così perchè ha d'esser funzionale bisogna fare un'analisi o meglio, offrire un controcanto. Lo scopo del film non può essere solo ed esclusivamente legato al simbolismo, al surrealismo. La pellicola parte con una storia strutturata e narrata. La totale deriva surrealista e grottesca è finale ed è il transito tra una narrazione "open" ad una "flat" ad essere non totalmente riuscito. L'innesto su cui la storia gravita è di carattere fantascientifico; lo è perchè la sostanza stessa è la rappresentazione dell'elemento fantascientifico. Ed una buona scrittura fantascientifica esige un sistema scientifico ad hoc che possa reggere i possibili paradossi interni e strutturali dell'opera. Vale a dire che il patto di sospensione dell'incredulità non può essere un elemento assodato, a prescindere. Trova compimento e spiegazione nelle componenti strutturali dell'opera. E qua abbiamo una storia che parte con un piglio strutturale che non riesce a giustificare, tutto immolato sull'altare del sacrificio, cioè della storia stessa. Abbiamo dei corpi poggiati per terra che non hanno alcun fenomeno septico o potenzialmente mortale per la salute. Le procedure utilizzate sono assai poco ortodosse. La protagonista sutura alla bene e meglio se stessa senza conoscenze mediche, una porta è fabbricata ad hoc senza alcuna logica. Eppure sappiamo di come determinate scelte abbiano bisogno di determinati stratagemmi per giustificarle agli occhi di chi guarda. Non si deve assolutamente delegittimare lo spettatore "somaro" che non coglie la citazione a Cronenberg o che non coglie il simbolismo di fondo. Il citazionismo è fine a se stesso ed è uno sfoggio di vanità. Ciò è vero non solo nel caso di questo film ma rappresenta in qualche modo un dato di fatto. Il simbolismo diventa focale nell'ultima mezz'ora di film, non prima. Prima è sullo sfondo. E questa chiave di lettura fa tutta la differenza di questo mondo. Questo perchè al netto dei simboli precedenti non parlavamo ancora di surrealismo.Prima c'è una storia. Non è un metafilm, non è un racconto di Malzberg. E' una storia che implode in una spirale discendente che sfocia poi nel più totale ed assoluto surrealismo. Ad un certo punto diventa davvero Beckett. Ed è lì che è giusto non voler più trovare il senso di una trama che non deve più avere senso alcuno. Ma lo spettatore deve giungere ad un'ora e quaranta di film per poter ammettere che effettivamente non c'era da sottilizzare sui dettagli? E' tutto fin troppo facile e comodo, è un modo per lavarsene le mani. La scena finale, con l'epilogo sulla stella è di una tale banalità e mi verrebbe da dire che è sicuramente stata voluta così. Il film è grande ma non è un bel film.
@cosimocaggia560 bellissima analisi, grazie. Come dicevo nel video, è un film che a mio avviso ha 4 rotazioni di genere. Le rotazioni sono difficili da sostenere e le incongruenze ci sono, come giustamente lamenti tu. Perché a volte ubbidire alla convenzione di un genere ti sottrae all'ubbidienza che devi al genere precedente. E qui ci sono i buchi. Se leggi c'è qualcun altro qui nei commenti che sta "protestando" su questioni abbastanza simili. Sono pienamente d'accordo sullo spettatore "somaro" anche perché spesso quello spettatore sono io. E perché come ripeto spesso il pane non è fatto per i panettieri: un film deve essere fruibile per chiunque nei limiti del possibile. Aggiungo al tuo disappunto per le citazioni il fatto che per me sono anche un modo per risolvere punti che non si riescono a risolvere. Le citazioni spesso riguardano soluzioni geniali prese da altri in altri contesti. Fanno proprio comodo per uscire da guai più grandi di noi a volte. Detto questo... trovo che questo film riesca comunque a parlare perché in questo momento siamo esacerbati su questi due temi: eterna giovinezza e autodeterminazione di fronte alla morte. In più il carrello scorre sul binario del femminismo e per quanto giusta sia la lotta, non ne esiste nessuna che non possa essere strumentalizzata o cavalcata. Sui buchi di sceneggiatura bisognerebbe ragionare. Quelli che non solo tu stai denunciando, ci sono tutti. Quel che mi domando io è a che pubblico ci troviamo di fronte oggi. Che tipo di relazioni ha il pubblico con l'esigenza di una coerenza totale. Per me era inaccettabile anche da piccolo che se Pluto era un cane, fosse un cane anche Pippo. Ma a me dà fastidio anche che al capolinea della metropolitana ti avvisino di non lasciare niente a bordo. Come se lasciare a bordo qualcosa a metà del percorso fosse diverso. Quindi nel merito siamo d'accordo. Nel metodo non lo so. Perché il cinema è un'industria che deve funzionare e oggi la gente è cambiata. In assoluto, le storie senza buchi rimarranno sempre storie più forti di quelle con i buchi. Quanti si accorgeranno della differenza però?
Che finale! Credo sorriderò per le prossime ore ripensandoci … davvero simpatico! Il film sono contenta di averlo visto con mio figlio di 21 anni, grande appassionato di cinema, che mi ha offerto (anche se anche lui come me era un po’ sbigottito all’uscita). Film da vedere, trabocca di citazioni di favole … dal gobbo di notre dame a cenerentola .. la bella addormentata e cinematografiche . Interessante. Non il mio reggere, mi ostino a vedere i film di kronenberg per uscirne sempre più alienata … spero sempre che i grandi registi abbattano alcuni stereotipi facili (in questo caso la contrapposizione tra la strega e la giovane e bella … se avete tempo ascoltate qualche estratto dalle interviste di Michela Murgia sul tema … o la contrapposizione tra generi , molto molto rigida e netta ….). Preferisco un cinema che non spiattella tutto… mi ha colpita una frase di mio figlio “fammici arrivare da solo”.. questo film dice molto molto chiaramente quel che vuole far arrivare . Demi Moore straordinaria ! Lo rivedrei ? Purtroppo si… dipendenza da sala cinematografica 😅
@jenniferchiarolanza1394 grazie per averci riportato anche le parole di tuo figlio. A cui direi che - secondo me - questo film non vuole "dirti" delle cose, e nemmeno permetterti di arrivarci da solo. Questo film vuole travolgerti, con un linguaggio, un montaggio, un acting, una fotografia torrenziali. Ti strattona, ti sommerge, ti scuote. Almeno nelle intenzioni. Quindi chiedere di farlo un po' meno è come chiedere un western con un po' meno cavalli.Chiedere all'auto scontri di andare un po' più piano. Il punto "problematico" è stato per me il terzo atto. Lo splatter mi fa uscire da ogni gioco, il grottesco a volta mi annoia perché mi sembra un'uscita facile. Quindi diciamo che non sono impazzito come gusto personale. Ma il film funziona davvero bene a mio avviso.
Gli spunti di riflessione in questo video li trovo davvero preziosi ed edificanti, li sento anche piuttosto affini a quelli che ho maturato io nei giorni seguenti alla visione del film in sala. Sopratutto il capitolo dedicato al bisogno di essere amati, lo trovo illuminante. Perciò mi permetto di fare qui un banale copia- incolla di un commento che avevo lasciato altrove qualche giorno fà, dove esprimevo la mia interpretazione riguardo alcune scene del film con le annesse riflessioni che questo The Substance mi ha fatto fare e che a mio giudizio in qualche modo credo si colleghino a quanto detto in questo video. * " Credo che la scena sul palco del "mostro" con il sucessivo bagno di sangue serva a far riflettere lo spettatore sulla fatidica domanda: chi è davvero il mostro? (certo.. niente di particolarmente originale, lo faceva già Lynch più di 40 anni fà con The Elephant Man, e anche altri prima di lui) E la risponda a questa domanda volendo è riconducibile a quella voce fuori campo che insiste nel ricordare a Elizabeth/Sue: "Remember.. you are one!" Così come Elizabeth e Sue sono la stessa persona, però dissociate per via dell'odio che Elizabeth prova verso se stessa e incapace di accettarsi per quella che è, anche il mostro è UNO, senza una reale distinzione o separazione tra quello che è diventata Elizabeth/Sue e il pubblico che è lì a giudicarla, nel bene o nel male. Sarebbe stato nel bene, se su quel palco sarebbe salita la bellissima e perfetta Sue (prodotto delle aspettative della stessa Elizabeth e del pubblico che è in quella sala lì per vedere lei), dagli occhi e l'abito scintillanti, dalle forme sinuose e dal sorriso perfetto. Invece sul palco si rivela il mostro. Un mostro che da una parte rappresenta la caduta definitiva interiore di Elizabeth, dove finisce per pagare le conseguenze della sua mancanza di equilibrio e di accettazione verso se stessa, ma fortemente condizionata dalle aspettative e dai giudizi della società in cui vive, che la spingono nella direzione di essere ossessionata dal proprio corpo e dalla propria immagine. Dall'altra parte invece, il mostro fà da specchio al pubblico giudicante, che lo definisce come tale, inconsapevole quanto Elizabeth e Sue di ""Remember.. you are one!". Di fatto finisce tutto in un unico bagno di sangue. Il mostro sul palco non è nient'altro che il prodotto di una società troppo individualista e senza equilibrio, ancora troppo attratta dalla superfice e dall'apparenza, così tanto da non curarsi della "matrice", cioè di ciò che conta davvero in una società per farla funzionare come un UNICO grande meccanismo sano, armonioso, fatto di persone sane, dotate di empatia e capacità di comprensione gli uni degli altri. Ragion per cui Elizabeh si dissocia da Sue e viceversa. Elizabeth invidia Sue perchè odia se stessa e di riflesso Sue odia Elizabeth e la respinge. Entrambe si dimenticano di essere la stessa persona, si sentono 2 cose separate e si fanno la guerra a vicenda. Ognuna pensa solo al suo tornaconto personale, mancano di empatia, non si capiscono e quindi si disprezzano. ( parallelismo anche con lo scontro generazionale ) Così come la nostra società ancora troppo spesso è fatta di un esasperato individualismo, mancanza di empatia, di comprensione... quindi ci disprezziamo, ci schieriamo, ci polarizziamo, destra o sinistra, ci facciamo le guerre, facciamo persino la guerra dei sessi. Come individui pensiamo troppo spesso solo al nostro tornaconto personale dimenticandoci di essere una parte di una società, che per funzionare ha bisogno di collaborazione e di equilibrio. Il risultato? è un unico bagno di sangue ed un unico mostro, che da vittima diventa carnefice in un ciclo perpetuo che continua a generare mostri. " * Aggiungo una piccola conclusione inedita. Riconoscendo il vero mostro, senza voltargli le spalle facendo finta che non esiste, nascondendolo dietro la porta del bagno e rimandando l'inevitabile, abbiamo uno strumento in più per comprendere ed elaborare il nostro bisogno di essere amati, di come l'abbiamo distorto e frainteso, ma sopratutto di come possiamo trovare la forza e il coraggio di lasciarlo andare, passando così dal bisogno di essere amati all' amare attraverso lo step necessario dell'accettazione. In primis amando noi stessi, così per come siamo, non per come appariamo.. il resto poi probabilmente vien da sè, come di riflesso, perchè dopotutto.. ""Remember.. you are one!"
@AlexFace11 grazie per questa lunga riflessione che centra il perno tematico del film e il suo sostanziale dolore. Al di là dei gusti è una sceneggiatura che ha un senso davvero
@@IlCinemaDentroDiTe Grazie a te. Una delle cose che mi piace di più del tuo canale, è proprio questo approccio differente, che và oltre il gusto personale, ed analizza e riflette sulle opere cinematografiche in maniera più universale e introspettiva. Senza però annullare del tutto il tuo gusto, che ha comunque un suo valore. Ogni soggettiva è in qualche modo unica, quindi meritevole di attenzione.
@AlexFace11 ti ringrazio. Per me il funzionamento delle storie è un fatto tecnico e mi piace osservarlo semplicemente da story analist. E poi naturalmente ognuno ha il suo punto di vista ma se non si fa la gara a chi ha ragione, si scopre che le ragioni sono tante. Tu ti prepari l'analisi di una scena, poi incontri gli attori e scopri da loro che le cose potevano stare ancora in un altro modo. Mi succede ancora oggi e ancora oggi mi meraviglia.
@@IlCinemaDentroDiTe Uno degli aspetti più belli del cinema e dell'arte in generale, è proprio questo. Un opera che è stata realizzata dall'autore con un intento, può comunque stimolare riflessioni diverse a seconda di chi la osserva. (Che è un po come la vita, nessuno ci da il biglietto delle istruzioni su come viverla o interpretarne il senso.) C'è chi si avvicinerà molto o completamente a quella visione. A volte invece potrebbero nascere sovraletture, ma alcune di esse spesso hanno comunque una logica legata al film. Magari non era l'intento dell'autore o dell'attore così come noi l'abbiamo interpretato, però quell'interpretazione dello spettatore in qualche modo funziona lo stesso. L'opera ci ha comunque stimolato una riflessione non banale e degna. E a proposito di meraviglia... delle volte ci sono persino opere che sono state realizzate (permettimi di usare questa espressione) talmente in uno stato di grazia, che l'autore stesso non è del tutto consapevole della bellezza e della profondità che è riuscito ad imprimere nella sua opera. Che magari va persino oltre quello che era il suo intento, dove chi osserva a volte riesce persino a cogliere sfumature che l'autore ha realizzato senza nemmeno farci caso mentre era nel suo flusso creativo. E lo stesso può valere per la recitazione di un attore.
@AlexFace11 diversi studi sulla comunicazione mi pare riferiscano che la maggio parte di ciò che comunichiamo passa nonostante noi. Non controllato e persino non voluto. Per cui figurati il cinema. È proprio uno spostamento di centro rispetto a ciò che ai miei tempi si insegnava nelle scuole primarie: che cosa voleva dire l'autore. Che cosa voleva dire Omero? E che ne so. So che migliaia di uomini si sono fermati sulle sue parole ognuno di essi leggendo una storia diversa. Dal che si capisce che - come già detto più volte nei video - la grandezza di una storia non sta nel messaggio volontario o involontario del suo autore, ma nella quantità di letture che ha permesso nel tempo. Nel sua capacità di essere vista da tante parti diverse. Paradossalmente, tanto più una storia è grande, tanto meno è del suo autore e diventa del mondo e degli uomini.
A me hanno molto colpito alcune simbologie del film. Ne cito alcune random. Il codice binario nel bagno - Quel bagno è un luogo/non luogo, un luogo caratterizzato da degli oggetti, ma da oggetti ridotti all'osso. Sono 5: (1) le mattonelle bianche, con fughe nere; (2) l'orologio; (3) lo specchio; (4) l'acqua; (5) il kit. Sono tutti elementi esistenziali. Mi paiono trallaltro non legati meramente all'esistenza umana (quello è tutto ciò che è fuori dal bagno), ma all'esistenza in quanto tale. Lo specchio è la coscienza. L'orologio il tempo. Le mattonelle bianche il codice binario, da cui l'esistenza prende le mosse (luce-ombra). L'acqua è l'origine della vita. Che però nell'accezione data dal film e relativamente all'esperienza umana (la doccia) è l'abluzione, il purificarsi dai peccati commessi (iconico lo strofinare ostinatamente il dito deforme). Infine, il kit è la tecnica, originariamente assente, ed introdotta dall'essere umano per piegare le leggi dell'esistenza. Piegare però a proprio rischio, senza chiare istruzioni sulle conseguenze (il tutto ha un rimando forte a Prometeo). Mi ha colpito in particolare appunto il codice binario delle mattonelle (bianco la luce, fughe nere l'ombra), che è un tema chiave dell'esistenza umana (bene-male). È reso in varie opere come scacchiera dove si hanno i neri (il male) contro i bianchi (il bene), es. in Metamorfosi di Narciso e Maschera di scacchi in mare di Dalì, o in L'Enigma dell'arrivo e del pomeriggio di De Chirico. Ma è un tema presente anche (non come scacchiera e non meramente relativo alla morale umana, ma più genericamente come luce e ombra, codice binario) in opere come Interstellar (tesseratto, comunicazione binaria, tuta da astronauta bianca nel nero dello spazio etc). Nel film non so se effivamente c'è stata una resa volontaria o inconscia però mi pare che quella simbologia sia emersa, anche se le mattonelle non sono effettivamente una scacchiera bianco-nera. Forse non sono una scacchiera bianco-nera perché la resa visiva ne sarebbe stata compromessa, o forse invece la volontà era di sottolineare che Elizabeth è senza colpa (mattonelle tutte bianche) perché frutto di un contesto sociale che ha generata la persona, mentre il vero peccato lo compie la coscienza sotto forma di Sue non nel bagno, ma all'interno della (da lei creata) stanza completamente buia. Una stanza/inferno dove compie e reitera il peccato di ubris, di travalicazione delle leggi di natura tramite la tecnica (di nuovo, Prometeo). Peccato che il suo alter ego rileva solo quando torna "in se", si rivede nello specchio/coscienza, quando cioè torna cosciente delle proprie azioni/peccati commessi. Altra simbologia interessante è corridoio della vita, dove vengono prima affissi tutti i successi della vita di Elizabeth, e poi quelle due apparizioni televisive di Sue, che evidenziano più il vuoto lasciato dalla rimozione di Elizabeth che riempire il corridoio. Trallaltro iconico il momento in cui il demone/produttore entra da fondo al corridoio (fine vita/morte) e vi sono solo i due tabelloni di Sue, quando lo spettatore ( e forse anche la protagonista stessa) sanno già che non sarà possibile completare l'affissione di tutto il corridoio/corridoio con altri eventi. Poi ci sono altre simbologie, tipo tutte le entità demoniache (produttore/demone circondato da demoni, azionisti nel corridoio); angelo della morte/motociclista nero; infermiere/tentatore; voce telefonica/altra figura demonica che guida le azioni del tentato etc), ed altre ancora (tipo il fatto che il corridoio Sue ed Elizabeth, in quanto esseri umani, lo percorrono solo in una direzione, mentre il produttore, in quanto entità demoniaca trascendentale, lo percorre in senso opposto, dalla fine/morte verso Elizabeth/Sue che lo percorre invece in senso unidirezionale)
Per curiosità, tu come la vedi la soluzione di mettersi la foto di Elisabeth e non la sua, sul volto mostruoso? Secondo me c’è un significato (che però non colgo) anche lì…
@Artigianella bellissima domanda. Ti dico come la vedo. Una storia è sempre la storia di qualcuno. E se è la storia di qualcuno non è mai la storia di qualcun altro. È una banalità? Vediamo. Nel film, concettualmente Elizabeth deve ricordarsi di essere una sola, perché drammaticamente tutto ci dice il contrario: la realtà è che le due parti sono in un forte conflitto. Ognuna delle due parti è polarizzata molto fortemente: Sue è il DESIDERIO di vivere. Elizabeth, la PAURA di morire. Ma la matrice è Elizabeth. Elizabeth fa partire la storia. Elizabeth opera la scelta di cominciare tutto e sempre Elizabeth sceglie di farlo finire. Concettualmente sono la stessa cosa ma drammaticamente la protagonista è Elizabeth e questa è la SUA storia. È lei che fa il viaggio fino in fondo, sebbene in un altro corpo generato da Sue, ma stiamo parlando della stessa entità. È il suo "polo" drammatico che compie il viaggio fino in fondo e che va incontro alle estreme conseguenze di questo percorso. Vedi quanto in realtà non sia banale ricordarci che se una storia è di qualcuno, non è di qualcun altro.
@ grazie di aver spiegato il tuo punto di vista, assolutamente plausibile 😃 E, soprattutto, grazie per l’approfondita recensione. Sei riuscito a farmi digerire la parte finale! E non è poco 😉
Ieri l'ho visto e il finale mi aveva lasciato perplesso, proprio per via di questa esplosione di sangue che sfocia nel ridicolo. Lo trovavo molto più disturbante nelle parti in cui suggeriva la deformazione e la perdita di controllo sul mostruoso senza sbatterle in faccia. Non avevo pensato alla sua interpretazione: il film si sfalda progressivamente assieme alla sua protagonista. Interessante. Per certi versi questo film mi è sembrato la controparte orrorifica di Barbie (penso anche alla figura del capo del network e alla vista dall'alto sulla città, che mi hanno ricordato il film di Greta Gerwig): là dove l'uomo resta una macchietta imbecille, la donna scopre l'altra faccia dell'essere bambola.
@albertodorsi grazie per questo messaggio e per questo collegamento con Barbie che in effetti ha un suo senso. Ci devo pensare perché è complesso: non so quanto Elizabeth sia consapevole di essere bambola, forse Barbie fa più strada in questa presa di coscienza. Se devo dire, a gusto personale, né l'uno né l'altro film mi sono entrati nel cuore, ma è interessante questa cosa che si sta muovendo intorno al femminile.
Le parole del Maestro Covini mi fanno pensare al fatto che ossessivamente nel film viene richiamato il concetto di unicità (: tu sei unica ...) e raccordo tale suggestione alle parole del Covini riflettendo sul fatto che il film si proposto da una donna regista. Che sia una velata critica (non una bocciatura, ma una sfumatura interpretativa) del femminismo
@basiliogrande5595 grazie del tuo passaggio anche se come già detto qui di maestri non ce ne sono. Secondo me qualcosa di apparentato con quel che dici si sta muovendo piano piano. Non credo direttamente contro il femminismo, che inteso nel suo senso vero e migliore trovo necessario, quanto in direzione di una presa di responsabilità da parte di tutti, qui in particolare delle donne. Mi spiego. Nella conferenza di Cannes, Demi Moore ha detto "Il problema è in che modo tu ti relazioni al problema". In altre parole: invecchiare è inevitabile, di per sé forse non sarebbe nemmeno un problema. Ma è cruciale il modo in cui tu ti ci relazioni. Questa sua frase mi sembrava restituire un po' di responsabilità anche a ogni donna per sé, nelle sue personali scelte. Se non ho capito male. Forse quindi non è tanto una critica a certo femminismo quanto un tentativo di far crescere ed evolvere alcune posizioni.
@gianlucagiordano-ds8nj Sì assolutamente. Poi in quel momento siamo nella sequence che di solito ha tra le sue caratteristiche quella di raccontarci l'ingresso dell'eroe in una sorta di trappola. Perfetto.
Le esegesi fanno lo stesso rumore delle unghie sul vetro. Il film parte con un'idea abusata al cinema decine di volte, quando si tratta di sviluppare il tema perde completamente il senso della narrazione, diventa senza volerlo una caricatura, fino a rendersi comico involontariamente. E' tutto sballato. A quale fine prendere una sostanza che genera una altra persona da voi e vi relega a fare il donatore /servo / matrice. Se la coscienza non passa dalla matrice alla figlia e viceversa, che senso ha subire la procedura ?? E' un enorme buco narrativo. Nel film l'anziana che giovamento trae dalla sostanza: si fa una settimana sul pavimento del bagno ed una settimana a fare la serva per alimentare la giovane. Come è possibile che il fulcro della storia sia "siete una cosa sola" quando poi le due protagoniste non sanno l'una cosa ha fatto l'altra durate la settimana off ??? Va bene il surreale ma almeno la lucidità di partire da una situazione logica. Questo film si può solo descrivere con le parole di Fantozzi alla fine della proiezione della Corazzata Potëmkin. Amen.
@ea-js5cr grazie anche per questo commento, che non condivido ma che mi sembra molto sincero. Per il rumore delle unghie sul vetro basta non ascoltarlo e andare dove sentiamo la musica che ci piace. Quanto al film, il punto sta in una diversa lettura, credo, di quel "ricordati che sei uno". Se fosse come dici tu, avresti ragione. Se fosse altrimenti, no. Per me va bene in ogni caso, perché non c'è nessuno da convincere quando si parla di cinema. Grazie per il tuo passaggio.
@@IlCinemaDentroDiTe infatti il film deve ricordare continuamente alle due protagoniste che "sono uno" come scrivi tu. Contemporaneamente ognuna ha una propria coscienza, tipo madre e figlia. Tra i temi si parla di desiderio di immortalità, della eterna ricerca della possibilità di ritornare giovani. Ma la sostanza del film genera una persona più giovane e "migliore" ma che non condivide la coscienza con la "matrice" . Sarebbe come pensare di estendere il fine vita (causa malattia, vecchiaia etc) trapiantandosi (potendo) il cervello di un altro. Sarebbe l'altro a continuare a vivere. La soluzione della nostra coscienza la definiamo morte. E' tutto sbagliato dall'inizio e dopo non fa che peggiorare.
@ea-js5cr guarda è molto interessante quello che dici, tanto che stavo pensando di fare un piccolo video considerando queste cose. A mio parere stai però sovrapponendo dei piani che non vanno sovrapposti. Quello logico razionale - che non fa una grinza - e quello narrativo. Mi sembra che tu non consideri che lei è disperata. Il film racconta la disperazione femminile di fronte all'invecchiamento in questo mondo che non consente di invecchiare. Per questo crede e cede a una promessa fallace. Se avesse la cognizione che hai tu (dopo aver visto il film), non avrebbe bisogno di fare quest'esperienza. Quando opera la scelta lei non ha idea dell'errore enorme che sta compiendo. Stai "accusando" la sceneggiatura di non aver dato a Elizabeth la consapevolezza che proprio questo viaggio le servirà a conquistare. In perfetta logica drammatica, ogni viaggio di un personaggio è un percorso verso una disillusione. Questo ti dico a livello di idraulico quale sono. Non entro nelle questioni di gusto, che trovo superflue. Per come la vedo io, una storia è un difficile viaggio verso una lucidità che è meta e non partenza del percorso. Grazie per questo spunto molto rigoroso he hai dato.
@@IlCinemaDentroDiTe Al di la della funzione " fantastica" della storia, non stiamo contestando il fatto che necessariamente il patto con il racconto prevede la sospensione della credulità. parliamo di come la storia è coerente con il suo universo. mi sta bene che nel 2024 ci sia un programma tv di grande ascolto basato sull'aerobica, mi stanno bene le moquette anni 70, ok le ambientazioni anni 80. però è evidente che La protagonista assume la sostanza con la promessa di tornare giovane. dalla prima telefonata in cui si lamenta del risultato si comprende che la protagonista subito si accorge che la sua "copia" vive al suo posto. mentre il processo di sdoppiamento spiega bene che solo una delle due protagoniste è cosciente mentre l'altra è sospesa e che il tempo concesso ad ognuna è di una settimana in maniera alternata. è la trama che si contraddice. anche SE entrambe le protagoniste fossero state perfettamente attente alle regole, che senso avrebbe avuto per la protagonista anziana vivere la metà del tempo ? La storia crea un universo e poi lo tradisce quindi per cavarsela manda tutta la trama in vacca.
@ea-js5cr Prova a guardare la cosa con gli occhi di Elizabeth. Poni quando per esempio vede il proprio dito in necrosi, all'inizio del disastro. Un personaggio non ha davanti il mondo che vorrebbe, ma quello possibile. Il punto è che adesso ha cominciato e che si trova a condividere questo processo con una parte di sé (non un'altra persona) che non rispetta le regole. Prova a protestare ma le viene detto: sei sempre tu. Il punto è questo. È sempre lei. Il film qui va sul problema dell'autogoverno che riguarda ognuno di noi credo. Non siamo una voce sola, abbiamo dentro un parlamento che a volte si scanna in malo modo. La promessa non è quella di passare una settimana sdraiata per terra per far vivere una ragazzina viziata e irresponsabile, ma di rivivere un tempo di splendore attraverso quella ragazzina. Perché sei sempre tu. La protesta di Elizabeth è una protesta tutta interiore, l'odio fra le due è un odio tutto interno a un unico individuo. Cioè: è come se tu leggessi sempre Sue come altra cosa rispetto a Elizabeth. Ma quando Sue vive, è il momento in cui Elizabeth se la sta godendo mentre il suo corpo vecchio si sta rigenerando sdraiato nel bagno. Sue è Elizabeth che se la gode. Il problema è che le parti interne di noi non si parlano, si abusano, si danneggiano. Per questo non nego che il film sia pieno di buchi (non so, il retro del bagno per me è abbastanza ridicolo) ma non condivido l'idea che sia una sceneggiatura senza una sua logica.
Grazie per gli spunti di riflessione, sempre interessanti, anche se il film non mi ha coinvolto e convinto del tutto. Mentre mi è piaciuta molto l'idea di fondo e l'impostazione della prima parte, fino alla scena di Elizabeth vestita di rosso nel bagno che alla fine si strucca e decide di non uscire; sono rimasta un po' delusa dello svolgimento successivo e dal finale perché trovo che il film giri sempre e solo su un'unica idea che ripete continuamente e i personaggi siano troppo monocorde. Non c'è un minimo di presa di coscienza o messa in discussione, da nessuna delle due parti, c'è solo l'ossessione. Altri personaggi, come il vecchio amico di scuola o l'uomo che le dà la sostanza e che riappare nel bar sono buttati lì e solo accennati, ma non hanno un vero ruolo. Anche il pubblico nella scena finale non ha nessun ruolo e nessuna consapevolezza. Le figure maschili e tutto il mondo esterno sono solo caricature. Come spettatore, più il film si è fatto grottesco ed esagerato, più mi sono sentita distante dalla storia e la conclusione non mi ha lasciato con una riflessione sulla società o dato spazio ad una riflessione più ampia. Anche l'espediente dell'incidente l'ho trovato semplicistico. Forse non l'ho capito io, ma ho avuto come la sensazione che il film fosse partito da una buona domanda, ma non sapesse trovare una conclusione.
@lauravisinoni2450 grazie per il passaggio. Come per ogni punto di vista, anche il tuo ci sta eccome.
Hai nominato una parola magica nel cinema: ossessione.
Se ci pensi, la chiave di tutto Hitchcock.
E se ci pensi, l'ossessione è esattamente ciò che non muta, dal quale non si riesce a uscire, che ci chiude nelle medesime cose ripetute come in una vertigine. Qualcuno infatti cita Shining su questo film.
Quindi vedi che le cose tornano. Il che non significa che debbano anche piacere. Ci mancherebbe pure.
@@IlCinemaDentroDiTe lasciamo stare Hitchcock, non scherziamo su queste cose. lasciamo perdere, è meglio. qui a metà film sono finite le idee e ne è venuto fuori un aborto.
@ea-js5cr grazie per il tuo passaggio. Come per tutti, anche il tuo punto di vista ha il suo senso. Chi lo ha premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura evidentemente ha visto cose diverse. Ma anche la giuria di Cannes esprime solo un punto di vista, come tutti noi. Su Hitchcock, non so se sono riuscito a spiegarmi. Centinaia di musicisti hanno fatto riferimento a Bach senza essere Bach. Succede ogni giorno.
Per me The substance è una rilettura moderna di romanzi come Il ritratto di Dorian Gray e Lo strano caso del dr. Jekyll e Mr. Hyde. Come in questi due romanzi, anche in questo film al centro c'è il doppio, solo che mentre nei due romanzi vittoriani ciò che si voleva nascondere è la parte peccaminosa di sè, qui è l'essere anziana che è considerato disdicevole e deve perciò essere nascosto (la gigantografia di Elisabeth che viene tolta è emblematica, oltre a essere un chiaro rimando a Il ritratto di Dorian Gray). Ho apprezzato la recitazione di Demi Moore che ha saputo esprimere in modo anche toccante, come nella scena dell'appuntamento mancato con l'ex- compagno di liceo, la condizione della donna un tempo apprezzata e ammirata, e ora messa da parte. Grazie per i Suoi video. Marta
@Mrttmbln grazie, condivido ogni parola e apprezzo l'estrema chiarezza.
Buongiorno Giovanni. Ottimo finale Hitchcockiano !
@eligiocastellani65 Ah ah ah ! Ma ti pare che debba venire a cinguettare proprio lì? 😀
Giovanni, spero per te che non ti abbia lasciato un ricordo sulla testa... 😂
@francescapettazzi954 grazie al cielo no, se no sai che shampoo avrei dovuto fare 😀
14:20 mi è venuto in mente The Fountain di Aronofsky - il protagonista in tutti e tre i mondi persegue la sua volontà di salvare la moglie, ma lo fa solo per se stesso, molto spesso a discapito di lei. Non riesce mai a comprendere che dal suo desiderio mal gestito non nascerà salvezza per nessuno, ma solo catastrofiche sconfitte. Chissà perché mi è balenato in mente.
@_Avec grazie per il messaggio. Forse per l'interdipendenza che si sviluppa tra i personaggi? Per quel legame obbligatorio che scambiano per amore? Può essere.
Buongiorno, ho trovato il film davvero incredibile. Mi è piaciuto come la regista unisca un'estetica cosi pop a un messaggio cosi importante e sfaccettato (cosi come ha fatto nel suo primo film). Un'opera davvero potente che mi ha lasciato frastornato, e appena uscito dalla sala ho dovuto prendermi del tempo per elaborarla. Ho visto un collegamento sia tecnico che di tematiche con The Neon Demon (uno dei miei film preferiti) e insieme vanno a creare un dittico molto interessante. Grandissima analisi come sempre, grazie mille per i preziosi spunti di riflessione. Un saluto! 😊
@Unragazzocheparladicinema ciao, grazie per le tue parole. Ti confesso che The Neon Demon non l'ho visto. È una lacuna che devo colmare mi sa. Non è bellissimo quando usciamo dalla sala e siamo come storditi, in attesa che la storia si depositi dentro di noi? È un silenzio magnifico...
@ Assolutamente una sensazione meravigliosa quella da te descritta, il senso di “vuoto” e smarrimento che con il passare del tempo si razionalizza, è una delle emozioni più belle che a mio parere si può avere guardando un film. The Neon Demon è davvero un’opera pazzesca in cui per certi versi si affrontano tematiche simili a The Substance, affiancate a uno splendido discorso sulla bellezza pura. Consiglio assolutamente di recuperarlo e mi piacerebbe moltissimo sapere la tua in un video a riguardo. Io dopo la prima visione rimasi immobile a fissare lo schermo, esattamente la sensazione di cui parlavamo prima.
@Unragazzocheparladicinema lo cerco. Grazie.
Bella recensione ma perché prima del video mi è apparsa la pubblicità del nuovo film di Bisio?... è da trent'anni che il cinema italiano va' avanti con i vari De Luigi, Bisio,Albanese, possibile che siano questi i film italiani più visti? comunque in un altro video ho sentito che questa registra è acerba, si forse come numero di film non certo come età visto che ha quasi cinquant'anni
@mr.humbert3411 grazie per il tuo messaggio. Non so cosa faccia l'algoritmo di UA-cam, suppongo che metta pubblicità riguardanti il cinema dove si parla di cinema. Sulla regista acerba per me è legittimo qualunque parere, ma la cosa utile quando lo si esprime è motivarlo e approfondirlo.
TROPPO BELLO
@TONYMONTANA-v3f ah ah ! Eco come bisogna uscire dalla sala! Grazie!
@@IlCinemaDentroDiTe w il cinema
@TONYMONTANA-v3f sempre!
avrei tagliato almeno 15 minuti di finale. bellissimo il riferimento ai vari Frankenstein o the elephant man
@ginopino3626 da una parte condivido. Ma dall'altra mi dico: il troppo fa parte della natura profonda di questa narrazione. Deve essere troppa. Deve essere volontà di Impero e conseguenti tragedie umane. Tra qualche anno rivedendolo può essere che la risposta ci apparirà evidente. Grazie per il tuo passaggio.
Ciao Giovanni, ho visto il film ieri sera. La terza parte l'avrei evitata volentieri...la cosa interessante è il modo in cui vengono amplificati i primi piani e i rumori corporei, tutto è fuori, tutto esce. Alla fine mi ha lasciato la sensazione di vuoto.
@ss-jf9ne grazie per il tuo passaggio. Sì capisco la sensazione. Una dimensione spettacolare così spinta poi va verificata a film finito, quando torna il silenzio.
Buongiorno mi piacerebbe la sua recensione su Partenope. Non mi è assolutamente piaciuto 😢
@silvanaconti7893 buongiorno e grazie per il messaggio. Purtroppo non ho visto il film. Mi spiace che non sia stato un bel viaggio.
Sono appena uscita da Partenope…
Aspetto che mi giri ancora un po’ dentro ..per ascoltare cosa mi muove ..un paio di scene mi hanno molto disturbato …e mi sono chiesta veramente …perché ??? Magari illuminatemi voi …..
@enricaferro5417 buonasera, grazie per il tuo passaggio. Non ho visto il film ma ospito e seguo il vostro confronto volentieri.
La miglior recensione che ho letto. Vero.
Però a livello formale, la regista ha un tantino esagerato. Poi è un continuo citare altri capolavori e registi. Mio modesto parere, ho preferito di gran lunga un' altro film capolavoro x me, MEN💗
@gastonepaperetto6832 Grazie per il tuo messaggio. Il linguaggio qui è davvero un elemento pervasivo. Al mio occhio ha dato fastidio il terzo atto, ma non ha tolto la lucidità di cogliere la bellezza del tutto, come per te.
Ho dovuto sorbirmi le peggiori e superficiali banalità da parte di UA-camrs/influencers impegnati più a promuovere sé stessi piuttosto che i temi interessanti che the substance suggerisce.
Finalmente, dopo giorni di ricerca, una recensione degna di questo nome! 😅
Bravo e grazie per le riflessioni!
@barone_ASHURA grazie, ma ci sono bellissime riflessioni su questo film in giro. Magari bisogna spigolare anche dove non ci sono grandi numeri, però ti ringrazio di cuore.
@@IlCinemaDentroDiTesul discorso dei numeri hai perfettamente ragione.
In giro solo lunghi elenchi delle citazioni (e vabbè), interpretazioni inutili e contorte del 503, "la voce al telefono è maschile", "il bagno degli uomini è più bello del bagno delle donne", "è troppo poco femminista" (cit. La Repubblica)...
Direi che il film si presta a pensieri più profondi: oltre a ciò che hai evidenziato tu, la completa solitudine di Elisabeth per esempio, l'ossessione e la dipendenza di Elisabeth a rimanere aggrappata ad ogni costo a un mondo che anche lei ritiene disgustoso. L'illusione dell'eterna giovinezza e la vanagloria, che la trascinano a sperimentare (sono in due a sottoporsi alla sostanza, 207 e 503) su di sè cio che si rivelerà da subito irreversibile, fino all'autodistruzione.
@barone_ASHURA ecco questo è un aspetto bellissimo che in realtà non ho considerato nel video: "la dipendenza di Elisabeth a rimanere aggrappata a ogni costo a un mondo che anche lei ritiene disgustoso".
Questa la trovo una cosa così vera e così umana ben al di là dell'appartenenza di genere...
Grazie.
@@IlCinemaDentroDiTegrazie a te e agli altri commentatori per lo scambio di idee!
Buonasera, ha fatto la recensione di Vermiglio?
@cristinaizzo2634 grazie per il messaggio. Sono molto curioso di vederlo ma non ci sono ancora riuscito.
Visto il film qualche settimana fa e se a primo acchito mi era piaciuto molto (con qualche riserva sul finale), ripensandoci molte cose mi infastidiscono. Le continue citazioni (il 60% delle quali a Kubrick) sono un po' pacchiane e in alcuni punti davvero esagerate: secondo me la moquette di Shining e la musica di 2001 poteva risparmiarsele. Spesso è anche davvero ripetitivo nella messa in scena. Quando Demi Moore vede l'altro vecchietto che ha aderito al progetto ci sono almeno 4 insuadrature in cui mostrano diversi elementi che riconducono all'utilizzo della sostanza, quando era tutto chiarissimo dopo la prima. Alla fine c'è anche un foashback per ricordarci la frase delle "tette al posto del naso", l'ho trovato superfluo. Che ne pensi?
@samueleprevitali9722 grazie per il messaggio. Il citazionismo è tipico di questo momento e spesso ricorrente nei momenti di smarrimento e di decadenza. Come un aggrapparsi a qualcosa che si sente solido.
È anche un modo per risolvere situazioni narrative che non sappiamo risolvere altrimenti.
Ho visto anche io le citazioni di cui ti lamenti e nemmeno a me sono piaciute perché semplicemente mi portano fuori dal film. Ma il problema che sta dietro a The substance, che tuttavia non è un film stupido, secondo me è ancora un altro. Magari penso a un video su questo.
@IlCinemaDentroDiTe no, non è per nulla stupido, però tra questo, l'eccessivo didascalismo di alcune scelte e la cattiva scrittura di alcuni personaggi (bilanciata però da un'eccellente scrittura di altri) l'iniziale entusiasmo sta scemando.
Ora sono curioso, mi piacerebbe molto vedere un tuo video a riguardo.
Questo film è la dimostrazione dell'equivoco più grande dei nostri tempi: quantità non è qualità o meglio, non necessariamente. Al netto dell'estetica e della fotografia che è così perchè ha d'esser funzionale bisogna fare un'analisi o meglio, offrire un controcanto. Lo scopo del film non può essere solo ed esclusivamente legato al simbolismo, al surrealismo. La pellicola parte con una storia strutturata e narrata. La totale deriva surrealista e grottesca è finale ed è il transito tra una narrazione "open" ad una "flat" ad essere non totalmente riuscito. L'innesto su cui la storia gravita è di carattere fantascientifico; lo è perchè la sostanza stessa è la rappresentazione dell'elemento fantascientifico. Ed una buona scrittura fantascientifica esige un sistema scientifico ad hoc che possa reggere i possibili paradossi interni e strutturali dell'opera. Vale a dire che il patto di sospensione dell'incredulità non può essere un elemento assodato, a prescindere. Trova compimento e spiegazione nelle componenti strutturali dell'opera. E qua abbiamo una storia che parte con un piglio strutturale che non riesce a giustificare, tutto immolato sull'altare del sacrificio, cioè della storia stessa. Abbiamo dei corpi poggiati per terra che non hanno alcun fenomeno septico o potenzialmente mortale per la salute. Le procedure utilizzate sono assai poco ortodosse. La protagonista sutura alla bene e meglio se stessa senza conoscenze mediche, una porta è fabbricata ad hoc senza alcuna logica. Eppure sappiamo di come determinate scelte abbiano bisogno di determinati stratagemmi per giustificarle agli occhi di chi guarda. Non si deve assolutamente delegittimare lo spettatore "somaro" che non coglie la citazione a Cronenberg o che non coglie il simbolismo di fondo. Il citazionismo è fine a se stesso ed è uno sfoggio di vanità. Ciò è vero non solo nel caso di questo film ma rappresenta in qualche modo un dato di fatto. Il simbolismo diventa focale nell'ultima mezz'ora di film, non prima. Prima è sullo sfondo. E questa chiave di lettura fa tutta la differenza di questo mondo. Questo perchè al netto dei simboli precedenti non parlavamo ancora di surrealismo.Prima c'è una storia. Non è un metafilm, non è un racconto di Malzberg. E' una storia che implode in una spirale discendente che sfocia poi nel più totale ed assoluto surrealismo. Ad un certo punto diventa davvero Beckett. Ed è lì che è giusto non voler più trovare il senso di una trama che non deve più avere senso alcuno. Ma lo spettatore deve giungere ad un'ora e quaranta di film per poter ammettere che effettivamente non c'era da sottilizzare sui dettagli? E' tutto fin troppo facile e comodo, è un modo per lavarsene le mani. La scena finale, con l'epilogo sulla stella è di una tale banalità e mi verrebbe da dire che è sicuramente stata voluta così. Il film è grande ma non è un bel film.
@cosimocaggia560 bellissima analisi, grazie.
Come dicevo nel video, è un film che a mio avviso ha 4 rotazioni di genere. Le rotazioni sono difficili da sostenere e le incongruenze ci sono, come giustamente lamenti tu. Perché a volte ubbidire alla convenzione di un genere ti sottrae all'ubbidienza che devi al genere precedente. E qui ci sono i buchi. Se leggi c'è qualcun altro qui nei commenti che sta "protestando" su questioni abbastanza simili.
Sono pienamente d'accordo sullo spettatore "somaro" anche perché spesso quello spettatore sono io. E perché come ripeto spesso il pane non è fatto per i panettieri: un film deve essere fruibile per chiunque nei limiti del possibile.
Aggiungo al tuo disappunto per le citazioni il fatto che per me sono anche un modo per risolvere punti che non si riescono a risolvere. Le citazioni spesso riguardano soluzioni geniali prese da altri in altri contesti. Fanno proprio comodo per uscire da guai più grandi di noi a volte.
Detto questo... trovo che questo film riesca comunque a parlare perché in questo momento siamo esacerbati su questi due temi: eterna giovinezza e autodeterminazione di fronte alla morte. In più il carrello scorre sul binario del femminismo e per quanto giusta sia la lotta, non ne esiste nessuna che non possa essere strumentalizzata o cavalcata.
Sui buchi di sceneggiatura bisognerebbe ragionare.
Quelli che non solo tu stai denunciando, ci sono tutti. Quel che mi domando io è a che pubblico ci troviamo di fronte oggi. Che tipo di relazioni ha il pubblico con l'esigenza di una coerenza totale. Per me era inaccettabile anche da piccolo che se Pluto era un cane, fosse un cane anche Pippo.
Ma a me dà fastidio anche che al capolinea della metropolitana ti avvisino di non lasciare niente a bordo. Come se lasciare a bordo qualcosa a metà del percorso fosse diverso.
Quindi nel merito siamo d'accordo. Nel metodo non lo so. Perché il cinema è un'industria che deve funzionare e oggi la gente è cambiata. In assoluto, le storie senza buchi rimarranno sempre storie più forti di quelle con i buchi. Quanti si accorgeranno della differenza però?
Il corvetto
@ChiaraClemente-x6g buonissimo poi con funghetti e polenta. 😀
Che finale! Credo sorriderò per le prossime ore ripensandoci … davvero simpatico!
Il film sono contenta di averlo visto con mio figlio di 21 anni, grande appassionato di cinema, che mi ha offerto (anche se anche lui come me era un po’ sbigottito all’uscita). Film da vedere, trabocca di citazioni di favole … dal gobbo di notre dame a cenerentola .. la bella addormentata e cinematografiche . Interessante. Non il mio reggere, mi ostino a vedere i film di kronenberg per uscirne sempre più alienata … spero sempre che i grandi registi abbattano alcuni stereotipi facili (in questo caso la contrapposizione tra la strega e la giovane e bella … se avete tempo ascoltate qualche estratto dalle interviste di Michela Murgia sul tema … o la contrapposizione tra generi , molto molto rigida e netta ….). Preferisco un cinema che non spiattella tutto… mi ha colpita una frase di mio figlio “fammici arrivare da solo”.. questo film dice molto molto chiaramente quel che vuole far arrivare . Demi Moore straordinaria ! Lo rivedrei ? Purtroppo si… dipendenza da sala cinematografica 😅
@jenniferchiarolanza1394 grazie per averci riportato anche le parole di tuo figlio. A cui direi che - secondo me - questo film non vuole "dirti" delle cose, e nemmeno permetterti di arrivarci da solo. Questo film vuole travolgerti, con un linguaggio, un montaggio, un acting, una fotografia torrenziali. Ti strattona, ti sommerge, ti scuote. Almeno nelle intenzioni. Quindi chiedere di farlo un po' meno è come chiedere un western con un po' meno cavalli.Chiedere all'auto scontri di andare un po' più piano.
Il punto "problematico" è stato per me il terzo atto. Lo splatter mi fa uscire da ogni gioco, il grottesco a volta mi annoia perché mi sembra un'uscita facile. Quindi diciamo che non sono impazzito come gusto personale. Ma il film funziona davvero bene a mio avviso.
Gli spunti di riflessione in questo video li trovo davvero preziosi ed edificanti, li sento anche piuttosto affini a quelli che ho maturato io nei giorni seguenti alla visione del film in sala. Sopratutto il capitolo dedicato al bisogno di essere amati, lo trovo illuminante.
Perciò mi permetto di fare qui un banale copia- incolla di un commento che avevo lasciato altrove qualche giorno fà, dove esprimevo la mia interpretazione riguardo alcune scene del film con le annesse riflessioni che questo The Substance mi ha fatto fare e che a mio giudizio in qualche modo credo si colleghino a quanto detto in questo video.
*
" Credo che la scena sul palco del "mostro" con il sucessivo bagno di sangue serva a far riflettere lo spettatore sulla fatidica domanda: chi è davvero il mostro? (certo.. niente di particolarmente originale, lo faceva già Lynch più di 40 anni fà con The Elephant Man, e anche altri prima di lui)
E la risponda a questa domanda volendo è riconducibile a quella voce fuori campo che insiste nel ricordare a Elizabeth/Sue: "Remember.. you are one!"
Così come Elizabeth e Sue sono la stessa persona, però dissociate per via dell'odio che Elizabeth prova verso se stessa e incapace di accettarsi per quella che è, anche il mostro è UNO, senza una reale distinzione o separazione tra quello che è diventata Elizabeth/Sue e il pubblico che è lì a giudicarla, nel bene o nel male.
Sarebbe stato nel bene, se su quel palco sarebbe salita la bellissima e perfetta Sue (prodotto delle aspettative della stessa Elizabeth e del pubblico che è in quella sala lì per vedere lei), dagli occhi e l'abito scintillanti, dalle forme sinuose e dal sorriso perfetto. Invece sul palco si rivela il mostro.
Un mostro che da una parte rappresenta la caduta definitiva interiore di Elizabeth, dove finisce per pagare le conseguenze della sua mancanza di equilibrio e di accettazione verso se stessa, ma fortemente condizionata dalle aspettative e dai giudizi della società in cui vive, che la spingono nella direzione di essere ossessionata dal proprio corpo e dalla propria immagine. Dall'altra parte invece, il mostro fà da specchio al pubblico giudicante, che lo definisce come tale, inconsapevole quanto Elizabeth e Sue di ""Remember.. you are one!". Di fatto finisce tutto in un unico bagno di sangue.
Il mostro sul palco non è nient'altro che il prodotto di una società troppo individualista e senza equilibrio, ancora troppo attratta dalla superfice e dall'apparenza, così tanto da non curarsi della "matrice", cioè di ciò che conta davvero in una società per farla funzionare come un UNICO grande meccanismo sano, armonioso, fatto di persone sane, dotate di empatia e capacità di comprensione gli uni degli altri.
Ragion per cui Elizabeh si dissocia da Sue e viceversa.
Elizabeth invidia Sue perchè odia se stessa e di riflesso Sue odia Elizabeth e la respinge. Entrambe si dimenticano di essere la stessa persona, si sentono 2 cose separate e si fanno la guerra a vicenda. Ognuna pensa solo al suo tornaconto personale, mancano di empatia, non si capiscono e quindi si disprezzano. ( parallelismo anche con lo scontro generazionale )
Così come la nostra società ancora troppo spesso è fatta di un esasperato individualismo, mancanza di empatia, di comprensione... quindi ci disprezziamo, ci schieriamo, ci polarizziamo, destra o sinistra, ci facciamo le guerre, facciamo persino la guerra dei sessi. Come individui pensiamo troppo spesso solo al nostro tornaconto personale dimenticandoci di essere una parte di una società, che per funzionare ha bisogno di collaborazione e di equilibrio.
Il risultato? è un unico bagno di sangue ed un unico mostro, che da vittima diventa carnefice in un ciclo perpetuo che continua a generare mostri. "
*
Aggiungo una piccola conclusione inedita.
Riconoscendo il vero mostro, senza voltargli le spalle facendo finta che non esiste, nascondendolo dietro la porta del bagno e rimandando l'inevitabile, abbiamo uno strumento in più per comprendere ed elaborare il nostro bisogno di essere amati, di come l'abbiamo distorto e frainteso, ma sopratutto di come possiamo trovare la forza e il coraggio di lasciarlo andare, passando così dal bisogno di essere amati all' amare attraverso lo step necessario dell'accettazione. In primis amando noi stessi, così per come siamo, non per come appariamo.. il resto poi probabilmente vien da sè, come di riflesso, perchè dopotutto.. ""Remember.. you are one!"
@AlexFace11 grazie per questa lunga riflessione che centra il perno tematico del film e il suo sostanziale dolore. Al di là dei gusti è una sceneggiatura che ha un senso davvero
@@IlCinemaDentroDiTe Grazie a te. Una delle cose che mi piace di più del tuo canale, è proprio questo approccio differente, che và oltre il gusto personale, ed analizza e riflette sulle opere cinematografiche in maniera più universale e introspettiva. Senza però annullare del tutto il tuo gusto, che ha comunque un suo valore. Ogni soggettiva è in qualche modo unica, quindi meritevole di attenzione.
@AlexFace11 ti ringrazio. Per me il funzionamento delle storie è un fatto tecnico e mi piace osservarlo semplicemente da story analist. E poi naturalmente ognuno ha il suo punto di vista ma se non si fa la gara a chi ha ragione, si scopre che le ragioni sono tante. Tu ti prepari l'analisi di una scena, poi incontri gli attori e scopri da loro che le cose potevano stare ancora in un altro modo. Mi succede ancora oggi e ancora oggi mi meraviglia.
@@IlCinemaDentroDiTe Uno degli aspetti più belli del cinema e dell'arte in generale, è proprio questo. Un opera che è stata realizzata dall'autore con un intento, può comunque stimolare riflessioni diverse a seconda di chi la osserva. (Che è un po come la vita, nessuno ci da il biglietto delle istruzioni su come viverla o interpretarne il senso.)
C'è chi si avvicinerà molto o completamente a quella visione.
A volte invece potrebbero nascere sovraletture, ma alcune di esse spesso hanno comunque una logica legata al film. Magari non era l'intento dell'autore o dell'attore così come noi l'abbiamo interpretato, però quell'interpretazione dello spettatore in qualche modo funziona lo stesso. L'opera ci ha comunque stimolato una riflessione non banale e degna.
E a proposito di meraviglia...
delle volte ci sono persino opere che sono state realizzate (permettimi di usare questa espressione) talmente in uno stato di grazia, che l'autore stesso non è del tutto consapevole della bellezza e della profondità che è riuscito ad imprimere nella sua opera. Che magari va persino oltre quello che era il suo intento, dove chi osserva a volte riesce persino a cogliere sfumature che l'autore ha realizzato senza nemmeno farci caso mentre era nel suo flusso creativo. E lo stesso può valere per la recitazione di un attore.
@AlexFace11 diversi studi sulla comunicazione mi pare riferiscano che la maggio parte di ciò che comunichiamo passa nonostante noi. Non controllato e persino non voluto.
Per cui figurati il cinema.
È proprio uno spostamento di centro rispetto a ciò che ai miei tempi si insegnava nelle scuole primarie: che cosa voleva dire l'autore.
Che cosa voleva dire Omero? E che ne so. So che migliaia di uomini si sono fermati sulle sue parole ognuno di essi leggendo una storia diversa. Dal che si capisce che - come già detto più volte nei video - la grandezza di una storia non sta nel messaggio volontario o involontario del suo autore, ma nella quantità di letture che ha permesso nel tempo. Nel sua capacità di essere vista da tante parti diverse.
Paradossalmente, tanto più una storia è grande, tanto meno è del suo autore e diventa del mondo e degli uomini.
A me hanno molto colpito alcune simbologie del film.
Ne cito alcune random.
Il codice binario nel bagno - Quel bagno è un luogo/non luogo, un luogo caratterizzato da degli oggetti, ma da oggetti ridotti all'osso.
Sono 5: (1) le mattonelle bianche, con fughe nere; (2) l'orologio; (3) lo specchio; (4) l'acqua; (5) il kit.
Sono tutti elementi esistenziali. Mi paiono trallaltro non legati meramente all'esistenza umana (quello è tutto ciò che è fuori dal bagno), ma all'esistenza in quanto tale. Lo specchio è la coscienza. L'orologio il tempo. Le mattonelle bianche il codice binario, da cui l'esistenza prende le mosse (luce-ombra). L'acqua è l'origine della vita. Che però nell'accezione data dal film e relativamente all'esperienza umana (la doccia) è l'abluzione, il purificarsi dai peccati commessi (iconico lo strofinare ostinatamente il dito deforme). Infine, il kit è la tecnica, originariamente assente, ed introdotta dall'essere umano per piegare le leggi dell'esistenza. Piegare però a proprio rischio, senza chiare istruzioni sulle conseguenze (il tutto ha un rimando forte a Prometeo).
Mi ha colpito in particolare appunto il codice binario delle mattonelle (bianco la luce, fughe nere l'ombra), che è un tema chiave dell'esistenza umana (bene-male). È reso in varie opere come scacchiera dove si hanno i neri (il male) contro i bianchi (il bene), es. in Metamorfosi di Narciso e Maschera di scacchi in mare di Dalì, o in L'Enigma dell'arrivo e del pomeriggio di De Chirico. Ma è un tema presente anche (non come scacchiera e non meramente relativo alla morale umana, ma più genericamente come luce e ombra, codice binario) in opere come Interstellar (tesseratto, comunicazione binaria, tuta da astronauta bianca nel nero dello spazio etc).
Nel film non so se effivamente c'è stata una resa volontaria o inconscia però mi pare che quella simbologia sia emersa, anche se le mattonelle non sono effettivamente una scacchiera bianco-nera. Forse non sono una scacchiera bianco-nera perché la resa visiva ne sarebbe stata compromessa, o forse invece la volontà era di sottolineare che Elizabeth è senza colpa (mattonelle tutte bianche) perché frutto di un contesto sociale che ha generata la persona, mentre il vero peccato lo compie la coscienza sotto forma di Sue non nel bagno, ma all'interno della (da lei creata) stanza completamente buia. Una stanza/inferno dove compie e reitera il peccato di ubris, di travalicazione delle leggi di natura tramite la tecnica (di nuovo, Prometeo). Peccato che il suo alter ego rileva solo quando torna "in se", si rivede nello specchio/coscienza, quando cioè torna cosciente delle proprie azioni/peccati commessi.
Altra simbologia interessante è corridoio della vita, dove vengono prima affissi tutti i successi della vita di Elizabeth, e poi quelle due apparizioni televisive di Sue, che evidenziano più il vuoto lasciato dalla rimozione di Elizabeth che riempire il corridoio. Trallaltro iconico il momento in cui il demone/produttore entra da fondo al corridoio (fine vita/morte) e vi sono solo i due tabelloni di Sue, quando lo spettatore ( e forse anche la protagonista stessa) sanno già che non sarà possibile completare l'affissione di tutto il corridoio/corridoio con altri eventi.
Poi ci sono altre simbologie, tipo tutte le entità demoniache (produttore/demone circondato da demoni, azionisti nel corridoio); angelo della morte/motociclista nero; infermiere/tentatore; voce telefonica/altra figura demonica che guida le azioni del tentato etc), ed altre ancora (tipo il fatto che il corridoio Sue ed Elizabeth, in quanto esseri umani, lo percorrono solo in una direzione, mentre il produttore, in quanto entità demoniaca trascendentale, lo percorre in senso opposto, dalla fine/morte verso Elizabeth/Sue che lo percorre invece in senso unidirezionale)
@Dema.M.a bellissimo percorso di segni. Grazie.
Per curiosità, tu come la vedi la soluzione di mettersi la foto di Elisabeth e non la sua, sul volto mostruoso? Secondo me c’è un significato (che però non colgo) anche lì…
@Artigianella bellissima domanda.
Ti dico come la vedo.
Una storia è sempre la storia di qualcuno. E se è la storia di qualcuno non è mai la storia di qualcun altro. È una banalità? Vediamo.
Nel film, concettualmente Elizabeth deve ricordarsi di essere una sola, perché drammaticamente tutto ci dice il contrario: la realtà è che le due parti sono in un forte conflitto.
Ognuna delle due parti è polarizzata molto fortemente: Sue è il DESIDERIO di vivere. Elizabeth, la PAURA di morire.
Ma la matrice è Elizabeth.
Elizabeth fa partire la storia.
Elizabeth opera la scelta di cominciare tutto e sempre Elizabeth sceglie di farlo finire.
Concettualmente sono la stessa cosa ma drammaticamente la protagonista è Elizabeth e questa è la SUA storia.
È lei che fa il viaggio fino in fondo, sebbene in un altro corpo generato da Sue, ma stiamo parlando della stessa entità. È il suo "polo" drammatico che compie il viaggio fino in fondo e che va incontro alle estreme conseguenze di questo percorso.
Vedi quanto in realtà non sia banale ricordarci che se una storia è di qualcuno, non è di qualcun altro.
@ grazie di aver spiegato il tuo punto di vista, assolutamente plausibile 😃
E, soprattutto, grazie per l’approfondita recensione. Sei riuscito a farmi digerire la parte finale! E non è poco 😉
@Artigianella grazie sempre a voi che contribuite con il vostro pensiero.
Ieri l'ho visto e il finale mi aveva lasciato perplesso, proprio per via di questa esplosione di sangue che sfocia nel ridicolo. Lo trovavo molto più disturbante nelle parti in cui suggeriva la deformazione e la perdita di controllo sul mostruoso senza sbatterle in faccia. Non avevo pensato alla sua interpretazione: il film si sfalda progressivamente assieme alla sua protagonista. Interessante.
Per certi versi questo film mi è sembrato la controparte orrorifica di Barbie (penso anche alla figura del capo del network e alla vista dall'alto sulla città, che mi hanno ricordato il film di Greta Gerwig): là dove l'uomo resta una macchietta imbecille, la donna scopre l'altra faccia dell'essere bambola.
@albertodorsi grazie per questo messaggio e per questo collegamento con Barbie che in effetti ha un suo senso. Ci devo pensare perché è complesso: non so quanto Elizabeth sia consapevole di essere bambola, forse Barbie fa più strada in questa presa di coscienza. Se devo dire, a gusto personale, né l'uno né l'altro film mi sono entrati nel cuore, ma è interessante questa cosa che si sta muovendo intorno al femminile.
Le parole del Maestro Covini mi fanno pensare al fatto che ossessivamente nel film viene richiamato il concetto di unicità (: tu sei unica ...) e raccordo tale suggestione alle parole del Covini riflettendo sul fatto che il film si proposto da una donna regista. Che sia una velata critica (non una bocciatura, ma una sfumatura interpretativa) del femminismo
?
@basiliogrande5595 grazie del tuo passaggio anche se come già detto qui di maestri non ce ne sono.
Secondo me qualcosa di apparentato con quel che dici si sta muovendo piano piano.
Non credo direttamente contro il femminismo, che inteso nel suo senso vero e migliore trovo necessario, quanto in direzione di una presa di responsabilità da parte di tutti, qui in particolare delle donne.
Mi spiego.
Nella conferenza di Cannes, Demi Moore ha detto "Il problema è in che modo tu ti relazioni al problema". In altre parole: invecchiare è inevitabile, di per sé forse non sarebbe nemmeno un problema. Ma è cruciale il modo in cui tu ti ci relazioni. Questa sua frase mi sembrava restituire un po' di responsabilità anche a ogni donna per sé, nelle sue personali scelte. Se non ho capito male.
Forse quindi non è tanto una critica a certo femminismo quanto un tentativo di far crescere ed evolvere alcune posizioni.
Non so se ce la posso fare
@veraguidorizzi1252 Se hai voglia di rischiare, sai che puoi sempre uscire.
@@IlCinemaDentroDiTe come nel film! Puoi smettere, ma nulla tornerà più come prima!
@silvanabula6352 è vero.
qualcuno ci ha visto molto cronemberg come me?
@gianlucagiordano-ds8nj ma assolutamente! Crimes of the future da morire.
@@IlCinemaDentroDiTe c'è anche un poster pubblicitario di uno sterminatore di scarafaggi ,,,omaggio a Il Pasto Nudo
@gianlucagiordano-ds8nj Sì assolutamente. Poi in quel momento siamo nella sequence che di solito ha tra le sue caratteristiche quella di raccontarci l'ingresso dell'eroe in una sorta di trappola. Perfetto.
Le esegesi fanno lo stesso rumore delle unghie sul vetro. Il film parte con un'idea abusata al cinema decine di volte, quando si tratta di sviluppare il tema perde completamente il senso della narrazione, diventa senza volerlo una caricatura, fino a rendersi comico involontariamente. E' tutto sballato. A quale fine prendere una sostanza che genera una altra persona da voi e vi relega a fare il donatore /servo / matrice. Se la coscienza non passa dalla matrice alla figlia e viceversa, che senso ha subire la procedura ?? E' un enorme buco narrativo. Nel film l'anziana che giovamento trae dalla sostanza: si fa una settimana sul pavimento del bagno ed una settimana a fare la serva per alimentare la giovane. Come è possibile che il fulcro della storia sia "siete una cosa sola" quando poi le due protagoniste non sanno l'una cosa ha fatto l'altra durate la settimana off ??? Va bene il surreale ma almeno la lucidità di partire da una situazione logica. Questo film si può solo descrivere con le parole di Fantozzi alla fine della proiezione della Corazzata Potëmkin. Amen.
@ea-js5cr grazie anche per questo commento, che non condivido ma che mi sembra molto sincero.
Per il rumore delle unghie sul vetro basta non ascoltarlo e andare dove sentiamo la musica che ci piace.
Quanto al film, il punto sta in una diversa lettura, credo, di quel "ricordati che sei uno".
Se fosse come dici tu, avresti ragione. Se fosse altrimenti, no.
Per me va bene in ogni caso, perché non c'è nessuno da convincere quando si parla di cinema. Grazie per il tuo passaggio.
@@IlCinemaDentroDiTe infatti il film deve ricordare continuamente alle due protagoniste che "sono uno" come scrivi tu. Contemporaneamente ognuna ha una propria coscienza, tipo madre e figlia. Tra i temi si parla di desiderio di immortalità, della eterna ricerca della possibilità di ritornare giovani. Ma la sostanza del film genera una persona più giovane e "migliore" ma che non condivide la coscienza con la "matrice" . Sarebbe come pensare di estendere il fine vita (causa malattia, vecchiaia etc) trapiantandosi (potendo) il cervello di un altro. Sarebbe l'altro a continuare a vivere. La soluzione della nostra coscienza la definiamo morte. E' tutto sbagliato dall'inizio e dopo non fa che peggiorare.
@ea-js5cr guarda è molto interessante quello che dici, tanto che stavo pensando di fare un piccolo video considerando queste cose.
A mio parere stai però sovrapponendo dei piani che non vanno sovrapposti. Quello logico razionale - che non fa una grinza - e quello narrativo.
Mi sembra che tu non consideri che lei è disperata. Il film racconta la disperazione femminile di fronte all'invecchiamento in questo mondo che non consente di invecchiare.
Per questo crede e cede a una promessa fallace. Se avesse la cognizione che hai tu (dopo aver visto il film), non avrebbe bisogno di fare quest'esperienza. Quando opera la scelta lei non ha idea dell'errore enorme che sta compiendo. Stai "accusando" la sceneggiatura di non aver dato a Elizabeth la consapevolezza che proprio questo viaggio le servirà a conquistare.
In perfetta logica drammatica, ogni viaggio di un personaggio è un percorso verso una disillusione.
Questo ti dico a livello di idraulico quale sono. Non entro nelle questioni di gusto, che trovo superflue.
Per come la vedo io, una storia è un difficile viaggio verso una lucidità che è meta e non partenza del percorso. Grazie per questo spunto molto rigoroso he hai dato.
@@IlCinemaDentroDiTe Al di la della funzione " fantastica" della storia, non stiamo contestando il fatto che necessariamente il patto con il racconto prevede la sospensione della credulità. parliamo di come la storia è coerente con il suo universo. mi sta bene che nel 2024 ci sia un programma tv di grande ascolto basato sull'aerobica, mi stanno bene le moquette anni 70, ok le ambientazioni anni 80. però è evidente che La protagonista assume la sostanza con la promessa di tornare giovane. dalla prima telefonata in cui si lamenta del risultato si comprende che la protagonista subito si accorge che la sua "copia" vive al suo posto. mentre il processo di sdoppiamento spiega bene che solo una delle due protagoniste è cosciente mentre l'altra è sospesa e che il tempo concesso ad ognuna è di una settimana in maniera alternata. è la trama che si contraddice. anche SE entrambe le protagoniste fossero state perfettamente attente alle regole, che senso avrebbe avuto per la protagonista anziana vivere la metà del tempo ? La storia crea un universo e poi lo tradisce quindi per cavarsela manda tutta la trama in vacca.
@ea-js5cr Prova a guardare la cosa con gli occhi di Elizabeth. Poni quando per esempio vede il proprio dito in necrosi, all'inizio del disastro. Un personaggio non ha davanti il mondo che vorrebbe, ma quello possibile. Il punto è che adesso ha cominciato e che si trova a condividere questo processo con una parte di sé (non un'altra persona) che non rispetta le regole. Prova a protestare ma le viene detto: sei sempre tu. Il punto è questo. È sempre lei.
Il film qui va sul problema dell'autogoverno che riguarda ognuno di noi credo. Non siamo una voce sola, abbiamo dentro un parlamento che a volte si scanna in malo modo.
La promessa non è quella di passare una settimana sdraiata per terra per far vivere una ragazzina viziata e irresponsabile, ma di rivivere un tempo di splendore attraverso quella ragazzina. Perché sei sempre tu. La protesta di Elizabeth è una protesta tutta interiore, l'odio fra le due è un odio tutto interno a un unico individuo.
Cioè: è come se tu leggessi sempre Sue come altra cosa rispetto a Elizabeth. Ma quando Sue vive, è il momento in cui Elizabeth se la sta godendo mentre il suo corpo vecchio si sta rigenerando sdraiato nel bagno. Sue è Elizabeth che se la gode. Il problema è che le parti interne di noi non si parlano, si abusano, si danneggiano.
Per questo non nego che il film sia pieno di buchi (non so, il retro del bagno per me è abbastanza ridicolo) ma non condivido l'idea che sia una sceneggiatura senza una sua logica.