Wittgenstein, in breve.

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  • Опубліковано 1 жов 2024
  • Breve introduzione a Ludwig Wittgenstein.
    Dal Tractatus logico-philosophicus alle Ricerche filosofiche.

КОМЕНТАРІ • 25

  • @fenomenologicamente
    @fenomenologicamente  4 роки тому

    Per lezioni private di metafisica, contattami qui!
    liberolibro93@gmail.com

  • @danf.5744
    @danf.5744 3 роки тому +1

    Wittgenstein come Hegel? Mmmh... E la dialettica come si combina con le tavole di verità? E con il processo storico?
    Considerando poi che uno dei pochissimi libri di filosofia che ha letto e riletto più volte è stato "il mondo..." di Schopenhauer...

  • @gabrielemoscato4757
    @gabrielemoscato4757 4 роки тому +2

    Ti ringrazio perchè con questo video e con quello relativo al trascendentalismo a posteriori mi hai chiarito molte questioni che avevo da te già sentito esplicitare in altri video ma che non avevo chiare

  • @RaimondiClaudio
    @RaimondiClaudio 2 місяці тому

    Complimenti.

  • @elettrikman20
    @elettrikman20 4 роки тому

    Gran bella lezione, molto interessante; è chiaro che però se la metafisica, dato che non parla delle cose del mondo, dovrebbe però essere storicamente parte di esso, proprio per questo la metafisica si palesa come la foglia dell'albero della storia del mondo... Quindi pur dicendo che i referenti, le cose "tangibili", non sono metafisica, si starebbe facendo una metafisica: poiché l'immediato esperito è in ogni caso non-esaustivo per ciò che riguarda la limitatezza del'apparire fenomenologico, solamente a posteriori è possibile categorizzare in un modo o in un altro il fondamento e ciò che il fondamento implicherebbe.
    Il problema soggiace all'interno dell'assunzione di una determinazione, la quale è il punto di partenza di ogni filosofia, ogni filosofia si pone come punto di partenza un qualcosa come evinto, sia nel dubbio che nella certezza, ma quel qualcosa di evinto è "detratto" dall'immediatezza dell'esperienza, dunque il riferimento non è mai in toto ciò che è filosofia, bensì vi è una sorta di residuo fideistico che comporta la corrispondenza fra il riferimento e l'immediatezza, non più immediata, dell'esperienza...

  • @lucaepaolo2012
    @lucaepaolo2012 4 роки тому +1

    Ciao Paolo, quale traduzione preferisci del Tractatus? Colombo o Amedeo Conte? Vorrei chiederti inoltre se ti sei mai occupato della filosofia analitica del diritto (rectius: della deontica filosofica) di quest'ultimo, molto debitrice di Wittgenstein.

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  4 роки тому

      Io mi sono formato sulla traduzione di Conte. La trovo bella anche se poco accurata su un piano prettamente filologico. Pensa solo al was der Fall ist della prima proposizione che magicamente diventa "ciò che accade", è fuorviante! Comunque lo stesso Hadot elogiava la traduzione italiana, che per certi aspetti è degna di nota. E no, non mi sono occupato mai di filosofia del diritto, in generale: non mi occupo di filosofia pratica.

    • @lucaepaolo2012
      @lucaepaolo2012 4 роки тому

      @@fenomenologicamente sono d'accordo con te. Quanto a Conte, di filosofia pratica praticamente non c'è traccia: le sue ricerche si occupano di ontologia della regola, di ontologia sociale, semiotica, pragmatica e logica filosofica della deontica. Può essere interessante. Un caro saluto e tanti complimenti per questi tuoi video, al cui ascolto cerco di riservare spesso uno dei momenti più piacevoli della giornata.

  • @mariotinnirello1484
    @mariotinnirello1484 3 роки тому +1

    Bella lezione. Complimenti. Un solo appunto ove si parla del fatto che in qualche modo l'eccedenza negativa (il limite) ponga il pnesiero del Tractatus più nell'alveo dell'idealismo hegeliano che non all'interno del trascendentalismo kantiano. Nella citazione di Sini si accomunano Hegel e Fichte per spiegare più o meno lo stesso concetto. Orbene a me pare invece che tale implicazione (eccedenza negativa--->idealismo hegeliano) non sia appropriata, quantomeno in riferimento al Tractatus di Wittgenstein. Si suppone che la forma logica della proposizione non esaurisca la possibilità di significare del linguaggio in essa traducibile (benché già l'utilizzo del verbo "tradurre" ponga problemi ma ci torno dopo) perché è possibile che esista un linguaggio la cui forma logica è indistinta (quindi in teoria incapace di "dire" ciò che raffigurerebbe) e che tuttavia viene compresa, come il famoso gesto di Sraffa che "dice" qualcos ama non "mostra" il suo senso, cioè il suo essere vero o falso. Tuttavia rimane il fatto che il gesto, in quanto significante, venga compreso all'interno di un vissuto condiviso - cioè da due parlanti che condividano lo stesso contesto all'interno del quale quel gesto non solo è significante ma ha anche un significato. Ora, nelle Ricerche, Wittgenstein, ha "liquidato" la questione con l'introduzione dell'idea di Gioco linguistico che consiste, in breve, della possibilità di significare diversi significati in funzione del contesto condiviso in cui il linguaggio si applica. Così il gesto di Sraffa viene a significare "non mi importa". A questo punto Wittgenstein rimane sconvolto dalla provocazione di Sraffa e (diamo per scontata la leggenda) inizia il percorso che lo porta alla teoria del gioco linguistico e della condizione d'uso ove la teoria del Tractatus è soltanto uno dei tanti giochi linguistici possibili (sono d'accordo con te che le Ricerche non negano il Tractatus). In questo il riconoscere l'eccedenza negativa quale orizzonte di senso (sia in senso lato delle Ricerche sia in senso stretto del Tractatus) potrebbe far propendere verso l'incommensurabilità *effettiva* tra tutti i significati possibili nei diversi giochi linguistici e in modo indipendente dal significante e, in questo, comportare una lettura idealistica di tipo hegeliano ove l'emergenza di tale incommensurabilità ponga il senso *oltre* le possibilità di raffigurazione della forma logica del linguaggio. E' in questo senso, se ho ben capito, il Tractatus è più idealista hegeliano che non trascendentalista kantiano. Tuttavia W. non si rende conto che viene a comprendere immediatamente il significato del gesto DOPO che Sraffa gli SPIEGA che cosa significa. Cioè egli comprende il significato di quel gesto grazie alla "traduzione" che gli viene proposta. Se ciò è vero allora si potrebbe sostenere che l'idea di incommensurabilità tra forme di vita che, di fatto, rappresenta un punto cardine delle Ricerche, non sia del tutto adeguata. Se così fosse non si spiegherebbe come mai la "traduzione" che il giocatore del gioco linguistico dei gesti napoletani venga compresa da chi napoletano non è. Ciò significa infine che la "traduzione" è possibile non già in quanto confronto con una ipotetica significazione metafisica ma, più semplicemente, mediante applicazione di regole di corrispondenza ove la "traduzione" è semplicemente una raffigurazione sinonimica operata in senso stretto - un po' come se traducessi "IO SONO" con "I AM" o "EGO SUM" oppure, il che è lo stesso, come se traducessi Y=x^2 con a=b^2. Ciò significa che il linguaggio è più ampio della sua forma logica ma solo nel senso che è possibile ridurre alla stessa forma logica tante proposizioni differenti mediante regole di corrispondenza: si tratta solo di capire che una certa forma di comunicazione è (o non è) linguaggio - dunque nel momento in cui si riconosce che il gesto di Sraffa è comunque linguaggio allora si attuerà un meccanismo di studio dell'esistenza di regole di corrispondenza tratte dalla effettiva riduzione alla forma logica. E se, in questo modo, la "traduzione" è possibile allora è anche possibile sostenere che tanto il gesto quanto la sua "traduzione" condividono la stessa forma logica (metto traduzione tra virgolette giusto per dar ad intendere che non si tratta solo di traduzione della lingua parlata ma per intenderlo in senso più ampio che riguardi tutto il linguaggio - la facoltà del linguaggio ivi compresa anche la matematica, tanto per fare un esempio cruciale). Il che in definitiva mi porta a dire che "i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo" sia sì una eccedenza negativa ma lo è in quanto trascendetale nel senso kantiano, cioè in quanto determinata né nel solo intelletto né nel solo mondo ma nella relazione tra questi, che è l'unica possibile. Ecco che in questo modo l'orizzonte di senso della forma logica della proposizione rimane, per così dire, "ancorato" al linguaggio in quanto tale (e, precisamente, ai suoi limiti) senza la necessità di subordinarlo ad un orizzonte *emergente* per negativo (che è la mossa hegeliana). Se così non fosse, se cioè l'eccedenza negativa non è un limite trascendentale ma di qualche altro tipo, ci si troverebbe da un lato in balia della stessa critica che Frege mosse a Husserl nel riguardo dei fondamenti dell'Aritmetica e cioè che la cesura tra l'oggetto e la sua rappresentazione psichica farebbe rientrare la forma logica della proposizione in una rappresentazione meramente psicologistica e individualistica e quindi, in quanto tale, totalmente incapace di "agganciare" il significato oggettivo della proposizione stessa; dall'altro lato e all'opposto, ci si troverebbe in balia di una sorta di super/oltre-soggettivismo (cioè la mossa hegeliana per superare l'empirismo di fondo di Kant) che però sgancia l'oggettività dalla raffigurazione logica del linguaggio, nel senso che le separa conferendo all'una (l'oggettività) l'esser pietra di paragone a sé stante (la Verità in quanto diversa da verità logica) e all'altra, (la forma logica della proposizione) "soltanto" la mera capacità (o incapacità) di formarsi in funzione del rapporto con la Verità cioè, per dirla in termini wittgensteiniani, NON in quanto raffigurazione dello stato di fatto che rappresenta se fosse vera ma "solo" raffigurazione dello stato di fatto - la distinzione è sottile ma decisiva, secondo me . Infatti è chiaro che nessuna delle due critiche possono esser mosse al W. del Tractatus perché da un lato il "mio" mondo è non è quello della "mia mente" bensì quello del "mio" linguaggio (mossa simile a quella di Kant che parla di Intelletto/Ragion Pura in luogo di Logos/Ragione) - così si evita lo psicologismo - e dall'altro lato, proprio con la proposizione 4.0312 in cui si nega che le costanti logiche rappresentino alcunché, non sono cioè oggetti, si evita l'idealismo *emergente* hegeliano grazie al fatto che la Verità non entra in gioco nel determinare il senso della proposizione essendo esso "mostrato" dalla sua stessa forma - cioè la possibilità d'esser vera o falsa in senso strettamente logico e non ontologico.
    E' chiaro che anche in Wittgenstein, come in Kant, c'è una pre-supposizione cioè il fatto che l'esperienza del mondo non è solo il semplice rilevarne la sussistenza (empirismo humiano, per così dire) ma è l'incontro tra il linguaggio e il mondo (in Kant tra l'intelletto e il mondo) che è possibile in quanto raffigurazione della relazione tra linguaggio e mondo - cioè, in definitiva, di un modello a priori. In ciò la domanda metafisica non è dunque evitata del tutto (esattamente come in Kant) ma d'altra parte W. ne era ben consapevole tant'è che la penultima proposizione del Tractatus ne fa esplicito cenno: "Le mie proposizioni illustrano così: colui che le comprende, alla fine le riconosce insensate, se è salito per mezzo di esse, su esse, oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettare la scala dopo esservi salito). Egli deve superare queste proposizioni. Allora vede rettamente il mondo". Egli riconosce in definitiva che la 5.61 ("La logica riempie il mondo; i limiti del mondo sono anche i suoi limiti") forse non fa coincidere *davvero* i limiti del linguaggio con i limiti del mondo ma solo, si fa per dire, con i limiti della logica. La questione del significare, rimane quindi ancora aperta, in qualche modo, ma non sono convinto che ciò porti a Hegel - semmai a diversi approcci che:
    1. ne eradicano totalmente l'impianto (ad esempio Derrida e la differAnza) o comunque lo sospendono completamente (semiotica)
    2. riformulano le Ricerche Filosofiche in senso formalista: l'esempio è Dummett che propone una sintesi tra le Ricerche Filosofiche (indebolimento delle condizioni di verità verso condizioni di asseribilità: theory-of-meaning) e Frege (semantica della verificazione all'interno di una sistematica theory of meaning)
    3. indeboliscono il concetto di verità logica (logiche intuizioniste) o (il che è diverso ma ha le stesse implicazioni problematiche rispetto al Tractatus) introduzione del modo temporale (logiche temporali)
    4. Indeboliscono la possibilità effettiva della traduzione (olismo metodologico, Quine e Davidson)
    5. rafforzano la possibilità di elaborare la forma logica della proposizione: logiche epistemiche
    6. rafforzano la possibilità di ampliare la semantica sottostante (semantica a molti mondi)
    In nessuno di questi approcci (forse solo quello di Dummett, per certi versi, in quanto non nega la possibilità della metafisica salvo sussumerla comunque entro un logicismo di stampo fregeano) è richiesta la mossa hegeliana per la quale l'eccedenza negativa necessita l'ipostatizzazione di un significato metafisico - ma si preferisce (anche per sospensione, come nel caso della semiotica) elaborare il concetto di limite sempre *dall'interno* del linguaggio.
    my 2 cents.

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  3 роки тому +1

      Grazie per il ricchissimo commento. Sono consapevole del fatto che in questo contributo io abbia proposto una interpretazione molto forzata di Wittgenstein (più in generale, tutta questa rubrica di filosofia, in breve, mira a trascendere gli autori dei quali parla).
      Il mio punto di partenza era la distinzione kantiana che si trova nei Prolegomeni tra Grenze e Schranke: il limite del quale parla il Tractatus (die Grenzen meiner Welt) è limite in quanto è trasceso da altro (questa mi pare l'impostazione delle Untersuchungen) o è un limite absoluto; prendendo per buona la seconda, non ho potuto non percorrere la via adorniana dell'eccedenza che costituisce negativamente il Grenze. Ma, ripeto, ho volutamente frainteso il suo pensiero per potermene servire per i miei sporchi comodi, che sono quelli di proporre una fenomenologia idealistico-trascendentale. Ciao 😀

    • @mariotinnirello1484
      @mariotinnirello1484 3 роки тому

      @@fenomenologicamente ah ma allora è malafede! :-))
      Comunque (tolto il mio appunto ma ora si spiega il perché) la lezione è ottima.
      In effetti anche io forzo un po': rileggendo il mio commento credo si intuiscano gli occhiali kantiani con cui mi piace leggere il Tractatus.
      Un saluto

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  3 роки тому +1

      Un ottimo testo sul kantismo nel Tractatus l'ha scritto Bastianelli per Mimesis. Saluti!

  • @mirkomiorelli
    @mirkomiorelli 4 роки тому

    Ma come può essere considerato hegeliano un filosofo della logica formale come wittgenstein?

  • @massimoh1408
    @massimoh1408 3 роки тому

    Buongiorno Paolo. A breve inizierò a studiare Filosofia (da autodidatta), vorrei studiarla in modo sistemico. Ti chiedo se hai dei consigli per studiarla al meglio, nel senso che testi usare. Grazie!

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  3 роки тому +1

      Buongiorno. Ti proporrei di fare delle lezioni private con me ma ho al momento tutti i posti occupati.
      Ti indirizzo qui: ua-cam.com/video/h_zKsXPZG0U/v-deo.html

  • @fabioromano6891
    @fabioromano6891 4 роки тому

    Si potrebbe dire che quelle di Wittgenstein sono anticipazioni filosofiche del teorema di Tarski sull'indefinibilità del concetto di verità?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  4 роки тому +1

      Credo, come ho cercato di argomentare qui, che queste osservazioni di Wittgenstein siano più compatibili con la metafisica classica di lingua tedesca che non con le acquisizioni della logica. Ciò lo dico soprattutto facendo riferimento alle riflessioni wittgensteiniane sull'antropologia (Frazer), sulla psicologia e in generale sulle diverse forme di vita (Ricerche). La mia è solo una lettura tra le diverse possibili, da molti rigettata.

  • @silviavaccaro1959
    @silviavaccaro1959 4 роки тому

    Ciao Paolo! Innanzitutto complimenti per la tua preparazione. I tuoi video sono concisi e chiari, senza perdersi in retoriche trite e ritrite. Una domanda: qual'è la differenza in Wittgenstein tra senso e significato?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  4 роки тому

      Ciao Silvia. Per Wittgenstein i nomi hanno un significato, gli enunciati hanno un senso. Quindi la distinzione è assai diversa rispetto a quella fregeiana.

  • @silviavaccaro1959
    @silviavaccaro1959 4 роки тому

    Grazie per la pronta risposta.Capisco . Ma qual' è invece per Frege ?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  4 роки тому

      Frege ha posto la distinzione tra senso e significato nel saggio fondativo della filosofia del linguaggio. Ho spiegato il contenuto di questo saggio qui: ua-cam.com/video/r5IguDPr_FI/v-deo.html

  • @silviavaccaro1959
    @silviavaccaro1959 4 роки тому

    Grazie Paolo .

  • @addivvi
    @addivvi 4 роки тому

    Ciao Paolo, volevo chiederti se ti andava di dedicare una puntata alle opere di von Uexküll

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  4 роки тому +1

      Ciao. Purtroppo è un autore che non conosco bene. So che se ne è occupato Luca Guidetti, alle cui lezioni sarò sempre debitore. Probabilmente nei suoi scritti puoi trovare spunti interessanti per la comprensione di Uexkull.

    • @addivvi
      @addivvi 4 роки тому

      @@fenomenologicamente Ti ringrazio per il consiglio!