Tutta la verità che noi possiamo concepire è una parte della Verità sicché la Verità trascende sempre se stessa, è sempre oltre la sua parziale comprensione da parte nostra. Quindi bisogna ragionare affidandosi a ciò che oltrepassa il nostro massimo ragionare. Bisogna spingere al massimo la potenza della ragione lasciandosi abbracciare da cio che oltrepassa il sia pure più profondo e geniale sforzo della ragione. La ragione è sempre in lotta contro se stessa, in cammino oltre se stessa diventando sempre più vasta e profonda. La verità è sempre anche oltre, non solo dentro il movimento della ragione ed è, in quanto oltre, l' orgasmo della ragione al suo culmine, non la sua mortificazione. Piu che credere e ragionare io direi che bisogna valorizzare al massimo la ragione ed affidarsi, avere fiducia, lasciarci abbracciare e abbracciare e amare da questa creatività amorosa che ci supera da ogni parte
Se è vero che l'amore è un sentimento e, come tale, nasce spontaneo in noi, allora forse la Predestinazione è una teoria correttamente fondata, in quanto anche l'amore per Dio (come ogni altro), c'è o non c'è, oppure si forma o no, indipendentemente dalla volontà dell'individuo; per cui siamo fatti, o, in questo caso, siamo stati fatti, predestinati a poter amare o non amare Dio. Lo stesso potrei dire di quella fede che sussiste indipendentemente dall'esperienza e dalla ragione, che anzi, riesce a resistere strenuamente agli assalti del dubbio (figlio della ragione), anch'essa un sentimento, quindi qualcosa che prescinde dal potere decisionale dell'individuo. Che la sua genesi sia "ontologica" o che dipenda dal modo in cui veniao cresciuti ed educati (o entrambi), comunque il sentimento lo proviamo come possiamo, se possiamo. Io, ad esempio, "cerco" Dio da tutta la vita, non ci credo - non riesco ad aver fede nella sua esistenza, in una qualunque rivelazione - a questo proposito riporto questa citazione di Marco Vannini: "Il Dio Padre Onnipotente è quello che può essere pregato, e pregato per ottenerne soccorso, sia per la vita eterna, sia - e soprattutto - per le necessità e i desideri di questa vita terrena. Non meraviglia perciò la perdurante buona salute delle religioni, in particolare in quelle zone del mondo e in quelle fasce di popolazione che più sentono la durezza dell’esistenza. In questo senso la vecchia definizione marxiana di religione come oppio dei popoli e gemito della creatura oppressa è sempre valida, e si esprime necessariamente proprio con l’immagine del Dio Padre Onnipotente. Del tutto diverso è il quadro a livello di classi colte. È fin dall’Illuminismo, dai tempi di Reimarus e di Lessing, che la critica storica e l’analisi filologica hanno distrutto quella immagine, in quanto hanno smontato la pretesa soprannaturalistica della Bibbia, fondamento di quell’immagine in tutto il nostro mondo, attraverso ebraismo, cristianesimo, islamismo. Sotto questo profilo, Dio è davvero morto, come nella celebre pagina di Nietzsche, e il fatto che gli uomini del mercato non se ne siano accorti non toglie niente al fatto in sé: il Dio biblico è morto nel momento in cui gli uomini si sono resi conto che erano loro stessi ad averne costruito l’immagine" (in "All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà" - intervista a Marco Vannini), né riesco ad avere abbastanza fede nei sillogismi (non dopo aver letto Wittgenstein): "La logica è una connessione rigorosa di concetti che nominano l'identità di una cosa a cui vieta di sconfinare nei significati adiacenti e allusivi, come invece fanno i bambini quando passano da un significato all'altro, i folli quando fanno coesistere le contraddizioni, i poeti quando esplorano gli sconfinamenti delle parole. Ma la logica non è la verità, è solo uno strumento per intenderci, per questo Aristotele la chiama Organon (che significa strumento). Friedrich Nietzsche era addirittura persuaso che non ci saremmo potuti mai incamminare sui sentieri della verità se prima non ci fossimo liberati di 'quella servetta che è la grammatica', parente stretta della logica. Martin Heidegger, dal canto suo, lamentava addirittura la 'povertà del nostro tempo', dovuta al fatto che ormai da duemila anni l'Occidente dispone unicamente di un pensiero capace solo di far calcoli (logici) e assolutamente incapace di pensare. Per questo tenta l'impresa di un nuovo linguaggio, e lo va a cercare là 'dove la parola manca. Su un altro versante Sigmund Freud si era persuaso che l'Io, sede della razionalità logica, 'non fosse padrone in casa propria', e significati ben più potenti si agitassero sotto l'apparente quiete della coerenza razionale. Chiamò questo sottosuolo 'inconscio' e 'simbolico' il suo linguaggio'" (Umberto Galimberti, da "E' morto Elémire Zolla, l'ultimo degli esoterici" - su La Repubblica, 31 maggio 2002). Dio certamene lo riconosco come possibile, per cui ne cerco la conoscenza o l'esperienza. Non è che io non voglia (che anzi, mi piacerebbe molto), è che non posso, non esiste questo, in me. Se tutto questo è corretto, quale merito c'è nell'amare Dio - nel credere? E quale demerito nel non riuscire ad amarlo - nel non credere? E soprattutto, se (un "se" grande quanto una montagna) le cose stanno come io le ho poste, cosa dobbiamo dedurne? Che Dio abbia creato umani "dannati" o "beati" a priori? Oppure che, avendoci posto in essere proprio come siamo, andiamo bene così come siamo? Quest'ultima sarebbe l'unica visione della faccenda che, a mio avviso, giusitificherebbe un Dio poco padre e molto patrigno, dall'essersi reso necessario per poi sottrarsi alla "vista" delle proprie creature, obbligandole ad una ricerca che non tutte sono in grado di portare a termine (ben sapendo che sarà così), compiuta in un mondo nel quale l'esperienza del dolore è sovrana. Se Dio è "Padre", credo si possa concordare sul fatto che è un padre maledettaente difficile da amare. Io, ad esempio, non ci riesco proprio. Opinione personale. Naturalmente, con Dante parliamo del Dio cristiano, o meglio, del divino come lo hanno concepito i cristiani (bene, amore, eccetera). In ogni caso, sulla scia di Eckhart, prego con tutto il mio cuore Dio che mi liberi da Dio. La mia fede (in Dio) è niente ma la mia tensione è sincera. Professore, posso proporle una lezione o una riflessione (pubblica :-) ) sul Perennialismo? Mi interesserebbe molto conoscere la sua opinione in merito. Grazie.
Per Dante di certo la predestinazione è scorretta perché è responsabilità dell'uomo rispondere con amore all'amore. Non dimentichiamo che per Dante tutto è amore: Né creator né creatura mai", cominciò el, "figliuol, fu sanza amore, o naturale o d'animo; e tu 'l sai. (Purg. XVI)
Esempio mentre aspetto al bar amici x la colazione: San Padre Massimiliano Kolbe nei Lager si ofrì di morire x fame al posto di un padre di famiglia insieme ad altri condannati... fu l'ultimo a morire... ma siccome....
Ma siccome avevano fretta una guardia entrò nella cella della fame per ignetargli una dose di veleno... lui lo guardò con un sorriso di compassione ed amore... sapeva praticare il detto ama il tuo nemico... anzi il tuo carnefice.... Ecco: per Padre Kolbe TUTTO è Bene Veramente ... Ma quanti al mondo possono autenticamente essere così ? al bar direi: se va bene 1 su 1 milione... se va male 1 su un miliardo... mentre x gli altri son solo Nobili Parole Abs-tratte in cui crogiolarsi...
bisogna credere *DI POTER ragionare* nella Terra Isolata dalla Verità.... cioè bisogna credere nei Linguaggi naturali e formali e matematici tutti SEQUENZIALI PROCESSUALI DIVENIENTI (incluso questo video e questo mio commento)
Premesso che NON tutte le credenze sono uguali (quindi bisogna esaminarle volta per volta), se il nostro intento è sapere, allora NON possiamo che affidarci alla ragione.
@@fenomenologicamente. No, la stoffa e diversa, ma NON tutte le stoffe sono adatte a confezionare tutti i vestiti. Dipende da quali decidiamo di indossare. 😉
Grazie mille! Davvero una esposizione ammirevole!!! 🙏🙏🙏
Eccellente, come sempre.
Tutta la verità che noi possiamo concepire è una parte della Verità sicché la Verità trascende sempre se stessa, è sempre oltre la sua parziale comprensione da parte nostra. Quindi bisogna ragionare affidandosi a ciò che oltrepassa il nostro massimo ragionare. Bisogna spingere al massimo la potenza della ragione lasciandosi abbracciare da cio che oltrepassa il sia pure più profondo e geniale sforzo della ragione. La ragione è sempre in lotta contro se stessa, in cammino oltre se stessa diventando sempre più vasta e profonda. La verità è sempre anche oltre, non solo dentro il movimento della ragione ed è, in quanto oltre, l' orgasmo della ragione al suo culmine, non la sua mortificazione.
Piu che credere e ragionare io direi che bisogna valorizzare al massimo la ragione ed affidarsi, avere fiducia, lasciarci abbracciare e abbracciare e amare da questa creatività amorosa che ci supera da ogni parte
Se è vero che l'amore è un sentimento e, come tale, nasce spontaneo in noi, allora forse la Predestinazione è una teoria correttamente fondata, in quanto anche l'amore per Dio (come ogni altro), c'è o non c'è, oppure si forma o no, indipendentemente dalla volontà dell'individuo; per cui siamo fatti, o, in questo caso, siamo stati fatti, predestinati a poter amare o non amare Dio. Lo stesso potrei dire di quella fede che sussiste indipendentemente dall'esperienza e dalla ragione, che anzi, riesce a resistere strenuamente agli assalti del dubbio (figlio della ragione), anch'essa un sentimento, quindi qualcosa che prescinde dal potere decisionale dell'individuo. Che la sua genesi sia "ontologica" o che dipenda dal modo in cui veniao cresciuti ed educati (o entrambi), comunque il sentimento lo proviamo come possiamo, se possiamo. Io, ad esempio, "cerco" Dio da tutta la vita, non ci credo - non riesco ad aver fede nella sua esistenza, in una qualunque rivelazione - a questo proposito riporto questa citazione di Marco Vannini:
"Il Dio Padre Onnipotente è quello che può essere pregato, e pregato per ottenerne soccorso, sia per la vita eterna, sia - e soprattutto - per le necessità e i desideri di questa vita terrena. Non meraviglia perciò la perdurante buona salute delle religioni, in particolare in quelle zone del mondo e in quelle fasce di popolazione che più sentono la durezza dell’esistenza. In questo senso la vecchia definizione marxiana di religione come oppio dei popoli e gemito della creatura oppressa è sempre valida, e si esprime necessariamente proprio con l’immagine del Dio Padre Onnipotente. Del tutto diverso è il quadro a livello di classi colte. È fin dall’Illuminismo, dai tempi di Reimarus e di Lessing, che la critica storica e l’analisi filologica hanno distrutto quella immagine, in quanto hanno smontato la pretesa soprannaturalistica della Bibbia, fondamento di quell’immagine in tutto il nostro mondo, attraverso ebraismo, cristianesimo, islamismo. Sotto questo profilo, Dio è davvero morto, come nella celebre pagina di Nietzsche, e il fatto che gli uomini del mercato non se ne siano accorti non toglie niente al fatto in sé: il Dio biblico è morto nel momento in cui gli uomini si sono resi conto che erano loro stessi ad averne costruito l’immagine" (in "All'ultimo papa. Lettere sull'amore, la grazia, la libertà" - intervista a Marco Vannini),
né riesco ad avere abbastanza fede nei sillogismi (non dopo aver letto Wittgenstein):
"La logica è una connessione rigorosa di concetti che nominano l'identità di una cosa a cui vieta di sconfinare nei significati adiacenti e allusivi, come invece fanno i bambini quando passano da un significato all'altro, i folli quando fanno coesistere le contraddizioni, i poeti quando esplorano gli sconfinamenti delle parole. Ma la logica non è la verità, è solo uno strumento per intenderci, per questo Aristotele la chiama Organon (che significa strumento). Friedrich Nietzsche era addirittura persuaso che non ci saremmo potuti mai incamminare sui sentieri della verità se prima non ci fossimo liberati di 'quella servetta che è la grammatica', parente stretta della logica. Martin Heidegger, dal canto suo, lamentava addirittura la 'povertà del nostro tempo', dovuta al fatto che ormai da duemila anni l'Occidente dispone unicamente di un pensiero capace solo di far calcoli (logici) e assolutamente incapace di pensare. Per questo tenta l'impresa di un nuovo linguaggio, e lo va a cercare là 'dove la parola manca. Su un altro versante Sigmund Freud si era persuaso che l'Io, sede della razionalità logica, 'non fosse padrone in casa propria', e significati ben più potenti si agitassero sotto l'apparente quiete della coerenza razionale. Chiamò questo sottosuolo 'inconscio' e 'simbolico' il suo linguaggio'" (Umberto Galimberti, da "E' morto Elémire Zolla, l'ultimo degli esoterici" - su La Repubblica, 31 maggio 2002).
Dio certamene lo riconosco come possibile, per cui ne cerco la conoscenza o l'esperienza. Non è che io non voglia (che anzi, mi piacerebbe molto), è che non posso, non esiste questo, in me.
Se tutto questo è corretto, quale merito c'è nell'amare Dio - nel credere? E quale demerito nel non riuscire ad amarlo - nel non credere? E soprattutto, se (un "se" grande quanto una montagna) le cose stanno come io le ho poste, cosa dobbiamo dedurne? Che Dio abbia creato umani "dannati" o "beati" a priori? Oppure che, avendoci posto in essere proprio come siamo, andiamo bene così come siamo? Quest'ultima sarebbe l'unica visione della faccenda che, a mio avviso, giusitificherebbe un Dio poco padre e molto patrigno, dall'essersi reso necessario per poi sottrarsi alla "vista" delle proprie creature, obbligandole ad una ricerca che non tutte sono in grado di portare a termine (ben sapendo che sarà così), compiuta in un mondo nel quale l'esperienza del dolore è sovrana. Se Dio è "Padre", credo si possa concordare sul fatto che è un padre maledettaente difficile da amare. Io, ad esempio, non ci riesco proprio.
Opinione personale.
Naturalmente, con Dante parliamo del Dio cristiano, o meglio, del divino come lo hanno concepito i cristiani (bene, amore, eccetera). In ogni caso, sulla scia di Eckhart, prego con tutto il mio cuore Dio che mi liberi da Dio. La mia fede (in Dio) è niente ma la mia tensione è sincera.
Professore, posso proporle una lezione o una riflessione (pubblica :-) ) sul Perennialismo? Mi interesserebbe molto conoscere la sua opinione in merito. Grazie.
Per Dante di certo la predestinazione è scorretta perché è responsabilità dell'uomo rispondere con amore all'amore. Non dimentichiamo che per Dante tutto è amore: Né creator né creatura mai",
cominciò el, "figliuol, fu sanza amore,
o naturale o d'animo; e tu 'l sai. (Purg. XVI)
In Bene è Bene solo x i Buoni (detto Gnostico)
Per l'uomo etico tutto è buono, diceva Wittgenstein.
@@fenomenologicamenteanche i Lager
Esempio mentre aspetto al bar amici x la colazione: San Padre Massimiliano Kolbe nei Lager si ofrì di morire x fame al posto di un padre di famiglia insieme ad altri condannati... fu l'ultimo a morire... ma siccome....
Ma siccome avevano fretta una guardia entrò nella cella della fame per ignetargli una dose di veleno... lui lo guardò con un sorriso di compassione ed amore... sapeva praticare il detto ama il tuo nemico... anzi il tuo carnefice.... Ecco: per Padre Kolbe TUTTO è Bene Veramente ... Ma quanti al mondo possono autenticamente essere così ? al bar direi: se va bene 1 su 1 milione... se va male 1 su un miliardo... mentre x gli altri son solo Nobili Parole Abs-tratte in cui crogiolarsi...
bisogna credere *DI POTER ragionare* nella Terra Isolata dalla Verità.... cioè bisogna credere nei Linguaggi naturali e formali e matematici tutti SEQUENZIALI PROCESSUALI DIVENIENTI (incluso questo video e questo mio commento)
Terra rigorosamente piana, giusto?
Né l’uno, né l’altro. Bisogna leggere Max Stirner, anzi: esserlo. Ciao
Max Stirner? Chi è costui?
come si dimostra che dio è amore?
Cosa è l'Amore se addirittura quando MANGI cibo per NON MORIRE tu UCCIDI altre vite IN-EVITABIL-MENTE ?
Dio MANGIA ?
Per rispondere a questa domanda ti invito a guardare il video che ho caricato qualche giorno fa, intitolato "la struttura di Dio".
Credere ma in quale fede? Senza ragione non ce coerenza e porta all'intoleranza.
Premesso che NON tutte le credenze sono uguali (quindi bisogna esaminarle volta per volta), se il nostro intento è sapere, allora NON possiamo che affidarci alla ragione.
Risposta assai diversa da quella dantesca. Direi che diversa è la "postura": se si deve sapere, allora si deve ragionare (tu); s'ha da amare (Dante).
@@fenomenologicamente.
Nessuno ci vieta di amare la ragione. 😆
@@senzalogicamalsicogitaSi deve amare la ragione! Ma l'amore verso la ragione è della stoffa della ragione stessa?
@@fenomenologicamente.
No, la stoffa e diversa, ma NON tutte le stoffe sono adatte a confezionare tutti i vestiti. Dipende da quali decidiamo di indossare. 😉
Sono d'accordo. "T'insegno le differenze!", diceva Wittgenstein sulla scorta del Re Lear.