Ignazio, tu che sei così sensibile alle problematiche del DOC hai mai approfondito gli interventi della terapia breve strategica ? Credo che le tecniche paradossali siano qualcosa di straordinario, utili per diverse situazioni, non solo per il DOC Io con la “programmazione della ripetizione” ho superato ossessioni su pensieri in modo pazzesco, aiutandomi anche con la gelosia. Ed è una tecnica che ogni tanto torno ad usare quando si presentono pensieri ripetitivi un po’ disturbanti, o anche forte dolore emotivo. E mi ha aiutato non solo a superare pensieri ossessivi, ma con un effetto cascata ha avuto un risvolto positivo su tante cose, come la gestione di stress ed emozioni. Nel caso non la conoscessi ti invito ad approfondire non solo questa ma tutti gli interventi paradossali
Ciao Jacopo, sì, conosco la scuola breve strategica: ho appena concluso il loro master annuale in psicologia clinica strategica. Nonostante mi stia specializzando in psicoterapia cognitivo-comportamentale, ho deciso di frequentare questo master perché, come te, ero affascinato dal mondo degli interventi paradossali e dalle tecniche della strategica. Alla fine di questo percorso, sono arrivato alla conclusione che spesso si utilizzano nomi diversi per descrivere concetti simili. Ad esempio, l’ABC della CBT nell’approccio strategico diventa il "diario di bordo", e tecniche paradossali come "aggiungere legna per spegnere il fuoco" si rifanno comunque a principi del comportamentismo e del cognitivismo, riformulati in una veste diversa. In sostanza, la logica di fondo è molto simile. Apprezzo il modello strategico per la sua capacità di rendere la psicoterapia più accessibile al grande pubblico, ma ci sono aspetti che non condivido, soprattutto il loro prendere le distanze da gran parte della letteratura scientifica sulla psicoterapia, promuovendo l’idea che solo l’approccio strategico sia efficace. Alla fine, chi lavora in questo campo sa che più che essere un terapeuta "breve", è fondamentale essere un terapeuta “bravo”, al netto dell'indirizzo terapeutico. Infatti, come immagino saprai il modello non è pensato per trattare i disturbi di personalità (c'è stato un tentativo, ma non mi ha convinto molto). Detto questo, nulla da dire sull’efficacia: non la metto in dubbio, anche perché molte delle tecniche utilizzate si basano sulla desensibilizzazione dell’ansia e sulla ristrutturazione cognitiva, strategie di comprovata efficacia. Grazie per i tuoi spunti e per l’interesse che dimostri!
@@psicologiaevidencebased Sono super d’accordo che molte teorie e tecniche sono uguali tra gli approcci ma cambiano semplicemente i nomi ahahah Questo da addito al modello contestuale e i fattori comuni. Però non sono sicuro che l’esempio che fai con lABC e il Diario di bordo sia super azzeccato. Poi può darsi che sbaglio, in fatti correggimi, dopo tutto non sono laureato e ne ho di strada da fare per diventare terapeuta. L’ABC ha come obbiettivo quello di creare consapevolezza, facendo analizzare, A contesto/evento, B pensieri, C ed emozioni che diventano reazioni. Mentre per quanto riguarda il diario di bordo la creazione di consapevolezza è solo secondaria, l’obbiettivo primario è la distrazione cognitiva, di fatti si chiede di scrivere mentre si sta svolgendo la sintomatologia, all’inizio del attacco di panico. Quando scrivi sul diario di bordo devi scrivere ogni dettaglio delle seguenti categorie, data, ora, luogo, persone presenti, situazione, pensieri, sintomi, reazioni. Io ricordo che l’obbiettivo principale dell’ABC è quello di lavorare sui pensieri disfunzionali. (Tra l’altro a primo acchito mi sembra più efficace l’ABC per una questione di semplicità, e più semplice è il compito, più probabilmente verrà eseguito) Dimmi cosa pensi di questa visione nella comparazione delle due tecniche. Per quanto riguarda il fatto che c’è gente che pensa che solo l’approccio strategico sia efficace, bé, io e te sappiamo quanto meno quanto questa sia una cazzata, intendo il fatto che sia efficace solo l’approccio strategico. E che in verità si trovano terapeuti di ogni approccio che pensano questo del proprio approccio. In vece qual’è la parte di letteratura che dici ignorano gli strategici ? Sulla cosa del terapeuta breve bravo al netto della scuola di terapia vorrei farti riflettere sul fatto che una terapia più efficiente aumenta anche l’efficacia della stessa, cioè, più velocemente crei cambiamenti nel paziente, prima riduci sintomatologie anche rischiose come i pensieri suicidari, prima il paziente starà bene e prima potrà ricominciare a vivere e tu potrai concentrarti sul consolidamento dei cambiamenti. Come dico io, non puoi aiutare nessun paziente morto ahahah Sappiamo che ci sono ancora pazzi criminali psicoanalitici, qua a Palermo dove abito io è pieno di Junghiani… La CBT è a tutti gli effetti una terapia breve, la media delle sedute non è così distante da quella di un terapeuta strategico. E questo diventerà sempre più vero grazie ad interventi come il protocollo unificato. Quindi per me aumentare l’efficienza degli interventi terapeuti, significa anche aumentarne l’efficacia. Poi si la strategica non è pensata per i disturbi di personalità, ma nella cura delle sintomatologie anche di questi ultimi può rivelarsi un’ottima freccia al nostro arco. Comunque grazie a te Ignazio per il tuo bellissimo canale, è quello che avrei voluto creare io. Mi piacerebbe se facessi un video su Rosenzweig, e Luborsky, modello contestuale e medico, e fattori comuni.
Ciao Jacopo, allora il discorso sarebbe molto lungo, però cerco di sintetizzarlo. Per quanto riguarda la terapia breve strategica, secondo me il tema principale è che l'alone di mistero che la circonda è spesso alimentato due cose: la "brevità" e la "strategia". Da quello che ho potuto osservare in prima persona, dopo aver completato il master, è che è vero che la "strategia" che utilizzano nel suo insieme è “originale” ma se la scomponi si tratta di concetti e tecniche che esistono già dall’alba dei tempi. Sul tema della brevità, qui si apre un altro capitolo enorme: nella mia esperienza, la brevità sembra più un ideale applicabile ai casi "manualistici" (che poi nella pratica sono pochissimi). Nei casi in cui la problematica era chiara e delimitata, ho visto con i miei occhi terapie davvero brevi. Tuttavia, il restante, anche in questo approccio, duravano molto di più delle famose 10 sedute. Quindi, se la brevità è una caratteristica che si applica solo ai professionisti iper competenti, e solo in una determinata casistica, allora il discorso della brevità regge solo fino a un certo punto. Per quanto riguarda la letteratura scientifica, qui si apre un altro grande tema. Se guardi le riviste internazionali del settore, non troverai studi sull’approccio breve strategico, se non giusto qualcosina ma solo in determinate riviste. Questo è un problema, perché l’efficacia dichiarata si basa su dati gestiti internamente, che non passano il vaglio di revisori o esperti indipendenti. D’altronde, se davvero fosse possibile curare tutti i disturbi nell’area del nevroticismo in 10 sedute, gli ospedali di tutto il mondo si affiderebbero esclusivamente a questo approccio, e le terapie farmacologiciche praticamente verrebbero cestinate. Ma non è quello che vediamo: i dati in letteratura dicono un’altra cosa. Per concludere, riconosco in te quell’entusiasmo e quella passione che dovrebbero contraddistinguere ogni psicologo. Mi ritrovo nei ragionamenti che fai, perché erano gli stessi che facevo io durante il mio percorso di studi. Però, quando inizierai a praticare, ti renderai conto che molti schemi saltano, e che casi in cui "A causa B" sono più rari di quanto sembri. Con il tempo (purtroppo) diffiderai di quella linearità teorica che viene così tanto sponsorizzata. Detto questo, nelle prossime settimane pubblicherò video più sul DOC, sull’ansia e sulla depressione. Però ho già registrato un video sui fattori comuni che caricherò a breve. È sempre un piacere parlare con te!
@@psicologiaevidencebased Grazie Ignazio, molte delle cose che hai detto mi risuonano, anche a me spesso fa un po’ strano la linearità di alcune teorie, come hai detto ad una certa è anche una questione di applicarle le cose e rendersi conto mentre si hanno le mani in pasta. Per quanto riguarda i farmaci mi sembra ovvio che non esisterà mai un intervento che non giovi dall’utilizzo congiunto dei farmaci, dopo tutto il lavoro migliore è quello in equipe con un minimo di 3 professionisti, 1 psicologo/psicoterapeuta, 2 psichiatra, 3 assistente sociale, ed è anche facilmente intuibile che una presa incarico in equipe ottimizzi veramente l’efficacia della terapia. Ti volevo chiedere, mi consiglieresti un paio di riviste già che ne hai parlato ? E sarebbe per me anche interessante se facessi un video su come trovare gli studi e aggiornarsi continuamente. Perché andare su PubMed e mettere i filtri, o aspettare di sentir parlare divulgatori di alcune cose è un po’ limitante.
@@jacopovinci8807 Ti consiglio due riviste importanti che sono ottime fonti per restare aggiornati nell’ambito della psicoterapia: 1. Journal of Consulting and Clinical Psychology - È una rivista pubblicata dall'American Psychological Association (APA), che tratta principalmente di studi empirici e applicazioni cliniche. Ha un buon Impact Factor, ed è una delle fonti più affidabili per chi lavora nel settore. 2. Behaviour Research and Therapy - Questa rivista (più sul versante CBT) è ampiamente citata per la sua rilevanza scientifica. In generale, per capire se una rivista è affidabile devi guardare l’impact factor, che misura la qualità e l’influenza di una rivista scientifica. In breve, indica la media delle citazioni ricevute dagli articoli pubblicati in un periodo specifico (solitamente due o cinque anni). Una rivista che ha un valore superiore a 5 (specialmente nelle scienze psicologiche), è considerata eccellente. In generale, tutte le riviste associate all'American Psychological Association (APA) sono sinonimo di affidabilità e qualità. Se scegli una rivista APA, e vai sul sicuro.
Questo video mi è servito tanto. Grazie veramente
Grazie a te Giuseppe!
Ignazio, tu che sei così sensibile alle problematiche del DOC hai mai approfondito gli interventi della terapia breve strategica ?
Credo che le tecniche paradossali siano qualcosa di straordinario, utili per diverse situazioni, non solo per il DOC
Io con la “programmazione della ripetizione” ho superato ossessioni su pensieri in modo pazzesco, aiutandomi anche con la gelosia.
Ed è una tecnica che ogni tanto torno ad usare quando si presentono pensieri ripetitivi un po’ disturbanti, o anche forte dolore emotivo.
E mi ha aiutato non solo a superare pensieri ossessivi, ma con un effetto cascata ha avuto un risvolto positivo su tante cose, come la gestione di stress ed emozioni.
Nel caso non la conoscessi ti invito ad approfondire non solo questa ma tutti gli interventi paradossali
Ciao Jacopo, sì, conosco la scuola breve strategica: ho appena concluso il loro master annuale in psicologia clinica strategica. Nonostante mi stia specializzando in psicoterapia cognitivo-comportamentale, ho deciso di frequentare questo master perché, come te, ero affascinato dal mondo degli interventi paradossali e dalle tecniche della strategica. Alla fine di questo percorso, sono arrivato alla conclusione che spesso si utilizzano nomi diversi per descrivere concetti simili. Ad esempio, l’ABC della CBT nell’approccio strategico diventa il "diario di bordo", e tecniche paradossali come "aggiungere legna per spegnere il fuoco" si rifanno comunque a principi del comportamentismo e del cognitivismo, riformulati in una veste diversa. In sostanza, la logica di fondo è molto simile.
Apprezzo il modello strategico per la sua capacità di rendere la psicoterapia più accessibile al grande pubblico, ma ci sono aspetti che non condivido, soprattutto il loro prendere le distanze da gran parte della letteratura scientifica sulla psicoterapia, promuovendo l’idea che solo l’approccio strategico sia efficace. Alla fine, chi lavora in questo campo sa che più che essere un terapeuta "breve", è fondamentale essere un terapeuta “bravo”, al netto dell'indirizzo terapeutico. Infatti, come immagino saprai il modello non è pensato per trattare i disturbi di personalità (c'è stato un tentativo, ma non mi ha convinto molto). Detto questo, nulla da dire sull’efficacia: non la metto in dubbio, anche perché molte delle tecniche utilizzate si basano sulla desensibilizzazione dell’ansia e sulla ristrutturazione cognitiva, strategie di comprovata efficacia. Grazie per i tuoi spunti e per l’interesse che dimostri!
@@psicologiaevidencebased
Sono super d’accordo che molte teorie e tecniche sono uguali tra gli approcci ma cambiano semplicemente i nomi ahahah
Questo da addito al modello contestuale e i fattori comuni.
Però non sono sicuro che l’esempio che fai con lABC e il Diario di bordo sia super azzeccato.
Poi può darsi che sbaglio, in fatti correggimi, dopo tutto non sono laureato e ne ho di strada da fare per diventare terapeuta.
L’ABC ha come obbiettivo quello di creare consapevolezza, facendo analizzare, A contesto/evento, B pensieri, C ed emozioni che diventano reazioni.
Mentre per quanto riguarda il diario di bordo la creazione di consapevolezza è solo secondaria, l’obbiettivo primario è la distrazione cognitiva, di fatti si chiede di scrivere mentre si sta svolgendo la sintomatologia, all’inizio del attacco di panico.
Quando scrivi sul diario di bordo devi scrivere ogni dettaglio delle seguenti categorie, data, ora, luogo, persone presenti, situazione, pensieri, sintomi, reazioni.
Io ricordo che l’obbiettivo principale dell’ABC è quello di lavorare sui pensieri disfunzionali.
(Tra l’altro a primo acchito mi sembra più efficace l’ABC per una questione di semplicità, e più semplice è il compito, più probabilmente verrà eseguito)
Dimmi cosa pensi di questa visione nella comparazione delle due tecniche.
Per quanto riguarda il fatto che c’è gente che pensa che solo l’approccio strategico sia efficace, bé, io e te sappiamo quanto meno quanto questa sia una cazzata, intendo il fatto che sia efficace solo l’approccio strategico.
E che in verità si trovano terapeuti di ogni approccio che pensano questo del proprio approccio.
In vece qual’è la parte di letteratura che dici ignorano gli strategici ?
Sulla cosa del terapeuta breve bravo al netto della scuola di terapia vorrei farti riflettere sul fatto che una terapia più efficiente aumenta anche l’efficacia della stessa, cioè, più velocemente crei cambiamenti nel paziente, prima riduci sintomatologie anche rischiose come i pensieri suicidari, prima il paziente starà bene e prima potrà ricominciare a vivere e tu potrai concentrarti sul consolidamento dei cambiamenti.
Come dico io, non puoi aiutare nessun paziente morto ahahah
Sappiamo che ci sono ancora pazzi criminali psicoanalitici, qua a Palermo dove abito io è pieno di Junghiani…
La CBT è a tutti gli effetti una terapia breve, la media delle sedute non è così distante da quella di un terapeuta strategico.
E questo diventerà sempre più vero grazie ad interventi come il protocollo unificato.
Quindi per me aumentare l’efficienza degli interventi terapeuti, significa anche aumentarne l’efficacia.
Poi si la strategica non è pensata per i disturbi di personalità, ma nella cura delle sintomatologie anche di questi ultimi può rivelarsi un’ottima freccia al nostro arco.
Comunque grazie a te Ignazio per il tuo bellissimo canale, è quello che avrei voluto creare io.
Mi piacerebbe se facessi un video su Rosenzweig, e Luborsky, modello contestuale e medico, e fattori comuni.
Ciao Jacopo, allora il discorso sarebbe molto lungo, però cerco di sintetizzarlo. Per quanto riguarda la terapia breve strategica, secondo me il tema principale è che l'alone di mistero che la circonda è spesso alimentato due cose: la "brevità" e la "strategia". Da quello che ho potuto osservare in prima persona, dopo aver completato il master, è che è vero che la "strategia" che utilizzano nel suo insieme è “originale” ma se la scomponi si tratta di concetti e tecniche che esistono già dall’alba dei tempi.
Sul tema della brevità, qui si apre un altro capitolo enorme: nella mia esperienza, la brevità sembra più un ideale applicabile ai casi "manualistici" (che poi nella pratica sono pochissimi). Nei casi in cui la problematica era chiara e delimitata, ho visto con i miei occhi terapie davvero brevi. Tuttavia, il restante, anche in questo approccio, duravano molto di più delle famose 10 sedute. Quindi, se la brevità è una caratteristica che si applica solo ai professionisti iper competenti, e solo in una determinata casistica, allora il discorso della brevità regge solo fino a un certo punto.
Per quanto riguarda la letteratura scientifica, qui si apre un altro grande tema. Se guardi le riviste internazionali del settore, non troverai studi sull’approccio breve strategico, se non giusto qualcosina ma solo in determinate riviste. Questo è un problema, perché l’efficacia dichiarata si basa su dati gestiti internamente, che non passano il vaglio di revisori o esperti indipendenti. D’altronde, se davvero fosse possibile curare tutti i disturbi nell’area del nevroticismo in 10 sedute, gli ospedali di tutto il mondo si affiderebbero esclusivamente a questo approccio, e le terapie farmacologiciche praticamente verrebbero cestinate. Ma non è quello che vediamo: i dati in letteratura dicono un’altra cosa.
Per concludere, riconosco in te quell’entusiasmo e quella passione che dovrebbero contraddistinguere ogni psicologo. Mi ritrovo nei ragionamenti che fai, perché erano gli stessi che facevo io durante il mio percorso di studi. Però, quando inizierai a praticare, ti renderai conto che molti schemi saltano, e che casi in cui "A causa B" sono più rari di quanto sembri. Con il tempo (purtroppo) diffiderai di quella linearità teorica che viene così tanto sponsorizzata. Detto questo, nelle prossime settimane pubblicherò video più sul DOC, sull’ansia e sulla depressione. Però ho già registrato un video sui fattori comuni che caricherò a breve. È sempre un piacere parlare con te!
@@psicologiaevidencebased Grazie Ignazio, molte delle cose che hai detto mi risuonano, anche a me spesso fa un po’ strano la linearità di alcune teorie, come hai detto ad una certa è anche una questione di applicarle le cose e rendersi conto mentre si hanno le mani in pasta.
Per quanto riguarda i farmaci mi sembra ovvio che non esisterà mai un intervento che non giovi dall’utilizzo congiunto dei farmaci, dopo tutto il lavoro migliore è quello in equipe con un minimo di 3 professionisti, 1 psicologo/psicoterapeuta, 2 psichiatra, 3 assistente sociale, ed è anche facilmente intuibile che una presa incarico in equipe ottimizzi veramente l’efficacia della terapia.
Ti volevo chiedere, mi consiglieresti un paio di riviste già che ne hai parlato ?
E sarebbe per me anche interessante se facessi un video su come trovare gli studi e aggiornarsi continuamente.
Perché andare su PubMed e mettere i filtri, o aspettare di sentir parlare divulgatori di alcune cose è un po’ limitante.
@@jacopovinci8807 Ti consiglio due riviste importanti che sono ottime fonti per restare aggiornati nell’ambito della psicoterapia:
1. Journal of Consulting and Clinical Psychology - È una rivista pubblicata dall'American Psychological Association (APA), che tratta principalmente di studi empirici e applicazioni cliniche. Ha un buon Impact Factor, ed è una delle fonti più affidabili per chi lavora nel settore.
2. Behaviour Research and Therapy - Questa rivista (più sul versante CBT) è ampiamente citata per la sua rilevanza scientifica.
In generale, per capire se una rivista è affidabile devi guardare l’impact factor, che misura la qualità e l’influenza di una rivista scientifica. In breve, indica la media delle citazioni ricevute dagli articoli pubblicati in un periodo specifico (solitamente due o cinque anni). Una rivista che ha un valore superiore a 5 (specialmente nelle scienze psicologiche), è considerata eccellente.
In generale, tutte le riviste associate all'American Psychological Association (APA) sono sinonimo di affidabilità e qualità. Se scegli una rivista APA, e vai sul sicuro.