Nel video si parla di Iceta di Siracusa, che insieme a Ecfanto furono i primi a ipotizzare la rotazione terrestre. Le scoperte scientifiche vengono presentate come opera di puri geni, e quindi si tende a in questo modo si offusca quale sia stato il processo che ha portato al raggiungimento delle scoperte stesse. Dostoevsky lasciava dire a un suo personaggio che la fiducia nell'umanità faceva perdere la fiducia nel singolo individuo, e credo che la stessa cosa possa dirsi della scienza e dei singoli scienziati: è la prima che avanza per mezzo di menti geniali (senz'altro) che però a ben vedere tanto geniali non sono. Prendiamo appunto il caso della rotazione terrestre: per studiare i cieli il riferimento più fisso che si ha sono le stelle, e quindi il moto dei pianeti (compresi il Sole e la Luna) vengono studiati usando tale riferimento. Per pensare alle stelle immobili si può immaginare di far ruotare la Terra alla loro velocità, e l'osservazione del moto del sole rispetto a questo riferimento fisso ci mostra il suo giro annuale sull'eclittica. Dunque ci si rende conto che tre babali ipotesi: le stelle immobili, la rotazione (siderale) della Terra e un giro annuale del Sole intorno a essa, rendono conto di quello che vediamo in cielo! E' la scienza stessa (in questo caso l'osservazione dei cieli) a spingere i geni alle loro scoperte e se la storia della scienza fosse affrontata in questi termini renderebbe tutto molto più chiaro, come per esempio il fatto che la Terra non compie un giro al giorno - come ripetuto erroneamente anche nel video - ma un giro ogni 23h e 56'.
@@seleucodiseleucia9386 a ben vedere il peggior attacco al mondo pagano fu quello dell'impero romano convertito alla nuova fede, laddove le leggi contro i cristiani vennero rivolte contro i pagani.
@@francols6261 Dov'è che Russo scrive o dice sta cosa? Com'è ben argomentato ne "Il tracrollo culturale. La conquista romana del Mediterraneo (146-145 a.C.)" i risultati più significativi della scienza ellenistica sono stati perduti già nel primo secolo prima dell'era volgare (quantunque continuassero ad essere consultabili i testi), cioè dopo la conquista, o la sottomissione (e in qualche caso la "distruzione") romana dei regni ellenistici, e punico (con la "distruzione" alludevo di fatto a Cartagine - distrutta poco prima che fosse distrutta anche Corinto -, e peraltro a Cartagine, secondo le fonti, insegnavano filosofia in lingua punica - dunque era stato tradotto e sviluppato un lessico in quella lingua - quando a Roma in pochi avevano solo cominciato a leggere qualcosa...; Diogene Laerzio ci dice che l'ultimo scolarca dell'Accademia ad Atene - dopodiché ritiene esaurita l'istituzione, proprio negli stessi anni in cui avviene la distruzione di quelle città -, l'ultimo scolarca dicevo fu Clitomaco, il cui nome in realtà era Asdrubale, un cartaginese); furono persi cioè quando la scienza perse le sovvenzioni alle biblioteche, al Museo - veri e propri centri di ricerca -, quando quei filosofi, matematici, filologi, medici, etc. smisero di lavorare in contesti nei quali potevano condividere i risultati dei loro studi e dei loro esperimenti con altri scienziati, e si ruppe la catena maestro/allievo, riducendo gli "intellettuali" nei decenni successivi - spesso nella condizione di schiavi - a consiglieri e istruttori privati dell'élite romana vittoriosa, e costringendoli così - dispersi, non più gravitando intorno a istituzioni che favorivano la ricerca - a un eclettismo che riassumeva elementi delle diverse scuole e discipline - privo di originalità - ai loro padroni: in quel periodo ai romani non importava granché della scienza, poco della filosofia, e al più apprezzavano la retorica, ed essi, quei "filosofi" greci, finirono per concentrarsi nell'insegnamento di questa disciplina. I più noti li conosciamo come stoici: Panezio e Posidonio; la mediastoa tuttavia non ha quasi nulla a che fare con lo stoicismo (e con i suoi risultati più significativi) (furono definiti quali iniziatori della mediastoa dai filologi della modernità proprio in ragione della frattura che questi ultimi riconobbero tra Panezio, Posidonio, e gli stoici precedenti, tra i quali, a quanto riusciamo a capire dai pochi frammenti e dalle citazioni sopravvissute, vi erano dei giganti, come Crisippo); costoro, appunto, insegnavano elementi superficiali - epurati delle "complicazioni" - provenienti dalle diverse scuole (platonismo, aristotelismo, stoicismo, epicureismo, scetticismo), ciò che i romani potevano capire (poco). Con il trascorrere dei decenni, e poi dei secoli - almeno il primo prima dell'era volgare e il primo successivo, dopodiché vi fu l'emergere in età imperiale di un nuovo qualche interesse per la scienza, sebbene sia evidente quanto ormai fosse stato perduto: le difficoltà che Tolomeo incontra impegnandosi a "rianimarla", difficoltà di comprensione dei risultati più significativi ottenuti dalla "matematica" di età ellenistica, sono state poste in evidenza dal Professor Russo ad esempio ne "L'America dimenticata"; è impressionante notare come alcuni autori di età imperiale ammettano di non capire le fonti, altri più orgogliosi di ritenere quei testi inutilmente astrusi - non li capivano! -, altri ancora criticarle, le fonti, ma ad esempio perché si era perduto anche il convenzionalismo linguistico, etc. -; con il trascorrere dei decenni, e poi dei secoli, quei risultati non vennero più compresi, e di fatto... se non capisci un testo perché dovresti continuare a ricopiarlo (per fortuna colsero l'importanza di alcuni testi fondamentali tra i tanti - sono stati perduti più del novanta per cento dei testi ellenistici -, come gli Elementi e l'Ottica di Euclide, le Coniche di Apollonio di Perga, alcuni di Archimede, e non molto altro...). Il cristianesimo peggiorò la situazione; i cristiani tentarono di sussumere e integrarono alcuni aspetti di ciò che avevano a disposizione (ma perlopiù si soffermarono sulla filosofia preellenistica), ma quando la situazione era già collassata da tempo. Etc.
Spunto di riflessione: se è vero come è vero che la scienza greca ha un fiorire straordinario in epoca ellenistica (ossia dopo la conquista della Peria e dell'Oriente in generer), se è vero come è vero che la scienza greca ha un appannamento dopo la conquista romana (ossia quando la Persia se ne distacca), se è vero come è vero che la scienza rinasce in Persia (la scienza araba è in gran parte persiana), viene naturale credere che quella che noi chiamiamo scienza greca è una scienza di lingua greca. La scienza ha una storia ben più antica dei Greci, una storia millenaria e ha semplicemente cambiato diverse volte lingua (greca, araba, latina, inglese).
Ti viene naturale perché, nel tuo ragionamento, stai dimenticando di definire l'oggetto della tua riflessione. Se per scienza si intende il metodo scientifico/dimostrativo, questo nasce in Grecia. La Persia, ed in generale le altre culture antecedenti, hanno ben poco a che fare con tutto ciò.
Nel ringrazioare chi ha postato queste interessanti conferenze, chiedo: dove sono tutte? Alcune non le trovo, come ad esempio la ). Grazie Enrico
Nel video si parla di Iceta di Siracusa, che insieme a Ecfanto furono i primi a ipotizzare la rotazione terrestre. Le scoperte scientifiche vengono presentate come opera di puri geni, e quindi si tende a in questo modo si offusca quale sia stato il processo che ha portato al raggiungimento delle scoperte stesse. Dostoevsky lasciava dire a un suo personaggio che la fiducia nell'umanità faceva perdere la fiducia nel singolo individuo, e credo che la stessa cosa possa dirsi della scienza e dei singoli scienziati: è la prima che avanza per mezzo di menti geniali (senz'altro) che però a ben vedere tanto geniali non sono.
Prendiamo appunto il caso della rotazione terrestre: per studiare i cieli il riferimento più fisso che si ha sono le stelle, e quindi il moto dei pianeti (compresi il Sole e la Luna) vengono studiati usando tale riferimento. Per pensare alle stelle immobili si può immaginare di far ruotare la Terra alla loro velocità, e l'osservazione del moto del sole rispetto a questo riferimento fisso ci mostra il suo giro annuale sull'eclittica. Dunque ci si rende conto che tre babali ipotesi: le stelle immobili, la rotazione (siderale) della Terra e un giro annuale del Sole intorno a essa, rendono conto di quello che vediamo in cielo!
E' la scienza stessa (in questo caso l'osservazione dei cieli) a spingere i geni alle loro scoperte e se la storia della scienza fosse affrontata in questi termini renderebbe tutto molto più chiaro, come per esempio il fatto che la Terra non compie un giro al giorno - come ripetuto erroneamente anche nel video - ma un giro ogni 23h e 56'.
Le idee antiche arrivano alla civiltà occidentale attraverso le traduzioni dei testi arabi.
La distruzione delle opere pagane è di matrice cristiana, non romana (Morris Kline)
@@seleucodiseleucia9386 a ben vedere il peggior attacco al mondo pagano fu quello dell'impero romano convertito alla nuova fede, laddove le leggi contro i cristiani vennero rivolte contro i pagani.
@@seleucodiseleucia9386 Questo secondo Lucio Russo, diciamolo.
@@francols6261 Dov'è che Russo scrive o dice sta cosa?
Com'è ben argomentato ne "Il tracrollo culturale. La conquista romana del Mediterraneo (146-145 a.C.)" i risultati più significativi della scienza ellenistica sono stati perduti già nel primo secolo prima dell'era volgare (quantunque continuassero ad essere consultabili i testi), cioè dopo la conquista, o la sottomissione (e in qualche caso la "distruzione") romana dei regni ellenistici, e punico (con la "distruzione" alludevo di fatto a Cartagine - distrutta poco prima che fosse distrutta anche Corinto -, e peraltro a Cartagine, secondo le fonti, insegnavano filosofia in lingua punica - dunque era stato tradotto e sviluppato un lessico in quella lingua - quando a Roma in pochi avevano solo cominciato a leggere qualcosa...; Diogene Laerzio ci dice che l'ultimo scolarca dell'Accademia ad Atene - dopodiché ritiene esaurita l'istituzione, proprio negli stessi anni in cui avviene la distruzione di quelle città -, l'ultimo scolarca dicevo fu Clitomaco, il cui nome in realtà era Asdrubale, un cartaginese); furono persi cioè quando la scienza perse le sovvenzioni alle biblioteche, al Museo - veri e propri centri di ricerca -, quando quei filosofi, matematici, filologi, medici, etc. smisero di lavorare in contesti nei quali potevano condividere i risultati dei loro studi e dei loro esperimenti con altri scienziati, e si ruppe la catena maestro/allievo, riducendo gli "intellettuali" nei decenni successivi - spesso nella condizione di schiavi - a consiglieri e istruttori privati dell'élite romana vittoriosa, e costringendoli così - dispersi, non più gravitando intorno a istituzioni che favorivano la ricerca - a un eclettismo che riassumeva elementi delle diverse scuole e discipline - privo di originalità - ai loro padroni: in quel periodo ai romani non importava granché della scienza, poco della filosofia, e al più apprezzavano la retorica, ed essi, quei "filosofi" greci, finirono per concentrarsi nell'insegnamento di questa disciplina. I più noti li conosciamo come stoici: Panezio e Posidonio; la mediastoa tuttavia non ha quasi nulla a che fare con lo stoicismo (e con i suoi risultati più significativi) (furono definiti quali iniziatori della mediastoa dai filologi della modernità proprio in ragione della frattura che questi ultimi riconobbero tra Panezio, Posidonio, e gli stoici precedenti, tra i quali, a quanto riusciamo a capire dai pochi frammenti e dalle citazioni sopravvissute, vi erano dei giganti, come Crisippo); costoro, appunto, insegnavano elementi superficiali - epurati delle "complicazioni" - provenienti dalle diverse scuole (platonismo, aristotelismo, stoicismo, epicureismo, scetticismo), ciò che i romani potevano capire (poco). Con il trascorrere dei decenni, e poi dei secoli - almeno il primo prima dell'era volgare e il primo successivo, dopodiché vi fu l'emergere in età imperiale di un nuovo qualche interesse per la scienza, sebbene sia evidente quanto ormai fosse stato perduto: le difficoltà che Tolomeo incontra impegnandosi a "rianimarla", difficoltà di comprensione dei risultati più significativi ottenuti dalla "matematica" di età ellenistica, sono state poste in evidenza dal Professor Russo ad esempio ne "L'America dimenticata"; è impressionante notare come alcuni autori di età imperiale ammettano di non capire le fonti, altri più orgogliosi di ritenere quei testi inutilmente astrusi - non li capivano! -, altri ancora criticarle, le fonti, ma ad esempio perché si era perduto anche il convenzionalismo linguistico, etc. -; con il trascorrere dei decenni, e poi dei secoli, quei risultati non vennero più compresi, e di fatto... se non capisci un testo perché dovresti continuare a ricopiarlo (per fortuna colsero l'importanza di alcuni testi fondamentali tra i tanti - sono stati perduti più del novanta per cento dei testi ellenistici -, come gli Elementi e l'Ottica di Euclide, le Coniche di Apollonio di Perga, alcuni di Archimede, e non molto altro...).
Il cristianesimo peggiorò la situazione; i cristiani tentarono di sussumere e integrarono alcuni aspetti di ciò che avevano a disposizione (ma perlopiù si soffermarono sulla filosofia preellenistica), ma quando la situazione era già collassata da tempo.
Etc.
Spunto di riflessione: se è vero come è vero che la scienza greca ha un fiorire straordinario in epoca ellenistica (ossia dopo la conquista della Peria e dell'Oriente in generer), se è vero come è vero che la scienza greca ha un appannamento dopo la conquista romana (ossia quando la Persia se ne distacca), se è vero come è vero che la scienza rinasce in Persia (la scienza araba è in gran parte persiana), viene naturale credere che quella che noi chiamiamo scienza greca è una scienza di lingua greca. La scienza ha una storia ben più antica dei Greci, una storia millenaria e ha semplicemente cambiato diverse volte lingua (greca, araba, latina, inglese).
Ti viene naturale perché, nel tuo ragionamento, stai dimenticando di definire l'oggetto della tua riflessione. Se per scienza si intende il metodo scientifico/dimostrativo, questo nasce in Grecia. La Persia, ed in generale le altre culture antecedenti, hanno ben poco a che fare con tutto ciò.