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Studio delle popolazioni vissute tra il Neolitico e l’Età Imperiale nell’Italia peninsulare

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  • Опубліковано 30 бер 2022
  • A cura di Mauro Antonio Di Vito
    Le eruzioni vulcaniche e i fenomeni connessi hanno interagito significativamente con la popolazione dei diversi territori e, in casi estremi, ne hanno determinato l’abbandono. Lo studio geologico-stratigrafico in contesti archeologici può evidenziare le possibili interazioni tra caratteristiche del territorio, popolamento, processi geologici locali e regionali e impatto dei fenomeni naturali sulla popolazione e sul territorio. L’approccio stratigrafico, in presenza di potenti marker quali i depositi piroclastici ampiamente distribuiti sul territorio durante grossi eventi esplosivi, consente di correlare in modo sincronico le aree studiate, mentre l’analisi delle sequenze di siti con sovrapposizione di depositi vulcanici e non, di paleosuoli e ritrovamenti archeologici, consente analisi diacroniche. Queste ultime sono fondamentali per ricostruire modelli evolutivi del territorio, in particolar modo di quei territori frequentati dalle comunità, e per definire l’impatto regionale e locale dei fenomeni naturali.
    Unitamente allo studio geologico-stratigrafico, la caratterizzazione bio-molecolare e lo studio dei reperti archeo-antropologici rappresentano uno strumento prezioso per effettuare un'analisi approfondita di eventi complessi verificatisi nel passato e riguardanti la storia e l’evoluzione delle società umane. Nella eterogeneità degli approcci possibili, finora gli studi genomici sono stati condotti per caratterizzare il genere degli individui e per determinare il grado di somiglianza genetica tra i gruppi umani, spesso caratterizzati da complessi eventi demografici ricostruibili attraverso la loro storia genetica. A questi studi, vengono comunemente associati studi isotopici volti all’analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto (13C/12C e 15N/14N) per identificare pattern dietetici potenzialmente associabili a marcatori bio-culturali. Unitamente agli isotopi del carbonio e dell’azoto, gli isotopi dell’ossigeno e dello stronzio (18O/16O e 87Sr/86Sr) sono spesso utilizzati come marcatori per delineare le caratteristiche di mobilità, al fine di identificare potenziali flussi demografici caratterizzanti le popolazioni antiche.
    Un approccio multidisciplinare che unisce studi vulcanologici, antropologici, archeobotanici e geochimici è stato utilizzato per studiare individui vissuti tra il Neolitico e l’Età Imperiale nell’Italia peninsulare, e rinvenuti in siti archeologici del centro e del sud della penisola italiana, nell’ambito di molteplici progetti di ricerca, tra cui Avellino project, Brains to South, PRIN2017 e i progetti di Ricerca Libera del 2019 e del 2021. Verranno presentati i risultati pertinenti diversi contesti, con un focus su alcune delle aree investigate più significative: Grotta La Sassa in località Sonnino, nella Piana Pontina (Lazio), il sito archeologico di Nola in via de Sena (Napoli), Campania e un recente ritrovamento di una struttura funeraria megalitica a Piano Cardoni, sul versante meridionale dell’isola di Ustica (Palermo).

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