Storia Modifica La ricetta è tipica del Basso Piemonte, in quanto nei secoli passati in quella zona era assai facile procurarsi l'acciuga salata, l'ingrediente fondamentale, usata tuttora in molte ricette tipiche piemontesi, soprattutto tra gli antipasti, ad esempio le anciove al bagnèt verd o al bagnèt ross. L'antico Piemonte si approvvigionava di sale presso le saline della Provenza e delle foci del Rodano, attraverso una serie di rotte commerciali attraversanti i passi delle Alpi Marittime e note come "vie del sale"; infatti all'epoca Nizza e dintorni erano territorio sabaudo. La leggenda vuole che il commercio delle acciughe salate fosse un modo per commerciare il sale, evitando così di pagarne gli elevati dazi: mastelli pieni di sale presentavano, al controllo dei gabellieri, nella parte superiore, uno strato di acciughe salate. In realtà in tutto il Piemonte d'antico regime la gabella del sale era una tassa obbligatoria e non legata al consumo. Non solo, le acciughe sotto sale erano molto più costose e il loro prezzo era sostenibile solo in relazione alle modeste quantità di acquisto. L'"acciugaio" (ancióaire in lingua piemontese) era il commerciante ambulante che con il tipico carro trainato da cavalli o buoi portava le acciughe in barili e botticelle di legno. La bagna càuda venne a lungo rifiutata dalle classi più abbienti che la consideravano un cibo rozzo e inadatto a un'alimentazione raffinata, in particolare per la presenza dell'aglio e gli effetti della sua assunzione sull'alito, che permangono per un certo tempo, anche, in certi casi, fino a ventiquattr'ore. Per questo motivo le notizie scritte su questo piatto sono piuttosto rare nei testi gastronomici piemontesi. Una prima descrizione dettagliata della bagna càuda nella sua versione attuale si deve a Roberto Sacchetti e risale al 1875[2]. Molti sostengono che la vera ricetta della bagna càuda dovrebbe contemplare l'utilizzo dell'olio di noci e non dell'olio di oliva, questo perché le coltivazioni di ulivo sono liguri e non piemontesi. In realtà nel Piemonte meridionale, fino a buona parte del XVIII secolo, esisteva una produzione di olio d'oliva ampiamente documentata (ne resta traccia in alcuni toponimi come il comune di Olivola nell'alessandrino o San Marzano Oliveto in Astesana) e sufficiente al fabbisogno locale, comunque integrata dal commercio con Nizza e con la Riviera di Ponente della Liguria, aree sottoposte al dominio sabaudo e tradizionalmente fornitrici di tali ingredienti fin dai tempi dell'Impero romano. Pertanto è ragionevole assumere come pertinente l'uso dell'olio di oliva nella bagna càuda.
À la place du lait je mets de la crème fraîche très peu pour adoucir et lier et a la fin je monte un peu au beurre tu as une sauce ronde avec le goût de l’ail et des anchois très équilibré
Scusate...ma la vera bagna cauda nasce nel basso Piemonte dal fine '800.E poi l'aglio di lascia a bagno nel latte x perdere un po' del suo forte sapore. In più la mollica del pane non si mette!!!!!!
Ebbene... Un piemontese è andato a Nizza due secoli fa e ci ha portato la ricetta, dopo averla adattata alla regione, questa è la ricetta della bagna cauda come si fa a Nizza, e noi ci mettiamo l'aglio e il pangrattato. Da notare che il dialetto nizzardo è simile al dialetto piemontese. Questo video si chiama la bagna cauda di Nizza/Francia.
Non le climat Niçois n'est pas le plus beau du monde Micheline, hélas. Doux certes, mais lourd et pluvieux, en hiver comme en été. Le plus beau climat reste celui de Cannes et Grasse, derrière l'Estérel sans subir les effets de vent du Mistral, mais en gagnant le ciel dégagé, hiver comme été. Et je dis ça parce que moi, je suis un peu plus à l'Ouest.
Storia
Modifica
La ricetta è tipica del Basso Piemonte, in quanto nei secoli passati in quella zona era assai facile procurarsi l'acciuga salata, l'ingrediente fondamentale, usata tuttora in molte ricette tipiche piemontesi, soprattutto tra gli antipasti, ad esempio le anciove al bagnèt verd o al bagnèt ross. L'antico Piemonte si approvvigionava di sale presso le saline della Provenza e delle foci del Rodano, attraverso una serie di rotte commerciali attraversanti i passi delle Alpi Marittime e note come "vie del sale"; infatti all'epoca Nizza e dintorni erano territorio sabaudo. La leggenda vuole che il commercio delle acciughe salate fosse un modo per commerciare il sale, evitando così di pagarne gli elevati dazi: mastelli pieni di sale presentavano, al controllo dei gabellieri, nella parte superiore, uno strato di acciughe salate. In realtà in tutto il Piemonte d'antico regime la gabella del sale era una tassa obbligatoria e non legata al consumo. Non solo, le acciughe sotto sale erano molto più costose e il loro prezzo era sostenibile solo in relazione alle modeste quantità di acquisto. L'"acciugaio" (ancióaire in lingua piemontese) era il commerciante ambulante che con il tipico carro trainato da cavalli o buoi portava le acciughe in barili e botticelle di legno.
La bagna càuda venne a lungo rifiutata dalle classi più abbienti che la consideravano un cibo rozzo e inadatto a un'alimentazione raffinata, in particolare per la presenza dell'aglio e gli effetti della sua assunzione sull'alito, che permangono per un certo tempo, anche, in certi casi, fino a ventiquattr'ore. Per questo motivo le notizie scritte su questo piatto sono piuttosto rare nei testi gastronomici piemontesi. Una prima descrizione dettagliata della bagna càuda nella sua versione attuale si deve a Roberto Sacchetti e risale al 1875[2].
Molti sostengono che la vera ricetta della bagna càuda dovrebbe contemplare l'utilizzo dell'olio di noci e non dell'olio di oliva, questo perché le coltivazioni di ulivo sono liguri e non piemontesi. In realtà nel Piemonte meridionale, fino a buona parte del XVIII secolo, esisteva una produzione di olio d'oliva ampiamente documentata (ne resta traccia in alcuni toponimi come il comune di Olivola nell'alessandrino o San Marzano Oliveto in Astesana) e sufficiente al fabbisogno locale, comunque integrata dal commercio con Nizza e con la Riviera di Ponente della Liguria, aree sottoposte al dominio sabaudo e tradizionalmente fornitrici di tali ingredienti fin dai tempi dell'Impero romano. Pertanto è ragionevole assumere come pertinente l'uso dell'olio di oliva nella bagna càuda.
À la place du lait je mets de la crème fraîche très peu pour adoucir et lier et a la fin je monte un peu au beurre tu as une sauce ronde avec le goût de l’ail et des anchois très équilibré
C'era surtout un héritage de l'époque piémontaise. Recette typique turinoise
Nice était Piémontaise, et donc Savoyarde.
Il faut pas y mettre des Anchois freche. Il faut utiliser les anchois conservée sous sel.
A faire
La bagna cauda e' un piatto piemontese
Nizza era Piemontese fin 1861.
Scusate...ma la vera bagna cauda nasce nel basso Piemonte dal fine '800.E poi l'aglio di lascia a bagno nel latte x perdere un po' del suo forte sapore. In più la mollica del pane non si mette!!!!!!
Ebbene... Un piemontese è andato a Nizza due secoli fa e ci ha portato la ricetta, dopo averla adattata alla regione, questa è la ricetta della bagna cauda come si fa a Nizza, e noi ci mettiamo l'aglio e il pangrattato. Da notare che il dialetto nizzardo è simile al dialetto piemontese. Questo video si chiama la bagna cauda di Nizza/Francia.
Non le climat Niçois n'est pas le plus beau du monde Micheline, hélas. Doux certes, mais lourd et pluvieux, en hiver comme en été. Le plus beau climat reste celui de Cannes et Grasse, derrière l'Estérel sans subir les effets de vent du Mistral, mais en gagnant le ciel dégagé, hiver comme été. Et je dis ça parce que moi, je suis un peu plus à l'Ouest.
Maintenant la bagna cauda est française 😂 OhLaLa