Il problema non è che si sia formato un italiano neostandard nel parlato, come dici tu è perfettamente naturale, il problema è che la maggior parte della gente conosce solo quello e non si sa esprimere nel modo più corretto, ossia quello formale, nei contesti in cui sarebbe richiesto. Comunque bravissimo, video molto interessante!!
Esatto! Saper spaziare tra registri è un'abilità fondamentale per un madrelingua (molto più difficile per uno straniero). A proposito, c'è anche chi è solo in grado di parlare in un registro sorvegliato, come un libro stampato, e non riesce a scendere di registro quando la situazione lo ammetterebbe. Anche questo a mio modo di vedere è un problema!
Chiediamoci perché le persone non sanno esprimersi in modo corretto. Forse gli insegnanti non hanno la giusta preparazione? Forse i mass media non riportano un'italiano corretto in entrambi i registri? Forse non viene enfatizzata abbastanza l'importanza di saper parlare e scrivere?
@@paolagrando5079 Un po' di tutto, mescolato a agitato e il cocktail è servito. Io ne aggiungerei altre due ma rischierei troppi nemici. I ragazzi dovrebbero leggere di più e meglio, e anche un po' di latino non guasterebbe
Nelle frasi come "Vai a dormire che è tardi" e "Chiamami che ti devo dire una cosa", il "che" è l'abbreviazione di "perché" (e conseguentemente andrebbe scritto "ché": "Vai a dormire ché è tartdi", "Chiamami ché ti devo dire una cosa".
Interessante, molto interessante questo argomento! Sono madrelingua spagnolo e da quando ho cominciato a studiare l'italiano, il libro che si utilizzava per la grammatica insegnava i pronomi personali di questo menzionato italiano neostandar... Per me è stato troppo curioso sapere più tardi che esisteva una opzione più formale... Non me lo aspettavo!
Grazie ai magnifici membri del Club per il sostegno! A proposito, ecco i materiali bonus per questo video: - audio e PDF (con trascrizione e lessico difficile): www.patreon.com/posts/litaliano-sta-il-43863509 - approfondimento nel mio podcast esclusivo "Tre Parole": www.patreon.com/posts/tp-59-43891031 Alcune delle fonti che ho usato per questo video: - Che tipo, l'italiano neostandard! www.societadilinguisticaitaliana.net/wp-content/uploads/2019/08/004_Grandi_Atti_SLI_LII_Berna.pdf - What is changing in Italian today? Phenomena of restandardization in syntax and morphology: an overview bit.ly/38G4CGz - Storia della lingua italiana (Treccani): www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ - The neo-standard of Italy and elsewhere in Europe bit.ly/3kxlGAK - T. De Mauro - Storia linguistica dell'Italia repubblicana: dal 1946 ai nostri giorni www.amazon.it/Storia-linguistica-dellItalia-repubblicana-nostri/dp/8858113624
Signor Davide, il suo modo di parlare italiano è molto piacevole . Mi piace immensamente ascoltarti nei suoi video e mi congratulo con Lei per il suo magnifico lavoro. Sono brasiliano e sono stato in Italia 24 volte, e mi piace conoscere l'arte, la storia e la cultura italiana. Vi ringrazio molto per il vostro impegno nell'insegnare l'italiano agli stranieri e anche agli stessi italiani. Grazie mille .
Buongiorno. Mi chiamo Julia. Sono ucraina, ma abito a Mosca e parlo in russa. Però io adoro la lingua italiana, perché studio l'italiano da due anni. Adoro leggere in italiano, ascoltare in italiano, scrivere in italiano, parlare in italiano. Sì, faccio molti errori, ma adoro adoro adoro la lingua italiana 😍
Ciao, ho visto questo video quasi per caso, ma mi ha subito rapito. Sono italiano, madrelingua, insegnante di filosofia e storia e mi ha colpito la tua precisione, fluidità e chiarezza. Davvero congratulazioni! Ovviamente mi sono appena iscritto al tuo canale.
Grazie per il bel commento! Il mio canale è nato per aiutare gli stranieri che imparano l'italiano L2, ma sempre più spesso i miei video possono insegnare qualcosa anche gli italiani, dato che sto affrontando argomenti di linguistica in senso lato. Spero ti piaceranno anche i prossimi!
Dovresti parlare dell'invasione dell'inglese nella lingua italiana. É un fenomeno veramente triste secondo me (ed io sono statunitense). L'italiano è troppo bello. P.S. Non accetto il tuo argomento sull'accetazione dell'imperfetto nei periodi ipotetici, ma vabbè, non sono italiana, quindi non posso dire niente ahahaha. Grazie per aver fatto questo video. Mi è piaciuto molto.
Più che altro ci sono parole sempre usate che improvvisamente non van più di moda : tipo "troppo" che diventa , "tù màc' " o "forte" che diventa "stròngh" ... pronunciando all' Italiana.
Il cambiamento per l'imperfetto è una roba comune tra le lingue latine. Sono brasiliano e lo stesso succede nel portoguese (posso anche sentire in spagnolo se non sbaglio).
Ho trovato il tuo filmato molto interessante e ben fatto, complimenti! Mi chiedo se, per quanto riguarda l'italiano regionale parlato al Nord, le lingue regionali abbiano favorito alcune mutazioni tra quelle che hai citato. Mi pare che in effetti, Tullio de Mauro e Camilleri ne avessero parlato in 'La lingua batte dove il dente duole'. Ad esempio, nelle varietà di lombardo, i pronomi personali alla terza persona sono 'Luu' [ly:], 'Lee' [le:] al singolare, e 'Lor' [lu:r] al plurale, che somigliano rispettivamente a Lui, Lei, e Loro. Magari questa somiglianza ha fatto sì che i lombardofoni, nell'imparare l'italiano, abbiano utilizzato i pronomi più simili a quelli presenti nella loro lingua, facendo sì che Egll/Ella/Essi/Esse cadessero dall'uso. Un altro esempio è il passato remoto che nelle varietà di lombardo è completamente caduto dall'uso, già da secoli (Io nacqui: Mì a sont nassuu). Forse è per questa ragione che l'italiano regionale lombardo ha visto cadere fuori dall'uso il passato remoto?
Tutti i cosiddetti dialetti Gallo -Italici, hanno perso il perfetto storico(passato remoto) da diversi secoli, questo è il motivo per il quale si usa sempre, nella lingua parlata, il perfetto logico( passato prossimo). Nella lingua scritta sarebbe auspicabile mantenere la distinzione tra i due perfetti, che è ampiamente normata. Per quanto riguarda il lui, lei, egli, ella, fino a Roma esistono da sempre solo lui, lei, loro. Più a sud si trovano forme come isso, issa, iddu, idda, con la d pronunciata cacuminale .
Sono un estudieante di Italiano (e ancora il mio Italiano e un po' cattivo). Stavo cercando materiali in Italiano per ascoltare y megliare il mio Italiano e trovo il suo canale. Parla in una maniera molto chiara e non con molto veloce. Questo mi ayuta molto. Sopratutto, i temi (come questo video) che scegliete mi piacce molto. Grazie per condivivere i suoi pensieri di lingua italiana.
Riflessione molto interessante, grazie infinite! Sulla questione del contesto: non sono sicuro di condividere ciò che hai detto (o forse sono pessimista). Quante persone che commettono errori ne sono consce? Secondo me non molte purtroppo. Lo trovo un bel discorso ma non molto realistico. Io cerco di parlare italiano in modo corretto. Probabilmente commetto degli errori, però ci provo! Secondo me una differenza importante c’è tra chi cerca di curare il modo in cui parla, e le persone che sono indifferenti ad esso (che spesso mancano di consapevolezza sul modo in cui utilizzano l’italiano).
"Il ragazzo CHE ti ho parlato" mi fa sanguinare gli occhi 😆😂 Eh sì, faccio parte dei pessimisti, alcuni di questi usi mi fanno schifo, altri sono accettabili, ma SOLO in contesti molto informali.
@@PodcastItaliano la prima parte del video: 1) lui, lei, loro; 4) presente pro futuro; 5) futuro epistemico. La seconda parte invece (dal punto 6 in poi) mi fa rabbrividire 😂
12:06 : Per l'ipotetico vero, non funziona normalmente cosi il francese. Diciamo piuttosto: "se lo volevo lo farei" per il presente , se l'avevo voluto l'avrei fatto" per il passato ("se lo voglio lo facio" e "se lo volevo lo facevo", senza condizionale sembrano "un po meno ipotetico"; é sottile). Piu formale sarebbe : "se l'avessi voluto, l'avessi fatto (o: l'avrei fatto). Elegantissima é la soppressione del "se" invertando le proposizione (existe anche in inglese e tedesco) : "l'eussé-je voulu, je l'eusse fait (ou: je l'aurais fait)
"je l'eusse fait" est la 2e forme du conditionnel passé. Elle se conjugue comme le plus-que-parfait du subjonctif. En effet, elle peut remplacer "je l'aurais fait". En français il y a pas mal d'exceptions et de règles bizarres. Par exemple, s'il y a deux "si", on peut remplacer le 2e par "que" (et ce "que" est suivi du subjonctif). L'exemple que vous avez cité (l'eussé-je voulu, je l'eusse fait) est un cas particulier (parataxe) et même là, il s'agit d'une exception (le fait d'utiliser l'imparfait du subjonctif). Parfois, le français peut vraiment être compliqué !
Riguardo la variante elegante, direi che esiste anche in italiano una cosa simile, ad esempio nella frase: "Avrei finito di mangiare, avessi avuto fame". Tuttavia non sono così sicuro, non vedo questa costruzione da un po' e potrei essermi confuso :)
Anche in Toscana talvolta si sopprime il "se" . es. "fosse vero, sarei contento", è un costrutto molto diffuso e suona bene. Credo che sia recepito anche nelle grammatiche ufficiali, come corretto.
Non conoscevo il tuo canale e mi sono iscritto dopo aver visto questo splendido video. Mi hai dato speranza, perché molti sono catastrofisti e dicono che l'italiano sta morendo, assassinato da una brutta sintassi e da troppi anglicismi (il problema semmai sono gli errori grammaticali). In realtà, come speravo, l'italiano sta evolvendo, passando da un registro farraginoso, relegato praticamente ormai al "burocratese", ad uno più snello e semplice. Ed è un bene! Relativamente a tale "snellimento", ho notato che i "dialettismi" contribuiscono sempre più a forgiare la lingua, con cose più o meno belle (ad esempio, i tipici "a una certa" o "stacci" del romanesco). Persino io, che sono toscano, mi rendo conto che la nostra lingua parlata è diversa da quella standard e che certe espressioni, tipicamente regionali, sono proprie di un registro colloquiale ed intimo (ad esempio, dalle mie parti non si dice "stasera usciamo", ma quasi sempre "stasera si va A giro", con la preposizione scorretta, ma che è figlia di una lingua più rapida). La contaminazione di tante piccole realtà in cui il modo di parlare è differente ha contribuito grandemente ad aumentare il numero di vocaboli, tanto che ormai i dialetti continuano certamente ad esistere come lingue a loro stanti, ma al tempo stesso sono sempre più presenti, con diversi termini, nella lingua neostandard.
È un peccato però vivere in un paese che sta diventando sempre più monolingua, se avessimo tutelato anche le nostre lingue regionali oltre all'italiano, avremmo una grande propensione nell'apprendimento ed una grande ricchezza del nostro patrimonio culturale.
La tutela dei dialetti la fanno i parlanti. Proprio per la loro intrinseca natura di "parlata per intimi", i dialetti variano e anche velocemente. In che modo li si potrebbe tutelare? Normandoli, insegnandoli a scuola? e su quali grammatiche? E perché, per per esempio, insegnare il romanesco e non il viterbese o il reatino? Il milanese, il bresciano, o il bergamasco?
@@giannipellegrini2178 È vero, la tutela dei dialetti la fanno i parlanti, peccato che però stiano totalmente scomparendo. Perdere le nostre lingue regionali e i nostri dialetti è davvero un peccato, dunque una politica di tutela è più che necessaria, soprattutto per lasciare ai posteri almeno una testimonianza di un grande patrimonio culturale e letterario del quale non potrebbero godere. Ci troviamo di fronte a lingue polinomiche, è vero, dunque nel processo di tutela bisogna creare dei criteri validi che non distruggano a loro volta delle parlate locali, come purtroppo in certi casi accade (vedi Corsica Pumuntica e Canton Grigioni). Le grammatiche delle varianti più influenti esistono o abbiamo ancora per fortuna i mezziper ricostruire, dunque quello non sarebbe un problema. L'obiettivo non è comunque quello di fossilizzare la parlata, normandola ed evitando la sua evoluzione naturale e sana, ma quello di creare un ambiente affinché questa evoluzione sana avvenga. In un ambiente in cui quasi nessuno parla più la lingua regionale od il dialetto e in cui, una buona parte di quei pochi che lo parlano, sostituisce espressioni locali con altre italiane o della lingua nazionale, possiamo renderci conto che questa evoluzione sana, avvenuta per secoli, non possa più esistere.
@@giannipellegrini2178 ogni lingua esclusa da contesti ufficiali è destinata a sparire, lo direbbe qualunque linguista. Dire i dialetti li salvano i parlanti è una puttanata per non fare un cazzo e non sentirsi in colpa.
@@user-tt3nt7yv6z e dove lo direbbe un linguista? lo ha scritto da qualche parte? e che cosa vorrebbe fare, IMPORRE l'uso del dialetto e proibendo quello della lingua ufficiale?
@@giannipellegrini2178 veramente è stato l'italiano che è stato imposto a una popolazione che parlava altro fino a 50 anni fa. Dove lo direbbe? In qualunque libro di linguistica. Non si tratta di proibire la lingua nazionale si tratta di farla affiancare a quella locale, esattamente come avviene ora in alto Adige o in catalogna.
Complimenti per la chiara spiegazione. Caro Professore, dobbiamo difendere le nostre lingue dalla piaga angloide che le invade, e che i media adottano e diffondono con una velocità impressionante. L'italiano, così bello, e il portoghese, la mia lingua madre, rischiano di perdere il loro carattere.
Ciao, sono un'italiana appassionata di lingue e seguo molto volentieri il tuo canale. Guardando i tuoi video si vede che ti appassionano molto gli argomenti! Grazie, spero che continuerai a farne di altri 🌈🥰
"la lingua è come l'abbigliamento, e la sua formalità varia in base all'occasione". Bravissimo Davide. Questo io lo applico non solo alla grammatica, ma anche all'accento. Sono sicuro che anche tu dal macellaio sotto casa recuperi la tua inflessione piemontese. In quel contesto sarebbe assurdo se parlassi come parli in questo video. Allo stesso tempo però, detesto personaggi anche di cultura, o giornalisti, che non sanno quanto meno mitigare la loro inflessione dialettale, se il contesto lo richiede . Non perché sia una cosa di cui vergognarsi, ma solo perché in certi contesti è più efficace parlare un italiano più "neutro". Non parliamo dei romani che non sanno distinguere tra italiano e romanesco, loro non hanno scusanti.
Massì, con gli amici mica parlo in dizione infatti! Si tratta di saper adattarsi al contesto, scegliendo il registro più appropriato di volta in volta. Se al pub ti metti a parlare come parleresti col Capo di Stato fai la figura dello scemo, giustamente. E viceversa.
@Lorenzo Masor ok. Ma secondo me c'è anche il fattore "televisivo" che ha dato, tramite rai e mediaset, ampio risalto alla "prepotenza" culturale di Roma, in molti ambiti. Anche i toscani non distinguono bene tra proprio dialetto e italiano, ma ho la sensazione che abbiano più coscienza del mezzo televisivo, e a meno che non vogliano fare le macchiette in tv cercano di smorzare i toscanismi (non parlo di accenti eh, ma di grammatica) , mentre i romani non ci risparmiano ma il "chevvordì" di turno, e le desinenze "are" "ere" "ire" dei verbi all'infinito spariscono sempre a favore delle varie "a e i" accentate :) questo mi succede con manager di azienda romani che vivono al nord e fanno questi errori parlando con persone non di Roma.
Da italiano, due cose che uso molto sono il lui al posto di egli (è una cosa estremamente comune), e uso abbastanza spesso anche il che in modi che non sono previsti dall'italiano standard. Una cosa che però non accetterò mai è lo sbaglio dei congiuntivi da parte di un madrelingua
Grande video didattico.. tuttavia la maggior parte dei miei neuroni stanno piangendo a sentire le cose che hai parlato, se lo sapevo interrompevo il video prima degli ultimi minuti :D :D :D !
Se siete stranieri non usate mai il periodo ipotetico con l’imperfetto, imparate a riconoscerlo ma evitante di usarlo perché vi assicuro che ci sono tantissime persone che vi guarderanno malissimo anche in contesti super informali.
Parte del italiano que yo aprendí fue en libros y me decían que hablaba un italiano de principio de siglo XX. No sabía que había un italiano estandard. Muchas gracias. El italiano lo tengo en desuso, te seguiré para reaprender.
Siccome sono straniero, forse il mio avviso non conta molto, ma penso che tutti questi tratti son vadano cosî male (tranne quello del "se sapevo non venivo" che rende tutto più facile, ma che mi farebbe sentirmi a disagio comunque) Tuttavia, ciò che veramente odio e che non hai menzionato qui, è l'utilizzo sempre più comune delle parole inglesi al posto di quelle italiane...LO ODIO, FA SCHIFO! Voi italiani avete una delle lingue più belle al mondo, perché la rovinate così? che rottura!
Molte volte utilizzo la variante inglese di una parola italiana perché è quella che sento di più in giro. L'inglese è troppo influente nell'italiano del 2020
Ciao Victor, fai una occhiata al video de Davide ua-cam.com/video/NVl4Sj-o1vw/v-deo.html , in questo video lui parla degli anglicismi in italiano, forse lo trovi interessante.
E' vero, in italiano troppo spesso si fa uso di anglicismi anche quando esiste una parola italiana perfettamente equivalente, o anche un neologismo italianizzato. Personalmente, lavorando nel settore informatico, mi trovo esposto ancora di più del solito a questa tendenza, ma cerco di non esagerare. Per esempio, nessun italiano chiamerebbe mai "topo" il mouse (in contrasto con i francesi che usano souris o il ratòn degli spagnoli), nemmeno io lo faccio. Però altri termini sono inutilmente utilizzati in inglese per darsi un tono di professionalità, fino ad arrivare al ridicolo. Esempio pratico in questi tempi di virus: usare il termine "smart working" quando noi in azienda abbiamo sempre usato l'italianissimo "telelavoro" che è anche molto più accurato (smart perché? al limite remote). Però ci sono anche diversi neologismi tratti dall'inglese ma riportati allo schema lessicale italiano: per esempio processore (processor).
Questo video è molto forte, chiaro, e informativo. Grazie! Una domanda un po’ al lattò di questo argomento, i dialetti sono parlati per centinaia di anni. Stanno cambiando anche quelli. Si?
Certo e anche più dell'italiano perché di maggior uso quotidiano . Se leggi i testi delle poesie napoletane di Di Giacomo di inizio '900 sono molto diverse dal napoletano usato oggi nel quotidiano , stessa cosa per il veneziano di Goldoni e quello moderno . Poi ovviamente anche qui ce la differenza tra uso letterario e quello "popolare ".
I dialetti purtroppo sono in forte crisi, salvo rare eccezione, perché tendono ad italianizzarsi sempre più. Le cause sono molteplici, prima fra tutte i mezzi di comunicazione di massa, il maggiore spostamento da zona a zona, i matrimoni tra persone di aree dialettali diverse.Tanto è vero che, si parla molto di "italiani regionali" al posto dei buoni vecchi dialetti.Praticamente se ascolti uno sconosciuto, puoi capire, per sommi capi, da dove proviene ma il dialetto come prima lingua è ormai cosa rarissima. Questo per me è una grossa disgrazia. L'ideale, secondo il mio ininfluente parere, sarebbe avere il dialetto come prima lingua al pari dell'italiano e poi almeno due lingue straniere parlate come si deve
@@alessandrotorrini3581 non so tu da quale regione provenga ma io ho notato che solo a Milano e un po' Torino i dialetti sono realmente caduti in disuso. Al centro sud si parlano entrambi ( in alcuni casi anche più il dialetto) e anche diverse regioni del nord come Veneto e Friuli-Venezia Giulia usano massicciamente il dialetto.
@@emanuelezazzero4450 Io sono un meticcio Fiorentino- Bresciano( Alta Val Camonica), sono bilingue, anche se, risiedendo a Firenze normalmente parlo il dialetto fiorentino. Attenzione, il fiorentino che parlano le nuove generazioni, è molto diverso da quello che parliamo noi vecchi, ho 60 anni. Attualmente si parla un gergo, con una calata strascicata veramente brutto. I ragazzi stentano a capire i loro nonni quando parlano il fiorentino vero. Anche con l'italiano standard non se la cavano bene. Quanto al bresciano ho notato che il dialetto si è molto italianizzato, i giovani tra di loro preferiscono l'italiano, neanche male, se non sbagliassero tutti gli accenti sulle E e sulle O. Sai quale sarebbe la soluzione per migliorare la conoscenza dell'italiano, ripristinare lo studio del latino fin dalle scuole medie, non dico come era ai miei tempi dove ci tartassavano veramente, ma i rudimenti fondamentali quelli si, sarebbe molto formativo.
@@alessandrotorrini3581 guardi che i dialetti, come tutte le lingue, cambiano ed evolvono. Il dialetto toscano che lei parla è sicuramente diverso da quello di suo nonno che è diverso dal fiorentino di Boccaccio di 700 anni fa. Secondo me andrebbe stabilita una grammatica di riferimento e studiata a scuola come fanno i catalani, studiando sia lo spagnolo che il catalano a scuola.
Innanzitutto i miei complimenti per il video, veramente interessante. Ora ti dico come la penso in merito alla domanda che poni. Se posso uso sempre la forma grammaticale corretta, in contesti confidenziali invece cerco di non farlo anche perchè poi sembro sempre la "professoressina" antipatica. Io amo la mia lingua, mi piace parlarla nel modo più corretto possibile ma non tutti i contesti sono adatti per farlo. Ciò che non accetterò mai sono gli errori grammaticali nella scrittura come l'uso improprio del verbo essere o avere e sinceramente ciò che più mi addolora è l'impoverimento del nostro dizionario che si sta sempre più impoverendo significativamente.
Bravissimo! Una spiegazione semplice, realistica e ben fatta. Da tanto tempo cercavo un video così per supportare le mie lezioni! Io uso in contesti informali tutti i tratti di cui hai parlato, escluso il che polivalente del tuo ultimo esempio: Il ragazzo che ti ho parlato ... Proprio non si può sentire!
Mis felicitaciones nadie me ha explicado tan bien el origen y la evolución del italiano, explicas cuestiones gramáticales que muchas veces son aburridas de una manera clara y amena. Saludos desde México.
Min. 13.32 alle elementari la maestra ci disse (pass. rem.) che il "che" negli esempi che tu dai e' l'abbreviazione di "perche'"; per es. "copriti che fa freddo" = "copriti perche' fa freddo"...
Ciao Davide! Video interessantissimo, hai citato dei cambiamenti a cui a volte ripenso; per esempio mi viene in mente come nell'ambito liceale, anche semplicemente in una discussione pacata coi prof e non per forza nelle interrogazioni, mi venisse assolutamente naturale utilizzare i pronomi soggetto di terza persona "standard", senza neanche pensarci e dovermi sforzare; per questo a volte mi diverto nel rispolverarli ahah del pronome oggetto atono invece, sarò sincero, mi ero quasi dimenticato! Essendo abruzzese, utilizzo non raramente il passato remoto ma effettivamente non quando si tratta un evento programmato o inevitabile, come una scadenza. Avrei un dubbio sul "che" polivalente, e in particolare sul suo utilizzo i frasi come "mangia che ti fa bene": in questo caso io sono sempre stato piuttosto sicuro di farne un utilizzo "standard", dove in realtà andrebbe scritto "ché" e sarebbe abbreviazione di "perché"; questo uso si vede infatti spessissimo nella Divina Commedia, e quanto pare non è morto. Cosa mi sai dire a riguardo? Grazie e complimenti! :D
Sei bravissimo ad insegnare l'italiano...mi piace sentire i tuoi video. Sono Argentina e penso che lo parlo abbastanza bene. Comunque fa sempre bene sentirlo per migliorare la pronuncia...grazie e complimenti!!!
Ti invito a riguardarti i dialetti siciliani! In ogni zona il passato si da in modo diversissimo. A Palermo si usa il passato remoto: es. "ieri ha mangiato": "ajeri mangiò" a Palermo "ajeri mangiau" a Catania "ajeri mangiava" nelle zone di Agrigento
aggiungo una parentesi; nella variante siracusana del dialetto siciliano, difficilmente ormai si usa il passato remoto; molto più comune sentire "haiu vistitATU a Grecia" -ho visitato la Grecia- piuttosto che -iù visitAI a Grecia- , appunto "Visitai la Grecia". Spero di essermi espressa in maniera chiara
@@lisagiammanco6753 nel dialetto siracusano della lingua siciliana, per essere precisi...comunque, sì la costruzione siracusana del passato suona veramente strana alle orecchie
Infatti quando ha detto che il passato remoto si utilizza soprattutto in Campania un po’ sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo nominasse come prima la Sicilia. Comunque anche se sono nato a Torino mi piace troppo utilizzare il passato remoto anche a costo da far storcere il naso a tutti ahahah.
Adoro seu canal, te entendo muito, mas não falo italiano. E nesse vídeo me fez lembrar da diferença entre o português falado no Brasil e em Portugal 🇵🇹 onde se apegam muito mais as regras gramaticais, enquanto que no Brasil 🇧🇷 a gramática foi subvertida e falamos com muito mais liberdade, sobretudo trocando pronomes.
El presente en lugar del futuro (imperfecto) sucede también en español Davide. Y diría que ese caso hipotético que planteás con el subjuntivo/congiuntivo también. Los caso del uso del "que" también se aplican. Por lo menos en Argentina. Es muy interesante que en general la impresión para los hispanoparlantes es que el italiano está menos reglado que el español. O tal vez es que el español tiene tantas variantes que la RAE las fue añadiendo poco a poco. Con cierto retardo obviamente. Muy buen video! Si percipisce quanto lavori. Un grande!
En el español solo hay una lengua, no sé que habláis, no son muchas variantes. RAE solo agregó la forma de hablar del Argentino que usa vos en singular en vez de tú. El vos se usaba solo como plural en español sin ser específico en genero para vosotros, as, pero en Argentina y otro se usa con el verbo de tú intercambiado. Las otras formas siempre han existo en español, mucho ante la colonización. Otra cosa todo los tiempos siempre se usan correctamente, nadie usa el presente para el futuro, primera vez que escucho eso. No sé onde sois, pero ese español suena muy limitado, cómo un extranjero.
@@oraleandale9500 No tenés idea de lo que decís. Los usos de los que habla Davide tienen que ver con la lengua coloquial. ¿Cómo podrías conocer vos los usos coloquiales del español?
@@emataverna Estáis muy equivocado, no confundáis gramática Española (Castellano) con palabras agregadas, como las nativas de América para las frutas y cosas. Lo coloquial o frase se usa en general casi en todo lado, aunque hay excepciónes solo en paises específicos. Si hay algunas palabras que se usan en region específica, como chile en mexico, y otros lugares, pero eso no cambia el idioma. La gramática es la misma, excepto el caso de Argentina de la forma que usa el vos en singular, agregado. El vos siempre ha existido pero como plural de tú. ¿Qué o quién es Davide, si es el chaval de vídeo, ni atención le puse al vídeo?
Ciao, sono un "ospite" italiano (di Torino) e, per quanto riguarda le domande finali, io uso praticamente tutte le forme neostandard che hai illustrato e non me ne vergogno :D !! L'unico che mi ha stonato un po' tra i tuoi esempi è «Il ragazzo che ti ho parlato», però in compenso dico «Il ragazzo che ti ho detto / Il ragazzo che ti dicevo», quindi siamo lì. Poi, da contro, non mi sarei mai accorto che «c'erano un centinaio di invitati» non fosse "grammaticalmente corretto" se non lo avessi sottolineato, da quanto sono abituato a dirlo :D Riguardo alla prima parte del video, la storia e le stime sono molto interessanti e da ricordare, per capire perché tra gli italiani ci sono enormi discrepanze linguistiche da posto a posto e da generazione a generazione ;)
Bel video, sono d'accordo! Comunque credo che in frasi come "mangia che ti fa bene" ecc. si parli piuttosto del "ché", nel senso di "perché". Solo che non lo si scrive mai così, in quanto sembrerebbe troppo arcaico...ma anche e soprattutto perché non penso che la maggior parte delle persone se ne renda conto.
Increíble la cantidad de similitudes con el español, digamos hablado en las calles actualmente. Me encanta que digas ésto de la importancia del contexto. Muy interesantes tus videos!!!
Nel 2013 ero a casa di un insegnante di italiano a Vicenza, in Italia. Ovviamente lui parlava un italiano standard perfetto, ma lui aveva un amico che non parlava bene l'italiano standard. L'insegnante mi ha spiegato che questa persona lavorava in una fabbrica dove parlavano il dialetto italiano della città di Vicenza. Vicenza è una città tra Venezia e Verona nella regione Veneto.
Probabilmente parlava veneto, che è comunemente detto "dialetto", anche se è a tuti gli effetti una lingua a sé stante. Noi italiani tendiamo ad usare "dialetto" in modo improprio.
Mi piace molto il tuo video e ti ringrazio. Sul "che" polivalente però non sono molto d'accordo: è un errore usarlo male. Il periodo ipotetico con l'imperfetto è un colpo di spada al cuore. Grazie mille
grande video, ti avevo visto da Артём e mi ero detto, questa faccia non mi è nuova. hai il dono della sintesi e della chiarezza. anche se sono un purista uso normalmente qualsiasi storpiatura dell'italiano perché mi diverte un sacco. tra l'altro, non uso quasi mai le maiuscole perché è pratico e anche perché ciò manda in bestia parecchi. complimenti e ciao ps: nel video non hai messo i due link che indichi col dito
Superbe vidéo très instructive. Tu nous permets de réviser et de nous rendre compte que les langues sont toujours en mouvement et progressent. Grazie Davide.
Grazie, Davide, per questo video interessante e chiarissimo. Sei un buon professore ! In pocchi minuti sai spiegare dei fatti complessi. Ho imparato un sacco di cose o mi sono reso conto di nozioni che rimanevano nella mia mente in modo incosciente. In francese è già sparito il passato remoto nel parlare e invece usiamo sempre il passato prossimo. Abbiamo anche abbandonato i congiuntivi imperfetto e trapassato che ci sembrano troppo formali ed antiquati. Forse l’italiano seguirà lo stesso percorso...
Context is everything, like you well said. I speak English and Spanish and in both languages I see similarities to the changes you mention in the Italian language.
Bravo Davide!! Un video molto interessante e contemplativo! Innanzitutto, dobbiamo ricordare che le lingue sono un'entità vivente, che respira, in continua evoluzione Come italoamericani pensiamo sempre alla nostra patria come tradizionale, ricca di tradizioni, e tendiamo a dimenticare che la lingua italiana come "italiano standard" ha un inizio molto recente ed è stata essenzialmente introdotta nel paese dall'avvento della televisione.
La lingua italiana e' obsoleta . L' obsolescenza comporta inevitabilmente la sua abolizione . L' abolizione di Essa e' giustificata dal seguente motivo : Tutti ne parlano
Lo ammetto, “se sapevo che veniva........” è una variante che uso nel quotidiano. È come dici te, se vado in birreria qua a Trento(almeno in tempi pre-Covid) mica mi sento a mio agio se dico “se avessi saputo che sarebbe venuto” o lo troverei strano se lo dicesse un mio amico.......
Molto interessante. Frequentando i social incontro sempre più frequentemente post che esprimono molto fastidio per la "volgarizzazione" della lingua italiana, ma fatti salvi errori che travalicano eccessivamente la norma, frutto spesso di eccessivi usi dialettali, io sono meno esigente e assai conscio di quanto io stesso cambi lo standard comunicativa a seconda se mi esprimo in forma scritta, o parlata. L'unico "errore" che mi sforzo di evitare sempre, ma non sempre con successo, è quello relativo all'uso dell'imperfetto ipotetico, che mi da un fastidio quasi fisico, ;-)
Sono d'accordo su quasi tutto, soprattutto per l'uso di "gli" al posto di "loro, a loro". Meno d'accordo sul fatto che l'ignoranza del passato remoto, ahimé tipica del Nord, stia diventando "regola": passato prossimo e passato remoto hanno due ambiti d'uso ben distinti, e la perdita del secondo nel linguaggio (e qualcuno tende anche a dimenticarlo nell'insegnamento scolastico, giustificandolo con "nuove grammatiche") non soltanto è un errore, ma è drammatico per quella proprietà di linguaggio E DI PENSIERO che la scuola dovrebbe insegnare. La perdita di precisione nel linguaggio corrisponde sempre a una perdita di precisione nel pensiero e nella sua comunicazione. Quindi: recuperiamo il passato remoto!
come madrelingua spagnolo in Italia da qualche anno, ritengo una gran perdita quella del passato remoto. È come perdere il congiuntivo. Limita l'espressione dei pensieri. Questa differenza ce l'abbiamo in spagnolo e anche in inglese, caso quest'ultimo in cui sarebbe a volte un "orrore" usare un passato prossimo "he has died three years ago"
Ciao. Te lo chiedo con sincera curiosità, credimi, senza polemica: quale sarebbe l'uso corretto del passato remoto? Io sono un "boomer" nato e cresciuto a Roma, e il passato remoto alle mie latitudini non è mai stato di casa: non lo parlavamo in famiglia, non l'ho mai parlato con gli amici, e crescendo non mi è mai capitato di utilizzarlo praticamente in nessun contesto, neanche lavorativo. A scuola me lo hanno insegnato, ovvio, e la suora (asilo ed elementari le ho frequentate dalle suore) ci aveva insegnato che "il passato remoto si usa per parlare di cose successe IERI". ma come? Ieri? ma non si chiama "remoto" proprio perché è.... remoto? Questo dubbio me lo sono portato appresso fino ai miei 55 anni da poco compiuti, anche perché per quanto riguarda il mio rapporto con il passato remoto, impararlo a scuola e rimetterlo in un cassetto è stato un attimo, non avendo avuto modo come dicevo di usarlo in pressoché nessun contesto, salvo sentirlo pronunciare da studenti meridionali quando frequentavo l'Università, soprattutto calabresi, che lo utilizzavano riferendosi anche a fatti accaduti .... 5 minuti prima 😂
Non sapevo che la lingua italiana era chosi nuova! Mi piace questo vídeo in cui ho allenato a parlare e anche qualcosa di molto importante sull la tua cultura. 👌
Grazie per un altro ottimo video! Avendo visto parecchio del tuo contenuto Davide, appena è cominciato il video mi ha colpito quanto parli bene qui. Mi sbaglio, o si sente che stai lavorando sul tuo modo di parlare anche tu?
👏👏👏molto interesante! È così con lo spagnolo...Le personé devono accettare la lingua parlata e anche nel modo colloquiale 😉Eccellente Davide 👍Sono nuova nel canale è mi piace moltissimo Sei bravo...Grazie 🇦🇷🧉🇨🇮
Per esempio nella mia lingua regionale, il genovese, il passato remoto è caduto in disuso, anche nella letteratura, già nell'ottocento (ciò poiché che nel tempo lingue parlate molto di più rispetto all'italiano, come le lingue regionali si sono modificate più velocemente). Forse è anche per questo che il passato remoto da noi non è così adoperato.
Just for a didactical purpose: *meravigliosa analisi is feminine *crebbi the correct tense here is Passato Remoto, remote past, the imperfetto describes something happened in a near past comprised in a temporal length not jet ended (a week a month or any other period still in recent memory that you don't consider a closed chapter of your life) ex: cosa facevi in cucina? Prendevo del pane vs cosa facesti in cucina quel giorno in cui ti ho visto il mese scorso? Presi del pane *parlasse in congiuntivo imperfetto, you are indroducing a subordinate thus you need to use not the indicative, that serves to express a main assertive proposition of reality "il gatto è rosso", but the conjunctive as you are introducing into the phrase a period that happens not in present-day reality (or even if it does your end here is not to assert that it does exist but to say something about that proposition with the main period) but that is presupposed as part of your assertion (non sapevo che il gatto fosse rosso, ero convinto che fosse arancione)
@@eccoeco3454 Grazie. Always good to learn. Analisi - ho indovinato il genere della parola e mi sbagiavo! Non avevo mai sentito crebbi (naqui si, ma non penso che si usa questa per se stesso) ma adesso cerchero' un'opportunita' di usarla...
@@thamesking *che si usi Conjunctive remember normally if the proposition is introduced by the coordinative conjunction "che" you have to use the conjunctive (hence the name)😉
Il mio italiano cambia a seconda che io stia scrivendo , o parlando. E credo che sia giusto così. Anche nel leggere ovviamente. Ci sono cose a cui nel parlato non faccio caso, ma nella lettura suonano male. La lingua letteraria va conservata. E' importante che chi scrive scriva correttamente, secondo me i giornali sbagliano ad usare il neo standard.
io noto che sono influenzato dal mio dialetto (Mottola-Pugliese) e anziché dire andrò dico "devo andare" perché nel nostro dialetto non esiste un vero e proprio futuro ma si utilizza il verbo dovere per indicare una cosa che si farà in futuro e quindi "eva a sci" per "dover andare" (il verbo dovere in realtà letteralmente è: "aver (da) a fare qualcosa"(dover fare qualcosa)
Penso sia la prima volta che vedo affrontare questo tema in modo assolutamente oggettivo e, direi, scientifico, senza le partigianerie e le posizioni "cruscane" e intolleranti che spesso si sentono. Complimenti per l'ottima presentazione.
Molto interessante. Attinente alla realtà (per quel che posso appurare) e, di conseguenza, molto esauriente. Poco da aggiungere. Solo un piccolo inciso, riguardante un aspetto più mentale, riguardante l'approccio, che non pratico. Non avendo quindi nessuna conseguenza. In certi contesti, dove il dialetto ha sempre avuto un certo rapporto con l'italiano standard, secondo me si è creata una certa tradizionale maggiore tolleranza verso costrutti che non pregiudicavano comunque l'intercomprensione. Anche tra persone provenienti da regioni diverse. In certi altri casi, come quello della Sardegna, si è instaurato in questi ultimi secoli la tendenza a cercare di parlare un italiano quanto più corretto possibile, sia fra sardi e sopratutto con persone provenienti da altre regioni, visto che il sardo e l'italiano vengono visti come due entità completamente diverse. Da noi, in Sardegna, non esiste il parlare comunque in italiano. Esiste il parlare l'italiano corretto, punto e basta. Che si riesca poi a raggiungere lo scopo è un altro paio di maniche. Quindi un sardo attuale probabilmente vede tali 'aggiustamenti' dell'italiano con un fastidio maggiore degli italiani della penisola. Come dei difetti difficili da sopportare. In tutto e per tutto simili agli errori di costruzione verbale o fonetici che ci attanagliano da sempre. E tutto questo nonostante si ritrovi nelle medesime situazioni di un continentale, percentuale di chi parla il 'dialetto' in Sardegna è di circa il 15% e quindi soggetto alle stesse dinamiche linguistiche.
Ti posso dire che io sono andata in prima elementare nel 1969 e gia' allora egli/ella e', essi/esse sono erano gia' del tutto obsoleti nell'italiano parlato. Anzi mi ricordo che c'erano alcune maestre coraggiose (ma non la mia) che insegnavano che si poteva dire "loro sono". Mi ricordo anche di aver letto il libro "Cuore" negli anni '70 e ricordo come mi pareva strano che in quel libro si usava il pronome "egli".
9:55 non è un esempio un po' sbagliato? Il passato prossimo si adopera per esprimere azioni le cui conseguenze sono presenti nel momento in cui si parla, quindi dire sono nato è forse più corretto, no?
A me colpisce spesso una cosa: quando mi capita di sentire interviste a personaggi anche di basso rango, magari malavitosi, ma ormai anziani, oppure a vecchie interviste tra persone "del popolo" realizzate negli anni 70 o 80, ho l'impressione che parlino un italiano migliore di quello che mi capita di sentire in giro. E quando presto attenzione, è proprio perché quelle persone conoscevano solo due strade, o parlare in dialetto, oppure in un italiano abbastanza colto, che era lo stesso che si imparava seguendo la TV italiana, con tutti i congiuntivi e i condizionali al posto giusto! Ho quindi la sensazione che proprio nel momento in cui la TV ha smesso di proporre un modello di italiano colto per orientarsi sulla lingua parlata, e peraltro spesso scegliendo la parlata romanesca come riferimento, il linguaggio medio abbia abbassato la propria qualità, ragion per cui oggi siamo tutti in grado di utilizzare il registro più colloquiale, ma una minoranza è in grado di cambiare il proprio registro quando il contesto lo richiederebbe.
Ho imparato l'italiano parlato perque ho visuto per 10 anni in In italia ..infati adesso cerco per questo messo da imparare la gramatica ma adesso ho capito perque la diferenza dello scrito allo parlato . Grazie
La questione principale, a fianco - e contestuale - al fatto che pochi "coltivano" il proprio linguaggio, è il sempre maggiore utilizzo di anglicismi (in realtà vere e proprie "adozioni"). E' un processo che può tranquillamente portare a far divenire l'italiano un dialetto dell'inglese, persino con usi circoscritti al solo italiano di termini inglesi ("cringe" usato come aggettivo, mentre in inglese è usato come verbo o al limite nome, per non parlare del disastro negli ambiti aziendali, comunicativi, eccetera. A Milano si tende a parlare una lingua creola ormai)
Giusto. Proprio in questo video per esempio viene ripetuto per due volte di seguito che Pietro Bembo ha fatto "un'operazione vintage", il che mi ha fatto un po' sorridere visto il contesto e, trattandosi di un video rivolto a studenti d'italiano, anche un po' alzare il sopracciglio (e qui un altro avrebbe detto: "è cringe")...
@@Daniele_Manno sono lieto che tu non abbia scritto: “che cringe!”. Ogni volta che lo vedo sui social media (non so come sostituire “social media” con una parola italiana se no lo farei, perdonami) rabbrividisco! 🤣
@@IlGiglioNero incredibile, sai che al problema con "social media" ci pensavo proprio ieri? Seguivo una lezione di linguistica (una delle rare occasioni in cui si può ascoltare una persona parlare in italiano, tranne ovviamente per i momenti in cui è necessario menzionare termini appartenenti ad altre lingue) e quando il professore (che per esempio usa il termine dispositivo invece di device, cosa oramai piuttosto rara...) è stato costretto a dire "social media" non so perché ma non ho potuto fare a meno di far caso anch'io a quello che, in tal caso, non è più un anglismo scellerato (oramai dilaganti) ma effettivamente un obbligo. Aggiorno il commento: di recente ho appreso che in italiano in luogo di "social media" si potrebbe adoperare "mezzi di comunicazione sociale" e in luogo di "social network" "servizio di rete sociale", ma sono espressioni particolarmente formali e molto ma molto rare. In ogni caso, quindi, è improbabile e, presumo, pure poco conveniente il loro uso.
@@Daniele_Manno si, anche io la penso come te! Se non c’è un’alternativa lo trovo accettabile. Anche se mi piacerebbe che l’accademia della crusca proponesse un’alternativa in italiano per le parole straniere come fanno in Francia! Penso che dovremmo proteggere di più l’italiano... Un altro esempio è “accountability”. Non c’è una parola italiana che davvero corrisponde, quindi di solito la lascio così se ho bisogno di utilizzarla.
I’m a native English speaker but my parents are Cuban. I’m learning Italian. It’s so weird because the Passato remote is so much more natural to me than the Passato Prossimo. Do other Spanish speakers who are learning Italian feel the same way?
Io quando nei messaggi utilizzo quello che tu hai indicato come "che polivalente" tendo a sottolineare il valore causale accentandolo ("ché"), è giusto questo tipo di trascrittura , ma soprattutto, è giusto considerarla una sorta di relativa impropria con valore che oscilla tra causale e consecutivo? L'unico utilizzo moderno che non riesco ad accettare è quello del che in sostituzione di "in cui" o "di cui", davvero INASCOLTABILE.
Ciao Davide! Ciao a tutti! Qualcuno saprebbe dirmi su che cosa è stato costruito il suono standard ce/ci avendo conto che nel fiorentino questi suonano sce/sci ?
Il problema non è che si sia formato un italiano neostandard nel parlato, come dici tu è perfettamente naturale, il problema è che la maggior parte della gente conosce solo quello e non si sa esprimere nel modo più corretto, ossia quello formale, nei contesti in cui sarebbe richiesto. Comunque bravissimo, video molto interessante!!
Esatto! Saper spaziare tra registri è un'abilità fondamentale per un madrelingua (molto più difficile per uno straniero). A proposito, c'è anche chi è solo in grado di parlare in un registro sorvegliato, come un libro stampato, e non riesce a scendere di registro quando la situazione lo ammetterebbe. Anche questo a mio modo di vedere è un problema!
@@PodcastItaliano Come sono uggiose le persone che parlano come libri stampati, non esternano un briciolo di calore umano, sono asettici.
Chiediamoci perché le persone non sanno esprimersi in modo corretto. Forse gli insegnanti non hanno la giusta preparazione? Forse i mass media non riportano un'italiano corretto in entrambi i registri? Forse non viene enfatizzata abbastanza l'importanza di saper parlare e scrivere?
@@paolagrando5079 Un po' di tutto, mescolato a agitato e il cocktail è servito. Io ne aggiungerei altre due ma rischierei troppi nemici. I ragazzi dovrebbero leggere di più e meglio, e anche un po' di latino non guasterebbe
Il problema è il glotocidio de altre lingue italiane... È dramatica la stinzione de gli dialetti.
Nelle frasi come "Vai a dormire che è tardi" e "Chiamami che ti devo dire una cosa", il "che" è l'abbreviazione di "perché" (e conseguentemente andrebbe scritto "ché": "Vai a dormire ché è tartdi", "Chiamami ché ti devo dire una cosa".
Non molti lo sanno, di conseguenza non usano l'accento acuto sulla E ,come norma esigerebbe. Ciao
Abbreviazione anche di "giacché"!
@@isabellacicchetti6058 "Poiché". Tutti i termini che introducono proposizioni causali
A me istintivamente verrebbe da dire che il ché sia più arcaico e che poi si sia legato al "per", non so perché hahahahah
assolutamente d'accordo! Stavo per scriverlo io.
Interessante, molto interessante questo argomento! Sono madrelingua spagnolo e da quando ho cominciato a studiare l'italiano, il libro che si utilizzava per la grammatica insegnava i pronomi personali di questo menzionato italiano neostandar... Per me è stato troppo curioso sapere più tardi che esisteva una opzione più formale... Non me lo aspettavo!
La lingua non smette mai di insegnare!
@frank lapidus Sì, sono di Torino. Purtroppo non parlo dialetto e non lo parlano nemmeno i miei genitori (benché lo capiscano perfettamente) :(
Grazie ai magnifici membri del Club per il sostegno! A proposito, ecco i materiali bonus per questo video:
- audio e PDF (con trascrizione e lessico difficile): www.patreon.com/posts/litaliano-sta-il-43863509
- approfondimento nel mio podcast esclusivo "Tre Parole": www.patreon.com/posts/tp-59-43891031
Alcune delle fonti che ho usato per questo video:
- Che tipo, l'italiano neostandard! www.societadilinguisticaitaliana.net/wp-content/uploads/2019/08/004_Grandi_Atti_SLI_LII_Berna.pdf
- What is changing in Italian today? Phenomena of restandardization in syntax and morphology: an overview
bit.ly/38G4CGz
- Storia della lingua italiana (Treccani): www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
- The neo-standard of Italy and elsewhere in Europe
bit.ly/3kxlGAK
- T. De Mauro - Storia linguistica dell'Italia repubblicana: dal 1946 ai nostri giorni www.amazon.it/Storia-linguistica-dellItalia-repubblicana-nostri/dp/8858113624
I also suggest Museo della Lingua Italiana. Really good book
Signor Davide, il suo modo di parlare italiano è molto piacevole . Mi piace immensamente ascoltarti nei suoi video e mi congratulo con Lei per il suo magnifico lavoro. Sono brasiliano e sono stato in Italia 24 volte, e mi piace conoscere l'arte, la storia e la cultura italiana. Vi ringrazio molto per il vostro impegno nell'insegnare l'italiano agli stranieri e anche agli stessi italiani. Grazie mille .
Buongiorno. Mi chiamo Julia. Sono ucraina, ma abito a Mosca e parlo in russa. Però io adoro la lingua italiana, perché studio l'italiano da due anni. Adoro leggere in italiano, ascoltare in italiano, scrivere in italiano, parlare in italiano. Sì, faccio molti errori, ma adoro adoro adoro la lingua italiana 😍
... e escreve bem Riddl!!
Slava Ukraïni!
Video spettacolare! Ho imparato un casino di cose sulla mia lingua e lo dico appunto da italiano
Casino????
@@marina6699 "un casino" è un modo per dire "moltissimo"
Si dice "ho imparato un bordello di roba". Parla come mangi!
@@savasabos7176 a sto punto dovresti dire "parla come magni!" 😂 per completarla 😃
@@sergioaloisi ahahah 😂
Mio padre è di Firenze, mia madre è di Londra: sono madrelingua inglese ma padrelingua italiano
al "padrelingua" sono morto ahahah
@@StarZiggy3 grazie
Padrelingua lo trovo geniale. Complimenti.
@@abiagio1 grazie anche a te
Ti invidio! Non solo te, ma tutti i fortunelli bilingui dalla nascita ahahah
Ciao, ho visto questo video quasi per caso, ma mi ha subito rapito. Sono italiano, madrelingua, insegnante di filosofia e storia e mi ha colpito la tua precisione, fluidità e chiarezza. Davvero congratulazioni! Ovviamente mi sono appena iscritto al tuo canale.
Grazie per il bel commento! Il mio canale è nato per aiutare gli stranieri che imparano l'italiano L2, ma sempre più spesso i miei video possono insegnare qualcosa anche gli italiani, dato che sto affrontando argomenti di linguistica in senso lato. Spero ti piaceranno anche i prossimi!
Dovresti parlare dell'invasione dell'inglese nella lingua italiana. É un fenomeno veramente triste secondo me (ed io sono statunitense). L'italiano è troppo bello. P.S. Non accetto il tuo argomento sull'accetazione dell'imperfetto nei periodi ipotetici, ma vabbè, non sono italiana, quindi non posso dire niente ahahaha. Grazie per aver fatto questo video. Mi è piaciuto molto.
Più che altro ci sono parole sempre usate che improvvisamente non van più di moda : tipo "troppo" che diventa , "tù màc' " o "forte" che diventa "stròngh" ... pronunciando all' Italiana.
Il cambiamento per l'imperfetto è una roba comune tra le lingue latine. Sono brasiliano e lo stesso succede nel portoguese (posso anche sentire in spagnolo se non sbaglio).
Ma che bella lingua, bella bella. L'inglese è nel mio cervello ma l'italiano è nel mio cuore
E lo spagnolo no?
@@timurtarrion6880 sono spagnolo madrelingua, quindi non è a nessun posto, invece è tutto quello che sono io.
Sempre
Ho trovato il tuo filmato molto interessante e ben fatto, complimenti!
Mi chiedo se, per quanto riguarda l'italiano regionale parlato al Nord, le lingue regionali abbiano favorito alcune mutazioni tra quelle che hai citato. Mi pare che in effetti, Tullio de Mauro e Camilleri ne avessero parlato in 'La lingua batte dove il dente duole'. Ad esempio, nelle varietà di lombardo, i pronomi personali alla terza persona sono 'Luu' [ly:], 'Lee' [le:] al singolare, e 'Lor' [lu:r] al plurale, che somigliano rispettivamente a Lui, Lei, e Loro. Magari questa somiglianza ha fatto sì che i lombardofoni, nell'imparare l'italiano, abbiano utilizzato i pronomi più simili a quelli presenti nella loro lingua, facendo sì che Egll/Ella/Essi/Esse cadessero dall'uso.
Un altro esempio è il passato remoto che nelle varietà di lombardo è completamente caduto dall'uso, già da secoli (Io nacqui: Mì a sont nassuu). Forse è per questa ragione che l'italiano regionale lombardo ha visto cadere fuori dall'uso il passato remoto?
Tutti i cosiddetti dialetti Gallo -Italici, hanno perso il perfetto storico(passato remoto) da diversi secoli, questo è il motivo per il quale si usa sempre, nella lingua parlata, il perfetto logico( passato prossimo). Nella lingua scritta sarebbe auspicabile mantenere la distinzione tra i due perfetti, che è ampiamente normata. Per quanto riguarda il lui, lei, egli, ella, fino a Roma esistono da sempre solo lui, lei, loro. Più a sud si trovano forme come isso, issa, iddu, idda, con la d pronunciata cacuminale .
Sono un estudieante di Italiano (e ancora il mio Italiano e un po' cattivo). Stavo cercando materiali in Italiano per ascoltare y megliare il mio Italiano e trovo il suo canale. Parla in una maniera molto chiara e non con molto veloce. Questo mi ayuta molto. Sopratutto, i temi (come questo video) che scegliete mi piacce molto. Grazie per condivivere i suoi pensieri di lingua italiana.
Riflessione molto interessante, grazie infinite!
Sulla questione del contesto: non sono sicuro di condividere ciò che hai detto (o forse sono pessimista). Quante persone che commettono errori ne sono consce? Secondo me non molte purtroppo.
Lo trovo un bel discorso ma non molto realistico.
Io cerco di parlare italiano in modo corretto. Probabilmente commetto degli errori, però ci provo!
Secondo me una differenza importante c’è tra chi cerca di curare il modo in cui parla, e le persone che sono indifferenti ad esso (che spesso mancano di consapevolezza sul modo in cui utilizzano l’italiano).
Ciao! Sto imparando l'italiano. Non lo sapevo di questa dicotomia. Grazie!
"Il ragazzo CHE ti ho parlato" mi fa sanguinare gli occhi 😆😂
Eh sì, faccio parte dei pessimisti, alcuni di questi usi mi fanno schifo, altri sono accettabili, ma SOLO in contesti molto informali.
Quali accetteresti, per curiosità? :)
@@PodcastItaliano la prima parte del video: 1) lui, lei, loro; 4) presente pro futuro; 5) futuro epistemico.
La seconda parte invece (dal punto 6 in poi) mi fa rabbrividire 😂
Ahahah, effettivamente ho cercato di metterli in ordine di accettabilità, secondo uno studio che ho letto 😁
Eh si, purtroppo in Francia anche la lingua cambia, in un modo più facile; questo fatto non mi piace. E Non parlo qui dell' invazione del inglese.
12:06 : Per l'ipotetico vero, non funziona normalmente cosi il francese. Diciamo piuttosto: "se lo volevo lo farei" per il presente , se l'avevo voluto l'avrei fatto" per il passato ("se lo voglio lo facio" e "se lo volevo lo facevo", senza condizionale sembrano "un po meno ipotetico"; é sottile). Piu formale sarebbe : "se l'avessi voluto, l'avessi fatto (o: l'avrei fatto). Elegantissima é la soppressione del "se" invertando le proposizione (existe anche in inglese e tedesco) : "l'eussé-je voulu, je l'eusse fait (ou: je l'aurais fait)
Hai ragione, c'è il condizionale :D Me l'ero dimenticato.
"je l'eusse fait" est la 2e forme du conditionnel passé. Elle se conjugue comme le plus-que-parfait du subjonctif. En effet, elle peut remplacer "je l'aurais fait". En français il y a pas mal d'exceptions et de règles bizarres. Par exemple, s'il y a deux "si", on peut remplacer le 2e par "que" (et ce "que" est suivi du subjonctif). L'exemple que vous avez cité (l'eussé-je voulu, je l'eusse fait) est un cas particulier (parataxe) et même là, il s'agit d'une exception (le fait d'utiliser l'imparfait du subjonctif). Parfois, le français peut vraiment être compliqué !
Riguardo la variante elegante, direi che esiste anche in italiano una cosa simile, ad esempio nella frase: "Avrei finito di mangiare, avessi avuto fame". Tuttavia non sono così sicuro, non vedo questa costruzione da un po' e potrei essermi confuso :)
Anche in Toscana talvolta si sopprime il "se" . es. "fosse vero, sarei contento", è un costrutto molto diffuso e suona bene. Credo che sia recepito anche nelle grammatiche ufficiali, come corretto.
@@alessandrotorrini3581 È diffuso anche qui. Mi sento di dire che è piuttosto comune in tutta Italia, ma non ho verificato :)
Non conoscevo il tuo canale e mi sono iscritto dopo aver visto questo splendido video. Mi hai dato speranza, perché molti sono catastrofisti e dicono che l'italiano sta morendo, assassinato da una brutta sintassi e da troppi anglicismi (il problema semmai sono gli errori grammaticali).
In realtà, come speravo, l'italiano sta evolvendo, passando da un registro farraginoso, relegato praticamente ormai al "burocratese", ad uno più snello e semplice. Ed è un bene!
Relativamente a tale "snellimento", ho notato che i "dialettismi" contribuiscono sempre più a forgiare la lingua, con cose più o meno belle (ad esempio, i tipici "a una certa" o "stacci" del romanesco). Persino io, che sono toscano, mi rendo conto che la nostra lingua parlata è diversa da quella standard e che certe espressioni, tipicamente regionali, sono proprie di un registro colloquiale ed intimo (ad esempio, dalle mie parti non si dice "stasera usciamo", ma quasi sempre "stasera si va A giro", con la preposizione scorretta, ma che è figlia di una lingua più rapida).
La contaminazione di tante piccole realtà in cui il modo di parlare è differente ha contribuito grandemente ad aumentare il numero di vocaboli, tanto che ormai i dialetti continuano certamente ad esistere come lingue a loro stanti, ma al tempo stesso sono sempre più presenti, con diversi termini, nella lingua neostandard.
Mi piace il tuo ottimismo! Sono d'accordo su tutto. Quali sono "le tue parti", per curiosità? Che città della toscana?
David, ta chaîne est fantastique, tu t'exprimes avec brillance, c'est un plaisir de t'entendre.
Io amo l’italiano. Et j’aime le français aussi.
Dat is waar en ik kan dit lezen omdat ik mijn Franse vriendin ontmoette terwijl we Italiaans in Rome leerden.
È un peccato però vivere in un paese che sta diventando sempre più monolingua, se avessimo tutelato anche le nostre lingue regionali oltre all'italiano, avremmo una grande propensione nell'apprendimento ed una grande ricchezza del nostro patrimonio culturale.
La tutela dei dialetti la fanno i parlanti. Proprio per la loro intrinseca natura di "parlata per intimi", i dialetti variano e anche velocemente. In che modo li si potrebbe tutelare? Normandoli, insegnandoli a scuola? e su quali grammatiche? E perché, per per esempio, insegnare il romanesco e non il viterbese o il reatino? Il milanese, il bresciano, o il bergamasco?
@@giannipellegrini2178 È vero, la tutela dei dialetti la fanno i parlanti, peccato che però stiano totalmente scomparendo. Perdere le nostre lingue regionali e i nostri dialetti è davvero un peccato, dunque una politica di tutela è più che necessaria, soprattutto per lasciare ai posteri almeno una testimonianza di un grande patrimonio culturale e letterario del quale non potrebbero godere. Ci troviamo di fronte a lingue polinomiche, è vero, dunque nel processo di tutela bisogna creare dei criteri validi che non distruggano a loro volta delle parlate locali, come purtroppo in certi casi accade (vedi Corsica Pumuntica e Canton Grigioni).
Le grammatiche delle varianti più influenti esistono o abbiamo ancora per fortuna i mezziper ricostruire, dunque quello non sarebbe un problema. L'obiettivo non è comunque quello di fossilizzare la parlata, normandola ed evitando la sua evoluzione naturale e sana, ma quello di creare un ambiente affinché questa evoluzione sana avvenga. In un ambiente in cui quasi nessuno parla più la lingua regionale od il dialetto e in cui, una buona parte di quei pochi che lo parlano, sostituisce espressioni locali con altre italiane o della lingua nazionale, possiamo renderci conto che questa evoluzione sana, avvenuta per secoli, non possa più esistere.
@@giannipellegrini2178 ogni lingua esclusa da contesti ufficiali è destinata a sparire, lo direbbe qualunque linguista. Dire i dialetti li salvano i parlanti è una puttanata per non fare un cazzo e non sentirsi in colpa.
@@user-tt3nt7yv6z e dove lo direbbe un linguista? lo ha scritto da qualche parte? e che cosa vorrebbe fare, IMPORRE l'uso del dialetto e proibendo quello della lingua ufficiale?
@@giannipellegrini2178 veramente è stato l'italiano che è stato imposto a una popolazione che parlava altro fino a 50 anni fa. Dove lo direbbe? In qualunque libro di linguistica. Non si tratta di proibire la lingua nazionale si tratta di farla affiancare a quella locale, esattamente come avviene ora in alto Adige o in catalogna.
Che bella scoperta per me è il tuo canale! Grazie mille del lavoro svolto!!!
Ciao sono di Buenos Aires, Argentina, sto imparando l'italiano da tanti anni ma soltanto due ore alla settimana, amo l'italiano!!!!!!
Complimenti per la chiara spiegazione.
Caro Professore, dobbiamo difendere le nostre lingue dalla piaga angloide che le invade, e che i media adottano e diffondono con una velocità impressionante. L'italiano, così bello, e il portoghese, la mia lingua madre, rischiano di perdere il loro carattere.
Excelentísimo! Un tema importante, interesante y educativo. Muchas gracias por tu tiempo.
Mi piace molto il tuo canale! Ora e il mio modo principale de imparare l'italiano. Grazie mille!
Ciao, sono un'italiana appassionata di lingue e seguo molto volentieri il tuo canale. Guardando i tuoi video si vede che ti appassionano molto gli argomenti! Grazie, spero che continuerai a farne di altri 🌈🥰
"la lingua è come l'abbigliamento, e la sua formalità varia in base all'occasione". Bravissimo Davide. Questo io lo applico non solo alla grammatica, ma anche all'accento. Sono sicuro che anche tu dal macellaio sotto casa recuperi la tua inflessione piemontese. In quel contesto sarebbe assurdo se parlassi come parli in questo video. Allo stesso tempo però, detesto personaggi anche di cultura, o giornalisti, che non sanno quanto meno mitigare la loro inflessione dialettale, se il contesto lo richiede . Non perché sia una cosa di cui vergognarsi, ma solo perché in certi contesti è più efficace parlare un italiano più "neutro". Non parliamo dei romani che non sanno distinguere tra italiano e romanesco, loro non hanno scusanti.
Massì, con gli amici mica parlo in dizione infatti! Si tratta di saper adattarsi al contesto, scegliendo il registro più appropriato di volta in volta. Se al pub ti metti a parlare come parleresti col Capo di Stato fai la figura dello scemo, giustamente. E viceversa.
@Lorenzo Masor ok. Ma secondo me c'è anche il fattore "televisivo" che ha dato, tramite rai e mediaset, ampio risalto alla "prepotenza" culturale di Roma, in molti ambiti. Anche i toscani non distinguono bene tra proprio dialetto e italiano, ma ho la sensazione che abbiano più coscienza del mezzo televisivo, e a meno che non vogliano fare le macchiette in tv cercano di smorzare i toscanismi (non parlo di accenti eh, ma di grammatica) , mentre i romani non ci risparmiano ma il "chevvordì" di turno, e le desinenze "are" "ere" "ire" dei verbi all'infinito spariscono sempre a favore delle varie "a e i" accentate :) questo mi succede con manager di azienda romani che vivono al nord e fanno questi errori parlando con persone non di Roma.
@Lorenzo Masor già, è così! . "eh perché lui sta a Primavalle, capirai".. Il resto d'italia: eeeh? :D
Da italiano, due cose che uso molto sono il lui al posto di egli (è una cosa estremamente comune), e uso abbastanza spesso anche il che in modi che non sono previsti dall'italiano standard. Una cosa che però non accetterò mai è lo sbaglio dei congiuntivi da parte di un madrelingua
un laicc è poco
Viva i congiuntivi
Quindi, praticamente, non accetti gli errori che tu non commetti.
Grande video didattico.. tuttavia la maggior parte dei miei neuroni stanno piangendo a sentire le cose che hai parlato, se lo sapevo interrompevo il video prima degli ultimi minuti :D :D :D !
Se siete stranieri non usate mai il periodo ipotetico con l’imperfetto, imparate a riconoscerlo ma evitante di usarlo perché vi assicuro che ci sono tantissime persone che vi guarderanno malissimo anche in contesti super informali.
Parte del italiano que yo aprendí fue en libros y me decían que hablaba un italiano de principio de siglo XX. No sabía que había un italiano estandard.
Muchas gracias. El italiano lo tengo en desuso, te seguiré para reaprender.
Complimenti per 50 k iscritti, davvero fantastico!
Sei sempre chiarissimo! Sempre interessante scoprire tante belle cose sulla nostra lingua
Siccome sono straniero, forse il mio avviso non conta molto, ma penso che tutti questi tratti son vadano cosî male (tranne quello del "se sapevo non venivo" che rende tutto più facile, ma che mi farebbe sentirmi a disagio comunque) Tuttavia, ciò che veramente odio e che non hai menzionato qui, è l'utilizzo sempre più comune delle parole inglesi al posto di quelle italiane...LO ODIO, FA SCHIFO! Voi italiani avete una delle lingue più belle al mondo, perché la rovinate così? che rottura!
Molte volte utilizzo la variante inglese di una parola italiana perché è quella che sento di più in giro. L'inglese è troppo influente nell'italiano del 2020
Propongo un crociata contro la perfida Albione
Ciao Victor, fai una occhiata al video de Davide ua-cam.com/video/NVl4Sj-o1vw/v-deo.html , in questo video lui parla degli anglicismi in italiano, forse lo trovi interessante.
@@konteros9850 forse ti vergogni sconsciamente della tua lingua
E' vero, in italiano troppo spesso si fa uso di anglicismi anche quando esiste una parola italiana perfettamente equivalente, o anche un neologismo italianizzato.
Personalmente, lavorando nel settore informatico, mi trovo esposto ancora di più del solito a questa tendenza, ma cerco di non esagerare.
Per esempio, nessun italiano chiamerebbe mai "topo" il mouse (in contrasto con i francesi che usano souris o il ratòn degli spagnoli), nemmeno io lo faccio. Però altri termini sono inutilmente utilizzati in inglese per darsi un tono di professionalità, fino ad arrivare al ridicolo.
Esempio pratico in questi tempi di virus: usare il termine "smart working" quando noi in azienda abbiamo sempre usato l'italianissimo "telelavoro" che è anche molto più accurato (smart perché? al limite remote).
Però ci sono anche diversi neologismi tratti dall'inglese ma riportati allo schema lessicale italiano: per esempio processore (processor).
Ciao! Siete stato bravo. Mi piacciono molto i tuoi video. Imparo molto. Grazie mille!
Questo video è molto forte, chiaro, e informativo. Grazie! Una domanda un po’ al lattò di questo argomento, i dialetti sono parlati per centinaia di anni. Stanno cambiando anche quelli. Si?
Certo e anche più dell'italiano perché di maggior uso quotidiano . Se leggi i testi delle poesie napoletane di Di Giacomo di inizio '900 sono molto diverse dal napoletano usato oggi nel quotidiano , stessa cosa per il veneziano di Goldoni e quello moderno . Poi ovviamente anche qui ce la differenza tra uso letterario e quello "popolare ".
I dialetti purtroppo sono in forte crisi, salvo rare eccezione, perché tendono ad italianizzarsi sempre più. Le cause sono molteplici, prima fra tutte i mezzi di comunicazione di massa, il maggiore spostamento da zona a zona, i matrimoni tra persone di aree dialettali diverse.Tanto è vero che, si parla molto di "italiani regionali" al posto dei buoni vecchi dialetti.Praticamente se ascolti uno sconosciuto, puoi capire, per sommi capi, da dove proviene ma il dialetto come prima lingua è ormai cosa rarissima. Questo per me è una grossa disgrazia. L'ideale, secondo il mio ininfluente parere, sarebbe avere il dialetto come prima lingua al pari dell'italiano e poi almeno due lingue straniere parlate come si deve
@@alessandrotorrini3581 non so tu da quale regione provenga ma io ho notato che solo a Milano e un po' Torino i dialetti sono realmente caduti in disuso. Al centro sud si parlano entrambi ( in alcuni casi anche più il dialetto) e anche diverse regioni del nord come Veneto e Friuli-Venezia Giulia usano massicciamente il dialetto.
@@emanuelezazzero4450 Io sono un meticcio Fiorentino- Bresciano( Alta Val Camonica), sono bilingue, anche se, risiedendo a Firenze normalmente parlo il dialetto fiorentino. Attenzione, il fiorentino che parlano le nuove generazioni, è molto diverso da quello che parliamo noi vecchi, ho 60 anni. Attualmente si parla un gergo, con una calata strascicata veramente brutto. I ragazzi stentano a capire i loro nonni quando parlano il fiorentino vero. Anche con l'italiano standard non se la cavano bene. Quanto al bresciano ho notato che il dialetto si è molto italianizzato, i giovani tra di loro preferiscono l'italiano, neanche male, se non sbagliassero tutti gli accenti sulle E e sulle O. Sai quale sarebbe la soluzione per migliorare la conoscenza dell'italiano, ripristinare lo studio del latino fin dalle scuole medie, non dico come era ai miei tempi dove ci tartassavano veramente, ma i rudimenti fondamentali quelli si, sarebbe molto formativo.
@@alessandrotorrini3581 guardi che i dialetti, come tutte le lingue, cambiano ed evolvono. Il dialetto toscano che lei parla è sicuramente diverso da quello di suo nonno che è diverso dal fiorentino di Boccaccio di 700 anni fa. Secondo me andrebbe stabilita una grammatica di riferimento e studiata a scuola come fanno i catalani, studiando sia lo spagnolo che il catalano a scuola.
Innanzitutto i miei complimenti per il video, veramente interessante.
Ora ti dico come la penso in merito alla domanda che poni.
Se posso uso sempre la forma grammaticale corretta, in contesti confidenziali invece cerco di non farlo anche perchè poi sembro sempre la "professoressina" antipatica. Io amo la mia lingua, mi piace parlarla nel modo più corretto possibile ma non tutti i contesti sono adatti per farlo. Ciò che non accetterò mai sono gli errori grammaticali nella scrittura come l'uso improprio del verbo essere o avere e sinceramente ciò che più mi addolora è l'impoverimento del nostro dizionario che si sta sempre più impoverendo significativamente.
Bravissimo! Una spiegazione semplice, realistica e ben fatta. Da tanto tempo cercavo un video così per supportare le mie lezioni!
Io uso in contesti informali tutti i tratti di cui hai parlato, escluso il che polivalente del tuo ultimo esempio: Il ragazzo che ti ho parlato ... Proprio non si può sentire!
Mis felicitaciones nadie me ha explicado tan bien el origen y la evolución del italiano, explicas cuestiones gramáticales que muchas veces son aburridas de una manera clara y amena. Saludos desde México.
Min. 13.32 alle elementari la maestra ci disse (pass. rem.) che il "che" negli esempi che tu dai e' l'abbreviazione di "perche'"; per es. "copriti che fa freddo" = "copriti perche' fa freddo"...
Mi sento fiera di me perché parlando ancora uso normalmente i periodi ipotetici 🤣✨
Ciao Davide! Video interessantissimo, hai citato dei cambiamenti a cui a volte ripenso; per esempio mi viene in mente come nell'ambito liceale, anche semplicemente in una discussione pacata coi prof e non per forza nelle interrogazioni, mi venisse assolutamente naturale utilizzare i pronomi soggetto di terza persona "standard", senza neanche pensarci e dovermi sforzare; per questo a volte mi diverto nel rispolverarli ahah del pronome oggetto atono invece, sarò sincero, mi ero quasi dimenticato!
Essendo abruzzese, utilizzo non raramente il passato remoto ma effettivamente non quando si tratta un evento programmato o inevitabile, come una scadenza.
Avrei un dubbio sul "che" polivalente, e in particolare sul suo utilizzo i frasi come "mangia che ti fa bene": in questo caso io sono sempre stato piuttosto sicuro di farne un utilizzo "standard", dove in realtà andrebbe scritto "ché" e sarebbe abbreviazione di "perché"; questo uso si vede infatti spessissimo nella Divina Commedia, e quanto pare non è morto. Cosa mi sai dire a riguardo?
Grazie e complimenti! :D
Non sembra essere la stessa cosa, in realtà. Ho risposto ad altri due commenti simili, vedi se trovi la mia risposta 😁
Sei bravissimo ad insegnare l'italiano...mi piace sentire i tuoi video. Sono Argentina e penso che lo parlo abbastanza bene. Comunque fa sempre bene sentirlo per migliorare la pronuncia...grazie e complimenti!!!
Ti invito a riguardarti i dialetti siciliani!
In ogni zona il passato si da in modo diversissimo.
A Palermo si usa il passato remoto:
es. "ieri ha mangiato":
"ajeri mangiò" a Palermo
"ajeri mangiau" a Catania
"ajeri mangiava" nelle zone di Agrigento
Interessante! E tu di che zona sei?
aggiungo una parentesi; nella variante siracusana del dialetto siciliano, difficilmente ormai si usa il passato remoto; molto più comune sentire "haiu vistitATU a Grecia" -ho visitato la Grecia- piuttosto che -iù visitAI a Grecia- , appunto "Visitai la Grecia". Spero di essermi espressa in maniera chiara
@@lisagiammanco6753 nel dialetto siracusano della lingua siciliana, per essere precisi...comunque, sì la costruzione siracusana del passato suona veramente strana alle orecchie
In realtà in Sicilia non usiamo il passato remoto, bensì il “perfetto” latino, che poi viene italianizzato col passato remoto
Infatti quando ha detto che il passato remoto si utilizza soprattutto in Campania un po’ sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo nominasse come prima la Sicilia. Comunque anche se sono nato a Torino mi piace troppo utilizzare il passato remoto anche a costo da far storcere il naso a tutti ahahah.
Adoro seu canal, te entendo muito, mas não falo italiano. E nesse vídeo me fez lembrar da diferença entre o português falado no Brasil e em Portugal 🇵🇹 onde se apegam muito mais as regras gramaticais, enquanto que no Brasil 🇧🇷 a gramática foi subvertida e falamos com muito mais liberdade, sobretudo trocando pronomes.
Até na gramática europeia as regras têm sido subversas. Parece-me mais que os únicos a conservar a língua são os angolanos, infelizmente.
El presente en lugar del futuro (imperfecto) sucede también en español Davide. Y diría que ese caso hipotético que planteás con el subjuntivo/congiuntivo también. Los caso del uso del "que" también se aplican. Por lo menos en Argentina. Es muy interesante que en general la impresión para los hispanoparlantes es que el italiano está menos reglado que el español. O tal vez es que el español tiene tantas variantes que la RAE las fue añadiendo poco a poco. Con cierto retardo obviamente. Muy buen video! Si percipisce quanto lavori. Un grande!
En el español solo hay una lengua, no sé que habláis, no son muchas variantes. RAE solo agregó la forma de hablar del Argentino que usa vos en singular en vez de tú. El vos se usaba solo como plural en español sin ser específico en genero para vosotros, as, pero en Argentina y otro se usa con el verbo de tú intercambiado. Las otras formas siempre han existo en español, mucho ante la colonización. Otra cosa todo los tiempos siempre se usan correctamente, nadie usa el presente para el futuro, primera vez que escucho eso. No sé onde sois, pero ese español suena muy limitado, cómo un extranjero.
@@oraleandale9500 No tenés idea de lo que decís. Los usos de los que habla Davide tienen que ver con la lengua coloquial. ¿Cómo podrías conocer vos los usos coloquiales del español?
@@emataverna Estáis muy equivocado, no confundáis gramática Española (Castellano) con palabras agregadas, como las nativas de América para las frutas y cosas. Lo coloquial o frase se usa en general casi en todo lado, aunque hay excepciónes solo en paises específicos. Si hay algunas palabras que se usan en region específica, como chile en mexico, y otros lugares, pero eso no cambia el idioma. La gramática es la misma, excepto el caso de Argentina de la forma que usa el vos en singular, agregado. El vos siempre ha existido pero como plural de tú. ¿Qué o quién es Davide, si es el chaval de vídeo, ni atención le puse al vídeo?
Aprendé a hablar en español y después seguimos.
Interessantissimo come sempre! Ho imparato molto! Grazie, Davide! Una bella giornata a te!
Davide grazie per questo video interessante. È così interessante come la lingua sia una cosa viva che sta cambiando sempre più rapidamente.
Ciao, sono un "ospite" italiano (di Torino) e, per quanto riguarda le domande finali, io uso praticamente tutte le forme neostandard che hai illustrato e non me ne vergogno :D !! L'unico che mi ha stonato un po' tra i tuoi esempi è «Il ragazzo che ti ho parlato», però in compenso dico «Il ragazzo che ti ho detto / Il ragazzo che ti dicevo», quindi siamo lì. Poi, da contro, non mi sarei mai accorto che «c'erano un centinaio di invitati» non fosse "grammaticalmente corretto" se non lo avessi sottolineato, da quanto sono abituato a dirlo :D
Riguardo alla prima parte del video, la storia e le stime sono molto interessanti e da ricordare, per capire perché tra gli italiani ci sono enormi discrepanze linguistiche da posto a posto e da generazione a generazione ;)
Bel video, sono d'accordo! Comunque credo che in frasi come "mangia che ti fa bene" ecc. si parli piuttosto del "ché", nel senso di "perché". Solo che non lo si scrive mai così, in quanto sembrerebbe troppo arcaico...ma anche e soprattutto perché non penso che la maggior parte delle persone se ne renda conto.
Sei veramente un grande. Uno dei pochi che pompa roba seria sulla nostra cultura!
Grazie mille Davide 💪
Increíble la cantidad de similitudes con el español, digamos hablado en las calles actualmente. Me encanta que digas ésto de la importancia del contexto. Muy interesantes tus videos!!!
Nel 2013 ero a casa di un insegnante di italiano a Vicenza, in Italia. Ovviamente lui parlava un italiano standard perfetto, ma lui aveva un amico che non parlava bene l'italiano standard. L'insegnante mi ha spiegato che questa persona lavorava in una fabbrica dove parlavano il dialetto italiano della città di Vicenza. Vicenza è una città tra Venezia e Verona nella regione Veneto.
Probabilmente parlava veneto, che è comunemente detto "dialetto", anche se è a tuti gli effetti una lingua a sé stante. Noi italiani tendiamo ad usare "dialetto" in modo improprio.
Mi piace molto il tuo video e ti ringrazio. Sul "che" polivalente però non sono molto d'accordo: è un errore usarlo male.
Il periodo ipotetico con l'imperfetto è un colpo di spada al cuore. Grazie mille
grande video, ti avevo visto da Артём e mi ero detto, questa faccia non mi è nuova.
hai il dono della sintesi e della chiarezza.
anche se sono un purista uso normalmente qualsiasi storpiatura dell'italiano perché mi diverte un sacco.
tra l'altro, non uso quasi mai le maiuscole perché è pratico e anche perché ciò manda in bestia parecchi.
complimenti e ciao
ps: nel video non hai messo i due link che indichi col dito
Ciao Davide! Questo video é molto interessante per me ,ho potuto capire i problemi che abbiamo se vogliamo parlare bene...Grazie mille caro ragazzo.
Però fai attenzione, non sto condannando questi usi! Sto solo che dicendo che esistono e alcuni sono accettati più degli altri
Complimenti per gli 400 membri!
Grazie! Per I* 400 membri
Superbe vidéo très instructive.
Tu nous permets de réviser et de nous rendre compte que les langues sont toujours en mouvement et progressent.
Grazie Davide.
Grazie, Davide, per questo video interessante e chiarissimo. Sei un buon professore ! In pocchi minuti sai spiegare dei fatti complessi. Ho imparato un sacco di cose o mi sono reso conto di nozioni che rimanevano nella mia mente in modo incosciente. In francese è già sparito il passato remoto nel parlare e invece usiamo sempre il passato prossimo. Abbiamo anche abbandonato i congiuntivi imperfetto e trapassato che ci sembrano troppo formali ed antiquati. Forse l’italiano seguirà lo stesso percorso...
Context is everything, like you well said. I speak English and Spanish and in both languages I see similarities to the changes you mention in the Italian language.
Se aprende mucho contigo. Tus clases son excelentes. ¡Muchas gracias por compartirlas!😎
12:17
No hablo italiano pero lo entiendo. Me encantan tus vídeos, me parecen interesantísimos. Un saludo!
Ciao Davide, molto interessante! Grazie! Un saluto dalla Germania. L'italiano neo standard conoscevo intitolato di "l'italiano parlato".
Bravo Davide!!
Un video molto interessante e contemplativo! Innanzitutto, dobbiamo ricordare che le lingue sono un'entità vivente, che respira, in continua evoluzione
Come italoamericani pensiamo sempre alla nostra patria come tradizionale, ricca di tradizioni, e tendiamo a dimenticare che la lingua italiana come "italiano standard" ha un inizio molto recente ed è stata essenzialmente introdotta nel paese dall'avvento della televisione.
Il passato remoto è bello e ha molta personalità, non perderlo!
La lingua italiana e' obsoleta . L' obsolescenza comporta inevitabilmente la sua abolizione . L' abolizione di Essa e' giustificata dal seguente motivo : Tutti ne parlano
Il passato remoto *fu* bello
@@savasabos7176 Il passato remoto e' la radice del presente da prospettarlo nel futuro , a mio modesto avviso
@@giuseppedantonioesposito8589 lo so ma la mia era ironia
Parli di linguistica o di metafisica?
En Argentina se escucha bastante seguido "Mañana voy al doctor" para decir "mañana iré al doctor"...
Lo ammetto, “se sapevo che veniva........” è una variante che uso nel quotidiano. È come dici te, se vado in birreria qua a Trento(almeno in tempi pre-Covid) mica mi sento a mio agio se dico “se avessi saputo che sarebbe venuto” o lo troverei strano se lo dicesse un mio amico.......
Molto interessante. Frequentando i social incontro sempre più frequentemente post che esprimono molto fastidio per la "volgarizzazione" della lingua italiana, ma fatti salvi errori che travalicano eccessivamente la norma, frutto spesso di eccessivi usi dialettali, io sono meno esigente e assai conscio di quanto io stesso cambi lo standard comunicativa a seconda se mi esprimo in forma scritta, o parlata. L'unico "errore" che mi sforzo di evitare sempre, ma non sempre con successo, è quello relativo all'uso dell'imperfetto ipotetico, che mi da un fastidio quasi fisico, ;-)
Ciao, ma un video sulle modifiche alla forma scritta? Tipo la querelle che ha coinvolto anche l'Accademia della Crusca riguardo a Qual è/Qual'è?
Sono d'accordo su quasi tutto, soprattutto per l'uso di "gli" al posto di "loro, a loro". Meno d'accordo sul fatto che l'ignoranza del passato remoto, ahimé tipica del Nord, stia diventando "regola": passato prossimo e passato remoto hanno due ambiti d'uso ben distinti, e la perdita del secondo nel linguaggio (e qualcuno tende anche a dimenticarlo nell'insegnamento scolastico, giustificandolo con "nuove grammatiche") non soltanto è un errore, ma è drammatico per quella proprietà di linguaggio E DI PENSIERO che la scuola dovrebbe insegnare. La perdita di precisione nel linguaggio corrisponde sempre a una perdita di precisione nel pensiero e nella sua comunicazione. Quindi: recuperiamo il passato remoto!
come madrelingua spagnolo in Italia da qualche anno, ritengo una gran perdita quella del passato remoto. È come perdere il congiuntivo. Limita l'espressione dei pensieri. Questa differenza ce l'abbiamo in spagnolo e anche in inglese, caso quest'ultimo in cui sarebbe a volte un "orrore" usare un passato prossimo "he has died three years ago"
Ciao. Te lo chiedo con sincera curiosità, credimi, senza polemica: quale sarebbe l'uso corretto del passato remoto? Io sono un "boomer" nato e cresciuto a Roma, e il passato remoto alle mie latitudini non è mai stato di casa: non lo parlavamo in famiglia, non l'ho mai parlato con gli amici, e crescendo non mi è mai capitato di utilizzarlo praticamente in nessun contesto, neanche lavorativo. A scuola me lo hanno insegnato, ovvio, e la suora (asilo ed elementari le ho frequentate dalle suore) ci aveva insegnato che "il passato remoto si usa per parlare di cose successe IERI". ma come? Ieri? ma non si chiama "remoto" proprio perché è.... remoto? Questo dubbio me lo sono portato appresso fino ai miei 55 anni da poco compiuti, anche perché per quanto riguarda il mio rapporto con il passato remoto, impararlo a scuola e rimetterlo in un cassetto è stato un attimo, non avendo avuto modo come dicevo di usarlo in pressoché nessun contesto, salvo sentirlo pronunciare da studenti meridionali quando frequentavo l'Università, soprattutto calabresi, che lo utilizzavano riferendosi anche a fatti accaduti .... 5 minuti prima 😂
Non sapevo che la lingua italiana era chosi nuova! Mi piace questo vídeo in cui ho allenato a parlare e anche qualcosa di molto importante sull la tua cultura. 👌
che fonti hai usato? non ci sono i link, puoi inserire le fonti nel commento in risposta? Grazie. Bel video!
Grazie per un altro ottimo video!
Avendo visto parecchio del tuo contenuto Davide, appena è cominciato il video mi ha colpito quanto parli bene qui. Mi sbaglio, o si sente che stai lavorando sul tuo modo di parlare anche tu?
👏👏👏molto interesante! È così con lo spagnolo...Le personé devono accettare la lingua parlata e anche nel modo colloquiale 😉Eccellente Davide 👍Sono nuova nel canale è mi piace moltissimo Sei bravo...Grazie 🇦🇷🧉🇨🇮
Grazie tante!! Mi è piaciuto molto il tuo video, mi pare che spieghi tutto molto chiaro.
Per esempio nella mia lingua regionale, il genovese, il passato remoto è caduto in disuso, anche nella letteratura, già nell'ottocento (ciò poiché che nel tempo lingue parlate molto di più rispetto all'italiano, come le lingue regionali si sono modificate più velocemente). Forse è anche per questo che il passato remoto da noi non è così adoperato.
Perché anche il genovese è un idioma gallo italico, un po' sui generis, ma pur sempre gallo-italico.
Questo argomento mi sta molto a cuore... Complimenti, i tuoi video sono davvero molto interessanti! :)
Che meraviglioso analisi. Io crescevo a Roma negli anni '70 - non sapevo che allora così poca gente parlava l'italiano standard!
Just for a didactical purpose:
*meravigliosa analisi is feminine
*crebbi the correct tense here is Passato Remoto, remote past, the imperfetto describes something happened in a near past comprised in a temporal length not jet ended (a week a month or any other period still in recent memory that you don't consider a closed chapter of your life) ex: cosa facevi in cucina? Prendevo del pane vs cosa facesti in cucina quel giorno in cui ti ho visto il mese scorso? Presi del pane
*parlasse in congiuntivo imperfetto, you are indroducing a subordinate thus you need to use not the indicative, that serves to express a main assertive proposition of reality "il gatto è rosso", but the conjunctive as you are introducing into the phrase a period that happens not in present-day reality (or even if it does your end here is not to assert that it does exist but to say something about that proposition with the main period) but that is presupposed as part of your assertion (non sapevo che il gatto fosse rosso, ero convinto che fosse arancione)
@@eccoeco3454 Grazie. Always good to learn. Analisi - ho indovinato il genere della parola e mi sbagiavo! Non avevo mai sentito crebbi (naqui si, ma non penso che si usa questa per se stesso) ma adesso cerchero' un'opportunita' di usarla...
@@thamesking *che si usi
Conjunctive remember normally if the proposition is introduced by the coordinative conjunction "che" you have to use the conjunctive (hence the name)😉
@@eccoeco3454 Grazie - avrei dovuto saperlo ormai!
@@thamesking non ti preoccupare, piacere mio!
A língua italiana é maravilhosa !
Eu sou brasileiro e estou aprendendo italiano com estes vídeos divertidos ...
Muito obrigado !!!
Io imparo l'italiano standard e anche alcune espressioni oppure alcune parole nella lingua parlata. Me ha piaciuto molto questo video! Graxie, Davide!
Amo l'italiano... é vero sapete questo che tu dici... sto imparandolo 6 mesi fa... grazie mille...😊😊😊
Il mio italiano cambia a seconda che io stia scrivendo , o parlando. E credo che sia giusto così. Anche nel leggere ovviamente. Ci sono cose a cui nel parlato non faccio caso, ma nella lettura suonano male. La lingua letteraria va conservata. E' importante che chi scrive scriva correttamente, secondo me i giornali sbagliano ad usare il neo standard.
Sto riguardando questo, ancora meraviglioso😊😊😊
Grace mille. Questa video è molto interessante è di più parla molto chiaro è facile capirti senza traduccione. 👍💙
io noto che sono influenzato dal mio dialetto (Mottola-Pugliese) e anziché dire andrò dico "devo andare" perché nel nostro dialetto non esiste un vero e proprio futuro ma si utilizza il verbo dovere per indicare una cosa che si farà in futuro e quindi "eva a sci" per "dover andare" (il verbo dovere in realtà letteralmente è: "aver (da) a fare qualcosa"(dover fare qualcosa)
Davide, achei muito interessante esse vídeo! Gostei de saber das estatísticas. Grazie!
Grazie Davide! Sempre molto utile tutte le tuoi lezioni
Penso sia la prima volta che vedo affrontare questo tema in modo assolutamente oggettivo e, direi, scientifico, senza le partigianerie e le posizioni "cruscane" e intolleranti che spesso si sentono. Complimenti per l'ottima presentazione.
Fai una parte 2!!
Molto interessante. Attinente alla realtà (per quel che posso appurare) e, di conseguenza, molto esauriente. Poco da aggiungere.
Solo un piccolo inciso, riguardante un aspetto più mentale, riguardante l'approccio, che non pratico. Non avendo quindi nessuna conseguenza.
In certi contesti, dove il dialetto ha sempre avuto un certo rapporto con l'italiano standard, secondo me si è creata una certa tradizionale maggiore tolleranza verso costrutti che non pregiudicavano comunque l'intercomprensione. Anche tra persone provenienti da regioni diverse.
In certi altri casi, come quello della Sardegna, si è instaurato in questi ultimi secoli la tendenza a cercare di parlare un italiano quanto più corretto possibile, sia fra sardi e sopratutto con persone provenienti da altre regioni, visto che il sardo e l'italiano vengono visti come due entità completamente diverse.
Da noi, in Sardegna, non esiste il parlare comunque in italiano. Esiste il parlare l'italiano corretto, punto e basta. Che si riesca poi a raggiungere lo scopo è un altro paio di maniche.
Quindi un sardo attuale probabilmente vede tali 'aggiustamenti' dell'italiano con un fastidio maggiore degli italiani della penisola.
Come dei difetti difficili da sopportare. In tutto e per tutto simili agli errori di costruzione verbale o fonetici che ci attanagliano da sempre.
E tutto questo nonostante si ritrovi nelle medesime situazioni di un continentale, percentuale di chi parla il 'dialetto' in Sardegna è di circa il 15% e quindi soggetto alle stesse dinamiche linguistiche.
Ti posso dire che io sono andata in prima elementare nel 1969 e gia' allora egli/ella e', essi/esse sono erano gia' del tutto obsoleti nell'italiano parlato. Anzi mi ricordo che c'erano alcune maestre coraggiose (ma non la mia) che insegnavano che si poteva dire "loro sono". Mi ricordo anche di aver letto il libro "Cuore" negli anni '70 e ricordo come mi pareva strano che in quel libro si usava il pronome "egli".
9:55 non è un esempio un po' sbagliato? Il passato prossimo si adopera per esprimere azioni le cui conseguenze sono presenti nel momento in cui si parla, quindi dire sono nato è forse più corretto, no?
infatti sono nato=vivo
A me colpisce spesso una cosa: quando mi capita di sentire interviste a personaggi anche di basso rango, magari malavitosi, ma ormai anziani, oppure a vecchie interviste tra persone "del popolo" realizzate negli anni 70 o 80, ho l'impressione che parlino un italiano migliore di quello che mi capita di sentire in giro. E quando presto attenzione, è proprio perché quelle persone conoscevano solo due strade, o parlare in dialetto, oppure in un italiano abbastanza colto, che era lo stesso che si imparava seguendo la TV italiana, con tutti i congiuntivi e i condizionali al posto giusto! Ho quindi la sensazione che proprio nel momento in cui la TV ha smesso di proporre un modello di italiano colto per orientarsi sulla lingua parlata, e peraltro spesso scegliendo la parlata romanesca come riferimento, il linguaggio medio abbia abbassato la propria qualità, ragion per cui oggi siamo tutti in grado di utilizzare il registro più colloquiale, ma una minoranza è in grado di cambiare il proprio registro quando il contesto lo richiederebbe.
Ho imparato l'italiano parlato perque ho visuto per 10 anni in In italia ..infati adesso cerco per questo messo da imparare la gramatica ma adesso ho capito perque la diferenza dello scrito allo parlato . Grazie
La questione principale, a fianco - e contestuale - al fatto che pochi "coltivano" il proprio linguaggio, è il sempre maggiore utilizzo di anglicismi (in realtà vere e proprie "adozioni"). E' un processo che può tranquillamente portare a far divenire l'italiano un dialetto dell'inglese, persino con usi circoscritti al solo italiano di termini inglesi ("cringe" usato come aggettivo, mentre in inglese è usato come verbo o al limite nome, per non parlare del disastro negli ambiti aziendali, comunicativi, eccetera. A Milano si tende a parlare una lingua creola ormai)
Molto spesso le persone che abusano di anglicismi sono incapaci di parlare in inglese corretto però.
Giusto. Proprio in questo video per esempio viene ripetuto per due volte di seguito che Pietro Bembo ha fatto "un'operazione vintage", il che mi ha fatto un po' sorridere visto il contesto e, trattandosi di un video rivolto a studenti d'italiano, anche un po' alzare il sopracciglio (e qui un altro avrebbe detto: "è cringe")...
@@Daniele_Manno sono lieto che tu non abbia scritto: “che cringe!”. Ogni volta che lo vedo sui social media (non so come sostituire “social media” con una parola italiana se no lo farei, perdonami) rabbrividisco! 🤣
@@IlGiglioNero incredibile, sai che al problema con "social media" ci pensavo proprio ieri? Seguivo una lezione di linguistica (una delle rare occasioni in cui si può ascoltare una persona parlare in italiano, tranne ovviamente per i momenti in cui è necessario menzionare termini appartenenti ad altre lingue) e quando il professore (che per esempio usa il termine dispositivo invece di device, cosa oramai piuttosto rara...) è stato costretto a dire "social media" non so perché ma non ho potuto fare a meno di far caso anch'io a quello che, in tal caso, non è più un anglismo scellerato (oramai dilaganti) ma effettivamente un obbligo.
Aggiorno il commento: di recente ho appreso che in italiano in luogo di "social media" si potrebbe adoperare "mezzi di comunicazione sociale" e in luogo di "social network" "servizio di rete sociale", ma sono espressioni particolarmente formali e molto ma molto rare. In ogni caso, quindi, è improbabile e, presumo, pure poco conveniente il loro uso.
@@Daniele_Manno si, anche io la penso come te! Se non c’è un’alternativa lo trovo accettabile.
Anche se mi piacerebbe che l’accademia della crusca proponesse un’alternativa in italiano per le parole straniere come fanno in Francia! Penso che dovremmo proteggere di più l’italiano...
Un altro esempio è “accountability”. Non c’è una parola italiana che davvero corrisponde, quindi di solito la lascio così se ho bisogno di utilizzarla.
I’m a native English speaker but my parents are Cuban. I’m learning Italian. It’s so weird because the Passato remote is so much more natural to me than the Passato Prossimo. Do other Spanish speakers who are learning Italian feel the same way?
Io quando nei messaggi utilizzo quello che tu hai indicato come "che polivalente" tendo a sottolineare il valore causale accentandolo ("ché"), è giusto questo tipo di trascrittura , ma soprattutto, è giusto considerarla una sorta di relativa impropria con valore che oscilla tra causale e consecutivo?
L'unico utilizzo moderno che non riesco ad accettare è quello del che in sostituzione di "in cui" o "di cui", davvero INASCOLTABILE.
E impresionante questo topico congrstulazione mio amico, I hope to see more of your vodeos
Ciao Davide! Ciao a tutti!
Qualcuno saprebbe dirmi su che cosa è stato costruito il suono standard ce/ci avendo conto che nel fiorentino questi suonano sce/sci ?