Come sempre, caro Mauro, ti ringrazio. E sì: gli autori da te citati devono tantissimo a Leopardi. Schopenhauer e Nietzsche erano suoi lettori diretti e attenti: Freud non saprei (ma a sua volta era un accorto lettore di Schopenhauer).
Perché non fai un video su quel che pensava Leopardi della scienza in parallelo a quel che ne pensava Nietzsche, specialmente in rapporto all'idea di verità? Grazie in anticipo 😃
@@tommasodibrango6174 Certo, non abbiamo mica fretta 😃 Mi ponevo a tale proposito la seguente domanda: Leopardi non aveva fiducia nella scienza, mi pare, ma possibile che un pensatore e poeta straordinario e geniale come lui, non abbia saputo cogliere che il suo appello alla social catena, era stato di fatto accolto dalla scienza? Che cosa fu la nascita della scienza, con le sue associazione presenti in varie parti d'Europa e comunque costituite da studiosi di varie nazioni, che oltre alla conoscenza in sé, avevano dichiaratamente (Bacone) lo scopo di migliorare e sorti dell'umanità? Possibile gli sia sfuggito, un dato del genere? Al suo appello, stava rispondendo la scienza e non se n'è avveduto? Qualcosa mi sfugge?
@@maurocianci6340 Per quel che ne so io, il rapporto tra Leopardi e la scienza è piuttosto ambiguo. Pur senza essere uno scienziato, infatti, il buon Giacomo ebbe una buona conoscenza della storia della scienza (vedi la giovanile "Storia dell'astronomia" ma anche le dissertazioni sulla fisica) e attribuì alle sue scoperte un'importante valenza culturale e filosofica (vedi il "Copernico"). Ciò che, però, lo insospettiva era l'uso della scienza ai fini del progresso - e questo perché, brutalmente, Leopardi non credeva nel progresso: progredire significa avvicinarsi alla felicità, ma avvicinarsi alla felicità significa che questa è collocata a una distanza quantitativamente misurabile e, dunque, è potenzialmente raggiungibile (ma alla luce della teoria del piacere Leopardi pensa che la felicità si irraggiungibile e che, dunque, sia impossibile progredire verso di essa). Mi riprometto, comunque, di approfondire l'argomento.
@@tommasodibrango6174 Rimane però un dubbio: fermo restando che le domande fondamentali che si pone Leopardi mantengono il loro valore, naturalmente, e che la felicità rimane per lui impossibile, non poteva però ritenere inutile alleviare le sofferenze dovute alle condizioni di vita, alle malattie ecc. Sarebbe stato assurdo, credo. Eppure pare (ma stento a crederlo) che sia proprio così... O forse, la scienza, nella sua epoca, ancora non aveva sortito gli effetti che vediamo oggi.
@@maurocianci6340 Probabilmente Leopardi, accanto ai benefici, vedeva anche le contraddizioni della scienza - che, certo, allevia molte sofferenze: ma spesso ne crea anche di nuove. L'esempio più semplice da fare è quello dell'impiego delle scoperte scientifiche in ambito militare, ma ovviamente si può pensare anche all'alienazione delle società industriali.
Fantastico!
Chiaro e illuminante.
Schopenhauer, Nietzsche e molta psicoanalisi, a partire da Freud, credo gli debbano molto.
Come sempre, caro Mauro, ti ringrazio. E sì: gli autori da te citati devono tantissimo a Leopardi. Schopenhauer e Nietzsche erano suoi lettori diretti e attenti: Freud non saprei (ma a sua volta era un accorto lettore di Schopenhauer).
Perché non fai un video su quel che pensava Leopardi della scienza in parallelo a quel che ne pensava Nietzsche, specialmente in rapporto all'idea di verità?
Grazie in anticipo 😃
È una gran bella idea, ma... bisogna studiare! Insomma: potrà volerci un po' di tempo, ma ci si può pensare 🙂
@@tommasodibrango6174 Certo, non abbiamo mica fretta 😃
Mi ponevo a tale proposito la seguente domanda: Leopardi non aveva fiducia nella scienza, mi pare, ma possibile che un pensatore e poeta straordinario e geniale come lui, non abbia saputo cogliere che il suo appello alla social catena, era stato di fatto accolto dalla scienza?
Che cosa fu la nascita della scienza, con le sue associazione presenti in varie parti d'Europa e comunque costituite da studiosi di varie nazioni, che oltre alla conoscenza in sé, avevano dichiaratamente (Bacone) lo scopo di migliorare e sorti dell'umanità?
Possibile gli sia sfuggito, un dato del genere?
Al suo appello, stava rispondendo la scienza e non se n'è avveduto?
Qualcosa mi sfugge?
@@maurocianci6340 Per quel che ne so io, il rapporto tra Leopardi e la scienza è piuttosto ambiguo. Pur senza essere uno scienziato, infatti, il buon Giacomo ebbe una buona conoscenza della storia della scienza (vedi la giovanile "Storia dell'astronomia" ma anche le dissertazioni sulla fisica) e attribuì alle sue scoperte un'importante valenza culturale e filosofica (vedi il "Copernico"). Ciò che, però, lo insospettiva era l'uso della scienza ai fini del progresso - e questo perché, brutalmente, Leopardi non credeva nel progresso: progredire significa avvicinarsi alla felicità, ma avvicinarsi alla felicità significa che questa è collocata a una distanza quantitativamente misurabile e, dunque, è potenzialmente raggiungibile (ma alla luce della teoria del piacere Leopardi pensa che la felicità si irraggiungibile e che, dunque, sia impossibile progredire verso di essa). Mi riprometto, comunque, di approfondire l'argomento.
@@tommasodibrango6174
Rimane però un dubbio: fermo restando che le domande fondamentali che si pone Leopardi mantengono il loro valore, naturalmente, e che la felicità rimane per lui impossibile, non poteva però ritenere inutile alleviare le sofferenze dovute alle condizioni di vita, alle malattie ecc.
Sarebbe stato assurdo, credo.
Eppure pare (ma stento a crederlo) che sia proprio così...
O forse, la scienza, nella sua epoca, ancora non aveva sortito gli effetti che vediamo oggi.
@@maurocianci6340 Probabilmente Leopardi, accanto ai benefici, vedeva anche le contraddizioni della scienza - che, certo, allevia molte sofferenze: ma spesso ne crea anche di nuove. L'esempio più semplice da fare è quello dell'impiego delle scoperte scientifiche in ambito militare, ma ovviamente si può pensare anche all'alienazione delle società industriali.