Julius Evola (1a parte) - Una vita avventurosa (con Andrea Scarabelli)

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  • Опубліковано 29 гру 2024

КОМЕНТАРІ • 9

  • @laertesamarcanda9792
    @laertesamarcanda9792 7 місяців тому +3

    A giudicare dall'esposizione, quest'opera di Scarabelli appare egregia ed interessante e piena di informazioni e spunti. Avete toccato tantissime questioni e non poteva essere altrimenti. Mi permetto di sottolineare qualche aspetto toccato, anche se in modo generico.
    Che presso gli ambienti tedeschi persistesse la convinzione di una superiorità sia storica che metastorica delle stirpi nordiche e in maniera maggiore, di quelle germaniche rispetto al mondo tradizionale mediterraneo, dimostra ancora una volta come i temperamenti nordici fossero incapaci di superare certe disposizioni psichiche limitanti. Se vogliamo, possiamo credere che Evola, per ragioni di opportunità storica, si muovesse proprio verso questi ambienti culturali, ritenendoli gli unici capaci di distinguersi dal dominio empirista e scientista della sfera anglosassone, ma a sue spese fece i conti con le limitazioni intellettuali di questi stessi ambienti e per intelletto mi riferisco alla nozione tradizionale, non alla sfera mentale. L’ambito austriaco di Vienna era certamente il più adatto ad accogliere certe idee tradizionali, o il meno peggio, ma pur sempre legato al passato storico dell’idea di sacro impero cristiano e lo avete giustamente ricordato. Evola, in tutta la sua attività e ricerca lavorò in una direzione che fosse alternativa al tentativo di ricostituzione di una forma aggiornata della tradizione cristiana e va anche ricordato che Guénon fu chiaro in proposito, e disse che per gli occidentali, l’unica forma di tradizione possibile, non poteva essere che quella cristiana, sebbene riadattata ai tempi. Per Evola invece il paganesimo era l’unico terreno sul quale lavorare e se è certamente vero come avete detto, che Roma e la radice latina e mediterranea dell’idea di paganesimo che Evola aveva in testa e nel cuore, restava un elemento essenziale e irrinunciabile, le sue scorribande presso i potenziali “rappresentanti nordici”, alla ricerca di una soluzione e sintesi nuova. comunque lo seduceva. Era un tentativo da fare...
    Resta sempre indispensabile, quando si tratta di questi argomenti e quindi anche a proposito della figura di Evola, valutare le idee che Guénon espresse al riguardo della possibilità della ricostituzione di una autentica forma tradizionale in occidente. Mentre il siciliano si dimostrava convinto della possibilità di coinvolgere il mondo culturale germanico nella realizzazione di una qualche forma di tradizione restaurata, il francese dimostrò da sempre una concezione sui temperamenti dei popoli europei che poneva i germanici e gli anglosassoni tra quelli meno adatti alla concezione metafisica tradizionale ed aveva perfettamente ragione. Escludendo poi gli slavi, visti come privi di particolari propensioni intellettuali, non restava che la “supremazia” potenziale dei popoli latini. Una “razzismo” al contrario verrebbe da dire sorridendo, ma di fatto era una considerazione sui temperamenti intellettuali che la storia moderna ha confermato. Su questo punto Guénon era diametralmente opposto alle concezioni razziali naziste e pre-naziste, così come alle simili forme razziali che attraversavano i popoli anglosassoni, passate poi nel nuovo continente. La visione di Guénon era dettata dall’applicazione di principi tradizionali mai traditi, mentre la parabola di Evola era ondivaga, sincretica e a tratti quasi sperimentale. Questo senza nulla togliere all’eccezionalità di tale figura nel panorama italiano ed europeo di allora. Non è da escludere che la figura di Guénon possa apparire persino attendista riguardo ai panorami pre bellici e che l’osservare da parte sua certi fermenti culturali potenzialmente interessanti, in vista di una restaurazione tradizione, lo facesse rimanere in disparte o apparentemente inattivo, ma è ormai accertato come il francese operasse in modi diversi e sotto copertura, prediligendo l’ambiente legato al mondo anglosassone, probabilmente anche presso segmenti dei servizi segreti.
    Apprezzo come nel finale, Scarabelli cerchi di riportare le ramificate e molteplici vicende storico culturali e relazionali di Evola al focus della persona, alle intenzioni di un lavoro su di sé, probabilmente non completatosi nella parabola storica del personaggio, ma che costituisce la cifra e l'unicum attraverso il quale provare ad interpretarne anche le apparenti "secondarie" vicende mondane.
    Sulla questione dell'incidente e della ferita che debilitò Evola ci sono indicazioni interessanti nel carteggio con Guénon. La preoccupazione di Evola, per un certo periodso, era certamente rivolta al sospetto che "qualcuno" avesse potuto agire in maniera "occulta" per danneggiarlo, cosa del tutto plausibile. Guénon lo rassicura sulla possibilità che certe influenze nefaste di maghi neri, stregoni o occultisti possano incidere seriamente a livello mentale e sottile ma gli ricorda come queste forze magiche possano certamente agire sul corpo, anche nei riguardi di esseri particolarmente spirituali. Il cruccio di Evola, riguardo all'evento nefasto e alla paralisi sembra suggerire che lui credesse in una possibile soluzione del "problema" e potrebbe essere una sua personale interpretazione di alcuni aspetti delle dottrine buddhiste, interpretazione non saprei dire quanto ortodossa. Certamente l'idea di un'anamnesi risolutiva non era quella che vedeva nella causa prima l'azione di qualcuno. Del resto è possibile che Evola, avesse nel tempo pensato di interpretare l'evento negativo e al limite, la "fattura" nei suoi confronti, come una causa seconda, una circostanza di manifestazione, pur sempre riconducibile ad una ragione primaria, insita nel suo destino profondo. Non è da escludere in questo senso, che le pratiche tantriche, alle quali si sarebbe dedicato Evola, abbiano trovato ostacoli che non si sono manifestati in una paralisi diretta, con cause sottili locali ma nell'attivazione di quella reazione che la manifestazione mette in atto nel momento in cui un essere cerca di sottrarsi ad essa. A questo, se non ricordo male, Guénon fece in una lettera, esplicito riferimento.

    • @puntoevirga
      @puntoevirga  7 місяців тому

      Grazie per il contributo

    • @Schwarzerstein-wt1fb
      @Schwarzerstein-wt1fb 7 місяців тому

      Guénon aveva fonti praticamente inaccessibili, inverificabili, esclusive e queste gli davano un "vantaggio" su chiunque volesse cimentarsi nella trattazione dell'idea di Tradizione. I detrattori di R.Guénon sono stati tanti ma non mi risulta che abbiano mai smontato l'impianto del pensiero guénoniano anche se hanno tentato prima di ignorarlo accademicamente e poi di farlo apparire un abile mistificatore. Purtroppo le lettere che Evola riceveva venivano da questi dimenticate, disperse o distrutte e non ci sono, che io sappia, lettere indirizzate a René Guénon che trattino ad esempio la questione nazismo ma sicuramente è immaginabile la risposta che sarebbe potuta venire dallo stesso. Più accettabile per uno come Guénon poteva essere l'idea di coinvolgere gli ambienti viennesi di matrice cattolica ma Evola era intenzionato a tutto meno che a rieditare un nuovo sacro romano impero. Evola rispetto a Guénon era un bambino, aveva tanta buona volontà ma non riusciva a capire molte cose iniziatiche che per Guénon restavano di primaria importanza. Le lettere denotano una cordialità ma anche un divario di vedute su troppe cose. Evola non era iniziato, ne aveva intrapreso viaggi fuori Europa per questa ragione. Non era legato ai "misteriori" e inaccessibili circoli ermetici cristiani di cui parla Guénon e pensave che Guénon stesso fosse un caso di ricollegamento alla fonte tradizionale "non umana" senza iniziazione formale mentre Guénon ebbe più volte modo di chiarire che questa eccezionalità non era il suo caso e non doveva essere presa in considerazione essendo rarissima e speciale.

    • @HorstramWieljentic
      @HorstramWieljentic 3 місяці тому +1

      ​@@Schwarzerstein-wt1fb Qualcuno può spiegarmi la tensione di un pensatore tradizionalista come Guenon nei confronti di una religione relativamente moderna (e per certi aspetti antimetafisica) come l'islam?

    • @raulcesari4115
      @raulcesari4115 6 днів тому

      @@HorstramWieljentic In realtà Guénon era stato iniziato al Sufismo. Comunque mi è incomprensibile anche questa scelta da parte di un pensatore così profondamente legato alla metafisica del Vedanta Advaita di Sankara

  • @Schwarzerstein-wt1fb
    @Schwarzerstein-wt1fb 7 місяців тому +2

    Purtroppo non ho potuto seguire la diretta ma provo lo stesso a chiedere se è mai emerso cosa pensanse Hitler di Evola? Sappiamo quanto Himmler avesse attenzioni per il pensiero evoliano visto le dispostosizioni per le conferenze citate, ma Hitler aveva mai espresso una considerazione al riguardo del pensiero evoliano? C'è qualche traccia al riguardo? Evola fu al corrente del progetto delle riunioni "cerimoniali" che avrebbero dovuto svolgersi al castello di Wewelsburg? Sarebbe interessante sapere se e quanto le ritenne serie. Ultima cosa che mi piacerebbe chiedere ad Andrea Scarabelli, anche se non riguarda Evola ed è una cosa che mi è venuta in mente leggendo il commento sotto: è mai stata verificata i l'affermazione di René Guénon, riportata in una sua lettera a Evola. secondo la quale Aleister Crowley nel 1931 sarebbe andato a Berlino per ricoprirvi il ruolo di consigliere segreto pres­so Hitler?

  • @albertosparacino9583
    @albertosparacino9583 7 місяців тому +1

    Altro che 2000 anni di storia... 🤦🏻‍♂️😅 È imbarazzante.