Allarme povertà per la pandemia
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- Опубліковано 8 лют 2025
- Allarme povertà per la pandemia
Quattro milioni di italiani costretti a chiedere aiuto per mangiare a Natale e Capodanno, tra cui molti giovani sotto i 15 anni.
Anche questi sono gli effetti della pandemia da Covid-19.
Un numero di indigenti raddoppiato rispetto allo scorso anno, come emerge da a una stima di Coldiretti, sulla base dell’ultimo rapporto di attuazione sugli aiuti alimentari distribuiti con il fondo di aiuto agli indigenti (Fead) relativo al periodo 1994-2020.
Un numero crescente di persone è costretto a fare ricorso alle mense dei poveri e ai pacchi alimentari, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia.
Tra le categorie più deboli degli indigenti il 21% sono bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi il 9% da anziani sopra i 65 anni e il 3% sono i senza fissa dimora secondo gli ultimi dati Fead.
Fra i nuovi poveri c’è chi ha perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso senza sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati.
Ma anche lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi.
Contro la povertà è cresciuta la solidarietà con le molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, dalla Caritas Italiana al Banco Alimentare, dalla Croce Rossa Italiana alla Comunità di Sant’Egidio.
La rete di supporto è articolata: si contano 10.194 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 197 enti caritativi impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute. Coldiretti sottolinea un’altra novità di questo periodo: il crescente impegno nei confronti degli altri di singoli, famiglie, aziende pubbliche e private, enti ed associazioni non ufficialmente dedicate alla solidarietà.
Quasi 4 italiani su 10 (39%) hanno infatti dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno. A beneficiarne sono soprattutto quei nuclei di nuovi poveri “invisibili” che, proprio a causa del repentino peggioramento della propria condizione economica, non sono stati ancora integrati nei circuiti “consolidati” dell’assistenza.