FILOSOFIA E DESTINO - EP-14: Severino e l'esistenza dell'altro

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  • Опубліковано 14 жов 2024

КОМЕНТАРІ • 3

  • @francescocaroli2928
    @francescocaroli2928 7 місяців тому

    Questione molto ben posta e argomentata (anche le domande andrebbero argomentate). Mi si permetta qualche osservazione.L' alterità va dimostrata solo se si parte dal presupposto che esista una "mia" coscienza, un "mio" pensiero , un "Io" co come sentimento d'identità personale. E questo presupposto non è così immediato, non è così evidente come sembra. Quello che è evidente è che esistono i pensieri, esiste il "vedere" esistono i sentimenti, gli stati d'animo. Ma che tutto questo sia "mio" , sia mio personale, insomma quello che potremmo definire " Io empirico", questo non è affatto evidente. Non è fenomeno. E' solo interpretazione, diversamente va dimostrato. Già Husserl, alla ricerca delle essenze pure, aveva messo in questione lo psicologismo, vale a dire la visione naturalista di una coscienza personale, fucina del pensiero e del rispecchiamento del reale. Si veda anche anche Sartre, la perseità della coscienza, il suo spossessamento, la fondamentale alienazione e alterità da se stessa. Grazie, non mi dilungo oltre.

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 7 місяців тому +1

      Salve. Infatti è proprio così come Lei dice.. Se la coscienza si pone come mia, si deve riflettere sul fatto che mi appare come mia. Ma che mi appare come mia va giustificato, ovvero che appare che mi appare come mia e così all'infinito senza porre mai il luogo ove essa appaia. Infatti Severino parla di coscienza dell'autocoscienza, ovvero l'apparire appare a se stesso e non ad un io, non essendoci nessun soggetto a cui la coscienza possa apparire. Per il proseguo del discorso, se interessa, non rimane che invitare a rivolgersi agli scritti di Severino o avere la pazienza di seguire anche gli altri video.
      Grazie per la Sua attenzione

    • @francescocaroli2928
      @francescocaroli2928 7 місяців тому +1

      @@alessandrotuzzato6620 Siamo quasi d'accordo. Solo che non v'è bisogno di invocare il regresso all'nfinito. L'Io empirico, cioè il "me" che appare alla coscienza, il "me" escludente, il "me" che mette fuori di sè il Tutto, appare inseme alla coscienza sullo sfondo dell'apparire trascendentale e se non dimostrato appare anche come interpretazione e quindi come errore. Grazie per la pazienza dimostrata. So che Lei non si corre il rischio del fraintendimento.