Negli ultimi mesi, dopo la vittoria del famoso Scudetto del Napoli, sento sempre più insistente il discorso di "primavera culturale" nella mia parte (almeno territoriale, dato che per volontà di popolo si auto-esclude culturalmente) d'Italia. E vengo spesso tacciato di odiare la mia terra. Probabilmente invece sono uno degli innamorati più puri, nella forma non convenzionale e comoda. Ma quanto è davvero una primavera culturale? Quanto un evento sportivo magnifico può aver aiutato e quanta retorica sterile, banale, inutile e ricorsiva c'è? Prendo spunto dal MAGNIFICO discorso di un maestro del giornalismo (sportivo) e faccio questa riflessione. Se diamo allo sport un valore simbolico, allora può cambiare il mondo. MA Lo sport deve essere un simbolo, ci deve essere tanto supporto a contesto. Oggi vogliamo SOLO il simbolo. Oggi produciamo SOLO il simbolo. Oggi lavoriamo SOLO per il simbolo. A nessuno interessa più il problema, il valore. Lo sport può aiutare? Sì. Lo sport risolve da solo? Assolutamente no. Ecco, serve il contesto, il contorno, e quello non vuole neanche per sbaglio aiutarsi a risolvere il problema.
Il simbolo fine a se stesso, alla fine, perché non dovremmo definirlo per quello che è? Ovvero un feticcio. Un esempio lampante di Primavera Culturale legata allo sport sono state le olimpiadi di Barcellona 1992, da cui sono scaturite le grandi rivoluzioni sportive (calcistiche in primis) che hanno reso quella città una delle più importanti al mondo, dopo il periodo travagliato di Franco e della dittatura.
Negli ultimi mesi, dopo la vittoria del famoso Scudetto del Napoli, sento sempre più insistente il discorso di "primavera culturale" nella mia parte (almeno territoriale, dato che per volontà di popolo si auto-esclude culturalmente) d'Italia.
E vengo spesso tacciato di odiare la mia terra. Probabilmente invece sono uno degli innamorati più puri, nella forma non convenzionale e comoda.
Ma quanto è davvero una primavera culturale? Quanto un evento sportivo magnifico può aver aiutato e quanta retorica sterile, banale, inutile e ricorsiva c'è?
Prendo spunto dal MAGNIFICO discorso di un maestro del giornalismo (sportivo) e faccio questa riflessione.
Se diamo allo sport un valore simbolico, allora può cambiare il mondo.
MA
Lo sport deve essere un simbolo, ci deve essere tanto supporto a contesto.
Oggi vogliamo SOLO il simbolo.
Oggi produciamo SOLO il simbolo.
Oggi lavoriamo SOLO per il simbolo.
A nessuno interessa più il problema, il valore.
Lo sport può aiutare? Sì.
Lo sport risolve da solo? Assolutamente no.
Ecco, serve il contesto, il contorno, e quello non vuole neanche per sbaglio aiutarsi a risolvere il problema.
Il simbolo fine a se stesso, alla fine, perché non dovremmo definirlo per quello che è? Ovvero un feticcio.
Un esempio lampante di Primavera Culturale legata allo sport sono state le olimpiadi di Barcellona 1992, da cui sono scaturite le grandi rivoluzioni sportive (calcistiche in primis) che hanno reso quella città una delle più importanti al mondo, dopo il periodo travagliato di Franco e della dittatura.
Ad una cena con tranquilo non saprei se spararmi dopo 2 minuti o stare ad ascoltarlo per ore..