Di Gemmell mi è piaciuto La leggenda dei Drenai; tecnicamente parlando, non è niente di straordinario: è scorrevole, fa il suo dovere d’intrattenimento, ma nient’altro. Però riesce a prendere il lettore e questo perché Gemmell è riuscito a mettere nel romanzo qualcosa di suo: ha voluto riflettere la propria esperienza e per questo è riuscito così bene a trasmettere il rapporto che si ha con la morte e il venirne a patti. La forza dei personaggi sta proprio in questo: non nella loro capacità di combattere, non nelle loro qualità, ma nel guardare in faccia la morte. Non ci sono buoni o cattivi, ma solamente uomini che cercano di fare quello che possono per vivere, e nel farlo riescono ad assaporare ancora di più l’esistenza. Anche la magia, poco presente per un fantasy, affronta il tema della morte, mettendo i personaggi faccia a faccia con essa, guardando quello che c’è oltre la propria dipartita. In un mondo editoriale dove spesso il fantasy è stato visto come qualcosa di adolescenziale e basta, non è poca cosa quello che ha Gemmell ha voluto affrontare e trasmettere con La leggenda dei Drenai.
@Osservatoredimondi Non sono d'accordo sul fatto che David Gemmell non sia niente di straordinario tecnicamente. Il suo stile è scientemente essenziale, ma c'è precisione e profondità in ogni cosa che scrive. Non lo considero mero intrattenimento: i tagli che dà dei suoi personaggi sono profondi. A me emoziona e non posso dire altrettanto della stragrande maggioranza degli autori in circolazione, compresi alcuni dei più blasonati, che sono molto lucette e fanfare, ma quando cerchi il succo finisci sempre per restare un po' a bocca asciutta, se sei uno che ha letto tanto. O te lo spiattellano in faccia, volgarmente, come a dirti: "Toh, emozionati". E io resto freddo. La sua prosa rispecchia la sua personalità e io ho sempre trovato la sua personalità affascinante. Poi, rispetto ai trend attuali, proprio come dici tu: ha parlato di cose adulte a modo suo. Ed esiste un abisso tra lui e la famigerata compagnia dei Contemporanei, salvo eccezioni. Non a caso, guarda, proprio dopo "Manto del vespro", ho deciso di rinvigorire la nostra amicizia e ho iniziato a leggere Waylander. In sole trenta pagine mi ha dato più di interi romanzi blasonati… Quindi CONTINUO a leggere! Ciao!
@@LoScrittoreDivergente La questione tecnica dipende da due punti a mio avviso: la traduzione e cosa si intende per straordinario. Sul primo punto, alle volte con la traduzione si perde qualcosa, e quindi dipende se si legge in italiano o in inglese. Sul secondo punto, per me è straordinaria la prosa di Guy Gavriel Guy e Gemmell non arriva ai suoi livelli, quindi per me non è niente di straordinario; buono, essenziale, ma non lo metto al livello con Kay. Sanderson per me, facendo un altro esempio, ha buona prosa e tecnica, ma non è ai livelli di Kay. Non boccio Gemmell a livello di prosa, anzi, lo apprezzo, ma lo straordinario per me è altro; poi, a livello di storie, ho sentito di più La leggenda dei Drenai piuttosto che Il lupo dei Drenai, mentre ho trovato abbastanza buono, e a tratti molto interessante, Le spade del giorno e della notte.
@Osservatoredimondi Guy Gavriel Kay è un grandissimo scrittore, sono d'accordo. E anche io lo considero superiore a Gemmell. Ma, mi sa, non di tanto quanto lo consideri tu… Ho questa impressione. Fare quello che fa Gemmell è difficiile. Non a caso come lui c'è soltanto lui.
Ciao, Andrea. Innanzitutto ti ringrazio di aver letto il romanzo breve (sono d'accordo sul preferire questa espressione a "novella") e di averlo qui recensito. Mi spiace molto che non ti sia piaciuto. Reiss è un archeologo di origini israeliane e in questo lavoro traspare tutto il suo retroterra culturale: l'ambientazione, con le sue tribù, la centralità della legge divina e dei suoi interpreti, e le atmosfere bibliche, è infatti evidentemente ispirata alla storia del Vicino e Medio Oriente Antico. Il tono, che giustamente a te è sembrato algido, distaccato, è a mio avviso dovuto proprio all'intento di raccontare la storia come se fosse una parabola biblica. Conosco bene sia Gemmell che Cook ed Erikson e, come ho tentato di argomentare nel mio saggio breve proprio in appendice a Manto del Vespro, sono concorde nell'affermare che il military fantasy sia qualcosa di difficilmente definibile ma che non può prescindere dalle implicazioni umane e emotive della guerra e della vita militare. Il paragone con Gemmell non è, ti assicuro, un discorso di grandezza e capacità stilistica di Reiss: il raffronto viene dai temi centrali della storia, "individui normali che fanno cose straordinarie", per riassumere usando un'espressione dello stesso Gemmell. Riguardo la copertina: purtroppo ci furono gravi ritardi nella traduzione della seconda uscita della collana, che avrebbe dovuto essere proprio Cuore di Ossidiana, e fu quindi deciso dall'editore, data la brevità del testo, di far tradurre e poi pubblicare Sunset Mantle. L'autore della splendida copertina originale, lo straordinario Richard Anderson, non rispose ai tentativi di contattarlo e, dati i tempi strettissimi, nessun artista accettò di realizzare un'illustrazione ad hoc. Ti ringrazio molto per aver apprezzato il lavoro di revisione della traduzione e di pulizia di refusi che feci in occasione della ristampa del libro. Posso assicurarti che nelle versioni cartacee dei romanzi della collana i rientri ci sono tutti ma farò presente a chi di dovere la tua giusta osservazione. P.S. No, non smetterò di suggerirti letture ma preferirei avere un altro modo di comunicare con te oltre a scrivere commenti qui sul tuo canale UA-cam. Ho cercato se ci fosse un tuo indirizzo e-mail qui o sul tuo sito ma non ne ho trovati... o forse non sono stato capace io di cercare bene. Un abbraccio!
@@andreamassacesi Come dicevo, non sono in grado di fare recensioni accurate. Mi sarei dovuto informare meglio su Reiss, prima di accendere la webcam. Considerarla una (sorta di) parabola ha senso, col senno di poi; capisco. Quindi è una scelta precisa, sia nel tono che nella profondità della caratterizzazione. Be’, evidentemente non sono tipo da parabole. Poi, parlando di Gemmell e della tua precisazione, siamo d’accordo. Tuttavia - nel video mi sono dimenticato di dirlo - non definirei Gemmell “military fantasy”, ma “heroic fantasy” (che poi, credo che a nessuno dei due freghi molto di queste etichette commerciali; conta ciò che resta). Nemmeno Erikson lo è per davvero, military: è troppe cose, lui. L’unico duro e puro a me sembra Glen Cook, lui sì un vero military fantasy - ma ho letto soltanto il primo della sua saga, quindi… non saprei! Ho letto è apprezzato il tuo saggio alla fine, ma mi spettava parlare del romanzo breve, non di giudicare il lavoro certosino tuo e degli altri professionisti di Lettere Elettriche. (Segnalo che è rimasta una parola tutta in maiuscolo nel testo, se vi va di toglierla di mezzo; un avverbio, se non ricordo male. Il testo a me è sembrato davvero pulito; qualche raro, fisiologico refuso.) Sulla copertina: ribadisco, per carità, non sta a me giudicare. Sono però uno strenuo difensore degli illustratori e al loro fianco in questi tempi duri, perché al pari dei romanzi le illustrazioni hanno allietato sin da bambino e accresciuto il mio immaginario. Le amo da sempre: per me fantasy è anche sinonimo di illustrazione vera, fatta a mano. Quindi ci tengo. Non dev’essere così per tutti, però: resta opinione soggettiva. Grazie per riportarmi il retroscena, ma come detto nel video già dal volume seguente le cose sono cambiate e io apprezzo lo sforzo di Lettere Elettriche di curare anche quell’aspetto. Per comunicare con me, siempre.parao AT gmail DOT com. 🙂 Grazie per ascoltare i miei sproloqui.
Di Gemmell mi è piaciuto La leggenda dei Drenai; tecnicamente parlando, non è niente di straordinario: è scorrevole, fa il suo dovere d’intrattenimento, ma nient’altro. Però riesce a prendere il lettore e questo perché Gemmell è riuscito a mettere nel romanzo qualcosa di suo: ha voluto riflettere la propria esperienza e per questo è riuscito così bene a trasmettere il rapporto che si ha con la morte e il venirne a patti. La forza dei personaggi sta proprio in questo: non nella loro capacità di combattere, non nelle loro qualità, ma nel guardare in faccia la morte. Non ci sono buoni o cattivi, ma solamente uomini che cercano di fare quello che possono per vivere, e nel farlo riescono ad assaporare ancora di più l’esistenza. Anche la magia, poco presente per un fantasy, affronta il tema della morte, mettendo i personaggi faccia a faccia con essa, guardando quello che c’è oltre la propria dipartita. In un mondo editoriale dove spesso il fantasy è stato visto come qualcosa di adolescenziale e basta, non è poca cosa quello che ha Gemmell ha voluto affrontare e trasmettere con La leggenda dei Drenai.
@Osservatoredimondi Non sono d'accordo sul fatto che David Gemmell non sia niente di straordinario tecnicamente. Il suo stile è scientemente essenziale, ma c'è precisione e profondità in ogni cosa che scrive. Non lo considero mero intrattenimento: i tagli che dà dei suoi personaggi sono profondi. A me emoziona e non posso dire altrettanto della stragrande maggioranza degli autori in circolazione, compresi alcuni dei più blasonati, che sono molto lucette e fanfare, ma quando cerchi il succo finisci sempre per restare un po' a bocca asciutta, se sei uno che ha letto tanto. O te lo spiattellano in faccia, volgarmente, come a dirti: "Toh, emozionati". E io resto freddo.
La sua prosa rispecchia la sua personalità e io ho sempre trovato la sua personalità affascinante.
Poi, rispetto ai trend attuali, proprio come dici tu: ha parlato di cose adulte a modo suo. Ed esiste un abisso tra lui e la famigerata compagnia dei Contemporanei, salvo eccezioni.
Non a caso, guarda, proprio dopo "Manto del vespro", ho deciso di rinvigorire la nostra amicizia e ho iniziato a leggere Waylander. In sole trenta pagine mi ha dato più di interi romanzi blasonati… Quindi CONTINUO a leggere! Ciao!
@@LoScrittoreDivergente La questione tecnica dipende da due punti a mio avviso: la traduzione e cosa si intende per straordinario. Sul primo punto, alle volte con la traduzione si perde qualcosa, e quindi dipende se si legge in italiano o in inglese. Sul secondo punto, per me è straordinaria la prosa di Guy Gavriel Guy e Gemmell non arriva ai suoi livelli, quindi per me non è niente di straordinario; buono, essenziale, ma non lo metto al livello con Kay. Sanderson per me, facendo un altro esempio, ha buona prosa e tecnica, ma non è ai livelli di Kay. Non boccio Gemmell a livello di prosa, anzi, lo apprezzo, ma lo straordinario per me è altro; poi, a livello di storie, ho sentito di più La leggenda dei Drenai piuttosto che Il lupo dei Drenai, mentre ho trovato abbastanza buono, e a tratti molto interessante, Le spade del giorno e della notte.
@Osservatoredimondi Guy Gavriel Kay è un grandissimo scrittore, sono d'accordo. E anche io lo considero superiore a Gemmell. Ma, mi sa, non di tanto quanto lo consideri tu… Ho questa impressione. Fare quello che fa Gemmell è difficiile. Non a caso come lui c'è soltanto lui.
Ciao, Andrea. Innanzitutto ti ringrazio di aver letto il romanzo breve (sono d'accordo sul preferire questa espressione a "novella") e di averlo qui recensito. Mi spiace molto che non ti sia piaciuto. Reiss è un archeologo di origini israeliane e in questo lavoro traspare tutto il suo retroterra culturale: l'ambientazione, con le sue tribù, la centralità della legge divina e dei suoi interpreti, e le atmosfere bibliche, è infatti evidentemente ispirata alla storia del Vicino e Medio Oriente Antico. Il tono, che giustamente a te è sembrato algido, distaccato, è a mio avviso dovuto proprio all'intento di raccontare la storia come se fosse una parabola biblica. Conosco bene sia Gemmell che Cook ed Erikson e, come ho tentato di argomentare nel mio saggio breve proprio in appendice a Manto del Vespro, sono concorde nell'affermare che il military fantasy sia qualcosa di difficilmente definibile ma che non può prescindere dalle implicazioni umane e emotive della guerra e della vita militare. Il paragone con Gemmell non è, ti assicuro, un discorso di grandezza e capacità stilistica di Reiss: il raffronto viene dai temi centrali della storia, "individui normali che fanno cose straordinarie", per riassumere usando un'espressione dello stesso Gemmell. Riguardo la copertina: purtroppo ci furono gravi ritardi nella traduzione della seconda uscita della collana, che avrebbe dovuto essere proprio Cuore di Ossidiana, e fu quindi deciso dall'editore, data la brevità del testo, di far tradurre e poi pubblicare Sunset Mantle. L'autore della splendida copertina originale, lo straordinario Richard Anderson, non rispose ai tentativi di contattarlo e, dati i tempi strettissimi, nessun artista accettò di realizzare un'illustrazione ad hoc. Ti ringrazio molto per aver apprezzato il lavoro di revisione della traduzione e di pulizia di refusi che feci in occasione della ristampa del libro. Posso assicurarti che nelle versioni cartacee dei romanzi della collana i rientri ci sono tutti ma farò presente a chi di dovere la tua giusta osservazione. P.S. No, non smetterò di suggerirti letture ma preferirei avere un altro modo di comunicare con te oltre a scrivere commenti qui sul tuo canale UA-cam. Ho cercato se ci fosse un tuo indirizzo e-mail qui o sul tuo sito ma non ne ho trovati... o forse non sono stato capace io di cercare bene. Un abbraccio!
@@andreamassacesi Come dicevo, non sono in grado di fare recensioni accurate. Mi sarei dovuto informare meglio su Reiss, prima di accendere la webcam. Considerarla una (sorta di) parabola ha senso, col senno di poi; capisco. Quindi è una scelta precisa, sia nel tono che nella profondità della caratterizzazione. Be’, evidentemente non sono tipo da parabole. Poi, parlando di Gemmell e della tua precisazione, siamo d’accordo. Tuttavia - nel video mi sono dimenticato di dirlo - non definirei Gemmell “military fantasy”, ma “heroic fantasy” (che poi, credo che a nessuno dei due freghi molto di queste etichette commerciali; conta ciò che resta). Nemmeno Erikson lo è per davvero, military: è troppe cose, lui. L’unico duro e puro a me sembra Glen Cook, lui sì un vero military fantasy - ma ho letto soltanto il primo della sua saga, quindi… non saprei!
Ho letto è apprezzato il tuo saggio alla fine, ma mi spettava parlare del romanzo breve, non di giudicare il lavoro certosino tuo e degli altri professionisti di Lettere Elettriche. (Segnalo che è rimasta una parola tutta in maiuscolo nel testo, se vi va di toglierla di mezzo; un avverbio, se non ricordo male. Il testo a me è sembrato davvero pulito; qualche raro, fisiologico refuso.)
Sulla copertina: ribadisco, per carità, non sta a me giudicare. Sono però uno strenuo difensore degli illustratori e al loro fianco in questi tempi duri, perché al pari dei romanzi le illustrazioni hanno allietato sin da bambino e accresciuto il mio immaginario. Le amo da sempre: per me fantasy è anche sinonimo di illustrazione vera, fatta a mano. Quindi ci tengo. Non dev’essere così per tutti, però: resta opinione soggettiva. Grazie per riportarmi il retroscena, ma come detto nel video già dal volume seguente le cose sono cambiate e io apprezzo lo sforzo di Lettere Elettriche di curare anche quell’aspetto.
Per comunicare con me, siempre.parao AT gmail DOT com. 🙂
Grazie per ascoltare i miei sproloqui.