Innanzitutto, auguri di buone feste 😀 Quello che dici è vero e purtroppo è anche molto triste (ne so qualcosa) sul fango che viene gettato addosso. Maturità, esperienza, consapevolezza: sono tutti elementi direi indispensabili per scrivere buoni testi. La velocità, lo sfornare libri a raffica, non fanno per me, perché voglio qualcosa di buono, qualcosa che resti. Illusioni, certo (soprattutto con un mercato del genere), ma quando faccio qualcosa, voglio farlo bene, di qualsiasi ambito si tratti: le cose raffazzonate non fanno per me.
Buonasera a tutti e buon anno. Come vi sono andate le feste? Io sono andato a trovare la mia famiglia e sono esausto. Andrea grazie mille per averci ascoltato e aver cominciato con i video per scrittori alle prime armi. Questo discorso mi tocca particolarmente, non sono PER NIENTE bravo a gestire le critiche. Non ho ancora pubblicato nulla quindi non so come andrà con le critiche fatte da sconosciuti, ma già quelle dei miei amici sono un incubo. Se io scrivo qualcosa e sono soddisfatto del risultato, ma poi lo faccio leggere e mi viene detto che il tal personaggio non è simpatico o che l'ambientazione è banale, cosa devo fare? Da un lato apprezzo i consigli e vorrei che i miei lettori fossero felici, dall'altro lo scrittore sono io e se mi piace quello che ho scritto è veramente giusto cambiarlo per loro? Ormai ho cominciato a far leggere sempre meno i miei testi per evitare i giudizi. 😄
@gianmarcopozzi2145 Buon anno anche a te. Questo discorso tocca particolarmente TUTTI. :D Non esiste un modo preciso per gestire le proprie emozioni. Ci sono, però, alcuni fattori che determinano la loro violenza e che semplificherò con un elenco: • Il modo in cui si è prodotto il testo (quanto impegno) • Le aspettative • La prospettiva reale sulle cose • Capire i lettori Tradotto in italiano corrente, se sai di aver dato il tuo massimo, senza risparmiarti in nulla, mantieni le tue aspettative (sforzo quotidiano: discorso molto lungo…) realisticamente basse e capisci che il giudizio su chi sei come scrittore nel presente non significa che sarà lo stesso del futuro, perché crederlo significa sia presumere di essere già bravissimi sia soffocare l'idea di potersi migliorare… Be', vedrai che le critiche cominceranno ad apparirti meno aspre. Dulcis in fundo, l'ultimo punto, ho imparato sulla mia pelle che i lettori, considerati come un insieme di persone, ti dicono tutto e il contrario di tutto. Letteralmente. C'è chi ama la cosa A e odia la B. C'è chi ama la B e odia la A. C'è chi le odia entrambe e c'è chi le ama entrambe. È impossibile mettere tutti d'accordo e piacere a tutti. Anzi, concetto da ficcarsi bene nella testa: non piacerai affatto o piacerai poco alla maggior parte dei lettori. (E finisce un po' lì.) Ora, importante: questo significa che non ascolti i lettori? Be', in un certo senso sì. Te ne freghi. Tuttavia metterla così è un po' troppo drastica. Bisogna imparare a capire quali critiche negative (e quali positive) hanno senso. Come dicevo nel video, alla prima parola che va sul personale o che parla di come il “lettore” avrebbe scritto il testo, puoi tranquillamente ignorarlo. Non è un giudizio di valore. Garantito al 100%. Ma ci sono anche le critiche negative costruttive, quelle che toccano aspetti che TU senti di poter gestire meglio in futuro. E qui il discorso si fa ancora più complesso: per essere scrittori, bisogna essere dotati di autocritica. Bisogna essere MOLTO autocritici, ma MAI troppo. Bisogna, insomma, imparare sulla propria pelle, dai propri errori, dalle proprie reazioni esasperate, dalla quantità di scemenze o di mere, relative soggettività che ti vengono dette (che chi dice ha il diritto di dire, ma non può pretendere siano considerate oggettive), così come da tutte le cose positive che ti accadranno lungo il cammino, minori in quantità, ma non in importanza. Credo d'aver reso l'idea di quanto sia complicato quest'aspetto. Purtroppo è VITALE. Mi sa che dovrei farci un video, dicendo queste stesse cose e approfondendo… Me lo segno.
Innanzitutto, auguri di buone feste 😀
Quello che dici è vero e purtroppo è anche molto triste (ne so qualcosa) sul fango che viene gettato addosso.
Maturità, esperienza, consapevolezza: sono tutti elementi direi indispensabili per scrivere buoni testi. La velocità, lo sfornare libri a raffica, non fanno per me, perché voglio qualcosa di buono, qualcosa che resti. Illusioni, certo (soprattutto con un mercato del genere), ma quando faccio qualcosa, voglio farlo bene, di qualsiasi ambito si tratti: le cose raffazzonate non fanno per me.
@Osservatoredimondi La soddisfazione di fare le cose per bene non te la dà nessun consenso.
Buonasera a tutti e buon anno. Come vi sono andate le feste? Io sono andato a trovare la mia famiglia e sono esausto.
Andrea grazie mille per averci ascoltato e aver cominciato con i video per scrittori alle prime armi. Questo discorso mi tocca particolarmente, non sono PER NIENTE bravo a gestire le critiche. Non ho ancora pubblicato nulla quindi non so come andrà con le critiche fatte da sconosciuti, ma già quelle dei miei amici sono un incubo.
Se io scrivo qualcosa e sono soddisfatto del risultato, ma poi lo faccio leggere e mi viene detto che il tal personaggio non è simpatico o che l'ambientazione è banale, cosa devo fare? Da un lato apprezzo i consigli e vorrei che i miei lettori fossero felici, dall'altro lo scrittore sono io e se mi piace quello che ho scritto è veramente giusto cambiarlo per loro? Ormai ho cominciato a far leggere sempre meno i miei testi per evitare i giudizi. 😄
@gianmarcopozzi2145 Buon anno anche a te.
Questo discorso tocca particolarmente TUTTI. :D
Non esiste un modo preciso per gestire le proprie emozioni. Ci sono, però, alcuni fattori che determinano la loro violenza e che semplificherò con un elenco:
• Il modo in cui si è prodotto il testo (quanto impegno)
• Le aspettative
• La prospettiva reale sulle cose
• Capire i lettori
Tradotto in italiano corrente, se sai di aver dato il tuo massimo, senza risparmiarti in nulla, mantieni le tue aspettative (sforzo quotidiano: discorso molto lungo…) realisticamente basse e capisci che il giudizio su chi sei come scrittore nel presente non significa che sarà lo stesso del futuro, perché crederlo significa sia presumere di essere già bravissimi sia soffocare l'idea di potersi migliorare… Be', vedrai che le critiche cominceranno ad apparirti meno aspre.
Dulcis in fundo, l'ultimo punto, ho imparato sulla mia pelle che i lettori, considerati come un insieme di persone, ti dicono tutto e il contrario di tutto. Letteralmente. C'è chi ama la cosa A e odia la B. C'è chi ama la B e odia la A. C'è chi le odia entrambe e c'è chi le ama entrambe. È impossibile mettere tutti d'accordo e piacere a tutti. Anzi, concetto da ficcarsi bene nella testa: non piacerai affatto o piacerai poco alla maggior parte dei lettori. (E finisce un po' lì.)
Ora, importante: questo significa che non ascolti i lettori? Be', in un certo senso sì. Te ne freghi. Tuttavia metterla così è un po' troppo drastica. Bisogna imparare a capire quali critiche negative (e quali positive) hanno senso. Come dicevo nel video, alla prima parola che va sul personale o che parla di come il “lettore” avrebbe scritto il testo, puoi tranquillamente ignorarlo. Non è un giudizio di valore. Garantito al 100%. Ma ci sono anche le critiche negative costruttive, quelle che toccano aspetti che TU senti di poter gestire meglio in futuro.
E qui il discorso si fa ancora più complesso: per essere scrittori, bisogna essere dotati di autocritica. Bisogna essere MOLTO autocritici, ma MAI troppo. Bisogna, insomma, imparare sulla propria pelle, dai propri errori, dalle proprie reazioni esasperate, dalla quantità di scemenze o di mere, relative soggettività che ti vengono dette (che chi dice ha il diritto di dire, ma non può pretendere siano considerate oggettive), così come da tutte le cose positive che ti accadranno lungo il cammino, minori in quantità, ma non in importanza.
Credo d'aver reso l'idea di quanto sia complicato quest'aspetto. Purtroppo è VITALE.
Mi sa che dovrei farci un video, dicendo queste stesse cose e approfondendo… Me lo segno.