Transfert

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  • Опубліковано 11 жов 2024
  • Un’analisi inizia quando nelle parole del paziente intravediamo la ricerca di un sapere che non possiede ma di cui suppone l’esistenza. Non è in gioco un sapere già saputo, ma un sapere che deve trovare ancora il suo avvenire. Quando il paziente è attivamente impegnato nella sua analisi viene chiamato «analizzante» e non «analizzato» (o «analizzando»). Questa differenziazione tra i due termini indica un cambiamento della prospettiva epistemologica della cura: il paziente non è oggetto della cura ma soggetto della cura. Il paziente è dunque un analizzante perché è attivamente coinvolto nella decifrazione del suo stesso dire.
    Nei racconti e nei discorsi del paziente emergeranno dei «significanti maître», cioè quei significanti che hanno orientato la sua storia e le configurazioni tipiche delle sue esperienze relazionali. Tuttavia l’articolazione che dà una trama a questi significanti non è ancora scritta. Sebbene l’inconscio sia strutturato come un linguaggio, sappiamo che l’inconscio non esiste fino a quando le parole del soggetto non vengono orientate verso un sapere da scoprire. Da questo punto di vista la struttura dell’inconscio è il frutto di una costruzione che viene realizzata durante l’analisi. Si tratta di una costruzione che prende spunto da alcuni significanti che ritornano dal passato e che l’analisi proietta in avanti per far emergere quanto hanno ancora da dire. Il transfert è il movimento che permette di realizzare questo lavoro sui significanti maître. Il lavoro analitico si svolge dunque sotto-transfert, in un movimento verso un sapere che non si possiede, in una ricerca di sapere dove ovviamente viene coinvolto anche l’analista.
    Per Lacan il desiderio dell’analista non consiste soltanto nel passaggio dal Reale al Simbolico. Il desiderio dell’analista introduce anche la dimensione pulsionale dell’inconscio nello scorrere della catena significante. La presenza dell’analista deve mostrare quell’aspetto di interferenza che si insinua nell’autómaton significante per via della tuché del Reale. L’analista deve cioè assumere le sembianze di quella parte non simbolizzata che viene indicata dal concetto di godimento. L’analista è in seduta anche per presentificare l’inciampo del sapere testuale (l’oggetto a) e per mettere l’analizzante al lavoro su un sapere che ha come referente quella stessa dimensione pulsionale che separa il soggetto da ogni identificazione ai significanti dell’Altro.
    L’intervento dell’analista non satura lo spazio enigmatico che il sintomo apre nel campo del sapere dell’Altro. Il sapere dell’Altro è ciò che è già saputo, mentre il sapere dell’inconscio è una trama che si costruisce di seduta in seduta: l’analizzante traccerà con i suoi significanti ciò che nella sua esperienza si presenta come l’eclissi del potere rappresentativo della parola.
    Per approfondire, tra i libri di Nicolò Terminio, si rimanda a:
    A ciascuno la sua relazione. Psicoanalisi e fenomenologia nella pratica clinica (2019)
    amzn.to/3nX5snP
    L'intervallo della vita. Il Reale della clinica psicoanalitica e fenomenologica (2020)
    amzn.to/3eq2apZ
    #transfert #psicoanalisi #inconscio #desiderio #pulsione

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