1915 - 2015 I CENTO ANNI DELLA GRANDE GUERRA

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  • Опубліковано 30 вер 2024
  • Perché è giusto ricordare la Grande Guerra?
    Perché in quelle trincee è nata l’Italia. I caduti di quel conflitto si sono sacrificati per un bene più grande. E poi come nazione abbiamo dato un esempio di valore, di solidarietà, di unità. L’italiano si è rivelato al mondo come un combattente tenace con cui chiunque deve fare i conti. È un esempio luminoso, soprattutto oggi che ci governa chi vorrebbe una nazione di animatori da villaggio turistico.
    Ma la guerra è o non è un disvalore?
    La guerra è una dimensione della storia e della vita. Può forgiare eroi o vili, santi o canaglie. Non la si può eliminare, al limite la si può regolamentare. Chi rinuncia alla guerra per principio non la fa sparire dal mondo, si limita semplicemente a subire le guerre degli altri. Del resto non mi pare che in questi anni l’Italia non abbia fatto guerre, solo che in quest’epoca viscida ha dovuto soprannominarle “missioni di pace”. In ogni caso il Mediterraneo è in fiamme ed è solo questa minuscola porzione del globo, governata da nani politici, che si illude di aver chiuso i ponti con la guerra. Un atteggiamento che non ci mette al sicuro, ma ancor più in pericolo.
    Oggi a chi, simbolicamente, bisogna dichiarare guerra?
    Ai demoni del bene. A queste presunte autorità morali che nessuno ha eletto e nessuno ha voluto, ma che si sentono in diritto di stabilire chi può parlare e chi può manifestare. Ai mullah del politicamente corretto. Costoro sono non solo fastidiosi per chi faccia ancora lo sforzo di pensare con la propria testa, ma sono soprattutto colpevoli perché all’ombra del loro ordine morale avviene il saccheggio della nazione. La distruzione dell’economia nazionale, dello stato sociale, del lavoro e della produzione italiana avviene solo dopo che questi cialtroni hanno bonificato il territorio. Centri sociali e oligarchi dell’alta finanza lavorano di concerto. Oltre di loro e contro loro, esistono ancora un’Italia e un’Europa che lottano per la loro storia e per il loro avvenire.
    Gianluca Iannone, presidente CasaPound Italia
    Continua…
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