Cerchio922

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  • Опубліковано 12 вер 2024
  • Hypòthesis
    Partendo dal presupposto che non esiste nulla di scontato, qui si fanno congetture, comunque suffragate da elementi tangibili. Alcuni manufatti, certamente di natura antropica, contribuiscono ad orientare le opinioni che ci si trova davanti a una opera assolutamente unica nella storia dell’uomo. Il contesto è la componente essenziele dell’intera lettura. Due dolmen imponenti a poca distanza l’uno dall’altro, (6 km), sicuramenti legati al rito della sepoltura e dei sacrifici, entrambi presentano tracce evidenti che richiamano tali funzioni. Solchi di raccolta sulle lastre di copertura, così come sugli spazi antistanti i due manufatti. Fori che avrebbero consentito lo scorrimento del sangue in caso di sacrifici, come richiamato sopra.
    La grotta dei cervi, anch’essa posta a poca distanza, (7,5 km), con i suoi numerosi pittogrammi, oltre segni evidedenti, ovunque, del passaggio dell’uomo. Sempre nei paraggi si trovano numerosi i menhir. Sebbene si tenda ad esporsi in maniera prudenziale, comunque è il caso di effettuare raffronti. Stonehenge, che ho avuto il piacere di visitare, a parte le ipotesi, non c’è nulla che possa suffragare le teorie sulla costruzione. Anzi, con mio grande disappunto, ho natoto che alcuni dei grandi massi contengano una anima in ferro.
    Il cerchio litico situato nei paraggi del dolmen li Scusi di Minervino, è molto di più di una suggestione è molto di più di un impulso di pensiero. Le tracce che si trovano su alcuni dei massi, che compongono questo cerchio (31), con un diametro di circa 22 metri e una altezza media di circa 80 cm, sono inequivocabili, sono segni tangibili della presenza del sapere umano, riferito presumibilmente al periodo neolitico. I segni, si diceva, sono inconfutabili, sono tracce lasciate in maniera indelebile, perché incise con punte metalliche. Sono le coppelle, coppelle che si ritrovano in tutti gli insediamenti neolitici in Italia. Sono presenti negli spazi antistante il dolmen Stabile di Giuggianello, sulla stessa lastra che lo ricopre, sono presenti numerosi anche su questo cerchio e sono presenti anche sulla lastra che ricopre il dolmen Li Scusi, apparentato con il cerchio perché posto vicinissimo ad esso. Le grandi coppelle presenti sul masso numero 21, lato sud, sono unite tra di loro da una canaletta, la più grande è posta in posizione superiore, la più piccola in quella inferiore; appare abbastanza evidente l'uso che se ne potesse fare. Sicuramente decantare l'acqua, probabilmente far sedimentare altre sostanze, è possibile altresì che servisse a raccogliere il sangue di eventuali vittime sacrificali. Il cerchio in sé e un è una istituzione, un luogo di ritrovo, un luogo di protezione, un luogo nel quale potevano accedere probabilmente solo le persone ritenute degne, gli iniziati. Dei massi che lo compongono sicuramente l'elemento più importante è il seggio, o trono, che dir si voglia, che occupa il primo masso sull’ emiciclo destro, seduta che si rivolge ad ovest, e sempre sul diciassettesimo masso ad esso contrapposto, sono presente diverse coppelle, che analizzate e rese su livello danno la precisa conformazione della costellazione dello Scorpione. Altro dato importante nasce dalla presenza dei tre massi posti al centro del cerchio tra di loro collegati, la linea di unione, ad una attenta analisi, conferisce la forma della Trinacria. Il centro è vuoto, le pareti appaiono levigate, non ci si sente di escludere che possa essere stata la sede di uno gnomone segnatempo, o di un menhir. Nell’ analizzare uno dei pittogrammi presenti nella grotta dei Cervi, è possibile ravvisare in questa pittura la forma di un cerchio, eseguita in maniera tutto sommato infantile, ma leggibile, sotto l'aspetto del conferimento delle forme, ai massi che compongono il circolo litico. Il centro di questo pittogramma presenta una forma al suo interno, e il richiamo ai tre monoliti descritti sopra è immediato, forma che peraltro proietta un'ombra al centro di questa raffigurazione. Possibile suggestione, sicuramente, ma la storia, e l'arte in particolare, sono fatte di suggestioni, di analisi morfologiche, per quanto concerne il contesto, ma il vero pensiero di chi ha eseguito l'opera è impensabile che possa corrispondere in maniera rigorosa al pensiero del fruitore. Soprattutto se ciò accade dopo migliaia di anni. Le analisi fin qui effettuate, danno la possibilità di attribuire senza dubbio alcuno, l'opera ad una esecuzione di mano umana. Il carattere antropico è quindi declinato non solo da impressioni, ma da precise testimonianze che portano alla datazione e quindi alla stretta relazione con il territorio, perché questa parte del Salento rappresenta, attraverso le numerose testimonianze, un luogo di intenso fervore e di crescita culturale.

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