Scusa perché empatizzare? Perché doverlo fare ? Le persone muoiono ,tutti muoiono io comprendo il dolore verso le persone vicino con cui si è creato un legame ,ma soffrire per un dovere etico è sbagliato.
"più qualcosa ti è simile e più ti sembra vivo". era una frase che avevo letto in un interessante articolo su LeScienze che si chiamava "Perché la vita in realtà non esiste". Si domandava quale fosse la reale definizione di vita e alla fine concludeva che non esiste, dipende tutto da quella frase. Parlava di organismi e animali. Ed è cosí che una pianta è meno viva di un animale, un cane lo senti più vivo di un insetto, colpisce di più vedere un gatto bastonato che un ragno schiacciato. da qui poi il discorso si estende come si diceva nel video alle persone. una persona che sta in Nigeria è "meno viva" di un francese, un tedesco e ancora di più di un italiano. Stesso schema mentale che si adatta in qualsiasi evento che finisce nel richiamare empatia
"Tutti quanti decidiamo di indignarci fin dove l'indignazione non diventa azione". Stupendo anche il discorso della fatica dell'empatia. Wow. Uno dei tuoi migliori video dell'ultimo periodo.
Veramente un discorso bellissimo,io ho 18 anni e devo dire che con i tuoi video mi stai dando delle ottime "lezioni" e spunti di riflessione che probabilmente non mi ritroverei a fare spesso.
Io ritengo che questa empatia "a scalare" in base alla distanza dalla nostra vita sia una sorta di meccanismo di difesa per noi stessi. Un lutto in famiglia è una tragedia, un lutto nella famiglia di un amico è un dolore ma non certo una tragedia, se leggo il manifesto mortuario di una persona a me totalmente sconosciuta non avrò praticamente reazione. È normale e francamente faccio fatica a credere chi dice che è toccato allo stesso modo da una cosa che accade sotto casa sua o dall'altra parte del mondo. Più la tragedia si inscrive in un contesto vicino a me più la sento "mia" ed è così per tutti. Pensare che ciascuno di noi possa essere in grado di portare il fardello emotivo di tutte le tragedie dell'umanità, empatizzando allo stesso modo per ognuna di esse, è assurdo.
Non volevo dire che la distanza fisica fosse l'unico fattore. Diciamo che più la tragedia coinvolge persone "simili a me" (nel senso più ampio che si possa intendere) e più la sentirò mia e empatizzerò con essa. In questo senso la nazionalità della vittima è un fattore di "somiglianza", come può essere il fatto che viva nel mio Paese, anche se è straniero, oppure che fa il mio stesso lavoro, anche se è straniero e vive all'estero, eccetera.
Tu sei colpito in egual modo da qualunque notizia negativa ti giunga, indifferentemente dalla tua vicinanza o meno all'evento (di nuovo, non sto parlando esclusivamente di vicinanza fisica)? Mi sembra strano, ma va bene.
Sono d'accordo. Aggiungo che l'empatia viene scatenata molto anche da situazioni che riteniamo vicine o che scatenano in noi paure. Io ad esempio ho paura dell'aereo: ogni volta che sento di un disastro seguo con apprensione, più che per eventuali incidenti marittimi o stradali. Allo stesso modo se la compagnia coinvolta è tra quelle che potrei potenzialmente prendere provo più empatia, mentre con compagnie che per problemi strutturali e di sicurezza non sono abilitate a viaggiare nel nostro spazio aereo o per voli cargo o di soli militari, scatta subito il pensiero "no, né io né i miei famigliari potremmo mai essere coinvolti in quella tragedia". L'empatia stessa è un meccanismo di preservazione e non significa che non ci spiaccia per chi muore in altri contesti, ma semplicemente che abbiamo bisogno di una guida per muoverci nel mondo, qualcosa che giustifichi o riduca le nostre paure. Non credo neppure c'entri molto la nazionalità: per chi non ha affinità col mondo delle forze armate, cambia qualcosa che in Siria rapiscano un militare italiano o russo? Oppure ancora: l'empatia dei genitori travalica i confini nazionali, motivo per cui un bambino nero che galleggia nel mar Mediterraneo commuove molto di più di 1000 profughi annegati. Parliamo invece di quando vengono rapiti cooperanti internazionali: se a chi legge la notizia non piace quel mondo gli importerà anche poco che la vittima sia sua connazionale. Personalmente non apprezzo invece l'accusare chi prova empatia come se potesse provarla a comando o con schermi razionali e meritocratici. Mi viene in mente quando si litigava sul cordoglio per le vittime del Bataclan perché "i francesi con le loro politiche estere sono responsabili e in medio Oriente si muore e non importa a nessuno". Questo è un pensiero cinico di chi in realtà non si sente coinvolto proprio da un bel niente se non dalla voglia di fare dietrologie. Certo, dove non interviene l'emotività occorre darsi una mossa quantomeno per informarsi (sui vari conflitti nel mondo ad esempio) pero' provare o non provare empatia non è di per sé una colpa.
Io includerei anche l'assuefazione: quando si sa che un posto è costantemente afflitto da tragedie, una nuova tragedia non fa notizia. Ma quando la quiete e il senso di sicurezza vengono scossi da un evento fuori dall'ordinario, ecco che scatta l'interesse.
Ciao Wesa, sei un grande, come sempre. Io settimana scorsa sono venuto a Bologna per la prima volta in vita mia, una vacanza a tappe che prima ha visto Firenze come meta. E così per qualche giorno ho preso il caldo bolognese, prosciutto e piada, addirittura a piedi sotto gli stupendi portici fino a San Luca. Dieci giorni fa questa notizia mi avrebbe colpito, ma non così tanto. Ovviamente appena letta ho subito pensato a quella Bologna, a quella autostrada che avevo fatto anche io. Immedesimazione, empatia. Pazzesco come siamo vulnerabili e suscettibili solo e soltanto a ciò che ci può fare pensare o riflettere su noi stessi. Umani.
Uno dei tuoi migliori video. Ed è lo grossomodo la stessa cosa a cui ho pensato ieri guardando il TG. In particolare il TG1 che ha dedicato uno spazio enorme alla notizia di Bologna, con superflue interviste, testimonianze, incoronazione di eroi e quant’altro. Molto più bilanciato il TG LA7, che non ha messo la notizia così in primo piano (parlo della sera successiva al giorno dell’incidente), e ha raccontato la cronaca in modo conciso - dando invece maggiore spazio ai fatti pugliesi.
Vedo questo video a distanza di molti mesi e l'unica notizia che ricordo di quei giorni è guarda caso l'esplosione a Bologna. Grazie Wesa, hai espresso in parole un dramma che ho spesso sentito interiormente fin da quando ero molto giovane, l'impossibilità di empatizzare sempre con ciò che lo 'meriterebbe' (cioè l'umanità intera, ma anche il pianeta intero) perché altrimenti ne saremmo schiacciati, e cercare quindi di soffocare i sensi di colpa (più o meno giusti) col sottile velo della distanza.
Analisi sociale splendida! Anche io ho avuto lo stesso tipo di ragionamento mettendo in relazione l'incidente di Bologna e quello di Foggia. E parlo, come te, da tuo concittadino e da abitante del Mazzini che non si è accorto dell'incidente, se non grazie ai video su youtube.
Ho purtroppo la sensazione a volte, che anche le cose che accadono vicino, suscitino non empatia ma semplice eccitazione, che passa il giorno successivo o poco più. L'angoscia di qualcuno che ha perso casa e famiglia, forse non sa nuotare... o percorrere distanze: resta con coloro che la provano, seduta accanto e silenziosa
Sono Bolognese , e sì lo ammetto , sono stata maggiormente colpita dalla notizia della mia città. Penso sia nell essere umano empatizzare istintivamente con chi è più simile a noi. l’empatia per gli altri accaduti diventa può scaturire solo da una razionalizzazione e approfondimenti dei casi (vedi caporalato o cultura Indonesiana) non su una base istintiva. E non tutti possono o vogliono approfondire. Non accadrà mai. Noto invece una sorta di vena accusatoria e leggermente moralista per chi non ha provato “dolore” per le altre tragedie. Sono invece completamente d’accordo sull’insensato clamore mediatico suscitato dalla notizia di Bologna. Anzi , capisco che al giorno d’oggi , l’importanza della informazione , passa attraverso la spettacolarizzazione holliwoodiana dell’immagine. Comunque complimenti, riflessione e argomenti ottimi, sopratutto affrontati a Bologna in agosto !
Scusate se magari sono andato fuori tema rispetto il video, e scusate il papiro, ma vorrei fare queste considerazioni. Purtroppo, anche se considero sia in linee generali normale, se qualcosa è distante da noi, ci tocca in misura minore, e per "distanza" voglio intendere il signicato più ampio che puoi dare al termine. Nell'esempio dell'empatia nei confronti degli animali, per esempio, ci turba molto di più la sofferenza di animali come i cani, o mammiferi in generale, perché più vicini a noi, anche se magari esternano la sofferenza in maniera diversa da noi stessi, rispetto all'assistere alla morte per esempio di un pesce, che muore tra le ustioni che subisce sotto il sole, e il boccheggiare cercando di respirare. Questo concetto era stato analizzato direttamente sull'empatia persona-persona, in alcuni studi inglesi, o forse americani, e mi ricordo di aver visto questo interessantissimo documentario al riguardo, dove si dimostrava che, nell'assistere alle ferite di una persona con un colore della pelle diverso, ci si turbava in misura nettamente minore, anche se venivano inferte allo stesso modo. Lo studio non era incentrato sulla minore o maggiore presenza di empatia nei soggetti, ma proprio sulla differenza di questa nei confronti delle persone su discriminante razziale. Nel condurre lo studio, ovviamente, non si faceva uso di persone, ma di braccia artificiali realistiche di colori diversi, si accoltellava la mano e il video veniva fatto vedere ad un campione numeroso di soggetti, in un ambiente comunque tranquillo, e questi mostravano reazioni diverse, quelle riconducibili al concetto di empatia, in base al colore della pelle, se uguale o diverso; non si trattava di persone razziste, tant'è che alcuni di loro erano membri di famiglie "miste". Lo stesso studio non era stato avviato con lo scopo di "giustificare" una minore empatia su base razziale, semplicemente si era dimostrata empiricamente questa differenza empatica, che non deriva dalla volontà della persona. Bisogna vedere fino a che punto, quindi, questo influisca o giustifichi un sorta di "menefreghismo" nei confronti delle tragedie di persone etnicamente diverse da noi, oltre il fatto che avvengano in luoghi lontani e spesso sconosciuti ai più, perché le immagini vivide e pesanti di queste tragedie le vedi comunque, e dovrebbero davvero smuoverti, e vorrei sapere cosa ne pensate. Riguardo il riportare certe notizie nei media, anche io non comprendo lo sminuire una tragedia per la semplice mancanza di vittime italiane, e il bisogno di specificarlo, ma magari è come un poliziotto che chiama una madre, in seguito ad un incidente di uno scuolabus, e inizia necessariamente sul dare notizie riguardanti il figlio, prima che parlarne in generale, o magari non c'entra proprio nulla, anche qui vorrei conoscere la vostra opinione. Spesso si usano certe parole e certe frasi senza rendersene conto, come notizie intitolate "tragedia: morti 3 uomini e 2 marocchini", come se i marocchini fossero una specie a parte, perché sotto sotto, consciamente o inconsciamente, si vuole sminure la tragedia dicendo che non tutti i morti sono italiani, o italiani D.O.C. se dobbiamo proprio dirla tutta.
L'Indonesia è un paese di 300 e passa milioni di abitanti, a maggioranza musulmana. Quando ho scoperto queste informazioni mi sono sentito di un'ignoranza mostruosa. Purtroppo non possiamo provare empatia per ciò che non conosciamo. Ed è anche il motivo per cui è così facile creare stereotipi ci facilitano il compito di apprendere il più possibile
Un discorso validissimo, condivido pienamente ma al contempo fatico a pensare a cosa io come persona possa fare al di fuori della compassione indiscriminate per chiunque. Fatico a pensare non significa che io non riesca a trovare una soluzione ed un comportamento adeguato, anzi mi porta a ragionare e mettermi in discussione seriamente.
Stavo spiegando questa cosa a una ragazza proprio ieri, e mi era venuta in mente una cosa che mi aveva detto un mio compagno di classe che mi sembra lo aveva letto su un libro ovvero che il nostro benessere di ognuno di noi è basato su 66 persone sottopagate, e questo nel 2014 tipo. Quello che mi da fastidio però non è l'ipocrisia della gente ma l'ipocrisia inconsapevole ovvero il fatto che c'è chi crede di essere veramente migliore e non solo fortunato. Inoltre ho finito la serie 3% che parla di questo argomento, te la consiglio se non l'hai già vista.
Mamma mia che panoramica a tutto tondo sulla questione hai dato in così pochi minuti, trovatemi un altro contenuto del genere su UA-cam. Una persona "gerarchizza" le tragedie, suppongo, in base a quanto il contesto della tragedia sia attorno a sé ovvero in base a quanto la cosa abbia ripercussioni sulla propria persona e sulla propria comoda vita (in maniera tra l'altro illusoria, visto che il sistema è uno solo e che la schiavitù delle campagne ha un enorme risvolto economico sui nostri consumi quotidiani). L'esempio classico è il caos post Bataclan quando nel vituperato Medio Oriente di cose simili ne accadono settimanalmente. Il punto che esponi parlando del far entrare nella propria vita le grandi questioni a mio parere è centrale. A meno di non cambiare interamente la propria vita e votarla a una causa (o due, o tre, ma non cento) non ce ne si può occupare al di là dell'empatia, e allora a quel punto chi è pronto a farlo? Parte l'automatismo "Mi dispiace, ma che senso ha star male più di un po', se tanto non cambierà nulla?" Credo che parte della soluzione del problema sia davvero prima di tutto "sistematica", non nel senso di "sono cose più grandi di noi e non ci possiamo fare nulla", all'esatto contrario, è richiesto uno sforzo di critica e di cambiamento a ciascuno di noi singolarmente per avere ripercussioni sul modo in cui le cose funzionano. Non si può empatizzare con il diverso se il diverso è il nemico e non si può empatizzare con lo schiavo se lo schiavo è l'ingranaggio del mio benessere.
Io stesso, come la maggior parte delle persone in fondo, mi comporto così, e devo dire che riflettendo per bene alla faccenda, nonostante non abbia la voglia di compiere lo sforzo di empatizzare non riesco a fare a meno di pensare che questo limite alla nostra empatia è davvero triste.
Ottimo discorso. Potrebbe essere applicato anche alle milioni di animali che ogni giorno vengono sfruttati, maltrattati, schiavizzati e annichiliti per nessuna ragione se non la comodità da te ricordata. È la ragione che spinge un vegano a diventare tale, ossia l'empatia e l'incapacità di ignorare quel tipo di ingiustizia. Che ci diminuisce e ci fa soffrire (sfido chiunque a non empatizzare con un animale maltrattato). So che è un po' fuori topic, ma mi sembrava uno spunto interessante. Bella lì :)
Un'ottima analisi! Sebbene OT credo che il meccanismo sia lo stesso. Ricordo le polemiche infinite e snervanti ai tempi degli attentati in Francia, sul Je suis Charlie! Quando successe vivevo in Francia. Ovviamente la mia empatia non poteva che essere li con loro. Molti pero' tacciarono ogni forma di empatia come ipocrisia (per i morti francesi si, per i kenyoti no? e allora i maro'?). L'empatia ha un costo diverso a seconda della distanza, è vero, ed è anche vero che l'azione che successivamente decidiamo di prendere è cio' che fa la differenza. Ma alla luce di cio', quanto sterili e inutili sono le polemiche di quelli, soprattutto influencer nei social, che hanno speso energie solo per dire quanto ipocrita fosse sostenere il popolo francese in quel frangente? Naturalmente dopo aver cavalcato l'onda mediatica hanno dimenticato la cosa.
Quando ci fu il terremoto in Italia non credo che in Indonesia abbiano fatto i titoloni. Per quanto riguarda l'incidente se ne è parlato tanto, a mio parere. La schiavitù deriva purtroppo da un arrivo incontrollato di disperati, quando l'offerta di manovalanza è troppo superiore alla richiesta lo sfruttamento c'è sempre, indipendentemente dal colore della pelle e dal passaporto. Purtroppo i controlli sono sempre pochi e molta politica spinge verso una liberalizzazione del mercato del lavoro che non fa altro che peggiorare questo dramma.
Wesa non dice niente di più di quello che già non sapevamo, anzi non aggiunge niente, nessuna "salvezza" aggiuntiva al problema dell'empatia (che oggi è diventata una vera e propria crisi delle emozioni) questo è molto interessante. Anche wesa ha le mani legate. Aggiungo una cosa al discorso. Il pensiero risale a qualche hanno fa, quando c'era stato l'incendio in un grattacielo londinese. Era il "periodo degli attentati" e mi ricordo che nei primi momenti dopo l'incendio si valutava l'ipotesi terrorismo... Io ero raggelato, quella ricerca spasmodica della causa, della motivazione che riteniamo più emotiva, mi spaventava. Un incendio con molti morti, anche due italiani (stendiamo un velo pietoso sulla frase "si cercano italiani" in ogni evento con morti) aveva avuto meno copertura mediatica dell'attentato piú "leggero". Una settimana e chiusa la faccenda Perché? I martiri sono piú importanti degli eroi? La risposta che mi sono dato risiedeva nel concetto di responsabilità individuale. Un evento naturale (come un incendio) non ha un origine umana (origine nel senso proprio ancestrale) è una cosa che puó succedere che è "previsto" nella nostra testa. La natura non ha nessuna colpa, l'incendio succede non abbiamo potere di cambiamento sul evento "universale" incendio. Mente l'attentato sono persone c'è una "motivazione" è un evento completamente umano non c'è una minima percentuale di aleatorietà che ci farebbe trarre un respiro di sollievo. Conclusione: non guardiamo le cause o i contesti un sinistro è sempre grave e la sua gravità ce la deve dettare il "senso di diritto alla vita", non il senso di "diritto all'emozione".
Il discorso scopra si collega immancabilmente con quello del rischio reale rischio percepito. Es rischio vaccini, rischio prodotti fitosanitari, rischio del fumo, rischio degli incidenti. Ci sono cose che volontariamente percepiamo come piú o meno pericolose quando in realtà non lo sono. Un rischio volontario (es. Il fumo) è percepito come meno rischioso di un rischio involontario. Stessa cosa si può dire degli incidenti.... Un incidente "volontario" cioè che si è gia messo in conto che avvenga è percepito come meno pericoloso di un incidente "involontario".
Visto quanto è difficile riuscire a gestire l'empatia credo sia normale attuare una sorta di selezione all'ingresso per le notizie. Se non ci fosse questa barriera si rischierebbe di perdersi completamente nelle problematiche esterne diventando poi anche incapace di aiutare gli altri. Più è sviluppata l'empatia, maggiore è la capacità della persona di andare oltre alla somiglianza e preoccuparsi per gli altri, ma anche in questo caso c'è bisogno di scegliere le proprie battaglie. Per quanto riguarda il risalto dei media invece credo che sia semplicemente il discorso della ricerca della notizia spettacolare ed emotivamente più forte da poter condividere. Un terremoto dall'altra parte del mondo o una tragedia in cui sono morti braccianti immigrati comporta un racconto complesso e "pesante" dell'evento e risvegliare le emozioni di pancia che portano le condivisioni all'articolo è decisamente più difficile. Unire queste cose comporta una normale preferenza per il racconto dell'evento di Bologna piuttosto che delle altre due tragedie. La quantità di vite spezzate rimane un valore subalterno alla possibilità di fare della storia un articolo "virale".
Quel che mi è piaciuto del tuo video è che poteva facilmente sfociare in una sin troppo facile e scontata critica ad un comportamento classicamente ipocrita del genere umano, ma in realtà sei stato bravo a far comprendere che semplicemente questi siamo noi, gli esseri umani. Noi siamo fatti cosi, sarà pure un po' una merda ma è proprio un nostro difetto di concezione delle cose.
Come dici anche tu è normale empatizzare di più con ciò che ci avviene sotto casa che con quello che avviene dall'altra parte del mondo, benché sia più grave. In qualche modo è una sorta di autodifesa naturale che ci permette di togliere dalla nostra vita preoccupazioni che ci schiaccerebbero molto presto e che ci permette di focalizzarci su quelle questioni che davvero potrebbero riguardarci. Fino a qui non mi sembra un discorso troppo problematico dal punto di vista etico. Il vero problema è legato al secondo fatto di cronaca che hai raccontato: in quel caso sì che socchiudiamo gli occhi per non vedere ciò che il nostro privilegio costa agli altri. Devo dire che l'acquisizione di questa consapevolezza mi ha turbato.
Il terremoto in Indonesia ha avuto più di 400 morti. Ma soprattutto impressiona il numero degli sfollati: almeno 160 mila, ma destinati a crescere. Il posto è lontano, i soccorsi sono pochi, e il bilancio peggiora.
Questo video, a primo impatto, cozza abbastanza col tuo video recente sul "preoccuparsi troppo", col quale ero totalmente d'accordo. Qua solo in parte: uno può anche essere empatico verso qualcosa, ma fregarsene allo stesso tempo... Credo... O quello, o non so cos'è l'empatia...
Ciao Wesa! Ti volevo proporre una cosa... sarebbe secondo me molto interessante avere dei podcast solo audio dei tuoi video, in modo da poterseli sentire in macchina o in giro dove non è possibile seguire le immagini sullo schermo del telefono! L'ideale sarebbe poterle monetizzare come i contenuti di UA-cam... comunque totale sostegno per quello che fai, per me sei importante! :)
La cosa assurda è che probabilmente la "gente" come Salvini ha empatizzato meglio di italiani che fanno i moralisti sui migranti per poi trattare eventi simili ma distanti, con una differente empatia. La distanza secondo me non giustifica l'essere stronzi, un morto qui è equivalente a uno in Giappone o Indonesia, sempre essere umani sono.
Io ho spesso l'impressione, specialmente davanti a tragedie in paesi più arretrati, che si tenda a considerare il loro dolore come meno profondo di quello che proveremmo noi "occidentali". In pratica ho paura che tendiamo a considerare queste persone come più avvezze al dolore, sei o vieni da un luogo in cui la morte è, per motivi più diversi, più frequente, ergo sei più abituato, ergo il tuo grado di sofferenza percepito è minore. E questa cosa mi spaventa parecchio.
in estate, i discorsi sul cambiamento climatico, li sento molto meno. forse proprio perché fa caldo e quindi la gente si rende più conto del riscaldamento globale. Nelle altre stagioni, quando non fa cosí caldo, i discorsi sul cambiamento climatico li sento molto meno. magari è solo una mia impressione
Io invece ho sempre trovato assurdo vedere l'interesse duraturo per il caso singolo tutto italiano, e un misero giorno e basta per parlare di centinaia di morti. Ma è la tv in fondo, e il valore umano conta meno di tutto.
A me sembra che del secondo caso (quello dell'incidente in cui sono morti i braccianti) dia quello di cui si sta parlando di più, e il perchè è ovvio: sono neri, quindi si può tirare fuori comodamente il razzismo anche laddove non c'entra. Se poi si vuole parlare del caporalato facciamolo, ma negli anni scorsi tre persone ITALIANE e bianche sono morte di fatica negli stessi campi, e non mi pare abbiano ricevuto la stessa attenzione. Per il resto è normalissimo che ci interessino i problemi più vicini a noi: non penso che agli indoensiani freghi qualcosa dei problemi dell'italia...
Il prezzo dei pomodori dipende da logiche di mercato globale che sono al di fuori del controllo dei consumatori, e inoltre la raccolta meccanizzata costerebbe meno di quella manuale. Se a Sud c'è ancora il caporalato, dipende soprattutto da arretratezza culturale e tecnologica. Noi consumatori non possiamo farci niente, è lo Stato che dovrebbe intervenire!
and86rea19 come pensi si lavori nelle campagne del nord? Hai idea di che tecnologia c'è bisogno per raccogliere dei pomodori? Non basta scuotere la pianta, vanno staccati uno a uno
Che ci sia una arretratezza culturale e tecnologica non si discute, ma non é l'unico motivo per cui esiste il caporalato, suvvia. Secondo te non si fanno i conti in tasca facendo lavorare l'immigrato a 4 euro l'ora (in nero) anziché con un regolare contratto? Cerchiamo di non giustificare l'ingiustificabile
Lavoro in campagna in Piemonte. Cerca i braccianti di Saluzzo che é un campo come rosarno, ci sono le squadre di braccianti che fanno la vendemmia , la raccolta delle nocciole e le raccolte della frutta. Quel video che hai linkato é un'eccezione e non é neanche conveniente come metodo perché taglia le piante senza dar la possibilità di fare altri pomodori, é conveniente solo nei latifondi. Comunque fuori da youtube in qualsiasi campagna al mondo ci sono i braccianti, dalle farm australiane alle vigne francesi agli olivi greci ai tulipani olandesi. Cambiano le condizioni di lavoro
antonio baldini ok, ma io non ho detto che in agricoltura si può fare tutto con le macchine. Però per quanto riguarda la raccolta dei pomodori(perlomeno delle varietà industriali) si può fare meccanizzata! E probabilmente è anche grazie alla meccanizzazione che la passata di pomodoro costa poco.
Personalmente, credo che questa volta la tua riflessione sia da interpretare come "descrittiva" di un dato di fatto. Nel primo caso, quello della scarsa attenzione al terremoto in Indonesia, dirò qualcosa che ad una lettura banale potrebbe sembrare terribile: "dov'è il problema?". Non credo che gli esseri umani siano da condannare perchè la loro preoccupazione si concentra sulle cerchie più vicine e non su quelle lontane. Ovvero, non mi sembra poi strano che un essere umano dedichi le sue energie mentali, e le sue risorse fisiche, a ciò che è più vicino al suo vissuto. Non credo sia giusto pretendere che un essere umano debba essere come vorremmo che fosse Dio, perennemente interessato ed attivo nei confronti di ogni particella dell'universo, in ogni spazio ed in ogni tempo. Ritengo semplicemente che la cosa non si debba forzare, perchè un essere umano è una creatura limitata, anche nella sua emotività e nella sua partecipazione (ed in effetti anche tu hai osservato brevemente qualcosa a questo riguardo). Ed è per questo che la possibilità di connettersi ed esplorare è importante, per creare storia di vicinanza vissuta dove non sarebbe facilmente possibile. Ed è per questo che la partecipazione alle istituzioni è importante, perchè permette di fare comunità tra persone che normalmente sconnesse, ed è per questo che è importante che la solidarietà internazionale sia posta su un piano istituzionale e macro, in modo che ciò porti sostegno reciproco tra gruppi di persone normalmente molto lontane dal punto di vista micro. Sarebbe forzato pretendere che ciò debba avvenire su un piano individuale, perchè ognuno ha la sua storia e il suo vissuto e non può che essere investito da questa. Per quanto riguarda la questione del capolarato, beh mi sembra una questione molto complicata che non si può ridurre ad una semplificazione del tipo "lavoratori non italiani sfruttati in modo che noi italiani possiamo vivere nel nostro benessere decadente" (perdonami ma ho avuto quasi questa impressione da certe tue parole). Cos'è l'italiano? e cos'è il capolarato? Tu hai detto che ci sono notizie che prendono meno di altre la nostra partecipazione emotiva, perchè la sentiamo meno come "nostre". Non so se tu ricordi la storia di Paola Clemente, una storia molto recente di una bracciante italiana vittima del sistema basato sul capolarato. Il capolarato ha un impatto enorme anche sul "noi italiano", molti italiani sono inseriti in sistemi di capolarato, in agricoltura e nell'edilizia. Questo non è per fare un commento banale e un po' da social network del tipo "anche gli italiani soffrono! non solo gli africani!", ma è per fare quello che tu consigli di fare, cioè porsi in maniera non irriflessa per riflettere sul nostro spessore etico. Perchè se questo problema esiste dal dopoguerra (ed anche prima ovviamente), finisce sempre nel dimenticatoio? e perchè ne parliamo oggi? Ci sono tante risposte, forse perchè i morti sono stati molti in una volta sola, forse perchè l'impatto del capolarato è stato più "spettacolare" nel conteggio delle vittime, forse perchè vista la situazione politica la morte di africani ha anche un certo impatto mediatico. Sono tutti elementi di attenzione con cui dobbiamo convivere, ma la domanda è: perchè non vengono risolti? Ed ecco allora che la questione diventa più complicata di una riflessione etica sul nostro modo di dedicare l'attenzione e si mettono in luce svariati livelli di corruzione istituzionale, omertà e sistema. E dunque ne esce fuori un sistema che non è un sistema banale del tipo "ci giriamo dall'altra parte perchè è comodo per la nostra società", infatti alle volte questi sistemi sono scomodi per molti, causano degrado, lutti, sfruttamento, anche nelle sfere a noi più vicine. Ed allora quindi cosa possiamo fare? Direi che la riflessione è solo all'inizio. Ogni fenomeno ha più livelli di complessità. Nella descrizione del tuo video odierno abbiamo tratteggiato un elemento di coscienza irriflessa, ma aver compreso ciò è un livello basic e se ci fermiamo a questo punto, rischiamo di arenarci in un ulteriore irriflessione della nostra coscienza, paghi di aver capito qualcosa, quando in realtà, abbiamo ancora molto da imparare... volevo solo contribuire con questa riflessione.
"Eye on the TV 'cause tragedy thrills me Whatever flavour It happens to be like; Killed by the husband Drowned by the ocean Shot by his own son She used the poison in his tea And kissed him goodbye That's my kind of story It's no fun 'til someone dies Don't look at me like I am a monster Frown out your one face But with the other Stare like a junkie Into the TV Stare like a zombie While the mother Holds her child Watches him die Hands to the sky crying Why, oh why? 'cause I need to watch things die From a distance Vicariously I, live while the whole world dies You all need it too, don't lie" Tool Vicarious
quando sono andata a cercare su google 'indonesiani' e ho scoperto il 'rito per l'aldilà' che fanno ho capito quanto siamo lontani da loro culturalmente.
io faccio volontariato perchè mi da piacere e soddisfazione. se a te non ti fa sentire così non dovresri farlo. nel momento in cui dico che tutti dovrebbero farlo dovrei dare delle motivazioni più che valide e non prenderlo come un assioma
La risposta è questa: la scelta etica è per sua stessa natura una scelta non conveniente. Se vuoi avere una convenienza per fare una scelta etica, quella non è più una scelta etica. La contraddizione è nella domanda, secondo me.
Alessio Ferrua no, non è vero. non uccidere è etico. gli essere umani(Normali non casi straordinari) sono empatici e tendono a provare quello che prova l'altro. uccidere qualcuno gli fa provare senzazioni orribile che grazie all'empatia anche il suo assasino proverá. uccidere gente senza motivo, anche fosse legale, sarebbe sconveniente. non uccidere persone a caso è sia etico sia conveniente(non solo per questa ragione). di conseguenza la tua premessa:"etico è sempre sconveniente" non ha alcun senso; la mia domanda invece rimane: perchè dovrei comportarmi in modo etico se non mi è conveniente?
Ma la tragedia al contrario , dell’aereo schiantato in Messico , senza morti o feriti gravi ?! Un disastro da piangere mancato .. un fiocco nero su una bandiera Messina in meno ... non sentite la delusione in voi ..
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Scusa perché empatizzare?
Perché doverlo fare ? Le persone muoiono ,tutti muoiono io comprendo il dolore verso le persone vicino con cui si è creato un legame ,ma soffrire per un dovere etico è sbagliato.
“Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.”
"più qualcosa ti è simile e più ti sembra vivo". era una frase che avevo letto in un interessante articolo su LeScienze che si chiamava "Perché la vita in realtà non esiste". Si domandava quale fosse la reale definizione di vita e alla fine concludeva che non esiste, dipende tutto da quella frase. Parlava di organismi e animali. Ed è cosí che una pianta è meno viva di un animale, un cane lo senti più vivo di un insetto, colpisce di più vedere un gatto bastonato che un ragno schiacciato. da qui poi il discorso si estende come si diceva nel video alle persone. una persona che sta in Nigeria è "meno viva" di un francese, un tedesco e ancora di più di un italiano. Stesso schema mentale che si adatta in qualsiasi evento che finisce nel richiamare empatia
mi correggo, l'articolo era questo www.lescienze.it/news/2013/12/07/news/definizione_vita_non_soddisfacente_non_esiste-1920964/
"Tutti quanti decidiamo di indignarci fin dove l'indignazione non diventa azione".
Stupendo anche il discorso della fatica dell'empatia.
Wow. Uno dei tuoi migliori video dell'ultimo periodo.
Veramente un discorso bellissimo,io ho 18 anni e devo dire che con i tuoi video mi stai dando delle ottime "lezioni" e spunti di riflessione che probabilmente non mi ritroverei a fare spesso.
Giovanni Cipolla idem, io ne ho 15 e ogni volta che esce uno di questi video li guardo con piacere
Mario Mandile Bravo,è raro vedere ragazzi della tua età interessarsi a questi temi importanti oggigiorno
Video pesantoni > tutto
Perché per ‘essere etici’ dobbiamo provare un sentimento? L’empatia non ha dei meriti morali. Non dobbiamo sforzarci di sentirci in colpa.
Io ritengo che questa empatia "a scalare" in base alla distanza dalla nostra vita sia una sorta di meccanismo di difesa per noi stessi. Un lutto in famiglia è una tragedia, un lutto nella famiglia di un amico è un dolore ma non certo una tragedia, se leggo il manifesto mortuario di una persona a me totalmente sconosciuta non avrò praticamente reazione. È normale e francamente faccio fatica a credere chi dice che è toccato allo stesso modo da una cosa che accade sotto casa sua o dall'altra parte del mondo. Più la tragedia si inscrive in un contesto vicino a me più la sento "mia" ed è così per tutti. Pensare che ciascuno di noi possa essere in grado di portare il fardello emotivo di tutte le tragedie dell'umanità, empatizzando allo stesso modo per ognuna di esse, è assurdo.
Non volevo dire che la distanza fisica fosse l'unico fattore. Diciamo che più la tragedia coinvolge persone "simili a me" (nel senso più ampio che si possa intendere) e più la sentirò mia e empatizzerò con essa. In questo senso la nazionalità della vittima è un fattore di "somiglianza", come può essere il fatto che viva nel mio Paese, anche se è straniero, oppure che fa il mio stesso lavoro, anche se è straniero e vive all'estero, eccetera.
Tu sei colpito in egual modo da qualunque notizia negativa ti giunga, indifferentemente dalla tua vicinanza o meno all'evento (di nuovo, non sto parlando esclusivamente di vicinanza fisica)? Mi sembra strano, ma va bene.
Sono d'accordo. Aggiungo che l'empatia viene scatenata molto anche da situazioni che riteniamo vicine o che scatenano in noi paure. Io ad esempio ho paura dell'aereo: ogni volta che sento di un disastro seguo con apprensione, più che per eventuali incidenti marittimi o stradali. Allo stesso modo se la compagnia coinvolta è tra quelle che potrei potenzialmente prendere provo più empatia, mentre con compagnie che per problemi strutturali e di sicurezza non sono abilitate a viaggiare nel nostro spazio aereo o per voli cargo o di soli militari, scatta subito il pensiero "no, né io né i miei famigliari potremmo mai essere coinvolti in quella tragedia". L'empatia stessa è un meccanismo di preservazione e non significa che non ci spiaccia per chi muore in altri contesti, ma semplicemente che abbiamo bisogno di una guida per muoverci nel mondo, qualcosa che giustifichi o riduca le nostre paure. Non credo neppure c'entri molto la nazionalità: per chi non ha affinità col mondo delle forze armate, cambia qualcosa che in Siria rapiscano un militare italiano o russo? Oppure ancora: l'empatia dei genitori travalica i confini nazionali, motivo per cui un bambino nero che galleggia nel mar Mediterraneo commuove molto di più di 1000 profughi annegati. Parliamo invece di quando vengono rapiti cooperanti internazionali: se a chi legge la notizia non piace quel mondo gli importerà anche poco che la vittima sia sua connazionale.
Personalmente non apprezzo invece l'accusare chi prova empatia come se potesse provarla a comando o con schermi razionali e meritocratici. Mi viene in mente quando si litigava sul cordoglio per le vittime del Bataclan perché "i francesi con le loro politiche estere sono responsabili e in medio Oriente si muore e non importa a nessuno". Questo è un pensiero cinico di chi in realtà non si sente coinvolto proprio da un bel niente se non dalla voglia di fare dietrologie. Certo, dove non interviene l'emotività occorre darsi una mossa quantomeno per informarsi (sui vari conflitti nel mondo ad esempio) pero' provare o non provare empatia non è di per sé una colpa.
Sempre interessante ascoltarti. Stimolante riflessione. Grazie!
È sempre un piacere ascoltarti
Io includerei anche l'assuefazione: quando si sa che un posto è costantemente afflitto da tragedie, una nuova tragedia non fa notizia. Ma quando la quiete e il senso di sicurezza vengono scossi da un evento fuori dall'ordinario, ecco che scatta l'interesse.
Ciao Wesa, sei un grande, come sempre. Io settimana scorsa sono venuto a Bologna per la prima volta in vita mia, una vacanza a tappe che prima ha visto Firenze come meta. E così per qualche giorno ho preso il caldo bolognese, prosciutto e piada, addirittura a piedi sotto gli stupendi portici fino a San Luca. Dieci giorni fa questa notizia mi avrebbe colpito, ma non così tanto. Ovviamente appena letta ho subito pensato a quella Bologna, a quella autostrada che avevo fatto anche io. Immedesimazione, empatia. Pazzesco come siamo vulnerabili e suscettibili solo e soltanto a ciò che ci può fare pensare o riflettere su noi stessi. Umani.
Uno dei tuoi migliori video. Ed è lo grossomodo la stessa cosa a cui ho pensato ieri guardando il TG. In particolare il TG1 che ha dedicato uno spazio enorme alla notizia di Bologna, con superflue interviste, testimonianze, incoronazione di eroi e quant’altro. Molto più bilanciato il TG LA7, che non ha messo la notizia così in primo piano (parlo della sera successiva al giorno dell’incidente), e ha raccontato la cronaca in modo conciso - dando invece maggiore spazio ai fatti pugliesi.
Questo, assolutamente questo è il miglior Wesa
Vedo questo video a distanza di molti mesi e l'unica notizia che ricordo di quei giorni è guarda caso l'esplosione a Bologna.
Grazie Wesa, hai espresso in parole un dramma che ho spesso sentito interiormente fin da quando ero molto giovane, l'impossibilità di empatizzare sempre con ciò che lo 'meriterebbe' (cioè l'umanità intera, ma anche il pianeta intero) perché altrimenti ne saremmo schiacciati, e cercare quindi di soffocare i sensi di colpa (più o meno giusti) col sottile velo della distanza.
Mi fai sempre riflettere un sacco Wesa, grazie! :)
Apro UA-cam e capisco di aver avuto un’ ottima idea solo quando vedo un tuo video, perché sai arricchirmi a tantissimi livelli. Grazie Riccardo
Le pubblicità tra un argomento e l'altro, che classe
Fantastico, Wesa ❤
Analisi sociale splendida! Anche io ho avuto lo stesso tipo di ragionamento mettendo in relazione l'incidente di Bologna e quello di Foggia. E parlo, come te, da tuo concittadino e da abitante del Mazzini che non si è accorto dell'incidente, se non grazie ai video su youtube.
Ottima descrizione e riflessione dei fatti come sempre
Discorso impeccabile!
Ho purtroppo la sensazione a volte, che anche le cose che accadono vicino, suscitino non empatia ma semplice eccitazione, che passa il giorno successivo o poco più.
L'angoscia di qualcuno che ha perso casa e famiglia, forse non sa nuotare... o percorrere distanze: resta con coloro che la provano, seduta accanto e silenziosa
Bellissimo video complimenti
Sono Bolognese , e sì lo ammetto , sono stata maggiormente colpita dalla notizia della mia città. Penso sia nell essere umano empatizzare istintivamente con chi è più simile a noi. l’empatia per gli altri accaduti diventa può scaturire solo da una razionalizzazione e approfondimenti dei casi (vedi caporalato o cultura Indonesiana) non su una base istintiva. E non tutti possono o vogliono approfondire. Non accadrà mai. Noto invece una sorta di vena accusatoria e leggermente moralista per chi non ha provato “dolore” per le altre tragedie. Sono invece completamente d’accordo sull’insensato clamore mediatico suscitato dalla notizia di Bologna. Anzi , capisco che al giorno d’oggi , l’importanza della informazione , passa attraverso la spettacolarizzazione holliwoodiana dell’immagine. Comunque complimenti, riflessione e argomenti ottimi, sopratutto affrontati a Bologna in agosto !
Scusate se magari sono andato fuori tema rispetto il video, e scusate il papiro, ma vorrei fare queste considerazioni.
Purtroppo, anche se considero sia in linee generali normale, se qualcosa è distante da noi, ci tocca in misura minore, e per "distanza" voglio intendere il signicato più ampio che puoi dare al termine.
Nell'esempio dell'empatia nei confronti degli animali, per esempio, ci turba molto di più la sofferenza di animali come i cani, o mammiferi in generale, perché più vicini a noi, anche se magari esternano la sofferenza in maniera diversa da noi stessi, rispetto all'assistere alla morte per esempio di un pesce, che muore tra le ustioni che subisce sotto il sole, e il boccheggiare cercando di respirare.
Questo concetto era stato analizzato direttamente sull'empatia persona-persona, in alcuni studi inglesi, o forse americani, e mi ricordo di aver visto questo interessantissimo documentario al riguardo, dove si dimostrava che, nell'assistere alle ferite di una persona con un colore della pelle diverso, ci si turbava in misura nettamente minore, anche se venivano inferte allo stesso modo.
Lo studio non era incentrato sulla minore o maggiore presenza di empatia nei soggetti, ma proprio sulla differenza di questa nei confronti delle persone su discriminante razziale.
Nel condurre lo studio, ovviamente, non si faceva uso di persone, ma di braccia artificiali realistiche di colori diversi, si accoltellava la mano e il video veniva fatto vedere ad un campione numeroso di soggetti, in un ambiente comunque tranquillo, e questi mostravano reazioni diverse, quelle riconducibili al concetto di empatia, in base al colore della pelle, se uguale o diverso; non si trattava di persone razziste, tant'è che alcuni di loro erano membri di famiglie "miste".
Lo stesso studio non era stato avviato con lo scopo di "giustificare" una minore empatia su base razziale, semplicemente si era dimostrata empiricamente questa differenza empatica, che non deriva dalla volontà della persona.
Bisogna vedere fino a che punto, quindi, questo influisca o giustifichi un sorta di "menefreghismo" nei confronti delle tragedie di persone etnicamente diverse da noi, oltre il fatto che avvengano in luoghi lontani e spesso sconosciuti ai più, perché le immagini vivide e pesanti di queste tragedie le vedi comunque, e dovrebbero davvero smuoverti, e vorrei sapere cosa ne pensate.
Riguardo il riportare certe notizie nei media, anche io non comprendo lo sminuire una tragedia per la semplice mancanza di vittime italiane, e il bisogno di specificarlo, ma magari è come un poliziotto che chiama una madre, in seguito ad un incidente di uno scuolabus, e inizia necessariamente sul dare notizie riguardanti il figlio, prima che parlarne in generale, o magari non c'entra proprio nulla, anche qui vorrei conoscere la vostra opinione.
Spesso si usano certe parole e certe frasi senza rendersene conto, come notizie intitolate "tragedia: morti 3 uomini e 2 marocchini", come se i marocchini fossero una specie a parte, perché sotto sotto, consciamente o inconsciamente, si vuole sminure la tragedia dicendo che non tutti i morti sono italiani, o italiani D.O.C. se dobbiamo proprio dirla tutta.
L'Indonesia è un paese di 300 e passa milioni di abitanti, a maggioranza musulmana. Quando ho scoperto queste informazioni mi sono sentito di un'ignoranza mostruosa. Purtroppo non possiamo provare empatia per ciò che non conosciamo. Ed è anche il motivo per cui è così facile creare stereotipi ci facilitano il compito di apprendere il più possibile
Un discorso validissimo, condivido pienamente ma al contempo fatico a pensare a cosa io come persona possa fare al di fuori della compassione indiscriminate per chiunque. Fatico a pensare non significa che io non riesca a trovare una soluzione ed un comportamento adeguato, anzi mi porta a ragionare e mettermi in discussione seriamente.
Stavo spiegando questa cosa a una ragazza proprio ieri, e mi era venuta in mente una cosa che mi aveva detto un mio compagno di classe che mi sembra lo aveva letto su un libro ovvero che il nostro benessere di ognuno di noi è basato su 66 persone sottopagate, e questo nel 2014 tipo. Quello che mi da fastidio però non è l'ipocrisia della gente ma l'ipocrisia inconsapevole ovvero il fatto che c'è chi crede di essere veramente migliore e non solo fortunato. Inoltre ho finito la serie 3% che parla di questo argomento, te la consiglio se non l'hai già vista.
Ma che bel video, che bel video, che, bel, video.
Davvero un bel video
Mamma mia che panoramica a tutto tondo sulla questione hai dato in così pochi minuti, trovatemi un altro contenuto del genere su UA-cam.
Una persona "gerarchizza" le tragedie, suppongo, in base a quanto il contesto della tragedia sia attorno a sé ovvero in base a quanto la cosa abbia ripercussioni sulla propria persona e sulla propria comoda vita (in maniera tra l'altro illusoria, visto che il sistema è uno solo e che la schiavitù delle campagne ha un enorme risvolto economico sui nostri consumi quotidiani). L'esempio classico è il caos post Bataclan quando nel vituperato Medio Oriente di cose simili ne accadono settimanalmente.
Il punto che esponi parlando del far entrare nella propria vita le grandi questioni a mio parere è centrale. A meno di non cambiare interamente la propria vita e votarla a una causa (o due, o tre, ma non cento) non ce ne si può occupare al di là dell'empatia, e allora a quel punto chi è pronto a farlo? Parte l'automatismo "Mi dispiace, ma che senso ha star male più di un po', se tanto non cambierà nulla?"
Credo che parte della soluzione del problema sia davvero prima di tutto "sistematica", non nel senso di "sono cose più grandi di noi e non ci possiamo fare nulla", all'esatto contrario, è richiesto uno sforzo di critica e di cambiamento a ciascuno di noi singolarmente per avere ripercussioni sul modo in cui le cose funzionano. Non si può empatizzare con il diverso se il diverso è il nemico e non si può empatizzare con lo schiavo se lo schiavo è l'ingranaggio del mio benessere.
Io stesso, come la maggior parte delle persone in fondo, mi comporto così, e devo dire che riflettendo per bene alla faccenda, nonostante non abbia la voglia di compiere lo sforzo di empatizzare non riesco a fare a meno di pensare che questo limite alla nostra empatia è davvero triste.
Ottimo discorso. Potrebbe essere applicato anche alle milioni di animali che ogni giorno vengono sfruttati, maltrattati, schiavizzati e annichiliti per nessuna ragione se non la comodità da te ricordata. È la ragione che spinge un vegano a diventare tale, ossia l'empatia e l'incapacità di ignorare quel tipo di ingiustizia. Che ci diminuisce e ci fa soffrire (sfido chiunque a non empatizzare con un animale maltrattato). So che è un po' fuori topic, ma mi sembrava uno spunto interessante. Bella lì :)
Meravigliosa riflessione
Un'ottima analisi! Sebbene OT credo che il meccanismo sia lo stesso. Ricordo le polemiche infinite e snervanti ai tempi degli attentati in Francia, sul Je suis Charlie! Quando successe vivevo in Francia. Ovviamente la mia empatia non poteva che essere li con loro. Molti pero' tacciarono ogni forma di empatia come ipocrisia (per i morti francesi si, per i kenyoti no? e allora i maro'?). L'empatia ha un costo diverso a seconda della distanza, è vero, ed è anche vero che l'azione che successivamente decidiamo di prendere è cio' che fa la differenza. Ma alla luce di cio', quanto sterili e inutili sono le polemiche di quelli, soprattutto influencer nei social, che hanno speso energie solo per dire quanto ipocrita fosse sostenere il popolo francese in quel frangente? Naturalmente dopo aver cavalcato l'onda mediatica hanno dimenticato la cosa.
Madonna che video!! Bomba!
Grazie del video
Interessante!
Quando ci fu il terremoto in Italia non credo che in Indonesia abbiano fatto i titoloni. Per quanto riguarda l'incidente se ne è parlato tanto, a mio parere. La schiavitù deriva purtroppo da un arrivo incontrollato di disperati, quando l'offerta di manovalanza è troppo superiore alla richiesta lo sfruttamento c'è sempre, indipendentemente dal colore della pelle e dal passaporto. Purtroppo i controlli sono sempre pochi e molta politica spinge verso una liberalizzazione del mercato del lavoro che non fa altro che peggiorare questo dramma.
Wesa non dice niente di più di quello che già non sapevamo, anzi non aggiunge niente, nessuna "salvezza" aggiuntiva al problema dell'empatia (che oggi è diventata una vera e propria crisi delle emozioni) questo è molto interessante. Anche wesa ha le mani legate. Aggiungo una cosa al discorso. Il pensiero risale a qualche hanno fa, quando c'era stato l'incendio in un grattacielo londinese. Era il "periodo degli attentati" e mi ricordo che nei primi momenti dopo l'incendio si valutava l'ipotesi terrorismo... Io ero raggelato, quella ricerca spasmodica della causa, della motivazione che riteniamo più emotiva, mi spaventava. Un incendio con molti morti, anche due italiani (stendiamo un velo pietoso sulla frase "si cercano italiani" in ogni evento con morti) aveva avuto meno copertura mediatica dell'attentato piú "leggero". Una settimana e chiusa la faccenda Perché? I martiri sono piú importanti degli eroi? La risposta che mi sono dato risiedeva nel concetto di responsabilità individuale. Un evento naturale (come un incendio) non ha un origine umana (origine nel senso proprio ancestrale) è una cosa che puó succedere che è "previsto" nella nostra testa. La natura non ha nessuna colpa, l'incendio succede non abbiamo potere di cambiamento sul evento "universale" incendio. Mente l'attentato sono persone c'è una "motivazione" è un evento completamente umano non c'è una minima percentuale di aleatorietà che ci farebbe trarre un respiro di sollievo. Conclusione: non guardiamo le cause o i contesti un sinistro è sempre grave e la sua gravità ce la deve dettare il "senso di diritto alla vita", non il senso di "diritto all'emozione".
Il discorso scopra si collega immancabilmente con quello del rischio reale rischio percepito. Es rischio vaccini, rischio prodotti fitosanitari, rischio del fumo, rischio degli incidenti. Ci sono cose che volontariamente percepiamo come piú o meno pericolose quando in realtà non lo sono. Un rischio volontario (es. Il fumo) è percepito come meno rischioso di un rischio involontario. Stessa cosa si può dire degli incidenti.... Un incidente "volontario" cioè che si è gia messo in conto che avvenga è percepito come meno pericoloso di un incidente "involontario".
Visto quanto è difficile riuscire a gestire l'empatia credo sia normale attuare una sorta di selezione all'ingresso per le notizie. Se non ci fosse questa barriera si rischierebbe di perdersi completamente nelle problematiche esterne diventando poi anche incapace di aiutare gli altri. Più è sviluppata l'empatia, maggiore è la capacità della persona di andare oltre alla somiglianza e preoccuparsi per gli altri, ma anche in questo caso c'è bisogno di scegliere le proprie battaglie.
Per quanto riguarda il risalto dei media invece credo che sia semplicemente il discorso della ricerca della notizia spettacolare ed emotivamente più forte da poter condividere. Un terremoto dall'altra parte del mondo o una tragedia in cui sono morti braccianti immigrati comporta un racconto complesso e "pesante" dell'evento e risvegliare le emozioni di pancia che portano le condivisioni all'articolo è decisamente più difficile.
Unire queste cose comporta una normale preferenza per il racconto dell'evento di Bologna piuttosto che delle altre due tragedie. La quantità di vite spezzate rimane un valore subalterno alla possibilità di fare della storia un articolo "virale".
BRAVISSIMO.
Quel che mi è piaciuto del tuo video è che poteva facilmente sfociare in una sin troppo facile e scontata critica ad un comportamento classicamente ipocrita del genere umano, ma in realtà sei stato bravo a far comprendere che semplicemente questi siamo noi, gli esseri umani. Noi siamo fatti cosi, sarà pure un po' una merda ma è proprio un nostro difetto di concezione delle cose.
Video interessantissimo... pensavo a ció l'altro giorno riguardo alle tragedie del ponte di Genova e dei ragazzi morri dall'universitá in Afghanistan.
Come dici anche tu è normale empatizzare di più con ciò che ci avviene sotto casa che con quello che avviene dall'altra parte del mondo, benché sia più grave. In qualche modo è una sorta di autodifesa naturale che ci permette di togliere dalla nostra vita preoccupazioni che ci schiaccerebbero molto presto e che ci permette di focalizzarci su quelle questioni che davvero potrebbero riguardarci. Fino a qui non mi sembra un discorso troppo problematico dal punto di vista etico. Il vero problema è legato al secondo fatto di cronaca che hai raccontato: in quel caso sì che socchiudiamo gli occhi per non vedere ciò che il nostro privilegio costa agli altri. Devo dire che l'acquisizione di questa consapevolezza mi ha turbato.
Il terremoto in Indonesia ha avuto più di 400 morti. Ma soprattutto impressiona il numero degli sfollati: almeno 160 mila, ma destinati a crescere. Il posto è lontano, i soccorsi sono pochi, e il bilancio peggiora.
Questo video, a primo impatto, cozza abbastanza col tuo video recente sul "preoccuparsi troppo", col quale ero totalmente d'accordo. Qua solo in parte: uno può anche essere empatico verso qualcosa, ma fregarsene allo stesso tempo... Credo... O quello, o non so cos'è l'empatia...
Ciao Wesa! Ti volevo proporre una cosa... sarebbe secondo me molto interessante avere dei podcast solo audio dei tuoi video, in modo da poterseli sentire in macchina o in giro dove non è possibile seguire le immagini sullo schermo del telefono! L'ideale sarebbe poterle monetizzare come i contenuti di UA-cam... comunque totale sostegno per quello che fai, per me sei importante! :)
La cosa assurda è che probabilmente la "gente" come Salvini ha empatizzato meglio di italiani che fanno i moralisti sui migranti per poi trattare eventi simili ma distanti, con una differente empatia. La distanza secondo me non giustifica l'essere stronzi, un morto qui è equivalente a uno in Giappone o Indonesia, sempre essere umani sono.
sarebbe belllo poter fare un quadro che racconti cose allo stesso modo
Che belli sti video "pipponi"!
(Comunque Giopizzi non ha capito un cazzo, i tuoi video sono fantastici)
Io ho spesso l'impressione, specialmente davanti a tragedie in paesi più arretrati, che si tenda a considerare il loro dolore come meno profondo di quello che proveremmo noi "occidentali". In pratica ho paura che tendiamo a considerare queste persone come più avvezze al dolore, sei o vieni da un luogo in cui la morte è, per motivi più diversi, più frequente, ergo sei più abituato, ergo il tuo grado di sofferenza percepito è minore. E questa cosa mi spaventa parecchio.
0:00 quando pensi subito all'immagine di copertina🌜
Picciotto System Mi hai anticipato.
Tepick ❤️❤️
Stesso discorso per i cambiamenti climatici
che guarda caso, con il caldo torrido di questa estate spariscono. Appena diventa più fresco ecco che tornano
in estate, i discorsi sul cambiamento climatico, li sento molto meno. forse proprio perché fa caldo e quindi la gente si rende più conto del riscaldamento globale. Nelle altre stagioni, quando non fa cosí caldo, i discorsi sul cambiamento climatico li sento molto meno. magari è solo una mia impressione
👏👏👏
L'empatia e come un fuoco
se non lo alimenti prima o poi si spegnerà
Idem per qualsiasi altra emozione
A volte ritornano
Forse un po' prolisso sul primo punto... Nel complesso bel video :)
Vesa, potresti una volta trattare l'argomento dell'automazione che ruberà il lavoro agli uomini?
Figata di video
Io invece ho sempre trovato assurdo vedere l'interesse duraturo per il caso singolo tutto italiano, e un misero giorno e basta per parlare di centinaia di morti. Ma è la tv in fondo, e il valore umano conta meno di tutto.
A me sembra che del secondo caso (quello dell'incidente in cui sono morti i braccianti) dia quello di cui si sta parlando di più, e il perchè è ovvio: sono neri, quindi si può tirare fuori comodamente il razzismo anche laddove non c'entra. Se poi si vuole parlare del caporalato facciamolo, ma negli anni scorsi tre persone ITALIANE e bianche sono morte di fatica negli stessi campi, e non mi pare abbiano ricevuto la stessa attenzione. Per il resto è normalissimo che ci interessino i problemi più vicini a noi: non penso che agli indoensiani freghi qualcosa dei problemi dell'italia...
Wesa fa un video di 20 minuti? Pop corn e cielo grigio
6:30 Caparezza aveva ragione
Passa dalla puglia.. passa a miglior vitaaa..lalala.. lalala..😄 Purtroppo anche al nord ci sono sfruttati in fabbrica e altro
Valentina c lo so (che tristezza)
Il prezzo dei pomodori dipende da logiche di mercato globale che sono al di fuori del controllo dei consumatori, e inoltre la raccolta meccanizzata costerebbe meno di quella manuale. Se a Sud c'è ancora il caporalato, dipende soprattutto da arretratezza culturale e tecnologica. Noi consumatori non possiamo farci niente, è lo Stato che dovrebbe intervenire!
and86rea19 come pensi si lavori nelle campagne del nord? Hai idea di che tecnologia c'è bisogno per raccogliere dei pomodori? Non basta scuotere la pianta, vanno staccati uno a uno
antonio baldini Nella Pianura Padana si raccolgono così
ua-cam.com/video/r8djqRwZCTE/v-deo.html
Che ci sia una arretratezza culturale e tecnologica non si discute, ma non é l'unico motivo per cui esiste il caporalato, suvvia. Secondo te non si fanno i conti in tasca facendo lavorare l'immigrato a 4 euro l'ora (in nero) anziché con un regolare contratto? Cerchiamo di non giustificare l'ingiustificabile
Lavoro in campagna in Piemonte. Cerca i braccianti di Saluzzo che é un campo come rosarno, ci sono le squadre di braccianti che fanno la vendemmia , la raccolta delle nocciole e le raccolte della frutta. Quel video che hai linkato é un'eccezione e non é neanche conveniente come metodo perché taglia le piante senza dar la possibilità di fare altri pomodori, é conveniente solo nei latifondi.
Comunque fuori da youtube in qualsiasi campagna al mondo ci sono i braccianti, dalle farm australiane alle vigne francesi agli olivi greci ai tulipani olandesi. Cambiano le condizioni di lavoro
antonio baldini ok, ma io non ho detto che in agricoltura si può fare tutto con le macchine. Però per quanto riguarda la raccolta dei pomodori(perlomeno delle varietà industriali) si può fare meccanizzata!
E probabilmente è anche grazie alla meccanizzazione che la passata di pomodoro costa poco.
ciao wesa, domanda seria, conosci il fumettista italiano Zeroscalcare?
Personalmente, credo che questa volta la tua riflessione sia da interpretare come "descrittiva" di un dato di fatto. Nel primo caso, quello della scarsa attenzione al terremoto in Indonesia, dirò qualcosa che ad una lettura banale potrebbe sembrare terribile: "dov'è il problema?". Non credo che gli esseri umani siano da condannare perchè la loro preoccupazione si concentra sulle cerchie più vicine e non su quelle lontane. Ovvero, non mi sembra poi strano che un essere umano dedichi le sue energie mentali, e le sue risorse fisiche, a ciò che è più vicino al suo vissuto. Non credo sia giusto pretendere che un essere umano debba essere come vorremmo che fosse Dio, perennemente interessato ed attivo nei confronti di ogni particella dell'universo, in ogni spazio ed in ogni tempo. Ritengo semplicemente che la cosa non si debba forzare, perchè un essere umano è una creatura limitata, anche nella sua emotività e nella sua partecipazione (ed in effetti anche tu hai osservato brevemente qualcosa a questo riguardo). Ed è per questo che la possibilità di connettersi ed esplorare è importante, per creare storia di vicinanza vissuta dove non sarebbe facilmente possibile. Ed è per questo che la partecipazione alle istituzioni è importante, perchè permette di fare comunità tra persone che normalmente sconnesse, ed è per questo che è importante che la solidarietà internazionale sia posta su un piano istituzionale e macro, in modo che ciò porti sostegno reciproco tra gruppi di persone normalmente molto lontane dal punto di vista micro. Sarebbe forzato pretendere che ciò debba avvenire su un piano individuale, perchè ognuno ha la sua storia e il suo vissuto e non può che essere investito da questa. Per quanto riguarda la questione del capolarato, beh mi sembra una questione molto complicata che non si può ridurre ad una semplificazione del tipo "lavoratori non italiani sfruttati in modo che noi italiani possiamo vivere nel nostro benessere decadente" (perdonami ma ho avuto quasi questa impressione da certe tue parole). Cos'è l'italiano? e cos'è il capolarato? Tu hai detto che ci sono notizie che prendono meno di altre la nostra partecipazione emotiva, perchè la sentiamo meno come "nostre". Non so se tu ricordi la storia di Paola Clemente, una storia molto recente di una bracciante italiana vittima del sistema basato sul capolarato. Il capolarato ha un impatto enorme anche sul "noi italiano", molti italiani sono inseriti in sistemi di capolarato, in agricoltura e nell'edilizia. Questo non è per fare un commento banale e un po' da social network del tipo "anche gli italiani soffrono! non solo gli africani!", ma è per fare quello che tu consigli di fare, cioè porsi in maniera non irriflessa per riflettere sul nostro spessore etico. Perchè se questo problema esiste dal dopoguerra (ed anche prima ovviamente), finisce sempre nel dimenticatoio? e perchè ne parliamo oggi? Ci sono tante risposte, forse perchè i morti sono stati molti in una volta sola, forse perchè l'impatto del capolarato è stato più "spettacolare" nel conteggio delle vittime, forse perchè vista la situazione politica la morte di africani ha anche un certo impatto mediatico. Sono tutti elementi di attenzione con cui dobbiamo convivere, ma la domanda è: perchè non vengono risolti? Ed ecco allora che la questione diventa più complicata di una riflessione etica sul nostro modo di dedicare l'attenzione e si mettono in luce svariati livelli di corruzione istituzionale, omertà e sistema. E dunque ne esce fuori un sistema che non è un sistema banale del tipo "ci giriamo dall'altra parte perchè è comodo per la nostra società", infatti alle volte questi sistemi sono scomodi per molti, causano degrado, lutti, sfruttamento, anche nelle sfere a noi più vicine. Ed allora quindi cosa possiamo fare? Direi che la riflessione è solo all'inizio. Ogni fenomeno ha più livelli di complessità. Nella descrizione del tuo video odierno abbiamo tratteggiato un elemento di coscienza irriflessa, ma aver compreso ciò è un livello basic e se ci fermiamo a questo punto, rischiamo di arenarci in un ulteriore irriflessione della nostra coscienza, paghi di aver capito qualcosa, quando in realtà, abbiamo ancora molto da imparare... volevo solo contribuire con questa riflessione.
"Eye on the TV
'cause tragedy thrills me
Whatever flavour
It happens to be like;
Killed by the husband
Drowned by the ocean
Shot by his own son
She used the poison in his tea
And kissed him goodbye
That's my kind of story
It's no fun 'til someone dies
Don't look at me like
I am a monster
Frown out your one face
But with the other
Stare like a junkie
Into the TV
Stare like a zombie
While the mother
Holds her child
Watches him die
Hands to the sky crying
Why, oh why?
'cause I need to watch things die
From a distance
Vicariously I, live while the whole world dies
You all need it too, don't lie"
Tool Vicarious
quando sono andata a cercare su google 'indonesiani' e ho scoperto il 'rito per l'aldilà' che fanno ho capito quanto siamo lontani da loro culturalmente.
Comq tutto sto discorso sembra mirato per giustificare la tua mancanza di empatia. Generalizzi su pensieri personalissimi tuoi
Io ti amo, mi fai arrapare di brutto
Ok .peró se per ogni morto sulla terra , dovessi soffrire come se fosse uno di famiglia.. Non faresti più vita.
Per tutto il video ho atteso l'arrivo di Shy, ma niente... :(
Come puoi dirlo, quando popolo italiano cosi diverso?.
ho una domanda che sembrerà banale ma non posso fare a meno di pormela: perchè dovrei comportarmi e pensare in modo etico, se non mi è conveniente?
Come chiedere: perché dovrei fare volontariato se non mi pagano? Una scelta etica è tale proprio perché non è conveniente
Alessio Ferrua bello, ma non hai risposto.
io faccio volontariato perchè mi da piacere e soddisfazione. se a te non ti fa sentire così non dovresri farlo. nel momento in cui dico che tutti dovrebbero farlo dovrei dare delle motivazioni più che valide e non prenderlo come un assioma
La risposta è questa: la scelta etica è per sua stessa natura una scelta non conveniente. Se vuoi avere una convenienza per fare una scelta etica, quella non è più una scelta etica. La contraddizione è nella domanda, secondo me.
Alessio Ferrua no, non è vero. non uccidere è etico. gli essere umani(Normali non casi straordinari) sono empatici e tendono a provare quello che prova l'altro. uccidere qualcuno gli fa provare senzazioni orribile che grazie all'empatia anche il suo assasino proverá. uccidere gente senza motivo, anche fosse legale, sarebbe sconveniente. non uccidere persone a caso è sia etico sia conveniente(non solo per questa ragione). di conseguenza la tua premessa:"etico è sempre sconveniente" non ha alcun senso; la mia domanda invece rimane: perchè dovrei comportarmi in modo etico se non mi è conveniente?
Sus
Ma la tragedia al contrario , dell’aereo schiantato in Messico , senza morti o feriti gravi ?! Un disastro da piangere mancato .. un fiocco nero su una bandiera Messina in meno ... non sentite la delusione in voi ..
Ma erano anime inutili
di lontani popoli
mesopotamici
e si piange un attimo
poi ci si lava l’anima
e si dimentica.
Sono uvunque