Ebbene sì! Ho letto "Le mie prigioni" di Silvio Pellico!

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  • Опубліковано 16 чер 2020
  • Fu un best-seller non solo in Italia, che tecnicamente non esisteva ancora; ma anche in tutta Europa.
    Oggi parliamo de “Le mie Prigioni” di Silvio Pellico. E io so già che cosa stai pensando.
    “Ma come? Silvio Pellico? La fortezza dello Spielberg? Il Risorgimento e tutta quella roba lì?”.
    Sì, tutta quella roba lì; ed è dannatamente interessante.
    Come detto, si tratta di un’opera che ebbe un successo stratosferico in tutta Europa; ma fu anche vittima di un malinteso che dura anche ai nostri giorni.
    Se noi apriamo questo libro e leggiamo le prima righe, troviamo Pellico che sgombra il terreno da qualunque dubbio.
    Non è un’opera politica; al contrario. È un’opera religiosa.
    Pellico aveva avuto un’educazione cristiana come tutti a quell’epoca, e poi se ne era allontanato abbracciando le idee liberali e illuministiche che andavano per la maggiore.
    Poi, la catastrofe: l’arresto, l’interrogatorio, il trasfermimento nella prigione dei Piombi a Venezia e poi, appunto, allo Spielberg. Carcere duro.
    E si riavvicina alla fede cristiana.
    Sotto certi aspetti quindi abbiamo lo stesso percorso di Fedor Dostoevskij; anche lui viene arrestato, addirittura condannato a morte e per questo finisce davanti al plotone di esecuzione. Graziato dallo zar, viene spedito in Siberia. E pure lui si riavvicina alla fede cristiana, quella ortodossa.
    Ma allora: se “Le mie prigioni” è un’opera dichiaratamente religiosa, perché viene considerata politica?
    Proprio perché è un’opera religiosa!
    Adesso provo a spiegare.
    Silvio Pellico affronta la catastrofe dell’arresto e della prigionia senza mai scagliarsi contro il governo austriaco o gli austriaci.
    Mai.
    Non c’è una sola parola di odio o di risentimento. Verso il carceriere dello Spielberg non ha mai un sentimento di vendetta. Affronta i lunghi anni di carcere duro (10 anni) senza mai lasciarsi andare all’odio. La disperazione è ben presente, anche perché la malattia lo assale più volte.
    Avere un medico non è semplicissimo. Anche la richiesta da parte del medico di migliorare la dieta di Silvio Pellico per aiutarlo nella guarigione, è tutt’altro che accolta velocemente.
    Ma il suo atteggiamento verso i carcerieri è sempre rispettoso.
    Forse è qui la forza di questa opera. Silvio Pellico in tutti quegli anni di prigionia non ha mai rivestito gli austriaci della comoda veste di nemico.
    Non si è mai rifugiato nell’ideologia per odiare o disprezzare gli austriaci.
    Li guarda, li osserva senza mai giudicare. Li vede come uomini, esattamente come lo è lui, e non importa se essi lo considerano un italiano, quindi un nemico che attentava alla sicurezza dell’impero austro-ungarico.
    Qualcuno ha osservato che “Le mie prigioni” ha avuto successo perché in primo piano Pellico pone non la politica, oppure l’ideologia.
    Bensì indica quale deve essere l’atteggiamento da avere quando si decide comunque di combattere una battaglia giusta, come quella per l’indipendenza dell’Italia dall’Austria.
    Vale a dire stare distanti dalle ideologie che cancellano gli esseri umani per sostituirli con “idee” che hanno un grande vantaggio. Le idee possono essere schiacciate, “sparate”, uccise insomma, nell’illusione che non fai nulla di male, perché sono appunto delle idee.
    In realtà si tratta sempre di persone, di esseri umani. Pellico probabilmente torna al cristianesimo perché lo considera il mezzo migliore per sfuggire alla tentazione dell’ideologia. Che vede lì, a portata di mano.
    Lui si batte per l’Italia, contro l’Austria e per questo viene arrestato, interrogato, imprigionato per anni. Ma un po’ come Dostoevskij, comprende che la soluzione non è abbracciare l’ideologia per cancellare l’umanità degli austriaci.
    Bensì puntare l’attenzione proprio su di essa, e scovarla sempre, sottolinearla sempre. Celebrarla sempre.
    Un po’ come farà molti anni dopo, in un posto lontano lontano dall’Italia, un uomo chiamato: Gandhi.
    Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane!
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КОМЕНТАРІ • 23

  • @alessiamartina
    @alessiamartina Рік тому +1

    Grazie per questo video!

  • @ariannamizzoni3504
    @ariannamizzoni3504 4 роки тому +2

    Buon giorno Marco , mi hai incuriosito e mi è piaciuto molto ciò che hai scritto!!! Sarà tra i miei acquisti questo libro, grazie per ogni tuo video libro recensione anche con Paola... Arianna .

    • @MarcoFreccero1
      @MarcoFreccero1  4 роки тому +1

      Sono felice che ti sia piaciuto il mio video.

    • @ariannamizzoni3504
      @ariannamizzoni3504 4 роки тому

      @@MarcoFreccero1 ...veramente molto!!! Grazie di cuore a te..

  • @senzaFedi
    @senzaFedi 4 роки тому +2

    Complimenti per la recensione. Davvero emozionante.

  • @sictransitgloriamundi7590
    @sictransitgloriamundi7590 4 роки тому +1

    Un vero uomo di Dio🙏

  • @beatricegarbizza664
    @beatricegarbizza664 4 роки тому +1

    Interessante. Grazie

  • @GUIDODAMBROSIO
    @GUIDODAMBROSIO 4 роки тому +1

    Religione e ideologia, un rapporto attuale più che mai. Gran bella presentazione, puntuale e chiarificatrice! Grazie!

  • @massimotascini5654
    @massimotascini5654 4 роки тому +1

    Ottima ed interessante recensione.
    Sarà tra le mie prossime letture.

  • @aldoberetta9198
    @aldoberetta9198 4 роки тому +1

    Bravo, Marco!

  • @melaniacostantino9730
    @melaniacostantino9730 4 роки тому +1

    Mea culpa, devo ancora leggerlo! 💐👏🏻👏🏻👏🏻

  • @robertorossi9312
    @robertorossi9312 4 роки тому +1

    Ne avevamo fatto, a scuola, una lettura guidata ma appagante. Le conclusioni erano quelli che esponi tu, ma penso che il mito del libro di propaganda, mito falso, resterà.

    • @MarcoFreccero1
      @MarcoFreccero1  4 роки тому

      Io a scuola (erano gli anni Settanta), non lo ricordo proprio. Lui è stato una delle figure più importanti del Risorgimento, e io detestavo quel periodo storico, quindi lo ignorai.

  • @cristinam.cavaliere
    @cristinam.cavaliere 4 роки тому

    Sai che ne aveva parlato poco tempo fa anche Paolo Mieli in "Passato e Presente"? C'era un professore che aveva parlato proprio di questi aspetti che menzioni: che si tratta di un'opera edificante, che l'autore non giudica nessuno e anche spiegava tutta la popolarità dell'opera al punto che venne copiata e plagiata. E poi anche lo stile estremamente semplice contribuì a decretarne il successo.