Grazie Yasmina per il video. Ti seguo da un mese ormai e volevo farti i complimenti per tutto, dal tuo modo schietto di esprimerti al tuo bagaglio culturale. Mi hai anche fatto scoprire il linguista Serianni e ti ringrazio anche di questo. Riguardo questo video vorrei dire che circa da 20 anni a questa parte percepisco molta indeterminatezza circa come scrivere e come parlare correttamente: ho come la sensazione che "l'opinione" rappresenti ormai la regola che mette tutti d'accordo... Mi piacerebbe ci fosse più rigore nelle scuole per quanto riguarda l'insegnamento della corretta ortografia. La differenza tra "di, di' e dì" è forse quella che mi fa innervosire di più 😅. Proprio in questi giorni girano pubblicità in tv con scritte errate... Personalmente trovo più accettabili errori ortografici dettati dalla pronuncia (che sostanzialmente si evitano imparando a memoria l'ortografia), e trovo più fastidiosi gli errori che derivano dall'ignoranza circa il funzionamento degli elementi che si utilizzano in scrittura: accenti e apostrofi hanno un ruolo preciso, non vanno imparati a memoria. A proposito vorrei chiederti una delucidazioni sul perché "un" seguito da sost. Masc. Singolare iniziante per vocale non vuole l'apostrofo. Se è vero che l'uso dell'articolo maschile è dettato dal suono che lo segue e se quindi a "il" corrisponde sempre "un" e a "lo" corrisponde sempre "uno", perché al posto del maschile "l' " non mettiamo "un' "? "Una" segue la logica mentre "uno" no. Sbaglio a pensare che sarebbe più logico metter l'apostrofo anche col maschile anziché solo con "un' " femminile?? Basta mettere gli articoli in tabella per rendersi conto della cosa. La trovo una scorrettezza come scrivere "sé stesso" senza accento. Grazie per aver letto il commento, aspetto il tuo prossimo video, di qualsiasi cosa parli. Un abbraccio
Complimenti per la chiarezza ed il rigore metodologico. Questa lezione mi ha suggerito una domanda: "Nella sua evoluzione, verso dove va una lingua?" Se il motore di questa dinamica è la semplificazione non rischiamo di trovare delle lingue che, nella loro evoluzione, si impoveriscono? Oppure, in ogni caso, si eliminano gli orpelli e si mantiene l'essenza comunicativa della lingua?
Grazie per il video, spero in altri come questo. Secondo me il vero problema è una continua distruzione della lingua italiana dal punto di vista degli inglesismi, perché è vero che la lingua, come dici tu, la decide la comunità, però deflorarla con un'altra mi sembra esagerato.
Per l'accento grafico uso sempre quello acuto. Non mi è mai stata insegnata a scuola la regola sui suoni aperti e chiusi. Anche se ci ho provato a capirla, purtroppo non riesco proprio a percepire la differenza😂
Gentile Yasmina, direi che la Sua spiegazione è stata esauriente (mi rifiuto di dire esaustiva) e concisa. Chi decide le forme da usare? Un tempo (come giustamente dice Lei) gli scrittori autorevoli, in tempi successivi la televisione (come ci ha insegnato Tullio De Mauro) e oggi (ahimè) la rete dove, come ricordava Umberto Eco, qualunque imbecille che prima si sarebbe limitato a esporre le sue tesi al bar oggi ha la visibilità di un premio Nobel. Mi pare di ricordare, sulla base di studi ormai lontanissimi, che le lingue tendano a "semplificarsi", lasciando cadere ciò che non è essenziale. Il greco antico, ad esempio, aveva il modo "ottativo" e un sistema verbale molto complesso che già in latino si è semplificato. Un bene o un male? Né l'uno né l'altro, avviene e basta. Certo la semplificazione riduce le possibilità espressive. Mi piacerebbe fare altre osservazioni ma non voglio essere troppo prolisso. Grazie per i suoi contributi sempre interessanti e ricchi di stimoli.
Si lascia qualcosa per qualcos'altro, si perde una complessità per generarne una nuova, ma chi ha uno sguardo conservatore o misoneista non riconosce o rifiuta i nuovi elementi, i nuovi mezzi e le nuove complessità. Le lingue naturali sono un fenomeno biologico immateriale, si rigenerano e mutano incessantemente come il regno animale e il regno vegetale, perché le persone hanno sempre la stessa quantità di necessità espressiva, ma la vita è movimento, l'umano è inquieto, rinnova e si rinnova in continuazione. L'unica cosa che non cambia mai è quella cazzo di citazione di Umberto Eco, di cui non se ne può più.
@@filipposaya Anche se il turpiloquio di per sé non mi disturba, mi disturbano invece coloro che si rivolgono in maniera francamente inaccettabile a quelli che non la pensano come loro. È anche questo un segno dei tempi, lo so. L'insulto (a volte velato a volte meno) è ormai una triste consuetudine, specialmente quando ci si nasconde dietro una tastiera. Invito la nostra gentile Yasmina a vigilare perché tali atteggiamenti non possono che nuocere al canale, peraltro molto interessante e di solito garbato.
Beh insomma, non mi è parso di leggere cose inaccettabili 😅 comunque la questione della semplificazione viene spesso fraintesa. Intanto è una tendenza generale e non una legge; e poi ogni lingua la segue a modo proprio, e di certo non unicamente nel senso della perdita strettamente intesa
Ho sempre usato la forma "sé stesso", perché 1) la trovavo sui libri; 2) ero un bimbo precoce nel senso che le insensatezze (o meglio, ciò che percepivo come tale) mi infastidivano e non le adottavo. Un po' la ragione per cui ho aspettato di trovarmi a usare i dizionari per imparare davvero l'alfabeto, prima mi fermavo a metà perché non me ne fregava
Cara Yasmina! Ti prego, puoi parlarci del CONGIUNTIVO? È corretto il congiuntivo nella frase "È noto che la meteorologia non CONOSCA confini"? Secondo me no, perché ho imparato che il *congiuntivo* è il modo del dubbio, della possibilità e della soggettività. Quel che qui invece si esprime, con quel "È noto che", è una certezza lampante, quindi seguendo la logica, son convinta che si usi l'INDICATIVO. Dunque scrivo: "È noto che la meteorologia non CONOSCE confini"! Ma c'è chi mi riprende, asserendo che "l'idea che il congiuntivo sia il modo del dubbio è un'approssimazione; non è né una regola grammaticale né una definizione". Allora, chi ha ragione? Il congiuntivo si usa ancora? E quando? Ti seguo passo passo. 😊😘
C'è anche una differenza abissale tra le regole di ortografia, che sono un po' decise a tavolino cercando di conciliare etimologia e pronuncia moderna, e tutte le altre che invece si deducono dall'uso colto di un certo periodo.
Beh no in realtà anche le regole di ortografia possono venire dall'uso colto, come quelle di grammatica possono venire da una razionalizzazione davanti a forme in concorrenza
Chi è che subisce le regole dell'italiano? Noto che siamo sempre più lettori poco attenti quelle poche volte che leggiamo, perché preferiamo farlo assai velocemente, preferendo anche alla lettura per diletto il concetto e non lo stile, cioè la lettura non più vista come una passeggiata per assaporare i luoghi che attraversiamo mentre ci muoviamo, ma come una corsa frenetica per raggiungere subito il punto di arrivo.
Sto godendo per la questione "sé stesso" che io insisto a scrivere con l'accento 😂 (a me fu insegnato come facoltativo). Vorrei battermi per l'adozione di "Qual'è" ma comprendo ci siano cause più degne di essere considerate 😂
@@carloartificialintelligence Qual (!) è la ragione per proibire l'apostrofo, se a tantissimi viene da metterlo? Io lo scrivo sempre senza per abitudine, ma veramente non vedo il problema
Dottoressa Pani rimandata a settembre! 😜 Questa frase è tratta dal suo blog "Quando il latino a iniziato a morire" Mi sembra ci sia qualcosa che non va🤣
12:59 A tal proposito mi piacerebbe approfondire l'aspetto della dizione. Se il punto di riferimento dell'italiano corretto sono la storia della letteratura e i grammatici influenti, come mai ci viene imposta una dizione "corretta" e come viene stabilita?
Infatti, la dizione non è mai stata insegnata 🤣 comunque il caso delle vocali deriva dal latino (le e brevi del latino diventano aperte e quelle lunghe chiuse - è più complicato di così ma è per dare un'idea).
@@CarloCarugati Intendevo "imporre" nel senso che esistono delle regole anche lì dove non servirebbero, per esempio nel caso di "perché" con la e chiusa, quando in realtà sono comprensibilissime entrambe le varianti.
@@YasminaPani Forse l'hai già fatto, però sarebbe bello avere un video anche sulla dizione. Ciò che mi interesserebbe anche capire è come mai in italiano si utilizzano gli stessi simboli che si usavano nell'antichità (per esempio l'accento acuto e grave) ma se ho capito bene con una funzione completamente diversa.
@@CarloCarugatiEffettivamente la questione mi incuriosisce. Quali sono i motivi per cui viene utilizzata una dizione standard nei contesti giornalistici?
Lezione molto interessante e che raramente si fa anche nelle lezioni di italiano dei licei, grazie. Un unico dubbio, quando dici che l'italiano è la lingua madre dei cittadini italiani: secondo me tedesco, francese e ladino lo sono anch'esse per piccole comunità.
@@YasminaPani Sarebbe veramente bello, ma purtroppo non è così. Non so come sia la situazione all'interno di altre regioni con molteplici lingue, però in Alto Adige c'è quasi sempre una lingua madre e l'altra che si apprende come seconda o terza lingua. Pure io, sebbene io sia cresciuto in un contesto effettivamente bilingue, dovetti scegliere se frequentare le scuole "tedesche" (ovvero dove il tedesco si apprende come prima lingua e l'italiano come seconda) o se frequentare le scuole "italiane" (stessa regola di prima ma all'incontrario). Avenndo frequentato tutti i gradi scolastici in lingua tedesca, la mia padronanza dell'italiano ne ha risentito assai. Per rendere meglio l'idea vi allego un breve video: ua-cam.com/video/FRg8r3XPDio/v-deo.htmlsi=FDbBGo8tdGmxKz8R&t=12 Penso sia chiaro che il parlante, sebbene sia un cittadino italiano, non parla l'italiano come lo farebbe uno di madrelingua italiana.
@@YasminaPani Il commento originale lo avevo inteso che non tutti gli italiani, benché essi siano cittadini italiani, abbiano l'italiano come madrelingua o che lo apprendano come tale; lo stesso discorso si applica anche su alcune (non tutte) comunità ladine.
Ho studiato un po' anch'io e soprattutto vivo da 58 anni e sto attento (non proprio a tutto) a ciò che succede. Le lingue cambiano nell'uso, punto e basta. Ti insegnano qualcosa mentre le persone con cui vivi parlano in altro modo. Così impari la forma per far contenti gli insegnanti, ma poi sbraghi e parli come ti capisce la gente (questa forma - parli come ti capisce la gente - sarebbe errata in un tema, ma tutti mi capiscono!). Se scrivi male una legge è un casino, questo è un problema che incide non poco sulla lingua ufficiale. Ma sul parlato la lingua va dove la gente preferisce. Anche se (lo dico sorridendo, da romano) "Nun pòi fa' come c....o te pare" è una legge che potrebbero capire anche gli Inuit soltanto col tono di voce! Sei brava, ma un po' asciutta. Sembra che tu legga... il che spiegherebbe perché non ti si vede. Buon lavoro! Come augurio.
È un podcast, è per questo che non mi si vede, ed è per questo che sono più asciutta che nei video: manca la parte di gestualità ed espressività. Comunque la tua ricostruzione è imprecisa, perché come ho spiegato in realtà la scuola e la grammatica possono influenzare molto. Certo che la lingua la fa l'uso, ma l'uso, come ho detto, segue molte spinte diverse
Personalmente fatico ad adattarmi all'uso della doppia negazione. Nell'italiano parlato nessuno direbbe mai: "Non ho alcuna necessità di chiamarlo", eppure quando mi ritrovo a scrivere una mail di lavoro, ad esempio, non riesco a costringermi ad utilizzare la forma "Non ho nessuna necessità di chiamarlo" che sostanzialmente viene utilizzata nel 90% dei casi anche per iscritto. Nel nord Italia poi, abbiamo l'orribile vizio di utilizzare l'articolo di fronte ai nomi propri femminili (a volte anche maschili). Sono sempre stato attento a non usarlo nella forma scritta, ma da qualche anno mi sforzo di fare altrettanto anche nella lingua parlata. Sono convinto che scrivere in italiano corretto sia una palestra molto importante per la nostra mente. Dà struttura al nostro pensiero, anche quando poi passiamo a quello parlato nella vita di tutti i giorni. A tal proposito, sarei molto interessato alla tematica di come la nostra lingua madre (le sue regole, il suo vocabolario) influenzi il nostro pensiero e quindi anche la nostra cultura. Magari è un tema che hai già trattato in passato?
Ma alcuno e nessuno sono identici, in quel tipo di frase 😄 semplicemente "alcuno" è di registro leggermente più alto! Comunque non c'è prova di influenze della lingua sulla mentalità, è una cosa che ho detto varie volte nei video dedicati al sessismo linguistico
La doppia negazione c'era nel latino tardo ,nel volgare italiano di Dante e Petrarca, nel Francese e nello Spagnolo moderno mentre nelle lingue germaniche e nell'inglese come nel latino classico la doppia negazione afferma. A me non da nessun fastidio 😊😊😊
@@YasminaPani Però abbiamo bisogno di un aggiustamento della lingua che eviti l'ambiguità. A chi potrei proporre di introdurre nell'italiano standard come avverbio il termine "dimmèrda" per distinguerlo dalla costruzione "di merda" inteso come complemento di argomento? 🤔
Sempre perfetta e sintetica. Le spiegazioni e i concetti linguistici sono spiegati con molta semplicità, ma comunque molto comprensibili ed efficaci.
Grazie
Lo so che è chiedere troppo ma ce ne vorrebbero uno al giorno di podcast come questi.
Grazie Yasmina ❤
Grazie 🙂
Grazie Yasmina per il video. Ti seguo da un mese ormai e volevo farti i complimenti per tutto, dal tuo modo schietto di esprimerti al tuo bagaglio culturale. Mi hai anche fatto scoprire il linguista Serianni e ti ringrazio anche di questo. Riguardo questo video vorrei dire che circa da 20 anni a questa parte percepisco molta indeterminatezza circa come scrivere e come parlare correttamente: ho come la sensazione che "l'opinione" rappresenti ormai la regola che mette tutti d'accordo... Mi piacerebbe ci fosse più rigore nelle scuole per quanto riguarda l'insegnamento della corretta ortografia. La differenza tra "di, di' e dì" è forse quella che mi fa innervosire di più 😅. Proprio in questi giorni girano pubblicità in tv con scritte errate... Personalmente trovo più accettabili errori ortografici dettati dalla pronuncia (che sostanzialmente si evitano imparando a memoria l'ortografia), e trovo più fastidiosi gli errori che derivano dall'ignoranza circa il funzionamento degli elementi che si utilizzano in scrittura: accenti e apostrofi hanno un ruolo preciso, non vanno imparati a memoria. A proposito vorrei chiederti una delucidazioni sul perché "un" seguito da sost. Masc. Singolare iniziante per vocale non vuole l'apostrofo. Se è vero che l'uso dell'articolo maschile è dettato dal suono che lo segue e se quindi a "il" corrisponde sempre "un" e a "lo" corrisponde sempre "uno", perché al posto del maschile "l' " non mettiamo "un' "? "Una" segue la logica mentre "uno" no. Sbaglio a pensare che sarebbe più logico metter l'apostrofo anche col maschile anziché solo con "un' " femminile?? Basta mettere gli articoli in tabella per rendersi conto della cosa. La trovo una scorrettezza come scrivere "sé stesso" senza accento. Grazie per aver letto il commento, aspetto il tuo prossimo video, di qualsiasi cosa parli.
Un abbraccio
Da passare sui canali social a ciclo continuo!👏👏
Puntata Fantastica e interessantissima! E non vedo l'ora di sentire la Puntata su d'Annunzio, che adoro ❤
Complimenti per la chiarezza ed il rigore metodologico. Questa lezione mi ha suggerito una domanda: "Nella sua evoluzione, verso dove va una lingua?" Se il motore di questa dinamica è la semplificazione non rischiamo di trovare delle lingue che, nella loro evoluzione, si impoveriscono? Oppure, in ogni caso, si eliminano gli orpelli e si mantiene l'essenza comunicativa della lingua?
Molto interessante. Imparo sempre cose nuove .Grazie
Necessita una petizione!
Un podcast di Yasmina al giorno toglie l'analfabetismo funzionale di torno!!!
Bellissimo video! “Tette e letteratura” mi fa piegare ogni volta
Grazie per il video, spero in altri come questo. Secondo me il vero problema è una continua distruzione della lingua italiana dal punto di vista degli inglesismi, perché è vero che la lingua, come dici tu, la decide la comunità, però deflorarla con un'altra mi sembra esagerato.
Per l'accento grafico uso sempre quello acuto. Non mi è mai stata insegnata a scuola la regola sui suoni aperti e chiusi. Anche se ci ho provato a capirla, purtroppo non riesco proprio a percepire la differenza😂
Eh sì, è normale. Ringraziamo i correttori automatici 🤣
Sei stata chiarissima ma la materia è davvero interessante e ascolterei molto volentieri altre puntate sull'argomento.
Gentile Yasmina, direi che la Sua spiegazione è stata esauriente (mi rifiuto di dire esaustiva) e concisa. Chi decide le forme da usare? Un tempo (come giustamente dice Lei) gli scrittori autorevoli, in tempi successivi la televisione (come ci ha insegnato Tullio De Mauro) e oggi (ahimè) la rete dove, come ricordava Umberto Eco, qualunque imbecille che prima si sarebbe limitato a esporre le sue tesi al bar oggi ha la visibilità di un premio Nobel. Mi pare di ricordare, sulla base di studi ormai lontanissimi, che le lingue tendano a "semplificarsi", lasciando cadere ciò che non è essenziale. Il greco antico, ad esempio, aveva il modo "ottativo" e un sistema verbale molto complesso che già in latino si è semplificato. Un bene o un male? Né l'uno né l'altro, avviene e basta. Certo la semplificazione riduce le possibilità espressive. Mi piacerebbe fare altre osservazioni ma non voglio essere troppo prolisso. Grazie per i suoi contributi sempre interessanti e ricchi di stimoli.
Si lascia qualcosa per qualcos'altro, si perde una complessità per generarne una nuova, ma chi ha uno sguardo conservatore o misoneista non riconosce o rifiuta i nuovi elementi, i nuovi mezzi e le nuove complessità. Le lingue naturali sono un fenomeno biologico immateriale, si rigenerano e mutano incessantemente come il regno animale e il regno vegetale, perché le persone hanno sempre la stessa quantità di necessità espressiva, ma la vita è movimento, l'umano è inquieto, rinnova e si rinnova in continuazione. L'unica cosa che non cambia mai è quella cazzo di citazione di Umberto Eco, di cui non se ne può più.
@@filipposaya Anche se il turpiloquio di per sé non mi disturba, mi disturbano invece coloro che si rivolgono in maniera francamente inaccettabile a quelli che non la pensano come loro. È anche questo un segno dei tempi, lo so. L'insulto (a volte velato a volte meno) è ormai una triste consuetudine, specialmente quando ci si nasconde dietro una tastiera. Invito la nostra gentile Yasmina a vigilare perché tali atteggiamenti non possono che nuocere al canale, peraltro molto interessante e di solito garbato.
Beh insomma, non mi è parso di leggere cose inaccettabili 😅 comunque la questione della semplificazione viene spesso fraintesa. Intanto è una tendenza generale e non una legge; e poi ogni lingua la segue a modo proprio, e di certo non unicamente nel senso della perdita strettamente intesa
Grazie a te, un piacere ascoltare la lezione.
Ho sempre usato la forma "sé stesso", perché 1) la trovavo sui libri; 2) ero un bimbo precoce nel senso che le insensatezze (o meglio, ciò che percepivo come tale) mi infastidivano e non le adottavo. Un po' la ragione per cui ho aspettato di trovarmi a usare i dizionari per imparare davvero l'alfabeto, prima mi fermavo a metà perché non me ne fregava
Dai tuoi video sull’argomento potresTi derivarne una futura pubblicazione. Sarebbe utilissima.
Cara Yasmina! Ti prego, puoi parlarci del CONGIUNTIVO? È corretto il congiuntivo nella frase "È noto che la meteorologia non CONOSCA confini"? Secondo me no, perché ho imparato che il *congiuntivo* è il modo del dubbio, della possibilità e della soggettività. Quel che qui invece si esprime, con quel "È noto che", è una certezza lampante, quindi seguendo la logica, son convinta che si usi l'INDICATIVO. Dunque scrivo: "È noto che la meteorologia non CONOSCE confini"!
Ma c'è chi mi riprende, asserendo che "l'idea che il congiuntivo sia il modo del dubbio è un'approssimazione; non è né una regola grammaticale né una definizione". Allora, chi ha ragione? Il congiuntivo si usa ancora? E quando? Ti seguo passo passo. 😊😘
Grazie per la lezione
C'è anche una differenza abissale tra le regole di ortografia, che sono un po' decise a tavolino cercando di conciliare etimologia e pronuncia moderna, e tutte le altre che invece si deducono dall'uso colto di un certo periodo.
Beh no in realtà anche le regole di ortografia possono venire dall'uso colto, come quelle di grammatica possono venire da una razionalizzazione davanti a forme in concorrenza
Questa è la cosa più interessante che abbia sentito negli ultimi 5 anni, giuro. Mi è parsa una disamina impeccabile!
Grazie 🙂
Chi è che subisce le regole dell'italiano? Noto che siamo sempre più lettori poco attenti quelle poche volte che leggiamo, perché preferiamo farlo assai velocemente, preferendo anche alla lettura per diletto il concetto e non lo stile, cioè la lettura non più vista come una passeggiata per assaporare i luoghi che attraversiamo mentre ci muoviamo, ma come una corsa frenetica per raggiungere subito il punto di arrivo.
Sto godendo per la questione "sé stesso" che io insisto a scrivere con l'accento 😂 (a me fu insegnato come facoltativo).
Vorrei battermi per l'adozione di "Qual'è" ma comprendo ci siano cause più degne di essere considerate 😂
Quella è difficile, ma secondo me ce la faremo 🤣
Perché battersi per "qual'è"? Tra l'altro è una forma che non semplifica la scrittura, la complica.
@@carloartificialintelligence Qual (!) è la ragione per proibire l'apostrofo, se a tantissimi viene da metterlo? Io lo scrivo sempre senza per abitudine, ma veramente non vedo il problema
@@carloartificialintelligence perché viene spontaneo, per analogia con quant'è, che cos'è, dov'è, com'è...
Grazie prof. grazie piccolotta , grazie .
Quando ascolto degli interventi ho l'abitudine di aumentare la velocità di riproduzione dei video, ma tu parli spedito e non ne ho bisogno! 😅
Semmai devi rallentarla 🤣
Dottoressa Pani rimandata a settembre! 😜
Questa frase è tratta dal suo blog
"Quando il latino a iniziato a morire"
Mi sembra ci sia qualcosa che non va🤣
Ma davvero?
Sì, si trova nell'articolo dedicato alla scomparsa del neutro
No, ma davvero mi hai scritto questo commento
04:20 molto evocativa l'immagine del Manzoni che esorta i suoi esimi colleghi a capire come cazzo fare a insegnare la lingua italiana.
12:59 A tal proposito mi piacerebbe approfondire l'aspetto della dizione. Se il punto di riferimento dell'italiano corretto sono la storia della letteratura e i grammatici influenti, come mai ci viene imposta una dizione "corretta" e come viene stabilita?
Infatti, la dizione non è mai stata insegnata 🤣 comunque il caso delle vocali deriva dal latino (le e brevi del latino diventano aperte e quelle lunghe chiuse - è più complicato di così ma è per dare un'idea).
@@CarloCarugati Intendevo "imporre" nel senso che esistono delle regole anche lì dove non servirebbero, per esempio nel caso di "perché" con la e chiusa, quando in realtà sono comprensibilissime entrambe le varianti.
@@YasminaPani Forse l'hai già fatto, però sarebbe bello avere un video anche sulla dizione. Ciò che mi interesserebbe anche capire è come mai in italiano si utilizzano gli stessi simboli che si usavano nell'antichità (per esempio l'accento acuto e grave) ma se ho capito bene con una funzione completamente diversa.
@@CarloCarugatiEffettivamente la questione mi incuriosisce. Quali sono i motivi per cui viene utilizzata una dizione standard nei contesti giornalistici?
Lezione molto interessante e che raramente si fa anche nelle lezioni di italiano dei licei, grazie. Un unico dubbio, quando dici che l'italiano è la lingua madre dei cittadini italiani: secondo me tedesco, francese e ladino lo sono anch'esse per piccole comunità.
Beh sì ma sono bilingui, quindi hanno quelle più l'italiano come lingue materne
@@YasminaPani Sarebbe veramente bello, ma purtroppo non è così. Non so come sia la situazione all'interno di altre regioni con molteplici lingue, però in Alto Adige c'è quasi sempre una lingua madre e l'altra che si apprende come seconda o terza lingua. Pure io, sebbene io sia cresciuto in un contesto effettivamente bilingue, dovetti scegliere se frequentare le scuole "tedesche" (ovvero dove il tedesco si apprende come prima lingua e l'italiano come seconda) o se frequentare le scuole "italiane" (stessa regola di prima ma all'incontrario). Avenndo frequentato tutti i gradi scolastici in lingua tedesca, la mia padronanza dell'italiano ne ha risentito assai. Per rendere meglio l'idea vi allego un breve video:
ua-cam.com/video/FRg8r3XPDio/v-deo.htmlsi=FDbBGo8tdGmxKz8R&t=12
Penso sia chiaro che il parlante, sebbene sia un cittadino italiano, non parla l'italiano come lo farebbe uno di madrelingua italiana.
Lo so, ho fatto una puntata sui dialetti, ma rispondevo all'utente che mi parlava di madrelingua ladini ecc (ne esistono eh)
@@YasminaPani Il commento originale lo avevo inteso che non tutti gli italiani, benché essi siano cittadini italiani, abbiano l'italiano come madrelingua o che lo apprendano come tale; lo stesso discorso si applica anche su alcune (non tutte) comunità ladine.
Per rilevare se un uso si impone Come si fa? Ci sono statistici Che intercettano le telefonate Della gente?
No, si conducono studi appositi su registrazioni di italiano parlato e su corpora scritti
Ho studiato un po' anch'io e soprattutto vivo da 58 anni e sto attento (non proprio a tutto) a ciò che succede. Le lingue cambiano nell'uso, punto e basta. Ti insegnano qualcosa mentre le persone con cui vivi parlano in altro modo. Così impari la forma per far contenti gli insegnanti, ma poi sbraghi e parli come ti capisce la gente (questa forma - parli come ti capisce la gente - sarebbe errata in un tema, ma tutti mi capiscono!). Se scrivi male una legge è un casino, questo è un problema che incide non poco sulla lingua ufficiale. Ma sul parlato la lingua va dove la gente preferisce. Anche se (lo dico sorridendo, da romano) "Nun pòi fa' come c....o te pare" è una legge che potrebbero capire anche gli Inuit soltanto col tono di voce!
Sei brava, ma un po' asciutta. Sembra che tu legga... il che spiegherebbe perché non ti si vede. Buon lavoro! Come augurio.
È un podcast, è per questo che non mi si vede, ed è per questo che sono più asciutta che nei video: manca la parte di gestualità ed espressività.
Comunque la tua ricostruzione è imprecisa, perché come ho spiegato in realtà la scuola e la grammatica possono influenzare molto. Certo che la lingua la fa l'uso, ma l'uso, come ho detto, segue molte spinte diverse
Personalmente fatico ad adattarmi all'uso della doppia negazione. Nell'italiano parlato nessuno direbbe mai: "Non ho alcuna necessità di chiamarlo", eppure quando mi ritrovo a scrivere una mail di lavoro, ad esempio, non riesco a costringermi ad utilizzare la forma "Non ho nessuna necessità di chiamarlo" che sostanzialmente viene utilizzata nel 90% dei casi anche per iscritto. Nel nord Italia poi, abbiamo l'orribile vizio di utilizzare l'articolo di fronte ai nomi propri femminili (a volte anche maschili). Sono sempre stato attento a non usarlo nella forma scritta, ma da qualche anno mi sforzo di fare altrettanto anche nella lingua parlata. Sono convinto che scrivere in italiano corretto sia una palestra molto importante per la nostra mente. Dà struttura al nostro pensiero, anche quando poi passiamo a quello parlato nella vita di tutti i giorni. A tal proposito, sarei molto interessato alla tematica di come la nostra lingua madre (le sue regole, il suo vocabolario) influenzi il nostro pensiero e quindi anche la nostra cultura. Magari è un tema che hai già trattato in passato?
Ma alcuno e nessuno sono identici, in quel tipo di frase 😄 semplicemente "alcuno" è di registro leggermente più alto! Comunque non c'è prova di influenze della lingua sulla mentalità, è una cosa che ho detto varie volte nei video dedicati al sessismo linguistico
La doppia negazione c'era nel latino tardo ,nel volgare italiano di Dante e Petrarca, nel Francese e nello Spagnolo moderno mentre nelle lingue germaniche e nell'inglese come nel latino classico la doppia negazione afferma. A me non da nessun fastidio 😊😊😊
@@YasminaPani oggi per me doppio 'mea culpa' quindi...
@@fabioderose dopo la bacchettata sulle dita che ho appena ricevuto, non darà più fastidio neanche a me... :D
@@DMFan79 🙂🙂 figurati non sono un linguista e non posso certo bacchettare nessuno
pensa se non ti avessi mai trovata...❤
La tentazione di rispondere con un "stoca" è troppo forte. credo sia la necessità di semplificare.
Mi sa che si chiama in un altro modo
Io faccio fatica ad adattarmi al linguaggio anglofono...italiano e inglese
Molto comprensibile
Praticamente Tetteratura 😂
sempre interessante
Come si può dar torto a Yasmina?
Vorrei dire qualcosa di sensato ma il mio stato d'animo me lo impedisce: altro giro altra corsa.
😂
@@YasminaPani Che cara, grazie per la comprensione 😊
Ah, e io che credevo le decidesse tutte il patriarcato!
Pani quanto me piace
e poi mi piace anche la "Rregola" che qualche cazzo ci vuole , te lo puoi permettere .
E la ragione per cui il femminile e il maschile sono convenzioni? Mi piacerebbe avere un approfondimento storico-culturale su di esso.
L'italiano deriva dal fiorentino ma dei vernacoli toscani quello più aderente all'italiano corrente di oggi è il senese.
Sì va be'... comunque era per farti un favore
Eh?
Non sei reale,sei un sogno!!!
Eh addirittura!
@@YasminaPani veramente,se non fossi così vecchio (45 purtroppo ) e brutto 😂😘
VOLEVO SAPERE SE è VERO CHE AD IMPORRE IL FIORENTINO DEL 1300 FU LA CHIESA CATTOLICA. GRAZIE!
No 😅
La spinta dominante rimane l'ignoranza.
Non è semplicemente questo
@@YasminaPani comunque a me non mi hanno interpellato 😂😂😂
15:40 ma intendi "a parlare dimmerda" come complemento avverbiale o "a parlare di merda" come complemento di argomento? 🤓
Talvolta anche la seconda
@@YasminaPani Però abbiamo bisogno di un aggiustamento della lingua che eviti l'ambiguità. A chi potrei proporre di introdurre nell'italiano standard come avverbio il termine "dimmèrda" per distinguerlo dalla costruzione "di merda" inteso come complemento di argomento? 🤔
Deaaaa
Vera Gheno
Capita anche ai migliori
Il Chivas Regal.