Nel senso, siccome non potremo mai e poi mai metterli d'accordo, tanto vale farli incazzare tutti direttamente e godere dello spettacolo conseguente 😂👍
"Io non dovrei fare il video che sto per fare" e invece posso assicurarti che questo dovrebbero vederlo tutti indifferentemente, è poesia pura dall'inizio alla fine. Va cambiata la mentalità e il modo di pensare, non attacchiamoci alla grammatica e alle banalità che si perde poi il significato corretto
Anzi, è un problema che un intellettuale onesto come Mercadini debba fare tutte queste premesse prima di esprimere la propria idea, tra l'altro motivata e sensata.
"Perché la capra è l'animale più bello che c'è..." Scherzi a parte, sono curioso di leggere la discussione che emergerà dai commenti. Potrebbero saltare fuori cose interessanti (se la situazione non degenera).
Faccio un esempio; ho avuto la fortuna di trascorrere un periodo di studio nella straordinario centro di ricerca di studi di genere dell’Università di Utrecht, in cui la stragrande maggioranza del corpo docente è costituito da donne (ma non solo eh, anche perchè non è che non vogliamo maschietti, son loro ad essere poco interessati alla carriera nei gender studies). Quando ne parlavo lì, dicevo “I really appreciate the way professors relate to students”, e tutto ok, nessun fraintendimento, ho detto quello che intendevo, Quando sono tornata in Italia e mi son trovata a raccontare la mia esperienza ho detto la medesima frase “Apprezzo moltissimo il modo in cui i professori si relazionano con gli studenti”; e devo dire professori perchè uno su 10 in quella facoltà sono uomini, e non posso diluirli nelle professoresse. Ma di fatto la frase che ho detto ha trasmesso a chi mi ascolta l’immagine della solita facoltà popolata al maschile come qui. E quindi non mi ha permesso di dire ciò che effettivamente intendevo, ma una sua distorsione. Poi sarà che la formazione in lingue e il poliglottismo me la rendono più facile, ma a me sta schwa tanto impronunciabile non sembra. E comunque non è vero che in italiano esiste il plurale neutro e non il plurale maschile. La desinenza -i è un derivato del nominativo plurale maschile non neutro (i neutri finiscono i -u o -a se non ricordo male). E questo spiega anche alcuni termini che cambiano genere (e anche senso) quando diventano plurali, (oltre al fatto che esistevano i pluralia tantum, ovvero parole che venivano usate solo al plurale); esempio, le gesta - che in italiano è femminile plurale - deriva dal neutro latino gestum, gesti (2a declinazione). Infine la proprietà, in quanto cosa che si possiede per eccellenza, non poteva che essere femminile... Comunque, per quanto diversamente dai più rimanga convinta del valore della discussione, se non altro un punto di vista ragionato, divertente e che non ridicolizza la questione ma la affronta con la presa bene. :)
@@Fedebic Capisco il tuo punto di vista ma prendo in esame la tua specifica frase "devo dire professori perchè uno su 10 in quella facoltà sono uomini, e non posso diluirli nelle professoresse". Penso che in tal caso parlando uno può benissimo aggiungere nella frase che erano per la maggior parte donne o generalizzare dicendo che "era professoresse con qualche professore uomo". O cambiare la frase in "Apprezzo moltissimo il modo in cui le professoresse e i professori si relazionano con gli studenti". Nel senso, se può essere vero che esistono solo forme maschili o femminili nella nostra lingua, può esistere il modo di includere tutti quanti nel discorso usando le parole che già abbiamo senza escludere nessuno.
Insegno la lingua cinese da vent'anni: non esistono i generi grammaticali dei nomi, ma sono sempre stati e sono in parte tuttora un popolo maschilista e patriarcale.
@@marcoperusisavorelli4798 Interessante, pensavo fosse il solo popolo della Cina con cultura simile. Però da persona orientata alle materie matematiche mi permetto di dire che la locuzione "eccezione che conferma la regola" è totalmente priva di senso 😂
Ohhh, finalmente qualcuno che espone l'esclusività del plurale femminile! Quello che studiamo come plurale maschile (-i) è infatti caratterizzato dall'incertezza del genere dei soggetti, come riportato dai tuoi esempi, ovvero partendo da un plurale di quel tipo non abbiamo sicurezza se tutti i soggetti abbiano genere maschile o siano misti. L'errore è quello di traslare il problema delle disparità di genere a livello sociale in un livello linguistico senza che sia fatto uno studio vero e proprio, ma solo perché una parola ha un determinato genere. Cioè le parole solo al maschile o al femminile, ma non sono maschi o femmine: è un'ovvietà ma credo sia necessario sottolinearlo. Bizantinismi.
Giusto quello che dici. Per me l'errore è quello di vederci tutte ste stronzate dietro. L'importante è capirsi. Poi ste sciocchezze del femminismo e del maschilismo applicate al modo di parlare le vedo forzate e prive di importanza sostanziale
Nel caso della capra però l'incertezza è ribaltata, se vedo un gruppo dico che sono delle capre, senza sapere se sono maschi o femmine, se vedo delle trote è la stessa cosa. Entrambi i plurali non hanno genere?
@@mattia3475 È un po' differente. L'esempio delle capre presuppone che il soggetto sia "capra + capra", in quanto la parola stessa al maschile (capro) abbia un significato differente. Per indicare il maschio della capra si usa un'altra parola, ariete. Quindi non è possibile fare un parallelismo.
@@MesserMorfeo nella treccani il maschio della capra è definito "capro" (o becco).L' ariete e il montone sono due modi per definire il maschio della pecora. E comunque, quello "espiatorio" è solo il maschio della capra! Questo si che è sessismo! ;)
Quando Mercadini alza il dito e chiede umilmente "Posso dire una cosa?" Metto pausa, mi preparo bello comodo, mi rilasso e ascolto: inizia lo spettacolo.
Vorrei aggiungere due punti al tuo discorso sulle differenze tra l'uso del maschile e del femminile in italiano. 1. La forma di cortesia prevede di dare del "Lei" alla persona a cui ci si rivolge, anche se si tratta di un uomo. Addirittura, a volte anche gli aggettivi sono declinati al femminile, ad esempio si dice "Quando l'ho incontrata la prima volta, Lei mi ha detto che..." 2. Quando si parla di una terza persona chiamandola per cognome, generalmente si tende a mettere l'articolo se questa è una donna (la Merkel, la Clinton, la Meloni, etc...) mentre se è un uomo no (Mattarella, Draghi, Trump, etc...) Molti dicono che questo è sessista perché secondo loro oggettifica la donna. Tralasciando che io, essendo trentino, sono abituato a mettere sempre l'articolo anche davanti al nome di battesimo, questi discorsi mi sembrano campati in aria anche perché, nel linguaggio ottocentesco, mettere l'articolo davanti al cognome era un modo di omaggiare la persona (infatti si trova scritto "il Manzoni", "il Leopardi", etc...) In generale mi sembra che ci sia una mentalità un po' distorta dietro questi ragionamenti, secondo cui ogni volta che donne e uomini sono trattati in modo diverso, anche solo a livello grammaticale, debba esserci per forza una discriminazione maschilista.
Aggiungerei anche che parole come "folla", "gente", "massa", sono tutte di genere femminile anche quando indicano gruppi di soli uomini. In più esiste un termine più specifico per indicare l'essere umano, che è "persona/e", femminile anche questo.
Più che distorta io oserei dire malata. C’è proprio un’ossessione morbosa, quasi a voler trovare sempre e comunque il pelo nell’uovo, dettata da una totale assenza di logica di base. Non a caso quando provi a ragionare con certi soggetti vieni tacciato delle peggio cose senza però ricevere argomentazioni valide a supporto delle loro tesi.
Questo è uno dei tanti esempi di come le battaglie culturali si sviliscano spesso in battaglie linguistiche e di come invece di sottolineare le uguaglianze ci si inerpichi sempre nell'analisi delle differenze. Donna indipendente cresciuta da una donna indipendente quando sono fuori dalla camera da letto sono in primis un essere umano. O forse "essere umano" è un concetto troppo maschile? Grazie Roberto, come sempre grazie
Piccola curiosità, in russo il plurare non ha genere, si vede come sono avanti😂 Comunque meno male che ho visto questo video dopo aver dato la materia linguistuca generale, perché altrimenti mi sarei messa a discutere con il prof e sarebbe stato subito 18 (purtroppo non è un buon prof, non vuole essere contraddetto). La mia opinione in merito è abbastanza simile alla tua Roberto, solo che mi arrabbio tantissimo quando vedo l'asterisco, perché la vedo come una storpiatura della mia lingua. Nel parlato dovresti troncare la vocale del morfema grammaticale no? Benissimo, ma così facendo vai ad infrangere una regola morfologica che sta alla base della nostra lingua. In ogni sillaba deve essere presente un nucleo, il nucleo è costituito da una vocale. Questa regola conferisce il classico aspetto della lingua italiana, rendendola musicale in contronto alle altre lingue. È una bellissima particolarità e mi arrabbio da morire con queste persone, perché non riescono a capire il mio punto di vista, divento un'ancella del patriarcato 👁️👄👁️
E per fortuna aggiungerei io! se mi fossi dovuto imparare anche altre declinazioni per tutti e tre i generi pure nel plurale sarei andato a pascolare pecore in Trentino hahaha E poi sarebbe strano togliere la vocale perché invece tutte quelle lingue che possiedono sonanti che possono funzionare da nucleo sillabico tendono a sviluppare una vocale di supporto alla sonante e mi fa molto ridere che si voglia proporre, artificiosamente, di fare il contrario. Molto più sensata è la proposta della scevà (che però farebbe suonare l'italiano come il napoletano, sarebbe divertentissimo) ma buona fortuna ad imporre artificiosamente una modifica sistemica all'interno dei morfemi grammaticali, cosa che da un punto di vista evoluzionistico linguistico è molto sfavorito
Per fortuna che ho trovato la tua risposta, così mi hai evitato di scrivermela da me 😂. Viva la linguistica (nonostante certuni professori universitari)!♥️
@@CristianLuchetta ma hey! Alla fine noi siamo i cattivi, mica lo diciamo perché le studiamo ste cose no? Comunque veramente, il napoetano come lingua nazionale sarebbe fantastico! Immagino i servizi giornalistici "la vittima teneva venti anni" Sembra scemo ma mi fa morire
Il mio sogno è quello di poter parlare l'italiano, o anche il mio dialetto "catanese", in qualunque parte del mondo e che tutti potessero capirmi. La stessa cosa a mia volta, capirei tutte le lingue al mondo. Così, tutti contenti, nessuno più dovrebbe "mettere di lato" la propria cultura linguistica. Immaginate i dialoghi in un mondo del genere... Spettacolo!
Quando hai detto "in realtà esiste solo il plurale neutro e manca quello maschile" sono scoppiato a ridere, pura genialità. Sei meraviglioso, sei riuscito a creare una tesi indiscutibile che zittisce una volta per tutte questa inutile "battaglia".
Comunque ringraziamo tutti con tanta umiltà il gran Mercadini, che un altra volta ha illuminato una via d'argomentazione lucida e unificante, ma soprattutto giusta.
Sai... sei infinito, come sempre. Hai sviscerato un tema che, personalmente, di recente mi da molto fastidio... però non voglio dirti niente qui, visto che posso ti scrivo "di là". Qui ti dico solo che ho apprezzato tantissimo questa analisi. Grazie.
Il livello di sovranalisi a cui si è arrivati, sia per quello che riguarda il genere nelle lingue, sia in altri ambiti (es. la cosiddetta "appropriazione culturale") si distacca troppo spesso dalla realtà e dal buonsenso. C'è una dietrologia incredibile, un eccesso di interpretazione, spesso condite/sospinte da un atteggiamento rabbioso, che crea un rumore assordante e, temo, non porta a niente di utile. Togliamoci dalla testa che si possa ottenere alcunché di concreto, sul piano della lotta alle reali discriminazioni, tramite queste battaglie. È come credere che per essere tutti più uniti e paritari si debba e possa parlare l'esperanto a livello mondiale. Io preferisco dedicare le mie risorse, intellettuali e materiali, a qualcosa di più sostanziale.
Grande, una cosa che pensavo da tempo e che finalmente qualcuno come te ha la capacità di spiegare che certe battaglie ideologiche sono fondate su premesse sbagliate.
Io ti ringrazio per questo discorso: ho avuto varie discussioni su questo tema, perché l'uso dell'asterisco, al fine di non offendere certe categorie di persone, lo trovo ridicolo. Sono sempre stata attaccata, nonostante sia laureata in lettere e abbia una certa cognizione dell'argomento: ciononostante, passavo per 1) maschilista 2) insensibile 3) provocatrice. Dicono che il mio problema siano i modi, perciò ringrazio che tu, col tuo umorismo, abbia espresso il mio pensiero in maniera chiara, corretta e appunto, divertente 😃
Il giapponese.... In Giappone la traduzione della parola "amico/a" è universale nel senso che va bene come maschile singolare/plurale e femminile singolare/plurale. Tomodachi... Amico, amici, amica, amiche.... Peccato che il Giappone sia un paese molto sessista. Ho detto tutto, fateci voi il ragionamento che volete. Grande Roberto, è sempre un piacere ascoltarti
Sono d’accordo con te, Roberto. Intervento geniale e profondo. E a pensar male, verrebbe il dubbio che chi propone queste battaglie senza senso lo faccia per distogliere l’attenzione da problemi ben più concreti e importanti.
Ciao Roberto, trovo le tue riflessioni molto interessanti, ho sempre pensato anche io che spesso questo tipo di battaglie sociali, importantissime, vengono combattute su terreni in cui si rischia di perdere di vista l'intento principale. Ti scrivo perché il primo esempio linguistico che hai portato, quello dei bambini, mi ha fatto venire in mente le lunghe conversazioni che facciamo insieme con la mia fidanzata riguardo questi argomenti. Lei non è completamente d'accordo con me (e quindi non lo sarà nemmeno con quanto dici nel video, lo scoprirò quando lo vedrà...) ed essendo entrambi insegnanti ci confrontiamo soprattutto su quanto di più profondo ci muove nel nostro lavoro: la malsana idea di voler cambiare quello che non ci piace nel mondo, un pezzetto alla volta. Lei insegna in una scuola primaria e ogni giorno, entrando in classe, saluta dicendo:"ciao bambine e ciao bambini". Io sono d'accordo con quanto dici nel video ma mi piace pensare che quei bambini e quelle bambine, grazie a quel saluto un po' insolito, si sentano tutti coinvolti in quel momento educativo in cui, con molta probabilità, impareranno a costruire una società futura in cui non ci sarà più bisogno di porre l'attenzione su "problemi" linguistici di questo tipo in quanto saranno crollate le differenze di genere che li fanno sembrare problemi. Ti saluto, complimenti per tutto quello che fai.
Roberto, l'abilità e la sincerità con cui affronti questi temi mi stupiscono sempre. Sei in grado di rendere un argomento, in partenza sofisticato e insidioso, leggero e divertente, in modo che sia fruibile e divertente per un pubblico non preparato. Ti ringrazio caldamente per questo video.
Hai riassunto perfettamente quello che è il mio pensiero sull'argomento. E mi occupo di filologia, puoi immaginare quanto sia importante per me la lingua e le sue evoluzioni!
Ma io come vivevo prima di conoscere te e il tuo canale? Scherzi a parte, questo video è meraviglioso, hai espresso alcuni pensieri che avevo formulati anche io ed altri che sono per me interessanti e fonte di riflessione.
Grazie per questo video, oltre a tirarmi su il morale mi hai ricordato quanto sia bella la nostra lingua. Da studente di lettere sono d'accordo con tutto quello che hai detto e temo che visti i tempi che corrono qualcuno potrebbe cogliere in malo modo la tua provocazione.
Non credo che questo discorso di correzione della lingua sia nato per i diritti femminili. Certo, non si può negare che questo discorso sia stato portato avanti, ma non credo che l'origine del "problema" sia legata alla discriminazione nei confronti del ruolo del genere femminile. Da qualche tempo a questa parte, è diventato di dominio pubblico che il genere biologico e l'identità di genere siano due cose completamente diverse. Effettivamente, esistono persone ermafrodite e androgine che quindi hanno caratteristiche poco definite come seni e fianchi femminili ma la presenza di un pene con testicoli, corpo villoso con petto definito ma anche vagina funzionante e con ciclo mestruale. Esistono anche persone che, sebbene abbiano un corpo completamente maschile, hanno identità di genere completamente diversa e si ritrovano alienati dal proprio corpo tanto da essere disposti a qualsiasi cosa pur di cambiare aspetto. Come la disabilità un tempo veniva ignorata, e un ragazzo con la sindrome di Asperger veniva etichettato come pazzo o come "un po' particolare", anche queste caratteristiche, sebbene rare, sono state completamente ignorate per molto, moltissimo tempo. I medici, giustamente, avendo a che fare con un neonato, vede la presenza di un pene o di una vagina, la comunica, ed ecco che lo stato prepara tutte le scartoffie del caso e il neonato col pisellino si ritrova ad essere maschio, con un nome da maschio, e magari un intero armadio di vestiti e giocattoli smessi da un fratello maggiore. Chi può sospettare che in piena pubertà il ragazzino si ritroverà ad avere dei seni molto sviluppati e l'esigenza di identificarsi con le altre ragazzine? O che in ogni caso, senza sviluppi fisici anomali, non si renda conto di essere nel corpo sbagliato? Ora, visto che viviamo in un mondo che mira all'inclusione (a volte in modo esagerato e poco cosciente, ma con buone intenzioni dopotutto) è logico che la prima domanda da fare a un ragazzino o ragazzina in questa situazione sia: Sei un maschio o una femmina? Maschio o femmina non è poco. Può significare moltissimo. I tuoi diritti cambiano, il bagno in cui sei accettato cambia, la tua possibilità di partecipare a certi concorsi e scuole cambia. Purtroppo, anche lo stereotipo che si avrà di te sarà diverso. Quindi come ti possono rispondere? Alcune persone riescono a dire "sono un uomo/ sono una donna" e a cambiare sesso se necessario con un'operazione, ma non tutti riescono a fare una scelta. Quando una persona nasce, cresce e si forma in modo definito a cavallo tra due sessi, come può sceglierne uno solo? In lingua inglese, sono state proprio le persone con questo problema a proporre una soluzione: in inglese esistono He (maschile) She (femminile) It (neutro). It è The Chair o The Table, che cambia? Se qualche cosa non ha genere, allora è It. Alcune parole, però, in inglese hanno bisogno di differenze tra maschile e femminile, ma essendo una minoranza di parole le si evita o si usa l'asterisco. Parlando con queste persone in inglese, tutt'ora, si usa It che permette di parlare tranquillamente senza usare generi. Purtroppo in italiano non è possibile, e qualche gruppo di persone abituate a questo concetto in inglese, hanno pensato, prestando poca attenzione, di mantenere la regola dell'asterisco in italiano. Il problema che in italiano non sono The Chair e The Table ma La sedia e Il tavolo. Uno maschile e uno femminile. La nostra lingua, molto poetica, ha deciso che le sedie fossero femmine e i tavoli maschi. Però i seggiolini sono maschi e le tavolate femmine. Voler usare il maschile o il femminile su qualcuno che non è né maschio né femmina è effettivamente offensivo, ma la soluzione degli asterischi è balorda. Significa non aver capito il funzionamento stesso della lingua italiana. Tutt'ora, purtroppo, nei social la comunità LGBT (di cui io stesso faccio parte) insiste in questo metodo e osa offendersi ad ogni incomprensione da parte di chi non fa parte di questo mondo e non lo comprende. Di certo il maschile e femminile italiano utilizzato per il plurale o per gli oggetti è innocuo e innocente, ma esiste una soluzione per parlare con una persona dal genere particolare senza incappare anche solo in verbi come "sei stata vista / sei stato visto" o aggettivi come "bella / bello"? Non capisco perché non alternare le due forme se proprio necessario. Capisco la minoranza e che non sia un caso nazionale per cui modificare un intero linguaggio, ma mi chiedo se esista una soluzione semplice per soddisfare l'esigenza di questa minoranza. Se una soluzione ragionevole ci dovesse essere allora perché non usarla?
Bellissimo! La lingua non ha sempre una logica. Se avesse una logica allora la doppia negazione dovrebbe fare un'affermazione: una frase come "non c'è nessuno" dovrebbe significare allora "ci sono tutti". E in realtà non è così. La lingua è data dall'uso che ne fanno i parlanti. Ancora complimenti Roberto, ogni volta mi lasci arricchito e felice.
Questo, con il video dove tocchi l’argomento più generico del peso che diamo alle parole dimenticandoci del peso che dovrebbe avere il concetto (“vorrei un mondo dove non si dice diversabili ma dove la parola andicappato non sia un’offesa”cit.), sono molto simili ed esprimono in maniera compiuta un pensiero che ho da tempo ma che non riuscivo a trasmettere con questa precisione. Grazie
Come al solito magistrale. Una precisazione però: la “u” che tu hai inventato di sana pianta, in realtà ad oggi viene utilizzato (come la scevà e l’asterisco) dal femminismo e dalla comunità lgbt. La realtà, a volte, davvero supera la fantasia :)
Questo video è geniale e fantastico, da far vedere a tutte le persone (un femminile che indica anche uomini) che si ostinano a non ragionare e propagandare fesserie pensando si tratti della vera parità di diritti.
Sono d'accordissimo con te, spesso evito di dirlo per non offendere chi penso possa essere sensibile a questa cosa, però credo che soffermarsi su questi aspetti linguistici sia inutile e rischi anche di distoglierci dal cuore del problema che è il nostro comportamento, nei confronti degli uomini e delle donne, ogni giorno.
Brillante il ribaltamento del sessismo linguistico, grazie, ne farò uso Un piccolo contributo: ho dovuto spiegare al figlio liceale la regola che riguarda il maschile/femminile intrinseco nei ruoli come sindaco/a, presidente/a, la barriera/?, che tanto stridono nelle orecchie, perché, la prof. di italiano che per altro merita tutta la stima, ha spiegato che dovendo insegnare l'italiano contemporaneo non può correggere segnando errore come la sua sensibilità la porterebbe a fare. Questo mi porta a pensare che forse il latino e una lingua più viva dell’italiano, lingua rantolante la quale storpia suoni stranieri per ogni nuovo rantolo. Ps. Come dice la poetessa, le vocali sono l’espressione dei sentimenti che stanno dentro le parole e i sentimenti non hanno genere, ha genere chi prova i sentimenti
Sei un grande, ti stimo sempre di più ! I tuoi video sono illuminanti, Quando li guardo spesso mi viene da applaudire e mi dispiaccio del fatto che non possa farlo davvero dinnanzi a te.
Riassumendo: i terrestr* fissano il dito mentre il Diavolo, che tutto sa, si gode la vista della Luna. Ennesimo video impeccabile, grazie per la cura ed il tempo che condividi con noi.
Bravissimo, come sempre. Finalmente viene espressa con saggezza una posizione largamente condivisa, in barba al politicamente fastidiosamente corretto (per alcuni); queste paranoie moderne, fra l'altro, stuprano la creatività e la profondità dell'arte della parola ed è una dimostrazione di ignoranza più che di tolleranza.
È stato un video veramente bellissimo, hai comunicato con un'espressività e un repertorio di argomenti a favore della tua idea, dei pensieri che accomunano tantissime persone, anzi, credo la maggior parte degli italiani. Sono sempre più fiero di essere entrato nel programma Patreon ad ogni video che esce ed invito tutti quelli che stanno leggendo questo commento a fare lo stesso, perché contenuti di questo tipo e la soddisfazione di sapere di aver contribuito, anche in minima parte, valgono molto, molto di più che quei pochi spiccioli. Ancora complimenti Roberto.
Io credo che il linguaggio sia stato creato tanto a seconda della migliore sonorità, mi ricordo che da piccolo a scuola indovinavo le parole che ancora non conoscevo semplicemente pensando a come sarebbe "suonata" meglio!
Mitico come sempre, anche quando non sono completamente d'accordo :D mi interrogo spesso sull'argomento, anche visto il mio ruolo da insegnante. la questione schwa e linguaggio inclusivo, per come l'ho capita io anche ascoltando alcune interviste di Vera Gheno, ha una prospettiva un po' diversa. Non si tratta di discriminazione come l'hai raccontata nel video, ma di esclusione. Parlare solo al maschile può tagliare fuori chi nel maschile non si identifica, quindi non solo il genere femminile ma anche chi si definisce come non-binario. È evidente che il schwa non è la soluzione, è un problema culturale. Però se iniziamo a fare attenzione all'inclusione anche nel linguaggio, forse riusciremo a scardinare alcuni meccanismi radicati nella società che ci portano ad essere, a volte anche involontariamente, esclusivi nei confronti degli altri. Grazie sempre per le tue riflessioni :)
Da appassionata di linguistica, ci tengo a ringraziarti per aver condiviso la tua opinione sul dibattito "La lingua italiana è sessista?". La tua non è una posizione molto diffusa, ma per quanto mi riguarda è del tutto condivisibile. Quello che apprezzo maggiormente è il tuo coraggio nel portare avanti questa riflessione impopolare in uno spazio pubblico. Grazie per i tuoi contributi sempre attuali, concreti e mai banali 💪🏼❤️
@@marcoboschetto6891 Che poi lo sa il diavolo il motivo per cui sia sia diffuso come nome unisex... Andrea viene da andrós, che significa uomo in senso opposto alla donna -- come in andrologo o androgino.
Posso dire che ti adoro? Onestamente nella mia "ignoranza" ho sempre dato per scontato argomenti del genere, ma sentirti mentre analizzi certe incoerenze è sempre bello.
Secondo me come in ogni epoca, anche nella nostra ci sono degli estremismi. La lotta alle forme di discriminazione sociale (sulla razza, sul genere, sull'orientamento, sull'ideologia, ecc.) è oggetto di riflessioni e battaglie, primariamente giuste ma che possono degenerare in forme non meno opprimenti e ridicole del loro opposto.
Quindi la proposta di una lettera inventata in fondo a una parola è oppressivo come, non so, lasciare affondare i barconi a largo di Lampedusa. Uguale, opposti estremismi proprio.
Mi chiedo cosa c'entrino i barconi con la lotta alla discriminazione. Imporre un certo habitus linguistico è una forma di oppressione. Tempi, modi e quantità non definiscono le forme. D'altronde la discriminazione di genere non si configura sempre in forme gravi come la pratica del licenziamento in bianco per maternità, ma anche una battuta in un momento cruciale di una riunione di lavoro può esserlo.
@@davideiezzi362 quasi nessuno ha il potere di imporre una lingua, è molto difficile anche se tenta di farlo il ministero dell'istruzione di uno stato autoritario, quindi direi che puoi smettere di preoccuparti, è un falso problema. Le persone che lasciamo affondare a largo di Lampedusa le lasciamo affondare solo perché sono razzializzate e povere. Se ci fosse un naufragio di una nave da crociera tutte le forze navali europee convergerebbero per salvarli. Le morti nel Mediterraneo sono il frutto di una discriminazione per classe e razza. Essere lasciati morire affogati per il colore della propria pelle è un'oppressione. Un asterisco in un commento non è un'oppressione.
Caro Roberto, Concordo pienamente con il tuo ragionamento coeso, coerente e sensato In una stories ho consigliato di vederlo, taggando una page che parla di questo che ha migliaia di seguiti Uno dei miei sogni ora è che questo video arrivi a tutta Italia Se qualcuno può, vi chiedo di condividere questo video(anche gli altri sono interessanti), ma questo era necessario
Stupendo @Roberto Mercadini! Il contenuto di questo discorso è oggetto di mie discussioni da quando ero alle medie (ora ho 32 anni) e in questi ultimi anni più che mai è attuale. Grazie per questa ricca discussione, linkerò il video a parecchƏ personƏ ;)
Le parole sono così importanti? Mi sembra più una battaglia per estremi che un luogo di discussione sano e ragionato, ma se le mie miserabili capacità di comunicazione non siano valide per cercare di esprimere i miei pensieri, che cercano di comunicare idee, concetti e dovrebbero essere il ponte che mi permette di esprimermi e diventare parte della società, crescere, imparare, migliorare... Grazie Roberto, al solito le tue doti di "paroliere" mi incantano... quindi tu sei un fachiro ed io una povera serpe 😘
Premetto che non conosco questo canale, questo video mi è stato linkato da una persona con cui ho avuto una discussione sul tema asterisco gender neutral. Però un commento vorrei farlo. Quando le persone cercano un linguaggio più inclusivo, non lo fanno perché la lingua è sessista. Lo fanno perché il linguaggio è un mezzo di comunicazione, direi IL mezzo di comunicazione, e influenza, in un modo o nell'altro, la visione del mondo di chi lo usa (non c'è bisogno di inventarsi studi comparati con il giapponese, esistono già ricerche in merito all'ipotesi Sapir-Whorf). Qui parla di comunicare meglio in una società dove il maschile non dovrebbe più essere il default e il femminile l'eccezione. Ancor di più si tratta di comunicare, al livello metalinguistico, che il maschile non è il default e che il femminile non è l'eccezione, normalizzando espressioni realmente non marcate. Queste espressioni avranno successo? Magari no, ma i tentativi sono già in sé segno di un progresso. Aggiungo che purtroppo è un privilegio - anche se dovrebbe diventare un diritto - poter avere una visione del mondo "cieca" alle differenze di genere. Un privilegio di cui spesso le donne non godono, essendo la loro presenza tutt'altro che scontata in molti ambienti lavorativi e istituzionali, per non parlare di quanto può pesare il ruolo di genere femminile nel quotidiano. Non parlo nemmeno, qui, delle persone di genere non binario, ma l'inclusività del linguaggio è pensata anche per loro. Si è lottato molto (e ancora si lotta) per infrangere il glass ceiling, è naturale che la lingua rispecchi i cambiamenti sociali ed è anche piacevole ottenere finalmente riconoscimento. La creazione di un linguaggio inclusivo a tutti i costi è una questione prioritaria? No, non direi, ma si possono anche affrontare i problemi su più fronti contemporaneamente. In più, nello scritto l'asterisco è ormai un diffuso e noto sostituto all'insopportabile "-i/-e". Non è meno comprensibile, è più inclusivo e ha una grafia più semplice. Non ci sono le basi per fare un'argomentazione funzionalista, l'asterisco è già invalso nell'uso. Nel parlato forse non si userà mai lo schwa, ma si possono usare perifrasi o dire semplicemente "persone", cosa che in molti già fanno senza problemi. Intendiamoci: scegliere di non usare l'asterisco per ragioni pratiche, pur supportando la causa dell'inclusione, è una valida scelta comunicativa. Nessuno verrà mai corretto perché ha usato il maschile non marcato, e mai nessuno si offenderà perché non sono state utilizzate espressioni gender neutral. Ma perché opporsi attivamente a chi le usa, comunicando ancora una volta alle donne (e alle identità marginalizzate) che anche i più piccoli cambiamenti atti a includerle non sono i benvenuti?
Tutto giusto, per carità, ma il problema del tuo ragionamento è un altro: il maschile non è il default e il femminile non è un'eccezione. È un modo un po' distorto di vedere il problema, la premessa non è corretta 😅
@@Dharack in molti ambienti lavorativi e soprattutto accademici il maschile era il default fino a nemmeno troppi anni fa. Non solo in senso linguistico, peraltro. In molti posti lo è ancora, semplicemente perché in molti ambienti la rappresentanza femminile è quasi minima. Non dico che sia un problema di per sé (casomai è il sintomo di un problema), ma, nel dubbio, potremmo iniziare provando a far sentire qualsiasi persona la benvenuta. E lo dico anche in merito agli ambienti in cui la maggioranza femminile è schiacciante, perché in fondo avere il monopolio sulle professioni sottopagate non è chissà quale conquista.
Per me è vero l'esatto contrario di quanto sostiene lei. La discriminazione la fa chi si pone il problema, volendo etichettare tutto e tutti creando di fatto delle differenze tra gli individui. E per differenze intendo categorie: categoria femminile, maschile, etc. Chi non discrimina non si pone neppure il problema. La lingua include già tutti, senza mettere cartellini identificativi: le persone, l'umanità, la gente, l'essere umano, l'uomo... chi non discrimina non sente la necessità di differenziare e questa è, a mio parere, la vera inclusività.
Mah, è la mentalità comunque a cui si dovrebbe puntare secondo me, si possono atteggiamenti discriminatori anche se si utilizza il linguaggio più inclusivo del mondo.
Semplicemente molta gente prende "a cuore" queste battaglie da social, perché non ha voglia di fare qualcosa di concreto, ma solo di lamentarsi, di sentirsi nu' bravo guaglione e di stare dalla parte del "giusto"; tutti gli altri, al di fuori di questa linea di pensiero, sono nemici, bigotti, razzisti, ecc... Impossibile ragionare con chi crea faide, polarizza qualsiasi discorso e attua estremismi o prende pensieri estremisti come dogma. Bisognerebbe cercare di essere più pragmatici, analitici e moderati, per non scadere nel qualunquismo o peggio. Mi deprimo, sapendo che alcuni elementi di spicco del Parlamento e del panorama politico, perdano tempo con certe cavolate (che sia per semplice propaganda o per vera ideologia), ma la cosa peggiore è che questo tipo di battaglie non siano nemmeno il fondo del barile.
Video molto interessante. Invito chi potesse essere interessato al tema in questione (linguaggio e giustizia sociale) a recuperare il primo capitolo del testo di Francesca Piazza "La parola e la spada" (in particolare dal quarto paragrafo al quinto). Lí si parla esattamente di questo tema, e viene spiegata la motivazione per la quale queste riflessioni sul linguaggio sono anche importanti, ma in ultima istanza risultano essere fallaci in partenza, inapplicabili, controproducenti quando applicate e dagli effetti imprevedibili. Cito alcuni brevi passi: "Il rischio più grave della tendenza ad isolare il verbale da ciò che verbale non è (o sembra non esserlo) è quello di restare intrappolati tra due estremi entrambi sterili. Da un lato, la completa svalutazione del ruolo delle parole nella realizzazione della violenza: [...] è la posizione di chi sostiene che, alla fine, sono solo parole, perché scaldarsi tanto? [...] Dall'altro, la ricerca a tutti i costi del politicamente corretto: [...] è la posizione di chi, in modo quasi ossessivo, si ostina a trovare [...] la parola più giusta (giudicata neutra) nella convinzione che questo basti ad annullare la carica violenta delle parole offensive". Ancora: "[...] al fondo di questa contrapposizione si cela una tensione tra due istanze entrambe legittime. Da una parte l'esigenza di sfuggire all'illusione, se non all'ipocrisia, di credere che gli interventi sul lessico siano sufficienti a modificare le relazioni umane e i rapporti di forza. Dall'altra, la consapevolezza dell'importanza delle parole nella nostra vita e del potere, anche violento, che esse sono in grado di esercitare". Ultimo punto sulla questione: pag. 22-23. Si parla del fenomeno della "riappropriazione linguistica" di un termine offensivo da parte del gruppo/parte lesa (N-word, parole con connotazione omofoba o sessista, ecc.). L'idea alla base, è che il termine cessa di essere offensivo nei confronti del gruppo, quando il gruppo abbraccia il termine, normalizzandolo, rendendolo uno strumento di riferimento interno ed esterno, sensibilizzando (nel contempo) sulle tematiche della discriminazione. Si cita un caso, considerato "riuscito" di questo fenomeno: il termine "queer". A partire dal significato originario, esso aveva assunto il significato di "deviante". A seguito di lotte (svoltesi negli anni '90) condotte dalla comunità gay, oggi viene considerato per lo più un termine neutro, ovvero non offensivo, che indica un individuo la cui sessualità non rientra nelle categorie ritenute tradizionali, considerandolo un sinonimo di gay e lesbian (quindi, è indicatore di un orientamento sessuale non tradizionale) . Quindi è stato un successo? Assolutamente no. Perché originariamente, la battaglia della comunità gay, consisteva nel tentativo di staccare la parola "queer" (intesa come "deviante") dall'accostamento che si faceva con "gay" e "lesbian". L'idea era che queer dovesse significare "non allineato alle strutture convenzionali di orientamento sessuale", e quindi, che "non convenzionale" non vuol dire "deviante". Queer doveva rimarcare non le preferenze, ma la non convenzionalità; associarlo a gay e lesbian (che denotano orientamenti sessuali specifici), è esattamente l'effetto opposto da quello prospettato. In un commento di risposta a questo, vorrei argomentare molto più brevemente in favore del fatto che l'italiano possieda forme plurali neutre, e che questo tentativo parta da una incomprensione di fondo della storia dello sviluppo della lingua italiana.
L'italiano ha forme plurali neutre. Come si argomenta questa posizione? Molto semplice: dobbiamo chiederci da dove viene, storicamente, l'italiano. La domanda è complessa, perché la storia della lingua italiana è complessa, ma sicuramente, una delle principali influenze a livello strutturale della lingua italiana, è quello del latino. Il latino, rimane la lingua dotta, la lingua della cultura, fino al XIII secolo, quando, sulla sua base (insieme a molte altre influenze), il volgare fiorentino (a sua volta "lingua" dalle influenze miste e complesse), "diventa" (scusate le semplificazioni), la lingua italiana. Le influenze sono enormi, sia a livello grammaticale, che sintattico. Questa è una delle motivazioni per le quali la lingua italiana viene definita una lingua latina. Il latino ha il neutro. Qual è la funzione del neutro? Cosa indica? Tutti gli elementi per i quali non è individuabile o attribuibile un genere (quindi: cose, gruppi, a volte elementi astratti, eccetera). In italiano, vestigia del neutro, sono molti plurali in i, i quali, non a caso, spesso riguardano insiemi, o sono plurali collettivi (tutti, bambini, molti, nomi, eccetera). La confusione si genera proprio in virtù di due elementi: 1) l'italiano non ha più un caso neutro, e molte delle desinenze che appartenevano al neutro plurale, si sono trasferite alle forme maschili e femminili (la i, ad esempio, è presente in molti nominativi plurali neutri, la "a", lettera presente in molte desinenze femminili, è spesso un nominativo plurale neutro); 2) abbiamo plurali alternativi maschili e femminili; questo causa ambiguità linguistiche non presenti in latino (bambini può indicare sia un insieme imprecisato di bambini - uso neutro -, ma contemporaneamente un insieme di bambini maschi; inoltre, abbiamo anche il plurale femminile del termine; questo confonde molto le cose). In ultima istanza, vorrei dire, appunto, che non è vero che "non si sa". È vero che molte trasformazioni della lingua si sono perse nel tempo, ma è anche vero che riflettendo sulla lingua, con occhio storico, senza pregiudizi, si può ricostruire il perché grammaticalmente alcune cose stanno in una certa maniera. Non serve neanche essere un linguista (certamente quello aiuta moltissimo a capire meglio e più a fondo), serve solo, ironicamente, non avere pregiudizi, o tentare di approcciarsi senza pregiudizi alle questioni in esame.
"Fece da rimedi /ə/ , piccola tragedi /ə/" Cit. "Cateto" di Elio e le storie tese. I quali attraverso l'utilizzo della Scevà trovarono l'artifizio per fare una rima tra una parola che finisce in ...dio con un'altra che finisce in ..dia. Geniali!
Ciao Mercadini, premetto che questo è il primo video che guardo sul tuo canale, ma mi sembri una persona con la quale si può ragionare, pertanto ci provo. Volevo esporti una posizione trans-femminista sul tema. Molto tranquillamente, credo che il problema principale quando si tratta questa tematica su UA-cam Italia e/o sui social sia dato dalla mancanza di vere e proprie letture sull'argomento o la mancata frequentazione degli spazi politici che le promuovono. Il femminismo non è un blocco unitario, tant'è che già negli anni 70 le lesbiche non si sentivano rappresentate dalle battaglie portate avanti dalle femministe liberali, difatti, finirono per disidentificarsi con l'essere donna. Una lesbica non è una donna, è una lesbica. Dove sta scritto che donna=vagina (genere biologico), e se sta scritto da qualche parte sono menzogne, saperi da bruciare, direbbe la Witting che è in me. Ciò è infondato perché "donna" vuol dire troppe altre cose, così come "nero" ad un certo punto voleva dire schiavo, forza lavoro, etc., e non si limitava a descrivere un colore della pelle, ma una condizione sociale, economica, legale. La questione è quindi puramente politica, trascende i fronti su cui si muove. Ciò che queste pratiche linguistiche mettono in discussione non è tanto l'arbitrarietà della lingua, ma il modo in cui la lingua viene utilizzata per costruire identità sessuali e di genere che, spero si possa concordare tutte (femminile universale usato come rivendicazione storico-politica, un esempio che ti mancava), sono categorie sociali alle quali sono associati ruoli, attitudini e posizioni determinate nel mondo. Proporre una nuova immagine dell'uomo piuttosto che della donna non è l'intento di un certo femminismo, lo è invece rompere con una cultura egemone che non si muove verso la totale autodeterminazione. Questi interventi mirano a squarciare l'immaginario che abbiamo ereditato per aprirci a qualcosa di altro. Mutare l'Altro lacaniano, se così si vuol dire. Se è vero che l'inconscio opera nel simbolico e lo ripete, allora per forza da cambiare è il "dizionario", o almeno così mi piace interpretare quel luogo che pre-esiste il soggetto e nel quale esso si muove. Il dizionario non s'inventa, ma si può cambiare ed è cambiato nel tempo e cambierà, così come le strutture grammaticali e linguistiche. Intervenire sulla lingua significa intervenire sulla possibilità di soggettivarsi attraverso l'unico modo che esiste per farlo, la ripetizione del dizionario (che comprende tutti i linguaggi compresi quelli visivi, gestuali etc). Una lingua aperta all'autodeterminazione è una lingua che forma soggetti con gradi di libertà maggiore, che permette di espandere la carta dei diritti, di non vivere nella paura, nella minaccia, nella repressione, in pieno spirito europeo e progressista, se sono parole che ci piacciono. Non essere in grado di esprimerci neutralmente limita invece le nostre capacità; ad esempio è difficilissimo fare un discorso non-binario in italiano, o cambiare il proprio nome con uno che non sia caratterizzato dal punto di vista del genere. Sono cose da farsi, immaginari da costruire e che piaccia o meno qualcunx lotterà per averli, partono da un bisogno intimo, personale di certe soggettività, non è affatto una formalità, ma il tentativo di alcuni individui di realizzarsi pienamente. È tutto fuorché una battaglia o un confronto pacato fra maschi e femmine.
Grazie del contributo, Sao Paolo! Se ho ben capito, la questione del plurale neutro non riguarderebbe tanto le discriminazioni verso le donne, quanto quelle verso le persone omosessuali e transessuali. Mi confermi che è così? Questo è quanto mi stanno scrivendo nei commenti alcune persone transessuali.
@@RobertoMercadini Ti porto ovviamente la mia esperienza personale ed intellettiva, confermo solo la mia opinione e le mie letture con quello che dico. Non soltanto transessuali ed omosessuali, ma anche intersessuali, lesbiche (che non sono né donne né omosessuali), queer, asex e non-binary. Il dispositivo repressivo che nella theory queer-femminista si conforma come "regime fallocratico" ed "eteronormativo" colpisce tutte le minoranze sessuali, di genere ed etniche. Il femminismo è comprensivo di tutti questi temi e le sperimentazioni linguistiche che si stanno portando avanti sono parte di una lotta globale che col tempo ha assunto caratteri trasversali. Ti faccio un esempio: dallo psichiatra si mandava la donna perché "isterica", l'omosessuale perché "invertito" ed il transessuale perché "disforico" per riabilitare queste "soggettività malate". In psichiatria si è intervenuto psicoattivamente su tutti questi soggetti con metodi invasivi, con la segregazione, oltre che con la discriminazione e l'esclusione, tutto nella stessa struttura, con i medesimi rettori. La stessa cosa la facevano le altre istituzioni di "normalizzazione eteropatriarcale" (famiglia, scuola, ospedale, prigione, etc.) ognuna con le sue pratiche. Questo perché non era possibile costruirsi un'identità che non fosse conforme al "regime", cioè al governo, all'amministrazione dei corpi. Qui entriamo in un ambito prettamente biopolitico, cosa posso fare del mio corpo, dove posso stare? Le donne con il femminismo partono da qui, perché non posso autodeterminarmi, perché devo essere madre, perché devo stare a casa? Questo farsi domande è la vera piattaforma del femminismo intersezionale e raccoglie tuttx quellx che facendosi domande si sono trovatx segregatx, discriminatx, esclusx, sedatx o uccisx. Per alcune persone il punto non è stato riscrivere il significato di donna, perché la donna esiste solo in relazione all'uomo, o di omosessuale, il quale esiste solo se esiste l'omofobia, o di transessuale, che c'è solo se esiste la binarietà, per alcune di noi il punto è stato uscire da quella precisa determinazione ed il neutrale è una buona apertura, una zona franca da conquistare per non subire ulteriori abusi e per tentare di autodeterminarsi, o per avere la libertà di non determinarsi affatto. Vorrei consigliarti una lettura, è la postfazione a un'edizione di "Desiderio Omosessuale" di Hocquenghem, la trovi facilmente su internet, si chiama "Terrore Anale" di Preciado. Penso sia una buona introduzione a questo discorso che, come ripeto, credo sia importante spingere al di là del binario. Grazie per avermi letta e risposto.
Ciao, Premetto che probabilmente sbaglierò nel dire qualcosa, ma sono ben interessato a confrontarmi, e anche ad imparare qualcosa di nuovo. Esporrò alcuni pensieri su delle cose che hai esposto, ed eventualmente correggi, se sbaglierò in qualcosa. Ora, sulla posizione in cui hai differenziato femminismo e lesbiche che si sono dis identificate da donne, hai utilizzato “genere biologico”; per quelle che sono state le mie lezioni di filosofia della biologia, sesso e genere sono spiegati come concetti separati, proprio per creare questa divisione tra natura e cultura, e quindi non creare confusione. Infatti, molto spesso, mi imbatto in persone che dicono “il genere è una costruzione sociale dell’individuo, con ruoli sociali e caratteristiche culturali che vengono assegnati ad un sesso”, e poi, in altre occasioni, “genere” che viene usato per parlare di persone, riferendosi al sesso: è una confusione interna a chi appartiene o sostiene questo immensa corrente di pensiero, oppure semplice ignoranza terminologica? (Questo diciamo è più un chiarimento che vorrei avere.) I punti su cui io sono, grossomodo, critico è che, le differenti proposte di generi ulteriori si fondano su due punti (perlomeno queste ho conosciuto, o mi pare di aver incontrato): 1) persone intersessuali che verrebbero escluse dal linguaggio attuale. 2) persone che, per la loro sensibilità (concedimi il termine), non trovano una loro dimensione, un loro spazio, nel linguaggio attuale. Per il primo caso mi viene da ammettere che, effettivamente, il linguaggio non include persone intersessuali; però, c’è da dire che, dati alla mano, le persone intersessuali sono circa l’1,5 - 2% della popolazione, e una persona intersessuale comunque ha tratti fenotipici, tipici di uno dei due sessi. Quindi l’eventuale utilizzo del linguaggio con maschile o femminile, mi verrebbe da dire, sarebbe una approssimazione per eccesso; sicuramente non perfetto, però funzionale al fatto di essere usato nella maggioranza delle situazioni di relazione con le altre persone. Il secondo caso, che è sicuramente quello più delicato per quello che traspare a me, presenta, secondo me, un problema principale: che è quello dell’elevare il genere come se fosse un principio immateriale, che esiste a prescindere dall’essere umano, in quanto entità biologica (e quindi qualcosa di oggettivo e misurabile). Indubbiamente un linguaggio più ampio, essendo più ampio, ha molte più possibilità di espandere la soggettività dell’individuo; però, uno dei grossi problemi di questo espandere la soggettività, sarebbe lo sfociare nel relativismo. Cioè, per consentire ad ognuno di realizzarsi, il linguaggio diventerebbe talmente personale, da non poter avere uno standard che gli consenta di essere trasmesso con l’insegnamento. Poi, magari, parlo dalla mia condizione di ignoranza, però, trovo che, per la mia esperienza, il linguaggio attuale offre già molte possibilità per slegarsi rispetto a certi schemi precostituiti e assegnati. Mi verrebbe da dire che, qualsiasi filosofo o filosofa, mettendo una certa dedizione nello studio, e tentando di riflettere con le sue conoscenze acquisite su tutto ciò con cui si relaziona, tende a slegarsi rispetto alla sua condizione corporea. Perlomeno, questa è la mia esperienza da studente di filosofia che mi porta a dire, parafrasando Seneca “il corpo è una macchina a cui bisogna dare l’olio per farlo funzionare bene, ma il di la di quello non gli devo nient’altro.”; ecco, secondo me, in una certa misura, anche senza linguaggio neutro è possibile trovare un proprio spazio. Secondo me, servono, più che altro, strumenti di pensiero. Però, ripeto, sono ignorante su molte altre cose. Una cosa che però mi viene da dire è che, un linguaggio deve avere dei fondamenti oggettivi per poter effettivamente essere utilizzato e insegnato; banalmente, io, maschile e femminile, li ho sempre utilizzati per riferimento a tratti fenotipici, non li ho mai pensati per riferirmi ad un eventuale identità culturale dell’individuo. Uomo e donna, intensi come identità culturali, non esistono di per sé, ma esistono come legate ai loro tratti fenotipici.
@@Human_Pizza Ciao Gabriele, intanto ti chiarisco subito che non sono qui per dimostrare nulla, quindi non ti correggerò né mi posizioneró in maniera distaccata dalla questione per avere una pretesa scientifica, cosa che trovo alquanto nociva in filosofia. Ho usato "genere biologico" come referente di un'argomento a cui il mio discorso andava proprio contrario. Io nego il "genere biologico" e qualsiasi forma di essenzialità tanto quanto mi sembra inutile parlare di sesso o distinguere natura e cultura. I tratti fenotipici che caratterizzano le categorie di "donna" e "uomo" sono, a mio parere, pure contingenze, tant'è che la tecnica è oggi capace di rimodellare completamente un corpo e sarà sempre più possibile con l'avanzamento delle nano-bio-tecnologie. I paradigmi biologici degli esseri organici sono per l'appunto adattivi ed è possibile superare in effetto la contrapposizione binaria uomo/donna. La mia argomentazione si colloca però in una prospettiva ben più ampia e vede il processo antropogenetico come un'evento attualmente in corso, cioè verso un umanità che deve ancora venire, quindi non ritengo di volermi inserire in un discorso prettamente post-umano. Detto questo, un processo di transizione globale su base linguistico-genetica mi pare qualcosa di auspicabile e non credo che andrebbe a minare la nostra capacità di insegnare. Sicuramente interromperebbe la riproduzione di un certo tipo di saperi e di poteri che per contrario gridano al terrorismo o al relativismo di noi "manichei" che ci auguriamo la loro morte. Se parafrasiamo Seneca con Deleuze e Guattari "il mio corpo è una macchina fatta di organi-macchina e partecipa al sistema di produzione della natura, l'olio che le serve è quello che mi è richiesto dalle sue componenti, ma se cambio le parti posso scegliere l'olio, se diesel e benzina inquinano, scelgo l'elettrico". Qui si tratta di scegliere e reinterpretare il mondo, in questo non è niente più che un discorso politico, se proprio vogliamo, di design. Sicuramente ciò non ci porterà a un grando più alto di incomunicabilità, questi sono tutti discorsi che si sta facendo collettivamente, come co-ricerca, per comunicare in modo più complesso, cose più complesse che prima non erano comunicabili. Aprirsi a questo spazio virtuale speculativo ed estetico è aprirsi a uno spazio creativo. Progettare la lingua è progettare l'umano, ed anch'essa è tecnica e segue il nostro organizzarci, così come il nostro desiderare ed ambire.
@@saopaulo5878 allora, sul primo punto, trovo privo di senso negare il genere biologico, visto che in ogni caso è qualcosa con cui chiunque si deve confrontare; un medico che ha studiato medicina, con quel corpo ci si rapporta, e lo fa su differenze oggettive che deve conoscere, in quanto ci sono. Un maschio ha una prostata e testicoli, con relativi tumori: un medico ed il suo paziente, si devono rapportare con questi problemi come realtà di fatto. Una femmina ha la cervice, seno, delle ovaie con relative malattie con cui si deve rapportare. Lo stesso per la prevenzione, come nel caso del vaccino per il papilloma virus, per fare un esempio. Non si può prescindere dall’aspetto di natura, anche se solamente nel ruolo di paziente. Distinguere natura e cultura mi sembra quantomai doveroso, visto che la stessa tecnica, di cui celebri i futuri prodigi, si attiene alle regole della prima, e si nutre della seconda per esistere. Ed è prospettiva della Sintesi Estesa considerare natura e cultura come cose separate, che però interagiscono. Studiare il genoma e studiare la psiche dell’essere umano non sono la stessa cosa. Quindi, detto tutto ciò, puoi pure “rifiutare” la scienza, ma non puoi prescindere da essa; perché studia i dati di fatto con cui volente o nolente ti rapporti. Poi prima ancora. Detto pure da studente a cui piace filosare, nel 2021, non si può prescindere dalla scienza per il proprio filosofare; se no torniamo alla metafisica, ad una visione dogmatica e del parlare del nulla. O perlomeno, se lo si volesse fare, ciò deve essere fatto come mero esercizio accademico o di filosofare tra amici o tra amiche, non per questioni che coinvolgono un’intera società. La tua visione sulle possibilità della tecnica del futuro mi paiono alquanto discutibili, dal punto di vista etico. Modificare, agire sui corpi in funzione di ideologie filosofico/politiche, mi sembrano gli stessi fondamenti delle società del passato, che criticavi nel commento a Roberto Mercadini. E siccome le persone che si sottopongono a trattamenti, se è qualcosa di volontaristico e non imposto, saranno sempre una minoranza, il tuo ragionamento comunque non giunge da nessuna parte. Comunque maschio e femmina, e le loro relative differenze, saranno sempre uno standard di maggioranza. Per quanto riguarda la parte su Seneca hai frainteso: quello che io voglio sostenere, è che il corpo sia qualcosa che volenti o nolenti abbiamo, e quindi ne dobbiamo avere una cura; ma al di là di una cura, dobbiamo coltivare la nostra mente, ed emanciparci dai problemi legati al corpo. Ciò non vuol dire andare contro un linguaggio standarizzato e fondato su fondamenta quanto più oggettive possibili. Per quanto riguardo il problema del linguaggio, beh, in realtà è già così. Se sei un esperto di chimica fisica, al più ti capiranno altri chimici o dei fisici; lo stesso accade con un filosofo tra filosofi. Almeno nel proprio settore funziona così. Sinceramente, però, modificare un linguaggio alle sue fondamenta, in funzione di necessità puramente soggettive, allontana ancora di più le persone: da un lato avresti persone che avrebbero un linguaggio totalmente relativistico e che giustamente lo pretenderebbero anche dai loro interlocutori, e dall’altro persone che comunque manterrebbero un linguaggio quanto più vicino ad uno standard per potersi capire efficacemente. Anche perché, si parla del ridiscutere le fondamenta del linguaggio stesso con cui tutti si rapportano, non di ridiscutere il linguaggio degli esperti di un determinato settore.
Grazie Roberto, questo video era necessario, il tema del sessismo non viene mai trattato con razionalità e lucidità di pensiero ma è proprio con questi elementi che si risolve questa complessa questione. Grazie
Quando il femminismo parla di linguaggio inclusivo mi si accappona la pelle. Ho smesso di definirmi femminista quando anni fa mi ritrovai in un blog femminista a spiegare i numerosi errori presenti in un articolo, ma errori di linguistica basilare, da primo anno di lingue. Anche la confusione tra genere grammaticale e sesso è veramente un errore madornale. Ma a mia critica venne del tutto ignorata, perché sono maschio. Ora, so che non tutte le femministe sono così, e nemmeno tutti i femminismi, ma oggi questo pare quello più diffuso. Oltre a questo, quando un movimento spinge così tanto per il controllo della lingua, mi dispiace, ma sento la puzza di autoritarismo. Ci si concentra tanto sul sovranismo fascistoide, mentre sta roba qua passa del tutto inosservata. Pensare di cambiare la società cambiando la lingua ci porta direttamente in 1984, e anche se queste persone non se ne rendono conto, queste sono le conseguenze delle loro idee. Soprattutto, ci si concentra sulla lingua quando il problema è la cultura. Come dici tu, esistono società patriarcali e maschiliste che parlano lingue senza genere grammaticale. Quindi è palese che la lingua non è il problema, anche perché essa cambia al cambiare della società, non il contrario. Poi, sul fatto che sia possibile un uso della lingua più inclusivo sono assolutamente d'accordo, ma questo avviene e DEVE avvenire soltanto all'interno del sistema linguistico e del suo sviluppo naturale. Fine. Certe argomentazioni stupide e ignoranti mi fanno diventare peggio di Boldrin.
Devo dire che ultimamente all'interno delle comunità della linguistica e dell'italianistica questo tema sta diventando sempre più insopportabilmente retorico. Da studioso di lingue e di giapponese in particolare, aggiungo che il giappone non solo non ha una desinenza per la distinzione di genere, ma ha non ne ha neanche una per la distinzione del numero; o meglio, ce n'è una, "tachi", ma che ha come discriminante il fatto che l'oggetto in questione sia animato o meno. Il giappone comunque è una società classista e sessista molto più dell'italia (che non è che stia messa benissimo, quindi vi lascio immaginare). il problema alla base, come ha giustamente detto il dottor Mercadini, è culturale non linguistico e tanto meno è la lingua italiana. Anche una lingua come l'inglese, per esempio, non è scevra da polemiche di questo tipo, ma per il motivo opposto: ovvero perché non esiste una marca di genere specifica. altre polemiche sterili di questo tipo sono per esempio che woman contenga in se stesso il termine man, che dal punto di vista linguistico non ha nessun fondamento il termine man e woman infatti hanno origine da due radici completamente diverse. A mio parere le polemiche linguistiche (almeno queste che si fossilizzano su una sterile retorica) distraggono solamente dal vero scopo della nobile causa della lotta per la parità di genere.
Ottimo discorso, sono pienamente daccordo. Ho anche il timore che questo tipo di battaglie assurde invece di appianare il divario di genere finiscano con l'accentuarlo, radicalizzando per noia alcune persone che prima erano indifferenti alla questione
Quando vedo questi video mi rincuoro e penso che poi così tanto "scemo" non sono. Bravo! Queste cose le dico da anni,magari non con questa diplomazia ma il concetto è lo stesso.
propongo una nuova rubrica: "Lo sa il Diavolo il motivo!"
Io sono piu' avvezzo a u sapi diu...lo sa dio in siciliano
Si vi prego
Però è più Dostoevskijana che da Vigotskij haha
Giusto, ci tengo a sapere tutti quello che sa il diavolo, così quando lo vedo ho la lista e mi faccio dare spiegazioni!
Una frase molto ricorrente ne “Il maestro e Margherita”
E dopo questo video vado alla rosticceria siciliana a prendere un po' di arancin* (tutta la Sicilia triggered)
Forse solo in questo caso ci vorrebbe veramente l'asterisco o la ə ahaha
Nel senso, siccome non potremo mai e poi mai metterli d'accordo, tanto vale farli incazzare tutti direttamente e godere dello spettacolo conseguente 😂👍
@@alexandergigliotti7034 Secondo me questo è il caso in cui riesci ad offendere ambedue le scuole di pensiero
@@alexandergigliotti7034 è l'unico termine che non fccio capire la desinenza, che due coglioni ogni volta 😂
Questa è la battuta più bella che abbia mai letto sull’argomento 😂
Pausa Pranzo, Mercadini, i due nutrimenti di cui ho bisogno
anche per me compagno indiscusso..!
Preferisco il merca al cibo a volte 😂
Mercadini cibo dell'anima.
Uguale
"Io non dovrei fare il video che sto per fare" e invece posso assicurarti che questo dovrebbero vederlo tutti indifferentemente, è poesia pura dall'inizio alla fine. Va cambiata la mentalità e il modo di pensare, non attacchiamoci alla grammatica e alle banalità che si perde poi il significato corretto
Esatto, questo video ora come ora è doveroso
Anzi, è un problema che un intellettuale onesto come Mercadini debba fare tutte queste premesse prima di esprimere la propria idea, tra l'altro motivata e sensata.
"Perché la capra è l'animale più bello che c'è..."
Scherzi a parte, sono curioso di leggere la discussione che emergerà dai commenti. Potrebbero saltare fuori cose interessanti (se la situazione non degenera).
Ruggero ultimamente sei dappertutto 😅🙃
" ... perché la capra è il miglior animale che c'è, dopo la ..." Cit. Anzi, semi cit.
Faccio un esempio; ho avuto la fortuna di trascorrere un periodo di studio nella straordinario centro di ricerca di studi di genere dell’Università di Utrecht, in cui la stragrande maggioranza del corpo docente è costituito da donne (ma non solo eh, anche perchè non è che non vogliamo maschietti, son loro ad essere poco interessati alla carriera nei gender studies).
Quando ne parlavo lì, dicevo “I really appreciate the way professors relate to students”, e tutto ok, nessun fraintendimento, ho detto quello che intendevo,
Quando sono tornata in Italia e mi son trovata a raccontare la mia esperienza ho detto la medesima frase “Apprezzo moltissimo il modo in cui i professori si relazionano con gli studenti”; e devo dire professori perchè uno su 10 in quella facoltà sono uomini, e non posso diluirli nelle professoresse. Ma di fatto la frase che ho detto ha trasmesso a chi mi ascolta l’immagine della solita facoltà popolata al maschile come qui. E quindi non mi ha permesso di dire ciò che effettivamente intendevo, ma una sua distorsione.
Poi sarà che la formazione in lingue e il poliglottismo me la rendono più facile, ma a me sta schwa tanto impronunciabile non sembra.
E comunque non è vero che in italiano esiste il plurale neutro e non il plurale maschile. La desinenza -i è un derivato del nominativo plurale maschile non neutro (i neutri finiscono i -u o -a se non ricordo male). E questo spiega anche alcuni termini che cambiano genere (e anche senso) quando diventano plurali, (oltre al fatto che esistevano i pluralia tantum, ovvero parole che venivano usate solo al plurale); esempio, le gesta - che in italiano è femminile plurale - deriva dal neutro latino gestum, gesti (2a declinazione).
Infine la proprietà, in quanto cosa che si possiede per eccellenza, non poteva che essere femminile...
Comunque, per quanto diversamente dai più rimanga convinta del valore della discussione, se non altro un punto di vista ragionato, divertente e che non ridicolizza la questione ma la affronta con la presa bene. :)
@@Fedebic Capisco il tuo punto di vista ma prendo in esame la tua specifica frase "devo dire professori perchè uno su 10 in quella facoltà sono uomini, e non posso diluirli nelle professoresse". Penso che in tal caso parlando uno può benissimo aggiungere nella frase che erano per la maggior parte donne o generalizzare dicendo che "era professoresse con qualche professore uomo". O cambiare la frase in "Apprezzo moltissimo il modo in cui le professoresse e i professori si relazionano con gli studenti". Nel senso, se può essere vero che esistono solo forme maschili o femminili nella nostra lingua, può esistere il modo di includere tutti quanti nel discorso usando le parole che già abbiamo senza escludere nessuno.
Insegno la lingua cinese da vent'anni: non esistono i generi grammaticali dei nomi, ma sono sempre stati e sono in parte tuttora un popolo maschilista e patriarcale.
c'è però in una provincia cinese una popolazione di cultura matriarcale, i Mosuo dello Yunnan se non erro (giusto per arricchire il discorso)
@@lorenzod.1546 Non erri e non è neppure la sola etnia matrilineare o matriarcale, ma, come si suol dire, sono le eccezioni che confermano la regola.
@@marcoperusisavorelli4798 Interessante, pensavo fosse il solo popolo della Cina con cultura simile. Però da persona orientata alle materie matematiche mi permetto di dire che la locuzione "eccezione che conferma la regola" è totalmente priva di senso 😂
@@lorenzod.1546 Probabilmente hai ragione; la locuzione forse ha senso solo in ambito etico e umanistico.
@@lorenzod.1546 ha senso quando si dimostra che è un eccezione solo apparente
Ohhh, finalmente qualcuno che espone l'esclusività del plurale femminile!
Quello che studiamo come plurale maschile (-i) è infatti caratterizzato dall'incertezza del genere dei soggetti, come riportato dai tuoi esempi, ovvero partendo da un plurale di quel tipo non abbiamo sicurezza se tutti i soggetti abbiano genere maschile o siano misti.
L'errore è quello di traslare il problema delle disparità di genere a livello sociale in un livello linguistico senza che sia fatto uno studio vero e proprio, ma solo perché una parola ha un determinato genere. Cioè le parole solo al maschile o al femminile, ma non sono maschi o femmine: è un'ovvietà ma credo sia necessario sottolinearlo.
Bizantinismi.
Giusto quello che dici. Per me l'errore è quello di vederci tutte ste stronzate dietro. L'importante è capirsi. Poi ste sciocchezze del femminismo e del maschilismo applicate al modo di parlare le vedo forzate e prive di importanza sostanziale
@@fabriziolacaccia6025 o per lo meno non è questo il campo di battaglia
Nel caso della capra però l'incertezza è ribaltata, se vedo un gruppo dico che sono delle capre, senza sapere se sono maschi o femmine, se vedo delle trote è la stessa cosa.
Entrambi i plurali non hanno genere?
@@mattia3475 È un po' differente. L'esempio delle capre presuppone che il soggetto sia "capra + capra", in quanto la parola stessa al maschile (capro) abbia un significato differente. Per indicare il maschio della capra si usa un'altra parola, ariete. Quindi non è possibile fare un parallelismo.
@@MesserMorfeo nella treccani il maschio della capra è definito "capro" (o becco).L' ariete e il montone sono due modi per definire il maschio della pecora.
E comunque, quello "espiatorio" è solo il maschio della capra! Questo si che è sessismo! ;)
Quando Mercadini alza il dito e chiede umilmente "Posso dire una cosa?"
Metto pausa, mi preparo bello comodo, mi rilasso e ascolto: inizia lo spettacolo.
Vorrei aggiungere due punti al tuo discorso sulle differenze tra l'uso del maschile e del femminile in italiano.
1. La forma di cortesia prevede di dare del "Lei" alla persona a cui ci si rivolge, anche se si tratta di un uomo. Addirittura, a volte anche gli aggettivi sono declinati al femminile, ad esempio si dice "Quando l'ho incontrata la prima volta, Lei mi ha detto che..."
2. Quando si parla di una terza persona chiamandola per cognome, generalmente si tende a mettere l'articolo se questa è una donna (la Merkel, la Clinton, la Meloni, etc...) mentre se è un uomo no (Mattarella, Draghi, Trump, etc...) Molti dicono che questo è sessista perché secondo loro oggettifica la donna.
Tralasciando che io, essendo trentino, sono abituato a mettere sempre l'articolo anche davanti al nome di battesimo, questi discorsi mi sembrano campati in aria anche perché, nel linguaggio ottocentesco, mettere l'articolo davanti al cognome era un modo di omaggiare la persona (infatti si trova scritto "il Manzoni", "il Leopardi", etc...)
In generale mi sembra che ci sia una mentalità un po' distorta dietro questi ragionamenti, secondo cui ogni volta che donne e uomini sono trattati in modo diverso, anche solo a livello grammaticale, debba esserci per forza una discriminazione maschilista.
Sottoscrivo
Aggiungerei anche che parole come "folla", "gente", "massa", sono tutte di genere femminile anche quando indicano gruppi di soli uomini. In più esiste un termine più specifico per indicare l'essere umano, che è "persona/e", femminile anche questo.
@@waltergrusso17 come anche "umanità"
Si dà del "lei" perché sottintende "la Vostra signoria"
Più che distorta io oserei dire malata. C’è proprio un’ossessione morbosa, quasi a voler trovare sempre e comunque il pelo nell’uovo, dettata da una totale assenza di logica di base. Non a caso quando provi a ragionare con certi soggetti vieni tacciato delle peggio cose senza però ricevere argomentazioni valide a supporto delle loro tesi.
"Dobbiamo smetterla di pensare che una regola grammaticale arbitraria sia per forza maschilista"
Da mettere in costituzione
Anche perché non mi sembra si sia mai lamentato nessuno del fatto che ci si debba dare del lei nei contesti formali lol
@@giacstoughts Ha ragione Sua Altezza
@@AndreaSichenze La ringrazio, cordiali saluti
Non è arbitraria.
@@giacstoughts Il duce se ne lamento': considerava il "lei" femmineo e anglofilo (sic!)
"Persona", "gente". Termini femminili usati anche per esseri o gruppi interamente maschili. Abbiamo una lingua bellissima anche per questo!
Bra
Questo è uno dei tanti esempi di come le battaglie culturali si sviliscano spesso in battaglie linguistiche e di come invece di sottolineare le uguaglianze ci si inerpichi sempre nell'analisi delle differenze. Donna indipendente cresciuta da una donna indipendente quando sono fuori dalla camera da letto sono in primis un essere umano. O forse "essere umano" è un concetto troppo maschile? Grazie Roberto, come sempre grazie
Quando le lotte sociali sono in nome di un tornaconto economico questo succede. O cmdr lo fa per il progresso?
E quando torni nella camera da letto non sei più un essere umano? 😂
@@Poklaz1 no, li sono affari miei e di chi è con me, quello che sono 😜
Piccola curiosità, in russo il plurare non ha genere, si vede come sono avanti😂
Comunque meno male che ho visto questo video dopo aver dato la materia linguistuca generale, perché altrimenti mi sarei messa a discutere con il prof e sarebbe stato subito 18 (purtroppo non è un buon prof, non vuole essere contraddetto).
La mia opinione in merito è abbastanza simile alla tua Roberto, solo che mi arrabbio tantissimo quando vedo l'asterisco, perché la vedo come una storpiatura della mia lingua.
Nel parlato dovresti troncare la vocale del morfema grammaticale no? Benissimo, ma così facendo vai ad infrangere una regola morfologica che sta alla base della nostra lingua. In ogni sillaba deve essere presente un nucleo, il nucleo è costituito da una vocale. Questa regola conferisce il classico aspetto della lingua italiana, rendendola musicale in contronto alle altre lingue. È una bellissima particolarità e mi arrabbio da morire con queste persone, perché non riescono a capire il mio punto di vista, divento un'ancella del patriarcato 👁️👄👁️
E per fortuna aggiungerei io! se mi fossi dovuto imparare anche altre declinazioni per tutti e tre i generi pure nel plurale sarei andato a pascolare pecore in Trentino hahaha
E poi sarebbe strano togliere la vocale perché invece tutte quelle lingue che possiedono sonanti che possono funzionare da nucleo sillabico tendono a sviluppare una vocale di supporto alla sonante e mi fa molto ridere che si voglia proporre, artificiosamente, di fare il contrario. Molto più sensata è la proposta della scevà (che però farebbe suonare l'italiano come il napoletano, sarebbe divertentissimo) ma buona fortuna ad imporre artificiosamente una modifica sistemica all'interno dei morfemi grammaticali, cosa che da un punto di vista evoluzionistico linguistico è molto sfavorito
Per fortuna che ho trovato la tua risposta, così mi hai evitato di scrivermela da me 😂. Viva la linguistica (nonostante certuni professori universitari)!♥️
@@CristianLuchetta ma hey! Alla fine noi siamo i cattivi, mica lo diciamo perché le studiamo ste cose no?
Comunque veramente, il napoetano come lingua nazionale sarebbe fantastico!
Immagino i servizi giornalistici "la vittima teneva venti anni"
Sembra scemo ma mi fa morire
@@francescocarli4869 yup! È una delle materie più divertenti, è come giocare con i lego.
Il mio sogno è quello di poter parlare l'italiano, o anche il mio dialetto "catanese", in qualunque parte del mondo e che tutti potessero capirmi. La stessa cosa a mia volta, capirei tutte le lingue al mondo. Così, tutti contenti, nessuno più dovrebbe "mettere di lato" la propria cultura linguistica.
Immaginate i dialoghi in un mondo del genere... Spettacolo!
Quando hai detto "in realtà esiste solo il plurale neutro e manca quello maschile" sono scoppiato a ridere, pura genialità. Sei meraviglioso, sei riuscito a creare una tesi indiscutibile che zittisce una volta per tutte questa inutile "battaglia".
Comunque ringraziamo tutti con tanta umiltà il gran Mercadini, che un altra volta ha illuminato una via d'argomentazione lucida e unificante, ma soprattutto giusta.
Sai... sei infinito, come sempre. Hai sviscerato un tema che, personalmente, di recente mi da molto fastidio... però non voglio dirti niente qui, visto che posso ti scrivo "di là". Qui ti dico solo che ho apprezzato tantissimo questa analisi. Grazie.
Non sentivo così tante volte l'espressione "lo sa il Diavolo" da quando lessi "Il Maestro e Margherita"
io sul diavolo ho sempre sentito: Le donne ne s'hanno di più del diavolo!
@@enricopecchioli “sanno”
@@robertocollo2890 scusa, il correttore del c....
Il livello di sovranalisi a cui si è arrivati, sia per quello che riguarda il genere nelle lingue, sia in altri ambiti (es. la cosiddetta "appropriazione culturale") si distacca troppo spesso dalla realtà e dal buonsenso. C'è una dietrologia incredibile, un eccesso di interpretazione, spesso condite/sospinte da un atteggiamento rabbioso, che crea un rumore assordante e, temo, non porta a niente di utile.
Togliamoci dalla testa che si possa ottenere alcunché di concreto, sul piano della lotta alle reali discriminazioni, tramite queste battaglie. È come credere che per essere tutti più uniti e paritari si debba e possa parlare l'esperanto a livello mondiale. Io preferisco dedicare le mie risorse, intellettuali e materiali, a qualcosa di più sostanziale.
Dopo la rubrica "Me lo ha detto Vigotskij" vogliamo anche "Lo sà il diavolo il motivo"
Grande, una cosa che pensavo da tempo e che finalmente qualcuno come te ha la capacità di spiegare che certe battaglie ideologiche sono fondate su premesse sbagliate.
Io ti ringrazio per questo discorso: ho avuto varie discussioni su questo tema, perché l'uso dell'asterisco, al fine di non offendere certe categorie di persone, lo trovo ridicolo. Sono sempre stata attaccata, nonostante sia laureata in lettere e abbia una certa cognizione dell'argomento: ciononostante, passavo per 1) maschilista 2) insensibile 3) provocatrice. Dicono che il mio problema siano i modi, perciò ringrazio che tu, col tuo umorismo, abbia espresso il mio pensiero in maniera chiara, corretta e appunto, divertente 😃
Ormai la gente censura pure il proprio pensiero con asterischi...
Cara Giulia, facendo anch'io parte del club mi permetto di darti un input: non sono i tuoi modi, sono i loro complessi. ;) saludos
Il giapponese.... In Giappone la traduzione della parola "amico/a" è universale nel senso che va bene come maschile singolare/plurale e femminile singolare/plurale. Tomodachi... Amico, amici, amica, amiche.... Peccato che il Giappone sia un paese molto sessista.
Ho detto tutto, fateci voi il ragionamento che volete.
Grande Roberto, è sempre un piacere ascoltarti
Insomma, meno seghe mentali e più lavoro pratico. Condivido.
Sono d’accordo con te, Roberto. Intervento geniale e profondo. E a pensar male, verrebbe il dubbio che chi propone queste battaglie senza senso lo faccia per distogliere l’attenzione da problemi ben più concreti e importanti.
Ciao Roberto, trovo le tue riflessioni molto interessanti, ho sempre pensato anche io che spesso questo tipo di battaglie sociali, importantissime, vengono combattute su terreni in cui si rischia di perdere di vista l'intento principale. Ti scrivo perché il primo esempio linguistico che hai portato, quello dei bambini, mi ha fatto venire in mente le lunghe conversazioni che facciamo insieme con la mia fidanzata riguardo questi argomenti. Lei non è completamente d'accordo con me (e quindi non lo sarà nemmeno con quanto dici nel video, lo scoprirò quando lo vedrà...) ed essendo entrambi insegnanti ci confrontiamo soprattutto su quanto di più profondo ci muove nel nostro lavoro: la malsana idea di voler cambiare quello che non ci piace nel mondo, un pezzetto alla volta. Lei insegna in una scuola primaria e ogni giorno, entrando in classe, saluta dicendo:"ciao bambine e ciao bambini". Io sono d'accordo con quanto dici nel video ma mi piace pensare che quei bambini e quelle bambine, grazie a quel saluto un po' insolito, si sentano tutti coinvolti in quel momento educativo in cui, con molta probabilità, impareranno a costruire una società futura in cui non ci sarà più bisogno di porre l'attenzione su "problemi" linguistici di questo tipo in quanto saranno crollate le differenze di genere che li fanno sembrare problemi.
Ti saluto, complimenti per tutto quello che fai.
Pubblicità con audible di Barbascura e video di Mercadini, ma che bellezza
“It is usually futile to try to talk facts and analysis to people who are enjoying a sense of moral superiority in their ignorance.”
― Thomas Sowell
🎩
Quanto meraviglioso pensiero, quanta intelligenza.. è una consolazione immensa ascoltarti 🌺
Aveva ragione tua moglie Roberto, dovevi farlo questo video! ❤️
Roberto, l'abilità e la sincerità con cui affronti questi temi mi stupiscono sempre. Sei in grado di rendere un argomento, in partenza sofisticato e insidioso, leggero e divertente, in modo che sia fruibile e divertente per un pubblico non preparato. Ti ringrazio caldamente per questo video.
Hai riassunto perfettamente quello che è il mio pensiero sull'argomento. E mi occupo di filologia, puoi immaginare quanto sia importante per me la lingua e le sue evoluzioni!
Ma io come vivevo prima di conoscere te e il tuo canale?
Scherzi a parte, questo video è meraviglioso, hai espresso alcuni pensieri che avevo formulati anche io ed altri che sono per me interessanti e fonte di riflessione.
"Non mi venite a dire che i è maschile" 🤣🔝
Grazie Mercadini per questa attenta ed importante analisi, finalmente qualcuno che ne parla con lucidità!
"Prima di impazzire dietro al linguaggio [...]" ...bisognerebbe capirne un po', di linguaggio! Grazie di cuore per il video!
Grazie per questo video, oltre a tirarmi su il morale mi hai ricordato quanto sia bella la nostra lingua.
Da studente di lettere sono d'accordo con tutto quello che hai detto e temo che visti i tempi che corrono qualcuno potrebbe cogliere in malo modo la tua provocazione.
Non credo che questo discorso di correzione della lingua sia nato per i diritti femminili. Certo, non si può negare che questo discorso sia stato portato avanti, ma non credo che l'origine del "problema" sia legata alla discriminazione nei confronti del ruolo del genere femminile.
Da qualche tempo a questa parte, è diventato di dominio pubblico che il genere biologico e l'identità di genere siano due cose completamente diverse. Effettivamente, esistono persone ermafrodite e androgine che quindi hanno caratteristiche poco definite come seni e fianchi femminili ma la presenza di un pene con testicoli, corpo villoso con petto definito ma anche vagina funzionante e con ciclo mestruale. Esistono anche persone che, sebbene abbiano un corpo completamente maschile, hanno identità di genere completamente diversa e si ritrovano alienati dal proprio corpo tanto da essere disposti a qualsiasi cosa pur di cambiare aspetto.
Come la disabilità un tempo veniva ignorata, e un ragazzo con la sindrome di Asperger veniva etichettato come pazzo o come "un po' particolare", anche queste caratteristiche, sebbene rare, sono state completamente ignorate per molto, moltissimo tempo.
I medici, giustamente, avendo a che fare con un neonato, vede la presenza di un pene o di una vagina, la comunica, ed ecco che lo stato prepara tutte le scartoffie del caso e il neonato col pisellino si ritrova ad essere maschio, con un nome da maschio, e magari un intero armadio di vestiti e giocattoli smessi da un fratello maggiore.
Chi può sospettare che in piena pubertà il ragazzino si ritroverà ad avere dei seni molto sviluppati e l'esigenza di identificarsi con le altre ragazzine? O che in ogni caso, senza sviluppi fisici anomali, non si renda conto di essere nel corpo sbagliato?
Ora, visto che viviamo in un mondo che mira all'inclusione (a volte in modo esagerato e poco cosciente, ma con buone intenzioni dopotutto) è logico che la prima domanda da fare a un ragazzino o ragazzina in questa situazione sia:
Sei un maschio o una femmina?
Maschio o femmina non è poco. Può significare moltissimo. I tuoi diritti cambiano, il bagno in cui sei accettato cambia, la tua possibilità di partecipare a certi concorsi e scuole cambia. Purtroppo, anche lo stereotipo che si avrà di te sarà diverso. Quindi come ti possono rispondere?
Alcune persone riescono a dire "sono un uomo/ sono una donna" e a cambiare sesso se necessario con un'operazione, ma non tutti riescono a fare una scelta. Quando una persona nasce, cresce e si forma in modo definito a cavallo tra due sessi, come può sceglierne uno solo?
In lingua inglese, sono state proprio le persone con questo problema a proporre una soluzione: in inglese esistono He (maschile) She (femminile) It (neutro). It è The Chair o The Table, che cambia? Se qualche cosa non ha genere, allora è It. Alcune parole, però, in inglese hanno bisogno di differenze tra maschile e femminile, ma essendo una minoranza di parole le si evita o si usa l'asterisco.
Parlando con queste persone in inglese, tutt'ora, si usa It che permette di parlare tranquillamente senza usare generi.
Purtroppo in italiano non è possibile, e qualche gruppo di persone abituate a questo concetto in inglese, hanno pensato, prestando poca attenzione, di mantenere la regola dell'asterisco in italiano. Il problema che in italiano non sono The Chair e The Table ma La sedia e Il tavolo. Uno maschile e uno femminile. La nostra lingua, molto poetica, ha deciso che le sedie fossero femmine e i tavoli maschi. Però i seggiolini sono maschi e le tavolate femmine.
Voler usare il maschile o il femminile su qualcuno che non è né maschio né femmina è effettivamente offensivo, ma la soluzione degli asterischi è balorda. Significa non aver capito il funzionamento stesso della lingua italiana.
Tutt'ora, purtroppo, nei social la comunità LGBT (di cui io stesso faccio parte) insiste in questo metodo e osa offendersi ad ogni incomprensione da parte di chi non fa parte di questo mondo e non lo comprende.
Di certo il maschile e femminile italiano utilizzato per il plurale o per gli oggetti è innocuo e innocente, ma esiste una soluzione per parlare con una persona dal genere particolare senza incappare anche solo in verbi come "sei stata vista / sei stato visto" o aggettivi come "bella / bello"?
Non capisco perché non alternare le due forme se proprio necessario. Capisco la minoranza e che non sia un caso nazionale per cui modificare un intero linguaggio, ma mi chiedo se esista una soluzione semplice per soddisfare l'esigenza di questa minoranza. Se una soluzione ragionevole ci dovesse essere allora perché non usarla?
Ti ringrazio davvero tantissimo! Stavo cercando un commento così ed è pure meglio di ogni aspettativa. Grazie davvero :)
Credo sia uno dei video più stimolanti per il pensiero o una ricerca fonetico/linguistica. Bravissimo!
Bellissimo! La lingua non ha sempre una logica. Se avesse una logica allora la doppia negazione dovrebbe fare un'affermazione: una frase come "non c'è nessuno" dovrebbe significare allora "ci sono tutti". E in realtà non è così. La lingua è data dall'uso che ne fanno i parlanti. Ancora complimenti Roberto, ogni volta mi lasci arricchito e felice.
Questo, con il video dove tocchi l’argomento più generico del peso che diamo alle parole dimenticandoci del peso che dovrebbe avere il concetto (“vorrei un mondo dove non si dice diversabili ma dove la parola andicappato non sia un’offesa”cit.), sono molto simili ed esprimono in maniera compiuta un pensiero che ho da tempo ma che non riuscivo a trasmettere con questa precisione. Grazie
Sei troppo intelligente, non ti meritiamo ma abbiamo bisogno di te
Questo, signori, si chiama "cambio di prospettiva".
ai "clitoridini" sono morto hahahaha
Ci vuole una certa genialità per dire l'ovvio come fosse rivoluzionario. Bellissimo video, cose che dovevano essere dette!
Come al solito magistrale. Una precisazione però: la “u” che tu hai inventato di sana pianta, in realtà ad oggi viene utilizzato (come la scevà e l’asterisco) dal femminismo e dalla comunità lgbt. La realtà, a volte, davvero supera la fantasia :)
Questo video è geniale e fantastico, da far vedere a tutte le persone (un femminile che indica anche uomini) che si ostinano a non ragionare e propagandare fesserie pensando si tratti della vera parità di diritti.
8:56 il caro Roberto Mercadini impara a parlare in dialetto barese ahahahah
Ma anche quasi abruzzese😂😂
Quello che mi piace è la semplicità con la quale riesce a far passare concetti molto importanti! Complimenti
Elio e le Storie Tese ci avevano visto lungo, in Cateto già si diceva “fece da rimediəəə, in quella tragediəəə”!
Per tagliarsi i capell* usava l* motoseg*
scherzi? ci si raddoppiano le rime in questo modo XD
sentire questa spiegazione brillante sminuisce ancora di più i ragionamenti dietro questi discorsi assurdi non possiamo che ringraziarla
Ne avevo bisogno ❤️
È stato un onore riceverla alla nostra assemblea di istituto
Sono d'accordissimo con te, spesso evito di dirlo per non offendere chi penso possa essere sensibile a questa cosa, però credo che soffermarsi su questi aspetti linguistici sia inutile e rischi anche di distoglierci dal cuore del problema che è il nostro comportamento, nei confronti degli uomini e delle donne, ogni giorno.
Brillante il ribaltamento del sessismo linguistico, grazie, ne farò uso
Un piccolo contributo: ho dovuto spiegare al figlio liceale la regola che riguarda il maschile/femminile intrinseco nei ruoli come sindaco/a, presidente/a, la barriera/?, che tanto stridono nelle orecchie, perché, la prof. di italiano che per altro merita tutta la stima, ha spiegato che dovendo insegnare l'italiano contemporaneo non può correggere segnando errore come la sua sensibilità la porterebbe a fare.
Questo mi porta a pensare che forse il latino e una lingua più viva dell’italiano, lingua rantolante la quale storpia suoni stranieri per ogni nuovo rantolo.
Ps.
Come dice la poetessa, le vocali sono l’espressione dei sentimenti che stanno dentro le parole e i sentimenti non hanno genere, ha genere chi prova i sentimenti
Pensate che in dialetto siciliano "Il Pene" si traduce "La Minchia" mentre "La Vagina" si traduce "Lo Sticchio" (U Sticchiu per essere precisi).
chiù sticchiu ppi tutt*
Siciliano lingua transgender
Futuristi
Le palle divengono più pattiarcalmente i cugghiuna
Grazie!
Sei un grande, ti stimo sempre di più ! I tuoi video sono illuminanti, Quando li guardo spesso mi viene da applaudire e mi dispiaccio del fatto che non possa farlo davvero dinnanzi a te.
Roberto, Grazie per questo video. Magnifiche riflessioni. Questo video diventerà virale.
Riassumendo: i terrestr* fissano il dito mentre il Diavolo, che tutto sa, si gode la vista della Luna. Ennesimo video impeccabile, grazie per la cura ed il tempo che condividi con noi.
Il pene d'ora in poi avrà "il cappello" e non "la cappella". xD
sarebbe di certo più elegante hahah
Il glande
Tanto di cappello
E non dimentichiamo l'asto
Sì chiama glande
Finalmente qualcuno che parla di questo argomento pubblicamente.
Spero che questo video venga visto al Cerbero
ADESSO BASTA
@@eskimoso7146 VUOI CRITICARE L'ASTERISCO O LA Ə? OK.
@@lyuk9828 No, è un titolo clickbait che usa sempre il cerbero
@@eskimoso7146 LASCIAM PERDERE, PER CORTESIA!
@ma dici a me? Chiedo venia, non l'ho capita.
Bravissimo, come sempre. Finalmente viene espressa con saggezza una posizione largamente condivisa, in barba al politicamente fastidiosamente corretto (per alcuni); queste paranoie moderne, fra l'altro, stuprano la creatività e la profondità dell'arte della parola ed è una dimostrazione di ignoranza più che di tolleranza.
hai espresso a parole i miei pensieri.
È stato un video veramente bellissimo, hai comunicato con un'espressività e un repertorio di argomenti a favore della tua idea, dei pensieri che accomunano tantissime persone, anzi, credo la maggior parte degli italiani.
Sono sempre più fiero di essere entrato nel programma Patreon ad ogni video che esce ed invito tutti quelli che stanno leggendo questo commento a fare lo stesso, perché contenuti di questo tipo e la soddisfazione di sapere di aver contribuito, anche in minima parte, valgono molto, molto di più che quei pochi spiccioli.
Ancora complimenti Roberto.
Roberto, sempre geniale, o genialo, ma siccome sei grande diciamo "geniali " Grazie
Finalmente un video che tratta questo argomento da uno dei miei oratori semiseri (attributo che non ti penalizza affatto) preferiti
Io credo che il linguaggio sia stato creato tanto a seconda della migliore sonorità, mi ricordo che da piccolo a scuola indovinavo le parole che ancora non conoscevo semplicemente pensando a come sarebbe "suonata" meglio!
Mi hai fatto ridere un sacco ahahah trovo che tu abbia uno stile molto molto particolare nel "comunicare"
Mitico come sempre, anche quando non sono completamente d'accordo :D mi interrogo spesso sull'argomento, anche visto il mio ruolo da insegnante. la questione schwa e linguaggio inclusivo, per come l'ho capita io anche ascoltando alcune interviste di Vera Gheno, ha una prospettiva un po' diversa. Non si tratta di discriminazione come l'hai raccontata nel video, ma di esclusione. Parlare solo al maschile può tagliare fuori chi nel maschile non si identifica, quindi non solo il genere femminile ma anche chi si definisce come non-binario. È evidente che il schwa non è la soluzione, è un problema culturale. Però se iniziamo a fare attenzione all'inclusione anche nel linguaggio, forse riusciremo a scardinare alcuni meccanismi radicati nella società che ci portano ad essere, a volte anche involontariamente, esclusivi nei confronti degli altri. Grazie sempre per le tue riflessioni :)
Da appassionata di linguistica, ci tengo a ringraziarti per aver condiviso la tua opinione sul dibattito "La lingua italiana è sessista?". La tua non è una posizione molto diffusa, ma per quanto mi riguarda è del tutto condivisibile. Quello che apprezzo maggiormente è il tuo coraggio nel portare avanti questa riflessione impopolare in uno spazio pubblico. Grazie per i tuoi contributi sempre attuali, concreti e mai banali 💪🏼❤️
Un esempio di frase neutra in italiano: Andrea come mestiere fa l'igienista
È comunque moooolto probabile che Andrea sia maschio
@@lorenzosimeone00 dipende. In Italia è un nome prevalentemente maschile,all'estero è femminile
@@marcoboschetto6891 sì, vero
@@marcoboschetto6891 Che poi lo sa il diavolo il motivo per cui sia sia diffuso come nome unisex... Andrea viene da andrós, che significa uomo in senso opposto alla donna -- come in andrologo o androgino.
@@bobon123 non si sa. All'estero nella forma maschile si mette la s finale (Andreas),invece nei paesi dell'est la i (Andrei)
Posso dire che ti adoro? Onestamente nella mia "ignoranza" ho sempre dato per scontato argomenti del genere, ma sentirti mentre analizzi certe incoerenze è sempre bello.
12:00 GENIALE, ahahahahahahha!
anche il semplice fatto che tu parli di un argomento da garanzia sul fatto che porterai qualcosa di originale ed approfondito
Secondo me come in ogni epoca, anche nella nostra ci sono degli estremismi. La lotta alle forme di discriminazione sociale (sulla razza, sul genere, sull'orientamento, sull'ideologia, ecc.) è oggetto di riflessioni e battaglie, primariamente giuste ma che possono degenerare in forme non meno opprimenti e ridicole del loro opposto.
Quindi la proposta di una lettera inventata in fondo a una parola è oppressivo come, non so, lasciare affondare i barconi a largo di Lampedusa. Uguale, opposti estremismi proprio.
Mi chiedo cosa c'entrino i barconi con la lotta alla discriminazione. Imporre un certo habitus linguistico è una forma di oppressione. Tempi, modi e quantità non definiscono le forme. D'altronde la discriminazione di genere non si configura sempre in forme gravi come la pratica del licenziamento in bianco per maternità, ma anche una battuta in un momento cruciale di una riunione di lavoro può esserlo.
@@davideiezzi362 quasi nessuno ha il potere di imporre una lingua, è molto difficile anche se tenta di farlo il ministero dell'istruzione di uno stato autoritario, quindi direi che puoi smettere di preoccuparti, è un falso problema. Le persone che lasciamo affondare a largo di Lampedusa le lasciamo affondare solo perché sono razzializzate e povere. Se ci fosse un naufragio di una nave da crociera tutte le forze navali europee convergerebbero per salvarli. Le morti nel Mediterraneo sono il frutto di una discriminazione per classe e razza. Essere lasciati morire affogati per il colore della propria pelle è un'oppressione. Un asterisco in un commento non è un'oppressione.
@@fumetti-rivoluzione secondo me dovrebbe sintonizzarsi sullo stesso argomento del video
@@davideiezzi362 bel dibattito 🤭
Caro Roberto,
Concordo pienamente con il tuo ragionamento coeso, coerente e sensato
In una stories ho consigliato di vederlo, taggando una page che parla di questo che ha migliaia di seguiti
Uno dei miei sogni ora è che questo video arrivi a tutta Italia
Se qualcuno può, vi chiedo di condividere questo video(anche gli altri sono interessanti), ma questo era necessario
"LE cause sono maschili, GLI effetti sono femminili" ;)
Mi sanguina il naso, sono ancora più confuso
"ma infatti si sa che gli uomini sono il problema delle donne..." fra 3...2...1...
Il mio cervello è andato in tilt e sta iniziando a colarmi dalle orecchie
Stupendo @Roberto Mercadini! Il contenuto di questo discorso è oggetto di mie discussioni da quando ero alle medie (ora ho 32 anni) e in questi ultimi anni più che mai è attuale. Grazie per questa ricca discussione, linkerò il video a parecchƏ personƏ ;)
Guardo il video presto, prima che tu lo rimuova! 😂
Le parole sono così importanti? Mi sembra più una battaglia per estremi che un luogo di discussione sano e ragionato, ma se le mie miserabili capacità di comunicazione non siano valide per cercare di esprimere i miei pensieri, che cercano di comunicare idee, concetti e dovrebbero essere il ponte che mi permette di esprimermi e diventare parte della società, crescere, imparare, migliorare...
Grazie Roberto, al solito le tue doti di "paroliere" mi incantano... quindi tu sei un fachiro ed io una povera serpe 😘
Premetto che non conosco questo canale, questo video mi è stato linkato da una persona con cui ho avuto una discussione sul tema asterisco gender neutral.
Però un commento vorrei farlo. Quando le persone cercano un linguaggio più inclusivo, non lo fanno perché la lingua è sessista. Lo fanno perché il linguaggio è un mezzo di comunicazione, direi IL mezzo di comunicazione, e influenza, in un modo o nell'altro, la visione del mondo di chi lo usa (non c'è bisogno di inventarsi studi comparati con il giapponese, esistono già ricerche in merito all'ipotesi Sapir-Whorf).
Qui parla di comunicare meglio in una società dove il maschile non dovrebbe più essere il default e il femminile l'eccezione. Ancor di più si tratta di comunicare, al livello metalinguistico, che il maschile non è il default e che il femminile non è l'eccezione, normalizzando espressioni realmente non marcate.
Queste espressioni avranno successo? Magari no, ma i tentativi sono già in sé segno di un progresso.
Aggiungo che purtroppo è un privilegio - anche se dovrebbe diventare un diritto - poter avere una visione del mondo "cieca" alle differenze di genere. Un privilegio di cui spesso le donne non godono, essendo la loro presenza tutt'altro che scontata in molti ambienti lavorativi e istituzionali, per non parlare di quanto può pesare il ruolo di genere femminile nel quotidiano. Non parlo nemmeno, qui, delle persone di genere non binario, ma l'inclusività del linguaggio è pensata anche per loro.
Si è lottato molto (e ancora si lotta) per infrangere il glass ceiling, è naturale che la lingua rispecchi i cambiamenti sociali ed è anche piacevole ottenere finalmente riconoscimento. La creazione di un linguaggio inclusivo a tutti i costi è una questione prioritaria? No, non direi, ma si possono anche affrontare i problemi su più fronti contemporaneamente.
In più, nello scritto l'asterisco è ormai un diffuso e noto sostituto all'insopportabile "-i/-e".
Non è meno comprensibile, è più inclusivo e ha una grafia più semplice. Non ci sono le basi per fare un'argomentazione funzionalista, l'asterisco è già invalso nell'uso.
Nel parlato forse non si userà mai lo schwa, ma si possono usare perifrasi o dire semplicemente "persone", cosa che in molti già fanno senza problemi.
Intendiamoci: scegliere di non usare l'asterisco per ragioni pratiche, pur supportando la causa dell'inclusione, è una valida scelta comunicativa. Nessuno verrà mai corretto perché ha usato il maschile non marcato, e mai nessuno si offenderà perché non sono state utilizzate espressioni gender neutral.
Ma perché opporsi attivamente a chi le usa, comunicando ancora una volta alle donne (e alle identità marginalizzate) che anche i più piccoli cambiamenti atti a includerle non sono i benvenuti?
Tutto giusto, per carità, ma il problema del tuo ragionamento è un altro: il maschile non è il default e il femminile non è un'eccezione. È un modo un po' distorto di vedere il problema, la premessa non è corretta 😅
@@Dharack in molti ambienti lavorativi e soprattutto accademici il maschile era il default fino a nemmeno troppi anni fa. Non solo in senso linguistico, peraltro. In molti posti lo è ancora, semplicemente perché in molti ambienti la rappresentanza femminile è quasi minima. Non dico che sia un problema di per sé (casomai è il sintomo di un problema), ma, nel dubbio, potremmo iniziare provando a far sentire qualsiasi persona la benvenuta. E lo dico anche in merito agli ambienti in cui la maggioranza femminile è schiacciante, perché in fondo avere il monopolio sulle professioni sottopagate non è chissà quale conquista.
Per me è vero l'esatto contrario di quanto sostiene lei.
La discriminazione la fa chi si pone il problema, volendo etichettare tutto e tutti creando di fatto delle differenze tra gli individui.
E per differenze intendo categorie: categoria femminile, maschile, etc.
Chi non discrimina non si pone neppure il problema.
La lingua include già tutti, senza mettere cartellini identificativi: le persone, l'umanità, la gente, l'essere umano, l'uomo... chi non discrimina non sente la necessità di differenziare e questa è, a mio parere, la vera inclusività.
Il video che nessuno si aspettava ma di cui tutti avevamo bisogno. Mercadini.. podcast.. su twitch.. ora.. ti prego.. we need this
"Carə amicə"... sembra l'inizio di un discorso di Brunello Robertetti...
Ora dichə unə poesiə
Al secondo .30 metto in pausa, like e commento. So già che sarà un capolavoro dei tuoi come "Le parole non sono importanti"
La schwa è la vocale finale standard di quasi tutte le parole in dialetto napoletano. Impariamo il napoletano per combattere le discriminazioni :)
Pensavo la stessa cosa proprio ieri 😂
Mah, è la mentalità comunque a cui si dovrebbe puntare secondo me, si possono atteggiamenti discriminatori anche se si utilizza il linguaggio più inclusivo del mondo.
Semplicemente molta gente prende "a cuore" queste battaglie da social, perché non ha voglia di fare qualcosa di concreto, ma solo di lamentarsi, di sentirsi nu' bravo guaglione e di stare dalla parte del "giusto"; tutti gli altri, al di fuori di questa linea di pensiero, sono nemici, bigotti, razzisti, ecc... Impossibile ragionare con chi crea faide, polarizza qualsiasi discorso e attua estremismi o prende pensieri estremisti come dogma. Bisognerebbe cercare di essere più pragmatici, analitici e moderati, per non scadere nel qualunquismo o peggio.
Mi deprimo, sapendo che alcuni elementi di spicco del Parlamento e del panorama politico, perdano tempo con certe cavolate (che sia per semplice propaganda o per vera ideologia), ma la cosa peggiore è che questo tipo di battaglie non siano nemmeno il fondo del barile.
Grazie mogli* di Roberto, quest* contenut* l* apprezzo molto!
Video molto interessante. Invito chi potesse essere interessato al tema in questione (linguaggio e giustizia sociale) a recuperare il primo capitolo del testo di Francesca Piazza "La parola e la spada" (in particolare dal quarto paragrafo al quinto).
Lí si parla esattamente di questo tema, e viene spiegata la motivazione per la quale queste riflessioni sul linguaggio sono anche importanti, ma in ultima istanza risultano essere fallaci in partenza, inapplicabili, controproducenti quando applicate e dagli effetti imprevedibili. Cito alcuni brevi passi:
"Il rischio più grave della tendenza ad isolare il verbale da ciò che verbale non è (o sembra non esserlo) è quello di restare intrappolati tra due estremi entrambi sterili. Da un lato, la completa svalutazione del ruolo delle parole nella realizzazione della violenza: [...] è la posizione di chi sostiene che, alla fine, sono solo parole, perché scaldarsi tanto? [...] Dall'altro, la ricerca a tutti i costi del politicamente corretto: [...] è la posizione di chi, in modo quasi ossessivo, si ostina a trovare [...] la parola più giusta (giudicata neutra) nella convinzione che questo basti ad annullare la carica violenta delle parole offensive".
Ancora:
"[...] al fondo di questa contrapposizione si cela una tensione tra due istanze entrambe legittime. Da una parte l'esigenza di sfuggire all'illusione, se non all'ipocrisia, di credere che gli interventi sul lessico siano sufficienti a modificare le relazioni umane e i rapporti di forza. Dall'altra, la consapevolezza dell'importanza delle parole nella nostra vita e del potere, anche violento, che esse sono in grado di esercitare".
Ultimo punto sulla questione: pag. 22-23. Si parla del fenomeno della "riappropriazione linguistica" di un termine offensivo da parte del gruppo/parte lesa (N-word, parole con connotazione omofoba o sessista, ecc.). L'idea alla base, è che il termine cessa di essere offensivo nei confronti del gruppo, quando il gruppo abbraccia il termine, normalizzandolo, rendendolo uno strumento di riferimento interno ed esterno, sensibilizzando (nel contempo) sulle tematiche della discriminazione. Si cita un caso, considerato "riuscito" di questo fenomeno: il termine "queer". A partire dal significato originario, esso aveva assunto il significato di "deviante". A seguito di lotte (svoltesi negli anni '90) condotte dalla comunità gay, oggi viene considerato per lo più un termine neutro, ovvero non offensivo, che indica un individuo la cui sessualità non rientra nelle categorie ritenute tradizionali, considerandolo un sinonimo di gay e lesbian (quindi, è indicatore di un orientamento sessuale non tradizionale) . Quindi è stato un successo? Assolutamente no. Perché originariamente, la battaglia della comunità gay, consisteva nel tentativo di staccare la parola "queer" (intesa come "deviante") dall'accostamento che si faceva con "gay" e "lesbian".
L'idea era che queer dovesse significare "non allineato alle strutture convenzionali di orientamento sessuale", e quindi, che "non convenzionale" non vuol dire "deviante". Queer doveva rimarcare non le preferenze, ma la non convenzionalità; associarlo a gay e lesbian (che denotano orientamenti sessuali specifici), è esattamente l'effetto opposto da quello prospettato.
In un commento di risposta a questo, vorrei argomentare molto più brevemente in favore del fatto che l'italiano possieda forme plurali neutre, e che questo tentativo parta da una incomprensione di fondo della storia dello sviluppo della lingua italiana.
L'italiano ha forme plurali neutre. Come si argomenta questa posizione? Molto semplice: dobbiamo chiederci da dove viene, storicamente, l'italiano. La domanda è complessa, perché la storia della lingua italiana è complessa, ma sicuramente, una delle principali influenze a livello strutturale della lingua italiana, è quello del latino. Il latino, rimane la lingua dotta, la lingua della cultura, fino al XIII secolo, quando, sulla sua base (insieme a molte altre influenze), il volgare fiorentino (a sua volta "lingua" dalle influenze miste e complesse), "diventa" (scusate le semplificazioni), la lingua italiana. Le influenze sono enormi, sia a livello grammaticale, che sintattico. Questa è una delle motivazioni per le quali la lingua italiana viene definita una lingua latina.
Il latino ha il neutro. Qual è la funzione del neutro? Cosa indica? Tutti gli elementi per i quali non è individuabile o attribuibile un genere (quindi: cose, gruppi, a volte elementi astratti, eccetera). In italiano, vestigia del neutro, sono molti plurali in i, i quali, non a caso, spesso riguardano insiemi, o sono plurali collettivi (tutti, bambini, molti, nomi, eccetera). La confusione si genera proprio in virtù di due elementi:
1) l'italiano non ha più un caso neutro, e molte delle desinenze che appartenevano al neutro plurale, si sono trasferite alle forme maschili e femminili (la i, ad esempio, è presente in molti nominativi plurali neutri, la "a", lettera presente in molte desinenze femminili, è spesso un nominativo plurale neutro);
2) abbiamo plurali alternativi maschili e femminili; questo causa ambiguità linguistiche non presenti in latino (bambini può indicare sia un insieme imprecisato di bambini - uso neutro -, ma contemporaneamente un insieme di bambini maschi; inoltre, abbiamo anche il plurale femminile del termine; questo confonde molto le cose).
In ultima istanza, vorrei dire, appunto, che non è vero che "non si sa". È vero che molte trasformazioni della lingua si sono perse nel tempo, ma è anche vero che riflettendo sulla lingua, con occhio storico, senza pregiudizi, si può ricostruire il perché grammaticalmente alcune cose stanno in una certa maniera. Non serve neanche essere un linguista (certamente quello aiuta moltissimo a capire meglio e più a fondo), serve solo, ironicamente, non avere pregiudizi, o tentare di approcciarsi senza pregiudizi alle questioni in esame.
Quando ero piccolo, bambini, per me, era un gruppo di bimbi e bimbe.
🤣
Ma per chiunque
Inclusivo
"Fece da rimedi /ə/ , piccola tragedi /ə/"
Cit. "Cateto" di Elio e le storie tese.
I quali attraverso l'utilizzo della Scevà trovarono l'artifizio per fare una rima tra una parola che finisce in ...dio con un'altra che finisce in ..dia.
Geniali!
Ciao Mercadini,
premetto che questo è il primo video che guardo sul tuo canale, ma mi sembri una persona con la quale si può ragionare, pertanto ci provo.
Volevo esporti una posizione trans-femminista sul tema. Molto tranquillamente, credo che il problema principale quando si tratta questa tematica su UA-cam Italia e/o sui social sia dato dalla mancanza di vere e proprie letture sull'argomento o la mancata frequentazione degli spazi politici che le promuovono.
Il femminismo non è un blocco unitario, tant'è che già negli anni 70 le lesbiche non si sentivano rappresentate dalle battaglie portate avanti dalle femministe liberali, difatti, finirono per disidentificarsi con l'essere donna. Una lesbica non è una donna, è una lesbica. Dove sta scritto che donna=vagina (genere biologico), e se sta scritto da qualche parte sono menzogne, saperi da bruciare, direbbe la Witting che è in me. Ciò è infondato perché "donna" vuol dire troppe altre cose, così come "nero" ad un certo punto voleva dire schiavo, forza lavoro, etc., e non si limitava a descrivere un colore della pelle, ma una condizione sociale, economica, legale. La questione è quindi puramente politica, trascende i fronti su cui si muove.
Ciò che queste pratiche linguistiche mettono in discussione non è tanto l'arbitrarietà della lingua, ma il modo in cui la lingua viene utilizzata per costruire identità sessuali e di genere che, spero si possa concordare tutte (femminile universale usato come rivendicazione storico-politica, un esempio che ti mancava), sono categorie sociali alle quali sono associati ruoli, attitudini e posizioni determinate nel mondo. Proporre una nuova immagine dell'uomo piuttosto che della donna non è l'intento di un certo femminismo, lo è invece rompere con una cultura egemone che non si muove verso la totale autodeterminazione. Questi interventi mirano a squarciare l'immaginario che abbiamo ereditato per aprirci a qualcosa di altro.
Mutare l'Altro lacaniano, se così si vuol dire. Se è vero che l'inconscio opera nel simbolico e lo ripete, allora per forza da cambiare è il "dizionario", o almeno così mi piace interpretare quel luogo che pre-esiste il soggetto e nel quale esso si muove. Il dizionario non s'inventa, ma si può cambiare ed è cambiato nel tempo e cambierà, così come le strutture grammaticali e linguistiche. Intervenire sulla lingua significa intervenire sulla possibilità di soggettivarsi attraverso l'unico modo che esiste per farlo, la ripetizione del dizionario (che comprende tutti i linguaggi compresi quelli visivi, gestuali etc).
Una lingua aperta all'autodeterminazione è una lingua che forma soggetti con gradi di libertà maggiore, che permette di espandere la carta dei diritti, di non vivere nella paura, nella minaccia, nella repressione, in pieno spirito europeo e progressista, se sono parole che ci piacciono. Non essere in grado di esprimerci neutralmente limita invece le nostre capacità; ad esempio è difficilissimo fare un discorso non-binario in italiano, o cambiare il proprio nome con uno che non sia caratterizzato dal punto di vista del genere. Sono cose da farsi, immaginari da costruire e che piaccia o meno qualcunx lotterà per averli, partono da un bisogno intimo, personale di certe soggettività, non è affatto una formalità, ma il tentativo di alcuni individui di realizzarsi pienamente. È tutto fuorché una battaglia o un confronto pacato fra maschi e femmine.
Grazie del contributo, Sao Paolo!
Se ho ben capito, la questione del plurale neutro non riguarderebbe tanto le discriminazioni verso le donne, quanto quelle verso le persone omosessuali e transessuali.
Mi confermi che è così? Questo è quanto mi stanno scrivendo nei commenti alcune persone transessuali.
@@RobertoMercadini Ti porto ovviamente la mia esperienza personale ed intellettiva, confermo solo la mia opinione e le mie letture con quello che dico.
Non soltanto transessuali ed omosessuali, ma anche intersessuali, lesbiche (che non sono né donne né omosessuali), queer, asex e non-binary. Il dispositivo repressivo che nella theory queer-femminista si conforma come "regime fallocratico" ed "eteronormativo" colpisce tutte le minoranze sessuali, di genere ed etniche. Il femminismo è comprensivo di tutti questi temi e le sperimentazioni linguistiche che si stanno portando avanti sono parte di una lotta globale che col tempo ha assunto caratteri trasversali.
Ti faccio un esempio: dallo psichiatra si mandava la donna perché "isterica", l'omosessuale perché "invertito" ed il transessuale perché "disforico" per riabilitare queste "soggettività malate". In psichiatria si è intervenuto psicoattivamente su tutti questi soggetti con metodi invasivi, con la segregazione, oltre che con la discriminazione e l'esclusione, tutto nella stessa struttura, con i medesimi rettori. La stessa cosa la facevano le altre istituzioni di "normalizzazione eteropatriarcale" (famiglia, scuola, ospedale, prigione, etc.) ognuna con le sue pratiche. Questo perché non era possibile costruirsi un'identità che non fosse conforme al "regime", cioè al governo, all'amministrazione dei corpi. Qui entriamo in un ambito prettamente biopolitico, cosa posso fare del mio corpo, dove posso stare? Le donne con il femminismo partono da qui, perché non posso autodeterminarmi, perché devo essere madre, perché devo stare a casa? Questo farsi domande è la vera piattaforma del femminismo intersezionale e raccoglie tuttx quellx che facendosi domande si sono trovatx segregatx, discriminatx, esclusx, sedatx o uccisx. Per alcune persone il punto non è stato riscrivere il significato di donna, perché la donna esiste solo in relazione all'uomo, o di omosessuale, il quale esiste solo se esiste l'omofobia, o di transessuale, che c'è solo se esiste la binarietà, per alcune di noi il punto è stato uscire da quella precisa determinazione ed il neutrale è una buona apertura, una zona franca da conquistare per non subire ulteriori abusi e per tentare di autodeterminarsi, o per avere la libertà di non determinarsi affatto.
Vorrei consigliarti una lettura, è la postfazione a un'edizione di "Desiderio Omosessuale" di Hocquenghem, la trovi facilmente su internet, si chiama "Terrore Anale" di Preciado. Penso sia una buona introduzione a questo discorso che, come ripeto, credo sia importante spingere al di là del binario. Grazie per avermi letta e risposto.
Ciao,
Premetto che probabilmente sbaglierò nel dire qualcosa, ma sono ben interessato a confrontarmi, e anche ad imparare qualcosa di nuovo. Esporrò alcuni pensieri su delle cose che hai esposto, ed eventualmente correggi, se sbaglierò in qualcosa.
Ora, sulla posizione in cui hai differenziato femminismo e lesbiche che si sono dis identificate da donne, hai utilizzato “genere biologico”; per quelle che sono state le mie lezioni di filosofia della biologia, sesso e genere sono spiegati come concetti separati, proprio per creare questa divisione tra natura e cultura, e quindi non creare confusione. Infatti, molto spesso, mi imbatto in persone che dicono “il genere è una costruzione sociale dell’individuo, con ruoli sociali e caratteristiche culturali che vengono assegnati ad un sesso”, e poi, in altre occasioni, “genere” che viene usato per parlare di persone, riferendosi al sesso: è una confusione interna a chi appartiene o sostiene questo immensa corrente di pensiero, oppure semplice ignoranza terminologica? (Questo diciamo è più un chiarimento che vorrei avere.)
I punti su cui io sono, grossomodo, critico è che, le differenti proposte di generi ulteriori si fondano su due punti (perlomeno queste ho conosciuto, o mi pare di aver incontrato):
1) persone intersessuali che verrebbero escluse dal linguaggio attuale.
2) persone che, per la loro sensibilità (concedimi il termine), non trovano una loro dimensione, un loro spazio, nel linguaggio attuale.
Per il primo caso mi viene da ammettere che, effettivamente, il linguaggio non include persone intersessuali; però, c’è da dire che, dati alla mano, le persone intersessuali sono circa l’1,5 - 2% della popolazione, e una persona intersessuale comunque ha tratti fenotipici, tipici di uno dei due sessi. Quindi l’eventuale utilizzo del linguaggio con maschile o femminile, mi verrebbe da dire, sarebbe una approssimazione per eccesso; sicuramente non perfetto, però funzionale al fatto di essere usato nella maggioranza delle situazioni di relazione con le altre persone.
Il secondo caso, che è sicuramente quello più delicato per quello che traspare a me, presenta, secondo me, un problema principale: che è quello dell’elevare il genere come se fosse un principio immateriale, che esiste a prescindere dall’essere umano, in quanto entità biologica (e quindi qualcosa di oggettivo e misurabile).
Indubbiamente un linguaggio più ampio, essendo più ampio, ha molte più possibilità di espandere la soggettività dell’individuo; però, uno dei grossi problemi di questo espandere la soggettività, sarebbe lo sfociare nel relativismo. Cioè, per consentire ad ognuno di realizzarsi, il linguaggio diventerebbe talmente personale, da non poter avere uno standard che gli consenta di essere trasmesso con l’insegnamento.
Poi, magari, parlo dalla mia condizione di ignoranza, però, trovo che, per la mia esperienza, il linguaggio attuale offre già molte possibilità per slegarsi rispetto a certi schemi precostituiti e assegnati. Mi verrebbe da dire che, qualsiasi filosofo o filosofa, mettendo una certa dedizione nello studio, e tentando di riflettere con le sue conoscenze acquisite su tutto ciò con cui si relaziona, tende a slegarsi rispetto alla sua condizione corporea. Perlomeno, questa è la mia esperienza da studente di filosofia che mi porta a dire, parafrasando Seneca “il corpo è una macchina a cui bisogna dare l’olio per farlo funzionare bene, ma il di la di quello non gli devo nient’altro.”; ecco, secondo me, in una certa misura, anche senza linguaggio neutro è possibile trovare un proprio spazio. Secondo me, servono, più che altro, strumenti di pensiero. Però, ripeto, sono ignorante su molte altre cose.
Una cosa che però mi viene da dire è che, un linguaggio deve avere dei fondamenti oggettivi per poter effettivamente essere utilizzato e insegnato; banalmente, io, maschile e femminile, li ho sempre utilizzati per riferimento a tratti fenotipici, non li ho mai pensati per riferirmi ad un eventuale identità culturale dell’individuo. Uomo e donna, intensi come identità culturali, non esistono di per sé, ma esistono come legate ai loro tratti fenotipici.
@@Human_Pizza Ciao Gabriele, intanto ti chiarisco subito che non sono qui per dimostrare nulla, quindi non ti correggerò né mi posizioneró in maniera distaccata dalla questione per avere una pretesa scientifica, cosa che trovo alquanto nociva in filosofia.
Ho usato "genere biologico" come referente di un'argomento a cui il mio discorso andava proprio contrario. Io nego il "genere biologico" e qualsiasi forma di essenzialità tanto quanto mi sembra inutile parlare di sesso o distinguere natura e cultura. I tratti fenotipici che caratterizzano le categorie di "donna" e "uomo" sono, a mio parere, pure contingenze, tant'è che la tecnica è oggi capace di rimodellare completamente un corpo e sarà sempre più possibile con l'avanzamento delle nano-bio-tecnologie. I paradigmi biologici degli esseri organici sono per l'appunto adattivi ed è possibile superare in effetto la contrapposizione binaria uomo/donna.
La mia argomentazione si colloca però in una prospettiva ben più ampia e vede il processo antropogenetico come un'evento attualmente in corso, cioè verso un umanità che deve ancora venire, quindi non ritengo di volermi inserire in un discorso prettamente post-umano. Detto questo, un processo di transizione globale su base linguistico-genetica mi pare qualcosa di auspicabile e non credo che andrebbe a minare la nostra capacità di insegnare. Sicuramente interromperebbe la riproduzione di un certo tipo di saperi e di poteri che per contrario gridano al terrorismo o al relativismo di noi "manichei" che ci auguriamo la loro morte.
Se parafrasiamo Seneca con Deleuze e Guattari "il mio corpo è una macchina fatta di organi-macchina e partecipa al sistema di produzione della natura, l'olio che le serve è quello che mi è richiesto dalle sue componenti, ma se cambio le parti posso scegliere l'olio, se diesel e benzina inquinano, scelgo l'elettrico". Qui si tratta di scegliere e reinterpretare il mondo, in questo non è niente più che un discorso politico, se proprio vogliamo, di design. Sicuramente ciò non ci porterà a un grando più alto di incomunicabilità, questi sono tutti discorsi che si sta facendo collettivamente, come co-ricerca, per comunicare in modo più complesso, cose più complesse che prima non erano comunicabili. Aprirsi a questo spazio virtuale speculativo ed estetico è aprirsi a uno spazio creativo. Progettare la lingua è progettare l'umano, ed anch'essa è tecnica e segue il nostro organizzarci, così come il nostro desiderare ed ambire.
@@saopaulo5878 allora, sul primo punto, trovo privo di senso negare il genere biologico, visto che in ogni caso è qualcosa con cui chiunque si deve confrontare; un medico che ha studiato medicina, con quel corpo ci si rapporta, e lo fa su differenze oggettive che deve conoscere, in quanto ci sono. Un maschio ha una prostata e testicoli, con relativi tumori: un medico ed il suo paziente, si devono rapportare con questi problemi come realtà di fatto. Una femmina ha la cervice, seno, delle ovaie con relative malattie con cui si deve rapportare. Lo stesso per la prevenzione, come nel caso del vaccino per il papilloma virus, per fare un esempio. Non si può prescindere dall’aspetto di natura, anche se solamente nel ruolo di paziente.
Distinguere natura e cultura mi sembra quantomai doveroso, visto che la stessa tecnica, di cui celebri i futuri prodigi, si attiene alle regole della prima, e si nutre della seconda per esistere. Ed è prospettiva della Sintesi Estesa considerare natura e cultura come cose separate, che però interagiscono. Studiare il genoma e studiare la psiche dell’essere umano non sono la stessa cosa. Quindi, detto tutto ciò, puoi pure “rifiutare” la scienza, ma non puoi prescindere da essa; perché studia i dati di fatto con cui volente o nolente ti rapporti.
Poi prima ancora. Detto pure da studente a cui piace filosare, nel 2021, non si può prescindere dalla scienza per il proprio filosofare; se no torniamo alla metafisica, ad una visione dogmatica e del parlare del nulla. O perlomeno, se lo si volesse fare, ciò deve essere fatto come mero esercizio accademico o di filosofare tra amici o tra amiche, non per questioni che coinvolgono un’intera società.
La tua visione sulle possibilità della tecnica del futuro mi paiono alquanto discutibili, dal punto di vista etico. Modificare, agire sui corpi in funzione di ideologie filosofico/politiche, mi sembrano gli stessi fondamenti delle società del passato, che criticavi nel commento a Roberto Mercadini. E siccome le persone che si sottopongono a trattamenti, se è qualcosa di volontaristico e non imposto, saranno sempre una minoranza, il tuo ragionamento comunque non giunge da nessuna parte. Comunque maschio e femmina, e le loro relative differenze, saranno sempre uno standard di maggioranza.
Per quanto riguarda la parte su Seneca hai frainteso: quello che io voglio sostenere, è che il corpo sia qualcosa che volenti o nolenti abbiamo, e quindi ne dobbiamo avere una cura; ma al di là di una cura, dobbiamo coltivare la nostra mente, ed emanciparci dai problemi legati al corpo. Ciò non vuol dire andare contro un linguaggio standarizzato e fondato su fondamenta quanto più oggettive possibili.
Per quanto riguardo il problema del linguaggio, beh, in realtà è già così. Se sei un esperto di chimica fisica, al più ti capiranno altri chimici o dei fisici; lo stesso accade con un filosofo tra filosofi. Almeno nel proprio settore funziona così. Sinceramente, però, modificare un linguaggio alle sue fondamenta, in funzione di necessità puramente soggettive, allontana ancora di più le persone: da un lato avresti persone che avrebbero un linguaggio totalmente relativistico e che giustamente lo pretenderebbero anche dai loro interlocutori, e dall’altro persone che comunque manterrebbero un linguaggio quanto più vicino ad uno standard per potersi capire efficacemente. Anche perché, si parla del ridiscutere le fondamenta del linguaggio stesso con cui tutti si rapportano, non di ridiscutere il linguaggio degli esperti di un determinato settore.
Grazie Roberto, questo video era necessario, il tema del sessismo non viene mai trattato con razionalità e lucidità di pensiero ma è proprio con questi elementi che si risolve questa complessa questione.
Grazie
Quando il femminismo parla di linguaggio inclusivo mi si accappona la pelle. Ho smesso di definirmi femminista quando anni fa mi ritrovai in un blog femminista a spiegare i numerosi errori presenti in un articolo, ma errori di linguistica basilare, da primo anno di lingue. Anche la confusione tra genere grammaticale e sesso è veramente un errore madornale. Ma a mia critica venne del tutto ignorata, perché sono maschio.
Ora, so che non tutte le femministe sono così, e nemmeno tutti i femminismi, ma oggi questo pare quello più diffuso.
Oltre a questo, quando un movimento spinge così tanto per il controllo della lingua, mi dispiace, ma sento la puzza di autoritarismo.
Ci si concentra tanto sul sovranismo fascistoide, mentre sta roba qua passa del tutto inosservata.
Pensare di cambiare la società cambiando la lingua ci porta direttamente in 1984, e anche se queste persone non se ne rendono conto, queste sono le conseguenze delle loro idee.
Soprattutto, ci si concentra sulla lingua quando il problema è la cultura. Come dici tu, esistono società patriarcali e maschiliste che parlano lingue senza genere grammaticale. Quindi è palese che la lingua non è il problema, anche perché essa cambia al cambiare della società, non il contrario.
Poi, sul fatto che sia possibile un uso della lingua più inclusivo sono assolutamente d'accordo, ma questo avviene e DEVE avvenire soltanto all'interno del sistema linguistico e del suo sviluppo naturale. Fine.
Certe argomentazioni stupide e ignoranti mi fanno diventare peggio di Boldrin.
Video meraviglioso e mercadinico! Non si può non adorarti
Grazie, una posizione condivisibile in merito a questo argomento
È sempre un piacere ascoltarLA!! Bravissimo!
Devo dire che ultimamente all'interno delle comunità della linguistica e dell'italianistica questo tema sta diventando sempre più insopportabilmente retorico. Da studioso di lingue e di giapponese in particolare, aggiungo che il giappone non solo non ha una desinenza per la distinzione di genere, ma ha non ne ha neanche una per la distinzione del numero; o meglio, ce n'è una, "tachi", ma che ha come discriminante il fatto che l'oggetto in questione sia animato o meno. Il giappone comunque è una società classista e sessista molto più dell'italia (che non è che stia messa benissimo, quindi vi lascio immaginare). il problema alla base, come ha giustamente detto il dottor Mercadini, è culturale non linguistico e tanto meno è la lingua italiana. Anche una lingua come l'inglese, per esempio, non è scevra da polemiche di questo tipo, ma per il motivo opposto: ovvero perché non esiste una marca di genere specifica. altre polemiche sterili di questo tipo sono per esempio che woman contenga in se stesso il termine man, che dal punto di vista linguistico non ha nessun fondamento il termine man e woman infatti hanno origine da due radici completamente diverse. A mio parere le polemiche linguistiche (almeno queste che si fossilizzano su una sterile retorica)
distraggono solamente dal vero scopo della nobile causa della lotta per la parità di genere.
Ottimo discorso, sono pienamente daccordo.
Ho anche il timore che questo tipo di battaglie assurde invece di appianare il divario di genere finiscano con l'accentuarlo, radicalizzando per noia alcune persone che prima erano indifferenti alla questione
13:59 cos'è quella voce alla Morgan 😂😂😂😂
Quando vedo questi video mi rincuoro e penso che poi così tanto "scemo" non sono. Bravo! Queste cose le dico da anni,magari non con questa diplomazia ma il concetto è lo stesso.