Economia & Finanza Verde Arboricoltura Urbana-Arboriculture and Urban Forestry di Francesco Ferrini GLI ALBERI SONO “BUONI”, GLI ALBERI HANNO BISOGNO DI CURE, GLI ARBORICOLTORI CURANO GLI ALBERI TREES ARE GOOD, TREES NEED CARE, ARBORISTS CARE FOR TREE Gli alberi sono esseri meravigliosi. Non solo ci gratificano con la loro straordinaria bellezza, ma ci forniscono anche benefici fondamentali per la nostra stessa esistenza. I vantaggi che la loro presenza apporta sono noti e più volte ne ho scritto su questa pagina: ci proteggono limitando gli eccessi climatici, rimuovono gli inquinanti, riducono i rumori e forniscono habitat per la biodiversità. Il loro contributo alle nostre città, e non solo, è immenso, specialmente per la nostra salute e benessere. Se tutto questo è vero, non si capisce come mai non viene assegnata all’arboricoltura (intesa nel senso inglese del termine, che si riferisce agli alberi in ambiente urbano, monumentali, ecc.) quella dignità, anche scientifica, che le spetta. Forse perché la cura degli alberi cosiddetti “non a fini produttivi” (anche se, come più volte detto e scritto su questa pagina), “producono” tutta una serie di incommensurabili benefici) è un concetto che non è pienamente compreso dalle persone e, purtroppo, pochissimo da politici e amministratori. Le persone amano gli alberi (o pensano di amarli...quante volte avete sentito dire: "ho un albero davanti a casa che è bellissimo, fa un'ombra eccezionale...certo quando perde le foglie...), ma spesso non riescono a comprendere che la cura e la gestione necessarie per mantenere gli alberi nelle nostre città e non solo devono essere affidate a persone competenti, con lunga esperienza, soprattutto nel caso di esemplari monumentali, in cui un intervento errato può avere effetti esiziali sulla vita dell’albero. Sensibilizzare l'opinione pubblica costituisce uno dei principali ostacoli nella diffusione della “cultura dell’albero”. Ho amato gli alberi per tutta la vita. Considerando semplicemente tutto il bene che fanno per la salute del nostro pianeta, cosa si può non amare degli alberi? Tuttavia, tante persone li ignorano, sono talvolta infastiditi dalla loro presenza (sporcano, fanno troppa ombra, invadono le strade), arrivano addirittura a odiarli. Potrete pensare che io sia strano ma continuo a guardare gli alberi come amici. Mi piacciono tutti. Certo, so bene che sono una risorsa rinnovabile (per la maggior parte), e abbiamo bisogno e utilizziamo prodotti fatti dagli alberi ogni giorno. Non sono un sognatore che li vede come immortali. Eppure, mi viene ancora come un morso allo stomaco ogni volta che passa un camion del deposito pieno di giganteschi tronchi. Penso alla foresta da cui provengono. Dopo anni di crescita pacifica, offrendo cibo e riparo a creature grandi e piccole e sostanze nutritive per il suolo mentre pulendo l'aria e restituendo la vita pura che sostiene l'ossigeno a tutti - in pochi secondi, è finita. Anche so bene che le foreste, i boschi e gli alberi in città devono essere adeguatamente gestiti e anche utilizzati. La gestione delle foreste le ha portate per secoli, se non millenni fino a noi. Ma una gestione sostenibile, come i miei colleghi forestali insegnano, migliora il bosco, ne esalta i benefici e, in certi casi, ne prolunga la durata, anche preservandolo da incendi. In questo senso non giovano certo atteggiamenti “integralisti” che portano spesso a un muro contro muro, assolutamente sbagliato, invece di “ragionare” in modo unitario. Non dobbiamo scordare che gli alberi sono esseri mortali e, come tutto il resto degli animali e delle piante sul nostro pianeta, hanno un’aspettativa di vita, diversa da specie a specie, che può essere anche molto lunga ma che, in un ambiente ostile e con una gestione errata, può accorciarsi moltissimo. Come gli alberi cominciano a maturare e poi a entrare nella fase di senescenza, un vero arboricoltore, meglio se certificato, può notare rami che iniziano a indebolirsi, può cogliere segnali di stress e può consigliare come intervenire e dare i migliori suggerimenti per prolungare la vita del vostro albero. E se vi raccomanda, a malincuore, che l’albero deve essere abbattuto, lo fa per ridurre il rischio che potreste correre o far correre, qualora dovesse cadere (evento peraltro meno raro di quanto si creda). Non basta la passione, non basta dire “amo gli alberi” per pretendere di intervenire o dare direttive su come essi devono essere gestiti. E non basta nemmeno una laurea in Scienze Agrarie o Forestali e neanche un dottorato. Non basta essere professori. Ci vuole esperienza, osservazione, autocritica, voglia di imparare dai propri sbagli e confrontarsi senza affrontarsi (Francesco Ferrini, 2015).
bellissimo ma a daje e daje..per quante matricine ci siano la perdita di fertilità del suolo è inevitabile sia per l'utilizzo delle risorse, costipamento dato dalle utilizzazioni (magari anche pascoli), semplificazione della diversità biologica, stress dato da periodi senza o quasi copertura, ecc le problematiche sono infinite, sopratutto se si vede a lungo termine, però è ovvio cè da capire anche la necessità delle popolazioni locali e delle varie economie, più o meno oneste
ma se invece di produrre energia dalla legna si costruisse una pala eolica non sarebbe meglio. Anche se la chiamiamo sostenibile, la legna contiene il doppio dell'anidride carbonica del carbone. Quindi tagliando legna per produrre energia facciamo un doppio sbaglio perché inquiniamo il doppio rispetto al carbone e inoltre tagliamo un albero che poteva togliere altra anidride carbonica dall'aria. Inoltre quegli alberi magari sono le case per uccelli e piccoli mammiferi. Io spero che un giorno non ci sia più bisogno di deturpare il bosco per produrre energia, almeno usatelo per i mobili o per cose fatte di legno.
Molto bene, ma la Sovrintendenza ha sollevato il caso Marganai ritenendo non compatibile con la tutela paesaggistica la modifica (temporanea) del paesaggio causata dal taglio selvicolturale con il vincolo apposto con specifico provvedimento. L'impatto sul paesaggio in questo video è stato solo accennato, per poi passare all'aspetto idrogeologico. Io avrei affrontato maggiormente l'aspetto paesaggistico, mostrando meglio come il ceduo porta a una alterazione "non idilliaca" (come l'ha chiamata Luigi) solo temporanea. Chi non è un tecnico (l'ho mostrato a colleghi di altri settori) non comprende, guardando il video, come si ricostituisce il paesaggio forestale nell'arco di 20 o 30 anni.
Buongiorno Roberto. Il "Caso Marganai" ha avuto diverse sfaccettature, da un lato la polemica sul ceduo in quanto tale, considerato una pratica "distruttiva", dall'altro la questione del paesaggio. Il video risponde alla prima questione, perchè il Progetto SAM ha studiato il ceduo: l'erosione, il ricaccio, la copertura del suolo ecc. Sarebbe davvero molto interessante affrontare con un video anche il discorso del paesaggio, il tuo è un ottimo suggerimento. Speriamo di avere l'occasione di farlo a breve!
Il governo a ceduo dei boschi in generale non è per nulla sostenibile dal punto di vista sia ambientale, di conservazione della biodiversità, del dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici e delle condizioni pedologiche del suolo dalla formazione di humus o la decomposizione di alberi vetusti o complesse interazioni micorizziche.....qui fanno vedere una ceduazione di castagno li la storia e in po' diversa per far sembrare le cose un po' più idilliache,...... ma purtroppo le cose in Italia stanno messe veramente messe male, anche se dicono che la superficie forestale aumenta in realtà il degrado dei boschi è alquanto elevato e quei pochi e residui ecosistemi forestali complessi rimasti anche nei parchi, rischiano grosso per l'ignoranza o la furberia di costoro che si fanno chiamare agronomi e "dottori forestali" che attraverso comuni o istituzioni per soldi giustificano cose impensabili....e alquanto vergognoso agli occhi di chi studia veramente le foreste
@@CompagniadelleForeste ma siete seri? Ma vi rendete conto che state distruggendo i boschi? I boschi devono essere fatti da alberi e non da cedui alberi veri ma come al solito questo e frutto del commercio a causa del gestore che si occupa anche del agricoltura ecco perchè in italia fanno tanto schifo le foreste mentre in altri paesi sono bellissime. Il fatto e chiaro vanno ripiantati alberi da capo
I forestali possono essere la rovina dei boschi. Riciclano concetti vecchi industriali e non ecologici. La valutazione dell'impatto ecologico presentata è molto superficiale.
Economia & Finanza Verde
Arboricoltura Urbana-Arboriculture and Urban Forestry di Francesco Ferrini
GLI ALBERI SONO “BUONI”, GLI ALBERI HANNO BISOGNO DI CURE, GLI ARBORICOLTORI CURANO GLI ALBERI
TREES ARE GOOD, TREES NEED CARE, ARBORISTS CARE FOR TREE
Gli alberi sono esseri meravigliosi. Non solo ci gratificano con la loro straordinaria bellezza, ma ci forniscono anche benefici fondamentali per la nostra stessa esistenza. I vantaggi che la loro presenza apporta sono noti e più volte ne ho scritto su questa pagina: ci proteggono limitando gli eccessi climatici, rimuovono gli inquinanti, riducono i rumori e forniscono habitat per la biodiversità. Il loro contributo alle nostre città, e non solo, è immenso, specialmente per la nostra salute e benessere.
Se tutto questo è vero, non si capisce come mai non viene assegnata all’arboricoltura (intesa nel senso inglese del termine, che si riferisce agli alberi in ambiente urbano, monumentali, ecc.) quella dignità, anche scientifica, che le spetta.
Forse perché la cura degli alberi cosiddetti “non a fini produttivi” (anche se, come più volte detto e scritto su questa pagina), “producono” tutta una serie di incommensurabili benefici) è un concetto che non è pienamente compreso dalle persone e, purtroppo, pochissimo da politici e amministratori.
Le persone amano gli alberi (o pensano di amarli...quante volte avete sentito dire: "ho un albero davanti a casa che è bellissimo, fa un'ombra eccezionale...certo quando perde le foglie...), ma spesso non riescono a comprendere che la cura e la gestione necessarie per mantenere gli alberi nelle nostre città e non solo devono essere affidate a persone competenti, con lunga esperienza, soprattutto nel caso di esemplari monumentali, in cui un intervento errato può avere effetti esiziali sulla vita dell’albero. Sensibilizzare l'opinione pubblica costituisce uno dei principali ostacoli nella diffusione della “cultura dell’albero”.
Ho amato gli alberi per tutta la vita. Considerando semplicemente tutto il bene che fanno per la salute del nostro pianeta, cosa si può non amare degli alberi? Tuttavia, tante persone li ignorano, sono talvolta infastiditi dalla loro presenza (sporcano, fanno troppa ombra, invadono le strade), arrivano addirittura a odiarli. Potrete pensare che io sia strano ma continuo a guardare gli alberi come amici. Mi piacciono tutti. Certo, so bene che sono una risorsa rinnovabile (per la maggior parte), e abbiamo bisogno e utilizziamo prodotti fatti dagli alberi ogni giorno. Non sono un sognatore che li vede come immortali. Eppure, mi viene ancora come un morso allo stomaco ogni volta che passa un camion del deposito pieno di giganteschi tronchi. Penso alla foresta da cui provengono. Dopo anni di crescita pacifica, offrendo cibo e riparo a creature grandi e piccole e sostanze nutritive per il suolo mentre pulendo l'aria e restituendo la vita pura che sostiene l'ossigeno a tutti - in pochi secondi, è finita. Anche so bene che le foreste, i boschi e gli alberi in città devono essere adeguatamente gestiti e anche utilizzati. La gestione delle foreste le ha portate per secoli, se non millenni fino a noi. Ma una gestione sostenibile, come i miei colleghi forestali insegnano, migliora il bosco, ne esalta i benefici e, in certi casi, ne prolunga la durata, anche preservandolo da incendi.
In questo senso non giovano certo atteggiamenti “integralisti” che portano spesso a un muro contro muro, assolutamente sbagliato, invece di “ragionare” in modo unitario.
Non dobbiamo scordare che gli alberi sono esseri mortali e, come tutto il resto degli animali e delle piante sul nostro pianeta, hanno un’aspettativa di vita, diversa da specie a specie, che può essere anche molto lunga ma che, in un ambiente ostile e con una gestione errata, può accorciarsi moltissimo. Come gli alberi cominciano a maturare e poi a entrare nella fase di senescenza, un vero arboricoltore, meglio se certificato, può notare rami che iniziano a indebolirsi, può cogliere segnali di stress e può consigliare come intervenire e dare i migliori suggerimenti per prolungare la vita del vostro albero. E se vi raccomanda, a malincuore, che l’albero deve essere abbattuto, lo fa per ridurre il rischio che potreste correre o far correre, qualora dovesse cadere (evento peraltro meno raro di quanto si creda).
Non basta la passione, non basta dire “amo gli alberi” per pretendere di intervenire o dare direttive su come essi devono essere gestiti. E non basta nemmeno una laurea in Scienze Agrarie o Forestali e neanche un dottorato. Non basta essere professori. Ci vuole esperienza, osservazione, autocritica, voglia di imparare dai propri sbagli e confrontarsi senza affrontarsi (Francesco Ferrini, 2015).
fino all eta' di 21 anni ho vissuto in Svizzera e gli svizzeri quando venivano in Italia commentavano bella ma i boschi sono di una tristezza infinita
bellissimo
ma a daje e daje..per quante matricine ci siano la perdita di fertilità del suolo è inevitabile
sia per l'utilizzo delle risorse, costipamento dato dalle utilizzazioni (magari anche pascoli), semplificazione della diversità biologica, stress dato da periodi senza o quasi copertura, ecc
le problematiche sono infinite, sopratutto se si vede a lungo termine, però è ovvio cè da capire anche la necessità delle popolazioni locali e delle varie economie, più o meno oneste
a me sembra dimostrato esattamente il contrario.
quindi non capisco.
Chiedo agli autori come mai nel video non si fa menzione dello stoccaggio di CO2 e delle prestazioni del ceduo da questo punto di vista?
Divulgazione fatta bene!! Complimenti (come sempre!)
Disinformazione e distorsione dei reali dati scientifici orientati ai propi fini fatti benissimo...complimenti
Un bel e istruttivo video
ma se invece di produrre energia dalla legna si costruisse una pala eolica non sarebbe meglio. Anche se la chiamiamo sostenibile, la legna contiene il doppio dell'anidride carbonica del carbone. Quindi tagliando legna per produrre energia facciamo un doppio sbaglio perché inquiniamo il doppio rispetto al carbone e inoltre tagliamo un albero che poteva togliere altra anidride carbonica dall'aria. Inoltre quegli alberi magari sono le case per uccelli e piccoli mammiferi. Io spero che un giorno non ci sia più bisogno di deturpare il bosco per produrre energia, almeno usatelo per i mobili o per cose fatte di legno.
grazie a compagnia delle foreste per una informazione oggettiva e corretta.
Ottimo video!
Molto interessante, diffuso anche sui nostri canali istituzionali !
Molto bene, ma la Sovrintendenza ha sollevato il caso Marganai ritenendo non compatibile con la tutela paesaggistica la modifica (temporanea) del paesaggio causata dal taglio selvicolturale con il vincolo apposto con specifico provvedimento. L'impatto sul paesaggio in questo video è stato solo accennato, per poi passare all'aspetto idrogeologico. Io avrei affrontato maggiormente l'aspetto paesaggistico, mostrando meglio come il ceduo porta a una alterazione "non idilliaca" (come l'ha chiamata Luigi) solo temporanea. Chi non è un tecnico (l'ho mostrato a colleghi di altri settori) non comprende, guardando il video, come si ricostituisce il paesaggio forestale nell'arco di 20 o 30 anni.
Buongiorno Roberto. Il "Caso Marganai" ha avuto diverse sfaccettature, da un lato la polemica sul ceduo in quanto tale, considerato una pratica "distruttiva", dall'altro la questione del paesaggio. Il video risponde alla prima questione, perchè il Progetto SAM ha studiato il ceduo: l'erosione, il ricaccio, la copertura del suolo ecc. Sarebbe davvero molto interessante affrontare con un video anche il discorso del paesaggio, il tuo è un ottimo suggerimento. Speriamo di avere l'occasione di farlo a breve!
Il governo a ceduo dei boschi in generale non è per nulla sostenibile dal punto di vista sia ambientale, di conservazione della biodiversità, del dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici e delle condizioni pedologiche del suolo dalla formazione di humus o la decomposizione di alberi vetusti o complesse interazioni micorizziche.....qui fanno vedere una ceduazione di castagno li la storia e in po' diversa per far sembrare le cose un po' più idilliache,...... ma purtroppo le cose in Italia stanno messe veramente messe male, anche se dicono che la superficie forestale aumenta in realtà il degrado dei boschi è alquanto elevato e quei pochi e residui ecosistemi forestali complessi rimasti anche nei parchi, rischiano grosso per l'ignoranza o la furberia di costoro che si fanno chiamare agronomi e "dottori forestali" che attraverso comuni o istituzioni per soldi giustificano cose impensabili....e alquanto vergognoso agli occhi di chi studia veramente le foreste
@@CompagniadelleForeste ma siete seri? Ma vi rendete conto che state distruggendo i boschi?
I boschi devono essere fatti da alberi e non da cedui alberi veri ma come al solito questo e frutto del commercio a causa del gestore che si occupa anche del agricoltura ecco perchè in italia fanno tanto schifo le foreste mentre in altri paesi sono bellissime.
Il fatto e chiaro vanno ripiantati alberi da capo
@@viniciusjunior7259 ma i dati dicono il contrario della sua "percezione".
L' erosione in Sardegna forse non c' è perché non piove...
Luigi sei una risorsa insostituibile!Alla facoltà di Pianificazione abbiamo bisogno di te!
ottimo intervento
queston è un bel lavoro co l alto fusto si distrugge tutto
I forestali possono essere la rovina dei boschi. Riciclano concetti vecchi industriali e non ecologici. La valutazione dell'impatto ecologico presentata è molto superficiale.