Come risolvere il problema dello stoccaggio delle scorie radioattive? A me sembra questo il problema più sentito dalla popolazione.Domanda che mi pongo nel caso ci fosse una diminuzione notevole di petrolio.
Le scorie radioattive hanno il 95% dell'energia originale prima del loro uso: possono essere re-inserite nel processo di concentrazione e raffinazione con qualche precauzione ingegneristica (in molte aziende stanno lavorando in questa direzione). Inoltre la loro quantità è davvero piccola: mi sembra che tutte le scorie di tutti gli impianti al mondo dagli anni '50 ad oggi messe assieme coprano per 1 metro l'estensione di un campo da calcio (mi riferisco alle scorie con radioattività superiore alla cenere del carbone), la Finlandia ad esempio ha predisposto un deposito sotterraneo per le sue scorie che da solo riesce a stoccare 200 anni di produzione nazionale con un livello di contenimento che non è nemmeno segnalato in superficie. Però queste sono scelte politiche e non tecniche: tecnicamente le scorie sono una manna per gli ingegneri che vogliono ricilare gli scarti: sono carburante potenziale che contiene ancora il 95% dell'energia - le scorie sono un problema più mediatico derivato dalle lotte di opinione del passato (anni '70 e '80).
Grazie per la risposta.Comunque è difficile che le persone accettino nel loro territorio un termovalorizzatore,vedere cosa sta accadendo a Roma,figuriamoci una centrale nucleare o un deposito di scorie radioattive.Purtroppo Chernobyl e il caso giapponese rimangono una piaga aperta per la maggioranza.
Non ho capito la conclusione del report Picco dello shale Domanda crescente e offerta in diminuzione Produzione non-OPEC Parallelo col 2003 ... E quindi? Crollo dell'economia? Nuove produzioni? Incremento dei drill? Spostamento verso il gas? Nuova ricerca verso le rinnovabili per aumentare il rapporto 1:5? Guerre per il controllo dei pozzi? Prezzi alle stelle? Insomma non ho indivividuato l'indicazione di fondo
Come risolvere il problema dello stoccaggio delle scorie radioattive? A me sembra questo il problema più sentito dalla popolazione.Domanda che mi pongo nel caso ci fosse una diminuzione notevole di petrolio.
Le scorie radioattive hanno il 95% dell'energia originale prima del loro uso: possono essere re-inserite nel processo di concentrazione e raffinazione con qualche precauzione ingegneristica (in molte aziende stanno lavorando in questa direzione).
Inoltre la loro quantità è davvero piccola: mi sembra che tutte le scorie di tutti gli impianti al mondo dagli anni '50 ad oggi messe assieme coprano per 1 metro l'estensione di un campo da calcio (mi riferisco alle scorie con radioattività superiore alla cenere del carbone), la Finlandia ad esempio ha predisposto un deposito sotterraneo per le sue scorie che da solo riesce a stoccare 200 anni di produzione nazionale con un livello di contenimento che non è nemmeno segnalato in superficie. Però queste sono scelte politiche e non tecniche: tecnicamente le scorie sono una manna per gli ingegneri che vogliono ricilare gli scarti: sono carburante potenziale che contiene ancora il 95% dell'energia - le scorie sono un problema più mediatico derivato dalle lotte di opinione del passato (anni '70 e '80).
Grazie per la risposta.Comunque è difficile che le persone accettino nel loro territorio un termovalorizzatore,vedere cosa sta accadendo a Roma,figuriamoci una centrale nucleare o un deposito di scorie radioattive.Purtroppo Chernobyl e il caso giapponese rimangono una piaga aperta per la maggioranza.
Grazie a te per il commento!
Le centrale nucleari italiane chiuse dopo il referendum (Caorso latina trino montato...) possono essere riavviate? In che tempi? A quale costo?
Non ho capito la conclusione del report
Picco dello shale
Domanda crescente e offerta in diminuzione
Produzione non-OPEC
Parallelo col 2003
...
E quindi? Crollo dell'economia? Nuove produzioni? Incremento dei drill? Spostamento verso il gas? Nuova ricerca verso le rinnovabili per aumentare il rapporto 1:5? Guerre per il controllo dei pozzi? Prezzi alle stelle?
Insomma non ho indivividuato l'indicazione di fondo