In the Year 2525 (Zager and Evans, 1969) - Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio

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  • Опубліковано 21 гру 2024

КОМЕНТАРІ • 1

  • @luigidaroma
    @luigidaroma  2 місяці тому

    Di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine religioso dei Gesuiti, ho scritto nel video ua-cam.com/video/VZIPTSq6wBQ/v-deo.html
    La Chiesa di Roma nel XVI secolo subì un periodo burrascoso con le scissioni dei “protestanti” (come Lutero o Calvino): uno dei [tanti] motivi che causarono le divisioni fu la “scarsa” cultura del clero e la sua incapacità a diffondere la parola di Dio (“fai quello che il prete dice ma non fare quello che il prete fa”). Orbene il gesuita Ignazio volle creare a Roma nel 1551 un istituto religioso scolastico/accademico, che accompagnasse i giovani per l’intero ciclo di studi: il “Collegio Romano”, scuola di grammatica, d'umanità e di dottrina cristiana, gratuita ma rigorosamente riservata ai maschi (i talebani dopo cinque secoli non hanno inventato niente di nuovo). Molto presto il piccolo edificio esistente sotto il Campidoglio si rivelò insufficiente, ma Papa Paolo IV, nel concedere all’istituto le facoltà di Teologia e Filosofia, convinse una sua nipote a cedere una proprietà a Campo Marzio attigua alla chiesetta dell’Annunziata e finanziò una nuova costruzione, ultimata nel 1584. Il secolo successivo la stessa chiesetta, che fungeva da “cappella” del collegio, si dimostrò insufficiente, fu demolita e creata una nuova chiesa che sarà dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù, canonizzato nel 1622. Iniziata nel 1626 con fondi stanziati dal Card. Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV, la chiesa è stata costruita e decorata in economia, tramite laici e sacerdoti appartenenti o legati alla Compagnia di Gesù.
    Nel video:
    0:08 La facciata della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, attribuita a Alessandro Algardi, che aveva già lavorato col cardinale Ludovisi; Algardi fece suoi molti studi di Giacomo della Porta relativi alla facciata della Chiesa del Gesù vista nel video sopra citato.
    0:26 L’interno della chiesa, coma da progetto di Orazio Grassi, professore di matematica al Collegio Romano, è a croce latina, con ampio transetto e tre cappelle laterali per ogni lato.
    0:44 Gran parte del lavoro di decorazione fu eseguito da Andrea Pozzo, gesuita, pittore, grande studioso degli effetti prospettici di Melozzo da Forlì; l’affresco della volta che copre la navata centrale, raffigurante l’Apoteosi di Sant’Ignazio, è attorniato da finti pilastri che danno effetto visivo di ulteriore altezza;
    1:02 Nel 1685 la chiesa era quasi completata, ma mancava la cupola e non c’erano più disponibilità finanziarie; Andrea Pozzo scelse di dipingere una grossa tela a forma di cupola, incollandola al soffitto: l’immagine che vedete è ciò he appare agli occhi fermandosi al centro del transetto. La tela è stata più volte restaurata e addirittura sostituita dopo un incendio, ma rispecchia sempre l’originale.
    1:20 A sostenere la “finta cupola”, Pozzo affrescò quattro pennacchi , raffiguranti episodi biblici: da sx a dx, Sansone, Davide e Golia, Davide e Sisara, Giuditta e Oloferne.
    1:38 Nell'abside sono rappresentate le Scene dalla vita di Sant'Ignazio, dipinte da Andrea Pozzo tra il 1685 e il 1688: al centro La visione di sant'Ignazio alla Storta, nel catino absidale Sant'Ignazio guarisce gli appestati, nella volta la Difesa di Pamplona, in cui Ignazio fu ferito. Nella calotta dell'abside Andrea Pozzo mise in opera un altro dei suoi virtuosismi prospettici: riuscì infatti a rappresentare un'architettura fittizia con quattro colonne dritte in una superficie concava. Successivamente, tra il 1698 e il 1701, Andrea Pozzo dipinse nella parete sinistra dell'abside la Missione di San Francesco Saverio nelle Indie, mentre nella parete destra realizzò Sant'Ignazio accoglie San Francesco Borgia nella Compagnia di Gesù.
    1:56 Cappelle del transetto: a sx, Annunciazione, 1750, di Filippo della Valle, forse su disegno di Pozzo; a dx. Gloria di San Luigi Gonzaga, 1697-99, di Pierre Le Gros il giovane. Il santo, del quale io porto indegnamente il nome, è sepolto sotto l’altare; figlio primogenito del Marchese Ferrante Gonzaga, rinunciò al Marchesato per diventare gesuita e assistere gli ammalati di peste; morì a 23 anni (21 giugno 1591) ed è il protettore dei giovani, degli studenti e dei malati di AIDS.
    2:14 Statua in gesso raffigurante Sant’Ignazio di Loyola, 1728: si tratta del modello eseguito da Camillo Rusconi per la statua in marmo, oggi in San Pietro in Vaticano.
    2:32 A sx, cappella Sacripante (2ª a destra): la pala d’altare, di Francesco Trevisani, mostra il “Transito (morte) di San Giuseppe”, 1712-13; a dx, cappella di San Gioacchino (3ª a destra)con la pala di Stefano Pozzi: San Gioacchino offre Maria Vergine a Dio, ca 1750; San Gioacchino e Sant’Anna erano i genitori della Madonna.
    2:50 In controfacciata, lapide celebrativa di Antonio Raggi con statue della religione (a sx) e della Magnificenza (a dx) di Alessandro Algardi.
    L’apocalittica “In the Year 2525” (= nell’anno 2525, col secondo titolo “Inizio e Fine”) ebbe successo immediato, raggiungendo la prima posizione in classifica in quasi tutte le nazioni di lingua inglese (USA, Regno Unito, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda) e la seconda in Australia. In USA vinse anche il disco d’oro per il milionesimo disco venduto.
    In Europa la canzone trovò varie versioni in lingua locale: in francese, spagnolo, greco e, ovviamente, italiano. In Italia Zager and Evans pubblicarono “Nell’anno 2033” su testo di Cesare De Natale, che ottenne minor fortuna del loro originale in inglese; Il grande paroliere Daniele Pace scrisse il testo di “Nel 2023”, adattando alcune strofe una volta per Dalidà, un’altra per Caterina Caselli; diverso l’arrangiamento delle due cantanti, delizioso quello di Dalidà, più commerciale quello della Caselli che raggiunse il 24° posto in classifica settimanale, grazie anche al retro del 45 giri, “L’umanità”, cover di “Sympathy” dei Rare Birds.
    In entrambe le versioni di Daniele Pace, la penultima strofa recita:
    “10000 anni son passati; l'uomo crede di aver raggiunto Dio, d'avere in mano il mondo, di conquistare il sole. Ma se ti volti indietro, le rose sono vive, la pioggia cade ancora: le cose belle sono antiche.”
    Mi sembra di sentire la mia voce, che si lamenta perché nel XXI secolo non si sente più la Musica con la M maiuscola come si sentiva il secolo scorso.
    IN ENGLISH
    The apocalyptic “In the Year 2525” with the second title in Latin "Exordium and Terminus" (beginning and end) was an immediate success, reaching the first position in the charts in almost all English-speaking countries (USA, UK, Canada, Ireland, New Zealand) and the second in Australia. In the USA it also won the gold record for the millionth record sold.
    In Europe the song found various versions in local languages: in French, Spanish, Greek and, of course, Italian. In Italy Zager and Evans published “Nell’anno 2033” with lyrics by Cesare De Natale, which was less successful than their original in English; the great lyricist Daniele Pace wrote the lyrics of “Nel 2023”, adapting some verses once for Dalidà, another for Caterina Caselli; the arrangements of the two singers were different, Dalidà's was delightful, Caselli's more commercial, which reached 24th place in the weekly charts, thanks also to the back of the 45 rpm, "L'umanità", a cover of "Sympathy" by Rare Birds.