COME RACCONTÒ LA PROPAGANDA L'ENTRATA DELL'ITALIA NELLA GRANDE GUERRA?

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  • Опубліковано 5 жов 2024
  • Ma come è stata giustificata all’epoca, l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, dopo un anno di neutralità e un cambio di alleanza, con il passaggio dalla Triplice all’Intesa? Di fronte all’opinione pubblica si trattò soprattutto di lavorare a colpi di propaganda.
    Come opera la propoganda quando deve giustificare l’inizio di una guerra?
    Ecco un paio di esempi di come la stampa di casa nostra raccontò quei momenti. Perché l’Italia abbia cambiato Alleanza e si decida solo ora ad entrare in guerra ce lo spiega “La Guerra Italiana”, un settimanale che la casa editrice Sonzogno, inizia a pubblicare - con incredibile tempismo - il 30 maggio 1915. Si tratta di un giornale che fa ampio ricorso alla documentazione fotografica e che, data appunto la sua cadenza settimanale, raccoglie le impressioni di quotidiani italiani e stranieri.
    Ecco dunque, come recita il titolo di quel primo, quali sono le «luminose ragioni della guerra italiana» esposte dal nostro ministro degli esteri Sidney Sonnino, al «mondo civile» come lo chiama il giornale.
    Uno: Ragioni di ordine nazionale e cioè la difesa degli interessi vitali italiani manomessi proditoriamente dall’Austria con la sua aggressione nei Balcani; del diritto contrattuale violato; delle sacre aspirazioni, fin’ora sacrificate alla lealtà di alleanza e al rispetto per la pace europea:
    Due: ragione di ordine internazionale e cioè «la doverosa denegazione di solidarietà con chi calpestava, aggredendo la Serbia, il sacro principio delle indipendenze nazionali; con chi rompeva meditatamente la pace europea, imponendo una guerra spaventosa ed orrenda. L’Italia - si legge - non poteva deviare dalla sua storia, dalla sua Missione di potenza europea, di nazione civile».
    Queste sarebbero le «luminose» ragioni dell’intervento italiano, anche alla luce del fatto che - scrive sempre il periodico - «nell’agosto del 1914, quando pareva trionfale la marcia tedesca su Parigi, sarebbe esistito un piano austro-tedesco per invadere l’Italia del Nord, occupare il Veneto, Milano e il Piemonte, e aggredire la Francia anche dalla parte di Lione».
    Dunque si entra in guerra, ma la gente comune - il popolo - come la prende, soprattutto nelle zone dove la guerra dovrà essere vissuta in prima persona? Ce lo spiega Gino Piva dalle pagine della «Gazzetta del Popolo» in una corrispondenza «dal veneto palpitante» dove non si attende altro che lo scoppio delle ostilità. «Non ancora cronache d’azione. Ma visioni, impressioni, ore di ansia. Ansia non trepidazione. È l’anima della nazione che si protende, fissa silenziosa, in attesa di sicuri eventi. Le serene città del veneto, scrive Piva - in data 23 maggio, sono - addirittura, aggiungiamo noi - in festa. I tricolori rifulgono nel sole e per le vie cittadini e soldarti fraternizzano. I manifesti della mobilitazione sono entusiasticamente commentati. In tutti è un ardore nuovo, una santa febbre. Ho potuto percorrere una buona parte delle zone di guerra - racconta il giornalista - e dovunque ho potuto rilavare che questa mite popolazione veneta, che non si manifesta mai con eccessi di anticipati clamori, ora è tutta fieramente concorde ed orgogliosa che la continuità della storia d’Italia le abbia assegnato il compito di avanguardia. La fiducia nel nostro esercito è completa. Alcuni particolari non trasmissibili entusiasmano. […] Le notizie di questo giorno - sapientemente orchestrate, aggiungiamo noi - delle violenze austriache ai nostri connazionali, [...] esasperano. Soldati richiamati delle classi più anziane alzano le baionette al grido di Morte all’Austria!». L’autore dell’articolo celebra la sua liturgia guerresca con tutta la retorica che il caso richiede. Non c’è paura e il desiderio di battersi è alto, e - aggiunge il nostro autore - «si sono prese disposizioni che i più perfetti eserciti possono solo invidiare».
    Purtroppo, di lì a qualche ora i fatti testimonieranno che la cosa non stanno proprio così. L’inizio delle operazioni sarà caratterizzato da una mancanza si slancio e da una lentezza che faranno infuriare Cadorna, alla faccia delle perfette disposizioni.
    Ma il lavoro della propaganda è un altro e cioè raccontare una realtà ideale e immaginaria che mantenga alto lo spirito pubblico. Dunque, conclude Gino Piva dalle pagine della «Gazzetta del Popolo», in vista della guerra «suonano campane a festa nel cielo sereno. […] Non si piange in nessun luogo. Ragazze infiorate salutano a voci alte i giovani uomini che si preparano a partire. E i giovani cantano. L’Italia Rinasce. Qui è tutto il battito del suo cuore immenso. […] La guerra non poteva avere un popolo migliore».

КОМЕНТАРІ • 29

  • @giorgioraspa7448
    @giorgioraspa7448 2 роки тому +8

    Mi nonno, molisano, mi raccontava il suo stupore che Trento e Trieste fossero così lontane tra loro. Gli avevano sempre detto che c'era solo un ponte a dividerle!

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому +2

      È vero. Si trattava di ua convinzione comune a moltissimi nostri soldati che credevano che Trento e Trieste fossero un'unica città unita da un ponte. Grazie per aver condiviso con noi i suoi ricordi familiari. Cordiali saluti dallo staff del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto.

  • @massininiderui4635
    @massininiderui4635 2 роки тому +4

    Una delle pagine più serie e competenti ,pacatezza e professionalità.

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Grazie per il suo commento. Davvero gentile. Cordiali saluti da tutto lo staff del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto.

  • @gianlucadelia408
    @gianlucadelia408 2 роки тому +4

    Un altro video ottimo e perfettamente realizzato, grande divulgazione scientifica. Grazie Dottor Gambarotto!

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Grazie a lei per la sua cortesia e cordiali saluti dallo staff del Museo della Battagalia di Vittorio Veneto.

  • @robertobeghini7714
    @robertobeghini7714 2 роки тому +2

    Interessantissimo, come sempre. Complimenti!

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Grazie per il suo apprezzamento e cordiali saluti dallo staff del Museo della Battagalia di Vittorio Veneto.

  • @francescotoni26
    @francescotoni26 2 роки тому +3

    Ragazzi, sempre i numeri uno

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Grazie. Davvero troppo gentile. Cordiali saluti dallo staff del Museo della Battagalia di Vittorio Veneto.

  • @sergioperessoni8387
    @sergioperessoni8387 2 роки тому +2

    Grazie , argomento sempre attuale. Video molto interessante.

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Grazie per il suo commento Sig. Peressoni e cordiali saluti dallo staff del Museo della Battagalia di Vittorio Veneto.

  • @Federico_21
    @Federico_21 2 роки тому

    Sempre ottimi video, complimenti.

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Grazie e cordiali saluti da tutto lo staff del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto.

  • @claudiovarnerin5795
    @claudiovarnerin5795 2 роки тому +1

    onore a te

  • @agostinodellaporta2249
    @agostinodellaporta2249 2 роки тому +8

    Del resto ogni guerra è preceduta dalla propaganda, anche oggi.

    • @Myself-el7on
      @Myself-el7on Рік тому

      Con i mezzi moderni di oggi non si puo' definirla solo propaganda,e' un vero lavaggio del cervello.

  • @alessiobruni8300
    @alessiobruni8300 2 роки тому +2

    Sempre complimenti. Vorrei fare una riflessione anche se fuori argomento. Se i nostri comandanti avessero avuto una preparazione moderna ed adeguata e non ottocentesca, avremmo potuto celebrare una vittoria con relativamente poche perdite e molti più territori. Ci sarebbe bastato consumare l'esercito austriaco impegnato in una guerra totale. Invece l'impreparazione, l'idiozia e la vana gloria di cadorna e company ci ha fatto dissanguare in termini di uomini. E in questo mi ricollego alla propaganda pre e in periodo bellico, tutti volevano una vittoria rapida e fulminante.

    • @lalineadellamemoria
      @lalineadellamemoria  2 роки тому

      Il Regio Esercito non riuscì ad approfittare dell'impreparazione austro-ungarica dei primi giorni. I primi movimenti delle truppe italiane furono caratterizzati da lentezza e ritardi che permisero all'avversario di fare affluire uomini e mezzi per la guerra difensiva che intendeva combattere. Grazie per il suo commento e cordiali saluti dallo staff del Museo della Battagalia di Vittorio Veneto.

    • @23carne
      @23carne 2 роки тому +1

      Concordo su alcune cose, ma su tutti i fronti della guerra si sono avute perdite mostruose, il nostro esercito non era poi peggiore degli altri.

    • @mauroperossini4785
      @mauroperossini4785 2 роки тому

      Non sono granchè d'accordo: come avremmo potuto "consumare" l'esercito austriaco diversamente da come si tentò di fare?
      11 offensive sull'Isonzo (le "spallate") dovevano servire proprio a quello, purtroppo consumammo di più il nostro.
      Come del resto francesi e inglesi: nella IGM la difensiva era superiore all'offensiva e non c'era barba di generale "moderno" che potesse cambiare questo stato di cose, non fino all'arrivo dei tank e delle divisioni motorizzate.

    • @mauroperossini4785
      @mauroperossini4785 2 роки тому +1

      @@lalineadellamemoria "I primi movimenti delle truppe italiane furono caratterizzati da lentezza e ritardi che permisero all'avversario di fare affluire uomini e mezzi per la guerra difensiva che intendeva combattere."
      Verissimo. Ma perchè tutta questa lentezza? La butto là: non fu forse un eccesso di prudenza del Comando Supremo?
      Ricordo di aver letto di Cadorna che per giustificare la mancanza di uno slancio iniziale avrebbe risposto in lettere private: "In fin dei conti comandavo l'esercito di Custoza..." come dire che non si sentiva sicuro di manovre troppo audaci.
      Meglio forse offensive frontali contro linee statiche, più facili da controllare anche se più sanguinose?
      E' solo una mia personale ipotesi di cui ovviamente non può esserci riscontro.
      Cordiali saluti allo staff.

  • @unioneitaliana7107
    @unioneitaliana7107 2 роки тому +1

    Io credo che del suo ce lo ha messo anche Vittorio Emanuele lll. Umberto l e la moglie Margherita (di madre tedesca) erano triplicisti. Il terzo re d'Italia asceso al trono per cause fortuite (il regicidio del padre), era tutto il contrario dei genitori: detestava il lusso, lo sfarzo, i cavalli (fece chiudere le scuderie della Reggia), il palazzo del Quirinale (andò a vivere a villa Ada). Quindi non fu difficile entrare in guerra dalla parte dell'intesa.