Bastava chiedere!: il femminismo è una necessità

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  • Опубліковано 24 жов 2024

КОМЕНТАРІ • 16

  • @linkinmark83
    @linkinmark83 Місяць тому +2

    L’aneddoto dell’asilo è un utile punto di partenza. Ancora prima che sulla tematica del video, mi viene da riflettere sull’apparente “banalità” del quotidiano, che ad un più attento esame nasconde infinite complessità. E’ curioso realizzare quanta routine viviamo senza mai approfondirla, senza accorgerci delle “regole” che la guidano, senza notare quel “qualcosa che non va”, a meno che non sia palesemente evidente. Oppure, qualora succeda, ci si ferma… e ci si riflette su…? Mah, difficile, più probabilmente si fa finta di niente, si scrollano le spalle e via, nel tourbillon di cose da fare.
    Quando dicevo che “la filosofia ferma l’attimo”, intendevo anche questo. Vivere una situazione e avere al contempo la capacità di saperla leggere, dote rara e di sicuro non agevolata dalla frenesia del portare a termine la giornata senza grandi intoppi.
    Io credo spietatamente che la quotidianità uccida tutto, ma io sono poca cosa, pertanto citerò due frasi che spiegano un po' meglio la mia riflessione sul video. Forse parto da lontano, ma per me sono le premesse fondanti i ragionamenti che porto avanti da anni.
    Tra le citazioni di True Detective che hanno lasciato il segno, una di queste è “Alcuni antropologi linguistici pensano che la religione sia un virus del linguaggio che riscrive percorsi nel cervello e offusca il pensiero razionale”. Non voglio qui parlare di religione, non è l’argomento del video (anche se non è del tutto estranea alla problematica), ora lo applicherei più generalmente al “chiacchiericcio quotidiano”, nei vari gruppi sociali che si frequentano (penso alle “domande scomode” alle quali spesso le donne sono sottoposte, tanto per fare un esempio).
    In aggiunta, sempre tanto tempo fa, negli approfondimenti stimolati dagli spunti forniti da Carmelo Bene al Costanzo Show, mi imbattei in un articolo del quale riporto un pezzo che mi colpì: “On n’échappe pas de la machine, diceva Gilles Deleuze pensando alla pervasività delle parole d’ordine che compongono il linguaggio sociale. Tutto alimenta la ricorsività rituale”. Questa riflessione era un attacco agli scontati convenevoli preconfezionati da utilizzare in determinate circostanze, ed anche questa si può tranquillamente applicare al quotidiano.
    Concludendo l’estenuante preambolo, e tornando per un attimo a Montaigne, mi vengono in mente i concetti di “abitudine” e “credenza” che sto approfondendo di recente con Hume. Il nostro vivere quotidiano non è una “imposizione divina”, ma “funziona così”. Giorni, settimane, mesi, anni, decenni di ripetitività di meccaniche, che diventano una “legge non scritta”.
    L’ABITUDINE è la GUIDA, e il LINGUAGGIO il suo VERBO. Messa così, sembra quasi una sentenza inoppugnabile.
    Può andare bene finché si parla del sole che sorge tutti i giorni o della gravità, ma se abbiamo una sensibilità, se ci accorgiamo che queste “leggi” non scritte rassicurano alcuni esseri viventi ma ne tormentano altri, e condizionano non poco il loro cammino, e la loro felicità, “abbiamo un problema”. C’è un malumore, un disagio, si deve affrontare.
    I valori Etici rimangono, ma la morale e le consuetudini possono variare nel tempo. Certamente, in merito alla domanda “se pensate alla vostra situazione vedete replicate queste meccaniche?”, beh rispondo sì. Venendo da una realtà piccola di provincia, tutti questi schemi sociali/comportamentali sembrano scolpiti nella pietra. Non potendo vincerli, sono fuggito in cerca di lidi migliori. Nella realtà cittadina, per quanto possa valere la mia piccolissima esperienza, ho trovato più apertura mentale. Tra i colleghi giovani, mi sembra di intravedere maturità e sensibilità sulle tematiche del rispetto reciproco.
    Tornando alla necessità di “correggere” le regole del gioco, come si può affrontare il problema?
    Prima soluzione brutale. Il tempo scorre, il vecchio “sparisce” e il nuovo “avanza”. Se ne parla, se ne dibatte, si tiene acceso il fuoco, in attesa che il tempo faccia il suo lavoro. Ma mi sembra un po' perfido da dire, e il miglioramento non aspetta “tempi migliori”, lo si cerca nel presente.
    Si può dunque lavorare sulle nuove generazioni. Qualcuno dirà “i ruoli sociali distinti sono un punto di riferimento, sono necessari per lo sviluppo armonioso della collettività”? Oppure “La famiglia è sacrosanta, è uno dei valori che regge la società”? Sarà anche così, conosco però con certezza quanto è difficile essere inquadrati in un ruolo che non si sente proprio, o come se non ci fosse alternativa al seguire un copione già scritto.
    La società è restia al cambiamento? Nessuno vuole “fare crollare tutto”, semplicemente sì propone l’ “alternativa”, un ragionamento che parte dalla “regola” (che, ricordiamolo, non è una legge scritta da nessuna parte) per mostrarne i punti deboli, ed aprire all’ “eccezione”, e fare capire che forse poi eccezione non è. Se si rispetta sé stessi e il mondo, ognuno dovrebbe poter provare a seguire il proprio percorso.
    Le mie non sono idee molto chiare, del resto se è impresa ardua reinventare sé stessi, figuriamoci cambiare la mentalità della società, ma con le nuove generazioni il discorso è fattibile. Certamente le persone hanno bisogno di certezze, di “punti di riferimento”… prendiamo i “gruppi sociali”, con le più disparate esigenze, chi reclama un valore, chi un altro, mettiamoci il mondo dei talk, l’influenza politica, religiosa, shakeriamo nella società odierna e otterremo… il caos?
    Forse basterebbe semplicemente ricordare che uno dei pochi valori immortali è il RISPETTO dell’altro, a prescindere dalle sue caratteristiche caratteriali e “accessorie”; la società dovrebbe poter garantire l’“eclettismo” delle persone, così da poter seguire le proprie inclinazioni senza il giudizio altrui… sembrano idee che arrivano dall’Iperuranio, ma sarebbe naturale applicarle!
    PS: mi sembra di aver scritto una supercazzola 🤔

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому +1

      @@linkinmark83 se è una super cazzola, è scritta benissimo! 🤣
      Grazie come sempre del prezioso contributo. Ora lo medito un po’!

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 Місяць тому +1

      @@mangasofiaLammoglia Probabilmente è “la montagna che ha partorito il topolino”, un pastiche che attinge un po' dalla filosofia che ho assaggiato e lontanissimi ricordi di sociologia, l’unica materia umanistica (ahimè!!!) affrontata sui banchi universitari… c’entra fino a un certo punto con la tematica del video, forse mi riferisco più ai diritti “in generale”… mi rendo anche conto che predico tanto bene, ma non sono esente da colpe e probabilmente anch’io “non scappo dalla macchina”
      Anche se penso che abbozzare un “buon ragionamento”, seppur per la prima volta, e su argomenti mai riflettuti o solo sfiorati superficialmente, a seguito di uno “stimolo intelligente” (che, ribadisco, non trovo spesso nel quotidiano, e di cui avverto bisogno), sia un buon allenamento per migliorare l’etica personale💪

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому +1

      @@linkinmark83 ragionare su azioni possibili, con ampio anticipo, è un buon modo di allenarsi alla pratica, salvo poi avere il “sangue freddo” di ricordare i propri ragionamenti cercando di discostarsi dall’opportunismo egoista del momento.

    • @linkinmark83
      @linkinmark83 Місяць тому

      @@mangasofiaLammoglia Mi viene in mente il Nobile Ottuplice Sentiero buddhista: dietro ogni cosa che facciamo dev’esserci una retta intenzione, un retto pensiero, e tradursi in una retta azione… ci vuole coerenza, e coraggio, nel quotidiano, ad esporsi.
      Ad esempio, un caso “concreto” che non ho citato prima, sono le classiche domande “scomode” poste, ad esempio, alle coppie, credo non sia neanche necessario riportarle. O anche le “pressioni sociali” per conseguire quei traguardi che per molti sono (sembrano?) obbligati, ma non per tutti forse, no? Difficile arrivare a capire che ogni persona, ma anche ogni coppia, ha delle meccaniche interne difficilmente sondabili? Eh no, bisogna trovare il modo di menarlo (e qui abbandono il linguaggio ricercato).
      Quando mi riferivo al parlare come un veicolo dell’abitudine, per me si traduce soprattutto in quelle domande fastidiose e invadenti, che vengono poste con leggerezza e superficialità. Credo che ci siano tematiche legate al proprio intimo, sia individuale che di coppia tanto per allargare il discorso. Il grado di confidenza dovrebbe aiutare a porgersi in modo prudente e discreto, quello che infastidisce è quando certe “intromissioni” arrivano da persone che hanno una scarsa conoscenza del soggetto al quale fanno la domanda.
      Nel corso del tempo con l’ironia, il nonsense oppure il rispondere… con una domanda, io ho imparato a gestire la situazione, ma riconosco che in soggetti più sensibili possano generare fastidio e una sorta di “violazione” del proprio intimo…

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  20 днів тому +1

      C’è un travalicamento del pubblico nel privato che è imbarazzante. In parte ne siamo artefici mettendoci in vetrina, in parte c’è sempre meno sensibilità, una maggior superficialità che porta inevitabilmente a ferire.

  • @mattiabonfanti5147
    @mattiabonfanti5147 Місяць тому

    ciao, guarda sono parecchio in disaccordo con le idee espresse da quel fumetto. Faccio un esempio: il carico mentale. Allora da giovane ho lavorato al pass di una cucina di un birrificio che aveva 300 coperti e facevamo da mangiare alla carta. Il menù era ampio, avevamo primi, secondi, hamburger, affettati e così via... Il mio compito era quello di "leggere" le comande e di coordinare la cucina in modo che piatti diversi con tempi di cottura diversi uscissero assieme. giusto per chiarire dato che non premetto che tu abbia lavorato in una cucina, se arrivavano assieme 10 ordini, non è che ne si preparava uno alla volta. dovevo essere io a dare il tempo e i diversi ordini procedevano assieme in modo da essere "incastrati" e poter uscire nel minor tempo possibile senza accavallarsi. il servizio iniziava alle 20:00 e a seconda dei giorni finiva alle 24:00 o alle 01:00. Ora io so la difficoltà di incastrare tutte queste "cose da fare" che non sai quando arrivano, come arrivano e quanto ci metterai. Se però dovessi gestire una famiglia, credo che farei molta meno fatica, dato che magari con una buona agenda ho risolto il problema, senza considerare che molte cose sono ripetitive e prevedibili (la scuola dei figli è sempre quella così come le attività extrascolastiche, i mestieri posso calendarizzarli: lavatrice ogni lunedì e giovedì, stessa cosa con la spesa ecc...). Altro esempio, la storia di Emma. Innanzitutto mi offende il fatto che l'autrice pensi che io possa cazzeggiare al lavoro. Vedi, se io devo fare un fumetto posso "cazzeggiare" per poi spacciare il mio cazzeggio come momento di riflessione e di genesi creativa, se lavoro in catena di montaggio e devo fare 300 pezzi l'ora ovvero 2400/giorno non è che se faccio un'ora di straordinario (che magari è pure obbligatoria e che quindi non decido io) i pezzi che faccio quel giorno sono sempre 2400. saranno invece 2700 ( 300*9). quindi un'ora in più corrisponde a più lavoro, se poi l'autrice conosce qualcuno che cazzeggia sul posto di lavoro, la invito a segnalarlo ad datore di lavoro (non mi piacciono i lavativi). Tra l'altro questa storia mi fa pensare che sto povero cristo di marito (se veramente fa come descritto nella storia) sta talmente male a casa che piuttosto resta al lavoro (e di gente che ama stare al lavoro ne conosco pochissima, la stragrande maggioranza non vede l'ora di andare a casa) per poi scappare subito uscendo con gli amici. Narrazione che poi entra in conflitto con il "lavoro emozionale" che se come dice lei verrebbe svolto, magari sto marito a casa con una compagna che lo fa stare bene ci resterebbe. Voglio inoltre per fare un'altra riflessione su questo... lavoro emozionale. Se tu hai bisogno di svolgere un "Lavoro Emozionale" per essere sopportabile perchè altrimenti romperesti le scatole, faresti arrabbiare, offenderesti ecc... significa che magari non sei proprio una bella persona, altrimenti ti verrebbe naturale essere piacevole, non ti ci dovresti impegnare... (un po' come l'amico brillante che fa le battute divertenti, gli viene naturale non è che sta lavorando come comico). Ci potrebbe anche essere un'altra opzione, ovvero: questa ragazza sta vivendo in una relazione dove lui è abusante e in quel caso il suggerimento è scappa a gambe levate. Chiudo lasciano come da te richiesto una mia esperienza personale di discriminazione. a 27 anni sono stato molestato da una donna di mezza età (mano sul culo accompagnata da frase:" va qui che bel maschione") mentre parlavo con due mie conoscenti, le quali vista la scena, anziché capire che una violenza è una violenza anche se è un uomo a subirla e quindi quantomeno chiedermi se andava tutto bene, si sono messe a ridere. Perchè per qualche strano motivo una donna che abusa di un uomo non sembrerebbe essere una grave violenza (ricordo che stiamo parlando dell' art 609 bis. del codice penale) ma invece qualcosa di divertente... Per fortuna ho potuto chiedere aiuto ad un centro antiviolenza, giusto? No. Quelli sono solo per le donne, gli uomini si attaccano e tirano forte. E a chi pensa che sono pochi gli uomini che subiscono violenza, suggerisco di andare a vedere le statistiche sulla violenza sessuale verso gli uomini e confrontarle con il numero di donne (suggerisco quelle americane, in italia ci sono solo quelle sulle donne). Mi scuso se ho scritto un papiro, però forse è ora di capire che non tutto ciò che dice una femminista è buono, giusto o vero. grazie per avermi letto, ti auguro tante belle cose.

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому

      @@mattiabonfanti5147 mi prendo un po’ di tempo per rileggerti e ti rispondo. Per ora, grazie mille per la tua condivisione!

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому +1

      @@mattiabonfanti5147 ciao! Secondo me hai esposto dei punti molto interessanti su cui discutere. Parto dalla fine: sono sicuro che anche gli uomini subiscano violenza, ed è interessante e significativo ciò che hai segnalato. La domanda è: perché gli altri hanno riso? Perché è difficile pensare che anche le donne usino violenza? Credo che anche questo faccia parte del portato narrativo culturale che ha costruito questa situazione.
      Sul lavoro emozionale ho interpretato in modo diverso: non credo che lei debba farsi piacere, quanto piuttosto che sia educata a mettere a proprio agio. Invece di sbottare o di sottolineare l’ offensività di alcuni commenti/atteggiamenti li si accetta. Non è una cosa solo femminile, al lavoro lo facciamo quasi tutti, in particolare con i clienti. Le donne hanno più probabilità di farlo anche fuori.
      Sulla questione del lavoro ho riportato perché mi sembrava interessante, ma lei parla della situazione francese che non conosco. Per quello che riguarda noi, è abbastanza vero che è esistito (adesso meno, ma credo che sia semplicemente cambiato) il topos del bar dopo il lavoro. Non è un problema in sé, se non per ciò che concerne il lavoro di cura, appunto.
      Infine, hai ragione! Noi non siamo imbecilli. Siamo capacissimi di gestire una famiglia. Eppure deleghiamo. La barzelletta base dell’italiano medio è dov’è x? Chiedilo alla mamma.
      Che ne dici?
      Grazie per il confronto (e per i toni, che sono sempre molto apprezzati!)

  • @roby8169
    @roby8169 Місяць тому +1

    Sinceramente non mi sembrano considerazioni che arricchiscono il dibattito di un nuovo punto di vista, anzi, alla fine è l'ennesima ricerca di stereotipi per additare alla disparità.
    Tutti fermi a trattare il tema del momento, il femminismo; come se si dovesse rendere uguali uomo e donna in ogni cosa. Su che base poi?
    Ma visto che si parla di famiglia l'attenzione andrebbe rivolta alla figura più debole, che non è non è la donna.
    Chiediamoci: cos'è meglio per i figli?
    Le risposte a questa domanda sono ciò che aiuterebbe a costruire una società migliore.

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому +2

      @@roby8169 il femminismo non punta a rendere uguali ma con uguali possibilità e diritti.
      Detto ciò, concordo con il tuo spunto finale. Parliamo di questo: cos’è meglio per i figli? Perché i padri sono “fragili” nella loro funzione famigliare? Cosa dovremmo/potremmo fare?

    • @roby8169
      @roby8169 Місяць тому +1

      @@mangasofiaLammoglia conosco la definizione di femminismo, sostenere che i ruoli genitoriali siano immotivatamente stereotipati è un'affermazione superficiale, ogni giorno si vuole scovare un qualcosa da spacciare per discriminazione, questo non è femminismo.
      Vuoi un altro spunto interessante? Si parla solo delle mamme che scelgono di lavorare e di come agevolarle, nessuno però parla mai di quelle che invece vorrebbero essere solo mamme come una volta ma non possono farlo perché oggi uno stipendio non basta più. Di quelle donne non si parla mai, eppure a loro la possibilità di scelta è stata tolta.

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому

      Dato che il problema permane, non mi pare affatto superficiale. Se lo è per te, perché evidentemente sembra tu abbia una preparazione in tal senso, non significa lo sia per tutti.
      D’altra parte ti contraddici: non tutte scelgono di lavorare (come non lo scelgono gli uomini, del resto) ma siamo obbligati a farlo.
      Non è vero, infine, che si parla solo di mamme. Si parla tantissimo anche di padri, e del diritto che hanno a svolgere il ruolo genitoriale. Dare per scontato che ci siano solo donne che vogliono fare le madri senza considerare che questo desiderio possa venire anche agli uomini e accettare che possa essere così è uno dei motivi per cui anche un video superficiale o banale non lo è.

  • @Sam-bn7jk
    @Sam-bn7jk Місяць тому

    Dei bambini si occupano le mamme perché le donne sono tendenzialmente afferenti più al profilo psicologico di chi si interessa alle persone più che alle cose, e viceversa nel caso degli uomini, e ciò sicuramente per una deformazione evoluzionistica imposta appunto dal fatto di essere le responsabili di una lunga gestazione della prole, prole che poi necessita di diversi anni di accudimento per divenire indipendente, mentre nel frattempo l'esemplare maschile sfrutta la propria superiorità fisica per, molto generalisticamente diciamo, intervenire nel mondo a vantaggio suo e del nucleo familiare (e sociale più avanti), nulla togliendo alla componente femminile che appunto diviene sempre più nel tempo (evoluzionisticamente continuando a supporre) detentrice del controllo sulle questioni emotive, private, relazionali del nucleo familiare. Uomo e donna sono diversi e necessariamente, ma altrettanto necessariamente si compenetrano completandosi (e allora noi maschi saremo anche "imbecilli" nell'ottanta percento dei casi dipendendo conseguentemente dalle donne, ma è altrettanto vero il contrario per molti altri aspetti, ossia che le donne sono buone a nulla, incapaci in un'altrettanto ottanta percento di loro casi senza il nostro aiuto. I movimenti politici di derivazione modernista di oggi mi fanno sbadigliare. A maggior ragione quando sono gli uomini stessi a sostenerli... Proseguendo nella (dolorosa) visione del tuo video, resto (purtroppo sempre meno) sbalordito dal vederti esporti con frasi del tipo "componente femminile non naturalmente portata ma socialmente addestrata a fare questo" riferendoti al lavoro di organizzazione della casa e della famiglia, prendendo come assunto aprioristico il fatto che la donna in sè sia stata oggetto di un complotto millenario che l'abbia relegata in una posizione atta semplicemente a sgravare l'uomo di certe incombenze. Andassero ad alzare ballini di cemento mi verrebbe da obiettare a questo punto, un po', me lo si passi, prosaicamente: non si prende in considerazione il caso dei lavori pesanti, o in ogni caso fisicamente usuranti, oltre che poco retribuiti in quanto poco specializzati, nei quali la componente lavorativa è a quasi totalità maschile? Lavori che poi costituiscono la maggior parte degli impieghi nell'economia globale. Attenzione a proseguire troppo con questo giochetto mentale del transfemminismo, perché poi le donne devono andare in cantiere a spaccarsi la schiena (meno robusta statisticamente di quella degli uomini) e i loro mariti a casa a guardare ed educare i bambini, con tutta la frustrazione del caso dovuta a un'inevitabilmente differente indole, livelli ormonali, modo di vedere il mondo... Oltre che conseguente inadeguata educazione dei figli probabilmente. Con il risultato che i bambini diventeranno adulti estremamente disfunzionali, e che non ci saranno più case solide dentro alle quali abitare, viste le condizioni dei cantieri.

    • @mangasofiaLammoglia
      @mangasofiaLammoglia  Місяць тому +1

      @@Sam-bn7jk l’assunto evoluzionistico che esponi può anche essere una risposta sul perche questa disparità nei lavori di cura sia nata, ma da ciò non consegue affatto che debba rimanere così. E questo per molteplici motivi:
      1) lo sviluppo tecnologico permette di alzare ballini di cemento (non in ogni caso, ma in molti) anche senza dover avere la necessaria forza fisica;
      2) non tutti i maschi sono carpentieri, eppure molto pochi si occupano dei lavori di cura;
      3) il lavoro extra casalingo è componente che, per vari motivi economico-sociali, occupa quasi in egual misura i due sessi, ma questo bilanciamento non si riscontra nel lavoro casalingo. Non vale per tutti, ovviamente, e la riflessione vorrebbe concentrarsi proprio sull’importanza di questo doveroso bilanciamento. Non dico che gli uomini dovrebbero caricarsi di tutto il lavoro di cura. Anche per le differenze che sostieni, che psicologicamente ci sono, la compenetrazione dei due aspetti costituisce un punto importante della funzione educativa (a patto, non scontato, di dare uguale dignità alle due figure). Questo non cresce affatto bambini disfunzionali ma consapevoli.
      La critica che muovi parte da un presupposto/pregiudizio (forse) errato dovuto ad un’immagine del femminismo (dovuta anche a certe derive femministe che tali non sono, tanto da essere criticate all’interno del movimento stesso) in cui ci sarebbe una sostituzione dei ruoli, mentre quello che si vuole cercare è una maggior integrazione e parità di diritti e dignità.
      In ultimo, ci sono molte femministe che riconoscono quello che tu dici: in occasione di lavori logoranti (che come detto al 2) non sono la totalità) è ovvio che ci sia uno squilibrio del lavoro di cura, sebbene si parta da un dialogo familiare che porta un riconoscimento della situazione. Consiglio, su questo, i temi e le discussioni di Francesca Bubba che si è esposta molto sul tema, ricevendo critiche assurde tanto da essere additata come nemica del femminismo, mentre mi pare che cerchi quanto più possibile di conciliare teoria e realtà.