Questa tematica mi riguarda da vicino. Ho sempre paura di non piacere a nessuno ( o di piacere a condizioni specifiche). Ho sempre avuto l'obiettivo della perfezione, ovvero della persone di cui hanno solo parole buone da dire (perchè nella mia testa le persone che stimo sono sempre viste di buon occhio da tutti), quindi alla prima imperfezione mi sento un mostro che si deve vergognare di se stesso. Vivere in questo modo è molto pesante e rende difficile anche svolgere tutti i compiti quotidiani, infatti non riesco mai a brillare
Caro Sebastiano, grazie per il contributo e per la sincerità. Intravedo una grande autoconsapevolezza da parte tua e, credimi, è un'ottima base di partenza. Immagino la difficoltà che vivi a causa di quanto mi hai brevemente raccontato e ti suggerisco di chiedere aiuto a uno psicoterapeuta che sicuramente riuscirà ad accompagnarti verso una vita più "leggera". Ho sentito recentemente, in un'edizione del radiogiornale di Radio24, la buona notizia che il Bonus Psicologo dovrebbe essere confermato anche per il 2025 e si tratta di un ottimo aiuto economico per intraprendere un percorso di psicoterapia. Concludo dicendoti che, per come la vedo io, sono proprio le persone che temono di non piacere a essere speciali e degne di stima, già solo per l'umiltà che si portano addosso. In bocca al lupo!
Aver paura del giudizio degli altri è una fobia? Questa tendenza a rendere " patologia" delle semplici emozioni mi spaventa. So che non è il tuo intento, ma ogni tanto salta fuori qualche nuovo "disturbo" che altro non è che un atteggiamento, un comportamento reiterato, uno stato d' animo, per poi creare a DOC una terapia, e nella peggior ipotesi, uno psicofarmaco. Vorrei dire a chi ha scritto qui " io sono atelofobico": tu non sei quella cosa, non hai una patologia. Hai una paura, un blocco, un'insicurezza che sicuramente va ascoltata, conosciuta, osservata, va ricercata a ritroso la matrice ecc, ma non sei " malato". Sergio ti seguo e ammiro molto i tuoi studi e il tuo modo di comunicare, questa non è una critica del tuo lavoro. 💙
Ciao Anna, mi dispiace molto che trapeli questo dal mio video, poiché non era assolutamente mia intenzione assimilare la paura del giudizio degli altri a una fobia, almeno non quando è "normale". Tutti, chi più chi meno, viviamo accanto ai quattro cavalieri dell'Apocalisse, ovvero è normale vivere la paura del rifiuto (o dell'abbandono), quella del senso di colpa, della disistima o del giudizio negativo, che hanno tutte a che vedere con la nostra propensione "sociale". È solo quando una o più di una diventano "invalidanti", nel senso che invalidano letteralmente la vita emotiva del soggetto, e le sue relazioni con gli altri che si parla di fobia. Per essere il più chiaro possibile: quando salgo su un palco per un incontro pubblico, oppure quando inizio il mio percorso in aula con allievi nuovi, anche io vivo questa paura in fondo, ma non mi invalida la vita in ogni suo aspetto, quindi non è una fobia. Sono d'accordo con te che esista da anni una sorta di effetto iatrogeno per cui, spessissimo, è proprio la diagnosi a creare un disturbo che prima non c'era, e anche la continua divulgazione di tematiche di questo tipo può essere dannosa per una persona particolarmente sensibile che potrebbe, in effetti, sposare l'atelofobia proprio a causa della visione di un video come il mio e sentirsene addosso i sintomi, finendo per autoprescriverseli. Tuttavia il mio intento è proprio l'opposto, ovvero rendere consapevoli i miei spettatori che esistono sfumature emotive particolarmente impattanti per chi le subisce e creare una cultura "empatica". Il nostro sistema emotivo è un mondo talmente vasto, per i più ancora sconosciuto, e i miei piccoli contributi hanno l'obiettivo di aumentare la conoscenza delle emozioni, ma lungi da me diventare un untore 🙂. Grazie per aver puntualizzato ❤.
@@SergioOmassi Grazie Sergio, conosco e ammiro i tuoi buoni intenti. Non è tanto il tuo video ad avermi preoccupato, tanto certi commenti di persone che si sono identificate in questa caratteristica. La comunicazione sta nel risultato, nonostante le tue buonissime intenzioni, il fatto è che si tende a cercare un'etichetta da appiccicarsi addosso, fosse pure una patologia, pur di definirsi, e questi termini " clinici" non fanno che alimentare gli affamati di identità 🙂. Un abbraccio
Video meraviglioso Sergio. La profezia che si autoavvera è la ciliegina sulla torta. Il primo passo grandioso è proprio quello della consapevolezza e i tuoi video sono manna del cielo. Saluti Sergio 🙏
E una consiglio su come gestire e approcciarsi a persone di questo tipo...perche' si fa davvero fatica , sembra vogliano essere solo rincorse e e' sfiancante
Cara Samuela è davvero difficile darti consigli su come approcciarti a una persona che soffre di anedonia, senza sapere che tipo di rapporto vi lega e senza conoscere la vostra natura di relazione.
@Samuela Romano Ti ringrazio per questo commento: è veramente interessante e prezioso il punto di vista dell’altro per chi, come me, cerca di uscire da questo circolo vizioso 💗💗💗
Sera un informazione ..ho la mia compagna..che pensa che guardo le altre donne e nn e vera sta idea sua..e successivamente mi dice. Allora nn ti piaccio...e qui un primo doc..io pensavo dismorfofobia..ma ha movimento altalenanti che a volte nn si piace e a volte dice io valgo poi di te quando passa la crisi..ma poi succede che. Fa sempre paragoni con donne che nemmeno conosce cercandole su fb..e dicendooo a me che lo cercate io ......nn so poi come fare sto cercando di tenere la relazione stretta ma e difficile e dura...a volte sembra istrionica ...e ha paura del abbandono..sono demoralizzato...come posso fare a convincere sta persona ad amarsi premetto che e un insegnante moltoo brava e allenata di palestra pilates e posturale quindi un fiscio. Corinzio..aiutoo graziee
Ciao, grazie per avermi scritto. Non credo che la tua compagna sia affetta da dismorfofobia, perché questo tunnel di solito non prevede gli alti e bassi di cui parli. La donna dismorfofobica, inoltre, non sempre vive una competizione così esacerbata verso le altre donne. Credo, piuttosto, che semplicemente soffra di una gelosia patologica, la cui miccia si innesca ogni qual volta a turbare il suo equilibrio si affaccia una donna che lei giudica più interessante per te. Esistono soggetti femminili che nelle Discipline Analogiche vengono definiti Ego Femmina che, a causa di un conflitto più o meno acceso in pubertà o adolescenza con la propria madre, tendono a diffidare di ogni altra femmina, considerandola una potenziale "rovina famiglie". Questo accende una continua competizione che le porta al paradosso di osservare l'ambiente nella continua ricerca di potenziali antagoniste. Ad esempio, è abbastanza tipico che, quando una donna EgoF va a un party, entrando si metta a controllare spasmodicamente il panorama femminile, anziché cercare, come sarebbe normale, gli sguardi dei maschi e i potenziali principi azzurri. Lo fa per accertarsi che nessuna sia più appetibile di lei e, se la trova, le può passare la motivazione di rimanere e godersi la serata. Chi ne fa le spese, oltre a lei stessa, è proprio il suo compagno, continuamente messo sotto pressione, al punto da dover girare con i paraocchi. Ti confesso che all'età di 22 anni iniziai una relazione con una donna del genere che durò 7 anni. Fu un vero e proprio calvario, che raggiunse il suo apice un giorno in cui ero ammalato e la segretaria dell'azienda per cui lavoravo mi telefonò per sapere come stavo e se sarei rientrato presto. Era una telefonata amicale, ma la mia compagna andò su tutte le furie e si convinse che tra me e la collega ci fosse una tresca. Non ti dico come degenerò la cosa, fatto sta che io presi una borsa, ci misi dentro alcune cose importanti e la lasciai definitivamente, esausto dalla sua continua modalità inquisitoria, senza che ce ne fosse ragione. Fu una scelta saggia e mi tolsi di dosso una persona che, per quanto l'amassi, mi stava letteralmente rovinando ogni giornata. Per fortuna non tutte le donne EgoF cadono in queste dinamiche malate, anzi, molte di loro sono assolutamente piacevoli, nonostante vivano la competizione continua con le altre donne, ma riescono a gestirla. Forse potrebbe farsi aiutare da un bravo psicoterapeuta a superare questo disagio, ma dipende da lei. Se è convinta di avere tutte le ragioni e non si mette mai in discussione, sicuramente non si farà aiutare e, se rimani con lei, firmi un contratto per la corda tesa e per il filo del rasoio. Vedi tu. Se non l'hai già visto, potresti guardare questo video: ua-cam.com/video/0nV1veZrj7c/v-deo.html
Ho letto tto nn avevo fatto caso perdon...e vero succede così esattamente... Stessse dinamiche ...e proprio questo... ...nn so come fare perché la amo da matti ..ma nn c'è situazione che nn litighiamo ...io ho48 anni e una volta in spiaggia disse che ci stavo provando con la sua amica di68anni
@@lavitasecondodan6114 La bassa autostima e soprattutto la paura di non essere conforme al ruolo di donna e di femmina, sono tipiche dei soggetti EgoF, secondo le Discipline Analogiche. Sicuramente uno psicoterapeuta potrebbe darti ulteriori e più profonde letture, ma fossi in te inizierei a mettere i famosi "paletti", per impedirle di rovinarti momenti che potrebbero, invece, essere vissuti in armonia.
Capisco che non è facile, ma se queste sono le soluzioni rimango della mia idea che la psicologia non sa proprio che pesci pigliare ma soprattutto negli anni non ha sviluppato tecniche di un certo spessore o potenza. Sono un atelofobico(non so se si scrive così) e negli anni ho provato diversi approcci terapeutici.
@@userr_742 mi sono aiutato all' inizio con dosi blande di antidepressivo, qualche birra all'occorrenza, e faccio molto sport. Dal mio punto di vista la psicoterapia è un po' blanda come tecniche, paga poco rispetto all'investimento che uno ci mette. Rischia di non risolvere un bel nulla ma anzi farti rimuginare. Personalmente poi, non mi è mai stato chiaro su come agisca realmente. Ovviamente parlo per me.
@@userr_742 comunque ti parlo di depressione... Se intendi l'atelofobia peggio ancora. Lì la psicoterapia secondo me è ancora più inefficace. Mezzucci blandi. Su certe cose bisogna avere la fortuna di nascere dalla figa giusta. Per quanto mi riguarda sono nato da una famiglia "disgraziata", violenta.
Questa tematica mi riguarda da vicino. Ho sempre paura di non piacere a nessuno ( o di piacere a condizioni specifiche). Ho sempre avuto l'obiettivo della perfezione, ovvero della persone di cui hanno solo parole buone da dire (perchè nella mia testa le persone che stimo sono sempre viste di buon occhio da tutti), quindi alla prima imperfezione mi sento un mostro che si deve vergognare di se stesso. Vivere in questo modo è molto pesante e rende difficile anche svolgere tutti i compiti quotidiani, infatti non riesco mai a brillare
Caro Sebastiano, grazie per il contributo e per la sincerità.
Intravedo una grande autoconsapevolezza da parte tua e, credimi, è un'ottima base di partenza.
Immagino la difficoltà che vivi a causa di quanto mi hai brevemente raccontato e ti suggerisco di chiedere aiuto a uno psicoterapeuta che sicuramente riuscirà ad accompagnarti verso una vita più "leggera".
Ho sentito recentemente, in un'edizione del radiogiornale di Radio24, la buona notizia che il Bonus Psicologo dovrebbe essere confermato anche per il 2025 e si tratta di un ottimo aiuto economico per intraprendere un percorso di psicoterapia.
Concludo dicendoti che, per come la vedo io, sono proprio le persone che temono di non piacere a essere speciali e degne di stima, già solo per l'umiltà che si portano addosso.
In bocca al lupo!
Aver paura del giudizio degli altri è una fobia? Questa tendenza a rendere " patologia" delle semplici emozioni mi spaventa. So che non è il tuo intento, ma ogni tanto salta fuori qualche nuovo "disturbo" che altro non è che un atteggiamento, un comportamento reiterato, uno stato d' animo, per poi creare a DOC una terapia, e nella peggior ipotesi, uno psicofarmaco. Vorrei dire a chi ha scritto qui " io sono atelofobico": tu non sei quella cosa, non hai una patologia. Hai una paura, un blocco, un'insicurezza che sicuramente va ascoltata, conosciuta, osservata, va ricercata a ritroso la matrice ecc, ma non sei " malato".
Sergio ti seguo e ammiro molto i tuoi studi e il tuo modo di comunicare, questa non è una critica del tuo lavoro. 💙
Ciao Anna,
mi dispiace molto che trapeli questo dal mio video, poiché non era assolutamente mia intenzione assimilare la paura del giudizio degli altri a una fobia, almeno non quando è "normale".
Tutti, chi più chi meno, viviamo accanto ai quattro cavalieri dell'Apocalisse, ovvero è normale vivere la paura del rifiuto (o dell'abbandono), quella del senso di colpa, della disistima o del giudizio negativo, che hanno tutte a che vedere con la nostra propensione "sociale".
È solo quando una o più di una diventano "invalidanti", nel senso che invalidano letteralmente la vita emotiva del soggetto, e le sue relazioni con gli altri che si parla di fobia.
Per essere il più chiaro possibile: quando salgo su un palco per un incontro pubblico, oppure quando inizio il mio percorso in aula con allievi nuovi, anche io vivo questa paura in fondo, ma non mi invalida la vita in ogni suo aspetto, quindi non è una fobia.
Sono d'accordo con te che esista da anni una sorta di effetto iatrogeno per cui, spessissimo, è proprio la diagnosi a creare un disturbo che prima non c'era, e anche la continua divulgazione di tematiche di questo tipo può essere dannosa per una persona particolarmente sensibile che potrebbe, in effetti, sposare l'atelofobia proprio a causa della visione di un video come il mio e sentirsene addosso i sintomi, finendo per autoprescriverseli. Tuttavia il mio intento è proprio l'opposto, ovvero rendere consapevoli i miei spettatori che esistono sfumature emotive particolarmente impattanti per chi le subisce e creare una cultura "empatica".
Il nostro sistema emotivo è un mondo talmente vasto, per i più ancora sconosciuto, e i miei piccoli contributi hanno l'obiettivo di aumentare la conoscenza delle emozioni, ma lungi da me diventare un untore 🙂.
Grazie per aver puntualizzato ❤.
@@SergioOmassi Grazie Sergio, conosco e ammiro i tuoi buoni intenti. Non è tanto il tuo video ad avermi preoccupato, tanto certi commenti di persone che si sono identificate in questa caratteristica. La comunicazione sta nel risultato, nonostante le tue buonissime intenzioni, il fatto è che si tende a cercare un'etichetta da appiccicarsi addosso, fosse pure una patologia, pur di definirsi, e questi termini " clinici" non fanno che alimentare gli affamati di identità 🙂. Un abbraccio
Studi di Stefano Benemeglio + Studi di Giorgio Nardone = Sergio Omassi 🤩🤩🤩
Video meraviglioso Sergio. La profezia che si autoavvera è la ciliegina sulla torta. Il primo passo grandioso è proprio quello della consapevolezza e i tuoi video sono manna del cielo. Saluti Sergio 🙏
Grazie!
Mi sto guardando tutti i tuoi video, molto belli Sergio, grazie
Ti ringrazio molto, anche per avermelo scritto 🤗
Grazie per questa condivisione. Sempre prezioso Sergio
Grazie a te Pamela!
ho scoperto questo canale da pochi giorni.. sono incantata!!! Grazie!!!
Grazie Marina! Spero di non disincantarti 🙂
grazie!!
E una consiglio su come gestire e approcciarsi a persone di questo tipo...perche' si fa davvero fatica , sembra vogliano essere solo rincorse e e' sfiancante
Cara Samuela è davvero difficile darti consigli su come approcciarti a una persona che soffre di anedonia, senza sapere che tipo di rapporto vi lega e senza conoscere la vostra natura di relazione.
@@SergioOmassi la ringrazio a prescindere
@Samuela Romano Ti ringrazio per questo commento: è veramente interessante e prezioso il punto di vista dell’altro per chi, come me, cerca di uscire da questo circolo vizioso 💗💗💗
❤🙏
Video toccante.
Sera un informazione ..ho la mia compagna..che pensa che guardo le altre donne e nn e vera sta idea sua..e successivamente mi dice. Allora nn ti piaccio...e qui un primo doc..io pensavo dismorfofobia..ma ha movimento altalenanti che a volte nn si piace e a volte dice io valgo poi di te quando passa la crisi..ma poi succede che. Fa sempre paragoni con donne che nemmeno conosce cercandole su fb..e dicendooo a me che lo cercate io ......nn so poi come fare sto cercando di tenere la relazione stretta ma e difficile e dura...a volte sembra istrionica ...e ha paura del abbandono..sono demoralizzato...come posso fare a convincere sta persona ad amarsi premetto che e un insegnante moltoo brava e allenata di palestra pilates e posturale quindi un fiscio. Corinzio..aiutoo graziee
Ciao, grazie per avermi scritto.
Non credo che la tua compagna sia affetta da dismorfofobia, perché questo tunnel di solito non prevede gli alti e bassi di cui parli. La donna dismorfofobica, inoltre, non sempre vive una competizione così esacerbata verso le altre donne.
Credo, piuttosto, che semplicemente soffra di una gelosia patologica, la cui miccia si innesca ogni qual volta a turbare il suo equilibrio si affaccia una donna che lei giudica più interessante per te.
Esistono soggetti femminili che nelle Discipline Analogiche vengono definiti Ego Femmina che, a causa di un conflitto più o meno acceso in pubertà o adolescenza con la propria madre, tendono a diffidare di ogni altra femmina, considerandola una potenziale "rovina famiglie".
Questo accende una continua competizione che le porta al paradosso di osservare l'ambiente nella continua ricerca di potenziali antagoniste. Ad esempio, è abbastanza tipico che, quando una donna EgoF va a un party, entrando si metta a controllare spasmodicamente il panorama femminile, anziché cercare, come sarebbe normale, gli sguardi dei maschi e i potenziali principi azzurri. Lo fa per accertarsi che nessuna sia più appetibile di lei e, se la trova, le può passare la motivazione di rimanere e godersi la serata.
Chi ne fa le spese, oltre a lei stessa, è proprio il suo compagno, continuamente messo sotto pressione, al punto da dover girare con i paraocchi.
Ti confesso che all'età di 22 anni iniziai una relazione con una donna del genere che durò 7 anni. Fu un vero e proprio calvario, che raggiunse il suo apice un giorno in cui ero ammalato e la segretaria dell'azienda per cui lavoravo mi telefonò per sapere come stavo e se sarei rientrato presto. Era una telefonata amicale, ma la mia compagna andò su tutte le furie e si convinse che tra me e la collega ci fosse una tresca. Non ti dico come degenerò la cosa, fatto sta che io presi una borsa, ci misi dentro alcune cose importanti e la lasciai definitivamente, esausto dalla sua continua modalità inquisitoria, senza che ce ne fosse ragione. Fu una scelta saggia e mi tolsi di dosso una persona che, per quanto l'amassi, mi stava letteralmente rovinando ogni giornata.
Per fortuna non tutte le donne EgoF cadono in queste dinamiche malate, anzi, molte di loro sono assolutamente piacevoli, nonostante vivano la competizione continua con le altre donne, ma riescono a gestirla.
Forse potrebbe farsi aiutare da un bravo psicoterapeuta a superare questo disagio, ma dipende da lei. Se è convinta di avere tutte le ragioni e non si mette mai in discussione, sicuramente non si farà aiutare e, se rimani con lei, firmi un contratto per la corda tesa e per il filo del rasoio. Vedi tu.
Se non l'hai già visto, potresti guardare questo video: ua-cam.com/video/0nV1veZrj7c/v-deo.html
@@SergioOmassi ahh okj grazie...allora questa cosa che succede ..diciamo si che. Cosa potrebbe essere in realtà a parte una poca autostima di se...
Ho letto tto nn avevo fatto caso perdon...e vero succede così esattamente... Stessse dinamiche ...e proprio questo... ...nn so come fare perché la amo da matti ..ma nn c'è situazione che nn litighiamo ...io ho48 anni e una volta in spiaggia disse che ci stavo provando con la sua amica di68anni
@@lavitasecondodan6114 La bassa autostima e soprattutto la paura di non essere conforme al ruolo di donna e di femmina, sono tipiche dei soggetti EgoF, secondo le Discipline Analogiche. Sicuramente uno psicoterapeuta potrebbe darti ulteriori e più profonde letture, ma fossi in te inizierei a mettere i famosi "paletti", per impedirle di rovinarti momenti che potrebbero, invece, essere vissuti in armonia.
@@SergioOmassi credo che le chiederò un contatto per una consulenza lei è stato veramente. Utile...grazie
E l'esatto opposto come si chiama?
Potrebbe essere il concetto di "narcisismo", visto il senso di grandiosità che lo accompagna quando è patologico
Capisco che non è facile, ma se queste sono le soluzioni rimango della mia idea che la psicologia non sa proprio che pesci pigliare ma soprattutto negli anni non ha sviluppato tecniche di un certo spessore o potenza. Sono un atelofobico(non so se si scrive così) e negli anni ho provato diversi approcci terapeutici.
non ti sono servite a niente quindi le sedute?
@@userr_742 praticamente a niente. Giusto qualcosina sul momento, parli con qualcuno che non "giudica"
@@marco1082 come uscirne allora?
@@userr_742 mi sono aiutato all' inizio con dosi blande di antidepressivo, qualche birra all'occorrenza, e faccio molto sport. Dal mio punto di vista la psicoterapia è un po' blanda come tecniche, paga poco rispetto all'investimento che uno ci mette. Rischia di non risolvere un bel nulla ma anzi farti rimuginare. Personalmente poi, non mi è mai stato chiaro su come agisca realmente. Ovviamente parlo per me.
@@userr_742 comunque ti parlo di depressione... Se intendi l'atelofobia peggio ancora. Lì la psicoterapia secondo me è ancora più inefficace. Mezzucci blandi. Su certe cose bisogna avere la fortuna di nascere dalla figa giusta. Per quanto mi riguarda sono nato da una famiglia "disgraziata", violenta.