Il viso di Gassman sembra scolpito nel marmo, o nel legno, sembra anch'esso un personaggio dantesco..o lo stesso Dante mentre vive il suo viaggio.. o una statua classica.Gli occhi di Gassman crepitano, bruciano, si fanno tizzoni accesi o dolci e pieni di stupore..hanno dei lampi di intelligenza. Per non parlare della sua voce, stentorea ma piena di umanità, anche di fragilità..forte e calma..impetuosa o carezzevole.Le parole prendono il giusto senso e la declamazione è chiara e appassionata, Alcune parole messe in evidenza perché lui interpretava e non recitava.Mitico Gassman , bellissimo e indimenticabile attore..
Stasera ho una serata dantesca e recito anche indegnamente il XXVI. Vittorio, sorreggimi e guardami anche con un pò di pietà se puoi... Grandissimo sempre!
Adoro sentire il suo parlato, le sue movenze e la bravura nell'esprimersi verbalmente e con le sue espressioni, che donano al racconto emozioni e sensazioni uniche. Complimenti 👏🏽
Il più grande di tutti. Gli attori italiani, ora fanno ridere, lui, in qualsiasi momento, ha fatto impallidire tutti gli americani. Purtroppo è stato troppo bello e troppo bravo, per noi... Ci piace di più Sordi
Vittorio Gassman un classico di altri tempi, mi ricordo quando il mio professore di italiano mi fece vedere questo video...paolo Cutolo e come dimenticarlo
Resa recitativa splendida, molto coinvolgente. In 12:30 peró, il Sommo fa volgere la poppa, non la prora, nel mattino. Anche se suona altrettanto bene, non ha senso.
Nell'ultima parte viene montata non una lettura ma una performance teatrale dal vivo, per cui qualche piccola sbavatura lessicale è assolutamente "comprensibile". Di sicura c'è una foga interpretativa che in una "normale " lettura non c'è....e li scotto da pagare sono queste imprecisioni...😊
@@gianpaolosantoro3425 Esattamente. Purtroppo non ho potuto caricare la parte finale del video originale per questioni di copyright: ho deciso quindi di supplire a tale mancanza recuperando lo spezzone finale della "lettura" del canto dalla performance che Gassman diede nel suo spettacolo teatrale nel porto di Genova più o meno negli stessi anni.
L'interpretazione di gasman è affabulante per una questione legata al linguaggio e alla postura, abituato a perimetrare lo spazio della scena spesso anche in coabitazione dialogica, è attore di indagine geometrica non della parola ma delle parole, della sequenza in equilibrio con la sostanza.
Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ’nferno tuo nome si spande! 3 Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali. 6 Ma se presso al mattin del ver si sogna, tu sentirai di qua da picciol tempo di quel che Prato, non ch’altri, t’agogna. 9 E se già fosse, non saria per tempo. Così foss’ei, da che pur esser dee! ché più mi graverà, com’più m’attempo. 12 Noi ci partimmo, e su per le scalee che n’avea fatto iborni a scender pria, rimontò ’l duca mio e trasse mee; 15 e proseguendo la solinga via, tra le schegge e tra ’ rocchi de lo scoglio lo piè sanza la man non si spedia. 18 Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi, e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio, 21 perché non corra che virtù nol guidi; sì che, se stella bona o miglior cosa m’ha dato ’l ben, ch’io stessi nol m’invidi. 24 Quante ’l villan ch’al poggio si riposa, nel tempo che colui che ’l mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa, 27 come la mosca cede alla zanzara, vede lucciole giù per la vallea, forse colà dov’e’ vendemmia e ara: 30 di tante fiamme tutta risplendea l’ottava bolgia, sì com’io m’accorsi tosto che fui là ’ve ’l fondo parea. 33 E qual colui che si vengiò con li orsi vide ’l carro d’Elia al dipartire, quando i cavalli al cielo erti levorsi, 36 che nol potea sì con li occhi seguire, ch’el vedesse altro che la fiamma sola, sì come nuvoletta, in sù salire: 39 tal si move ciascuna per la gola del fosso, ché nessuna mostra ’l furto, e ogne fiamma un peccatore invola. 42 Io stava sovra ’l ponte a veder surto, sì che s’io non avessi un ronchion preso, caduto sarei giù sanz’esser urto. 45 E ’l duca che mi vide tanto atteso, disse: «Dentro dai fuochi son li spirti; catun si fascia di quel ch’elli è inceso». 48 «Maestro mio», rispuos’io, «per udirti son io più certo; ma già m’era avviso che così fosse, e già voleva dirti: 51 chi è ’n quel foco che vien sì diviso di sopra, che par surger de la pira dov’Eteòcle col fratel fu miso?». 54 Rispuose a me: «Là dentro si martira Ulisse e Diomede, e così insieme a la vendetta vanno come a l’ira; 57 e dentro da la lor fiamma si geme l’agguato del caval che fé la porta onde uscì de’ Romani il gentil seme. 60 Piangevisi entro l’arte per che, morta, Deidamìa ancor si duol d’Achille, e del Palladio pena vi si porta». 63 «S’ei posson dentro da quelle faville parlar», diss’io, «maestro, assai ten priego e ripriego, che ’l priego vaglia mille, 66 che non mi facci de l’attender niego fin che la fiamma cornuta qua vegna; vedi che del disio ver’ lei mi piego!». 69 Ed elli a me: «La tua preghiera è degna di molta loda, e io però l’accetto; ma fa che la tua lingua si sostegna. 72 Lascia parlare a me, ch’i’ ho concetto ciò che tu vuoi; ch’ei sarebbero schivi, perch’e’ fuor greci, forse del tuo detto». 75 Poi che la fiamma fu venuta quivi dove parve al mio duca tempo e loco, in questa forma lui parlare audivi: 78 «O voi che siete due dentro ad un foco, s’io meritai di voi mentre ch’io vissi, s’io meritai di voi assai o poco 81 quando nel mondo li alti versi scrissi, non vi movete; ma l’un di voi dica dove, per lui, perduto a morir gissi». 84 Lo maggior corno de la fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando pur come quella cui vento affatica; 87 indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, gittò voce di fuori, e disse: «Quando 90 mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enea la nomasse, 93 né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopé far lieta, 96 vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore; 99 ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. 102 L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi, e l’altre che quel mare intorno bagna. 105 Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi, 108 acciò che l’uom più oltre non si metta: da la man destra mi lasciai Sibilia, da l’altra già m’avea lasciata Setta. 111 "O frati", dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia 114 d’i nostri sensi ch’è del rimanente, non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. 117 Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". 120 Li miei compagni fec’io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; 123 e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. 126 Tutte le stelle già de l’altro polo vedea la notte e ’l nostro tanto basso, che non surgea fuor del marin suolo. 129 Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo, 132 quando n’apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avea alcuna. 135 Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, ché de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. 138 Tre volte il fé girar con tutte l’acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ’l mar fu sovra noi richiuso». 142
Eccezionale, interpretazione da brividi
Il viso di Gassman sembra scolpito nel marmo, o nel legno, sembra anch'esso un personaggio dantesco..o lo stesso Dante mentre vive il suo viaggio.. o una statua classica.Gli occhi di Gassman crepitano, bruciano, si fanno tizzoni accesi o dolci e pieni di stupore..hanno dei lampi di intelligenza. Per non parlare della sua voce, stentorea ma piena di umanità, anche di fragilità..forte e calma..impetuosa o carezzevole.Le parole prendono il giusto senso e la declamazione è chiara e appassionata, Alcune parole messe in evidenza perché lui interpretava e non recitava.Mitico Gassman , bellissimo e indimenticabile attore..
Stasera ho una serata dantesca e recito anche indegnamente il XXVI.
Vittorio, sorreggimi e guardami anche con un pò di pietà se puoi...
Grandissimo sempre!
Com’è andata poi?
@@claudiasignorello388 Molto bene direi: sempre un pò di emozione all' inizio col pubblico davanti ma poi mi esalto...😁
@@cerberusinferorum6742 sono contenta ^^
Adoro sentire il suo parlato, le sue movenze e la bravura nell'esprimersi verbalmente e con le sue espressioni, che donano al racconto emozioni e sensazioni uniche. Complimenti 👏🏽
Ancora oggi è una grande emozione sentire il grande vittorio Gassman
E sempre lo sará ❤
Porca miseriaccia che figata
Il più grande di tutti. Gli attori italiani, ora fanno ridere, lui, in qualsiasi momento, ha fatto impallidire tutti gli americani. Purtroppo è stato troppo bello e troppo bravo, per noi... Ci piace di più Sordi
Tanta roba!
insuperato e insuperabile !
Eccezionale, Gassman magnifico, capolavoro
Il viagra ha cancellato la letteratura, caro Vittorio
Meravigla❤
Mitico e semplicemente grande
Vittorio Gassman un classico di altri tempi, mi ricordo quando il mio professore di italiano mi fece vedere questo video...paolo Cutolo e come dimenticarlo
Capolavori, da brividi
Ti ameró,sempre .
Veramente spettacolare
Interessante Einleitung mit dem Bezug auf Borges Vergleich zwischen Ahab und Odysseus. Sagengafter Vortrag vom 26. Gesang!
Peccato che negli ITC Dante non sia nei programmi
OTTIMO VIDEO , FA IMPARARE I RAGAZZI
Troppo bravo
Nn mi stancherei mai di ascoltare il maestro
Resa recitativa splendida, molto coinvolgente.
In 12:30 peró, il Sommo fa volgere la poppa, non la prora, nel mattino.
Anche se suona altrettanto bene, non ha senso.
E si vero!!
Vabbè però vorrei tanto anche io recitarlo a memoria e magari fare questo “errore”!!
Che personaggio colto Gassman!
Fantastico ,vorrei essere una cellula ,di una sua unghia
Meravigliosaaa
Albertazzi dice che Gassman era un bravissimo accademico. Io credo fosse solo bravissimo
Dante + Gassman picco del godimento
Eccezionale...
9:51
Mi ricorda tanto quando antonio ha ingravidato angelica
Da amministrazione
Zeppo di errori: non la prua ma la poppa è volta al mattino e la montagna è bruna per la distanza non bruna .....
@@mauricebenoit8760 a differenza lui l'ha imparata tutta la divina commedia
Qui e li fa qualche errore. Ma pazienza. Gassman è stato un grande attore.
L'errore rende,se possibile,più vera l'interpretazione
@@lebron1492
Un errore può essere più o meno “perdonabile”. Ma mai diventare un plusvalore. Non esageriamo!
Nell'ultima parte viene montata non una lettura ma una performance teatrale dal vivo, per cui qualche piccola sbavatura lessicale è assolutamente "comprensibile". Di sicura c'è una foga interpretativa che in una "normale " lettura non c'è....e li scotto da pagare sono queste imprecisioni...😊
@@gianpaolosantoro3425 Esattamente. Purtroppo non ho potuto caricare la parte finale del video originale per questioni di copyright: ho deciso quindi di supplire a tale mancanza recuperando lo spezzone finale della "lettura" del canto dalla performance che Gassman diede nel suo spettacolo teatrale nel porto di Genova più o meno negli stessi anni.
10:20
Ciao
Tutto perfetto, bravissimo anche Vittorio ma per carità baasta farmeli vedere a scuola che sono soporifero per favore !!
Silenzio va
L'interpretazione di gasman è affabulante per una questione legata al linguaggio e alla postura, abituato a perimetrare lo spazio della scena spesso anche in coabitazione dialogica, è attore di indagine geometrica non della parola ma delle parole, della sequenza in equilibrio con la sostanza.
😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊
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Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande,
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ’nferno tuo nome si spande! 3
Tra li ladron trovai cinque cotali
tuoi cittadini onde mi ven vergogna,
e tu in grande orranza non ne sali. 6
Ma se presso al mattin del ver si sogna,
tu sentirai di qua da picciol tempo
di quel che Prato, non ch’altri, t’agogna. 9
E se già fosse, non saria per tempo.
Così foss’ei, da che pur esser dee!
ché più mi graverà, com’più m’attempo. 12
Noi ci partimmo, e su per le scalee
che n’avea fatto iborni a scender pria,
rimontò ’l duca mio e trasse mee; 15
e proseguendo la solinga via,
tra le schegge e tra ’ rocchi de lo scoglio
lo piè sanza la man non si spedia. 18
Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio
quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi,
e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio, 21
perché non corra che virtù nol guidi;
sì che, se stella bona o miglior cosa
m’ha dato ’l ben, ch’io stessi nol m’invidi. 24
Quante ’l villan ch’al poggio si riposa,
nel tempo che colui che ’l mondo schiara
la faccia sua a noi tien meno ascosa, 27
come la mosca cede alla zanzara,
vede lucciole giù per la vallea,
forse colà dov’e’ vendemmia e ara: 30
di tante fiamme tutta risplendea
l’ottava bolgia, sì com’io m’accorsi
tosto che fui là ’ve ’l fondo parea. 33
E qual colui che si vengiò con li orsi
vide ’l carro d’Elia al dipartire,
quando i cavalli al cielo erti levorsi, 36
che nol potea sì con li occhi seguire,
ch’el vedesse altro che la fiamma sola,
sì come nuvoletta, in sù salire: 39
tal si move ciascuna per la gola
del fosso, ché nessuna mostra ’l furto,
e ogne fiamma un peccatore invola. 42
Io stava sovra ’l ponte a veder surto,
sì che s’io non avessi un ronchion preso,
caduto sarei giù sanz’esser urto. 45
E ’l duca che mi vide tanto atteso,
disse: «Dentro dai fuochi son li spirti;
catun si fascia di quel ch’elli è inceso». 48
«Maestro mio», rispuos’io, «per udirti
son io più certo; ma già m’era avviso
che così fosse, e già voleva dirti: 51
chi è ’n quel foco che vien sì diviso
di sopra, che par surger de la pira
dov’Eteòcle col fratel fu miso?». 54
Rispuose a me: «Là dentro si martira
Ulisse e Diomede, e così insieme
a la vendetta vanno come a l’ira; 57
e dentro da la lor fiamma si geme
l’agguato del caval che fé la porta
onde uscì de’ Romani il gentil seme. 60
Piangevisi entro l’arte per che, morta,
Deidamìa ancor si duol d’Achille,
e del Palladio pena vi si porta». 63
«S’ei posson dentro da quelle faville
parlar», diss’io, «maestro, assai ten priego
e ripriego, che ’l priego vaglia mille, 66
che non mi facci de l’attender niego
fin che la fiamma cornuta qua vegna;
vedi che del disio ver’ lei mi piego!». 69
Ed elli a me: «La tua preghiera è degna
di molta loda, e io però l’accetto;
ma fa che la tua lingua si sostegna. 72
Lascia parlare a me, ch’i’ ho concetto
ciò che tu vuoi; ch’ei sarebbero schivi,
perch’e’ fuor greci, forse del tuo detto». 75
Poi che la fiamma fu venuta quivi
dove parve al mio duca tempo e loco,
in questa forma lui parlare audivi: 78
«O voi che siete due dentro ad un foco,
s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,
s’io meritai di voi assai o poco 81
quando nel mondo li alti versi scrissi,
non vi movete; ma l’un di voi dica
dove, per lui, perduto a morir gissi». 84
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando
pur come quella cui vento affatica; 87
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori, e disse: «Quando 90
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enea la nomasse, 93
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ’l debito amore
lo qual dovea Penelopé far lieta, 96
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto,
e de li vizi umani e del valore; 99
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto. 102
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
e l’altre che quel mare intorno bagna. 105
Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi, 108
acciò che l’uom più oltre non si metta:
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta. 111
"O frati", dissi "che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia 114
d’i nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente. 117
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza". 120
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti; 123
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino. 126
Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte e ’l nostro tanto basso,
che non surgea fuor del marin suolo. 129
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo, 132
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avea alcuna. 135
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque,
e percosse del legno il primo canto. 138
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ’l mar fu sovra noi richiuso». 142
Immenso .Gasman .
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
sososisosososososososodosososososodososososososososososososososis
Gassman sarà pure meglio di Benigni, ma se si prova a fare il confronto con Carmelo Bene anche questa lettura impallidisce.
Lascia perdere 😊
Rido
Antipaticissimo
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