Il generale Teodoro Lechi (1778-1866), ex comandante della Guardia Reale del Regno d'Italia napoleonico, che dopo le cinque giornate di Milano nel 1848 era stato nominato comandante dei Corpi Volontari Lombardi, consegnò le aquile italiane napoleoniche, tenute nascoste per molti anni, a Carlo Alberto, un gesto altamente simbolico perché dal punto di vista di Lechi rappresentò il riconoscimento del Re di Sardegna come la nuova figura che avesse preso le redini della causa dell'indipendenza italiana e che quindi rappresentasse la naturale erede dell'esperienza di Napoleone, legando così i destini futuri dell'Italia alla Casa Savoia.
@@Paolo-s8p Grazie mille carissimo ma non penso di saperne più di te o di molte altre persone. Ne so un po' sul periodo napoleonico perché è la mia grande passione ma conosco bene i miei limiti.
Che cosa pensa "passione napoleonica" di questa affermazione di Marco Fabio Apolloni, studioso che io stimo moltissimo, : " DOPO PIÙ DI DUECENTO ANNI, SARÀ PURE IL CASO , ALLA LUCE DEI DOCUMENTI STORICI, DI SMETTERE DI CREDERE ALLA LEGGENDA DI BONAPARTE LIBERATORE D'ITALIA..." ?
@@giulianoradice4715 I legami fra Napoleone e l'Italia si sprecano, tant'è che è impossibile riassumerli in un unico commento. Napoleone è nato cittadino francese per il rotto della cuffia, quindi sebbene fosse francese a tutti gli effetti (su questo dubbi non ce ne sono) ha mantenuto per tutta la vita un legame fortissimo con la cultura italiana, della quale si sentiva appartenente di diritto. Infatti per tutta la vita oltre che francese si considerò anche italiano (toscano o ligure in particolare, terre di origini della famiglia), anzi nei primi anni di vita non si sentiva affatto francese, una Patria che gli era estranea e anche ostile, provenendo da una famiglia di sentimenti indipendentisti, prima verso Genova e poi verso la Francia. La madre di Napoleone, l'Imperatrice madre Letizia Ramolino, per esempio, non imparò mai il francese né voleva farlo. In casa di Napoleone parlavano italiano, il suo maestro Pasquale Paoli, benché fosse un indipendentista, voleva che la Corsica fosse inquadrata all'interno di una grande repubblica italiana. Napoleone da bambino e ragazzo subì bullismo e discriminazioni come non abbastanza francese e perché parlava a malapena la lingua (e infatti parlò per tutta la vita il francese con forte accento italiano, tant'è che a volte non riuscivano a capire cosa volesse). Napoleone, sentendosi a tutti gli effetti anche italiano, non poteva accettare che l'Italia fosse ancora divisa e per questo quando fu al potere fu il massimo garante dell'indipendenza italiana dall'Austria, nonché prima il Presidente della Repubblica Italiana (1802-1805) e poi il Re d'Italia (1805-1814). Quando abdicò, lo fece da Imperatore dei francesi E Re d'Italia perché lui era il Capo dello Stato italiano, la seconda carica politica più importante dopo lo stesso titolo imperiale. Tutti i suoi atti ufficiali in Italia erano scritti in italiano, oltre che in francese. Napoleone parlò sempre molto bene degli italiani, i "fratelli minori" dei francesi, in tantissimi discorsi pubblici ai soldati, nelle lettere a politici, funzionari, ufficiali e generali e perfino nel Memoriale di Sant'Elena ribadì come il suo obiettivo finale per la penisola fosse l'unificazione. Un nato italiano (Regno di Sardegna) era tra i Marescialli dell'Impero, Andrea Massena. I generali italiani sono i non francesi con il maggiore numero di nomi ad essere incisi sull'Arco di Trionfo di Parigi e ad esempio uno di loro, Filippo Severoli, fu tra i pochi stranieri a cui fu permesso di avere generali francesi sotto il suo comando, a dimostrazione dell'altissima considerazione che Napoleone aveva per i suoi quasi compatrioti. E ancora, quando Napoleone prese Mosca volle che la prima unità a sfilare per la città fosse la Guardia italiana comandata da Giuseppe Sacchini e durante la ritirata lui e suo cognato Gioacchino Murat, Re di Napoli, furono scortati dai Veliti del Regno di Napoli, massimo segno di riconoscimento.
Cerea Professor. Grazie per l'ottimo video, piacevolmente controcorrente. Due osservazioni: 1. Direi che Carlo Alberto era ampiamente provvisto di coraggio personale, quello che spinge a far sacrificio di sé, ma affatto sprovvisto di coraggio morale, quello che permette di far sacrificare gli altri. In altre parole, un buon soldato ma un cattivo condottiero. 2. Passionenapoleonica mi correggerà. L'Esercito sardo-piemontese aveva una discreta fanteria, un'ottima cavalleria, una buona artiglieria, e un valido corpo ufficiali, almeno fino ai comandanti di reggimento. Scarseggiavano i cavalli da tiro. Inefficaci i generali, e impreparato lo stato maggiore. Oggettivamente un po' poco, per fronteggiare Radetzky e la sua agguerrita Armata d'Italia.
Esattamente. L'esercito piemontese era qualitativamente ottimo sin dai tempi di Vittorio Amedeo II, del resto il Regno di Sardegna veniva talvolta considerato come la Prussia d'Italia. L'unica vera pecca era proprio lo Stato maggiore e questo si vide chiaramente nel 1848 con la disorganizzazione, la logistica lenta e carente e le raccomandazioni.
Un Uomo d' onore, fervente cattolico, coraggioso come dimostro' a Pastrengo. Italo Amleto, certo, intraprendere da solo una guerra contro l'Austria non è stata una scelta facile
Le sue conferenze,prof.Cavallo, sono quadri grandiosi e magnifici che dànno un carattere agli eventi storici che viene narrando. Nell'occasione le chiedo se potrà fare cenno di un eventuale rapporto culturale storico fra il Palazzo Carignano, nella sua concezione urbanistica e la via che è stata dedicata al re Carlo Alberto. Grazie.
Come narra Massimo d'Azeglio, dagli ambienti intellettuali riformisti Carlo Felice era definito addirittura Carlo Feroce 😅. Complimenti per il video, veramente edificante. Poi io amo l'epoca di Carlo Alberto e in specifico la Prima Guerra d'indipendenza (o, come possiamo definirla, Rivoluzione Italiana) 👍
Per cortesia, potrebbe scrivere il titolo e la casa editrice del suo saggio sulla prigionia in Francia di esponenti di nobili famiglie piemontesi?... È in commercio?... Grazie!
E' uscito per i tipi della Librodoro, ma non è più in commercio (credo). Se mi contatta direttamente tramite il mio sito www.giorgiocavallo.it posso provvedere io.
Prof. negli anni 50 per iscriversi alla scuola media bisognava sostenere un esame di ammissione le materie erano: Italiano Matematica Storia e Geografia. Venni rimandato in Storia perché non seppi rispondere sul soprannome di Carlo Alberto detto " Re tentenna" oltre a re travicello. Grazie
Va detto che ebbe buoni rapporti con Pio IX perché all'inizio fece aperture liberali, ad esempio l'amnistia per i prigionieri politici, l'apertura del ghetto ecc. Il problema fu la chiusura eccessiva del papa successiva dopo il '48- il peggioramento della politica antisemita, il Sillabo ecc
Carlo Emanuele IV non morì Terziario Francescano, ma entrò nella ricostituita Compagnia di Gesù e fu sepolto con l'abito gesuita, come semplice Fratello, nella Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, annessa al Noviziato dei Gesuiti. Carlo Alberto Goria
Intende la sfortunata principessa di Lamballe? Spero nell'anno nuovo di poter avviare anche puntate sul periodo rivoluzionario, così da parlare anche (perché no?) di lei.
Parlando di Carlo Alberto è impossibile non citare Carducci. Un critico intelligente e feroce, Thovez, ha letteralmente fatto a pezzi l'ode carducciana Piemonte. La critica del Thovez è, a mio avviso, assai giusta per quanto riguarda la prima parte (l'elencazione delle città piemontesi), ma non per la seconda (riguardante Carlo Alberto) in cui ci sono momenti di soggettiva e sincera ispirazione lirica. Si potrebbe parlare a lungo di questi abbandoni sentimentali (str.15-17,24-25), della umana e patetica interpretazione della nemesi storica, della rappresentazione romantica del re ma ovviamente non è questa la sede. P.S. si scrive GIOSUE senza l'accento perché così voleva il poeta, profondo conoscitore della lingua italiana antica e moderna.
E perché questa non può essere una (modesta) sede? In fondo, letteratura e storia si amalgamano. E' facile criticare l'eccessiva retorica di Carducci, ma poiché oggi è sta scomparendo dalle antologie scolastiche (so di colleghi di lettere che nemmeno lo includono nei programmi di quinta superiore, perché "passato di moda"... mah!) dedicargli un po' di spazio anche soltanto nei commenti di YT male non fa. Chissà che a qualcuno non venga voglia di approfondire! Tutto ciò, in attesa di qualche video che vorrei dedicare proprio ai poeti dell'Ottocento. PS. Anche io concordo con l'ispirazione lirica di molti passi di questa ode che considero una delle meglio riuscite del poeta. Ma sono di parte, lo ammetto!
Thovez sosteneva che Carducci è un poeta retorico . Non è vero, basta leggere alcune sue poesie meno note ,tipo VISIONE, PANTEISMO , ELEGIA DEL MONTE SPLUGA ecc.per vedere che è sullo stesso piano di Heine, Baudelaire.
Il classico re sabaudo con il piede in due scarpe,degno progenitore degli altri regnanti. Infatti i re sabaudi erano famosi per cambiare campo a ogni occasione che si presentasse. Se guardiamo il seguito infatti il regno sabaudo si alleò con la Francia di napoleone durante la seconda guerra d'indipendenza,salvo poi non aiutare la Francia durante Sedan. Poi da alleati dell'Austria nella triplice alleanza,al momento opportuno dichiararono guerra all'Austria stessa. Nella seconda guerra mondiale da alleati dei tedeschi finirono la guerra alleati degli angloamericani. Più re tentenna di così. E Carlo Alberto fu il degno capostipite di tali tentennamenti. Prima favorevole ai rivoltosi di Alessandria poi reazionario fin nel midollo ,carnefice dei liberali nel Trocadero,poi nel 48 di nuovo liberale. Altro che duplice faccia,questo aveva la faccia da culo pronta per ogni occasione.
Quando scoppiò la guerra franco prussiana, il regno d'Italia era stato già alleato al regno di Prussia durante la cosiddetta III guerra d'indipendenza.
Grazie, Giorgio, che rendi così affascinante la storia del nostro Ottocento!
Questa serie è un capolavoro!!! Grazie Professore!
Il generale Teodoro Lechi (1778-1866), ex comandante della Guardia Reale del Regno d'Italia napoleonico, che dopo le cinque giornate di Milano nel 1848 era stato nominato comandante dei Corpi Volontari Lombardi, consegnò le aquile italiane napoleoniche, tenute nascoste per molti anni, a Carlo Alberto, un gesto altamente simbolico perché dal punto di vista di Lechi rappresentò il riconoscimento del Re di Sardegna come la nuova figura che avesse preso le redini della causa dell'indipendenza italiana e che quindi rappresentasse la naturale erede dell'esperienza di Napoleone, legando così i destini futuri dell'Italia alla Casa Savoia.
Per amore di brevità, c'è qualcosa che non sai su quel drammatico periodo storico? 😊
@@Paolo-s8p Grazie mille carissimo ma non penso di saperne più di te o di molte altre persone. Ne so un po' sul periodo napoleonico perché è la mia grande passione ma conosco bene i miei limiti.
L'ho letto nel libro Viva l'imperatore, viva l'Italia, di Alessandro Mella.
Che cosa pensa "passione napoleonica" di questa affermazione di Marco Fabio Apolloni, studioso che io stimo moltissimo, : " DOPO PIÙ DI DUECENTO ANNI, SARÀ PURE IL CASO , ALLA LUCE DEI DOCUMENTI STORICI, DI SMETTERE DI CREDERE ALLA LEGGENDA DI BONAPARTE LIBERATORE D'ITALIA..." ?
@@giulianoradice4715 I legami fra Napoleone e l'Italia si sprecano, tant'è che è impossibile riassumerli in un unico commento. Napoleone è nato cittadino francese per il rotto della cuffia, quindi sebbene fosse francese a tutti gli effetti (su questo dubbi non ce ne sono) ha mantenuto per tutta la vita un legame fortissimo con la cultura italiana, della quale si sentiva appartenente di diritto. Infatti per tutta la vita oltre che francese si considerò anche italiano (toscano o ligure in particolare, terre di origini della famiglia), anzi nei primi anni di vita non si sentiva affatto francese, una Patria che gli era estranea e anche ostile, provenendo da una famiglia di sentimenti indipendentisti, prima verso Genova e poi verso la Francia. La madre di Napoleone, l'Imperatrice madre Letizia Ramolino, per esempio, non imparò mai il francese né voleva farlo. In casa di Napoleone parlavano italiano, il suo maestro Pasquale Paoli, benché fosse un indipendentista, voleva che la Corsica fosse inquadrata all'interno di una grande repubblica italiana. Napoleone da bambino e ragazzo subì bullismo e discriminazioni come non abbastanza francese e perché parlava a malapena la lingua (e infatti parlò per tutta la vita il francese con forte accento italiano, tant'è che a volte non riuscivano a capire cosa volesse). Napoleone, sentendosi a tutti gli effetti anche italiano, non poteva accettare che l'Italia fosse ancora divisa e per questo quando fu al potere fu il massimo garante dell'indipendenza italiana dall'Austria, nonché prima il Presidente della Repubblica Italiana (1802-1805) e poi il Re d'Italia (1805-1814). Quando abdicò, lo fece da Imperatore dei francesi E Re d'Italia perché lui era il Capo dello Stato italiano, la seconda carica politica più importante dopo lo stesso titolo imperiale. Tutti i suoi atti ufficiali in Italia erano scritti in italiano, oltre che in francese. Napoleone parlò sempre molto bene degli italiani, i "fratelli minori" dei francesi, in tantissimi discorsi pubblici ai soldati, nelle lettere a politici, funzionari, ufficiali e generali e perfino nel Memoriale di Sant'Elena ribadì come il suo obiettivo finale per la penisola fosse l'unificazione. Un nato italiano (Regno di Sardegna) era tra i Marescialli dell'Impero, Andrea Massena. I generali italiani sono i non francesi con il maggiore numero di nomi ad essere incisi sull'Arco di Trionfo di Parigi e ad esempio uno di loro, Filippo Severoli, fu tra i pochi stranieri a cui fu permesso di avere generali francesi sotto il suo comando, a dimostrazione dell'altissima considerazione che Napoleone aveva per i suoi quasi compatrioti. E ancora, quando Napoleone prese Mosca volle che la prima unità a sfilare per la città fosse la Guardia italiana comandata da Giuseppe Sacchini e durante la ritirata lui e suo cognato Gioacchino Murat, Re di Napoli, furono scortati dai Veliti del Regno di Napoli, massimo segno di riconoscimento.
Cerea Professor.
Grazie per l'ottimo video, piacevolmente controcorrente.
Due osservazioni:
1. Direi che Carlo Alberto era ampiamente provvisto di coraggio personale, quello che spinge a far sacrificio di sé, ma affatto sprovvisto di coraggio morale, quello che permette di far sacrificare gli altri. In altre parole, un buon soldato ma un cattivo condottiero.
2. Passionenapoleonica mi correggerà. L'Esercito sardo-piemontese aveva una discreta fanteria, un'ottima cavalleria, una buona artiglieria, e un valido corpo ufficiali, almeno fino ai comandanti di reggimento. Scarseggiavano i cavalli da tiro. Inefficaci i generali, e impreparato lo stato maggiore. Oggettivamente un po' poco, per fronteggiare Radetzky e la sua agguerrita Armata d'Italia.
Esattamente. L'esercito piemontese era qualitativamente ottimo sin dai tempi di Vittorio Amedeo II, del resto il Regno di Sardegna veniva talvolta considerato come la Prussia d'Italia. L'unica vera pecca era proprio lo Stato maggiore e questo si vide chiaramente nel 1848 con la disorganizzazione, la logistica lenta e carente e le raccomandazioni.
Un Uomo d' onore, fervente cattolico, coraggioso come dimostro' a Pastrengo. Italo Amleto, certo, intraprendere da solo una guerra contro l'Austria non è stata una scelta facile
Da principio non fu solo, poi gli altri principi italiani, Papa compreso, si sfilarono dall'alleanza. Un'occasione persa, purtroppo.
Le sue conferenze,prof.Cavallo, sono quadri grandiosi e magnifici che dànno un carattere agli eventi storici che viene narrando. Nell'occasione le chiedo se potrà fare cenno di un eventuale rapporto culturale storico fra il Palazzo Carignano, nella sua concezione urbanistica e la via che è stata dedicata al re Carlo Alberto. Grazie.
Come narra Massimo d'Azeglio, dagli ambienti intellettuali riformisti Carlo Felice era definito addirittura Carlo Feroce 😅.
Complimenti per il video, veramente edificante. Poi io amo l'epoca di Carlo Alberto e in specifico la Prima Guerra d'indipendenza (o, come possiamo definirla, Rivoluzione Italiana) 👍
Bravo
Finalmente uno sguardo obiettivo sulla storia, scevro dalla trita retorica di sinistra. Grazie.
Per cortesia, potrebbe scrivere il titolo e la casa editrice del suo saggio sulla prigionia in Francia di esponenti di nobili famiglie piemontesi?... È in commercio?... Grazie!
E' uscito per i tipi della Librodoro, ma non è più in commercio (credo). Se mi contatta direttamente tramite il mio sito www.giorgiocavallo.it posso provvedere io.
Prof. negli anni 50 per iscriversi alla scuola media bisognava sostenere un esame di ammissione le materie erano: Italiano Matematica Storia e Geografia. Venni rimandato in Storia perché non seppi rispondere sul soprannome di Carlo Alberto detto " Re tentenna" oltre a re travicello. Grazie
Si consoli: oggi, alla scuola media è già tanto che si parli di Carlo Alberto...
Unico dei SAVOIA che meritava la reggenza, dopo di lui la Perfida Albione e i piccoli reali Italici.
Se ci fossero già stati.gli.psicologi, sarebbe stato un caso interessante da studiare; ma la psicologia non era ancora nata!
Va detto che ebbe buoni rapporti con Pio IX perché all'inizio fece aperture liberali, ad esempio l'amnistia per i prigionieri politici, l'apertura del ghetto ecc.
Il problema fu la chiusura eccessiva del papa successiva dopo il '48- il peggioramento della politica antisemita, il Sillabo ecc
Carlo Emanuele IV non morì Terziario Francescano, ma entrò nella ricostituita Compagnia di Gesù e fu sepolto con l'abito gesuita, come semplice Fratello, nella Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, annessa al Noviziato dei Gesuiti.
Carlo Alberto Goria
Vero, errore mio.
Su le dentate, scintillanti vette
Salta il camoscio, e tuona la valanga!
Salve, o Piemonte! 😊
Boia faus!!!👍🏼
@dariotaliero5834 A brüsa? Suta 'l Süsa!
La casata dei savoia è stata la peggiore tra quelle Dell Italia preunitaria
A brusava suta ‘l süsa. Ades a je manc pi la naja!
Boia faus ( per favore traduzione in italiano)
Professore c è una dimenticanza vi è la principessa Maria Teresa Luisa savoia carignan potresti fare un video su di lei. Grazie.
Intende la sfortunata principessa di Lamballe? Spero nell'anno nuovo di poter avviare anche puntate sul periodo rivoluzionario, così da parlare anche (perché no?) di lei.
@Giorgioenricocavallo si ti ringrazio, sono di Torino anch'io.
Parlando di Carlo Alberto è impossibile non citare Carducci. Un critico intelligente e feroce, Thovez, ha letteralmente fatto a pezzi l'ode carducciana Piemonte. La critica del Thovez è, a mio avviso, assai giusta per quanto riguarda la prima parte (l'elencazione delle città piemontesi), ma non per la seconda (riguardante Carlo Alberto) in cui ci sono momenti di soggettiva e sincera ispirazione lirica. Si potrebbe parlare a lungo di questi abbandoni sentimentali (str.15-17,24-25), della umana e patetica interpretazione della nemesi storica, della rappresentazione romantica del re ma ovviamente non è questa la sede.
P.S. si scrive GIOSUE senza l'accento perché così voleva il poeta, profondo conoscitore della lingua italiana antica e moderna.
E perché questa non può essere una (modesta) sede? In fondo, letteratura e storia si amalgamano. E' facile criticare l'eccessiva retorica di Carducci, ma poiché oggi è sta scomparendo dalle antologie scolastiche (so di colleghi di lettere che nemmeno lo includono nei programmi di quinta superiore, perché "passato di moda"... mah!) dedicargli un po' di spazio anche soltanto nei commenti di YT male non fa. Chissà che a qualcuno non venga voglia di approfondire! Tutto ciò, in attesa di qualche video che vorrei dedicare proprio ai poeti dell'Ottocento. PS. Anche io concordo con l'ispirazione lirica di molti passi di questa ode che considero una delle meglio riuscite del poeta. Ma sono di parte, lo ammetto!
Thovez sosteneva che Carducci è un poeta retorico . Non è vero, basta leggere alcune sue poesie meno note ,tipo VISIONE, PANTEISMO , ELEGIA DEL MONTE SPLUGA ecc.per vedere che è sullo stesso piano di Heine, Baudelaire.
Il classico re sabaudo con il piede in due scarpe,degno progenitore degli altri regnanti. Infatti i re sabaudi erano famosi per cambiare campo a ogni occasione che si presentasse. Se guardiamo il seguito infatti il regno sabaudo si alleò con la Francia di napoleone durante la seconda guerra d'indipendenza,salvo poi non aiutare la Francia durante Sedan. Poi da alleati dell'Austria nella triplice alleanza,al momento opportuno dichiararono guerra all'Austria stessa. Nella seconda guerra mondiale da alleati dei tedeschi finirono la guerra alleati degli angloamericani. Più re tentenna di così. E Carlo Alberto fu il degno capostipite di tali tentennamenti. Prima favorevole ai rivoltosi di Alessandria poi reazionario fin nel midollo ,carnefice dei liberali nel Trocadero,poi nel 48 di nuovo liberale. Altro che duplice faccia,questo aveva la faccia da culo pronta per ogni occasione.
Quando scoppiò la guerra franco prussiana, il regno d'Italia era stato già alleato al regno di Prussia durante la cosiddetta III guerra d'indipendenza.