Popoli senza Stato:curdi e palestinesi | Lorenzo Kamel
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- Опубліковано 22 гру 2024
- La larga maggioranza degli storici è concorde nel ritenere che il popolo curdo rappresenti un gruppo identificabile da circa due millenni. Eppure, con la possibile eccezione del filosofo Ahmad-i Khani (1650-1707), non è stata rintracciata alcuna fonte anteriore alla fine dell’Ottocento in cui un individuo di etnia curda abbia espresso la consapevolezza di far parte di un popolo curdo. Per quale ragione, dunque, i curdi, come molti altri gruppi etnici presenti in Medio Oriente, non si sono auto-identificati come ‘popolo’ fino a un passato relativamente recente? Per rispondere a questa domanda è necessario in primo luogo fare luce sulle identità ‘fluide’ e ‘sovrapponibili’ che, almeno fino alla prima guerra mondiale, prosperavano nei tessuti culturali e sociali della regione. Si pensi, per fornire un esempio tra molti altri, alla figura della curda Asemath Barzani (1590-1670), la prima rabbina di cui si abbia notizia: il fatto che fosse ebrea non le impediva di vivere contemporaneamente altre dimensioni identitarie. In secondo luogo ci soffermeremo sulla fase storica seguita alla prima guerra mondiale, analizzando lo spirito del trattato greco-turco stipulato a Losanna nel 1922-1923, quando la ‘razzializzazione’ e la ‘confessionalizzazione’ etnica delle identità acquisirono, per la prima volta nella storia della regione, una validità legale. Oltre a fornire il necessario retroterra storico, confronteremo il caso curdo con quello del popolo palestinese, il secondo principale gruppo etnico del Medio Oriente ad essere ancora oggi sprovvisto di uno stato nazionale.
Si parlerà di:
Il caso curdo: una prospettiva storica.
Identità ibride e transnazionali.
L’eredità delle conferenze di Sévres e Losanna.
Un popolo in quattro stati (Turchia, Iran, Iraq, Armenia).
Un’ottica comparata: il caso del popolo palestinese.
Lorenzo Kamel è professore associato di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Torino e direttore delle collane editoriali dell’Istituto Affari Internazionali (IAI). Ha condotto ricerche e insegnato in numerose università internazionali, incluse l’Università di Harvard, dove ha afferito per quattro anni, la Albert-Ludwigs-Universität Freiburg e la Hebrew University di Gerusalemme. Ha ricevuto il Palestine Academic Book Award 2016 (sezione accademica), il Premio Internazionale Giuseppe Sciacca 2010 e il Fritz Thyssen Grant presso l’Università di Bologna. Collabora con diversi periodici internazionali ed è autore di sette libri, tra cui The Middle East from Empire to Sealed Identities (Edinburgh University Press, 2020) e Imperial Perceptions of Palestine: British Influence and Power in Late Ottoman Times (I.B. Tauris, 2015).