Vivo a Barcellona da 3 anni, quasi tutti i bar "Cinesi" hanno esposte all'esterno le stesse identiche immagini per il menù. Stessa cosa per gli "empori" per la casa ed i supermarket alimentari. Semplicemente i Catalani non hanno aprono (più) questo tipo di attività, o comunque sarebbe l'eccezione. Una volta ho chiesto ad un ragazzo Pakistano il motivo per cui tutti i piccoli supermarket fossero gestiti da persone Indiane, Bengalesi o appunto Pakistane, e mi ha spiegato che c'è moltissima solidarietà tra immigrati (che siano di prima o seconda generazione), e che si aiutano a vicenda soprattutto per aprire attività o sbrigare faccende burocratiche. Creano anche dei veri e propri "fondi" e si prestano soldi a vicenda se necessario.
A Roma ho visto un negozio di Cinesi con l'insegna "Dar Cinese"😂 L'estate scorsa sono tornato in Italia ed ho scoperto che il negozio dei cinesi é chiamato "Giovanni", il Nome in Italian o del proprietario ed ho trovato questa integrazione bellissima
anche da me in provincia di Cremona, c'é un bar con un proprietario cinese, che per TUTTI é diventato Gianni, stessa storia del negozio di Roma, semplicemente fantastico
A Ciampino (cittadina a sud di Roma) c'è un negozio di oggettistica gestito da un cinese di seconda generazione che si chiama "Dar Cinese" e si parla con dialetto romano...
Ahaha ma che senso ha, non c'è l'ombra di un tedesco dentro! 😂 Che fosse una catena tedesca si sapeva, ma mai sentito nessuno chiamarlo "dai tedeschi" 😂 sennò a sto punto carrefour, auchan e prix li chiamiamo i francesi, continente gli spagnoli... Boh 😅
Vabè raga, è un progetto universitario, dovevano trovare un tema interessante e lo hanno trovato, ma non è detto che ci credano nemmeno loro XD sarei curiosa piuttosto di sapere cosa ne pensano le varie comunità, ma sono daccordo con Shy, ormai è prima di tutto un modo di indicare determinate tipologie di negozio, tendenzialmente con nessuna accezione negativa, e non le persone che lo gestiscono
Per favore affronta il tema del "perchè persone di certe nazionalità ricoprano certe attività" giusto una settimana fa ne parlavamo in ufficio tra colleghi
è soprattutto passaparola e un po' di cultura di fondo: loro sanno che andando a fare una certa cosa non trovano molta concorrenza di altri gruppi sociali + c'è possibilità di successo. È lo stesso motivo per cui molti emigrati vanno a lavorare nel settore della ristorazione: passaparola, stereotipi e sotto sotto ci sentiamo i migliori cuochi e gestori di ristoranti del mondo
Salvini può fare tutto. Almeno, questo è il punto di vista di Salvini. Gli altri... eh, gli altri devono fare attenzione a non dargli ombra, avSalvini 🙄
@@murasakishikibu6704 siete voi che gli date ad entrambi questo potere. Ma non riuscite a capirlo!!!! Come questo video cosa ha detto di concreto? sulla guerra? Nienteeeeee ma a voi non interessa!!!!! Questo è il problema!!!!!
Salvini ha molte felpe da mettere! Per il resto di noi plebei.. ci vogliono le carte ! Solo i politici ,imprenditori , magistratura e forze dell'ordine possono legittimamente delinquere è risaputo
Io sono diviso a metà. C’è senza dubbio una vena, un rumore di fondo dispregiativo nel rivolgersi al CINESE, al BANGLADINO. Detto questo, sono anche d’accordo sul fatto che INDUBBIAMENTE si ha allo stesso tempo in mente un tipo di attività e caratteristiche ben precise. Maledetta complessità umana.
Secondo me è più per comodità comunicativa. Dato che non ci sono molti cinesi o bagngladini, se io dico ' vado al negozio cinese' è chiaro che vado all' unico (o uno dei pochi) della città, e quindi è efficace comunicativamente. Se poi io da italiano andassi ad aprire un negozio in Cina, ma anche solo più vicino tipo Svezia, la gente del posto farebbe riferimento al mio negozio come "dell' Italiano" proprio perché ha senso come comunicazione. IO non lo troverei discriminatorio. - Poi capisco che vale anche il modo in cui viene detto, che cambia anche cosa si intende comunicare.
@@Melograno_Nellanoma anche quando non sono pochi: a Bologna ce ne sono una marea, ma quando prendi la birra dal paki prendi la birra dal paki, si sa cosa si intende e sono parte dell'ecosistema cittadino. Doppiamente valido per i ristoranti: assurdo come la gente dica che andrà al giapponese se pianifica di mangiare cucina giapponese! Come altro dovrebbe dire?
Ma non penso proprio che per qualcuno di noi chiamarli il cinese or il bangladino sia sintomo di qualcosa che disprezziamo , è un complesso mentale vostro
@@Melograno_Nellano mah qua in uk la maggior parte dei "corner shops" sono gestiti dalla comunità pakistana (nella mia città) o indiana, altrove. e sono tutti quasi identici. è proprio talmente radicato nella cultura che i meme e le battute fioccano. tipo "why can't an indian guy play football? coz at every corner they open a shop" ecco. non mi pare razzista, è una consuetudine. e questo è un paese dove l' atteggiamento razzista è punito molto piu severamente rispetto all' italia, sia dalla legge che dall' opinione pubblica in generale. apprezzo lo sforzo dei ragazzi spagnoli e capisco cosa intendono, ma come hai detto tu dipende dall' intento di chi parla. a me piace un sacco condividere culture diverse, sapere come funziona da loro, come cucinano, che combinano.. ripeto, non è un male venire da un paese diverso, non siamo tutti uguali ed è bello così. integrazione vuol dire soprattutto conoscersi e scambiare abitudini diverse, non rendere tutto sterile e piatto. la moglie del mio collega marocchino fa la pasta con le spezie e il pollo stile cous cous, suona come una bestemmia ma è ottima! pure al dente. hanno vissuto 26 anni in italia, parlano italiano a casa perchè lei è somala e non sa ne arabo ne inglese... e ora ci si trova tutti in un altro paese. a me quella pare integrazione fenomenale. gli ho pure preso 3 pacchi di biscotti mulino bianco da amazon per l' anno nuovo, era felicissimo hahahah
Premetto che bisognerebbe fare effettivamente ricerche prima di dire "sì, ha una connotazione negativa" o "no, è solo per comodità", ma la mia reazione di pancia è che sia vera la seconda. Per esempio, molte persone che conosco (tra cui mia nonna) dicono che la frutta e la verdura l'hanno comprata dal negozio/banchetto del Pakistano o del Bangladesh con il sottotesto "sono prodotti freschissimi"
Ho conosciuto proprietari di negozi cinesi, egiziani, indiani, e ogni tanto si crea un po' di imbarazzo quando dico al mio amico cinese "andiamo dal cinese". Nel tempo ho scoperto che non solo che a nessuno dà fastidio, ma che anche loro parlano con gli stessi termini. Quindi per quanto mi riguarda il problema non si pone
@@darthwater999questa cosa non ha nessun senso perché mangiare italiano è sinonimo di qualità e prezzi elevati all'estero mentre il negozio dei cinesi è sinonimo di cianfrusaglie a basso costo in Europa. Quindi no, non è per niente la stessa cosa. Sarebbe simile se dicessero "andiamo a mangiare dai mafiosi" 😂 e non ti preoccupare che vivo all'estero e anche se non arrivano a tanto, alcuni non ci vanno lontano 😂 me ne sbatte? Mah, diciamo che non fa mai piacere quando si diventa uno stereotipo per gli altri. Detto ciò, se non sai come si chiama, mi sembra un buon modo per identificare un posto, quello di dire "dei cinesi", però sì, diciamo che fare uno sforzo, fosse anche solo perché ormai di cinesi ce ne sono tanti e non è davvero identificativo, sarebbe elegante 😂
La deriva destrorsa del paese è così pronunciata che persino un personaggio abbastanza piatto come Amadeus viene considerato politico (Amadeus si limita a invitare il personaggio del momento, il personaggio che fa discutere, con l'idea che possa generare un dibattito social.)
Andando in Cina ci si rende conto subito che i negozi dei cinesi qui sono semplicemente la copia in piccolo dei grandi magazzini lí, che sono organizzati praticamente allo stesso modo salvo essere immensi e avere in genere anche gli alimentari (che da noi invece mancano). Sospetto che tendano ad aprire quel genere di negozi per come funziona il loro sistema di importazioni, che muove enormi quantità di merce che arrivano a un hub centrale (ad esempio la zona di Gianturco a Napoli) e poi vengono smistati tra i vari rivenditori (ma questa è una mia opinione)
My two cents: io quando dico "i cinesi" non mi riferisco solo alla provenienza dei proprietari del negozio, ma anche e soprattutto al loro tipo di business. Io non ho mai visto negozi gestiti da italiani con le stesse caratteristiche di un negozio dei cinesi (prezzi bassi, enorme varietà di prodotti, assenza totale di ale, ma con prodotti di varia natura tutti insieme). Ma immagino anche che questa proposta non sia partita da persone che posseggono un'attività del genere e che potrebbero effettivamente sentirsi offesi da tale abitudine, ma piuttosto da persone che vedono il razzismo anche nelle nuvole nere.
Io ho la sensazione che il termine "i cinesi" sia nella maggior parte utilizzato nella maniera da te illustrata, ovvero per indicare uno specifico tipo di business. D'altra parte, mi è anche capitato di vedere botteghe normalissime venir difinite come "i cinesi" solo per via della provenienza dei suoi gestori, quindi credo entrambe i casi coesistano.
@@micheleuda8471 Sul fatto che esistano entrambi i casi non ci piove, ma c'è da dire che uno è estremamente marginale rispetto all'altro. Il fatto è che la maggior parte dei cinesi in Italia si specializzano in questo tipo di attività, seguendo questo specifico modello di business, è raro che un cinese apra un'attività differente. Al massimo si apre un ristorante, di norma un ristorante giapponese, che verrà comunque chiamato "il giapponese" da chi ci va pur sapendo che i gestori sono cinesi.
È facile sfatare sta cosa. A Brescia ci sono 2 catene principali: "Ni-Hao" e "HaoMai" oltre a un sacco altre con nomi simili. Come devo chiamare questi posti? "Cerchiamo un Ni Hao qui in giro?" Suona più razzista che intendere dal cinese. Poi se sei mai stato a Barcellona sai che è pieno di Bangla ad ogni incrocio (che son miliardi visto che è una città fatta a griglia). Uno dovrebbe ricordarsi tutti i 300 Bangla di Barcellona? -Andiamo al Pashtu Market - È simile a El Mercado de Abdul? - Si ma più un The Punjabi Convenience Store
Ciao, avreste il coraggio oppure no di andare a mangiare probabilmente in uno dei 5 ristoranti più cari d'Italia(che si trova a Milano)che costa almeno 400€ a persona?
in realtà questo fenomeno esiste anche con gli italiani. In Francia dicono "l'italiano" per riferirsi a un negozio di generi alimentari tipicamente italiano. E non per forza è gestito veramente da italiani, ma l'allestimento e i prodotti sono riconoscibili come tali.
Sono un'insegnante alla scuola primaria: i miei studenti di nazionalità cinese alla richiesta di comprare nuovi quaderni rispondono "si maestra, tanto oggi devo andare con la mamma dai cinesi". 😂😂
La cosa del nome dei negozi è relativa. Il negozio di oggettistica di stampo cinese sotto casa mia non ha un'insegna e non risulta nemmeno su Google Maps quindi non so proprio come dovrei chiamarlo
Per la storia dei negozi cinesi e altro, sono d’accordo con te, sia per la questione dell’identificazione di un esercizio sulla base delle merci che vende, sia perché per anni questi negozi o non hanno avuto insegne o se le avevano, si trattava di nomi cinesi impronunciabili o troppo generici per identificarli efficacemente. Ma lo stesso concetto lo abbiamo applicato a negozi italiani, che non possedevano l’insegna. Allora si diceva “vado dalla tipa delle scarpe” o “vado al tabacchi”. Dire “vado al cinese” è semplicemente una questione di economia comunicativa, nulla di razziale. E soprattutto, avendo un tipo di merci molto variegato, era difficile identificarli con “negozio di scarpe” o simili.
Basta dire che in moltissimi negozi "cinesi" lavorano tantissimi pakistani ma anche degli italiani per evidenziare come "cinese" sia un tipo di negozio in primis.
Le polemiche stupide fanno parte del rito sanremese, ci sta. Io non penso che sanremo sia radical-chic, ma penso anche che abbiano ragione i giornali di destra a criticare l'invito ai rappresentanti degli agricoltori, così come pensavo l'anno scorso che fosse sbagliato invitare Zelensky. Un conto è se i cantanti o i comici o i conduttori, insomma gli "artisti" facciano politica a Sanremo, questo è ok per me, fa parte dello spettacolo. E' però diverso se esponenti "politici" (che siano politici o gente che protesta o sindacalisti, ecc) si mettano a fare interventi politici durante Sanremo. Non è il contesto giusto, non sarebbe nè show nè informazione, ma propaganda e non capisco perché dobbiamo accettare che venga fatta a Sanremo.
Per quanto riguarda l’oggettistica mi trovo d’accordo con te, nel senso che quando dico “ andiamo dai cinesi a prendere i fiori finti “ di solito è anche con un’accezione positiva perchè di solito hanno sempre tutto quello che ti serve ahahah. Tuttavia riflettendo più profondamente è capitato di riferirmi in questo modo anche ad altri tipi di attività, come parrucchieri, onicotecnici e centri massaggi, in questo caso solitamente il termine “cinese” non è più lusinghiero ma sinonimo di economico e di dubbia qualità, e spesso fanno venire meno la fiducia de consumatore, non più per le prestazioni del singolo negozio ma per la categoria. Alla luce di ciò sarei quindi d’accordo con la campagna, perché appunto dall’accezione negativa si salvano solo i negozi di oggettistica a scapito delle altre attività
Uno dei motivi per cui aprono negozi simili é che spesso ci sono degli aiuti dallo stato di provenienza, almeno io so che per i ristoranti thailandesi (quella é stata una campagna vera e propia per far conoscere la cultura thai) e per i negozi e ristoranti cinesi é così
Da italocinese ti posso dire che per i cinesi non ci sono aiuti statali, ci sono le conoscenze ma lo stato non aiuta per nulla gli expat, dopotutto hai voluto abbandonare il paese e pagare tasse all'estero. Diciamo che ai cinesi piace copiare e se vedono che l'attività funziona aprono qualcosa di simile in molti (creando concorrenza ed abbassando i prezzi)
Vivo a Barcellona, proprio al Poblenou. Che combinazione! I negozi cinesi ‘storici’ del quartiere si chiamano ‘bazar’ uno, ‘bazar xines’ l’altro (ovvero bazar cinese in catalano) e ‘basar rambla’ … che fantasia. Non ti nego che c’è una certa abitudine di chiamarli ‘negozio cinese’ e di chiamare così anche l’ultimo recentemente aperto che si chiama invece ‘casabona’. Quest’ultimo lo trovo difficile da chiamare casabona un po’ per abitudine e un po’ in quanto non vende solo articoli per la casa come suggerisce il nome ma anche articoli per la persona (che sono quelli che più cerco nel mio caso). Vabbè. Ci sono anche diversi negozi di abbigliamento cinese che hanno altrettanto nomi improbabili però ti faccio un altro esempio di branding decisamente più riuscito. C’è una catena di negozi di abbigliamento cinesi in più punti della città di nome ‘florencia’ che viene da chiamare normalmente florencia pur essendo 100% cinese. Altro negozio cinese 100% si chiama ‘tengo idea’ e lo chiamò sempre ‘tengo idea’ perché lo rappresenta bene. ‘Tengo nombre si, pero de m1erd@‘ in molti casi … poi il razzismo c’è negli occhi di chi guarda a prescindere da come ti chiami.
Mi viene anche da fare un altra considerazione. A volte anche volendo fare riferimento ad un particolare negozio cinese che c’è sulla rambla del Poblenou è quasi impossibile a meno che fare riferimento alla loro posizione (‘il negozio cinese nell’isolato tra Pujades e Llull’, ‘si ma quale?da questo lato o dall’altro.?) e si genera confusione inutile. I negozi in questione non hanno speso molto tempo e sforzo per trovare un nome fatto per essere ricordato dai clienti catalani spagnoli o altro quindi stiamo piuttosto parlando di quanto sono stati bravi quei due che malgrado i ‘soli’ 9000 followers siano riusciti a creare una eco così ampia. Spoiler alert il nome lo sceglie il commerciante… ma se non è rappresentativo o identificativo col cavolo che me lo ricordo. O che il mio interlocutore se lo ricorda… mi sembra davvero eccessivo parlare di razzismo in questi casi, però forse una caratteristica dei commercianti cinesi che chissà non sono avvezzi al marketing o al branding (e ci sta in Cina non penso ci esista per ovvi motivi).
Tra l'altro se ci sono due cinesi su una strada, con nomi simili e ti servono dei fazzoletti, basta dire, vai su quella strada che c'è un negozio cinese. Nella maggior parte dei casi non importa quale, avranno sicuramente i fazzoletti, il prezzo sarà simile e ti faranno lo scontrino. A differenza di certi negozi italiani.
Nella città in cui vivo c'è una birreria Belga gestita da due Belgi, quando vogliamo andare lì diciamo spesso "andiamo dal belga", ma trattandosi di birra è un complimento
Secondo me il problema di razzismo non nasce dall'identificare con il luogo di provenienza dei proprietari il negozio. Secondo me il problema è lo stesso dell'utilizzo del termine transessuale, non è un problema identificare una persona come tale, il problema nasce se ci si riferisce come "il/la transessuale" perché in quel caso diventa totalizzante e annulla l'individualità.
Ciao! Mi permetto di fare chiarezza sull'uso del termine "transessuale": questa parola è problematica per diversi aspetti, principalmente perché viene usata in ambito medico per descrivere una persona transgender che si è sottoposta a operazioni chirurgiche e terapie ormonali per affermare il proprio genere. La comunità trans non lo reputa più un termine da usare perché, oltre ad essere medicalizzante, appunto, impone una distinzione tra le persone trans che hanno intrapreso il percorso di affermazione di genere e non. Per qualsiasi contesto, è meglio usare "transgender" e sempre come aggettivo, non come sostantivo, come giustamente dicevi tu xx
sul nome dei negozi vorrei anche dire che io conosco veramente pochi nomi dei negozi in cui vado o so la loro posizione o se no sono catene, e tendenzialmente non vado "dal cinese" ma "dai cinesi" indicando più negozi e non uno solo o anche sono andato a mangiare dal cinese si intende tendenzialmente il tipo di cibo se dicessi il nome del ristorante singolo nessuno capirebbe da chi sono andato, o un altro posto dove vado lo chiamiamo con il nome del proprietario ho scoperto anni dopo il nome del ristorante
boh la cosa dei negozi cinesi, pakistani, bangladesi, non saprei... in effetti spesso sono un po' sinonimo di "aperto fino a tardi" o "oggettistica strana ed economica, quasi usa e getta". difficilmente invece si usano quei termini se si parla di generiche pizzerie da asporto, o bar tabaccherie, a meno che non si voglia forse sottolineare proprio proprio che è a gestione famigliare. diciamo che mi fa un po' strano quando sento "ah, il bar cinese"...e allora? che mi frega che è a gestione famigliare? il caffè si fa in un certo modo, ci sono anche i bar gestiti da italiani che ti presentano delle micro-tazzine con uno schizzo di acido che va sommerso di zucchero per renderlo quasi bevibile. certo se magari quei bar avessero dei nomi un po' più originali del solito...scelgono sempre nomi abbastanza generici, e allora capita che appunto quelli ossessionati dalle nazionalità, li chiamino "i cinesi".
La storia del Bangla e del cinese mi ricorda la stessa distinzione che c'è in dnd tra archetipi e stereotipi, ossia: l'archetipo è che il ladro rubi, ma è uno stereotipo pensare che possa fare solo ed esclusivamente quello. Allo stesso modo, l'archetipo del Bangla è l'andarci a prendere la moretti dal 66 da bere ai giardinetti, ma questo non vuol dire che una persona proveniente dal bangladesh non possa essere un giudice costituzionale, per esempio
Riguardo alla questione dei negozi di persone non italiane, la tua definizione è vera in parte. Se è vero che se dici che vai "dal cinese" puoi intendere un certo tipo di negozi, ho nel paese dove vivo un bar che è stato acquistato da una famiglia cinese e se per una vita è stato identificato come "il bar dei giardinetti", appena è stato acquistato è immediatamente diventato "il bar dei cinesi". Un problema di fondo credo ci sia che va al di là del solo identificare il tipo di negozio.
Appena è cominciato il terzo blocco stavo per fermare il video e commentare, ho fatto bene - come si deve fare in questi casi - a seguirlo fino alla fine prima. Per che quel vale sono d'accordo con te Shy. Sono sensibile al discorso sul razzismo, ma qui è molto diverso. È proprio come dici, quando io e un mio amico diciamo "questo lo trovi facilmente dal cinese in fondo alla strada" non intendiamo il signore che lo gestisce, ma "il negozio cinese", che è una tipologia di negozio sempre uguale: un certo tipo di prodotti, una certa fascia di prezzo, a volte non fanno lo scontrino (ma questa abitudine è tipicamente italiana). I prodotti spesso sono di bassa qualità, e anche i prezzi sono bassi, questo è il "cinese" che sta per "negozio cinese" (ossia che vende prodotti a basso costo dalla Cina) non "il negozio del cinese", quello si sarebbe un po' razzista. I [negozi] bangladini invece di solito hanno cose di marca, ma sono aperti quando tutti gli altri esercenti hanno chiuso da ore. Ancora una volta "il bangladino" o "il cinese" io li ho sempre percepite come espressioni legate alla tipologia di negozio, riconoscibile, non ad un commento razzista sul proprietario. È come dire "vado a mangiare dal cinese", ovvio che ti riferisci alla tipologia di ristorante, non all'etnia/nazionalità dei proprietari. Un negozio cinese potrebbe gestirlo anche un francese, lo chiamerei comunque "il cinese" (quello che vende roba dalla Cina a basso costo). Stavo per scrivere proprio il commento aggiungendo "i tedeschi non aprono negozi tutti uguali, per questo non si dice vado a comprarlo dal tedesco", ma hai detto lo stesso nel video, quindi è inutile specificare ulteriormente. La mia esperienza personale ha un basso valore statistico, ma ci tenevo a contribuire con questo commento. È importante parlare di razzismo, è anche importante non mischiare tutto in un unico calderone però.
Io abito in Francia e un giorno ho detto al mio compagno che andavo a far spesa "chez l'arabe" ( dall'arabo). Lui mi fece subito notare che la mia espressione era fortemente razzista, anche se dal mio punto di vista era semplicemente un modo per dire che stavo andando in un negozio dove trovo cose specifiche della cucina araba che non trovo di solito nei supermercati francesi ( come il lievito di birra, la farina di ceci ecc). Prendendo confidenza con i negozianti ho capito che è la persona che hai davanti che identifica l'espressione come razzista o meno. Alcuni sono molto fieri della loro etnia e prendono volentieri le distanze dai francesi, altri invece vorrebbero un po'piu mimetizzarsi e quindi sono infastiditi. Io dal canto mio ora dico al mio compagno che vado dal frutta e verdura.
Per quanto riguarda la questione dei negozi esteri concordo con Shy, non mi ricordo di nessuno di noi che sia mai strappato le vesti qui in Polonia quando qualcuno dice di voler mangiare italiano o dall'italiano. Poi ogni tanto trovo criminale definire certi posti "cucina italiana', ma quello e' un altro discorso.
C'è un grande negozio di casalinghi vicino casa mia e lo chiamiamo cinese anche se non ci ho mai visto un commesso cinese dentro. È che vende cinesate fatte in Cina, appunto. Il così detto "bangla" è uno dei posti dove so che ho più possibilità di trovare alimentari che non si trovano nei comuni alimentari italiani, come crema di cocco Aroy-d, ignami e derivati, chips di platano, spezie poco comuni in pacchi copiosi, etc... Ringrazio ogni giorno per il fatto che esista questa differenza e per l'opportunità di goderne vista l'incompatibilità della mia alimentazione con la dieta mediterranea e del mio portafoglio con i prodotti di marca. Ho un alimentari etnico internazionale di fiducia grazie al quale ho potuto ampliare il mio ricettario di world fusion cuisine. Faccio il dashi con la bottarga sarda e l'alga kombu giapponese, ci metto dentro vermicelli di patate dolci coreani e funghi cinesi e addenso il brodo con amido di cassava africana. Per me è la normalità, non vivrei senza l'africano, il cinese, il bangladino, etc...
In Italia sarebbe abbastanza stupido dire "vado dall'italiano", mentre non è raro chiamarlo con il nome del comune di provenienza, specie se di una provincia confinante.
A me da molto fastidio come si utilizzino due pesi e due misure per le diverse proteste, in particolare le proteste degli ambientalisti e quelle degli agricoltori. Non riesco proprio a capire come pur provocando gli stessi disagi, le persone non si indignino, anzi acclamino gli agricoltori che protestano, per una protesta dal mio punto di vista totalmente fuori focus. Vorrei scriverne di più ma è un tema che mi da troppa rabbia, ma vorrei comunque far capire le mie tesi. Grazie a chi vorrà discuterne.
Ci sono dei negozi gestiti da cinesi e dei bar gestiti da cinesi, se devo comprare una cosa che trovo solo nei negozi gestiti da cinesi o su Amazon allora dico: vado dal cinese se devo prendere un caffè dico vado al bar, stessa cosa capita con il napoletano il pugliese il siciliano o il calabrese per prodotti alimentari tipici quindi non lo dico con razzismo spesso è scritto sull’ insegna “dal calabrese” a luino e vendono frutta… anche perché dalla mia esperienza sono più razzisti i cinesi con noi che il contrario… molti non vogliono che le ragazze cinesi sposino o frequentino italiani (sempre secondo quelli che ho conosciuto io)
Riguardo l'ultima notizia. Precisando che sono di Cagliari (ma vivo fuori dall'isola) Per anni la mia famiglia si è servita da un macellaio in città. Quando parliamo tra di noi capita spesso di dire "ho preso le bistecche del tedesco". Questo per dire che, nonostante per alcuni dire "vado dal cinese" o "Prendo qualcosa dal bangla" possa avere delle sfumature razziste, per tanti altri è un modo semplice e veloce per identificare un posto o un'attività.
Andiamo al ristorante? Quale? Al ristorante cinese. = mangiamo al (ristorante) cinese? Oppure: vad a prendere i prodotti per la pulizia. Sì ma vai al bazar cinese che costano meno = vado (al bazar) dai cinesi
Ti dirò, una cosa simile avviene anche con noi italiani che andiamo all'estero: eventualmente quando dicono "andiamo all'italiano" è sicuro che stiamo andando ad un ristorante dove il proprietario è italiano 😂 Guarda, in effetti fa un po' strano chiamarli per la loro nazionalità, ma non sempre è vero che un negozio cinese sia un negozietto dalle mille meraviglie, ma può anche essere un negozio di vestiti. Un pakistano può essere il droghiere sotto casa, ma ci sono vari negozi simili italiani. Sarebbe una bella iniziativa, anche se ci sta la possibilità che fra amici ci si dica ugualmente "andiamo dal cinese/pakistano per comprare la Monster" per un discorso di abitudine linguistica
Non fa strano per niente...se li chiamo con la loro nazionalità è perché intendo riferirmi a qualcosa che riguarda la loro specifica cultura o qualcosa che in genere fanno solo loro Non c'è nulla di mano a generalizzare, è linguaggio
Il problema è che ce ne sono tanti di negozi di oggettistica "non cinesi", e anche negozi che sono cinesi che non sono di oggettistica generica, ma più specifici, come abbigliamento, giocattoli, ecc... Quindi associare il significato di "oggettistica" e, essenzialmente per come di solito lo si usa, "ciarpame di bassa qualità", a "cinese", non solo è poco carino, ma, in contrapposizione a quello che crede Shy che lo ritiene un semplice metodo per capire di cosa si tratta, in realtà fa più confusione che altro. Un tempo si diceva "Andiamo ai magazzini", che sono ancora attualmente i negozi che vendono un po' di tutto, ma tra poco chiameremo anche il Maury's "negozio cinese", perché ormai culturalmente quel tipo di impresa, nell'immaginario italiano è relegata ai cinesi, quando non è affatto vero.
Personalmente ritengo sensato chiamare i negozi “Bangladino” o “cinese”, non solo per dare un indicazione spaziale più precisa(almeno nella mia città non c’è più di un negozio del genere per via), ma soprattutto perché sono forme commerciali specifiche. Il bangladese vende prodotti e ha un negozio riconoscibile e specifico, così come i cinesi. Chiamerei allo stesso modo il negozio se fosse gestito da cittadini italiani, canadesi, peruviani, tailandesi o altro.
Non è razzismo dire "Vado dal cinese". Ci sono alcuni negozi gestiti interamente da italiani ma li chiamo "cinesi" proprio per il tipo di prodotti che vendono
definire un negozio "il cinese" ne identifica ormai la tipologia. Se un abitante di Abbiategrasso aprisse un negozio che vendesse materiale che spaziasse dalla cancelleria agli utensili da cucina di bassa qualità, dal vestiario di provenienza dubbia (o quantomeno di tipologia fast-fashion a voler essere buoni) al materiale "basico" (come tipologia e qualità) di ferramenta, dall'oggettistica ai device informatici a bassissimo costo, con un arredamento "minimal" (a voler essere buoni), luci bianche al neon e pavimentazione bianca... sarebbe comunque etichettato con un "dar cinese".
Io abito a Barcellona. Recentemente ho discusso sul tema razziale di queste attività con un amico e ho preso la tua stessa posizione Shy. Ma riflettendoci, sebbene è vero che possiamo identificare il tipo di attività grazie all'etnia, il fatto di circoscrivere linguisticamente un'etnia a un tipo di attività o professione, rende difficile (da un punto di vista culturale) a liberare quelle determinate etnie o nazionalità da stereotipi che, anche se riflettono in qualche modo la realtà, non contribuiscono all'integrazione e in generale favoriscono una percezione negativa.
Immagino che la questione della discriminazione dipende da come è percepita quell'attività dalla comunità in cui si trova. Nel senso, noi non consideriamo razzista quando all'estero dicono "oh stasera andiamo all'italiano" (al ristorante) perché è un tipo di attività alla quale associamo un certo tipo di importanza culturale o prestigio che viene riconosciuta anche dai locals. Non so se la stessa cosa di possa applicare anche ai negozi cinesi e pakistani, di solito ci si va per comprare roba di qualità infima a prezzi stracciati. Forse la differenza sta un po' lì, nel "prestigio" sociale di quelle attività.
Tra l'altro quando si dice vado "dal cinese" lo si dice spesso in senso positivo non negativo . Poi se dà fastidio a loro è un altro discorso e va rispettata la loro volontà, però non lo si dice in senso negativo
Io quando vado dal macellaio non dico "hei vado da franco". Se la nazionalità di chi ci lavora é indiana, comunque dico vado dal macellaio. Il discorso é equivalente per i market gestiti da indiani, bagladesi e simili. Da me a Firenze si chiamano tutti "indianino". Come il macellaio vende carne, l'indiano vende alcolici, snack e le stronzatine che ti servono, con la carettarestica che sono aperti fino a tardi. Non é una forma di razzismo, semplicemente un'etichetta associata ad una certa tipologia di negozio.
Bellissimi contenuti e tutto come sempre. Trovo però che si possa alzare un po' il volume in fase di editing, noto che passando da un video generico a BI il volume sia decisamente più basso.
Parlo da italiano in Germania. Quando si devono andare a comprare prodotti italiani specifici tutti dicono "vado dall'italiano", compresi i tedeschi. A me, da italiano, non da fastidio. Ho per caso detto italiano? ITALIANI! Cosa ne pensate?
Solo io penso che aprire agli agricoltori sia solo una mossa per circoscrivere un loro eventuale intervento ed evitare azioni di disturbo meno gestite?
Il problema del linguaggio inclusivo è sempre quello. Si punta a eliminare la parola, quando servirebbe eliminare quello che c'è dietro di offensivo, se presente
A Perugia c'è stato per molto tempo un famoso negozio di alimentari in centro gestito da una persona proveniente dal Bangladesh. Pur non essendo l'unico, questo era famoso proprio perché il nome commerciale del negozio era "Bangla" ed il proprietario ne aveva fatto un brand conosciuto in tutta la città e dintorni, molto amato dagli studenti per i gin tonic a 2.50. Ha chiuso dopo il covid fra il dispiacere generale di chi ci fosse capitato almeno una volta e con numerosi articoli delle testate giornalistiche locali che ne piangevano la fine. Ma credo che si trovino ancora in giro per la città gli adesivi attaccati sui pali della luce con il logo rosso "Bangla". Tutti lo chiamavano Bangla per sua scelta e nessuno lo faceva in modo offensivo. Forse in fondo è solo una questione di fare bene marketing.
È dalla release del video su Mentana che sento con maggiore frequenza la parola "tema" usata invece di "problema", "diatriba", "problematica", "questione", "discussione", "fatto", "argomento". Qualcun altro ha notato questa esplosione di "temi' in questo servizio oppure dall'intervista ho un bias che mi porta a farci più caso?
Riguardo la definizione dei negozi ci stavo pensando l'altro giorno mentre davo indicazioni ad un'amica, nel parlare mi sembrava sgradevole dire "accanto ai cinesi", il problema è che è talmente immediato come significato che se dicessi "oggettistica" non mi capirebbero. Nel mio paese una volta esistevano i "Tutto mille", ovvero tutto a mille Lire (anche se non era vero), che erano molto simili ai cinesi di ora, ma il termine ormai è caduto in disgrazia. C'è anche un negozio di vecchia gestione italiana, e quello però è chiamato per nome, o al più "nogozio di casalinghi", per cui una differenza etnica io la vedo, anche perché si da abbastanza per scontato che "i cinesi" abbiano oggetti di cattiva qualità, mentre "ai casalinghi" no.
Anche io sono d’accordo nel non pensare che dire “l’alimentari cinese” sia razzista. Io stesso lo dico, se cerco un certo tipo di cibo o ingredienti li cercherò dal bangladino, o dal cinese. Poi io ho il mio negozio alimentari cinese preferito, e utilizzo il nome specifico di quel negozio per distinguerlo. Ma se non si chiamasse più alimentari cinese, o non uscisse su Google quando certo “alimentari cinese” non avrei più un punto di riferimento. È come dire vado a comprare al Bio, ci sono un sacco di negozi bio, imparo solo il nome del posto in cui vado. Non è che nella mente ho la mappa di tutti i nomi dei negozi della mia città.
Ma è più raidcal-chic NON guardare Sanremo protestando contro la becera commercializzazione della musica e l'appiattimento creativo di questo Paese o guardarlo perché gli artisti, per piacere di più, si improvvisano attivisti di lotte davvero importanti considerate di sinistra?
Terzo blocco. Non so dalle vostre parti, ma ad esempio, dalle mie si dice ‘andare dai cinesi’ quando devi andare nel negozio che vende casalinghi e un po’ di ogni in effetti, mentre si dice ‘andare al sushi’ quando vuoi mangiare il sushi nonostante la stragrande maggioranza dei sushi qui in Romagna sia gestita da cinesi. Dove sarebbe il razzismo?!
Il dicorso della campagna pubblicitaria mi ricorda molto una polemica che si era sollevata, mi pare, su TikTok da parte del pubblico muricano contro una content creator britannica che, sottintendendo "food", diceva di "mangiare cinese", "indiano", eccetera. Lì, da quel che ho capito, la cosa era data da una minuscola differenza linguistica per la quale nell'inglese muricano sottintendere "food" in quel modo non è altrettanto usuale, quindi hanno dato la loro spiegazione di default, ovvero che tutto è razzismo. Francamente, anche questa campagna mi sembra figlia dello stesso facile indignarsi muricano (che purtroppo s'infiltra molto anche nel web europeo) per cui tutto va sempre letto nella chiave peggiore perché si tende a proiettare le dinamiche sociali muricane come default per tutto il resto del mondo. Anche se l'iniziativa nasce in Spagna, è facile lasciarsi inquinare la percezione dal virtue signalling di stampo statunitense creando un problema là dove non c'è. Francamente, ho sempre dato per scontato che "il [nazionalità]" sottintenda "negozio", "ristorante" o il tipo di attività, non chi la gestisce o ci lavora. Ah, e per inciso: qui in città da me c'è un negozio di alimentari importati dalla Russia, e andare "dal russo" si dice come col pakistano, il cinese, l'indiano eccetera. Idem se estendiamo il discorso anche, appunto, alla ristorazione, per andare a cena "dal bavarese". È il tipo di servizio, merce o cibo che viene qualificato.
Sentire il discorso finale sul "vabbè tutto può essere razzismo" è così becero, senza spessore e nuovamente conferma che non sai/sapete trattare questi argomenti
Sono abbastanza d'accordo con te sulla questione dei negozi chiamati con la nazionalità dei gestori. In realtà hanno delle caratteristiche specifiche nella tipologia merceologica. Ammetto però che un filo di senso di colpa lo sento
Da noi succede anche con le provenienze regionali tipo: dal pugliese, dal napoletano ecc... E tali commercianti non si sentono mica offesi o sminuiti anzi. Quindi sta storia di essere razzisti se si indica un negozio con la provenienza del proprietario la trovo una scemenza. Anche perché chi cacchio se li ricorda i nomi visto che le attività cambiano di continuo.
Si offendono perché chiamano un ristorante in base alla nazione del cibo che offrono? Cosa dovrebbero dire quelli autoctoni che vengono chiamati spesso con aggettivi che mettono in dubbio l'igienicità del locale? Tipo lo zozzone, unghia nera, il porco... oppure con altre caratteristiche del titolare tipo il guercio, lo zoppo, il balbuziente? Commentate pure col soprannome regionale del vostro locale preferito! :D
Si per favore, parlaci del perché persone di una certa etnia aprono negozi dello stesso tipo, lo trovo molto interessante. E comunque anche io penso che non ci sia nulla di male nel dire "vado dal cinese" è proprio la tipologia di negozio, tante volte mi è capitato di sentire "hanno aperto un cinese Italiano" capisco che possa sembrare offensivo ma in realtà e chiaro cosa vende. Detto ciò mi ritrovo anche d'accordo sul fatto che non basta essere antirazzista passivamente, sarei lieta di sapere cosa ne pensano le persone in questione.
Anche quest cambia con gli anni,.abito a Buenos Aires dal 1970 e nel quartiere di Flores da 0ltre 50 anni , ho visto cambiare i negozi seccondo le etnie delle nuove inmigrazioni,prima i negozzi di fruta a verdura erano italiani e anche i produttori ,(quindi si diceva voy al tano.attualmente tutti boliviani (quindi si dice voy a la boliviana )i negozi di alimentari salvo eccezioni erano spagnoli della Galizia dopo sono arrivati i supermarket e dopo altri piu piccoli gestiti da coreani poi sostituiti dai cinesi quindi è normalissimo dire voy al cino,nel sud del quartiere cè La nueva Corea con dei negozi e ristoranti coreani ,in questi ultimi anni sono fioriti come funghi i negozi di prodotti e ristoranti peruviani e venezolani pero sono frequentati il più dalle loro comunita per trovare prodotti della loro terra
io li chiamo tedeschi certi supermercati (lidl, eurospin, aldi) comunque la proposta può aver senso se si guarda al fenomeno considerando la teoria dell'ettichettamento é la loro natura esser tali e quindi a guadagnarsi il nome oppure è il nome che contiene aspettative a cui ci conformiamo?
I momenti comicità iniziano a diventare imbarazzanti, non so se perché sono semplicemente peggiorati o per contrasto con l'ottima professionalità raggiunta dallo show.
Salvini per quanto non mi possa piacere è un politico e ci sta che esprima un parere. Voglio pure concedere che un cantante in quanto artista possa esprimere un pensiero sociale/politico. Ma che Amadeus e gli organizzatori di Sanremo invitino i rappresentanti di una protesta in un festival che dovrebbe essere canoro, francamente lo trovo (molto) fuori contesto. Ma si sa, giusto o sbagliato, contesto o non contesto, l'importante è che il Festival faccia parlare...
@@MrCompa86 su questo ti do ragione, però spesso anche in passato la politica è entrata a far parte dell'arte, anzi questo è un mezzo efficace per trasmettere dei messaggi alle persone, bisogna trovare però il giusto equilibrio in modo che la politica non sembri forzata al suo interno. Per quanto riguarda salvini, lui ha diritto ad esprimersi sia chiaro, ma come membro del governo, mi aspetto che non sia solo dichiarazioni, ma anche azioni, non può fare il gioco dell'opposizione in eterno.
Per la questione dei negozi cinesi ci tengo a fare un'osservazione. Non so da altre parti d'Italia ma dove abito io quando uno vuol dire che va dal Lidl dice che va dai tedeschi. Questo per avvalorare l'idea che si usa la nazionalità quando si parla di negozi che hanno uno stesso modello di vendita (in questo casi si tratta proprio di una catena). O magari noi siamo solo piu razzisti degli altri. Traete voi le vostre conseguenze😂
Vivo a Barcellona da 3 anni, quasi tutti i bar "Cinesi" hanno esposte all'esterno le stesse identiche immagini per il menù. Stessa cosa per gli "empori" per la casa ed i supermarket alimentari. Semplicemente i Catalani non hanno aprono (più) questo tipo di attività, o comunque sarebbe l'eccezione. Una volta ho chiesto ad un ragazzo Pakistano il motivo per cui tutti i piccoli supermarket fossero gestiti da persone Indiane, Bengalesi o appunto Pakistane, e mi ha spiegato che c'è moltissima solidarietà tra immigrati (che siano di prima o seconda generazione), e che si aiutano a vicenda soprattutto per aprire attività o sbrigare faccende burocratiche. Creano anche dei veri e propri "fondi" e si prestano soldi a vicenda se necessario.
A Roma ho visto un negozio di Cinesi con l'insegna "Dar Cinese"😂
L'estate scorsa sono tornato in Italia ed ho scoperto che il negozio dei cinesi é chiamato "Giovanni", il Nome in Italian o del proprietario ed ho trovato questa integrazione bellissima
Bella testimonianza, d'altronde mi è sempre sembrato strano sentir dire robe tipo "ordino un cinese", sembra di essere dei cannibali 😅
@@Valery0p5ah ah ah!
anche da me in provincia di Cremona, c'é un bar con un proprietario cinese, che per TUTTI é diventato Gianni, stessa storia del negozio di Roma, semplicemente fantastico
Anche qui haha
Ed il "mio" negoziante non è da tempo noto come il Cinese ma con il nome che si è dato, Luigi.
È a Ciampino.
A Ciampino (cittadina a sud di Roma) c'è un negozio di oggettistica gestito da un cinese di seconda generazione che si chiama "Dar Cinese" e si parla con dialetto romano...
Però io ricordo che quando si andava alla Lidl a fare la spesa mia mamma diceva sempre "dai tedeschi"
idem!
Anche dall'Aldi
anche io dicevo che volevo andare al supermercato tedesco😂😂😂
Mìa nonna era uguale Ahah! 😂 "andiamo dai tedeschi" a far la spesa!
Ahaha ma che senso ha, non c'è l'ombra di un tedesco dentro! 😂 Che fosse una catena tedesca si sapeva, ma mai sentito nessuno chiamarlo "dai tedeschi" 😂 sennò a sto punto carrefour, auchan e prix li chiamiamo i francesi, continente gli spagnoli... Boh 😅
Vabè raga, è un progetto universitario, dovevano trovare un tema interessante e lo hanno trovato, ma non è detto che ci credano nemmeno loro XD sarei curiosa piuttosto di sapere cosa ne pensano le varie comunità, ma sono daccordo con Shy, ormai è prima di tutto un modo di indicare determinate tipologie di negozio, tendenzialmente con nessuna accezione negativa, e non le persone che lo gestiscono
Per favore affronta il tema del "perchè persone di certe nazionalità ricoprano certe attività" giusto una settimana fa ne parlavamo in ufficio tra colleghi
è soprattutto passaparola e un po' di cultura di fondo: loro sanno che andando a fare una certa cosa non trovano molta concorrenza di altri gruppi sociali + c'è possibilità di successo.
È lo stesso motivo per cui molti emigrati vanno a lavorare nel settore della ristorazione: passaparola, stereotipi e sotto sotto ci sentiamo i migliori cuochi e gestori di ristoranti del mondo
Mi siedo a tavola e vedo il video caricato 25 secondi fa. Grazie per farmi compagnia nei miei pranzi in quel del Texas Shy!! Grande 🤘🏼🇺🇲❤️
Grazie a te per seguirci da così lontano! ❤
-Alessio M.
tutti in giro tranne shy evergreen
Cioè Salvini può andare sulla ruspa e Amadeus invece non può salire sul trattore?
Salvini può fare tutto. Almeno, questo è il punto di vista di Salvini. Gli altri... eh, gli altri devono fare attenzione a non dargli ombra, avSalvini 🙄
@@murasakishikibu6704 siete voi che gli date ad entrambi questo potere. Ma non riuscite a capirlo!!!! Come questo video cosa ha detto di concreto? sulla guerra? Nienteeeeee ma a voi non interessa!!!!! Questo è il problema!!!!!
Salvini ha molte felpe da mettere!
Per il resto di noi plebei.. ci vogliono le carte ! Solo i politici ,imprenditori , magistratura e forze dell'ordine possono legittimamente delinquere è risaputo
@@guidotrenti72 SVEGLIA!!1!
Io sono diviso a metà. C’è senza dubbio una vena, un rumore di fondo dispregiativo nel rivolgersi al CINESE, al BANGLADINO. Detto questo, sono anche d’accordo sul fatto che INDUBBIAMENTE si ha allo stesso tempo in mente un tipo di attività e caratteristiche ben precise. Maledetta complessità umana.
Secondo me è più per comodità comunicativa. Dato che non ci sono molti cinesi o bagngladini, se io dico ' vado al negozio cinese' è chiaro che vado all' unico (o uno dei pochi) della città, e quindi è efficace comunicativamente. Se poi io da italiano andassi ad aprire un negozio in Cina, ma anche solo più vicino tipo Svezia, la gente del posto farebbe riferimento al mio negozio come "dell' Italiano" proprio perché ha senso come comunicazione. IO non lo troverei discriminatorio. - Poi capisco che vale anche il modo in cui viene detto, che cambia anche cosa si intende comunicare.
@@Melograno_Nellanoma anche quando non sono pochi: a Bologna ce ne sono una marea, ma quando prendi la birra dal paki prendi la birra dal paki, si sa cosa si intende e sono parte dell'ecosistema cittadino. Doppiamente valido per i ristoranti: assurdo come la gente dica che andrà al giapponese se pianifica di mangiare cucina giapponese! Come altro dovrebbe dire?
Ma non penso proprio che per qualcuno di noi chiamarli il cinese or il bangladino sia sintomo di qualcosa che disprezziamo , è un complesso mentale vostro
@@Melograno_Nellano mah qua in uk la maggior parte dei "corner shops" sono gestiti dalla comunità pakistana (nella mia città) o indiana, altrove. e sono tutti quasi identici. è proprio talmente radicato nella cultura che i meme e le battute fioccano. tipo "why can't an indian guy play football? coz at every corner they open a shop" ecco. non mi pare razzista, è una consuetudine. e questo è un paese dove l' atteggiamento razzista è punito molto piu severamente rispetto all' italia, sia dalla legge che dall' opinione pubblica in generale. apprezzo lo sforzo dei ragazzi spagnoli e capisco cosa intendono, ma come hai detto tu dipende dall' intento di chi parla. a me piace un sacco condividere culture diverse, sapere come funziona da loro, come cucinano, che combinano.. ripeto, non è un male venire da un paese diverso, non siamo tutti uguali ed è bello così. integrazione vuol dire soprattutto conoscersi e scambiare abitudini diverse, non rendere tutto sterile e piatto.
la moglie del mio collega marocchino fa la pasta con le spezie e il pollo stile cous cous, suona come una bestemmia ma è ottima! pure al dente. hanno vissuto 26 anni in italia, parlano italiano a casa perchè lei è somala e non sa ne arabo ne inglese... e ora ci si trova tutti in un altro paese. a me quella pare integrazione fenomenale. gli ho pure preso 3 pacchi di biscotti mulino bianco da amazon per l' anno nuovo, era felicissimo hahahah
Premetto che bisognerebbe fare effettivamente ricerche prima di dire "sì, ha una connotazione negativa" o "no, è solo per comodità", ma la mia reazione di pancia è che sia vera la seconda. Per esempio, molte persone che conosco (tra cui mia nonna) dicono che la frutta e la verdura l'hanno comprata dal negozio/banchetto del Pakistano o del Bangladesh con il sottotesto "sono prodotti freschissimi"
Io pensavo fosse radical-chic non guardarlo al limite.
Fatto sta che nella settimana di Sanremo , in Italia, l' informazione main stream è sequestrata : esiste solo Sanremo !
Basta non guardalo!!! Siete davvero troppo facileda influenzare.
Ho conosciuto proprietari di negozi cinesi, egiziani, indiani, e ogni tanto si crea un po' di imbarazzo quando dico al mio amico cinese "andiamo dal cinese". Nel tempo ho scoperto che non solo che a nessuno dà fastidio, ma che anche loro parlano con gli stessi termini. Quindi per quanto mi riguarda il problema non si pone
Perché mai dovrebbe dare fastidio, è come quando si dice "andare a mangiare italiano" all' estero...
associare una nazionalità a un genere di attività commerciale non è così male, c'è ben di peggio e un immigrato è il primo a saperlo
L'imbarazzo ci sarebbe se il negozio fosse di un coreano.
@@darthwater999questa cosa non ha nessun senso perché mangiare italiano è sinonimo di qualità e prezzi elevati all'estero mentre il negozio dei cinesi è sinonimo di cianfrusaglie a basso costo in Europa. Quindi no, non è per niente la stessa cosa. Sarebbe simile se dicessero "andiamo a mangiare dai mafiosi" 😂 e non ti preoccupare che vivo all'estero e anche se non arrivano a tanto, alcuni non ci vanno lontano 😂 me ne sbatte? Mah, diciamo che non fa mai piacere quando si diventa uno stereotipo per gli altri. Detto ciò, se non sai come si chiama, mi sembra un buon modo per identificare un posto, quello di dire "dei cinesi", però sì, diciamo che fare uno sforzo, fosse anche solo perché ormai di cinesi ce ne sono tanti e non è davvero identificativo, sarebbe elegante 😂
@@simonebattaglin7595 il tuo non volendo è discorso più qualunquista e razzista mai sentito.
La deriva destrorsa del paese è così pronunciata che persino un personaggio abbastanza piatto come Amadeus viene considerato politico (Amadeus si limita a invitare il personaggio del momento, il personaggio che fa discutere, con l'idea che possa generare un dibattito social.)
credo che l'accusa di politica sia più o meno tutta l'attività politica dei sostenitori di questa destra
lo vedo e lo vivo in altri ambiti
@@cittadino23 Vero!
Quello che fa ridere è che qua tutti fanno politica tranne i politici che ormai sono influencer 😂😂😂
Deriva destrorsa? Purtroppo sempre troppo poca😔
deriva destrorsa, e parliamo di uno dei paesi più comunisti del intero panorama Europeo. Solo la spugna ci batte😂
Andando in Cina ci si rende conto subito che i negozi dei cinesi qui sono semplicemente la copia in piccolo dei grandi magazzini lí, che sono organizzati praticamente allo stesso modo salvo essere immensi e avere in genere anche gli alimentari (che da noi invece mancano). Sospetto che tendano ad aprire quel genere di negozi per come funziona il loro sistema di importazioni, che muove enormi quantità di merce che arrivano a un hub centrale (ad esempio la zona di Gianturco a Napoli) e poi vengono smistati tra i vari rivenditori (ma questa è una mia opinione)
In Austria si dice che vai dall'italiano perché sai che il parmigiano e il prosciutto crudo di Parma lo trovi là
il bangla è un sentimento, non lo puoi estirpare
Guarda, lo sto guardando adesso.
Non so se è radical, non so se è chic, ma sicuramente non è uno spettacolo.
Non è giusto dire : " dal cinese" il negozio : " la grande cina"
My two cents: io quando dico "i cinesi" non mi riferisco solo alla provenienza dei proprietari del negozio, ma anche e soprattutto al loro tipo di business. Io non ho mai visto negozi gestiti da italiani con le stesse caratteristiche di un negozio dei cinesi (prezzi bassi, enorme varietà di prodotti, assenza totale di ale, ma con prodotti di varia natura tutti insieme). Ma immagino anche che questa proposta non sia partita da persone che posseggono un'attività del genere e che potrebbero effettivamente sentirsi offesi da tale abitudine, ma piuttosto da persone che vedono il razzismo anche nelle nuvole nere.
Io ho la sensazione che il termine "i cinesi" sia nella maggior parte utilizzato nella maniera da te illustrata, ovvero per indicare uno specifico tipo di business. D'altra parte, mi è anche capitato di vedere botteghe normalissime venir difinite come "i cinesi" solo per via della provenienza dei suoi gestori, quindi credo entrambe i casi coesistano.
@@micheleuda8471 Sul fatto che esistano entrambi i casi non ci piove, ma c'è da dire che uno è estremamente marginale rispetto all'altro. Il fatto è che la maggior parte dei cinesi in Italia si specializzano in questo tipo di attività, seguendo questo specifico modello di business, è raro che un cinese apra un'attività differente. Al massimo si apre un ristorante, di norma un ristorante giapponese, che verrà comunque chiamato "il giapponese" da chi ci va pur sapendo che i gestori sono cinesi.
@@J.o.s.h.u.a. Si si, concordo sul fatto che il primo caso sia indubitabilmente la "norma".
È facile sfatare sta cosa. A Brescia ci sono 2 catene principali: "Ni-Hao" e "HaoMai" oltre a un sacco altre con nomi simili. Come devo chiamare questi posti? "Cerchiamo un Ni Hao qui in giro?" Suona più razzista che intendere dal cinese. Poi se sei mai stato a Barcellona sai che è pieno di Bangla ad ogni incrocio (che son miliardi visto che è una città fatta a griglia). Uno dovrebbe ricordarsi tutti i 300 Bangla di Barcellona? -Andiamo al Pashtu Market
- È simile a El Mercado de Abdul?
- Si ma più un The Punjabi Convenience Store
Ciao, avreste il coraggio oppure no di andare a mangiare probabilmente in uno dei 5 ristoranti più cari d'Italia(che si trova a Milano)che costa almeno 400€ a persona?
in realtà questo fenomeno esiste anche con gli italiani. In Francia dicono "l'italiano" per riferirsi a un negozio di generi alimentari tipicamente italiano. E non per forza è gestito veramente da italiani, ma l'allestimento e i prodotti sono riconoscibili come tali.
Tres exacte, mon cher!
Sono un'insegnante alla scuola primaria: i miei studenti di nazionalità cinese alla richiesta di comprare nuovi quaderni rispondono "si maestra, tanto oggi devo andare con la mamma dai cinesi". 😂😂
Shy che anticipa la puntata per farci vedere Sanremo (anche se non me ne frega na ceppa) 😍
La cosa del nome dei negozi è relativa. Il negozio di oggettistica di stampo cinese sotto casa mia non ha un'insegna e non risulta nemmeno su Google Maps quindi non so proprio come dovrei chiamarlo
Per la storia dei negozi cinesi e altro, sono d’accordo con te, sia per la questione dell’identificazione di un esercizio sulla base delle merci che vende, sia perché per anni questi negozi o non hanno avuto insegne o se le avevano, si trattava di nomi cinesi impronunciabili o troppo generici per identificarli efficacemente. Ma lo stesso concetto lo abbiamo applicato a negozi italiani, che non possedevano l’insegna. Allora si diceva “vado dalla tipa delle scarpe” o “vado al tabacchi”. Dire “vado al cinese” è semplicemente una questione di economia comunicativa, nulla di razziale. E soprattutto, avendo un tipo di merci molto variegato, era difficile identificarli con “negozio di scarpe” o simili.
Amici: stasera mangio un cinese!
Il cinese: 🥹🥲
Anzi non hanno detto: stasera ci facciamo un cinese😂
Basta dire che in moltissimi negozi "cinesi" lavorano tantissimi pakistani ma anche degli italiani per evidenziare come "cinese" sia un tipo di negozio in primis.
Come la maggior parte dei ristoranti giapponesi all You an eat sono a gestione cinese/filippina
Altro che _”col trattore in tangenziale,”_ quest’anno si va direttamente _col trattore sul palco del Festival di Sanremo 2024._
"La spingo io la Camionetta" cit. Checco Zaluny 😂 Love you long time my beloved Shy
Le polemiche stupide fanno parte del rito sanremese, ci sta.
Io non penso che sanremo sia radical-chic, ma penso anche che abbiano ragione i giornali di destra a criticare l'invito ai rappresentanti degli agricoltori, così come pensavo l'anno scorso che fosse sbagliato invitare Zelensky.
Un conto è se i cantanti o i comici o i conduttori, insomma gli "artisti" facciano politica a Sanremo, questo è ok per me, fa parte dello spettacolo.
E' però diverso se esponenti "politici" (che siano politici o gente che protesta o sindacalisti, ecc) si mettano a fare interventi politici durante Sanremo. Non è il contesto giusto, non sarebbe nè show nè informazione, ma propaganda e non capisco perché dobbiamo accettare che venga fatta a Sanremo.
Perché lo fanno per noi,i potenti ci amano😂😂😂😂
Per quanto riguarda l’oggettistica mi trovo d’accordo con te, nel senso che quando dico “ andiamo dai cinesi a prendere i fiori finti “ di solito è anche con un’accezione positiva perchè di solito hanno sempre tutto quello che ti serve ahahah.
Tuttavia riflettendo più profondamente è capitato di riferirmi in questo modo anche ad altri tipi di attività, come parrucchieri, onicotecnici e centri massaggi, in questo caso solitamente il termine “cinese” non è più lusinghiero ma sinonimo di economico e di dubbia qualità, e spesso fanno venire meno la fiducia de consumatore, non più per le prestazioni del singolo negozio ma per la categoria.
Alla luce di ciò sarei quindi d’accordo con la campagna, perché appunto dall’accezione negativa si salvano solo i negozi di oggettistica a scapito delle altre attività
A proposito dell'ultimo blocco: in famiglia tra di noi facciamo riferimento a Breaking Italy con "i video del sardo" 😂
Vi si segue sempre ❤
Uno dei motivi per cui aprono negozi simili é che spesso ci sono degli aiuti dallo stato di provenienza, almeno io so che per i ristoranti thailandesi (quella é stata una campagna vera e propia per far conoscere la cultura thai) e per i negozi e ristoranti cinesi é così
Da italocinese ti posso dire che per i cinesi non ci sono aiuti statali, ci sono le conoscenze ma lo stato non aiuta per nulla gli expat, dopotutto hai voluto abbandonare il paese e pagare tasse all'estero.
Diciamo che ai cinesi piace copiare e se vedono che l'attività funziona aprono qualcosa di simile in molti (creando concorrenza ed abbassando i prezzi)
Vivo a Barcellona, proprio al Poblenou. Che combinazione! I negozi cinesi ‘storici’ del quartiere si chiamano ‘bazar’ uno, ‘bazar xines’ l’altro (ovvero bazar cinese in catalano) e ‘basar rambla’ … che fantasia. Non ti nego che c’è una certa abitudine di chiamarli ‘negozio cinese’ e di chiamare così anche l’ultimo recentemente aperto che si chiama invece ‘casabona’. Quest’ultimo lo trovo difficile da chiamare casabona un po’ per abitudine e un po’ in quanto non vende solo articoli per la casa come suggerisce il nome ma anche articoli per la persona (che sono quelli che più cerco nel mio caso). Vabbè.
Ci sono anche diversi negozi di abbigliamento cinese che hanno altrettanto nomi improbabili però ti faccio un altro esempio di branding decisamente più riuscito. C’è una catena di negozi di abbigliamento cinesi in più punti della città di nome ‘florencia’ che viene da chiamare normalmente florencia pur essendo 100% cinese. Altro negozio cinese 100% si chiama ‘tengo idea’ e lo chiamò sempre ‘tengo idea’ perché lo rappresenta bene.
‘Tengo nombre si, pero de m1erd@‘ in molti casi … poi il razzismo c’è negli occhi di chi guarda a prescindere da come ti chiami.
Mi viene anche da fare un altra considerazione. A volte anche volendo fare riferimento ad un particolare negozio cinese che c’è sulla rambla del Poblenou è quasi impossibile a meno che fare riferimento alla loro posizione (‘il negozio cinese nell’isolato tra Pujades e Llull’, ‘si ma quale?da questo lato o dall’altro.?) e si genera confusione inutile.
I negozi in questione non hanno speso molto tempo e sforzo per trovare un nome fatto per essere ricordato dai clienti catalani spagnoli o altro quindi stiamo piuttosto parlando di quanto sono stati bravi quei due che malgrado i ‘soli’ 9000 followers siano riusciti a creare una eco così ampia.
Spoiler alert il nome lo sceglie il commerciante… ma se non è rappresentativo o identificativo col cavolo che me lo ricordo. O che il mio interlocutore se lo ricorda… mi sembra davvero eccessivo parlare di razzismo in questi casi, però forse una caratteristica dei commercianti cinesi che chissà non sono avvezzi al marketing o al branding (e ci sta in Cina non penso ci esista per ovvi motivi).
Tra l'altro se ci sono due cinesi su una strada, con nomi simili e ti servono dei fazzoletti, basta dire, vai su quella strada che c'è un negozio cinese. Nella maggior parte dei casi non importa quale, avranno sicuramente i fazzoletti, il prezzo sarà simile e ti faranno lo scontrino. A differenza di certi negozi italiani.
Dal napoletano? DL calabrese? In effetti se hanno determinate caratteristiche assumono questa generalizzazione
Nella città in cui vivo c'è una birreria Belga gestita da due Belgi, quando vogliamo andare lì diciamo spesso "andiamo dal belga", ma trattandosi di birra è un complimento
Secondo me il problema di razzismo non nasce dall'identificare con il luogo di provenienza dei proprietari il negozio. Secondo me il problema è lo stesso dell'utilizzo del termine transessuale, non è un problema identificare una persona come tale, il problema nasce se ci si riferisce come "il/la transessuale" perché in quel caso diventa totalizzante e annulla l'individualità.
Ciao! Mi permetto di fare chiarezza sull'uso del termine "transessuale": questa parola è problematica per diversi aspetti, principalmente perché viene usata in ambito medico per descrivere una persona transgender che si è sottoposta a operazioni chirurgiche e terapie ormonali per affermare il proprio genere. La comunità trans non lo reputa più un termine da usare perché, oltre ad essere medicalizzante, appunto, impone una distinzione tra le persone trans che hanno intrapreso il percorso di affermazione di genere e non. Per qualsiasi contesto, è meglio usare "transgender" e sempre come aggettivo, non come sostantivo, come giustamente dicevi tu xx
Mia mamma chiama la Lidl "I tedeschi" da quando ne ho memoria
Grazie del tuo lavoro shy
Grazie a te!
-Alessio M.
sul nome dei negozi vorrei anche dire che io conosco veramente pochi nomi dei negozi in cui vado o so la loro posizione o se no sono catene, e tendenzialmente non vado "dal cinese" ma "dai cinesi" indicando più negozi e non uno solo o anche sono andato a mangiare dal cinese si intende tendenzialmente il tipo di cibo se dicessi il nome del ristorante singolo nessuno capirebbe da chi sono andato, o un altro posto dove vado lo chiamiamo con il nome del proprietario ho scoperto anni dopo il nome del ristorante
Sono una radical chic. Mai mi sognerei di guardare Sanremo in quanto forma di attualità
boh la cosa dei negozi cinesi, pakistani, bangladesi, non saprei...
in effetti spesso sono un po' sinonimo di "aperto fino a tardi" o "oggettistica strana ed economica, quasi usa e getta". difficilmente invece si usano quei termini se si parla di generiche pizzerie da asporto, o bar tabaccherie, a meno che non si voglia forse sottolineare proprio proprio che è a gestione famigliare.
diciamo che mi fa un po' strano quando sento "ah, il bar cinese"...e allora? che mi frega che è a gestione famigliare? il caffè si fa in un certo modo, ci sono anche i bar gestiti da italiani che ti presentano delle micro-tazzine con uno schizzo di acido che va sommerso di zucchero per renderlo quasi bevibile.
certo se magari quei bar avessero dei nomi un po' più originali del solito...scelgono sempre nomi abbastanza generici, e allora capita che appunto quelli ossessionati dalle nazionalità, li chiamino "i cinesi".
La storia del Bangla e del cinese mi ricorda la stessa distinzione che c'è in dnd tra archetipi e stereotipi, ossia: l'archetipo è che il ladro rubi, ma è uno stereotipo pensare che possa fare solo ed esclusivamente quello.
Allo stesso modo, l'archetipo del Bangla è l'andarci a prendere la moretti dal 66 da bere ai giardinetti, ma questo non vuol dire che una persona proveniente dal bangladesh non possa essere un giudice costituzionale, per esempio
Riguardo alla questione dei negozi di persone non italiane, la tua definizione è vera in parte. Se è vero che se dici che vai "dal cinese" puoi intendere un certo tipo di negozi, ho nel paese dove vivo un bar che è stato acquistato da una famiglia cinese e se per una vita è stato identificato come "il bar dei giardinetti", appena è stato acquistato è immediatamente diventato "il bar dei cinesi". Un problema di fondo credo ci sia che va al di là del solo identificare il tipo di negozio.
Appena è cominciato il terzo blocco stavo per fermare il video e commentare, ho fatto bene - come si deve fare in questi casi - a seguirlo fino alla fine prima.
Per che quel vale sono d'accordo con te Shy. Sono sensibile al discorso sul razzismo, ma qui è molto diverso. È proprio come dici, quando io e un mio amico diciamo "questo lo trovi facilmente dal cinese in fondo alla strada" non intendiamo il signore che lo gestisce, ma "il negozio cinese", che è una tipologia di negozio sempre uguale: un certo tipo di prodotti, una certa fascia di prezzo, a volte non fanno lo scontrino (ma questa abitudine è tipicamente italiana). I prodotti spesso sono di bassa qualità, e anche i prezzi sono bassi, questo è il "cinese" che sta per "negozio cinese" (ossia che vende prodotti a basso costo dalla Cina) non "il negozio del cinese", quello si sarebbe un po' razzista.
I [negozi] bangladini invece di solito hanno cose di marca, ma sono aperti quando tutti gli altri esercenti hanno chiuso da ore. Ancora una volta "il bangladino" o "il cinese" io li ho sempre percepite come espressioni legate alla tipologia di negozio, riconoscibile, non ad un commento razzista sul proprietario. È come dire "vado a mangiare dal cinese", ovvio che ti riferisci alla tipologia di ristorante, non all'etnia/nazionalità dei proprietari. Un negozio cinese potrebbe gestirlo anche un francese, lo chiamerei comunque "il cinese" (quello che vende roba dalla Cina a basso costo).
Stavo per scrivere proprio il commento aggiungendo "i tedeschi non aprono negozi tutti uguali, per questo non si dice vado a comprarlo dal tedesco", ma hai detto lo stesso nel video, quindi è inutile specificare ulteriormente.
La mia esperienza personale ha un basso valore statistico, ma ci tenevo a contribuire con questo commento. È importante parlare di razzismo, è anche importante non mischiare tutto in un unico calderone però.
"Questo nome non dirà nulla", perché non è quello il suo nome
Io abito in Francia e un giorno ho detto al mio compagno che andavo a far spesa "chez l'arabe" ( dall'arabo). Lui mi fece subito notare che la mia espressione era fortemente razzista, anche se dal mio punto di vista era semplicemente un modo per dire che stavo andando in un negozio dove trovo cose specifiche della cucina araba che non trovo di solito nei supermercati francesi ( come il lievito di birra, la farina di ceci ecc).
Prendendo confidenza con i negozianti ho capito che è la persona che hai davanti che identifica l'espressione come razzista o meno. Alcuni sono molto fieri della loro etnia e prendono volentieri le distanze dai francesi, altri invece vorrebbero un po'piu mimetizzarsi e quindi sono infastiditi.
Io dal canto mio ora dico al mio compagno che vado dal frutta e verdura.
Complimenti 👏
Metto mi piace a prescindere prima di vedere il video.
Tutte notizie interessanti ma.... The Rock che torna alla WWE e sfida Roman Reigns????
#wewantcody
Shy in questo episodio è proprio frizzantino🫧
Per quanto riguarda la questione dei negozi esteri concordo con Shy, non mi ricordo di nessuno di noi che sia mai strappato le vesti qui in Polonia quando qualcuno dice di voler mangiare italiano o dall'italiano. Poi ogni tanto trovo criminale definire certi posti "cucina italiana', ma quello e' un altro discorso.
C'è un grande negozio di casalinghi vicino casa mia e lo chiamiamo cinese anche se non ci ho mai visto un commesso cinese dentro. È che vende cinesate fatte in Cina, appunto.
Il così detto "bangla" è uno dei posti dove so che ho più possibilità di trovare alimentari che non si trovano nei comuni alimentari italiani, come crema di cocco Aroy-d, ignami e derivati, chips di platano, spezie poco comuni in pacchi copiosi, etc...
Ringrazio ogni giorno per il fatto che esista questa differenza e per l'opportunità di goderne vista l'incompatibilità della mia alimentazione con la dieta mediterranea e del mio portafoglio con i prodotti di marca.
Ho un alimentari etnico internazionale di fiducia grazie al quale ho potuto ampliare il mio ricettario di world fusion cuisine.
Faccio il dashi con la bottarga sarda e l'alga kombu giapponese, ci metto dentro vermicelli di patate dolci coreani e funghi cinesi e addenso il brodo con amido di cassava africana. Per me è la normalità, non vivrei senza l'africano, il cinese, il bangladino, etc...
In Italia sarebbe abbastanza stupido dire "vado dall'italiano", mentre non è raro chiamarlo con il nome del comune di provenienza, specie se di una provincia confinante.
A me da molto fastidio come si utilizzino due pesi e due misure per le diverse proteste, in particolare le proteste degli ambientalisti e quelle degli agricoltori. Non riesco proprio a capire come pur provocando gli stessi disagi, le persone non si indignino, anzi acclamino gli agricoltori che protestano, per una protesta dal mio punto di vista totalmente fuori focus. Vorrei scriverne di più ma è un tema che mi da troppa rabbia, ma vorrei comunque far capire le mie tesi. Grazie a chi vorrà discuterne.
Ci sono dei negozi gestiti da cinesi e dei bar gestiti da cinesi, se devo comprare una cosa che trovo solo nei negozi gestiti da cinesi o su Amazon allora dico: vado dal cinese se devo prendere un caffè dico vado al bar, stessa cosa capita con il napoletano il pugliese il siciliano o il calabrese per prodotti alimentari tipici quindi non lo dico con razzismo spesso è scritto sull’ insegna “dal calabrese” a luino e vendono frutta… anche perché dalla mia esperienza sono più razzisti i cinesi con noi che il contrario… molti non vogliono che le ragazze cinesi sposino o frequentino italiani (sempre secondo quelli che ho conosciuto io)
Riguardo l'ultima notizia.
Precisando che sono di Cagliari (ma vivo fuori dall'isola)
Per anni la mia famiglia si è servita da un macellaio in città.
Quando parliamo tra di noi capita spesso di dire "ho preso le bistecche del tedesco".
Questo per dire che, nonostante per alcuni dire "vado dal cinese" o "Prendo qualcosa dal bangla" possa avere delle sfumature razziste, per tanti altri è un modo semplice e veloce per identificare un posto o un'attività.
Esatto. Tutti i negozianti sono italiani, se dico "dal tedesco" preciso da che negoziante sono andata in modo immediato
Andiamo al ristorante? Quale? Al ristorante cinese. = mangiamo al (ristorante) cinese? Oppure: vad a prendere i prodotti per la pulizia. Sì ma vai al bazar cinese che costano meno = vado (al bazar) dai cinesi
Ti dirò, una cosa simile avviene anche con noi italiani che andiamo all'estero: eventualmente quando dicono "andiamo all'italiano" è sicuro che stiamo andando ad un ristorante dove il proprietario è italiano 😂
Guarda, in effetti fa un po' strano chiamarli per la loro nazionalità, ma non sempre è vero che un negozio cinese sia un negozietto dalle mille meraviglie, ma può anche essere un negozio di vestiti. Un pakistano può essere il droghiere sotto casa, ma ci sono vari negozi simili italiani. Sarebbe una bella iniziativa, anche se ci sta la possibilità che fra amici ci si dica ugualmente "andiamo dal cinese/pakistano per comprare la Monster" per un discorso di abitudine linguistica
Non fa strano per niente...se li chiamo con la loro nazionalità è perché intendo riferirmi a qualcosa che riguarda la loro specifica cultura o qualcosa che in genere fanno solo loro
Non c'è nulla di mano a generalizzare, è linguaggio
Il problema è che ce ne sono tanti di negozi di oggettistica "non cinesi", e anche negozi che sono cinesi che non sono di oggettistica generica, ma più specifici, come abbigliamento, giocattoli, ecc... Quindi associare il significato di "oggettistica" e, essenzialmente per come di solito lo si usa, "ciarpame di bassa qualità", a "cinese", non solo è poco carino, ma, in contrapposizione a quello che crede Shy che lo ritiene un semplice metodo per capire di cosa si tratta, in realtà fa più confusione che altro. Un tempo si diceva "Andiamo ai magazzini", che sono ancora attualmente i negozi che vendono un po' di tutto, ma tra poco chiameremo anche il Maury's "negozio cinese", perché ormai culturalmente quel tipo di impresa, nell'immaginario italiano è relegata ai cinesi, quando non è affatto vero.
Personalmente ritengo sensato chiamare i negozi “Bangladino” o “cinese”, non solo per dare un indicazione spaziale più precisa(almeno nella mia città non c’è più di un negozio del genere per via), ma soprattutto perché sono forme commerciali specifiche. Il bangladese vende prodotti e ha un negozio riconoscibile e specifico, così come i cinesi. Chiamerei allo stesso modo il negozio se fosse gestito da cittadini italiani, canadesi, peruviani, tailandesi o altro.
Non è razzismo dire "Vado dal cinese". Ci sono alcuni negozi gestiti interamente da italiani ma li chiamo "cinesi" proprio per il tipo di prodotti che vendono
definire un negozio "il cinese" ne identifica ormai la tipologia. Se un abitante di Abbiategrasso aprisse un negozio che vendesse materiale che spaziasse dalla cancelleria agli utensili da cucina di bassa qualità, dal vestiario di provenienza dubbia (o quantomeno di tipologia fast-fashion a voler essere buoni) al materiale "basico" (come tipologia e qualità) di ferramenta, dall'oggettistica ai device informatici a bassissimo costo, con un arredamento "minimal" (a voler essere buoni), luci bianche al neon e pavimentazione bianca... sarebbe comunque etichettato con un "dar cinese".
Io abito a Barcellona. Recentemente ho discusso sul tema razziale di queste attività con un amico e ho preso la tua stessa posizione Shy. Ma riflettendoci, sebbene è vero che possiamo identificare il tipo di attività grazie all'etnia, il fatto di circoscrivere linguisticamente un'etnia a un tipo di attività o professione, rende difficile (da un punto di vista culturale) a liberare quelle determinate etnie o nazionalità da stereotipi che, anche se riflettono in qualche modo la realtà, non contribuiscono all'integrazione e in generale favoriscono una percezione negativa.
Immagino che la questione della discriminazione dipende da come è percepita quell'attività dalla comunità in cui si trova. Nel senso, noi non consideriamo razzista quando all'estero dicono "oh stasera andiamo all'italiano" (al ristorante) perché è un tipo di attività alla quale associamo un certo tipo di importanza culturale o prestigio che viene riconosciuta anche dai locals. Non so se la stessa cosa di possa applicare anche ai negozi cinesi e pakistani, di solito ci si va per comprare roba di qualità infima a prezzi stracciati. Forse la differenza sta un po' lì, nel "prestigio" sociale di quelle attività.
Letteralmente da Wikipedia:Radical chic is the fashionable practice of upper-class people associating with politically radical people and causes.
Tra l'altro quando si dice vado "dal cinese" lo si dice spesso in senso positivo non negativo . Poi se dà fastidio a loro è un altro discorso e va rispettata la loro volontà, però non lo si dice in senso negativo
Mamma mia!! What amazing comedic relief
"un'altra gag imbarazzata e chiudo il vid...ok basta"
Io quando vado dal macellaio non dico "hei vado da franco". Se la nazionalità di chi ci lavora é indiana, comunque dico vado dal macellaio.
Il discorso é equivalente per i market gestiti da indiani, bagladesi e simili. Da me a Firenze si chiamano tutti "indianino". Come il macellaio vende carne, l'indiano vende alcolici, snack e le stronzatine che ti servono, con la carettarestica che sono aperti fino a tardi. Non é una forma di razzismo, semplicemente un'etichetta associata ad una certa tipologia di negozio.
Bellissimi contenuti e tutto come sempre.
Trovo però che si possa alzare un po' il volume in fase di editing, noto che passando da un video generico a BI il volume sia decisamente più basso.
Io ho un un negozio in stile "cinese" vicino casa, ma e' italiano gestito da italiani. Lo chiamiamo comunque "il cinese"
Parlo da italiano in Germania.
Quando si devono andare a comprare prodotti italiani specifici tutti dicono "vado dall'italiano", compresi i tedeschi. A me, da italiano, non da fastidio.
Ho per caso detto italiano?
ITALIANI! Cosa ne pensate?
Solo io penso che aprire agli agricoltori sia solo una mossa per circoscrivere un loro eventuale intervento ed evitare azioni di disturbo meno gestite?
Il problema del linguaggio inclusivo è sempre quello. Si punta a eliminare la parola, quando servirebbe eliminare quello che c'è dietro di offensivo, se presente
Aaaaaaah orario perfetto!
"Trani a go-go", canzone di Gaber, rievoca il modo di dire milanese "al Trani", poichè molti baretti/osterie erano gestite da pugliesi
A Perugia c'è stato per molto tempo un famoso negozio di alimentari in centro gestito da una persona proveniente dal Bangladesh. Pur non essendo l'unico, questo era famoso proprio perché il nome commerciale del negozio era "Bangla" ed il proprietario ne aveva fatto un brand conosciuto in tutta la città e dintorni, molto amato dagli studenti per i gin tonic a 2.50. Ha chiuso dopo il covid fra il dispiacere generale di chi ci fosse capitato almeno una volta e con numerosi articoli delle testate giornalistiche locali che ne piangevano la fine. Ma credo che si trovino ancora in giro per la città gli adesivi attaccati sui pali della luce con il logo rosso "Bangla". Tutti lo chiamavano Bangla per sua scelta e nessuno lo faceva in modo offensivo. Forse in fondo è solo una questione di fare bene marketing.
È dalla release del video su Mentana che sento con maggiore frequenza la parola "tema" usata invece di "problema", "diatriba", "problematica", "questione", "discussione", "fatto", "argomento". Qualcun altro ha notato questa esplosione di "temi' in questo servizio oppure dall'intervista ho un bias che mi porta a farci più caso?
Riguardo la definizione dei negozi ci stavo pensando l'altro giorno mentre davo indicazioni ad un'amica, nel parlare mi sembrava sgradevole dire "accanto ai cinesi", il problema è che è talmente immediato come significato che se dicessi "oggettistica" non mi capirebbero. Nel mio paese una volta esistevano i "Tutto mille", ovvero tutto a mille Lire (anche se non era vero), che erano molto simili ai cinesi di ora, ma il termine ormai è caduto in disgrazia. C'è anche un negozio di vecchia gestione italiana, e quello però è chiamato per nome, o al più "nogozio di casalinghi", per cui una differenza etnica io la vedo, anche perché si da abbastanza per scontato che "i cinesi" abbiano oggetti di cattiva qualità, mentre "ai casalinghi" no.
Anche io sono d’accordo nel non pensare che dire “l’alimentari cinese” sia razzista.
Io stesso lo dico, se cerco un certo tipo di cibo o ingredienti li cercherò dal bangladino, o dal cinese. Poi io ho il mio negozio alimentari cinese preferito, e utilizzo il nome specifico di quel negozio per distinguerlo.
Ma se non si chiamasse più alimentari cinese, o non uscisse su Google quando certo “alimentari cinese” non avrei più un punto di riferimento.
È come dire vado a comprare al Bio, ci sono un sacco di negozi bio, imparo solo il nome del posto in cui vado. Non è che nella mente ho la mappa di tutti i nomi dei negozi della mia città.
Ma è più raidcal-chic NON guardare Sanremo protestando contro la becera commercializzazione della musica e l'appiattimento creativo di questo Paese o guardarlo perché gli artisti, per piacere di più, si improvvisano attivisti di lotte davvero importanti considerate di sinistra?
Terzo blocco. Non so dalle vostre parti, ma ad esempio, dalle mie si dice ‘andare dai cinesi’ quando devi andare nel negozio che vende casalinghi e un po’ di ogni in effetti, mentre si dice ‘andare al sushi’ quando vuoi mangiare il sushi nonostante la stragrande maggioranza dei sushi qui in Romagna sia gestita da cinesi. Dove sarebbe il razzismo?!
Il dicorso della campagna pubblicitaria mi ricorda molto una polemica che si era sollevata, mi pare, su TikTok da parte del pubblico muricano contro una content creator britannica che, sottintendendo "food", diceva di "mangiare cinese", "indiano", eccetera. Lì, da quel che ho capito, la cosa era data da una minuscola differenza linguistica per la quale nell'inglese muricano sottintendere "food" in quel modo non è altrettanto usuale, quindi hanno dato la loro spiegazione di default, ovvero che tutto è razzismo.
Francamente, anche questa campagna mi sembra figlia dello stesso facile indignarsi muricano (che purtroppo s'infiltra molto anche nel web europeo) per cui tutto va sempre letto nella chiave peggiore perché si tende a proiettare le dinamiche sociali muricane come default per tutto il resto del mondo. Anche se l'iniziativa nasce in Spagna, è facile lasciarsi inquinare la percezione dal virtue signalling di stampo statunitense creando un problema là dove non c'è. Francamente, ho sempre dato per scontato che "il [nazionalità]" sottintenda "negozio", "ristorante" o il tipo di attività, non chi la gestisce o ci lavora.
Ah, e per inciso: qui in città da me c'è un negozio di alimentari importati dalla Russia, e andare "dal russo" si dice come col pakistano, il cinese, l'indiano eccetera. Idem se estendiamo il discorso anche, appunto, alla ristorazione, per andare a cena "dal bavarese". È il tipo di servizio, merce o cibo che viene qualificato.
Sono sconvolto dal fatto che la gente identifichi il ristorante dove andrà a mangiare col tipo di cucina che viene servita! Dove andremo a finire?
L'Italia chiamò 🥲☠
Sentire il discorso finale sul "vabbè tutto può essere razzismo" è così becero, senza spessore e nuovamente conferma che non sai/sapete trattare questi argomenti
5:57 “Breaking Italy e tutto l’universo che gli gira attorno” teoria Breakingcentrica CONFERMATA
Sono abbastanza d'accordo con te sulla questione dei negozi chiamati con la nazionalità dei gestori. In realtà hanno delle caratteristiche specifiche nella tipologia merceologica. Ammetto però che un filo di senso di colpa lo sento
Da noi succede anche con le provenienze regionali tipo: dal pugliese, dal napoletano ecc... E tali commercianti non si sentono mica offesi o sminuiti anzi.
Quindi sta storia di essere razzisti se si indica un negozio con la provenienza del proprietario la trovo una scemenza. Anche perché chi cacchio se li ricorda i nomi visto che le attività cambiano di continuo.
Oggi sono d'accordo con te in tutto 😅
Si offendono perché chiamano un ristorante in base alla nazione del cibo che offrono? Cosa dovrebbero dire quelli autoctoni che vengono chiamati spesso con aggettivi che mettono in dubbio l'igienicità del locale? Tipo lo zozzone, unghia nera, il porco... oppure con altre caratteristiche del titolare tipo il guercio, lo zoppo, il balbuziente?
Commentate pure col soprannome regionale del vostro locale preferito! :D
A Milano c'è un chiosco chiamato "Le Luride" XD
non la smettere shy
2:14 nella testa di SHY "CI sono delle guerre in corso!!!!"
Si per favore, parlaci del perché persone di una certa etnia aprono negozi dello stesso tipo, lo trovo molto interessante. E comunque anche io penso che non ci sia nulla di male nel dire "vado dal cinese" è proprio la tipologia di negozio, tante volte mi è capitato di sentire "hanno aperto un cinese Italiano" capisco che possa sembrare offensivo ma in realtà e chiaro cosa vende. Detto ciò mi ritrovo anche d'accordo sul fatto che non basta essere antirazzista passivamente, sarei lieta di sapere cosa ne pensano le persone in questione.
Anche quest cambia con gli anni,.abito a Buenos Aires dal 1970 e nel quartiere di Flores da 0ltre 50 anni , ho visto cambiare i negozi seccondo le etnie delle nuove inmigrazioni,prima i negozzi di fruta a verdura erano italiani e anche i produttori ,(quindi si diceva voy al tano.attualmente tutti boliviani (quindi si dice voy a la boliviana )i negozi di alimentari salvo eccezioni erano spagnoli della Galizia dopo sono arrivati i supermarket e dopo altri piu piccoli gestiti da coreani poi sostituiti dai cinesi quindi è normalissimo dire voy al cino,nel sud del quartiere cè La nueva Corea con dei negozi e ristoranti coreani ,in questi ultimi anni sono fioriti come funghi i negozi di prodotti e ristoranti peruviani e venezolani pero sono frequentati il più dalle loro comunita per trovare prodotti della loro terra
io li chiamo tedeschi certi supermercati (lidl, eurospin, aldi)
comunque la proposta può aver senso se si guarda al fenomeno considerando la teoria dell'ettichettamento
é la loro natura esser tali e quindi a guadagnarsi il nome oppure è il nome che contiene aspettative a cui ci conformiamo?
eurospin è italiano
I momenti comicità iniziano a diventare imbarazzanti, non so se perché sono semplicemente peggiorati o per contrasto con l'ottima professionalità raggiunta dallo show.
Se all'estero mi propongono di andare a cena in un ristorante italiano io mi sento lusingato, non discriminato
"Vado dall'italiano" implica un ristorante.
NO FARMERS, NO FOOD
Ma lo stesso Salvini non ha detto d'essere al fianco degli agricoltori? Nessuno grida "la lega sale sui trattori" però
Salvini per quanto non mi possa piacere è un politico e ci sta che esprima un parere.
Voglio pure concedere che un cantante in quanto artista possa esprimere un pensiero sociale/politico.
Ma che Amadeus e gli organizzatori di Sanremo invitino i rappresentanti di una protesta in un festival che dovrebbe essere canoro, francamente lo trovo (molto) fuori contesto.
Ma si sa, giusto o sbagliato, contesto o non contesto, l'importante è che il Festival faccia parlare...
@@MrCompa86 su questo ti do ragione, però spesso anche in passato la politica è entrata a far parte dell'arte, anzi questo è un mezzo efficace per trasmettere dei messaggi alle persone, bisogna trovare però il giusto equilibrio in modo che la politica non sembri forzata al suo interno.
Per quanto riguarda salvini, lui ha diritto ad esprimersi sia chiaro, ma come membro del governo, mi aspetto che non sia solo dichiarazioni, ma anche azioni, non può fare il gioco dell'opposizione in eterno.
Per la questione dei negozi cinesi ci tengo a fare un'osservazione. Non so da altre parti d'Italia ma dove abito io quando uno vuol dire che va dal Lidl dice che va dai tedeschi. Questo per avvalorare l'idea che si usa la nazionalità quando si parla di negozi che hanno uno stesso modello di vendita (in questo casi si tratta proprio di una catena). O magari noi siamo solo piu razzisti degli altri. Traete voi le vostre conseguenze😂
E adesso ascolteremo anche Fucker Carlson