Entriamo nel terzo capitolo della nostra avventura cinese. Dopo aver esplorato Pechino, visto la grande muraglia e fatto ginnastica con degli arzilli pensionati, il viaggio ci ha condotto a Xi’an dove tra mille peripezie abbiamo ammirato l’esercito di terracotta, scalato la pagoda dell’oca selvatica ed assaggiato il mio nuovo piatto preferito i BIANG BIANG MIEN. Adesso è il momento dei parchi nazionali, quindi dopo aver preso un microscopico aereo ed affrontato un viaggio turbolento siamo arrivati a Zhangjiajie nella Cina continentale.
In questo capitolo vedremo: il 72 strange buildings (qualcosa di assurdo che non saprei spiegare), la porta del paradiso raggiunta passando attraverso l’inferno, le celebri “Hallelujah Mountain” del film AVATAR, ed una delle città antiche più famose della Cina, il tutto mentre ci addentriamo nell’esplorazione di Zhangjiajie, rischiamo l’intossicazione alimentare e veniamo aggrediti da animali selvatici.
La prima sera a Zhangjiajie, incuriositi dai cartelloni pubblicitari e da una serie di video visti sui social, veniamo catapultati in una sorta di delirio onirico a cui farei fatica a dare una spiegazione logica.
Si tratta di uno strano palazzo, con un design che ricorda l’edilizia tradizionale cinese, caratterizzato da un enorme buco al centro, a rievocare il monte Tianmen e la porta del paradiso (che visiteremo domani), il cui nome è appunto “72 strange buildings”.
Fin qui lo potremmo etichettare semplicemente come un discutibile esempio di architettura, bello o brutto non spetta a me deciderlo, ma era ciò che credevamo di esser venuti a vedere: UNO STRANO PALAZZO!
Nell’area antistante al palazzo, troviamo il consueto villaggio, studiato apposta per soddisfare le esigenze dei visitatori, pieno di ristoranti, negozi di souvenir ed altri intrattenimenti. Questo, ed il fatto che avevamo pagato un biglietto per entrare, stava insinuando in me il forte dubbio, che eravamo incappati in una trappola per turisti.
Mentre ci stiamo ancora domandando DOVE SIAMO CAPITATI? la mia attenzione viene catturata da una donna, appesa ad un filo, che volteggia sopra la piazza… da li è un escalation! Sfilata di personaggi per le vie del villaggio, festa intorno al falò in stile bimbi sperduti, comparsa di personaggi assurdi completamente slegati tra loro e di nuovo donna appesa ad un filo che spara bolle di sapone sulla folla!! A far da sfondo a tutto ciò un variopinto gioco di luci colora lo stano palazzo…
Siamo ormai un tutt’uno col delirio quando mi trovo a dar martellate ad un ammasso gommoso di qualcosa da mangiare… La Cina è anche questo, cose strane a cui non serve trovare una spiegazione razionale.
Il giorno seguente era in programma la visita alla porta del paradiso.
Per raggiungere il monte Tianmen, dal centro di Zhangjiajie avevamo tre possibilità: la prima era prendere la cabinovia, che partiva alle spalle del nostro albergo, ed arrivava direttamente in cima al monte, evitando così di percorrere la ripida scalinata che consente di passare attraverso la porta del paradiso. La seconda, quella che abbiamo scelto, prevedeva una prima tratta in autobus, qualche ore in coda, una scala mobile, altre ore in coda ed una cabinovia… giungendo così ai piedi della scalinata. La terza opzione, al momento non opzionabile per lavori in crso, era la strada dei 99 tornanti (che non consiglierei neanche al mio peggior nemico).
Attraversata la porta del paradiso troviamo la scala mobile per raggiungere la cima del monte Tianmen… fatica si, ma non troppa!
Siamo giunti alla passerella in vetro più famosa del parco, completata nel 2011 si snoda per 60m lungo il fianco della montagna. Sarà stata la sensazione di camminare sul vuoto a 1400m di altezza a farle ottenere il nome di “cammino della fede”. La passerella costituisce una deviazione a al sentiero ed è percorribile pagando un piccolo tributo.
Visitiamo il Tempio Buddhista di Tianmenshan risalente alla dinastia Tang ricostruito nel 1949.
La sera mangiamo del sano cibo di strada e concludiamo così la prima parte del capitolo Zhangjiajie.