il phd in italia e' probabile sia come lo hai descritto. In UK e' completamente diverso. In Francia e' ancora diverso. Per me il phd e' stata una palestra gigantesca per non poter essere ignorato. Quello che consiglio e' di fare il phd solo se esci e sei una bestia. Non ti da nulla in piu nelle interviste con le aziende. Sei considerato esattamente come un Msc. Anzi, so di molte aziende che non prendono phd perche sono troppo indipendenti e poco malleabili. Fai il phd solo se quando esci sei un drago che non ha competizione con nessun master student, non imprta quanto si impegnino. Sii pronto a saltare 2/3 notti a settimana. Non aspettarti le vacanze. E' un percorso di sofferenza tramite la quale cresci e sviluppi una mente che un master non puo darti. Poi esistono anche phd che conosco che senza essersi ammazzati oggi lavorano con David Silver. Per me e' stato diverso. E' un argomento complessissimo ci vorrebbe una live di due ore per parlarne bene. Scusate se ho la grammatica un po' rotta, ho skippato un'altra notte per lavoro.
@@Gabibs-x4i nel senso che le passi a lavorare invece di dormire. Bisogna fare sacrifici per vari anni: poche ferie, pochissime garanzie, dover fare Postdoc di qua e di la, etc. E oltre ai sacrifici serve anche la fortuna di conoscere gente brava e che ti aiuta a crescere. Il tutto però ritorna (e con enormi interessi) se diventi Prof. universitario in qualche università al top :)
@@ldx8492 Realtà. Infatti è sulla base di questo premio "finale", che tutti si buttano nel tentativo di fare carriera accademica. Anche se pochi ce la fanno alla fine.
Ciao Mr. Rip. sono a 30 anni e quasi alla (forse?) fine di un dottorato all'estero estremamente poco soddisfacente dal punto di vista umano e di ricerca, che mi ha fatto perdere ogni speranza nel mondo accademico e sentire che anche tu alla mia eta' eri in una condizione simile mi rincuora. Studio una cosa un po' ibrida (biologia computazionale) e diversa dalla tua, eppure sembra che la tua storia descriva la mia situazione attuale: superiori egomaniaci convinti che la loro torre d'avorio di nicchia minuscola di ricerca teorica sia la cosa piu' importante e reale del mondo, chiusi nella loro illusione, distaccati dalla realta', incapaci di ascoltare qualsiasi critica, che ti usano per portare avanti la loro ultima follia. Totale mancanza di interazioni umane, di collaborazione, ognuno sul suo infimo progetto di cui a nessun'altro frega un cazzo, neanche all'interno del gruppo, che crea una mancanza di scopo totale. Sto pensando di abbandonare (ormai da anni) in quanto non ho un briciolo di entusiasmo, e soprattutto so che negli ultimi due anni non sono cresciuto nelle mie competenze (sono diventato un discreto cercatore di stackoverflow al massimo). Eppure io avevo il sogno di rimanere nella ricerca, e l'unico modo sarebbe finire il phd. Pero' a questo sogno si affianca il bisogno di tornare in italia, a cui si affianca la disillusa consapevolezza di non poter continuare una carriera accademica in italia per ragioni puramente economiche. Insomma, non so se ho una domanda precisa, non so che cazzo fare ne' che cazzo sto facendo, pero' alla fin fine almeno provare a fare il PhD sento che e' stata la scelta giusta, cosi' de panza. Solo che non ho idea del futuro e devo avere fiducia nell'ignoto, il che mi spaventa.
Io ho lasciato la fisica dopo il dottorato per la delusione in questa disciplina. Capisco molto il tuo stato d animo sono stato nella tua stessa situazione come descrivevo in un commento che ho scritto sotto l ultimo video di rip (quello con svevo). Il mio consiglio molla tutto, la vita è una sola e va vissuta al meglio. Se nn sei contento devi cambiare vita, quale scelta fare nn lo sa nessuno è quella la parte difficile. Ma la parte certa è che nn vuoi essere dove sei. Ti auguro il meglio e ti auguro di trovare, il coraggio, i mezzi e un idea per cambiare rotta. Ne vale la pena
grazie per aver condiviso la tua esperienza, mi rincuora sapere che gli errori sono umani e assolutamente naturali soprattutto in un percorso così competitivo (e a volte molto logorante)
Il grosso problema dell'accademia è che è molto aleatoria. Io, ingegnere civile idraulica (fiumi, mari, acquedotti, fognature,...), ho fatto un PhD in idrodinamica computazionale, a Ferrara dopo MSC a Padova. Sono finito in un gruppo di ricerca con pochissime risorse, ma che mi ha messo nelle condizioni di fare un'ottima ricerca e imparare un sacco di cose. Tra l'altro periodo all'estero durante il PhD vicino a casa di RIP (ETH Zürich - Versuchsanstalt für Wasserbau, Hydrologie und Glaziologie), avevo una camera ad Affoltern. Ottimo per la crescita personale, completamente inutile per trovare lavoro come progettista in uno studio di ing. civile. Negli anni ho lavorato per 2 anni e mezzo per un grosso studio di infrastrutture di trasporti, poi sono rientrato con un assegno di ricerca a Padova. Ora sono a metà tra libera professione (modellazione matematica di ing. fluviale e marittima) e accademia. Consiglio. Se volete fare carriera accademica cercate all'estero dove c'è gente che pubblica tanti paper e su riviste molto quotate. Io non volevo fare carriera accademica, quindi sono molto contento delle scelte fatte, ma mi rendo conto di essere stato molto fortunato. Altro consiglio, se potete, non fate il PhD nello stesso ateneo dove vi siete laureati.
@@mr_rip cambiare ateneo credo faccia bene da più punti di vista. 1. Si esce da una zona di confort e si devono costruire rapporti con persone nuove, professori e soprattutto colleghi (si cresce) 2. Si amplia di molto la propria rete di contatti 3. Si vedono differenti approcci allo stesso tema o argomento, che è molto utile per imparare a fare ricerca 4. Si mettono in prospettiva le dinamiche accademiche vissute nell'ateneo di provenienza (cioè si capisce meglio com'è il mondo accademico)
Ma anche no, se studio ad Harvard non ho bisogno di cambiare Ateneo per il dottorato e così diminuire la qualità per fare esperienza in un ambiente con meno risorse. Io personalmente poi detesto le persone e i professori mi vedevan parlare solo agli esami.
Ciao, grandissimo ! E scopro veramente ora il canale. Vedo somiglianze col mio percorso. - Percorso poco lineare in Uni: causa perdita interesse alterno fasi di studio a fasi di lavoro occasionale/stagionale (ma anche fasi diciamo "cazzeggio"); mi laureo poi a 27anni in material science. - Continuo con dottorato in chim-fisica, chè comunque voglio provare a fare ricerca. Stessa uni (Italia) ma altro gruppo, e vado fino in fondo, pur arrivando vicino a mollare prima della fine sempre per perdita di interesse. Esperienze varie tra cui 3 e 4mesi in lab all estero. - Non contento, mi spari altri 4anni come assegnista in un altro centro di ricerca, settore materiali energia/semiconduttori (zona Milano) . Qui alla fine dei 4anni tiro un pacco clamoroso, rifiutando la posiz da ricercatore vinta per andare a lavorare in azienda . Non mi pento del PhD: mi ha dato possibilità di provare la ricerca e fare varie esperienze. Solo 2 cose: 1)fatta poca esperienza all estero2)sottovalutato a lungo il discorso finanze. Solo negli ultimi anni ho iniziato a darci un giusto peso e a dedicarmi a investimenti.
Avendo fatto ingegneria in Italia, io ho fatto il PhD all’estero solo per poter essere competitivo alla pari degli ingegneri formati all’estero appunto. L’università di ingegneria italiana fa veramente pena per il metodo di insegnamento e il PhD serve per mettersi alla pari se si vuole fare una carriera di ingegnere IT non in Italia
beato te RIP che hai avuto quel momento "che cazzo sto facendo" durante il dottorato, io sono 6 anni che lo sto avendo mentre lavoro 😅 e a giugno saranno 7 alè
Rip invece di consigliare sempre questi "giovanotti di vent'anni" (si è invidia 😭) sulla carriera, te la sentiresti di dare qualche tips a noi vecchiacci over 35, mediamente o poco skillati, sul cambio carriera o sulle professioni che ritieni valide nel futuro. Magari che hanno figli e mutuo. Grazie
I consigli ai "giovani" sono sistematici, scalabili. Parliamo di persone ancora in formazione. I consigli ai 35enni sono per forza di cose individuali e specifici, molto meno generalizzabili.
@@tomalesnd1642 Sisi dico solo che per essere un universitario e avere già quei soldi, sti cacchi. Nelle condizioni in cui principalmente chi fa l'università non lavora nemmeno
il phd in italia e' probabile sia come lo hai descritto. In UK e' completamente diverso. In Francia e' ancora diverso.
Per me il phd e' stata una palestra gigantesca per non poter essere ignorato. Quello che consiglio e' di fare il phd solo se esci e sei una bestia. Non ti da nulla in piu nelle interviste con le aziende. Sei considerato esattamente come un Msc. Anzi, so di molte aziende che non prendono phd perche sono troppo indipendenti e poco malleabili.
Fai il phd solo se quando esci sei un drago che non ha competizione con nessun master student, non imprta quanto si impegnino. Sii pronto a saltare 2/3 notti a settimana. Non aspettarti le vacanze. E' un percorso di sofferenza tramite la quale cresci e sviluppi una mente che un master non puo darti.
Poi esistono anche phd che conosco che senza essersi ammazzati oggi lavorano con David Silver. Per me e' stato diverso. E' un argomento complessissimo ci vorrebbe una live di due ore per parlarne bene.
Scusate se ho la grammatica un po' rotta, ho skippato un'altra notte per lavoro.
In che senso saltare 2/3 notti a settimana ?
@@Gabibs-x4i nel senso che le passi a lavorare invece di dormire. Bisogna fare sacrifici per vari anni: poche ferie, pochissime garanzie, dover fare Postdoc di qua e di la, etc. E oltre ai sacrifici serve anche la fortuna di conoscere gente brava e che ti aiuta a crescere. Il tutto però ritorna (e con enormi interessi) se diventi Prof. universitario in qualche università al top :)
@@Gabibs-x4iChe fai nottata su paper, ricerca, lavori per il prof o miscellanea.
Non so se la frase finale è ironia o realtà
@@ldx8492 Realtà. Infatti è sulla base di questo premio "finale", che tutti si buttano nel tentativo di fare carriera accademica. Anche se pochi ce la fanno alla fine.
Ciao Mr. Rip. sono a 30 anni e quasi alla (forse?) fine di un dottorato all'estero estremamente poco soddisfacente dal punto di vista umano e di ricerca, che mi ha fatto perdere ogni speranza nel mondo accademico e sentire che anche tu alla mia eta' eri in una condizione simile mi rincuora. Studio una cosa un po' ibrida (biologia computazionale) e diversa dalla tua, eppure sembra che la tua storia descriva la mia situazione attuale: superiori egomaniaci convinti che la loro torre d'avorio di nicchia minuscola di ricerca teorica sia la cosa piu' importante e reale del mondo, chiusi nella loro illusione, distaccati dalla realta', incapaci di ascoltare qualsiasi critica, che ti usano per portare avanti la loro ultima follia. Totale mancanza di interazioni umane, di collaborazione, ognuno sul suo infimo progetto di cui a nessun'altro frega un cazzo, neanche all'interno del gruppo, che crea una mancanza di scopo totale. Sto pensando di abbandonare (ormai da anni) in quanto non ho un briciolo di entusiasmo, e soprattutto so che negli ultimi due anni non sono cresciuto nelle mie competenze (sono diventato un discreto cercatore di stackoverflow al massimo). Eppure io avevo il sogno di rimanere nella ricerca, e l'unico modo sarebbe finire il phd. Pero' a questo sogno si affianca il bisogno di tornare in italia, a cui si affianca la disillusa consapevolezza di non poter continuare una carriera accademica in italia per ragioni puramente economiche. Insomma, non so se ho una domanda precisa, non so che cazzo fare ne' che cazzo sto facendo, pero' alla fin fine almeno provare a fare il PhD sento che e' stata la scelta giusta, cosi' de panza. Solo che non ho idea del futuro e devo avere fiducia nell'ignoto, il che mi spaventa.
Io ho lasciato la fisica dopo il dottorato per la delusione in questa disciplina. Capisco molto il tuo stato d animo sono stato nella tua stessa situazione come descrivevo in un commento che ho scritto sotto l ultimo video di rip (quello con svevo). Il mio consiglio molla tutto, la vita è una sola e va vissuta al meglio. Se nn sei contento devi cambiare vita, quale scelta fare nn lo sa nessuno è quella la parte difficile. Ma la parte certa è che nn vuoi essere dove sei. Ti auguro il meglio e ti auguro di trovare, il coraggio, i mezzi e un idea per cambiare rotta. Ne vale la pena
@@stefano4776 grazie!
Se non sono indiscreto, visto che sono in una situazione simile voglio farti una domanda: perché "bisogno di tornare in italia"?
@@FisicalistaConvinto quello e' una sensazione personale non giustificabile razionalmente, se non ci fosse la scelta sarebbe piu' semplice: carriera
@@lorenzosignorini3288 capisco, penso di essere fortunato ad avere la sensazione opposta: odio verso questa italietta
grazie per aver condiviso la tua esperienza, mi rincuora sapere che gli errori sono umani e assolutamente naturali soprattutto in un percorso così competitivo (e a volte molto logorante)
Il grosso problema dell'accademia è che è molto aleatoria. Io, ingegnere civile idraulica (fiumi, mari, acquedotti, fognature,...), ho fatto un PhD in idrodinamica computazionale, a Ferrara dopo MSC a Padova. Sono finito in un gruppo di ricerca con pochissime risorse, ma che mi ha messo nelle condizioni di fare un'ottima ricerca e imparare un sacco di cose. Tra l'altro periodo all'estero durante il PhD vicino a casa di RIP (ETH Zürich - Versuchsanstalt für Wasserbau, Hydrologie und Glaziologie), avevo una camera ad Affoltern.
Ottimo per la crescita personale, completamente inutile per trovare lavoro come progettista in uno studio di ing. civile. Negli anni ho lavorato per 2 anni e mezzo per un grosso studio di infrastrutture di trasporti, poi sono rientrato con un assegno di ricerca a Padova. Ora sono a metà tra libera professione (modellazione matematica di ing. fluviale e marittima) e accademia.
Consiglio. Se volete fare carriera accademica cercate all'estero dove c'è gente che pubblica tanti paper e su riviste molto quotate.
Io non volevo fare carriera accademica, quindi sono molto contento delle scelte fatte, ma mi rendo conto di essere stato molto fortunato.
Altro consiglio, se potete, non fate il PhD nello stesso ateneo dove vi siete laureati.
Interessante l'ultimo consiglio, puoi articolare di più che sono curioso - ed a pelle sono anche d'accordo? :)
@@mr_rip cambiare ateneo credo faccia bene da più punti di vista.
1. Si esce da una zona di confort e si devono costruire rapporti con persone nuove, professori e soprattutto colleghi (si cresce)
2. Si amplia di molto la propria rete di contatti
3. Si vedono differenti approcci allo stesso tema o argomento, che è molto utile per imparare a fare ricerca
4. Si mettono in prospettiva le dinamiche accademiche vissute nell'ateneo di provenienza (cioè si capisce meglio com'è il mondo accademico)
Ma anche no, se studio ad Harvard non ho bisogno di cambiare Ateneo per il dottorato e così diminuire la qualità per fare esperienza in un ambiente con meno risorse. Io personalmente poi detesto le persone e i professori mi vedevan parlare solo agli esami.
Che bell’upgrade da Scarpa a SPV . Io da gestionale l’ho sentito molto.
SPV cade a pezzi
Scarpa sono casermoni tristi e maledetti
Ciao, grandissimo ! E scopro veramente ora il canale.
Vedo somiglianze col mio percorso.
- Percorso poco lineare in Uni: causa perdita interesse alterno fasi di studio a fasi di lavoro occasionale/stagionale (ma anche fasi diciamo "cazzeggio"); mi laureo poi a 27anni in material science.
- Continuo con dottorato in chim-fisica, chè comunque voglio provare a fare ricerca. Stessa uni (Italia) ma altro gruppo, e vado fino in fondo, pur arrivando vicino a mollare prima della fine sempre per perdita di interesse. Esperienze varie tra cui 3 e 4mesi in lab all estero.
- Non contento, mi spari altri 4anni come assegnista in un altro centro di ricerca, settore materiali energia/semiconduttori (zona Milano) . Qui alla fine dei 4anni tiro un pacco clamoroso, rifiutando la posiz da ricercatore vinta per andare a lavorare in azienda .
Non mi pento del PhD: mi ha dato possibilità di provare la ricerca e fare varie esperienze.
Solo 2 cose: 1)fatta poca esperienza all estero2)sottovalutato a lungo il discorso finanze. Solo negli ultimi anni ho iniziato a darci un giusto peso e a dedicarmi a investimenti.
Avendo fatto ingegneria in Italia, io ho fatto il PhD all’estero solo per poter essere competitivo alla pari degli ingegneri formati all’estero appunto. L’università di ingegneria italiana fa veramente pena per il metodo di insegnamento e il PhD serve per mettersi alla pari se si vuole fare una carriera di ingegnere IT non in Italia
beato te RIP che hai avuto quel momento "che cazzo sto facendo" durante il dottorato, io sono 6 anni che lo sto avendo mentre lavoro 😅 e a giugno saranno 7 alè
Madonna, io sono nato a marzo 2004 mentre tu mandavi affanculo 😂
Rip invece di consigliare sempre questi "giovanotti di vent'anni" (si è invidia 😭) sulla carriera, te la sentiresti di dare qualche tips a noi vecchiacci over 35, mediamente o poco skillati, sul cambio carriera o sulle professioni che ritieni valide nel futuro. Magari che hanno figli e mutuo. Grazie
I consigli ai "giovani" sono sistematici, scalabili. Parliamo di persone ancora in formazione.
I consigli ai 35enni sono per forza di cose individuali e specifici, molto meno generalizzabili.
@@mr_rip grazie della risposta
Sarebbe interessante una live deep dive su C++
Qualche ripster ancora a SPV?
io sono ampiamente fuori corso, ingegneria chimica, ma non si molla un cazzo 😄
Ma a s.pietro in vincoli non c'è meccanica?
Di che giorno è questa live?
Credo sia il q&a del 23 novembre
Fusiello sarebbe Andrea Fusiello?
Yes
Avere già 30k mentre sei all'uni, dice già tutto...
cosa dice?
@@mr_rip si è già abbastanza apposto. Dà un bella confidenza in quel contesto essere già messi così
30 k = essere apposto ?
Suvvia ci si vive un anno e mezzo con quei soldi
@@tomalesnd1642 non ci vivo neanche tre mesi oggi :D
@@tomalesnd1642 Sisi dico solo che per essere un universitario e avere già quei soldi, sti cacchi. Nelle condizioni in cui principalmente chi fa l'università non lavora nemmeno